Giudici unica nota stonata in un coro di sì ai Bilaterali - regione - La ...

Il dossier
LA SVIZZERA
E L’EUROPA
AL SUPERMARKET
DELLE IDEE
LILLO ALAIMO, direttore responsabile
Al supermarket delle idee
per contrastare la crisi
economica, non c’è progetto
o pacchetto di milioni che
valga l’importanza per la Svizzera
degli accordi con l’Europa.
Se l’8 febbraio la maggioranza
dovesse dire no all’estensione
dei Bilaterali a Bulgaria e Romania,
per quanto riguarda la libera
circolazione delle pesone,
l’economia della Confederazione
rischierebbe uno tsunami
più devastante della recessione
che sta colpendo la Svizzera
come ogni altra nazione.
Un corto circuito delle relazioni
commerciali tra Confederazione
ed Europa vorrebbe dire interrompere
un flusso quotidiano di
oltre un miliardo di franchi. Facile
comprendere che la Svizzera
non può fare a meno dell’Europa.
Che si possa pensare il
contrario è incredibile. Eppure
c’è chi in questa votazione lo sostiene.
segue a pagina 2
Ago & filo
Tutto il governo ticinese
nella task force anti crisi.
Per sostenere i consumi
si produrrà più carta.
L’ALTRO
Se il reality
sovrappone
la vita alla tv
EDMONDO BERSELLI
Prima dell’invenzione del reality
show, i due mondi, quello
vero e quello artificale, erano
nettamente distinti: di qua la vita, di
là la televisione. Già si sapeva che la
tv conteneva una dose massiccia di
irrealtà. Persino il vicino di casa che
avesse partecipato a un telequiz, diventava
all’improvviso un alieno da
guardare con un misto di ammirazione
e di sospetto. Poi la realtà televisiva
ha inglobato la realtà.
La tragedia
Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– /€ 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35
Domenica
18 gennaio 2009
Settimanale di attualità, sport e cultura
caffe@caffe.ch www.caffe.ch
Inchiesta del Caffè fra i sindaci delle 50 principali città svizzere
Giudici unica nota stonata
in un coro di sì ai Bilaterali
I SINDACI delle principali città della Confederazione,
da Zurigo a Berna, da Ginevra
a Basilea guardano all’Europa. Interpellati
dal Caffè una cinquantina di sindaci invitano
a votare sì il prossimo 8 febbraio per
l’estensione della libera circolazione a Romania
e a Bulgaria. Unanimi sostengono
che c’è in gioco il futuro del Paese. Dire no
BETTELINI, D’AGOSTINO e GALIMBERTI ALLE PAGINE 2 e 3
CON LA MORTE DI DAMIANO
IN AULA LA VIOLENZA GIOVANILE
SIMONETTA CARATTI, vice direttore
Marko, Ivan, Ivica: 19, 20, 22.
Sommando le loro età si
arriva appena a 61 anni,
ne rischiano parecchi di anni per
aver aggredito, provocandone la
morte, Damiano Tamagni. Due ragazzi
apprendisti e un giovane ven-
ditore, vite apparentemente normali,
che sono esplose in una violenza
assurda. A calci e pugni sferrati
alla pancia, tra le costole, al
viso, e quando Damiano era
inerme a terra, altri calci alla testa.
E’ stato ucciso così. Apparentemente
senza un motivo.
segue a pagina 2
significherebbe smantellare gli accordi Bilaterali
con Bruxelles. Un lusso che la Svizzera
non può più permettersi. In questo
coro di favorevoli solo il sindaco di Lugano,
Giorgio Giudici, fa da controvoce: “Sono
contrario - spiega -, perché i Bilaterali si
sono rivelati un bidone e oggi non si tutelano
per niente gli interessi del Ticino”.
“Il processo
ci aiuterà
ad elaborare
il lutto”
LOTTO SVIZZERO 3 22 38 39 42 43 • NUMERO COMPLEMENTARE 20 • JOKER 888099 • EXTRA JOKER 268076 • SUPERENALOTTO ITALIANO 13 17 25 55 64 85 • NUMERO JOLLY 11
DA OLTRE 40 ANNI
Anno XV • Numero 2
TORREFAZIONE DI CAFFÈ
TORREFAZIONE
DI CAFFÈ
TEL 091 791 22 26
FAX 091 791 01 90
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carlito@swissonline.ch
Immigrazione
tra verità
e pregiudizi
SANDRO CATTACIN
MARINO NIOLA
Il caso
Sulle tracce dei soldi
dei boss a luci rosse
Flussi finanziari illegali dal Brasile al Ticino
La storia
“Io, futuro Peltonen,
anche senza una mano”
Mamma e papà Tamagni È trionfo sul Lauberhorn
ALLE PAGINE 4 e 5
Simona Denna © Caffè
Hamas non accetta la tregua
Sì di Israele
alla fine
delle ostilità
A PAGINA 7
DAVIDE ha solo dieci anni, e da
cinque si presenta grintoso e tenace
sulla pista da hockey. Indossa
la maglia numero 16, la stessa del
suo idolo, il campione Ville Peltonen,
che spera di emulare. Solo che
Davide non ha la mano destra fin
dalla nascita. A lui non importa,
non è un problema. È tra i Moskito
B di Lugano e sul ghiaccio è uno
che non molla fin dai tempi dell’asilo.
“E dal primo allenamento non
sono più uscito di pista”.
segue a pagina 38 GUENZI A PAGINA 11
Marco Monteiro
L’analisi
Guidati soprattutto dalla
geografia del mercato, i
migranti seguono in gli
spostamenti del capitale come se
fosse il Pifferaio di Hamelin. Ma
un fenomeno ciclico, come è appunto
l’immigrazione, non è
esente da stereotipi collettivi e
pregiudizi.
segue a pagina 43
IN un’intervista al Caffè Anilton Roberto
Turibio, commissario della
polizia federale di Golas rivela tutti
i retroscena di una vasta indagine
sul traffico di donne (e bambini) tra
Brasile ed Europa che ha coinvolto
un’intera famiglia brasiliana con solide
radici in Ticino (nella foto l’arresto
in Brasile dei fratelli Abrandes
Dias). L’inchiesta sta portando alla
luce un mercato internazionale
della prostituzione, enormi flussi finanziari
attraverso le banche.
BIZZARRI A PAGINA 8
Wengen
rossocrociata
con Defago
A PAGINA 14
GAA 6600 LOCARNO –– N. 2
9 7 7 1 6 6 0 9 6 8 9 0 0
0 2

@
www.bilaterali.ch
www.udc-ticino.ch
www.bfs.admin.ch
dalla prima pagina
LA SVIZZERA
E L’EUROPA
AL SUPERMARKET
LILLO ALAIMO
direttore responsabile
Una strategia politico
economica orientata
sugli investimenti, su
un marketing capace di attirare
imprese straniere, sullo
sviluppo di un settore cruciale
come la logistica, sull’innovazione
tecnologica e sulla
riconversione energetica. Al
supermarket delle idee i progetti
non mancano per contrastare
la crisi, ma tutto risulterà
inutile se la Svizzera dovesse
decidere di isolarsi ulteriormente,
di fare passi e passi
indietro dopo quasi vent’anni
di trattative con l’Europa tessute
con estrema fatica. Ma
soprattutto a vantaggio della
Svizzera, anche perchè gli accordi
vanno oltre i capitoli
economici, estendendo la
cooperazione a settori quali la
sicurezza, l’asilo, l’ambiente,
la cultura, i trasporti.
Berna lo sa, ma lo sanno soprattutto
i principali centri
della nazione, gli agglomerati
urbani nei quali si concentra
la forza economica e finanziaria
della Confederazione.
Lo sanno i “governatori” di
Zurigo, Ginevra, Basilea, San
Gallo, Berna, Friburgo. Insomma,
lo sanno i sindaci dei
50 principali centri che il
Caffè ha intervistato. Hanno
detto tutti sì all’estensione dei
Bilaterali. Tutti con un’unica
incredibile eccezione: il sindaco
di Lugano che, per la verità,
è in compagnia dei colleghi
di Chiasso e di Mendrisio.
Solo 3 su 50. Qualcosa vorrà
pur dire. Al supermarket delle
idee, le loro hanno pochi acquirenti.
Forse! Vedremo l’8
febbraio.
alaimo@caffe.ch
dalla prima pagina
PER DAMIANO
UNA GIUSTIZIA
EQUA
SIMONETTA CARATTI
vice direttore
U
na follia omicida, creduta
impossibile, che è
entrata di prepotenza
nella nostra quotidianità, dimostrando
che anche qui, in Ticino,
può succedere l’impensabile.
L’indignazione è stata grande,
contagiosa e anche costruttiva
per le misure che si stanno studiando
per arginare la violenza
giovanile. C’è stato anche qualche
scivolone politico, come
quello di chiedere “una giustizia
rapida ed esemplare”. Un invito
maldigerito del ministro della
giustizia Pedrazzini, a pochi
giorni dal brutale omicidio di
Damiano, che per metà si è rivelato
“profetico”. In soli otto mesi,
un tempo record per i normali
ritmi d’indagine, il Ministero
pubblico ha concluso l’inchiesta.
Ora ci chiediamo, Pedrazzini
sarà “profetico” anche per l’altra
metà del suo appello: avremo
una “giustizia esemplare”? È un
termine che fa venire i brividi
lungo la schiena, quasi quanto
l’agghiacciante ricostruzione
che la procuratrice Item fa nell’atto
di accusa dell’omicidio Tamagni,
riportando secondo per
secondo, scena dopo scena, immagini
degne di un film dell’orrore.
