Giudici unica nota stonata in un coro di sì ai Bilaterali - regione - La ...

IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
8 CRONACA
S’indaga sui conti
dei boss brasiliani
della prostituzione
Gli inquietanti retroscena
del traffico da Rio alla Svizzera
GIUSEPPE BIZZARRI
da Rio de Janeiro
“Si tratta di molto denaro, e sui trasferimenti
bancari tra il Brasile e la
Svizzera, ne sapremo molto di più
quando torneranno in Goiania i
due agenti della polizia federale,
inviati in Ticino per seguire, assieme
ai colleghi svizzeri, le indagini
sulla gang dei fratelli Dias”. Anilton
Roberto Turibio, commissario
esecutivo regionale della polizia
federale di Goias, rivela al Caffè
l’inquietante lucro del traffico di
brasiliane inviate in Svizzera per
prostituirsi; un affare che ha movimentato,
solo in Brasile, un milione
di reais (500 mila franchi
svizzeri), un valore destinato a salire,
visto che la polizia federale otterrà
presto dall’autorità giudiziaria
brasiliana il permesso di rompere
il segreto bancario di Nadia,
Nájila, Natalia e Anderson Abrantes
Dias, i fratelli in combutta con
gli svizzeri Mauro Giorgio Ballerini
(marito di Nadia) e Roberto
Taddei (sposato con Nàjila), con i
quali avrebbero organizzato il traffico
di prostitute verso la Svizzera,
ma, probabilmente, anche in Italia
e Spagna. Paese, quest’ultimo,
dove il racket della prostituzione –
secondo il commissario Turibio –
è legato alla mafia russa.
Il 14 gennaio, la polizia brasiliana,
in collaborazione con la polizia
Federale svizzera e quella ticinese,
hanno realizzato un’operazione
simultanea nei due continenti per
arrestare la gang che avrebbe inviato
illegalmente nei club ticinesi
come minimo 15 brasiliane di
età compresa tra i 18 e 25 anni, ma
- secondo il commissario della polizia
federale, Luciano Ferreira
Dornelas, responsabile delle indagini
in Brasile – il numero delle ragazze
inviate nella Confederazione
elvetica, con la promessa di un
sicuro lavoro come cameriera, sarebbero
molte di più.
È nella lussuosa casa a tre piani di
proprietà di Nadia, ad Anápolis,
che gli agenti hanno arrestato i
Dias. Nella stessa villa sono scattate
le manette anche per Mauro
Ballerini, 61 anni, italiano naturalizzato
svizzero, marito di Nadia.
L’abitazione di Anápolis era la base
della banda per il reclutamento
delle ragazze che avveniva nei comuni
goianos di São Miguel do
Passa Quatro, Vianópolis e Anápolis.
Nadia era già stata arrestata assieme
ad Anderson il 24 novembre
scorso, quando furono presi in flagrante
dagli uomini della polizia
civile nel tentativo di comprare,
per 20 mila reais, il figlio di Cinelda,
la giovane madre che, nonostante
avesse accettato inizialmente
l’offerta dei Dias di vendere
il proprio bambino ad una coppia
svizzera, cambiò idea e
collaborò con la polizia. Poco dopo
l’arresto dei Dias in una strada
centrale di Senador Canedo. Dopo
il primo fermo, i due brasiliani
furono messi in libertà pochi giorni
dopo, ma – sostiene Turibio –
ora, in prigione, ci rimarranno per
alcuni mesi prima di ottenere la libertà
provvisoria.
Nei giorni scorsi un’altra operazione
è stata realizzata in collaborazione
con le forze dell’ordine bra-
ROSA
& CACTUS
UNA ROSA A...
Aron
Goldhirsch
UN CACTUS A...
Luigi
Bruschetti
Nel campionato di basket il
ritiro dell’Hérens ha “eliminato”
la retrocessione. E la Sam
Massagno del presidente
Bruschetti ha già tirato i remi
in barca, vendendo lo straniero
migliore. De Coubertin
storcerebbe il naso...
LA ROSA E IL CACTUS
SONO OFFERTI DA
Piazza Muraccio, Locarno
Tel. 091 751 72 31- Fax 091 751 15 73
siliane e spagnole nel Paese iberico,
nazione dove il maggior numero
di brasiliane finiscono per prostituirsi.
Il giro di vite del Brasile,
contro il traffico di esseri umani, è
uno degli sforzi della politica estera
del governo Lula per mostrare al
mondo che il Paese è cambiato, ed
è degno d’occupare l’ambito posto
di membro permanente alle Nazioni
Unite. Le indagini sul traffico
di donne tra Brasile e Svizzera iniziarono
nel 2004, dopo che la polizia
elvetica mise gli occhi su alcuni
movimenti sospetti di brasiliane
in Ticino, nel bar Oceano, locale
frequentato da Roberto Taddei e
Mauro Ballerini.
