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classificazione di popolamenti forestali dell - Ambiente - Regione ...

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selvicoltura piemontese grazie ad una maggiore sensibilità verso la polifunzionalità del bosco e<br />

alla <strong>di</strong>ffusione dei principi <strong>dell</strong>a selvicoltura naturalistica.<br />

Nella prima e<strong>di</strong>zione (1996) dei "Tipi <strong>forestali</strong> del Piemonte" elaborati dall'IPLA S.p.A. sotto il<br />

coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> G.P. Mon<strong>di</strong>no, le <strong>di</strong>fferenti unità boschive del Piemonte, definite "Tipi<br />

<strong>forestali</strong>", ricevono finalmente una denominazione omogenea ed una descrizione sistematica. Le<br />

varie voci illustranti le caratteristiche <strong>dell</strong>' unità sono <strong>di</strong> tipo descrittivo e comprendono:<br />

caratterizzazione ecologica, localizzazione, esposizione prevalente, <strong>di</strong>stribuzione altitu<strong>di</strong>nale,<br />

geomorfologia, substrati, suolo, interventi antropici più frequenti, posizione nel ciclo evolutivo e,<br />

soprattutto, l' elenco <strong>dell</strong>e specie in<strong>di</strong>catrici. Occorre subito sottolineare che in questa prima<br />

e<strong>di</strong>zione dei Tipi <strong>forestali</strong> del Piemonte la scheda risultava squilibrata per la parte ecologicavegetazionale,<br />

più estesa rispetto a quella selvicolturale; ciò era dovuto alle minori conoscenze<br />

sulla struttura e le <strong>di</strong>namiche dei boschi <strong>di</strong> allora. Questa lacuna sarà successivamente colmata in<br />

seguito alla realizzazione <strong>di</strong> Piani Forestali Territoriali a partire dal 1998, ed attualmente in fase <strong>di</strong><br />

conclusione.<br />

L'applicazione sistematica all'interno <strong>dell</strong>a pianificazione forestale piemontese <strong>di</strong> questi criteri<br />

(Piani Forestali Territoriali, Inventario forestale regionale) ha dunque sancito un passaggio del<br />

ruolo <strong>dell</strong>a tipologia da aspetto puramente descrittivo ad aspetto funzionale: i tipi <strong>forestali</strong> sono<br />

<strong>di</strong>ventati unità <strong>di</strong> base <strong>dell</strong>a pianificazione forestale regionale del Piemonte (Barberi et al., 1997;<br />

Terzuolo, 2001; Terzuolo e Licini, 2001); con il progre<strong>di</strong>re <strong>dell</strong>e conoscenze sui boschi regionali<br />

sistematicamente intraprese sul territorio piemontese, si é così giunti oggi ad un aggiornamento<br />

strutturale <strong>dell</strong>a tipologia forestale regionale e ad un grado elevato <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione <strong>di</strong> concetti<br />

e <strong>di</strong> terminologie, oramai patrimonio comune <strong>dell</strong>a maggior parte dei <strong>forestali</strong> che hanno lavorato<br />

in questi anni nell’ambito dei progetti per la redazione dei piani <strong>forestali</strong> territoriali.<br />

La nuova e<strong>di</strong>zione <strong>dell</strong>a tipologia forestale regionale (Camerano et al., 2005) ha portato in sostanza<br />

all'aggiornamento <strong>dell</strong>e informazioni concernenti l'estensione e la caratterizzazione dei tipi<br />

<strong>forestali</strong> e ad una revisione parziale <strong>dell</strong>a strutturazione tipologica generale. Ciò é stato realizzato<br />

soprattutto allo scopo <strong>di</strong> rendere utilizzabile l'informazione tipologica ai fini cartografici, rendendo<br />

più rigorosi i caratteri <strong>di</strong>stintivi tra le <strong>di</strong>fferenti unità <strong>dell</strong>a tipologia e introducendo soglie e<br />

caratteri <strong>di</strong>fferenziali utili al riconoscimento sul terreno (revisione e validazione sul terreno <strong>dell</strong>e<br />

chiavi <strong>di</strong> riconoscimento); sono stati anche stu<strong>di</strong>ate, definite e integrate nella tipologia alcune<br />

situazioni nuove grazie alla sistematicità <strong>dell</strong>'approccio dei Piani Territoriali Forestali.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista metodologico, questa nuova e<strong>di</strong>zione, oltre a quanto già presente nel lavoro<br />

precedente del 1996 ed agli spunti tratti dai vari lavori <strong>di</strong> Del Favero (cit), adotta ed integra<br />

elementi metodologici facenti riferimento alla metodologia <strong>di</strong> tipologia stazionale forestale<br />

francese (Becker M., 1986; Brethes A., 1989; Delpech R., Dumé G., Galmiche P., 1985; Rameau<br />

J.C., 1986 e 1987; Timbal J., 1982) ed in particolare:<br />

• l'utilizzo <strong>di</strong> gruppi ecologici <strong>di</strong> specie<br />

• l'integrazione a livello concettuale <strong>dell</strong>a tipologia stazionale come strumento <strong>di</strong> dettaglio<br />

ulteriore nell'ambito <strong>dell</strong>a tipologia forestale<br />

L’utilizzo dei gruppi ecologici ha il vantaggio, rispetto alla tra<strong>di</strong>zionale approccio fitosociologico<br />

attraverso specie caratteristiche <strong>di</strong> determinate associazioni o alleanze, <strong>di</strong> poter evidenziare le<br />

possibili compensazioni tra fattori ecologici, responsabili spesso <strong>di</strong> una scarsa aderenza alla realtà<br />

locale <strong>dell</strong>a sociologia <strong>di</strong> una specie. Si ritiene, infatti, che per i nostri territori non esistano in<br />

campo forestale specie caratteristiche o esclusive <strong>di</strong> un dato ambito stazionale o <strong>di</strong> particolari<br />

raggruppamenti vegetali ma che, per la compensazione fra i fattori, l’ampiezza ecologica <strong>di</strong> una<br />

specie sia una realtà complessa, che si evidenzia talora anche con la presenza <strong>di</strong> ecotipi. Per tali<br />

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PRODROMI DELLA TIPOLOGIA FORESTALE DELL’EMILIA-ROMAGNA

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