La violenza va punita, anche
severamente, in base alle
colpe addebitate. E questo non
basterà a colmare le sofferenze
di chi ha perso un figlio, un fratello,
un amico in una notte di
carnevale. Ma non parliamo più
di giustizia esemplare. Non lasciamo
aleggiare questo spettro
nell’aula del processo. Per un
giudice, una corte la giustizia
deve essere solo equa in un processo
per nulla scontato, dove
accusa e difesa lotteranno per far
prevalere la loro verità attorno
ad un interrogativo chiave: chi
ha colpito Damiano voleva, o era
consapevole, di ucciderlo?
LA SVIZZERA E L’EUROPA
LUGANO
CONTRARIO
Sindaco
Giorgio Giudici (PLR)
Popolazione
56.719 ab.
Densità
1.698 abitanti/km²
LIBERO D’AGOSTINO
Fine il ragionamento
del sindaco di Zurigo:
chi vuole evitare che la
Confederazione aderisca
all’Ue deve votare
sì l’8 febbraio. Il paradosso
intelligente di Elmar Ledergerber
è presto spiegato: l’ Europa
può fare a meno della Svizzera, e
non viceversa. Quindi, se il No
dovesse seppellire gli attuali accordi
Bilaterali, non resterebbe
altra strada se non quella dell’adesione
all’Ue , sedendosi da
ultimi arrivati al gran tavolo dei
Ventisette. Come lui la pensano
anche una cinquantina di sindaci
delle principali città sentiti dal
Caffè, con la clamorosa eccezione
del luganese Giorgio Giudici che
in Ticino si trova, però, in buona
compagnia, con Moreno Colombo,
Chiasso, e Carlo Croci di
Mendrisio pure schierati per il no
all’estensione della libera circolazione
a Romania e Bulgaria.
Sulla carta i giochi sembrerebbero
già fatti. Sostengono, difatti,
il sì l’Unione della città svizzere,
le associazioni economiche, i
Cantoni, i sindacati che chiedono
però misure più incisive contro il
dumping salariale, e la maggior
parte dei partiti, esclusi ovviamente
la Lega dei ticinesi, che ha
lanciato il referendum assieme ai
giovani democentristi, l’Udc e altre
formazioni minori della destra
isolazionista. Teoricamente una
larga maggioranza, ma solo in
A Bruxelles
non ci si sta
entusiasmando
per i continui tira
e molla elvetici
teoria. È dal 1992, dai tempi della
votazione sullo Spazio economico
europeo, che in Svizzera per
un verso o per un altro si vota periodicamente
sui rapporti con
l’Unione europea e il risultato
delle urne è stato sempre una
grossa incognita. Per i sindaci intervistati
dal Caffé, bocciare
l’estensione della libera circolazione,
significherebbe un pericoloso
passo indietro dopo l’approvazione
popolare degli accordi bilaterali
con l’Europa. Ma svanita
la sindrome dell’idraulico polacco,
vaga ora per i cantoni lo
spettro di orde di disoccupati bulgari
e rumeni, di rom famelici
pronti ad invadere la Confederazione.
Paure diffuse per i posti di lavoro
e per la sicurezza, che i fautori del
sì cercano di disinnescare ricordando
che la Confederazione
guadagna oggi un franco su tre
grazie alle relazioni con l’Ue, che
anche un posto di lavoro su tre dipende
da questo rapporto o che
la prima tornata dei degli accordi
bilaterali ha aperto per le aziende
svizzere un mercato di 490 milioni
di consumatori. “Non ci
sono alternative ai bilaterali – sottolinea
convinto il sindaco di San
Gallo – non si può tornare indietro”.
Il sindaco di Zurigo se la ride
quando sente che un liberale
come Giudici, alla guida di una
ZURIGO
FAVOREVOLE
Sindaco
Elmar Ledergerber
(PS)
Popolazione
380.189 ab.
Densità
3.985 abitanti/km²
Dai sindaci delle città
netto “sì” ai Bilaterali
Giudici unico a dire no fra i più importanti amministratori
L’EMIGRAZIONE
Nel quarto fascicolo, “L’altro”,
un’analisi del sociologo Sandro
Cattacin e dell’antropologo Marino
Niola sul tema dell’emigrazione
dopo la lettera dello studioso
Renato Martinoni al Corriere del
Ticino che criticava un’intervista
pubblicata sul Caffè
A PAGINA 43
città che è la terza piazza finanziaria
rossocrociata, sostiene il
no: “Evidentemente è un europeista
convinto – ironizza-, se
vince il no si cancellano i Bilaterali
e non ci resta che entrare nel-
I
A Zurigo
“I lavoratori immigrati
garantiscono lo sviluppo”
il referendum sull’estensione a Bulgaria e Romania dei
Trattati bilaterali rappresenta un momento determi-
nante per il futuro della Svizzera. Qual è la posizione
del sindaco di Zurigo, Elmar Ledergerber? “Per me è
chiaro che vi è una necessità per la Svizzera. Se la popolazione
facesse prevalere il no, al Paese non rimarrebbe
altra scelta che cercare di entrare a tutti i costi in Europa.
Coloro che non vogliono entrare in Europa devono votare
sì. Se ci fosse una maggioranza di no, tutti i bilaterali
sarebbero annullati. Una catastrofe per il Paese, per la nostra
economia, per la scienza per le nostre università, per
la sanità, per la nostra stessa mobilità in Europa. ”.
Anche dal punto di vista economico?
“La fine dei bilaterali sarebbe uno svantaggio per le imprese
che lavorano nell’import e nell’esportazione, per
tutti coloro che negoziano all’estero. Se si pensa che il 50%
dei franchi che giungono in Svizzera sono di fatto elabo-
“Abbiamo avuto un’immigrazione
bilanciata. Ospedali, università..., senza
di loro non potrebbero funzionare”
ELMAR
LEDERGERBER
Sindaco di
Zurigo, favorevole
ai bilaterali
GINEVRA
FAVOREVOLE
Sindaco
Manuel Tornare
(PS)
Popolazione
74.879 ab.
Densità
11.668 abitanti/km²
SAN
GALLO
FAVOREVOLE
Sindaco
Thomas Scheitlin
(PLR)
Popolazione
74.334 ab.
Densità
1.886 abitanti/km²
l’Unione”. L’Ue intanto tace. Non
si è nemmeno pronunciata sulla
famosa “clausola ghigliottina”, secondo
cui se venisse bocciata la
libera circolazione, decadrebbe
tutto il pacchetto del primo accordo
bilaterale quello che più interessa
alla Svizzera. Ma a Bruxelles
non ci si entusiasma di certo
per 17 anni di tira e molla elvetici,
c’è chi si chiede che faccia farebbero
gli svizzeri se in qualche
Stato dell’Unione si votasse per limitare
loro l’ingresso nel Paese.
I sindaci degli altri cantoni di
frontiera non sembrano affatto
temere l’assalto dei lavoratori
dell’Est o un aumento della criminalità,
minacce particolarmente
sentite in Ticino. Dai municipi
più in vista della Confederazione
si ribatte che oggi c’è un grande
bisogno di manodopera estera e
che alla criminalità, grande o piccola
che sia, non serve la “libera
circolazione” per penetrare nel
Paese.
ldagostino@caffe.ch
rati all’estero ci si rende conto del danno che ciò creerebbe”.
Lei ha la percezione che i cittadini di Zurigo che rappresenta
hanno la sua stessa posizione?
“Sono sicuro di sì. Credo che più del 60% voterà sì”.
Cosa pensa della posizione del suo collega Giudici, Sindaco
di Lugano che si è espresso per il no?
“Giudici vota no? (risatina). Ah, ma allora è un segreto
simpatizzante dell’entrata in Europa. È un Europeista
convinto. Perché vede, chi vota no, o è un convinto sotterraneo,
sostenitore dell’entrata in Europa o non ha capito
veramente di che si tratta . Perché in Svizzera, in
quella tedesca ma anche in Ticino, lo sviluppo economico
è basato sul lavoro di questa immigrazione. Oggi e nel
passato sono gli immigrati che garantiscono lo sviluppo”.
Lebera circolazione anche per Bulgari e Rumeni; non
teme ripercussioni per la sicurezza?
“In Svizzera molti hanno avuto paura prima e dopo l’entrata
in vigore degli altri accordi bilaterali. Ma non è successo
niente di quello che temevano. Abbiamo avuto una
immigrazione bilanciata e controllata. E aggiungo che gli
ospedali, le università senza questa immigrazione non
potrebbero funzionare”.
MANUEL
TORNARE
Sindaco di
Ginevra, voterà
sì l’8 febbraio
È
A Ginevra
“Non si può rischiare
di fare un passo indietro”
MASSIMO PILLERA, da Zurigo STEFANO BETTELINI
Ti-Press
BERNA
FAVOREVOLE
Sindaco
Alexander
Tschäppät (PS)
Popolazione
122.178 ab.
Densità
2.366,9 abitanti/km²
FRIBURGO
FAVOREVOLE
Sindaco
Pierre-Alain
Clément (PS)
Popolazione
36.544 ab.
