Non siamo un Paese per gay, adolescenti a rischio suicidio

IL CAFFÈ 3 marzo 2013
Le tragedie
Il lavoro&Le angosce
La strage di Menznau
riapre il dibattito
sul disagio psicosociale
nel mondo
dell’occupazione
EZIO ROCCHI BALBI
Un processo di alienazione legato
al ruolo che il lavoro
svolge nella nostra società.
Stress. Depressione che avvelena
anche la restante parte
di vita, extra orario lavorativo. Sociologi
e psicologi fanno capire che non si saprà
o capirà mai il “movente” che ha trasformato
il 42enne Viktor B. in uno
spietato giustiziere, ma certo non è irrilevante
il fatto che la strage di Menznau,
nel canton Lucerna, sia avvenuta sul posto
di lavoro. Nulla, comunque, giustificherebbe
i quattro morti e i sei feriti caduti
sotto i colpi della pistola Sphinx di
Viktor.
Anche se fin dalle prime notizie si è subito
cercato di “spiegare” l’inspiegabile.
Era trapelato che la falegnameria che occupa
400 dipendenti aveva preannunciato
dei tagli del personale, ma poi è stato
smentito. Alcuni colleghi hanno detto
che Viktor, da un po’ di tempo, era “strano”,
parlava da solo. C’è chi ha sussurrato
di evidente stato di depressione. Tutte
versioni che non hanno trovato confer-
Si condividono a lungo gli
stessi spazi e i rapporti sono
meccanismi imperfetti
ma dalle autorità.
Resta il fatto che, in Svizzera come ovunque
nel mondo, sparatorie e stragi collegate
al luogo di lavoro, a dissidi con colleghi
o superiori, o generate da problematiche
legate all’attività lavorativa, sono
una tragica costante. Negli Stati Uniti, un
rapporto indica l’omicidio addirittura
come la seconda principale causa di
morte sul lavoro. Quasi fosse il lavoro a
diventare assassino. “Eppure non bisogna
dimenticare che ci si trova a condividere
lo stesso spazio, le stesse strutture
per otto ore al giorno, e i rapporti sul posto
di lavoro sono meccanismi imperfetti
- commenta Alberto Crescentini, docente
alla Supsi di psicologia sociale e dello
sviluppo -. La maggior parte della vita
adulta si svolge in ambito lavorativo, e se
al lavoro ci si trova male, si rischia di av-
I
precedenti
velenare anche la restante parte di vita.
Che sia per stress, per depressione non si
dorme e non si hanno rapporti sociali.
Non a caso uno dei campi più studiati attualmente
è la psicologia delle relazioni,
in particolare il ruolo dell’One Step Up,
che non è propriamente il superiore gerarchico,
ma chi è appena sopra di te. Non
è l’unico, ma è uno dei fattori rilevanti,
che maggiormente influenza l’equilibrio
nei rapporti”.
È anche vero, senza cercare di tracciare
un profilo psicosociale, che la strage di
Menznau presenta non poche analogie
con altri casi accaduti in Svizzera negli ultimi
vent’anni. Il posto di lavoro o, comunque,
i rapporti professionali, hanno
fatto da tragico fil rouge sia quando il capo
del Genio civile a Zurigo, nel 1986, uccise
quattro suoi colleghi; sia quando l’infor-
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Nuove proteste per le armi
Come negli Usa, dove il campanello d’allarme è scattato
dopo la strage nella scuola del Connecticut, anche in
Svizzera riparte il dibattito e la campagna contro le “armi
facili”. Dopo la sparatoria in fabbrica di Menznau, nel canton
Lucerna, si discute nuovamente delle troppe armi nelle
abitazioni. Anche se la Sphinx At 380 usata Viktor era
regolarmente registrata dal fratello. Arrestato e rilasciato.
