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carera-gen10.pdf [4209 Kb] - Consorzio dei Comuni Trentini

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(fu Lorenzo) don Rinaldo Andreis e padre Leone Tozzi<br />

– tutti nativi di Vezzano – composero un sonetto a lui<br />

dedicato.<br />

Fu quindi inviato come cooperatore in Val di Fassa (dal<br />

3 ottobre 1901 al 7 agosto 1903), e di seguito a Villa<br />

Lagarina (dall’8 agosto 1903 al 13 dicembre 1909). Nel<br />

libro “Vezzano nei suoi ricordi” viene segnalato quale<br />

cappellano a Villa Lagarina fino al 1907 e poi ad Andalo<br />

dal 1907 al 1909.<br />

Nominato curato a Fiavè si occupò di quella comunità<br />

cristiana dal 14 dicembre 1909 finché la stessa non fu<br />

elevata a parrocchia nel 1919.<br />

Dall’1 dicembre 1919 divenne parroco di Fiavè, incarico<br />

che porterà avanti sino al luglio 1933. Qui accolse per un<br />

paio d’anni il padre Emanuele (1837 -1922) che rimase<br />

vedovo nel 1920 e qui morì e fu sepolto. Contribuì alla<br />

costruzione della nuova chiesa di Vezzano con un’offerta<br />

di 200 corone. Fra alterne vicende operò come vice<br />

parroco a Montevaccino dal 6 novembre 1935 al 1942<br />

(anche se però risulta residente dal 21 novembre 1934<br />

al 3 maggio 1947).<br />

Lavorarono al suo fianco come domestiche: Paola Gregori<br />

(di Giacomo e Gregori Maria nata ad Andogno il<br />

19 dicembre 1871) trasferitasi a S. Lorenzo in Banale il<br />

10 dicembre 1936 e Maria Moser (fu Giuseppe e Moser<br />

Fortunata) nata a Montagnaga di Pinè l’11 dicembre<br />

1890 che risulta essere stata residente dal 7 dicembre<br />

1936 al 2 maggio 1947.<br />

Dal 1936 al 1943 soggiornò con don Arturo il nipote<br />

Silvano Faes (di Policarpo) perché la<br />

madre Anna rimase vedova nel 1936. Silvano ricordava<br />

la generosità innata dello zio prete.<br />

Sovente venivano “ai freschi” anche i pronipoti Giancarlo<br />

e Giuliano Caldara (nipoti di Argia) con i loro<br />

genitori.<br />

Il papà di quest’ultimi, che lavorava in ferrovia, raggiungeva<br />

il posto di lavoro in bicicletta per poi risalire<br />

a Montevaccino.<br />

Gli anziani del paese ricordavano don Arturo come un<br />

sacerdote pio, quasi un “sant’uomo”, che devotamente<br />

leggeva il breviario lungo la stradina di campagna vicino<br />

Era interessato alla storia locale e non mancava mai di<br />

visitare gli ammalati. Empiricamente curava la sua pressione<br />

alta utilizzando <strong>dei</strong> rametti di vischio. Nel 1947<br />

fu trasferito a Ceniga di Dro ove dimorò, senza alcun<br />

incarico pastorale, investito del Beneficio Sartorelli<br />

(ora estinto). Prestò utile servizio pastorale in aiuto al<br />

curato del paese. Si spense il 30 marzo 1957 all’età di 81<br />

anni. Sul registro parrocchiale <strong>dei</strong> morti viene definito<br />

“degnissimo sacerdote”. Fu sepolto nel cimitero di Dro<br />

– Ceniga.”<br />

*per conto del Circolo <strong>Comuni</strong>tario di Montevaccino,<br />

con la collaborazione di Giuliano Caldara.<br />

al paese. Don Arturo Faes in processione (anni ‘30) - Via S. Zeno<br />

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