Densità
3.921 abitanti/km²
favorevole all’estensione della libera circolazione
delle persone a Romania e Bulgaria? “Si -
risponde il sindaco di Ginevra, Manuel Tornare -
. Fa parte del processo di integrazione della Svizzera
in Europa. Anche la popolazione ginevrina è sempre
stata favorevole a questo tipo di integrazione. Respingere
il rinnovo degli accordi bilaterali sarebbe veramente
un passo indietro; non dobbiamo ascoltare i discorsi
dell’Udc. Se la Svizzera non si integra in Europa
si troverà sempre più chiusa su se stessa ed isolata.
Per quanto riguarda Romania e Bulgaria, bisogna avere
solidarietà per i Paesi dell’est che vengono da una situazione
difficile, e quindi sono favorevole.
Visto che in passato la gente non si è dimostrata pronta per
un’adesione, i trattati bilaterali rappresentano un buon
compromesso, forse tipicamente svizzero, ma soprattutto
una tappa importante per la prosperità della Svizzera”.
“I miei concittadini sono meno
populisti che altrove dove l’Udc e la
Lega hanno un peso e si fanno sentire”
Il sindaco di Lugano si è schierato per il referendum e ha
sottolineato il pericolo di un aumento di criminalità e
dumping salariale?
“Credo che la criminalità sia capace di sfuggire ai controlli
indipendentemente dai bilaterali. Per il dumping salariale,
all’entrata in vigore degli accordi, c’era un timore abbastanza
diffuso che si potesse verificare, ma non è successo.
Sono state prese delle misure per gestirlo, e non dico che in
nessun caso si sia verificato, ma è stato controllato. Senza
gli accordi comunque ci sarebbero stati problemi maggiori
di disoccupazione. Per il resto, credo che in Ticino ci sia un
certo populismo, e un marcato antagonismo con l’Italia”.
Sia il Ticino che Ginevra sono cantoni di frontiera, ma
hanno idee diverse sui bilaterali; è solo questione culturale
o dipende dal fatto che sul Lemano ci sono più grandi
industrie?
“Ginevra è sempre stata una città internazionale. E forse,
tornando agli aspetti populistici, sono meno rappresentati
politicamente, perché a Ginevra abbiamo grosso modo un
50% di cittadini di sinistra e un 50% di elettori di destra,
mentre l’Udc ha un peso moderato. In Ticino invece c’è la
Lega che come l’Udc in altri cantoni ha un peso che si fa
sentire”. sbettelini@caffe.ch

Ti-Press
Così hanno risposto i 50 sindaci intervistati dal Caffè
Nella Svizzera tedesca
Aarau (15.670 ab.) Sì
Baar (20.266 ab.) Sì
Baden (17.098 ab.) Sì
Basilea (163.521 ab.) Sì
Berna (129.323 ab.) Sì
Coira (35.720 ab.) Sì
Davos (11.050 ab.) Sì
Ittingen (10.688 ab.) Sì
Kloten (17.148 ab.) Sì
Köniz (37.448 ab.) Sì
Kriens (25.691 ab.) Sì
Lucerna (58.381 ab.) Sì
Olten (17.172 ab.) Sì
A
A San Gallo
“Sono molto vantaggiosi
per la zona di frontiera”
nche il sindaco di San Gallo, Thomas Scheitlin, (Plr),
è favorevole senza se e ma forse sia al rinnovo degli
Accordi Bilaterli, che alla loro estensione a Romania
e Bulgaria.
Anche lei tra la schiera dei favorevoli?
“Certo, sono chiaramente a favore degli accordi su cui saremo
chiamati a votare. E lo sono in modo estremamente
convinto”.
Sembra molto determinato…
“Lo sono, infatti. Gli accordi che sono stati negoziati con
l’Unione europea sono la strada migliore per il nostro Paese,
non esistono alternative e indietro non si può tornare”.
Pensa siano positivi anche per San Gallo, che è città di
confine?
“Senz’altro. La mia posizione è proprio dettata dalla convinzione
che gli accordi con l’Unione europea offrano solo
vantaggi per la mia città, proprio in quanto centro di con-
“Rappresentano un’ottima opportunità,
un’occasione unica per preservare
il nostro benessere, per il futuro”
THOMAS
SCHEITLIN
Sindaco
di San Gallo
CORRADO GALIMBERTI
Rapperswil SG (7.601 ab.) Sì
San Gallo (74.879 ab.) Sì
Sciaffusa (34.611 ab.) Sì
Soletta (15.511 ab.) Sì
Svitto (14.186 ab.) Sì
Thun (42.319 ab.) Sì
Wil ZH (1.280 ab.) Sì
Zugo (26.105 ab.) Sì
Zurigo (380.189 ab.) Sì
Nella Svizzera francese
Bulle (16.850 ab.) Sì
Delémont (11.364 ab.) Sì
Friburgo (33.836 ab.) Sì
fine. Lo vediamo tutti i giorni”.
E precisamente?
“Vediamo i vantaggi per le industrie, per il tessuto economico
e commerciale. Da quando sono entrati in vigore noi
abbiamo riscontrato solo aspetti positivi”.
Il fatto che gli accordi vengano estesi a Paesi come Romania
e Bulgaria non le fa storcere il naso?
“Sono contrario a disparità di trattamento tra membri di
uno stesso consesso. Tutti i Paesi dell’Unione europea sono
uguali e a tutti vanno offerte le medesime opportunità”.
Tutte rose e fiori o intravede qualche aspetto negativo?
“Nessun aspetto negativo. Quanto è stato negoziato sono
convinto sia un’otttima opportunità, per offrire un futuro
alle aziende che lavorano nell’export. Un no cambierebbe
la situazione in modo negativo!”.
E i suoi cittadini?
“Non abbiamo registrato problemi di nessun tipo. La Svizzera
è da sempre un Paese multiculturale e multietnico e
anche l’arrivo di molti tedeschi non ha creato attriti di nessun
genere”.
Il sindaco è contro i bilaterali. Lei cosa ne dice?
“Non conosco i termini del problema e preferisco non
prendere posizione.” cgalimberti@caffe.ch
ALEXANDER
TSCHÄPPÄT
Sindaco
di Berna
“È FAVOREVOLE O CONTRARIO
ALL’ESTENSIONE DEGLI ACCORDI BILATERALI ?”
In Ticino
Ginevra (188.174 ab.) Sì
Agno (3.891 ab.) Sì
La Ch.-de-Fonds (37.023 ab.) Sì
Losanna (130.721 ab.) Sì
Montreux (23.800 ab.) Sì
Morge (14.433 ab.) Sì
Neuchâtel (32.389 ab.) Sì
Nyon (17.916 ab.) Sì
Renens (18.416 ab.) Sì
Sierre (15.405 ab.) Sì
Sion (28.871 ab.) Sì
Yverdon (25.090 ab.) Sì
Vevey (17.109 ab.) Sì
I
A Berna
“Accordi necessari
per la nostra crescita”
l sindaco di Berna, Alexander Tschäppätt (Ps), è favorevole
ai Bilaterali e ritiene che indietro non si
possa tornare.
GIORGIO
GIUDICI
Sindaco
di Lugano
A
Perchè è favorevole ai Bilaterali?
“Penso che sino ad ora il nostro Paese abbia solo approfittato
dei Bilaterali, che per la Svizzera rappresentano
un modello da non abbandonare, una necessità
che si è dimostrata praticabile, e un pacchetto di accordi
che ha accompagnato la nostra crescita economica.
Ed è proprio ora, in questi momenti di crisi, che
bisogna continuare su questa strada.
Pensa che senza i Bilaterali si andrà incontro agli scenari
foschi dipinti dalle associazioni economiche?
“Guardi, sono convinto che indietro non si possa davvero
tornare, e che non approvare i Bilaterali rappresenterebbe
un autogol per la Svizzera nel suo complesso,
specie per tutti i lavoratori. Persone che, del resto,
sono protette dalle misure fiancheggiatrici”.
Pensa che la Svizzera abbia tutto da guadagnare e
“Sarebbe un azzardo e un autogol in
questo momento farsi soggiogare dalle
paure. Non si deve tornare al passato”
nulla da perdere?
“È chiaro che ci sono anche aspetti negativi, così come
ci sono tra Paesi dell’Unione europea. Le paure da parte
di molti cittadini, in particolare nei confronti di alcuni
paesi, e mi riferisco a Romania e Bulgaria, vanno affrontate,
bisogna dare delle risposte. Penso ad esempio
ai timori legati al dumping salariale. Ma sarebbe un azzardo
farsi soggiogare da queste paure. E del resto non
si possono fare discriminazioni tra i Paesi dell’Unione
europea. Pensiamo a cosa era il Portogallo, ad esempio,
e a cosa è diventato grazie ai legami con l’Ue.”
Il sindaco di Lugano, Giorgio Giudici, si è schierato
contro i Bilaterali. Ne è sorpreso?
“Il Ticino si trova in una posizione delicata, di questo
sono consapevole, e capisco la diffidenza ticinese verso
questi trattati. So che la situazione da voi è chiaramente
più difficile che in altri cantoni, ma torno a ribadire che,
proprio per questo motivo, bisogna mettere in atto con
rigore le misure per combattere i i rischi di dumping
salariale, rafforzare le misure accompagnatrici e mettere
in atto controlli che evitino gli abusi. In questo contesto
capisco la posizione di Giorgio Giudici, che fa il
sindaco in una realtà molto euroscettica”. c.g.
