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Odysseo e il sogno oltre il destino<br />
IL MIO NOME È NESSUNO.<br />
IL GIURAMENTO<br />
di valerio Massimo Manfredi<br />
Ulisse, chi è Ulisse? Odysseo, Ulisse, Nessuno.<br />
Nel suo nuovo romanzo Il mio nome è<br />
Nessuno. Il giuramento (Mondadori) Valerio<br />
Massimo Manfredi narra uno dei pilastri della<br />
cultura letteraria occidentale: la storia di<br />
Odysseo, re di Itaca, dalla nascita fino all’ultimo<br />
viaggio. In questo primo volume, dei<br />
due che sono in programma, ripercorriamo le<br />
vicende della vita di Odysseo fino alla distruzione<br />
di Troia.<br />
Scritto in prima persona, il<br />
romanzo ci riporta alle atmosfere<br />
dell’età degli eroi,<br />
facendoci superare le barriere<br />
spazio-temporali fino a<br />
ricreare oggi un sentimento<br />
di partecipazione tale a vicende<br />
così lontane che difficilmente<br />
riusciamo a staccarci<br />
dal testo. “Raccontaci<br />
ancora, Odysseo, raccontaci<br />
della tua vita, non ti fermare”:<br />
così ci cattura la prosa<br />
di Manfredi. E quello che<br />
tu senti lontano nel tempo<br />
e nello spazio, scopri a poco<br />
a poco essere uno dei fondamenti<br />
del tuo spirito, dei<br />
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molteplici sentimenti che agitano proprio te,<br />
uomo del XXI secolo.<br />
La curiosità, l’invidia, la gelosia, l’avidità, il<br />
timore sono gli stati d’animo che l’epica suscita<br />
nei lettori di ogni tempo e che raccontata<br />
in soggettiva diventa materia di sogno.<br />
Con Odysseo ci si abbandona ancora al sogno,<br />
anche e soprattutto quando nelle battaglie<br />
leggiamo il destino segnato delle vittime<br />
e presagiamo l’inevitabile condanna di chi<br />
vince con l’inganno.<br />
Sono forse le scene di guerra quelle che espri-<br />
recensioni<br />
mono al meglio il modo di Manfredi di raccontare<br />
le storie epiche. La guerra di Troia,<br />
come la conquista di Persepoli in Alexandros,<br />
fa risuonare nella nostra anima la fatica degli<br />
uomini e degli animali e il senso ultimo<br />
di impotenza di fronte alle decisioni del fato.<br />
Sembra che gli uomini siano condannati alla<br />
violenza, che cioè la loro avidità di conoscenza<br />
o di conquista li spinga naturalmente al<br />
dolore della lotta.<br />
In un certo qual modo è questa<br />
la claustrofobia che si respira<br />
a volte nell’epica e che forse<br />
solo il personaggio di Odysseo<br />
sembra vincere. In un mondo<br />
dove tutto è predeterminato e i<br />
destini degli uomini sono tutti<br />
incrociati, la curiosità e ‒ perché<br />
no ‒ la sfacciataggine di<br />
Odysseo abbattono quell’asfissia<br />
del pensiero che la costrizione<br />
del sognare può lasciare<br />
ai lettori. Odysseo rompe così<br />
la narrazione del suo mito per<br />
diventare in ogni interpretazione,<br />
in ogni racconto, nuovo<br />
mito. Sebbene lui stesso sia determinato<br />
dal fato, la volontà<br />
che lo anima è già prossima al sentimento del<br />
libero arbitrio che scopriremo appieno molto<br />
tempo dopo le sue gesta. È l’ingegno allora<br />
l’unico strumento che consente l’evoluzione<br />
dell’uomo. Anche se l’ingegno sembra essere<br />
a sua volta una condanna. Nell’esercizio di<br />
questo strumento l’uomo però può rompere<br />
gli schemi ed essere sempre allo stesso tempo<br />
se stesso oppure nessuno. Odysseo allora<br />
diventa il grado zero di ogni evoluzione del<br />
pensiero. O del sogno, se la sua storia fosse<br />
davvero tutta una finzione. (Luigi Orlotti)<br />
pretesti | Novembre 2012