Non siamo un Paese per gay, adolescenti a rischio suicidio
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IL CAFFÈ 3 marzo 2013<br />
L’anniversario<br />
La lettura & La provincia<br />
EZIO ROCCHI BALBI<br />
LIBRI E FILM<br />
Un Verbano senza frontiera fa<br />
da sfondo anche ai film tratti<br />
dai romanzi di Chiara, come<br />
“La stanza del vescovo” o<br />
“Venga a prendere <strong>un</strong> caffè<br />
da noi” e “Il piatto piange”; a<br />
destra lo scrittore sul<br />
l<strong>un</strong>golago di Luino<br />
IL LAGO È...<br />
LA PROVINCIA<br />
CHIARA<br />
di<br />
Le stesse facce, gli stessi odori, le stesse<br />
piccole storie di <strong>un</strong>a provincia che trova<br />
il coraggio di raccontarsi all’osteria, al<br />
bar, al tavolo dove si gioca agli stessi<br />
giochi di carte. Sono le storie di Piero<br />
Chiara, di cui proprio tra pochi giorni, il 13 marzo,<br />
si festeggerà il centenario della nascita. Storie<br />
senza confine, almeno <strong>per</strong> quanto riguarda la<br />
frontiera tra Italia e Svizzera, tra Luino e Ponte<br />
Tresa, dove i protagonisti si distinguono a malapena<br />
<strong>per</strong> le sfumature dei dialetti, ma che - italiani<br />
o ticinesi che siano - hanno indelebile quel<br />
marchio di “provincia” che, probabilmente, sarebbe<br />
rimasto nascosto come desiderato se i romanzi<br />
di Chiara non fossero diventati dei best<br />
seller. Quelle storie così piccole, così private, così<br />
<strong>per</strong>meate dall’umidità, la nebbia e i colori plumbei<br />
del lago da essere diventate quasi <strong>un</strong> modello.<br />
Già col primo romanzo di successo, “Il piatto<br />
piange”, del 1962, infatti, fa la sua comparsa nella<br />
letteratura italiana <strong>un</strong> piccolo centro di frontiera,<br />
simbolicamente rappresentativa di quell’atmosfera<br />
facilmente riconoscibile,<br />
ammantata di apparente<br />
rispettabilità e di nascoste,<br />
quanto reali inquietudini.<br />
Gente modesta, annoiata e<br />
grottesca nel loro <strong>per</strong>dere<br />
tempo tra gioco d’azzardo,<br />
piccole truffe, case d'app<strong>un</strong>tamento,<br />
tutti col loro soprannome<br />
di paese e incapaci di<br />
evadere dal loro mondo. Il<br />
mondo della provincia, del<br />
lago, così contagioso da restituire<br />
parte di quell’atmosfera<br />
amplificata dal cinema che,<br />
da Chiara, ha saccheggiato abbondantemente.<br />
Se “Venga a prendere <strong>un</strong> caffè da noi”, di Alberto<br />
Lattuada, e “La stanza del vescovo”, di Dino Risi,<br />
giusto <strong>per</strong> nominarne <strong>un</strong> paio, hanno ingigantito<br />
la stessa provincia, lo stesso lago sul grande<br />
schermo, buona parte di quelle atmosfere si possono<br />
ritrovare anche in autori contemporanei<br />
come Andrea Vitali (vedi riquadro) o Andrea Fazioli<br />
che, pur virando in giallo i suoi romanzi, ritrova<br />
le stesse abitudini di <strong>un</strong>a provincia ormai<br />
modernizzata e la presenza fissa del lago. “È vero,<br />
<strong>per</strong>chè in fondo il lago, con quelle acque profonde,<br />
scure, che non restituiscono mai niente rispecchia<br />
immediatamente quell’aria di mistero -<br />
commenta l’autore di “Uno splendido inganno”-.<br />
Afuria di sentirselo ripetere,<br />
forse ad Andrea Vitali<br />
questo continuo accostamento<br />
a Chiara poteva infastidire.<br />
Macché. Lo scrittore di Bellano<br />
non nasconde, al<br />
contrario, la sua ammirazione<br />
<strong>per</strong> il “collega”<br />
di Luino col quale divide<br />
gli odori del lago, la<br />
vita di provincia, la curiosità<br />
<strong>per</strong> <strong>un</strong> certo genere<br />
di storie e caratteri.<br />
“È l’autore che ho più<br />
frequentato, in senso libresco,<br />
fin dalla tenera<br />
età - dice Vitali -. E mi<br />
sono schierato a<strong>per</strong>tamente<br />
con lui anche<br />
quando volevano farlo<br />
‘passare di moda’, o considerarlo<br />
autore di serie B. Forse sono<br />
troppo ingenuo, ma continuo a<br />
privilegiare le storie che mi<br />
piacciono alle mode critiche”.<br />
Cosa accom<strong>un</strong>a la sua scrittura<br />
a quella di Chiara?<br />
“Ci sono tante similitudini, a<br />
partire dal lago che è fondamentale,<br />
ma anche delle diffe-<br />
E poi mi piace pensare che anche Chiara, come<br />
Vitali del resto, anche se non classificabili come<br />
giallisti hanno scritto storie che, come le mie,<br />
non hanno bisogno di omicidi in serie, sangue e<br />
