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@ www.damianotamagni.ch www.ti.ch/DI Nelle tavole di Simona Denna la ricostruzione dell’omicidio Tamagni LA TRAGEDIA DI LOCARNO Violenza come un videogioco Quattro scene di un delitto Le sequenze della morte di Tamagni, gli interrogativi del processo LIBERO D’AGOSTINO Sul capo di Damiano non c’erano lesioni. La morte gli è arrivata addosso, senza nemmeno avere il tempo di capire perché. Le scarpe da ginnastica, le felpe e le T-shirt colorate di qualche misura più grande dei loro corpi da ventenni. Uguali, del tutto uguali a centinaia di altri giovani che la sera del primo febbraio dell’anno scorso affollavano le stradine di Città vecchia a Locarno per il Carnevale. Solo che Ivica Grgic, Marko Tomic, Ivan Jurkic e I.C. ,il minorenne che era con loro, poco prima di mezzanotte, senza aver bevuto, solo qualche tiro di marijuana, si trasformano in una micidiale macchina di violenza. Su Damiano infieriscono a pugni e a calci, in meno di un minuto il ventiduenne di Gordola è a terra agonizzante. Se non fosse una storia tragicamente vera, che il 19 gennaio prossimo sarà ricostruita passo dopo passo, colpo su colpo, al processo di Locarno, sembrerebbero le sequenze di un video gioco terribile, dove bastano quattro fermo immagine per cancellare una vita. Chissà come Ivica e Marko, entrambi accusati di omicidio intenzionale, e Ivan che deve rispondere solo di aggressione, spiegheranno al giudice Mauro Ermani tanta violenza. Era fredda quella notte del primo febbraio. Sono le 23.40. Un gruppo di giovani discute animatamente in via Borghese, pare stessero litigando, tra di loro c’è Damiano. Arrivano i tre assieme al minorenne, è quest’ultimo e Ivan che aggrediscono per primi Damiano, spinte e un pugno al braccio. Poi Marko e Ivica lo colpiscono al viso e alla mascella. Chissà perché ce l’hanno proprio con lui? Lo conoscevano? C’era già stato qualche screzio? Oppure quello che è capitato a Damiano poteva capitare a chiunque altro si fosse trovato là per caso? Interrogativi a cui il processo darà una risposta. Più difficile sarà spiegare perché dopo i primi pugni, i quattro continuano a colpire. Certamente Damiano ha cercato di difendersi, di reagire in qualche modo. Da solo contro quattro. Accade tutto così velocemente, come in tutte le cose più assurde e inverosimili, che gli amici che erano con Damiano non si accorgono di quanto stava succedendo. Secondo la ricostruzione della procuratrice pubblica Rosa Item, Marko gli sferra ancora due calci, uno allo stinco e l’altro tra la pancia e la coscia, mentre il minorenne gli dà un calcio al fianco sinistro, per allontanarsi subito L’intenzione di ammazzare e i colpi che hanno ucciso. Le domande chiave del dibattimento di Locarno dopo. Il giovane cade a terra, si rannicchia su sè stesso e in tre continuano a colpirlo. Erano decisi ad ammazzarlo o, quantomeno, si rendevano conto che lo stavano uccidendo? Ecco un’altra Grazie alla fondazione in ricordo del giovane di Gordola promosse iniziative e dibattiti nelle scuole contro la violenza giovanile Capita spesso, purtroppo. Solo la tragica fine di Damiano Tamagni ha portato un intero Paese ad interrogarsi sul fenomeno della violenza giovanile, su cosa fare concretamente per arginarlo, su come intervenire per scongiurare un altro dramma. Sull’onda dell’emotività e della reazione della societé civile, all’indomani dell’omicidio di Locarno si è costituito un Gruppo operativo, coordinato dal procuratore pubblico Antonio Perugini, che ha prodotto un rapporto che analizzava e indicava le strade da percorrere, con una premessa: “Nascondere la testa sotto la sabbia o distogliere lo sguardo per non vedere - recitava il rapporto - sono atti di colpevole irresponsabilità di cui tutti ne pagheremo lo scotto”. Qualcuna delle misure proposte, come un coprifuoco per i minorenni, attuato in alcune SOLIDARIETÀ E ATTIVISMO La fiaccolata spontanea l’indomani dell’omicidio Tamagni Un Paese si mobilita dopo la tragedia, proposte misure coercitive e preventive domanda chiave del processo, per provare l’accusa di omicidio intenzionale per cui Ivica e Marko rischiano sino a vent’anni di carcere. Sono loro due, sostiene l’accusa, a dargli gli ultimi calci, quelli fatali, alla testa. Damiano ha l’arteria vertebrale sinistra lacerata, l’autopsia accerta che muore per un’emorragia