Airolo (1.628 ab.) Sì
Balerna (3.534 ab.) Sì
Bellinzona (17.479 ab.) Sì
Biasca (6.023 ab.) Sì
Blenio (1.799 ab.) Sì
Brissago (1.981 ab.) Sì
Chiasso (7.792 ab.) No
Giubiasco (8.162 ab.) Sì
Gordola (4.135 ab.) Si
Locarno (15.153 ab.) Sì
Lugano (56.719 ab.) No
Mendrisio (6.721 ab.) No
PIERRE-ALAIN
CLÉMENT
Sindaco
di Friburgo
A Lugano
nche se in Ticino è affiancato da Moreno
Colombo per il municipio di Chiasso e
da Carlo Croci a Mendrisio, il no del sin-
daco di Lugano Giorgio Giudici per il voto
dell’8 febbraio risuona come una controvoce
nel coro di sì dei sindaci delle principali città
svizzere. “Altre città e altri cantoni non hanno
i problemi che vivono oggi Lugano e il Ticinoribatte
Giudici-. Siamo una regione di frontiera
e, a differenza, di altri, noi ci troviamo da
soli a gestire questi problemi. I Bilaterali si
sono dimostrati un colabrodo e non ci tutelano
per niente”.
Lugano è, comunque, la terza piazza finanziaria
della Svizzera e la città più internazionale
del cantone, il suo è un no che inevitabilmente
pesa su tutto il Ticino. Come lo spiega?
“ Ma domandiamoci pure perché in Ticino ci
sia oggi tanto risentimento popolare non solo
verso l’estensione della libera circolazione, ma
anche per tutti gli accordi bilaterali. La risposta
è che per la gente c’è innanzitutto un problema
di sicurezza a cui finora non è stata data
una risposta adeguata, per un territorio di
confine come il nostro. È senza risposta è rimasto
pure un altro problema, quello della
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
3
“Questo trattato è un colabrodo,
ecco perché sono contrario”
“Non si deve solo pensare a finanza
e grandi imprese, dobbiamo
tutelare anche i nostri artigiani”
I
LUGANO
concorrenza sottocosto che le ditte estere
fanno ai nostri artigiani. Imprese artigiane che
sono l’ossatura del nostro sistema produttivo
e sociale e che rischiano di scomparire”.
Ma è grazie anche ai bilaterali se si sono
creati nuovi posti di lavoro, se export ticinese
e piazza finanziaria sono progrediti.
“Non dobbiamo solo pensare alle grandi imprese
e alla finanza. Dobbiamo anche salvaguardare
quelle piccole ditte, quell’artigianato,
che è il nostro tessuto connettivo, messo
in pericolo da un’applicazione poco accorta di
questi accordi. Mi sembra strana la posizione
dei sindacati che invitano a votare sì ma chiedono
più tutele per i lavoratori e i piccoli artigiani.
È questa logica che bisogna capovolgere:
prima precise tutele, poi gli accordi. Dopo non
si può fare niente ”.
Lei è stato favorevole ai bilaterali, oggi è invece
contrario all’estensione della libera circolazione
a Romania e Bulgaria.
“Io non ho niente contro rumeni e bulgari. Tutt’altro.
Oggi dico solo che nell’ambito dei bilaterali
ci vogliono garanzie specifiche per il Ticino.
Noi dobbiamo fare di tutto perché si salvaguardino
le vere risorse del nostro territorio”.
Con il no alla libera circolazione potrebbe
saltare tutto il pacchetto dei bilaterali, non è
un rischio troppo grosso?
“È quello che si ripete spesso e suona come un
ricatto. Se un accordo si basa su un ricatto significa
che esso è sbagliato o che c’è qualcosa
che non funziona”. l.d.a.
A Friburgo
Viaggio
nei principali
centri della
Confederazione
alla vigilia del voto
sulla “libera
circolazione”
“Il Paese ha bisogno
dei mercati stranieri”
l sindaco di Friburgo è farevole all’estensione
della libera circolazione delle persone a Romania
e Bulgaria. E al Caffè precisa: “Permettono di so-
stenere lo sviluppo delle nostre imprese che hanno
bisogno del mercato estero e di poter esportare facilmente.
Questo sarebbe difficile senza intese con
l’Unione europea. Sostenendo le imprese svizzere
salvaguardiamo anche il mercato del lavoro interno”,
risponde il sindaco di Friburgo, Pierre-Alain Clément.
Ha potuto osservare se negli ultimi anni sono aumentati
i friburghesi “emigrati” per cercare lavoro?
“No, non ho rilevato questo fenomeno, ma noi viviamo
una realtà che è diversa da quella dei cantoni
di confine, come ad esempio a Ginevra o in Ticino. A
Friburgo siamo un po’ in seconda linea”.
Non teme che la Svizzera possa così perdere la sua
identità?
“No, non credo. Se pensiamo anche a quello che è
“Permettono di sostenere lo sviluppo
delle nostre imprese; di quelle che
devono poter esportare facilmente”
definito come ‘il miracolo economico svizzero’ dobbiamo
dire che è stato possibile anche grazie ad investitori
esteri. Le caratteristiche della Svizzera sono
il suo modello di democrazia, il funzionamento del
governo e strumenti come i referendum e le iniziative,
tutte cose che non cambieranno certo con gli
accordi bilaterali”.
Giorgio Giudici, sindaco di Lugano, si è schierato
per il referendum, ha sottolineato i pericoli legati
a criminalità e dumping salariale, che cosa ne
pensa?
“I bilaterali non sono trattati di apertura alla criminalità,
ma all’economia. Contro la criminalità è importante
stabilire in che misura le leggi e le loro applicazioni
in Europa sono uniformi, e dove è opportuno
trovare maggiori intese. Si è dibattuto molto sul
timore dell’invasione di lavoratori dell’Est, ma questi
scenari non si sono realizzati. Quindi non condivido
le preoccupazioni del sindaco di Lugano. Bisogna
anche considerare che l’apertura del mercato del
lavoro non è a senso unico, gli svizzeri hanno maggiori
possibilità di approfittare di opportunità di lavoro
all’estero”. s.b.

@ www.damianotamagni.ch
www.ti.ch/DI
Nelle tavole di
Simona Denna
la ricostruzione
dell’omicidio
Tamagni
LA TRAGEDIA DI LOCARNO
Violenza come un videogioco
Quattro scene di un delitto
Le sequenze della morte di Tamagni, gli interrogativi del processo
LIBERO D’AGOSTINO
Sul capo di Damiano non
c’erano lesioni. La
morte gli è arrivata addosso,
senza nemmeno
avere il tempo di capire
perché. Le scarpe da
ginnastica, le felpe e le T-shirt colorate
di qualche misura più
grande dei loro corpi da ventenni.
Uguali, del tutto uguali a centinaia
di altri giovani che la sera del
primo febbraio dell’anno scorso
affollavano le stradine di Città
vecchia a Locarno per il Carnevale.
Solo che Ivica Grgic, Marko
Tomic, Ivan Jurkic e I.C. ,il minorenne
che era con loro, poco
prima di mezzanotte, senza aver
bevuto, solo qualche tiro di marijuana,
si trasformano in una micidiale
macchina di violenza. Su Damiano
infieriscono a pugni e a
calci, in meno di un minuto il ventiduenne
di Gordola è a terra agonizzante.
Se non fosse una storia
tragicamente vera, che il 19 gennaio
prossimo sarà ricostruita
passo dopo passo, colpo su colpo,
al processo di Locarno, sembrerebbero
le sequenze di un video
gioco terribile, dove bastano quattro
fermo immagine per cancellare
una vita.
Chissà come Ivica e Marko, entrambi
accusati di omicidio intenzionale,
e Ivan che deve rispondere
solo di aggressione, spiegheranno
al giudice Mauro Ermani
tanta violenza. Era fredda quella
notte del primo febbraio. Sono le
23.40. Un gruppo di giovani discute
animatamente in via Borghese,
pare stessero litigando, tra
di loro c’è Damiano. Arrivano i tre
assieme al minorenne, è quest’ultimo
e Ivan che aggrediscono per
primi Damiano, spinte e un pugno
al braccio. Poi Marko e Ivica lo
colpiscono al viso e alla mascella.
Chissà perché ce l’hanno proprio
con lui? Lo conoscevano? C’era già
stato qualche screzio? Oppure
quello che è capitato a Damiano
poteva capitare a chiunque altro
si fosse trovato là per caso? Interrogativi
a cui il processo darà una
risposta. Più difficile sarà spiegare
perché dopo i primi pugni, i quattro
continuano a colpire. Certamente
Damiano ha cercato di difendersi,
di reagire in qualche
modo. Da solo contro quattro. Accade
tutto così velocemente,
come in tutte le cose più assurde
e inverosimili, che gli amici che
erano con Damiano non si accorgono
di quanto stava succedendo.
Secondo la ricostruzione della
procuratrice pubblica Rosa Item,
Marko gli sferra ancora due calci,
uno allo stinco e l’altro tra la pancia
e la coscia, mentre il minorenne
gli dà un calcio al fianco sinistro,
per allontanarsi subito
L’intenzione di ammazzare e i colpi
che hanno ucciso. Le domande chiave
del dibattimento di Locarno
dopo. Il giovane cade a terra, si
rannicchia su sè stesso e in tre
continuano a colpirlo. Erano decisi
ad ammazzarlo o, quantomeno,
si rendevano conto che lo
stavano uccidendo? Ecco un’altra
Grazie alla fondazione in ricordo del giovane di Gordola promosse iniziative e dibattiti nelle scuole contro la violenza giovanile
Capita spesso, purtroppo.
Solo la tragica fine di Damiano
Tamagni ha portato
un intero Paese ad interrogarsi sul
fenomeno della violenza giovanile,
su cosa fare concretamente
per arginarlo, su come intervenire
per scongiurare un altro dramma.
