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36 Armando Zambotti, un uomo che amava la sua terra di Lorena Festi Se cercate un uomo dai mille colori sicuramente non era Armando: lui era o nero o bianco. Ancorato al suo saggio passato e a una tradizione contadina che l’ha cullato per anni, era difficile trovare in lui le novità del progresso umano. Amante della sua terra con la quale aveva stretto un rapporto morboso e dalla quale ha tratto la sua unica ragione di vita, si affacciava ogni giorno alla finestra con la smania di operare e il suo sguardo andava oltre Curè. Partecipe della vita della sua comunità, è stato per anni consigliere e anche assessore nel Comune di Fiavè impiegando le sue risorse umane al servizio della collettività. Per anni ha preso a braccetto anche il volontariato guidando il corpo <strong>dei</strong> vigili del fuoco, dando continuità all’opera <strong>dei</strong> suoi predecessori e cercando di stimolare la partecipazione di nuove leve. Schivo della mondanità, a cui non degnava nemmeno uno sguardo, credeva in una natura amica, che l’ha fatto crescere sano e vigoroso: avete mai provato a propinargli un minestrone che non fosse fatto con le verdure del suo orto? Troppe poche parole lo contraddistinguevano, come fosse un uomo freddo, ma chi ha avuto la fortuna di conoscerlo bene sa che dentro di lui albergava una grande generosità d’animo con la quale rispondeva in toto alle richieste d’aiuto. Quando gli è stata tolta la sua Marcella, Trebbiatura a Stumiaga (Anni ’50) Armando Zambotti una luce si è spenta nel suo cuore e, sebbene avesse lottato fino alla fine per non doverle mai dire addio, si è dovuto arrendere alla crudele realtà accettando con fede e rassegnazione la sua partenza. Era un uomo molto religioso che non mancava mai all’appuntamento domenicale della S. Messa che soleva ascoltare nella sagrestia della chiesa di Stumiaga. Troppo presto, in punta di piedi e senza disturbare nessuno, è partito, ma lascia sulla terra la testimonianza vivente della sua vita: 3 figli e 5 nipoti, due generazioni a cui tramandare i valori umani in cui credeva. La sua eredità parla di passione, tenacia, grande affetto per la sua terra e di un grande amore per la sua famiglia. Ora non lo vediamo più, non gli parliamo più, ma sappiamo chi era e che cosa ha fatto.
Commozione per le maestre Anna ed Erminia Commozione a Fiavé per la duplice scomparsa durante l’estate, e a breve distanza l’una dall’altra, delle due maestre “storiche” del paese, Erminia Cherotti e Anna Versini. Ambedue, sia pure con caratteri diversissimi, hanno dedicato la loro vita alla scuola e ai numerosi alunni, che ancora le ricordano con affetto e commozione. La maestra Erminia Cherotti, classe 1921, originaria di Favrio, è venuta a mancare alla metà del mese di agosto. Per la scuola aveva rinunciato a farsi una famiglia propria, cominciando la carriera appena diplomata nella difficile missione magistrale in Istria. Tornata nella sua valle, aveva insegnato per numerosi anni nelle scuole di Fiavé, prima di trasferirsi a Cognola di Trento. Ricordata proverbialmente per la sua severità, la maestra Cherotti aveva sempre messo la scuola al primo posto, facendosi voler bene dai suoi alunni. Anna Versini col marito Gino Zanini Erminia Cherotti di Graziano Riccadonna Neanche un mese dopo scompariva a Riva del Garda, sua città natale, l’altra maestra, Anna Versini, fiavetana d’adozione. Dopo aver sposato il prof. Gino Zanini, apprezzato sindaco di Fiavé per due legislature, la maestra Anna si era trasferita in paese instaurando ottimi rapporti con la popolazione, che la ricorda ancora molto bene insieme ai numerosi alunni. Classe 1922, da giovane aveva dovuto interrompere gli studi liceali per la scomparsa paterna, conseguendo il diploma magistrale e lavorando come segretaria alle scuole di avviamento commerciale rivane, passando poi alle dipendenze del Comune di Riva. La specializzazione in didattica della matematica, educazione artistica e sussidi audiovisivi le era servita per rinforzare la vocazione magistrale esercitata nelle scuole di Riva, Tiarno di Sopra e Fiavé, dal 1952 al ’69, per poi terminare la carriera a Riva, nel 1982. Preparata e metodica, la maestra Anna lascia ricordi indelebili insieme alla gratitudine del paese per il suo impegno scolastico e sociale. Ai funerali, alla presenza del figlio Gianni, tornato appositamente da Washington dove lavora al Fondo Monetario Internazionale, tanta la commozione di quanti la conobbero e la apprezzarono. 37
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