STRAGE
DI RIVERA
Nel marzo1992 Erminio
Criscione con un raid in
Ticino ammazza sei
persone, tutte in
qualche modo collegate
alla sua attività. Si
ucciderà in prigione
matico di Berna, per dissidi sul lavoro, ha
assassinato - sempre a colpi di pistola - il
suo superiore e la sua vice. E anche il Ticino
riserva di queste analogie, visto che
Claudio Generali, quand’era presidente
del Cda della Banca del Gottardo nel
1994, venne ferito da un colpo di pistola al
ventre da Walter Canepa. “Eppure questa
tendenza a trasformare il luogo di lavoro
in una sorta di regolamento di conti
cruento, non può essere generato solo
dallo stress, dall’angoscia - aggiunge il sociologo
zurighese Luca Bertossa -. E ho
solo punti di domanda considerando che,
da un’ottica sociale, le tensioni tipiche
dell’occupazione, della paura della perdita
del posto di lavoro, del rimanere senza
sostentamento in Svizzera dovrebbero essere
ampiamente ammortizzate. Temo,
invece, che il processo di alienazione sia
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IRRUZIONE
IN BANCA
Il 60enne Walter
Canepa, dirigente della
Gottardo, nel gennaio
1994 spara al
presidente dell’istituto
di credito, Claudio
Generali (nella foto)
SPARATORIA
A SAN GALL0
Nel novembre 1994
un impiegato di 51
anni di una ditta di
impianti sanitari di
San Gallo uccide un
collega di lavoro e ne
ferisce altri quattro
QUANDO È IL LAVORO
A DIVENTARE ASSASSINO
più legato al ruolo che il lavoro svolge
nella nostra società. Una società dove si
ha la percezione che sia essenziale. Non
è strano che queste persone abbiano una
scarsa cerchia d’amici. Perché non hanno
altre aperture, altre dimensioni della
vita: il ruolo che svolge il lavoro per loro,
la percezione della sua importanza è così
totalizzante, che certe persone possono
sentirsi ferite da certe situazioni. Indipendentemente
che lo siano veramente”.
E forse è troppo “comodo” pensare che
chi pianifica e agisce un omicidio al lavoro,
soffra di una forma di paranoia: immagina
che tutti ce l’abbiano con lui, che
vogliano licenziarlo e finisca per covare
un rancore. Che può sfociare in una rabbia
cieca. E fa una strage.
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STRAGE
A ZUGO
Nel 2001 la furia di
Friedrich Leibacher,
scatenata da un
contenzioso per un
ricorso amministrativo,
uccide 14 persone nel
Gran consiglio di Zugo
L’INTERVISTA
Stefano Modenini direttore Aiti
“Il mediatore
aziendale
è imposto
dal tribunale”
La strage a Menznau ha fatto
immediatamente aumentare
le quotazioni della figura
del “mediatore aziendale”, un ruolo
inedito e sconosciuto, ma che
una recente sentenza del Tribunale
federale in materia di prevenzione
dei rischi psicosociali (passata
quasi inosservata) renderebbe
obbligatoria. Più facile a dirsi
che a farsi secondo Stefano Modenini,
direttore dell’Associazione
industrie ticinesi, visto che si
tratterebbe di istituire una posizione
di consulente (interno o
esterno all’azienda) a cui possono
fare capo i dipendenti in caso di
eventuali conflitti sul posto di lavoro.
Una scelta obbligata?
“Si, il foro losannese, accogliendo
le rimostranze di un lavoratore
che denunciava il suo malessere
psicosociale e l’impossibilità di discuterne
sul posto di lavoro, ha
imposto l’obbligo per le imprese
di istituire una persona a cui i lavoratori
possono rivolgersi in totale
fiducia, ma qualche problema
lo solleva”.
Non è una buona idea?
“L’intento è lodevole, ma se nelle
grandi imprese non susciterà
grandi difficoltà, nelle piccole o
medie imprese potrebbe esserci
qualche problema”.
Il tribunale, però, sembra suggerire
l’uso anche del capo del personale.
“Appunto, nella maggior parte dei
casi le piccole e medie aziende
non hanno un responsabile delle
risorse umane”.
Quali altri problemi ci sono per
vedere all’opera questo “mediatore”?
“La sentenza del Tribunale, pur
perseguendo buoni propositi, lascia
in sospeso numerosi interrogativi.
Ad esempio, vista la delicatezza
del ruolo che prevede una
forte componente psicologica, a
cosa serve una persona che, formata
nella mediazione, non dispone
di competenze professionali
in psicologia? E anche dei banali
litigi sul lavoro rischiano di
passare come conflitti psicologici”.
e.r.b.