Sull’onda dell’emotività e della
reazione della societé civile, all’in-
domani dell’omicidio di Locarno
si è costituito un Gruppo operativo,
coordinato dal procuratore
pubblico Antonio Perugini, che ha
prodotto un rapporto che analizzava
e indicava le strade da percorrere,
con una premessa: “Nascondere
la testa sotto la sabbia o
distogliere lo sguardo per non vedere
- recitava il rapporto - sono
atti di colpevole irresponsabilità
di cui tutti ne pagheremo lo
scotto”. Qualcuna delle misure
proposte, come un coprifuoco per
i minorenni, attuato in alcune
SOLIDARIETÀ
E ATTIVISMO
La fiaccolata
spontanea
l’indomani
dell’omicidio
Tamagni
Un Paese si mobilita dopo
la tragedia, proposte misure
coercitive e preventive
domanda chiave del processo, per
provare l’accusa di omicidio intenzionale
per cui Ivica e Marko
rischiano sino a vent’anni di carcere.
Sono loro due, sostiene l’accusa,
a dargli gli ultimi calci, quelli
fatali, alla testa. Damiano ha l’arteria
vertebrale sinistra lacerata,
l’autopsia accerta che muore per
un’emorragia cerebrale. Ma sono
stati proprio i calci alla testa di
Ivica e Marko a causare la sua
morte? Sarà la verità processuale
a stabilirlo. Più difficile sarà accertare,
e capire, il perché di tanta
violenza. ldagostino@caffe.ch
Quando il dramma dà una scossa
a politici, istituzioni e società civile
città svizzere, non è stata però accolta
dalla maggioranza dei sindaci
ticinesi.
Ha lavorato soprattutto sulla prevenzione
e l’informazione nelle
scuole la Fondazione Damiano
Ti-Press
DAMIANO TAMAGNI
La foto di Damiano sull’altarino
allestito subito dopo il dramma
in Città Vecchia a Locarno
Tamagni, costituita sulla spinta di
un gruppo di amici e familiari del
giovane di Gordola.Grazie ai fondi
raccolti sono stati sovvenzionati
progetti che puntano al dialogo,
alla sensibilizzazione, alla convi-
venza civile. A cominciare dalla
primissima età, con un percorso
formativo, impostato da due docenti
dell’Alta scuola pedagogica
che si indirizza proprio nell’educazione
emotiva della scuola del-
Ti-Press
le
persone
MAURO ERMANI
PRESIDENTE
DELLA CORTE
Toccherà a lui
presiedere la corte
che giudicherà gli
imputati
dell’omicidio
Tamagni
ROSA ITEM
PROCURATRICE
PUBBLICA
Ha condotto sin
dall’inizio
l’inchiesta che in
ottobre ha
concluso con
l’atto di accusa
DIEGO OLGIATI
AVVOCATO
DI PARTE CIVILE
L’avvocato
locarnese
difenderà in aula
gli interessi della
famiglia di
Damiano Tamagni
FRANCESCA PERUCCHI
AVVOCATO
DIFENSORE
L’avvocatessa
luganese difende
Ivica Grgic
dall’accusa più
grave, omicidio
intenzionale
LUCA MARCELLINI
AVVOCATO
DIFENSORE
L’ex procuratore
generale prenderà
le parti di Ivan
Jurkic accusato di
aggressione
YASAR RAVI
AVVOCATO
DIFENSORE
È subentrato a
Carlo Borradori
nella difesa di
Marko Tomic,
accusato di
omicidio e
pornografia
l’infanzia. “Lo scopo principale
della Fondazione - spiega il segretario
Giacomo Sciaroni -. è proprio
quello di lavorare sulle coscienze
dei giovani e dei loro genitori,
partendo ovviamente anche
dai più piccoli”.
Ma la Fondazione Damiano Tamagni,
nata nel giugno dello
scorso anno, si è attivata anche
nelle scuole medie, sponsorizzando
un concorso di disegno
contro la violenza giovanile. Nei
prossimi giorni la pubblicazione
del miglior lavoro che diventerà
un manifesto giovanile di promozione
del vivere in pace. E dalle
scuole medie del Locarnese partirà
una pièce teatrale, sempre sostenuta
dalla Fondazione, che
avrà l’obiettivo, insieme ad un dibattito
organizzato tra gli allievi,
di far riflettere i giovani sulle conseguenze
di un atteggiamento
violento e scriteriato. “Con la testa
e non con le mani”, è la frase scelta
dalla Fondazione per sottolineare
il suo impegno di sensibilizzazione
e prevenzione sulla violenza
giovanile. Parole che servono a ricordare
che Damiano non dev’essere
morto invano. m.g.

G
PATRIZIA GUENZI
uarderanno in faccia i colpevoli
della morte del figlio
Damiano. Maurizio e Annamaria
Tamagni il prossimo 19 gennaio
siederanno lì, in un’aula delle
Assise criminali di Locarno. A pochi
passi dal luogo in cui, a soli 22
anni, lo scorso primo febbraio il
loro “Dami” veniva ucciso a calci
e a pugni durante il carnevale in
Città Vecchia. Scruteranno i volti
dei tre ragazzi, tuttora rinchiusi in
una cella del carcere della Farera.
“Abbiamo sempre avuto la certezza
di partecipare al processo -
conferma Maurizio Tamagni -. Io
e mia moglie saremo presenti in
aula. Esserci sarà l’ultimo passo di
questo dramma. Nel senso che ci
aiuterà ad elaborare fino in fondo
questo lutto. Forse…”. E, alzando
gli occhi al cielo, papà Tamagni aggiunge:
“Chissà, penso che
quando si tocca il fondo non si
possa che ripartire…”.
Già, ripartire. Dall’inferno salire
verso un limbo un po’ meno doloroso.
È questo che si auspicano i
coniugi Tamagni. “Anche se non
vuol certo dire dimenticare”, precisa
il padre. Deborah, invece, la
sorella di Dami, non sarà presente
al processo. “Io no… no, non me la
navigate al vostro ritmo
Orange Home Pack. Pagate soltanto quando navigate e telefonate,
risparmiando il canone d’abbonamento per il collegamento di rete fissa.
a partire da
CHF 19.-
al mese
modem Flybox offerto
“Essere in aula ci aiuterà
ad elaborare il nostro lutto”
La mamma e il papà di Damiano guarderanno negli occhi i tre imputati
Remy Steinegger
sento proprio”, ripete.
Intanto, anche se la ferita per la
morte di Damiano si è leggermente
rimarginata, i familiari lo
ricordano spesso. “Ne parliamo,
certo - riprende Deborah -. Non
potrebbe essere altrimenti. Il
vuoto lasciato da Dami è incolmabile.
Ne parliamo, ricordiamo i bei
momenti trascorsi assieme, le sue
passioni, tutto ciò che amava, i
suoi sogni…”. Spezzati troppo presto.
Una tragedia che al processo
verrà sviscerata minuto per minuto,
gesto per gesto. Comprensibile
la difficoltà di assistervi. “No
Soddisfatti o rimborsati. Provate Orange Home Pack per 14 giorni.
orange.ch/homepack
no, non voglio rivivere un’altra
volta questo dramma - ribadisce
Deborah -. Già è dura così, il dolore
c’è e mi accompagnerà per
tutta la vita… ma pensare di guardare
in faccia quei tre ragazzi accusati
di avere ucciso mio fratello,
un loro coetaneo, non ce la farei”.
Tuttavia, Annamaria e Maurizio
Tamagni hanno deciso di esserci il
prossimo 19 gennaio. Di incrociare
gli occhi dei tre ragazzi che
hanno spezzato la vita di Dami,
durante una serata che solo di festa
doveva essere e che, invece, s’è
trasformata in tragedia. Una trage-
La sorella: “No, io non ci sarò. Non
voglio rivivere un’altra volta questo
dramma. È già abbastanza dura così”.
IL PADRE
Maurizio Tamagni
nel salotto di casa,
una settimana dopo
la tragedia, mentre
mostra le numerose
lettere di solidarietà
ricevute
dia che, dopo quasi un anno, rivivranno
attimo per attimo nell’aula
del tribunale di Locarno. E, molto
probabilmente, dovranno mettere
in conto di incrociare anche gli
sguardi dei genitori dei ragazzi accusati…
E chissà mai che non tentino
di avvicinare mamma e papà
Tamagni. “Sì, ci ho pensato. Non lo
so… non so proprio come potrei
reagire”, conclude Tamagni.
pguenzi@caffe.ch
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
5
La strage di Erba
Castagna: “Spero
che il mio perdono
faccia pentire
quei due assassini”
il dovere di coscienza di perdonare”,
aveva dichiarato al Caffè, all’indomani della tra-
“Abbiamo
gedia, la signora Tecla, nonna di Damiano. Un
sentimento espresso anche da Carlo Castagna, l’imprenditore
di Erba che l’11 dicembre del 2006 ha perduto moglie,
figlia e nipotino nella mattanza compiuta da Olindo
Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati lo scorso novembre
all’ergastolo per quella che sin da subito è stata definita
la “strage di Erba”. “Perdono ma ad una condizione
però…”.
Dica…
“Che dopo il percorso di condanna gli assassini riescano a
compiere un percorso interiore che li renda consapevoli
del male fatto. Che si pentano, che trovino la giusta serenità
di cuore e di anima. Ecco… questo mi auguro”.
