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Non siamo un Paese per gay, adolescenti a rischio suicidio

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20<br />

TRA<br />

PARENTESI)<br />

oltreilcibo<br />

animalia<br />

LE<br />

RICE<br />

TTE<br />

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Con ricotta e spinaci<br />

È il più austro-<strong>un</strong>garico dei dolci. Uvetta,<br />

pinoli, frutta secca e miele avvolti in<br />

trentatrè sottilissime sfoglie di pasta fillo<br />

LO STRUDEL<br />

È UN VORTICE<br />

DI EMOZIONI<br />

ELISABETTA MORO<br />

Assaggiare <strong>un</strong>o strudel è come entrare in<br />

<strong>un</strong> vortice. Si viene inghiottiti da <strong>un</strong><br />

gorgo di sensazioni, di emozioni, di<br />

storie e di memorie. È il più austro-<strong>un</strong>garico<br />

dei dolci, <strong>un</strong> vortice lo è di nome<br />

e di fatto. La parola strudel infatti significa proprio<br />

il giro di <strong>un</strong>a materia che si avvolge su se stessa.<br />

Vorticosamente, come il Maelstrom (che ha la stessa<br />

radice *str) di Edgar Alla Poe, il gorgo marino<br />

che inghiotte uomini e cose. Anche in greco, del resto,<br />

la parola trottola ha la stessa origine linguistica<br />

e si chiama strómbos. Proprio come le luci stroboscopiche,<br />

che ci fanno girare la testa in <strong>un</strong> turbine<br />

di colori. E in fondo qualcosa di greco nello strudel<br />

c’è davvero, <strong>per</strong>ché il simbolo della pasticceria danubiana<br />

ha <strong>un</strong>a lontana origine mediterranea. È figlio<br />

infatti dell’ottomano baklava, che i pasticceri<br />

del gran sultano di Istambul avevano ripreso dagli<br />

antichi ricettari di Costantinopoli. Uvetta, pinoli,<br />

frutta secca e miele avvolti in trentatré sottilissime<br />

sfoglie di pasta fillo. Quando il trono del divano<br />

conquista l’Ungheria la ricetta comincia a occi-<br />

DA MINI<br />

A GIGANTE<br />

ECCO<br />

COME<br />

ALLEVARE<br />

IL RETTILE<br />

Scrivete<br />

Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè<br />

stefano.boltri.doc@alice.it<br />

Potete scrivergli anche entrando direttamente<br />

nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando<br />

sulla rubrica “Qua la zampa”<br />

Lessare 500 g di spinaci, scolare e tritare finemente.<br />

Metterli in <strong>un</strong>a ciotola assieme a 200 g di ricotta, 100 g<br />

di prosciutto cotto a pezzettini, 2 cucchiai di parmigiano,<br />

<strong>un</strong> uovo e <strong>un</strong> tuorlo. Mescolare e aggiustare di sale e<br />

pepe. Distendere il composto su <strong>un</strong> rotolo di pasta<br />

sfoglia. Arrotolare e chiudere i bordi. Bucherellare la<br />

su<strong>per</strong>ficie. Infornare a 200° gradi <strong>per</strong> circa 20 minuti.<br />

dentalizzarsi con l’aggi<strong>un</strong>ta delle mele di cui la terra<br />

della Puszta era ricchissima. E quando alla fine<br />

del Seicento il paese magiaro viene strappato ai<br />

Turchi <strong>per</strong> diventare <strong>un</strong>a costola dell’im<strong>per</strong>o austriaco<br />

lo strudel assurge a monumento della pasticceria<br />

viennese.<br />

Ancora oggi, nella metropoli che il grande scrittore<br />

Heimito von Doderer definiva “<strong>un</strong>’antica città romana<br />

volta verso il mediterraneo”, lo strudel più<br />

buono del mondo si mangia al Café Zentral. Dove<br />

Sigm<strong>un</strong>d Freud meditava sull’interpretazione dei<br />

sogni. E l’architetto Adolf Loos sognava città con la<br />

natura nel cuore. E in quegli stessi anni il golosissimo<br />

im<strong>per</strong>atore Francesco Giuseppe filosofeggiava<br />

sul fatto che “<strong>un</strong> giorno senza strudel è come <strong>un</strong><br />

cielo senza stelle”. Quando il compassato strudel<br />

arriva nelle mani dei pasticceri francesi entra nel<br />

grande giro della s<strong>per</strong>imentazione dolce. Nel suo<br />

tempio parigino di rue Bonaparte Pierre Hermé<br />

fonde le mele con burro e zucchero <strong>per</strong> venti ore<br />

consecutive a bassissima tem<strong>per</strong>atura. E il suo vortice<br />

diventa molecolare.<br />

La domanda La risposta di Stefano Boltri<br />

Egregio dottore,<br />

<strong>per</strong> fare fronte alle insistenze<br />

di mia figlia ho ceduto<br />

e <strong>siamo</strong> andate ad<br />

acquistare <strong>un</strong>a piccola<br />

tartaruga d’acqua. Inizialmente<br />

mi è sembrata<br />

<strong>un</strong>’ottima scelta. <strong>Non</strong> fa<br />

rumore, non è molto impegnativa,<br />

non sporca;<br />

insomma <strong>un</strong> <strong>per</strong>fetto animale<br />

da compagnia. Però<br />

alc<strong>un</strong>i giorni addietro mi<br />

sono recato a casa di conoscenti<br />

e ho visto il<br />

“mostro”. Ora non le sto a<br />

dire la mia reazione di<br />

stupore ed incredulità di<br />

fronte al fatto che la mia<br />

pulce potrebbe trasformarsi<br />

in <strong>un</strong> simile esemplare.<br />

Ormai il gioco è fatto,<br />

quindi chiedo a lei quache<br />

consiglio pratico <strong>per</strong><br />

allevare al meglio l’esemplare,<br />

tenendo conto che<br />

in futuro ho la possibilità<br />

di sistemarla all’esterno.<br />

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