@
http://it.wikipedia.org/wiki/Goiás
www.eoc.ch
www.youtube.com/watch?v=M0pp4TLtaGU
Il marito della donna deceduta al San Giovanni
“Voglio sapere perché
mia moglie è morta
Ora chiedo chiarezza”
“Posso solo dire che voglio
chiarezza… Ma adesso la mia
vita s’è spezzata e il mio pensiero
costante è per mia figlia,
affinché in qualche modo ritrovi
il suo equilibrio”. Poche
parole, dette a stento da Pietro
Lo Rocco - raggiunto al telefono
in Sicilia dal Caffè - marito
di Caterina Barbera, la donna
trentacinquenne, incinta di
cinque mesi, morta una settimana
fa nel reparto ostetricia
e ginecologia dell’ospedale
San Giovanni di Bellinzona.
Era ricoverata per una banale
infezione ai reni e sarebbe stata
dimessa di lì a poco. Invece…
A trovare la mamma priva
di vita è stata la figlia, tre
anni appena.
Erano circa le tre meno venti
del pomeriggio. Quando la
bambina, per la gioia di abbracciare
la mamma che presto
gli avrebbe dato un fratellino,
era corsa davanti al padre
e aveva spalancato la porta
della camera dove, da circa
una settimana, era ricoverata
Caterina Barbera. Purtroppo
per la donna non c’era più
niente da fare. Priva di vita
giaceva nel suo letto d’ospedale.
Sul tavolo il vassoio del
pranzo non c’era più. La tragedia
dovrebbe essere accaduta
nell’arco delle due ore precedenti
la visita di Pietro e della
bambina. Ma Pietro è troppo
scosso per seguire il ragionamento
del cronista… “In questo
momento devo pensare
solo a lei, a mia figlia”, ripete
dalla Sicilia, dove è sceso per i
funerali della moglie, le cui
esequie in Ticino si sono svol-
te a inizio settimana a Bodio,
accompagnate da un lungo
corteo di parrocchiani che
hanno voluto dare l’ultimo saluto
a quella giovane mamma
giunta soltanto pochi mesi fa
nella loro comunità per ricongiungersi
al marito, da tempo
operaio dell’Alptransit.
Sulla vicenda è stata aperta
un’inchiesta. Voluta dai vertici
dell’Ospedale San Giovanni
che hanno comunque sin da
subito escluso loro responsabilità
e negligenze. Anche se,
stabilire le cause precise di
una morte così inspiegabile,
accaduta all’interno di una
struttura ospedaliera, è molto
importante. Ed è ciò che si
aspetta anche Pietro Lo Rocco.
“Adesso la mia vita s’è spezzata e il
mio pensiero costante è per mia figlia,
affinché ritrovi il suo equilibrio”
Comprensibilmente ancora
sotto choc, nella sua mente si
accavallano domande, dubbi,
esitazioni. Un tarlo che lo agita
notte e giorno: ma cosa può
essere accaduto, quale ragione
c’è per cui la vita della sua
giovane sposa si è spezzata in
maniera così improvvisa? Capire
la ragione, ecco… questo
gli sta a cuore. “Per ora non me
la sento di aggiungere altro…
Ma è ovvio che voglio sapere
perché mia moglie è morta”,
ripete.
Intanto, tra qualche giorno
Pietro e la piccola faranno ritorno
in Ticino. Lui riprenderà
il lavoro al cantiere dell’Alptransit,
la bambina tornerà
all’asilo. “La mia vita è lì. Quella
di mia figlia anche. È già stata
sufficientemente sconvolta.
Devo far di tutto per farle ritrovare
un equilibrio”, conclude.
p.g.
A Lugano Doppia aggressione in città verso sera
A Zurigo
La protesta di un automobilista
Due condomini, due donne...