Lei aveva chiesto una giusta condanna. Sono stati condannati
all’ergastolo. Soddisfatto?
“Ho sempre detto che mi affidavo alla giustizia, alla giustizia
umana. Certo, mi fa specie pensare all’ergastolo. Tuttavia,
vedendo alcuni recenti fatti di cronaca dove anche assassini
con un ergastolo sul capo escono di prigione dopo
15-16 anni…”.
Quindi?
“Beh, se accadesse a chi ha fatto del male ai miei cari mi
sembrerebbe una crudele scorciatoia. Tuttavia, mi augurerei
che avessero compiuto un recupero, una rivisitazione
tale del loro gesto che li ha cambiati dentro, nel loro intimo”.
CARLO
CASTAGNA
Marito, padre
e nonno delle
tre vittime
della strage
di Erba
“Perdonare non evita
la sofferenza. Non avevo altro
modo per affrontare il lutto”
Certo che parlare di perdono davanti a tragedie di questo
tipo sembra impossibile.
“Eppure, mi creda: perdonare serve soprattutto a noi stessi,
alle vittime. E poi mi reputo fortunato”.
In che senso, scusi?
“Possiamo chiamarla grazia? Ecco, io ho avuto questa fortuna,
questa grazia, che mi ha aiutato ad accettare una terribile
realtà”.
Con la quale deve fare i conti tutti i giorni…
“Perdonare non evita la sofferenza. All’inizio credevo di
non riuscire a sopravvivere alla morte di mia moglie, di mia
figlia, del mio amato nipotino… Ma ne sono certo: non potevo
scegliere un altro modo per affrontare questo lutto”.
Come vede il futuro?
“Una fila di giorni in cui il pensiero costante resta uno solo.
E spero di avere la forza di continuare a seguire gli insegnamenti
del cristianesimo. Prego che anche loro, proprio
come me, siano toccati dalla grazia di Dio”. p.g.
Durata minima del contratto: 12 mesi. Se il nostro servizio non vi soddisfa, potete restituire
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6
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
PATRIZIA GUENZI
Se ne
parla da un
bel po’ ed è
ora che anche
il Ticino
“Èvero.
faccia chiarezza
sulla questione dei cani pericolosi”.
Patrizia Pesenti lo ammette:
è ora che il governo scelga
tra un elenco di razze (29) soggette
ad autorizzazione – come prevedeva
il regolamento dello scorso
settembre – o il divieto di alcuni
cani, sulla base del modello
adottato di recente a Zurigo. Al
bando American Pitbull, American
Staffordshire Terrier, Bullterrier
e Staffordshire Bullterrier. “Il
parlamento ha chiesto al governo
di scegliere definitivamente u n a
delle due opzioni”, spiega la consigliera
di Stato che promette:
“Entro febbraio decideremo”.
E allora, speriamo sia la volta buona.
Dopo tira e molla, alternative,
ripensamenti, riflessioni, considerazioni
varie, il cittadino a questo
punto pretende, giustamente,
un po’ di chiarezza. Quest’ultimo
dietrofront crea non poca confusione
nell’opinione pubblica. Dopo
la tragedia di Oberglatt del dicembre
2005, in cui un bimbo di
sei anni fu ucciso dai morsi di tre
pitbull, da più parti si è ritenuto
necessario introdurre rapidamente
e in modo unitario misure
per proteggere la popolazione dai
cani pericolosi. E il Ticino, pur
reagendo immediatamente (a parole)
per trovare una soluzione, in
realtà è rimasto al palo. Così,
mentre altri cantoni si sono dati
daffare in tempi brevi, tre anni dopo
a sud delle Alpi si sta ancora
New Jeep ® Grand
Cherokee S-Limited.
Business Class con
una nota sportiva.
La nuova Jeep ® Grand Cherokee S-Limited ha
tante doti. È economica, efficiente, sportiva
ed elegante, sia dentro che fuori. Una vera
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ANIMALI AGGRESSIVI
Il ministro Pesenti si impegna
a definire entro febbraio la nuova
legge sulle razze pericolose
Razze considerate pericolose I numeri
■ Pitbull-terrier
■ American staffordshire
■ Rottweiler
■ Bullterrier
■ Dobermann
■ Corso italiano
■ Dogo argentino
■ Fila brasileiro
■ Mastiff
■ Mastino spagnolo
■ Mastino napoletano
■ Tosa
■ Presa canario
Cani feroci
nella morsa
del governo
valutando: black list o divieto?
Quest’ultima opzione crea malumori
all’interno degli addetti ai lavori.
Veterinari, amanti degli animali,
cinofile e federazioni varie
non hanno mai visto di buon occhio
l’idea di bandire dal territorio
rossoblu questa o quest’altra
razza. E dopo il recente “ripensamento”
di Bellinzona le reazioni
non si sono fatte attendere. “La lista
nera per la quale il governo
quest’autunno sembrava voler
optare ci ha fatto desistere dal fa-
Jeep ® Patriot
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3,9% *
LEASING
500mila
i cani in Svizzera
25mila
i cani in Ticino
80%
i cani “meticci” tra
quelli presenti in Svizzera
2%
i cani che potrebbero rientrare
su una black list
re un referendum – dice deluso
Fabio Giussani, presidente della
Federazione cinofila ticinese e
collaboratore del gruppo di lavoro
che ha redatto il regolamento -
. Siamo sempre stati fermamente
contrari al bando di alcune razze”.
La pensa allo stesso modo Sonia
Fischer, presidente dell’ormai ex
Protezione animali di Lugano, recentemente
convertita in rifugio
per animali anziani, col nome di
Fiore Azzurro.
Insomma, la patata bollente è tor-
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nata in governo. Ora spetterà ai
cinque consigliere di Stato decidere
in modo definitivo. Certo,
La scelta tra due opzioni: o un elenco
di categorie soggette a restrizione
oppure semplicemente il divieto
trovare una soluzione efficace che
accontenti tutti e non sollevi mugugni
sarà impossibile. Ad esempio,
sull’ipotesi di un elenco di
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MORSI MORTALI
A Oberglatt nel
2005 un bimbo di
sei anni rimase
ucciso dai morsi
di tre pitbull; e
così oggi si pensa
a misure per
proteggere la
popolazione dai
cani pericolosi
razze Giussani commenta: “Chi si
prenderà la briga di controllare
che tutti i detentori di cani siano
in regola? E chi organizzerà e pagherà
i corsi? Per formare un
istruttore occorrono dalle 100 alle
150 ore. E gli incroci… chi li controlla?”.
Già, gli incroci… Uno dei nodi più
difficili da sciogliere se dovesse
andare in porto la black list. L’80
per cento dei 500mila cani presenti
in Svizzera, e dei 25mila in
Ticino, lo è. “Chi si metterà a fare
il censimento di quelli pericolosi
e quelli no? - riprende Giussani -.
Fior di scienziati ed etologi hanno
sempre detto che non esistono
elementi oggettivi per definire
l’aggressività”. Troppe, infatti, le
varianti in gioco: sesso, struttura
fisica, esperienza, socializzazione.
Impossibile dire quale razza svilupperà
problemi di comportamento.
“Tutti i cani possono mordere,
ricordiamocelo. La prudenza
vale per tutte le razze. Il golden,
tanto pacifico e tenero, in America,
dove è molto popolare, è risultato
il più mordace”, conclude
Giussani.
pguenzi@caffe.ch
Jeep ® Commander
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www.jeep.ch

@
www.egypt.gov.eg
www.icrc.org
www.czechtourism.com/ita/it
MONDO
Dopo 22 giorni di bombardamenti e più di mille vittime palestinesi l’esercito di Tel Aviv si ferma. Ma Hamas non ci sta
Israele annuncia il cessate il fuoco
Olmert accetta l’invito dell’Onu, vertice di pace in Egitto
Israele si ferma, Hamas no. Il primo
ministro israeliano Ehud Olmert
ha confermato ieri, sabato,
che il suo governo ha approvato il
cessate il fuoco a Gaza. Uno stop
unilaterale, visto che Hamas, sempre
ieri, ha annunciato che non intende
fermare il conflitto. Osama
Abu Hemdan, uno dei leader di Hamas,
ha dichiarato: “Questo cessate
il fuoco unilaterale non prevede
il ritiro dell’esercito israeliano e finché
resterà a Gaza la resistenza e lo
scontro proseguiranno”.
Tel Aviv ripone le armi ma non lascia
la Striscia. Prima di ripiegare
l’esercito di David vuole accertare
l’effettiva messa in sicurezza della
regione con l'interruzione definitiva
dei lanci di missili verso il territorio
di Israele. L’esercito, inoltre,
risponderà a eventuali attacchi da
parte di Hamas. Ma anche il segretario
generale dell’Onu Ban Ki-Moon
(nella foto con Olmert) ha sottolineato
che “…la dichiarazione
unilaterale dovrebbe essere accompagnata
da un calendario per
il ritiro israeliano”.
Una richiesta, quella del ritiro delle
truppe di Tel Aviv, avanzata anche
dal presidente egiziano Hosni
Mubarak che ha organizzato un supervertice
oggi, a Sharm El Sheik,
per discutere e ratificare l’accordo
di pace proposto dagli israeliani.
Oltre a Mubarak e Olmert, a Sharm
dovrebbe esserci il segretario dell’Onu
Ban Ki Moon, il segretario di
Stato Usa Condoleezza Rice, e i capi
di governo di Russia, Francia,
Germania, Italia e Turchia. Non ci
sarà, invece, il presidente dell'Autorità
nazionale palestinese Abu
Mazen.
