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11<br />
La donna annuì. “Immagino che tu non<br />
possa dirmelo.” Tornò a cucire il tappeto.<br />
“Devo terminare prima che passi la notte.”<br />
“Che cosa stai facendo?” chiese Marco avvicinandosi<br />
di un passo.<br />
La donna gli mostrò l’angolo del tappeto.<br />
“Sto lasciando un piccolo segno della mia<br />
presenza su questo mondo. Vedi?” disse indicando.<br />
“Questa sono io. E forse sarà l’unica<br />
cosa che mi ricorderà a chi verrà dopo di<br />
me. Dimmi, spirito, sarò ricordata?”<br />
Marco annuì. “Dimmi come ti chiami.”<br />
“Tahirih.”<br />
Fu in quel momento che Marco si svegliò.<br />
Era giorno fatto e timbrò in ritardo al lavoro.<br />
Quello che aveva vissuto nel sogno era<br />
stato talmente forte e gli si era talmente impresso<br />
dentro che il mondo reale sembrava<br />
incolore al confronto. Ricordava tutto, anche<br />
i profumi che aveva respirato e il suono<br />
musicale della voce di lei. Tahirih. Tahirih.<br />
E risentendo l’eco delle sue parole capì che<br />
Tahirih aveva parlato in arabo, e altrettanto<br />
aveva fatto lui. E anche se adesso non sarebbe<br />
stato in grado di riprodurre un solo<br />
suono, nel sogno era stato in grado di comprendere<br />
tutto.<br />
Al lavoro fu talmente distratto che finse di<br />
avere un principio di influenza, poi tornò<br />
a casa di corsa e aspettò di nuovo la notte.<br />
Questa volta vestito di tutto punto, per evitare<br />
di presentarsi a lei ancora in pigiama.<br />
La magia si ripetè. Fu di nuovo davanti a<br />
lei, ed era ancora il tramonto. Perché anche<br />
se nel mondo di Marco gli incontri si ripetevano<br />
notte dopo notte, in quello di Tahirih<br />
il tempo sembrava non scorrere mai, rimanere<br />
un eterno presente. Incontro dopo incontro,<br />
mentre Marco prendeva sempre più<br />
coraggio avvicinandosi sempre di più a lei,<br />
Tahirih gli raccontò la sua vita, la sua infanzia<br />
all’ombra di un padre amorevole che le<br />
aveva permesso di studiare, e la gioventù<br />
passata a lottare perché le donne potessero<br />
crescere libere come lei. E poi l’imprigionamento<br />
e la condanna a morte. Mai una<br />
volta Tahirih mostrò paura per quello che<br />
le sarebbe accaduto, o rimpianto, e mai si<br />
dimostrava incredula di fronte ai racconti<br />
che Marco le faceva del suo mondo, che lei<br />
aveva capito essere reale quanto il proprio,<br />
ma distante nello spazio e nel tempo. Marco<br />
sentì che lo sgomento e la meraviglia per<br />
quello che stava vivendo lasciava velocemente<br />
spazio a un altro sentimento, che gli<br />
mordeva feroce le viscere.<br />
“Secondo me sei innamorato” gli disse Armando<br />
un pomeriggio. “Dì la verità, ti stai<br />
vedendo con qualcuna?”<br />
Marco scosse la testa. “No.”<br />
“Sarei portato a crederti, perché, diciamolo,<br />
uno come te è già tanto se ne ha trovata una<br />
di donna nella sua vita. Ma sei troppo strano<br />
in questo periodo.”<br />
“Strano come?” chiese Marco senza guardarlo.<br />
“Ma guardati! Arrivi sempre al lavoro pulito<br />
e stirato. È chiaro che non lo fai per<br />
loro” disse Armando indicando la fila di<br />
pensionati allo sportello.<br />
“Forse lo faccio per te” disse Marco.<br />
“Vedi, sei diventato anche spiritoso…”<br />
brontolò Armando. Non gli faceva piacere<br />
che il suo collega avesse perso l’aria triste<br />
degli ultimi tempi.<br />
Camminando verso casa, Marco capì che<br />
davvero era cambiato tutto per lui. Le giornate<br />
avevano perso d’importanza di fronte<br />
ai momenti che passava con Tahirih. Soprattutto<br />
da quando lei aveva accettato di<br />
pretesti | Novembre 2012