due rapine in pochi minuti
Hanno aggredito due donne, una incinta, per rapinarle. Attimi di paura
ieri pomeriggio, sabato, poco prima delle 18 in via Riva Paradiso a Lugano,
all’interno del Lidorama Park, ai numeri 30- 32. I due rapinatori, uno di
30 anni circa, vestito di nero e armato di pistola, sono riusciti a rapinare
solo una delle due donne prima di fuggire con una jeep scura. La due donne
sono state ricoverate in ospedale in stato di choc. La prima è stata aggredita
da uno dei due uomini, l’altro probabilmente lo aspettava in macchina,
appena fuori lo stabile ma è riuscita a reagire con prontezza e a rifugiarsi
all’interno del palazzo, da dove ha chiamato la polizia. La vittima
è la cuoca di uno dei familiari dei fratelli Sergio e Geo Mantegazza che
Inquietante episodio a Paradiso, una delle
aggredite è incinta. In serata, terzo colpo
ad un distributore di benzina a Minusio
Marco Monteiro
hanno la sede della loro immobiliare proprio nel condominio. I rapinatori
hanno poi puntato sull’atrio dell’ altro palazzo, che fa anche parte dell’elegante
complesso Lidorama Park, dove hanno bloccato la donna incinta.
In questo caso il colpo è andato a segno. Grande spavento per la vittima
che è stata poi trasportata in ospedale. Dopo la seconda aggressione,
i due rapinatori si sono dati alla fuga sottraendosi ai numerosi posti di blocco
della polizia. La rapina ha suscitato parecchio allarme nel Luganese. Il
sindaco di Paradiso, Ettore Vismara, è preoccupato: “Me lo aspettavo – dice-.
C’erano stati segnali recenti con altre rapine a Lugano, ho pensato che
prima o poi sarebbe capitato anche da noi. Nel nostro comune, ci sono
locali notturni, alberghi e il centro asilanti, ed è abbastanza sorvegliato. Abbiamo
otto poliziotti, ma purtroppo oggi garantire la sicurezza è sempre
più difficile. Temo che bisognerà mettere delle telecamere nelle strade”. In
serata, ancora una rapina, questa volta al distributore Shell di Minusio.
ARRESTATI IN BRASILE
I fratelli Nadia e Anderson Abrantes Dias
durante l’interrogatorio al commissariato
di Senador Canedo. Nadia è sposata
al ticinese Ballerini, pure lui in carcere
Si è aggiudicato il premio
internazionale più importante nel
campo della ricerca sul cancro
al seno. Una rosa, quindi, al
primario ticinese del dipartimento
di ricerca dell’Istituto oncologico
della Svizzera italiana.
Marco Monteiro
Lega il radar al tram e lo sfascia
A Como
In Svizzera tedesca sembra andare di
moda l’autopromozione tra pirati della
strada e nemici dei limiti di velocità.
Dopo il ragazzo che, mascherato,
poche settimane fa, si è vantato in televisione
di viaggiare a velocità folli, è
la volta dei distruttori di radar. L’ultima
prodezza, dopo essere stata diffusa
da ZurichCity info, è persino finita
su You Tube. Mostra un uomo, che, a
Zurigo, scende dal tram e lega un radar
a una delle carrozze. Quando riparte,
mentre in sottofondo si sente
un complice sghignazzare in attesa
dello show, il tram si porta dietro l’intero
strumento per la rilevazione della
velocità, coperto da un fracasso assordante.
La Lega dei Ticinesi, il cui presidente,
Giuliano Bignasca, è pure finito nei
guai per aver invitato i cittadini a portagli
dei radar togliendoli dalle strade,
gongola. Negli ultimi dieci mesi, in Ticino,
i dieci radar fissi hanno infatti
provocato una piccola strage di indisciplinati:
sono stati circa 50 mila gli
automobilisti immortalati dalle scatole
grigie piazzate in tutto il cantone.
Un caso diplomatico per i cavalli
Un caso diplomatico a quattro zampe.
Il branco di cavalli inselvatichiti
che staziona sul monte Bisbino, scorazzando
e dannegiando le coltivazioni
sulla fascia di confine, rischia d’innescare
un contenzioso tra Ticino e
Lombardia e di arrivare, addirittura sino
a Berna e a Roma. C’è chi vorrebbe
sloggiarli, ma è subito sceso in campo
il noto etologo Giorgio Celli, che avverte:
“Catturarli significa sparare loro
con le siringhe narcotizzanti, col rischio
che si rompano una zampa, per
poi trasportarli. Invece devono resta-
Animali selvatici tra Svizzera e Italia
re lì”. In quello che ormai, secondo
l’etologo, è il loro habitat naturale.
Una tesi quella di Celli che certamente
sarà difesa dai gruppi animalisti
ben presente sia in Ticino che nel Comasco.
A sollevare il problema dei cavalli
allo stato brado era stato, come
ricorda il quotidiano La Provincia, il
sindaco di Sagno, Giuseppe Tettamanti,
il quale ha lamentato i danni
provocati ai campi e il pericolo che
rappresentano anche per gli escursionisti
e gli automobilisti che percorrono
la strada nella Valle di Muggio.