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LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO”<br />

Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente<br />

Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti<br />

Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale <strong>del</strong>la rivista “Il<br />

<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>”.<br />

Egr. Sig. Direttore<br />

sono un Socio di questo <strong>Istituto</strong> che ha combattuto la guerra 1940 - 45 nella Marina Militare per<br />

36 mesi, sempre imbarcato su Siluranti. Ho letto la lettera <strong>del</strong> Sig. Stallone che parla di conoscenza<br />

storica, vorrei ricordargli la vera storia non quella politica di comodo:<br />

- 10 Giugno 1940 - Milioni di italiani nelle piazze, illusi come Mussolini, hanno acclamato l'entrata<br />

in guerra, vista la stragrande potenza mostrata dalla Germania;<br />

- 25 Luglio 1943 - Gli italiani sono diventati tutti o quasi antifascisti e questo perché sfiduciati<br />

nell'auspicata vittoria ormai svanita. Il M.llo Badoglio sfacciatamente dichiarava: "L'Italia, gelosa custode <strong>del</strong>le sue millenarie<br />

tradizioni presta fede alla parola data. La guerra continua." quando già da tempo si tramava l'abbandono <strong>del</strong>l'alleato;<br />

- 8 Settembre 1943 - Lo sfacelo completo. Il Re con la sua corte, il Governo, i Generali e gli Ammiragli, in fuga come<br />

ladri di polli, mettendosi al sicuro presso gli anglo-americani, lasciando allo sbando le Forze Armate e il resto <strong>del</strong>l'Italia.<br />

Quello che è successo dopo ne è stata la conseguenza. La faccia si è cercato di salvarla dichiarando la “non belligeranza”,<br />

che poi non è servita a nulla.<br />

Primo Dei Rossi<br />

(socio <strong>del</strong>la Federazione di Venezia)<br />

Carissimo sig. Dei Rossi,<br />

la lettera cui lei fa cenno è stata pubblicata a pag. 4 <strong>del</strong> n.° 6-2010 de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" ed è stata commentata, come di<br />

consueto fino allo scorso anno, dal nostro Direttore Responsabile, il generale Antonio Daniele, il quale ha voluto porre l'accento<br />

proprio sulla necessità di non utilizzare la "memoria" al posto <strong>del</strong>la "storia", spacciandola per quest'ultima. Ciò, allo<br />

scopo di evitare che libere interpretazioni di vita vissuta possano divenire punti di riferimento in una storia <strong>del</strong> tutto rivisitata<br />

ad uso e consumo di chi racconta, in ultima analisi, soltanto se stesso, oppure di chi vuol piegare l'esposizione <strong>del</strong>la<br />

sequenza degli eventi storici ad esigenze di altro genere.<br />

Lei non sembra cadere in questo errore, pur tuttavia quello che esprime è oggettivamente solo un punto di vista, ampiamente<br />

condivisibile per carità, ma <strong>del</strong> tutto personale su due eventi cardine <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>l'Italia nella seconda guerra mondiale:<br />

l'entrata in guerra e il tentativo di uscirne, miseramente fallito, anzi foriero <strong>del</strong>le successive peggiori disgrazie per il<br />

nostro Paese (divisione in due <strong>del</strong> territorio, deportazione nei campi di sterminio degli ebrei italiani, guerra civile, evidente<br />

mancanza di fiducia da parte dei "nuovi" alleati, ecc …) al punto che ha corredato la sua lettera di quelle "frasi celebri" <strong>del</strong>le<br />

quali, per motivi di spazio, riporto di seguito solo quella, emblematica, di Eisenhower: "La resa <strong>del</strong>l'Italia fu uno sporco affare.<br />