cerebrale. Ma sono stati proprio i calci alla testa di Ivica e Marko a causare la sua morte? Sarà la verità processuale a stabilirlo. Più difficile sarà accertare, e capire, il perché di tanta violenza. ldagostino@caffe.ch Quando il dramma dà una scossa a politici, istituzioni e società civile città svizzere, non è stata però accolta dalla maggioranza dei sindaci ticinesi. Ha lavorato soprattutto sulla prevenzione e l’informazione nelle scuole la Fondazione Damiano Ti-Press DAMIANO TAMAGNI La foto di Damiano sull’altarino allestito subito dopo il dramma in Città Vecchia a Locarno Tamagni, costituita sulla spinta di un gruppo di amici e familiari del giovane di Gordola.Grazie ai fondi raccolti sono stati sovvenzionati progetti che puntano al dialogo, alla sensibilizzazione, alla convi- venza civile. A cominciare dalla primissima età, con un percorso formativo, impostato da due docenti dell’Alta scuola pedagogica che si indirizza proprio nell’educazione emotiva della scuola del- Ti-Press le persone MAURO ERMANI PRESIDENTE DELLA CORTE Toccherà a lui presiedere la corte che giudicherà gli imputati dell’omicidio Tamagni ROSA ITEM PROCURATRICE PUBBLICA Ha condotto sin dall’inizio l’inchiesta che in ottobre ha concluso con l’atto di accusa DIEGO OLGIATI AVVOCATO DI PARTE CIVILE L’avvocato locarnese difenderà in aula gli interessi della famiglia di Damiano Tamagni FRANCESCA PERUCCHI AVVOCATO DIFENSORE L’avvocatessa luganese difende Ivica Grgic dall’accusa più grave, omicidio intenzionale LUCA MARCELLINI AVVOCATO DIFENSORE L’ex procuratore generale prenderà le parti di Ivan Jurkic accusato di aggressione YASAR RAVI AVVOCATO DIFENSORE È subentrato a Carlo Borradori nella difesa di Marko Tomic, accusato di omicidio e pornografia l’infanzia. “Lo scopo principale della Fondazione - spiega il segretario Giacomo Sciaroni -. è proprio quello di lavorare sulle coscienze dei giovani e dei loro genitori, partendo ovviamente anche dai più piccoli”. Ma la Fondazione Damiano Tamagni, nata nel giugno dello scorso anno, si è attivata anche nelle scuole medie, sponsorizzando un concorso di disegno contro la violenza giovanile. Nei prossimi giorni la pubblicazione del miglior lavoro che diventerà un manifesto giovanile di promozione del vivere in pace. E dalle scuole medie del Locarnese partirà una pièce teatrale, sempre sostenuta dalla Fondazione, che avrà l’obiettivo, insieme ad un dibattito organizzato tra gli allievi, di far riflettere i giovani sulle conseguenze di un atteggiamento violento e scriteriato. “Con la testa e non con le mani”, è la frase scelta dalla Fondazione per sottolineare il suo impegno di sensibilizzazione e prevenzione sulla violenza giovanile. Parole che servono a ricordare che Damiano non dev’essere morto invano. m.g.
G PATRIZIA GUENZI uarderanno in faccia i colpevoli della morte del figlio Damiano. Maurizio e Annamaria Tamagni il prossimo 19 gennaio siederanno lì, in un’aula delle Assise criminali di Locarno. A pochi passi dal luogo in cui, a soli 22 anni, lo scorso primo febbraio il loro “Dami” veniva ucciso a calci e a pugni durante il carnevale in Città Vecchia. Scruteranno i volti dei tre ragazzi, tuttora rinchiusi in una cella del carcere della Farera. “Abbiamo sempre avuto la certezza di partecipare al processo - conferma Maurizio Tamagni -. Io e mia moglie saremo presenti in aula. Esserci sarà l’ultimo passo di questo dramma. Nel senso che ci aiuterà ad elaborare fino in fondo questo lutto. Forse…”. E, alzando gli occhi al cielo, papà Tamagni aggiunge: “Chissà, penso che quando si tocca il fondo non si possa che ripartire…”. Già, ripartire. Dall’inferno salire verso un limbo un po’ meno doloroso. È questo che si auspicano i coniugi Tamagni. “Anche se non vuol certo dire dimenticare”, precisa il padre. Deborah, invece, la sorella di Dami, non sarà presente al processo. “Io no… no, non me la navigate al vostro ritmo Orange Home Pack. Pagate soltanto quando navigate e telefonate, risparmiando il canone d’abbonamento per il collegamento di rete fissa. a partire da CHF 19.