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CONTEMORI
Prima della tregua, le forze armate
israeliane avevano continuato la
scorsa notte e ieri, sabato, a martellare
obiettivi diversi nella striscia di
Gaza dove due bambini sono stati
uccisi quando è stata colpita una
scuola dell' Unrwa (l'Agenzia
dell’Onu per i rifugiati palestinese)
a Bet Lahiya.
Il direttore dei servizi di pronto soccorso
palestinesi a Gaza, Muawiyah
Hassanein, ha fatto il bilancio
di tre settimane di combattimenti.
Nel corso dell’operazione
‘piombo fuso’ sono morti 1.199 palestinesi,
410 dei quali bambini, e
5.300 sono stati feriti. Nello stesso
periodo sono stati uccisi dieci soldati
e tre civili israeliani da fuoco
palestinese.
Sacconi indagato per il caso Englaro
Il ministro italiano del Welfare Maurizio
Sacconi è indagato dalla procura di Roma,
dopo una denuncia dei Radicali per
violenza privata nei confronti della casa
di cura Città di Udine, la struttura sanitaria
che sembrava pronta ad accogliere
Eluana Englaro e a staccare i macchinari
che la tengono in vita artificialmente da
17 anni. Venerdì la clinica friulana aveva
rinunciato ad accogliere la giovane lecchese
dopo che il ministro, con un atto
formale, aveva bloccato il trasferimento,
intimando alle strutture pubbliche e private
di non interrompere le cure. “Non ho
compiuto atti violenti, era mio dovere agire”,
ha affermato ieri, sabato, Sacconi.
Vivi i tre volontari della Croce Rossa
Sono vivi e si sta trattando per liberare i
tre volontari della Croce Rossa rapiti sull'isola
di Jolo, nelle Filippine, fra cui lo
svizzero Andreas Notter. Lo ha reso noto
ieri, sabato, una portavoce dell'organizzazione
umanitaria. Per tentare di
accelerare il loro rilascio, a Ginevra è stata
creata un'unità di crisi che lavora in
Reuters
stretto contatto con una delegazione sul
posto. I tre sono stati sequestrati giovedì
scorso da presunti ribelli musulmani
mentre si stavano dirigendo verso l'aeroporto
di Jolo. Per timore di nuove aggressioni,
la Croce Rossa ha deciso di sospendere
momentaneamente tutte le
attività nel paese asiatico.
ESTOVESTSUDNORD
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
7
di LUIGI BONANATE
CECHI DINANZI
AI PROBLEMI UE
Non è facile fare ciò che non piace fare,
anche se solo per 6 mesi! È la situazione
nella quale si trova la Repubblica ceca,
che il 1° gennaio ha dato il cambio alla Francia
alla Presidenza dell’Unione Europea. Timidamente,
tra un’affermazione e la sua smentita
(un’inopportuna dichiarazione del primo
ministro Topolánek a favore di Israele nella crisi
di Gaza, immediatamente corretta dal ministro
degli Esteri Schwarzenberg), il Presidente
ceco Vaclav Klaus (che non va per nulla d’accordo
con Topolánek, e non ha neppur presenziato
alla cerimonia di inizio semestre) deve affrontare
un’agenda da far tremare le vene ai
polsi, senza alcuna esperienza in materia, essendo
la Repubblica ceca da soli 5 anni nell’Ue.
I problemi sono enormi: la crisi istituzionale
europea, nella quale residua la difficoltà di portare
a compimento il progetto di Costituzione,
che contiene tra l’altro la modifica (che sarebbe
benvenuta) da 6 mesi a due anni e mezzo
della Presidenza a rotazione; ma la stessa Costituzione
(già respinta dall’Irlanda) al Parlamento
ceco non è neppur stata presentata!
C’è poi la crisi economica che attanaglia tutto
il mondo e rispetto alla quale l’Ue non ha fatto
gran che; la crisi strategica che vede la Repubblica
ceca accogliere lo scudo spaziale Usa con
gran dispetto russo. E poi, ultima, ma prima di
tutto, la crisi di Gaza su cui l’Ue non può tacere.
Ma in questi giorni il problema più delicato
e nel quale la Presidenza Ue deve istituzionalmente
impegnarsi è il ricatto esercitato da Putin
per mettere in difficoltà l’Ukraina e i paesi
dell’Unione che perderebbero i collegamenti
(proprio in un rigido inverno!) con il gas russo
che attraversa l’Ukraina. Per di più, la presidenza
ceca dovrà poi anche preparare le elezioni
del Parlamento europeo che si svolgeranno
a giugno: proprio di tutto!
Sarà capace la giovanissima repubblica ad affrontare
cotanto carico, vivendo stretta in così
gravi contraddizioni, oppure l’euroscetticismo
segnerà ancora un punto a suo vantaggio?

IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
8 CRONACA
S’indaga sui conti
dei boss brasiliani
della prostituzione
Gli inquietanti retroscena
del traffico da Rio alla Svizzera
GIUSEPPE BIZZARRI
da Rio de Janeiro
“Si tratta di molto denaro, e sui trasferimenti
bancari tra il Brasile e la
Svizzera, ne sapremo molto di più
quando torneranno in Goiania i
due agenti della polizia federale,
inviati in Ticino per seguire, assieme
ai colleghi svizzeri, le indagini
sulla gang dei fratelli Dias”. Anilton
Roberto Turibio, commissario
esecutivo regionale della polizia
federale di Goias, rivela al Caffè
l’inquietante lucro del traffico di
brasiliane inviate in Svizzera per
prostituirsi; un affare che ha movimentato,
solo in Brasile, un milione
di reais (500 mila franchi
svizzeri), un valore destinato a salire,
visto che la polizia federale otterrà
presto dall’autorità giudiziaria
brasiliana il permesso di rompere
il segreto bancario di Nadia,
Nájila, Natalia e Anderson Abrantes
Dias, i fratelli in combutta con
gli svizzeri Mauro Giorgio Ballerini
(marito di Nadia) e Roberto
Taddei (sposato con Nàjila), con i
quali avrebbero organizzato il traffico
di prostitute verso la Svizzera,
ma, probabilmente, anche in Italia
e Spagna. Paese, quest’ultimo,
dove il racket della prostituzione –
secondo il commissario Turibio –
è legato alla mafia russa.
Il 14 gennaio, la polizia brasiliana,
in collaborazione con la polizia
Federale svizzera e quella ticinese,
hanno realizzato un’operazione
simultanea nei due continenti per
arrestare la gang che avrebbe inviato
illegalmente nei club ticinesi
come minimo 15 brasiliane di
età compresa tra i 18 e 25 anni, ma
- secondo il commissario della polizia
federale, Luciano Ferreira
Dornelas, responsabile delle indagini
in Brasile – il numero delle ragazze
inviate nella Confederazione
elvetica, con la promessa di un
sicuro lavoro come cameriera, sarebbero
molte di più.
È nella lussuosa casa a tre piani di
proprietà di Nadia, ad Anápolis,
che gli agenti hanno arrestato i
Dias. Nella stessa villa sono scattate
le manette anche per Mauro
Ballerini, 61 anni, italiano naturalizzato
svizzero, marito di Nadia.
L’abitazione di Anápolis era la base
della banda per il reclutamento
delle ragazze che avveniva nei comuni
goianos di São Miguel do
Passa Quatro, Vianópolis e Anápolis.
Nadia era già stata arrestata assieme
ad Anderson il 24 novembre
scorso, quando furono presi in flagrante
dagli uomini della polizia
civile nel tentativo di comprare,
per 20 mila reais, il figlio di Cinelda,
la giovane madre che, nonostante
avesse accettato inizialmente
l’offerta dei Dias di vendere
il proprio bambino ad una coppia
svizzera, cambiò idea e
collaborò con la polizia. Poco dopo
l’arresto dei Dias in una strada
centrale di Senador Canedo. Dopo
il primo fermo, i due brasiliani
furono messi in libertà pochi giorni
dopo, ma – sostiene Turibio –
ora, in prigione, ci rimarranno per
alcuni mesi prima di ottenere la libertà
provvisoria.
Nei giorni scorsi un’altra operazione
è stata realizzata in collaborazione
con le forze dell’ordine bra-
ROSA
& CACTUS
UNA ROSA A...
Aron
Goldhirsch
UN CACTUS A...
Luigi
Bruschetti
Nel campionato di basket il
ritiro dell’Hérens ha “eliminato”
la retrocessione. E la Sam
Massagno del presidente
Bruschetti ha già tirato i remi
in barca, vendendo lo straniero
migliore. De Coubertin
storcerebbe il naso...
LA ROSA E IL CACTUS
SONO OFFERTI DA
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siliane e spagnole nel Paese iberico,
nazione dove il maggior numero
di brasiliane finiscono per prostituirsi.
Il giro di vite del Brasile,
contro il traffico di esseri umani, è
uno degli sforzi della politica estera
del governo Lula per mostrare al
mondo che il Paese è cambiato, ed
è degno d’occupare l’ambito posto
di membro permanente alle Nazioni
Unite. Le indagini sul traffico
di donne tra Brasile e Svizzera iniziarono
nel 2004, dopo che la polizia
elvetica mise gli occhi su alcuni
movimenti sospetti di brasiliane
in Ticino, nel bar Oceano, locale
frequentato da Roberto Taddei e
Mauro Ballerini.