L'Italia è la sola nazione ad avere perso la guerra con disonore."<br />

Su una cosa però è importante fare chiarezza ancora una volta: lo spostamento <strong>del</strong> Re e <strong>del</strong> Governo da Roma a Brindisi<br />

non fu una "fuga" davanti al nemico, ma una manovra politica logica e anche prevista dall'armistizio firmato a Cassibile il 3<br />

settembre 1943. Ciò che la fece apparire come una fuga (ma, ripeto, non lo è stata … almeno nelle intenzioni), fu la modalità<br />

con la quale il Capo <strong>del</strong> Governo, generale Pietro Badoglio, la organizzò. La storia non ha ancora chiarito, e credo che<br />

mai lo potrà fare, perché Badoglio gestisse la fase in assoluto più <strong>del</strong>icata <strong>del</strong> tentativo di uscire dal conflitto <strong>del</strong>l'Italia in<br />

una maniera che più pasticciona e deficitaria non poteva essere, e perché Vittorio Emanuele III avesse una fiducia così sconfinata<br />

in quell'uomo da assumere su di sé la responsabilità <strong>del</strong> disastro. Eppure il Re si rendeva conto che il disastro non<br />

era sua colpa personale, infatti non cedette se non lentamente ed a malincuore a chi gli chiedeva di abdicare per "lavare<br />

l'onta" <strong>del</strong>l'8 settembre. Talmente lentamente che prima accettò di lasciare la "reggenza" (ma non il regno) al figlio Umberto<br />

(ma siamo già a giugno 1944), poi decise l'abdicazione solo a guerra terminata, lasciando a Umberto II l'amaro compito di<br />

amministrare il referendum che segnò la fine <strong>del</strong>la monarchia sabauda in Italia.<br />

Eppure mai una parola nei confronti di chi aveva davvero provocato tutto questo: Badoglio. Certamente un comportamento<br />

nobile, ma tale per cui oggi i libri di storia addebitano quasi tutta la responsabilità <strong>del</strong> terribile biennio 1943-45 a<br />

Vittorio Emanuele III e, solo in seconda battuta, fanno cenno ad una figura opaca e semi sconosciuta di capo <strong>del</strong> Governo<br />

che ne condivise, in parte, le sorti.<br />

La ringrazio per l'occasione che mi ha offerto di ricordare l'8 settembre 1943: la data più nera <strong>del</strong>la storia d'Italia, e le<br />

invio un cordiale saluto.<br />

Gentile Direttore,<br />

… sono la vedova di un ufficiale pilota <strong>del</strong> 51° Stormo che l'8 settembre 1943 ha scelto di combattere la dittatura nazifascista,<br />

… soprattutto per intimo convincimento. La sua attività partigiana si svolse sulle Langhe, con i fazzoletti azzurri <strong>del</strong>la<br />

Medaglia d'Oro Martini Mauri. La sua storia di pilota venne molto utile quando, con dei prigionieri inglesi e canadesi, salvati<br />

dalle prigioni naziste da attività partigiane, venne ventilata la folle idea di fare un aeroporto in mezzo alle Langhe, circondate<br />

da notevoli forze nazifasciste.<br />

La follia ebbe la meglio sulla ragione, e l'aeroporto divenne realtà. … Arrigo Petacco, nel suo famoso saggio "Storia <strong>del</strong><br />

Fascismo" … cita testualmente: “L'Aeronautica è rappresentata dal tenente pilota "Giacomino" Murgia (appunto mio marito)<br />

responsabile <strong>del</strong>l'attività aerea con il tenente Piero Ghiacci”. Allegato alla stessa pagina ho un prezioso piccolo foglietto di carta<br />

quadrettata, in cui c'è scritto:<br />

Esercito Italiano di Liberazione Nazionale, 1° gruppo Divisioni Alpine SERVIZIO AEREO. IL COMANDANTE (Giacomino)<br />

… La conclusione di questo glorioso momento <strong>del</strong>la nostra storia avvenne nel paese <strong>del</strong>le Langhe Vesime, dove fu fatto<br />

l'aeroporto, nei giorni 26-27 Settembre 2009. Dobbiamo a persone cui non fece difetto la memoria, se un episodio di cui<br />

dovremmo essere tutti fieri, non è caduto nel dimenticatoio … Mio marito purtroppo è morto 17 anni fa, non più da militare<br />

4 IL NASTRO AZZURRO

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