classificazione di popolamenti forestali dell - Ambiente - Regione ...
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3.2.4 Importanza e caratterizzazione<br />
Il cerro in Emilia-Romagna è la specie quercina, assieme alla roverella, più <strong>di</strong>ffusa; l’ampia gamma<br />
<strong>di</strong> ambiti stazionali in cui la specie si trova da attribuire, sia alla plasticità e capacità <strong>di</strong> adattamento<br />
<strong>dell</strong>a specie ma anche alla passata attività antropica che ha progressivamente eliminato le altre<br />
specie quercine (farnia e rovere) in quanto più interessanti per il legname. Le cerrete, attualmente,<br />
costituiscono la struttura principale dei complessi boscati <strong>dell</strong>a dorsale appenninica, in particolare<br />
ampie cerrete occupano tutto l’orizzonte collinare e montano inferiore. Oltre a questo ambito<br />
principale il cerro si trova anche in boschi planiziali <strong>dell</strong>’alta pianura con suoli antichi, dal<br />
piacentino alla provincia <strong>di</strong> Rimini, ove la farnia e la rovere non trovano le con<strong>di</strong>zioni ideali al loro<br />
sviluppo; all’opposto il cerro entra nella costituzione <strong>di</strong> taluni consorzi misti con il faggio<br />
nell’orizzonte montano inferiore. La maggiore <strong>di</strong>ffusione del cerro nell’Appennino settentrionale<br />
rispetto alla roverella, che domina invece nella restante parte <strong>dell</strong>a dorsale appenninica, è da<br />
imputare soprattutto alla presenza <strong>di</strong> suoli assai ricchi <strong>di</strong> argille e, <strong>di</strong> conseguenza, meno permeabili,<br />
e poco idonei alla roverella. Per tali ragioni si evidenzia un gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> aumento <strong>di</strong> roverella<br />
passando dal piacentino alla Romagna, in concomitanza con un aumento <strong>di</strong> substrati marnosoarenacei,<br />
più ricchi <strong>di</strong> sabbie e meno asfittici.<br />
La cerreta più <strong>di</strong>ffusa è senz’altro la Cerreta mesoxerofila, che presenta vari tipi stazionali da<br />
calcifili a mesoneutrofili: essa é sviluppata sui suoli argillosi e pesanti dei substrati marnosoarenacei<br />
e marnoso-calcarei a quote me<strong>di</strong>e tra i 400 e i 900 m: se confrontata agli altri tipi <strong>di</strong><br />
cerreta, è identificabile in negativo per un assenza <strong>di</strong> caratteri floristici propri. In quest’ambito i<br />
substrati calcarei e calcareo-scistosi presentano, specialmente all’estremità nord (Piacentino) e sud<br />
(valli Savio e Marecchia) <strong>dell</strong>a regione, <strong>popolamenti</strong> misti tra cerro e carpino nero: su pendenze<br />
accentuate queste situazioni sembrano <strong>di</strong>fferenziarsi dalla caratterizzazione floristica e strutturale<br />
del tipo dando luogo ad una situazione tipologica, già rilevata nell’Appennino alessandrino ed in<br />
quello marchigiano, dove in quest’ultimo territorio fu definita come ostryo-cerreta (IPLA, 2002):<br />
per il momento, in attesa <strong>di</strong> più precise e sistematiche informazioni a carattere floristico,<br />
dendrometrico-strutturale e selvicolturale, si è preferito considerare questi <strong>popolamenti</strong> come una<br />
semplice variante a La cerreta mesofila sembra essere meglio rappresentata nell’Appennino<br />
romagnolo (dal lago Brasimone alle pen<strong>di</strong>ci del M. Fumaiolo), mentre quella acidofila è ben<br />
in<strong>di</strong>viduabile tramite il tipo <strong>di</strong> substrato (macigno, arenarie decalcificate e ofioliti) e soprattutto il<br />
corteggio floristico acidofilo. carpino nero <strong>dell</strong>a cerreta mesoxerofila.<br />
3.2.5 Caratteristiche dendrometriche – composizione e struttura<br />
La Categoria comprende boschi a prevalenza <strong>di</strong> cerro, generalmente in mescolanza con <strong>di</strong>verse altre<br />
latifoglie eliofile e mesofile.<br />
Nella maggiore parte dei casi si tratta <strong>di</strong> soprassuoli in purezza, sia cedui che fustaie, in mescolanza<br />
con roverella e con rinnovazione <strong>di</strong> orniello o <strong>di</strong> carpino nero; mentre le prime due specie<br />
rappresentano una costante in tutti gli ambiti stazionali <strong>di</strong> competenza del cerro, il carpino nero<br />
prevale nelle cerrete più fresche. La mescolanza con la roverella si concretizza come un mosaico <strong>di</strong><br />
micro<strong>popolamenti</strong> in cui, a seconda <strong>dell</strong>e variazioni stazionali locali (micro-versanti con esposizioni<br />
calde, suoli più superficiali, ecc...), la roverella prevale sul cerro.<br />
Fra le altre querce, si osservano alcuni in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> rovere e, molto localmente, la cerro sughera. Per<br />
quanto riguarda la rovere essa è presente, sempre con in<strong>di</strong>vidui non tipici, nelle cerrete planiziali<br />
(Boschi <strong>di</strong> Carrega, Croara, La Frattona, ecc...), secondariamente in taluni <strong>popolamenti</strong> su ofioliti<br />
alta valle Nure) e su arenarie decarbonatate <strong>dell</strong>a dorsale <strong>dell</strong>e foreste Casentinesi.<br />
Assai interessante, in particolare per la <strong>di</strong>namica evolutiva <strong>di</strong> alcune cerrete planiziali, sono i<br />
soprassuoli biplani con uno strato dominante a fustaia <strong>di</strong> cerro e spessine o giovani perticaie <strong>di</strong><br />
orniello nel piano inferiore; tale situazione è evidente, per esempio, nei boschi <strong>di</strong> Carrega.<br />
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CERRETE (CE)