Giugno - Luglio - Agosto 2011 - Costa Etrusca
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Nota<br />
politica<br />
di Stefano Sanna<br />
La discussione per la<br />
costruzione dell’autostrada<br />
tirrenica ha ripreso<br />
vigore. Continua ormai<br />
da 43 anni. Forse non tutti<br />
sanno che per costruire l’intera<br />
autostrada del Sole da<br />
Milano a Napoli, circa 800<br />
km., con innumerevoli viadotti<br />
e gallerie, furono impiegati<br />
meno di nove anni. E’<br />
stato calcolato che 15 anni di<br />
ritardi nella costruzione dei 140<br />
km. toscani della Rosignano-<br />
Civitavecchia equivalgono a<br />
mancati benefici per 5 miliardi<br />
di euro attualizzati, il doppio<br />
del costo di costruzione.<br />
Lo scontro per lungo tempo<br />
è stato sul tracciato, questo<br />
scoglio fu superato scegliendo<br />
di ampliare la superstrada<br />
ex Aurelia. Il Cipe<br />
ha infine accettato il progetto<br />
risolvendo i problemi finanziari<br />
con la concessione<br />
alla SAT, la quale finanzierebbe<br />
l’opera recuperando<br />
poi i costi con il pedaggio.<br />
Ora la diatriba si è riaperta<br />
tumultuosamente intorno alle<br />
opere collaterali, ai collegamenti,<br />
alle opere compensative,<br />
alle esenzioni sul pedaggio.<br />
Tutti vogliono l’autostrada<br />
gratis anche se<br />
tutti sanno che non c’è altro<br />
modo per pagarla. Se<br />
si prendono una per una le<br />
diverse rivendicazioni che<br />
avanza ogni comune e le<br />
due provincie di Li e Gr,<br />
prescindendo ognuna dalle<br />
altre e tutte dal contesto generale,<br />
si possono trovare<br />
ragionevoli motivi di apprezzamento.<br />
Il contesto però<br />
esiste. L’autostrada va<br />
fatta e va fatta subito. La cosa<br />
più clamorosa è l’incapacità<br />
di trovare una necessaria<br />
sintesi politica. Va<br />
bene evidenziare le diverse<br />
esigenze ma ora bisogna<br />
concludere.<br />
Si demandi alla Regione,<br />
al Presidente Rossi, il compito<br />
di formulare una proposta<br />
definitiva e poi la si<br />
deve accettare da parte di<br />
tutti e lavorare per realizzarla.<br />
Nuovo porto turistico<br />
per 800 posti barca<br />
Si stanno espletando le procedure<br />
per la costruzione di<br />
un nuovo porto turistico a<br />
Piombino: 800 posti barca e<br />
oltre 100 milioni di investimento.<br />
Si è riacceso il dibattito<br />
fra i favorevoli e i contrari,<br />
ma sono tutti “osservatori<br />
esterni”.<br />
Mancano gli interlocutori<br />
più importanti, gli imprenditori<br />
locali. Coloro che potrebbero<br />
e dovrebbero essere<br />
i soggetti coinvolti dalle<br />
attività indotte dal porto.<br />
Soprattutto quegli imprenditori<br />
che potrebbero intervenire<br />
per sviluppare il polo<br />
della nautica. Esistono già<br />
alcune attività embrionali.<br />
Possono svilupparsi? Come<br />
possono essere incentivate e<br />
promosse? Ci sono imprenditori<br />
capaci di farlo? I nostri<br />
imprenditori avranno sicuramente<br />
delle opinioni,<br />
degli interessi e delle aspettative.<br />
Forse le esprimono in<br />
sedi riservate. Sarebbe però<br />
più utile che facessero conoscere<br />
pubblicamente le loro<br />
opinioni. Potrebbero contribuire<br />
a far crescere la cultura<br />
imprenditoriale dei nostri<br />
territori.<br />
Lucchini, ben vengano<br />
gruppi stranieri<br />
Per le acciaierie Lucchini<br />
non si vedono ancora soluzioni,<br />
anzi, le cose stanno<br />
peggiorando ogni giorno<br />
nonostante il settore siderurgico<br />
abbia già agganciato la<br />
ripresa. Piombino è il secondo<br />
polo siderurgico nazionale,<br />
si producono 2,5 milioni<br />
di tonnellate di acciaio da<br />
altoforno, non da forni elettrici.<br />
Bisogna sapere se questa<br />
produzione è strategica<br />
per l’Italia. Se non lo è lo si<br />
Decaduto il piano Città Futura<br />
La Regione ha dichiarato decaduto il finanziamento<br />
che era stato assegnato per il Piuss di Città Futura.<br />
Il comune di Piombino e la regione Toscana<br />
hanno quindi concordato una rimodulazione dei<br />
finanziamenti per il Piano integrato urbano di sviluppo<br />
sostenibile (Piuss). Con la nuova strategia si<br />
opera una diversa allocazione delle risorse volta a<br />
velocizzare le capacità di spesa e ad utilizzare le<br />
nuove norme del Patto di stabilità, dando priorità<br />
alla componente ambientale degli investimenti.<br />
L’assessore regionale alle attività produttive, Gianfranco<br />
Simoncini, ha assicurato che: «a breve la<br />
Regione delibererà un Progetto Piombino con una<br />
serie di interventi che riguarderanno il territorio,<br />
le industrie e l’ambiente». Un primo finanziamento<br />
di 1,5 milioni di euro è gia stato predisposto per<br />
l’attuazione del Protocollo Dalmine.<br />
11<br />
dica e si cerchino altre soluzioni.<br />
Ma se si ritiene ancora<br />
utile la produzione di<br />
Piombino bisogna collocare<br />
le acciaierie in un gruppo siderurgico<br />
internazionale capace<br />
di gestirle, programmandone<br />
gli investimenti<br />
necessari. In Italia c’è solo il<br />
gruppo Riva, ma forse gli<br />
bastano gli impianti di Taranto.<br />
Ovviamente sarebbe<br />
ridicolo accampare nazionalismi<br />
obsoleti, un grande<br />
gruppo anche straniero andrebbe<br />
benissimo. Il più<br />
prossimo e capace di utilizzare<br />
sinergie immediate è la<br />
ArcelorMittal (ex Magona).<br />
Anche altri potrebbero andar<br />
bene, i cinesi per esempio.<br />
Appare comunque chiaro<br />
che queste dimensioni del<br />
problema possono essere affrontate<br />
solo nell’ambito di<br />
una strategia di politica industriale<br />
del governo. Il governo<br />
purtroppo non c’è. Le<br />
autorità locali e regionali<br />
non possono sostituirsi al<br />
governo, dovrebbero però<br />
incalzarlo con convinzione.<br />
Non ci sono alternative parziali.<br />
Se cade il polo siderurgico<br />
a ciclo integrale non<br />
sono agevoli, nè economiche,<br />
conversioni al forno<br />
elettrico. Una chiusura delle<br />
acciaierie Lucchini trascinerebbe<br />
con sé anche gli stabilimenti<br />
ArcelorMittal (ex<br />
Magona) e Tenaris (ex Dalmine).