- al mese modem Flybox offerto “Essere in aula ci aiuterà ad elaborare il nostro lutto” La mamma e il papà di Damiano guarderanno negli occhi i tre imputati Remy Steinegger sento proprio”, ripete. Intanto, anche se la ferita per la morte di Damiano si è leggermente rimarginata, i familiari lo ricordano spesso. “Ne parliamo, certo - riprende Deborah -. Non potrebbe essere altrimenti. Il vuoto lasciato da Dami è incolmabile. Ne parliamo, ricordiamo i bei momenti trascorsi assieme, le sue passioni, tutto ciò che amava, i suoi sogni…”. Spezzati troppo presto. Una tragedia che al processo verrà sviscerata minuto per minuto, gesto per gesto. Comprensibile la difficoltà di assistervi. “No Soddisfatti o rimborsati. Provate Orange Home Pack per 14 giorni. orange.ch/homepack no, non voglio rivivere un’altra volta questo dramma - ribadisce Deborah -. Già è dura così, il dolore c’è e mi accompagnerà per tutta la vita… ma pensare di guardare in faccia quei tre ragazzi accusati di avere ucciso mio fratello, un loro coetaneo, non ce la farei”. Tuttavia, Annamaria e Maurizio Tamagni hanno deciso di esserci il prossimo 19 gennaio. Di incrociare gli occhi dei tre ragazzi che hanno spezzato la vita di Dami, durante una serata che solo di festa doveva essere e che, invece, s’è trasformata in tragedia. Una trage- La sorella: “No, io non ci sarò. Non voglio rivivere un’altra volta questo dramma. È già abbastanza dura così”. IL PADRE Maurizio Tamagni nel salotto di casa, una settimana dopo la tragedia, mentre mostra le numerose lettere di solidarietà ricevute dia che, dopo quasi un anno, rivivranno attimo per attimo nell’aula del tribunale di Locarno. E, molto probabilmente, dovranno mettere in conto di incrociare anche gli sguardi dei genitori dei ragazzi accusati… E chissà mai che non tentino di avvicinare mamma e papà Tamagni. “Sì, ci ho pensato. Non lo so… non so proprio come potrei reagire”, conclude Tamagni. pguenzi@caffe.ch IL CAFFÈ 18 gennaio 2009 5 La strage di Erba Castagna: “Spero che il mio perdono faccia pentire quei due assassini” il dovere di coscienza di perdonare”, aveva dichiarato al Caffè, all’indomani della tra- “Abbiamo gedia, la signora Tecla, nonna di Damiano. Un sentimento espresso anche da Carlo Castagna, l’imprenditore di Erba che l’11 dicembre del 2006 ha perduto moglie, figlia e nipotino nella mattanza compiuta da Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati lo scorso novembre all’ergastolo per quella che sin da subito è stata definita la “strage di Erba”. “Perdono ma ad una condizione però…”. Dica… “Che dopo il percorso di condanna gli assassini riescano a compiere un percorso interiore che li renda consapevoli del male fatto. Che si pentano, che trovino la giusta serenità di cuore e di anima. Ecco… questo mi auguro”. Lei aveva chiesto una giusta condanna. Sono stati condannati all’ergastolo. Soddisfatto? “Ho sempre detto che mi affidavo alla giustizia, alla giustizia umana. Certo, mi fa specie pensare all’ergastolo. Tuttavia, vedendo alcuni recenti fatti di cronaca dove anche assassini con un ergastolo sul capo escono di prigione dopo 15-16 anni…”. Quindi? “Beh, se accadesse a chi ha fatto del male ai miei cari mi sembrerebbe una crudele scorciatoia. Tuttavia, mi augurerei che avessero compiuto un recupero, una rivisitazione tale del loro gesto che li ha cambiati dentro, nel loro intimo”. CARLO CASTAGNA Marito, padre e nonno delle tre vittime della strage di Erba “Perdonare non evita la sofferenza. Non avevo altro modo per affrontare il lutto” Certo che parlare di perdono davanti a tragedie di questo tipo sembra impossibile. “Eppure, mi creda: perdonare serve soprattutto a noi stessi, alle vittime. E poi mi reputo fortunato”. In che senso, scusi? “Possiamo chiamarla grazia? Ecco, io ho avuto questa fortuna, questa grazia, che mi ha aiutato ad accettare una terribile realtà”. Con la quale deve fare i conti tutti i giorni… “Perdonare non evita la sofferenza. All’inizio credevo di non riuscire a sopravvivere alla morte di mia moglie, di mia figlia, del mio amato nipotino… Ma ne sono certo: non potevo scegliere un altro modo per affrontare questo lutto”. Come vede il futuro? “Una fila di giorni in cui il pensiero costante resta uno solo. E spero di avere la forza di continuare a seguire gli insegnamenti del cristianesimo. Prego che anche loro, proprio come me, siano toccati dalla grazia di Dio”. p.g. Durata minima del contratto: 12 mesi. Se il nostro servizio non vi soddisfa, potete restituire la vostra scheda SIM e la Flybox entro 14 giorni seguendo la procedura descritta nella confezione della Flybox e disponibile sul sito orange.ch.
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