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cemento; tutti destinati a innalzare un muro,<br />
a gettare ombra”. Il romanzo di Domínguez<br />
s’ispira a Cuore di tenebra di Conrad, non ai<br />
tre porcellini, ma può fornirci lo stesso qualche<br />
utile indicazione. Per esempio: una casa<br />
di libri è per definizione una casa senza camino,<br />
e questo preclude<br />
al lupo un’altra possibile<br />
via d’accesso (beccati<br />
questa, maialino operaio).<br />
D’altro canto è pur<br />
vero che i libri ridotti a<br />
mattoni non si possono<br />
leggere più, con grande<br />
pena di ogni bibliomane<br />
sano di mente. Ma ecco<br />
il punto, può un bibliomane<br />
esser sano di mente?<br />
Quel suffisso -mania<br />
non indica di per sé una<br />
condizione patologica?<br />
Il protagonista di La casa<br />
di carta è uscito di senno<br />
quando un incendio ha distrutto lo schedario<br />
della sua biblioteca, compromettendo<br />
per sempre l’ordine dei suoi ricordi e dei<br />
suoi pensieri. Ma al di là di casi così estremi,<br />
la bibliomania è cosa da matti, lasciatevelo<br />
dire da uno che ne è uscito quasi indenne.<br />
“Sì, bisogna compiangere quelli che cercano<br />
tanto vanamente questo eccessivo accumulo,<br />
considerarli malati difficili da guarire.<br />
Potrei forse nutrire idee diverse verso chi,<br />
con penose attenzioni, riempie con parecchie<br />
migliaia di volumi appartamenti che<br />
basterebbero ad alloggiare tre famiglie?<br />
Lo guardo in mezzo a questa mostruosa<br />
superfluità, posseduto dalla sete dei libri.<br />
Mi sembra di vedere un idropico che niente<br />
può dissetare, un avaro che non si stanca<br />
mai di accumulare tesori senza mai goderne,<br />
e che con durezza rifiuta di spartire con<br />
altri le sue ricchezze.” Così Louis Bollioud-<br />
Mermet nel suo trattatello De la bibliomanie<br />
(1761). Si dice che il primo passo verso la<br />
guarigione, per questa come per altre intossicazioni,<br />
sia il riconoscimento<br />
della malattia. Da<br />
questo punto di vista,<br />
per me l’alba della riguadagnata<br />
salute è stata<br />
forse l’aver cominciato a<br />
collezionare non già libri<br />
comuni, ma libri che avevano<br />
per tema la bibliomania,<br />
i suoi mali e le sue<br />
controindicazioni. A ben<br />
vedere, era come pretendere<br />
di guarire da un’intossicazione<br />
alimentare<br />
rimpinzandosi di cibi più<br />
rari e più raffinati, ma<br />
Stefan Zweig<br />
questo mi ha portato a<br />
scoprire, se non altro, che la lettura può diventare<br />
un brutto vizio. Un “vizio impunito”,<br />
come la definì Valéry Larbaud, che nel<br />
1925 scrisse una sorta di anamnesi medica<br />
di tutte le fasi dell’intossicazione libresca.<br />
In questo inesorabile curriculum morbi, la bibliofilia<br />
assume i tratti di una perversione<br />
erotica: “Egli ha troppo amato i libri come<br />
oggetti materiali: la loro forma, il loro peso,<br />
la grana della loro carta, la loro facilità ad<br />
aprirsi, il buon odore di alcuni quando sono<br />
nuovi (hanno perfino un odore caratteristico<br />
differente a seconda del luogo in cui sono<br />
stati fatti). Gli è capitato di profumarli quando<br />
non avevano più odore, e medita a lungo<br />
quando deve scegliere come rilegarli. Li intrattiene,<br />
li accarezza. Questa forma del suo<br />
pretesti | Novembre 2012