sparatorie <strong>per</strong> raccontare gli intrighi, le truffe, i<br />
ANDREAVITALI<br />
“Gli stessi odori e i caratteri strani<br />
di chi sta sulla riva magra o grassa”<br />
ANDREA<br />
VITALI<br />
In uscita<br />
a maggio<br />
l’ultimo<br />
romanzo:<br />
“Un bel<br />
sogno<br />
d’amore”<br />
(Garzanti)<br />
renze. La scrittura, lo stile di<br />
Chiara, ad esempio, è molto più<br />
rigorosa della mia. Lo dico con<br />
umiltà; io sono più portato ad<br />
<strong>un</strong> certo gergo, a scrivere il parlato”.<br />
E basta il lago ad <strong>un</strong>irvi?<br />
“Verbano o Ceresio che sia vedo<br />
più cose simili che diverse, la<br />
riva brutta e quella bella, quella<br />
‘magra’ e quella ‘grassa’. Una<br />
geografia che non può non influenzare<br />
i caratteri”.<br />
Stessa gente, stesse storie?<br />
“Ma sì, l’<strong>un</strong>ica frontiera è quella<br />
della Ue. Per me è <strong>un</strong> gesto automatico,<br />
appena nomino la<br />
Svizzera alzo il braccio a indicarla<br />
ov<strong>un</strong>que mi trovi. È sempre<br />
lì, e anche il mio prossimo<br />
romanzo ‘Un bel sogno d’amore’<br />
è tutto ambientato ad Ascona,<br />
raccolto dalle storie di <strong>un</strong> ex<br />
cameriere che millanta meraviglie<br />
assolute, donne, sogni di<br />
ricchezza. Come <strong>per</strong> Chiara anche<br />
<strong>per</strong> me gli odori del lago<br />
fanno di questo spicchio di<br />
Lombardia e il Ticino <strong>un</strong> tutt’<strong>un</strong>o”.<br />
33<br />
‘<br />
TRA<br />
VIRGOLETTE<br />
Le storie senza confine<br />
del grande scrittore<br />
di Luino mantengono<br />
la stessa atmosfera nel<br />
centenario della nascita<br />
delitti di <strong>un</strong>a provincia come la nostra”. Una provincia<br />
radicalmente cambiata rispetto a mezzo<br />
secolo fa, ma che ancora oggi sa rievocare <strong>un</strong> clima<br />
che sembra idelebile, <strong>un</strong> tutt’<strong>un</strong>o che <strong>un</strong>isce<br />
le diverse sponde del lago, che cancella confini<br />
che sembrano esistere solo geograficamente.<br />
“Parliamo di mondi, come quello di Chiara, in<br />
cui l’oralità aveva <strong>un</strong> ruolo importante; in cui la<br />
gente si ri<strong>un</strong>iva a raccontare e bastava ascoltare -<br />
dice Renato Martinoni, saggista e docente di letteratura<br />
italiana all'Università di San Gallo -. Poi<br />
Chiara sapeva costruire ‘la’ storia, e <strong>per</strong> capire<br />
come è facile riconoscersi in quella provincia<br />
può bastare <strong>un</strong> racconto, bellissimo, come ‘Mi<br />
sento Giuditta’, dove il protagonista sul porto di<br />
Luino guarda il lago e sente l’odore del caffè di<br />
Ascona, di Locarno, il profumo della donna. E il<br />
lago ha <strong>un</strong> ruolo importante, non è e non è mai<br />
stato <strong>un</strong>a barriera”.<br />
Poco importa che gli stessi luinesi, come Martinoni<br />
del resto, riconoscano a Vittorio Sereni<br />
(coetaneo e conterraneo di Chiara, e che festeggerà<br />
il centenario a luglio) <strong>un</strong> gradino più alto tra<br />
le pagine della letteratura. Entrambi hanno saputo<br />
narrare come ness<strong>un</strong>o le stesse strade che<br />
collegano la Lombardia lacustre al Ticino.<br />
“<strong>Non</strong> bisogna paragonare Chiara<br />
a Sereni, che era <strong>un</strong> poeta, con <strong>un</strong> occhio<br />
più raffinato - ammette Martinoni -<br />
. Chiara è <strong>un</strong> narratore, <strong>un</strong> affabulatore<br />
come Dario Fo che, non a caso, è nato<br />
nelle stesse parti a Portovaltravaglia. È<br />
inevitabile in queste storie di provincia<br />
identificarsi, <strong>per</strong>chè chi legge si sente<br />
parte di queste storie sia che sia ticinese,<br />
varesotto o comasco. Il lago non ha mai<br />
avuto <strong>un</strong>a linea di confine, e mi basta ricordare<br />
la famiglia di mio nonno, quando portavano<br />
i piccoli da allattare dalle balie a<br />
Pino. Poi le storie di sesso quando, sempre<br />
sulla frontiera, i ticinesi andavano a messa la<br />
mattina al loro paese, <strong>per</strong> poi passare in ben altri<br />
luoghi di piacere oltreconfine. E anche questo ritroviamo<br />
in Chiara, nelle sue storie di contrabbandieri<br />
e guardie, dove c’è spazio <strong>per</strong> <strong>un</strong>a parodia<br />
critica di <strong>un</strong> mondo chiuso e bigotto. La provincia,<br />
app<strong>un</strong>to”. erocchi@caffe.ch<br />
Q@EzioRocchiBalbi