@
http://it.wikipedia.org/wiki/Goiás
www.eoc.ch
www.youtube.com/watch?v=M0pp4TLtaGU
Il marito della donna deceduta al San Giovanni
“Voglio sapere perché
mia moglie è morta
Ora chiedo chiarezza”
“Posso solo dire che voglio
chiarezza… Ma adesso la mia
vita s’è spezzata e il mio pensiero
costante è per mia figlia,
affinché in qualche modo ritrovi
il suo equilibrio”. Poche
parole, dette a stento da Pietro
Lo Rocco - raggiunto al telefono
in Sicilia dal Caffè - marito
di Caterina Barbera, la donna
trentacinquenne, incinta di
cinque mesi, morta una settimana
fa nel reparto ostetricia
e ginecologia dell’ospedale
San Giovanni di Bellinzona.
Era ricoverata per una banale
infezione ai reni e sarebbe stata
dimessa di lì a poco. Invece…
A trovare la mamma priva
di vita è stata la figlia, tre
anni appena.
Erano circa le tre meno venti
del pomeriggio. Quando la
bambina, per la gioia di abbracciare
la mamma che presto
gli avrebbe dato un fratellino,
era corsa davanti al padre
e aveva spalancato la porta
della camera dove, da circa
una settimana, era ricoverata
Caterina Barbera. Purtroppo
per la donna non c’era più
niente da fare. Priva di vita
giaceva nel suo letto d’ospedale.
Sul tavolo il vassoio del
pranzo non c’era più. La tragedia
dovrebbe essere accaduta
nell’arco delle due ore precedenti
la visita di Pietro e della
bambina. Ma Pietro è troppo
scosso per seguire il ragionamento
del cronista… “In questo
momento devo pensare
solo a lei, a mia figlia”, ripete
dalla Sicilia, dove è sceso per i
funerali della moglie, le cui
esequie in Ticino si sono svol-
te a inizio settimana a Bodio,
accompagnate da un lungo
corteo di parrocchiani che
hanno voluto dare l’ultimo saluto
a quella giovane mamma
giunta soltanto pochi mesi fa
nella loro comunità per ricongiungersi
al marito, da tempo
operaio dell’Alptransit.
Sulla vicenda è stata aperta
un’inchiesta. Voluta dai vertici
dell’Ospedale San Giovanni
che hanno comunque sin da
subito escluso loro responsabilità
e negligenze. Anche se,
stabilire le cause precise di
una morte così inspiegabile,
accaduta all’interno di una
struttura ospedaliera, è molto
importante. Ed è ciò che si
aspetta anche Pietro Lo Rocco.
“Adesso la mia vita s’è spezzata e il
mio pensiero costante è per mia figlia,
affinché ritrovi il suo equilibrio”
Comprensibilmente ancora
sotto choc, nella sua mente si
accavallano domande, dubbi,
esitazioni. Un tarlo che lo agita
notte e giorno: ma cosa può
essere accaduto, quale ragione
c’è per cui la vita della sua
giovane sposa si è spezzata in
maniera così improvvisa? Capire
la ragione, ecco… questo
gli sta a cuore. “Per ora non me
la sento di aggiungere altro…
Ma è ovvio che voglio sapere
perché mia moglie è morta”,
ripete.
Intanto, tra qualche giorno
Pietro e la piccola faranno ritorno
in Ticino. Lui riprenderà
il lavoro al cantiere dell’Alptransit,
la bambina tornerà
all’asilo. “La mia vita è lì. Quella
di mia figlia anche. È già stata
sufficientemente sconvolta.
Devo far di tutto per farle ritrovare
un equilibrio”, conclude.
p.g.
A Lugano Doppia aggressione in città verso sera
A Zurigo
La protesta di un automobilista
Due condomini, due donne...
due rapine in pochi minuti
Hanno aggredito due donne, una incinta, per rapinarle. Attimi di paura
ieri pomeriggio, sabato, poco prima delle 18 in via Riva Paradiso a Lugano,
all’interno del Lidorama Park, ai numeri 30- 32. I due rapinatori, uno di
30 anni circa, vestito di nero e armato di pistola, sono riusciti a rapinare
solo una delle due donne prima di fuggire con una jeep scura. La due donne
sono state ricoverate in ospedale in stato di choc. La prima è stata aggredita
da uno dei due uomini, l’altro probabilmente lo aspettava in macchina,
appena fuori lo stabile ma è riuscita a reagire con prontezza e a rifugiarsi
all’interno del palazzo, da dove ha chiamato la polizia. La vittima
è la cuoca di uno dei familiari dei fratelli Sergio e Geo Mantegazza che
Inquietante episodio a Paradiso, una delle
aggredite è incinta. In serata, terzo colpo
ad un distributore di benzina a Minusio
Marco Monteiro
hanno la sede della loro immobiliare proprio nel condominio. I rapinatori
hanno poi puntato sull’atrio dell’ altro palazzo, che fa anche parte dell’elegante
complesso Lidorama Park, dove hanno bloccato la donna incinta.
In questo caso il colpo è andato a segno. Grande spavento per la vittima
che è stata poi trasportata in ospedale. Dopo la seconda aggressione,
i due rapinatori si sono dati alla fuga sottraendosi ai numerosi posti di blocco
della polizia. La rapina ha suscitato parecchio allarme nel Luganese. Il
sindaco di Paradiso, Ettore Vismara, è preoccupato: “Me lo aspettavo – dice-.
C’erano stati segnali recenti con altre rapine a Lugano, ho pensato che
prima o poi sarebbe capitato anche da noi. Nel nostro comune, ci sono
locali notturni, alberghi e il centro asilanti, ed è abbastanza sorvegliato. Abbiamo
otto poliziotti, ma purtroppo oggi garantire la sicurezza è sempre
più difficile. Temo che bisognerà mettere delle telecamere nelle strade”. In
serata, ancora una rapina, questa volta al distributore Shell di Minusio.
ARRESTATI IN BRASILE
I fratelli Nadia e Anderson Abrantes Dias
durante l’interrogatorio al commissariato
di Senador Canedo. Nadia è sposata
al ticinese Ballerini, pure lui in carcere
Si è aggiudicato il premio
internazionale più importante nel
campo della ricerca sul cancro
al seno. Una rosa, quindi, al
primario ticinese del dipartimento
di ricerca dell’Istituto oncologico
della Svizzera italiana.
Marco Monteiro
Lega il radar al tram e lo sfascia
A Como
In Svizzera tedesca sembra andare di
moda l’autopromozione tra pirati della
strada e nemici dei limiti di velocità.
Dopo il ragazzo che, mascherato,
poche settimane fa, si è vantato in televisione
di viaggiare a velocità folli, è
la volta dei distruttori di radar. L’ultima
prodezza, dopo essere stata diffusa
da ZurichCity info, è persino finita
su You Tube. Mostra un uomo, che, a
Zurigo, scende dal tram e lega un radar
a una delle carrozze. Quando riparte,
mentre in sottofondo si sente
un complice sghignazzare in attesa
dello show, il tram si porta dietro l’intero
strumento per la rilevazione della
velocità, coperto da un fracasso assordante.
La Lega dei Ticinesi, il cui presidente,
Giuliano Bignasca, è pure finito nei
guai per aver invitato i cittadini a portagli
dei radar togliendoli dalle strade,
gongola. Negli ultimi dieci mesi, in Ticino,
i dieci radar fissi hanno infatti
provocato una piccola strage di indisciplinati:
sono stati circa 50 mila gli
automobilisti immortalati dalle scatole
grigie piazzate in tutto il cantone.
Un caso diplomatico per i cavalli
Un caso diplomatico a quattro zampe.
Il branco di cavalli inselvatichiti
che staziona sul monte Bisbino, scorazzando
e dannegiando le coltivazioni
sulla fascia di confine, rischia d’innescare
un contenzioso tra Ticino e
Lombardia e di arrivare, addirittura sino
a Berna e a Roma. C’è chi vorrebbe
sloggiarli, ma è subito sceso in campo
il noto etologo Giorgio Celli, che avverte:
“Catturarli significa sparare loro
con le siringhe narcotizzanti, col rischio
che si rompano una zampa, per
poi trasportarli. Invece devono resta-
Animali selvatici tra Svizzera e Italia
re lì”. In quello che ormai, secondo
l’etologo, è il loro habitat naturale.
Una tesi quella di Celli che certamente
sarà difesa dai gruppi animalisti
ben presente sia in Ticino che nel Comasco.
A sollevare il problema dei cavalli
allo stato brado era stato, come
ricorda il quotidiano La Provincia, il
sindaco di Sagno, Giuseppe Tettamanti,
il quale ha lamentato i danni
provocati ai campi e il pericolo che
rappresentano anche per gli escursionisti
e gli automobilisti che percorrono
la strada nella Valle di Muggio.

@
www.plrt.ch/
www.plr-lugano.ch/
www.mps-ti.ch/mps/
Ecco chi è il
gruppo dei giovani
deputati che sta
“scalzando” la
vecchia guardia
del “partitone”
GLI EMERGENTI
Qui accanto,
Giacomo
Garzoli e
Corrado
Solcà; sopra,
Nicola Brivio e
destra, in alto,
Christian Vitta,
sotto, Lorenzo
Orsi
POLITICA
La carica dei trentenni
E nel 2009 il Plrt inizierà il lifting alla sua classe dirigente
CLEMENTE MAZZETTA
Con un presidente di partito, Giovanni
Merlini (46 anni) ormai in carica
da nove anni , e che sta pensando
cosa fare dopo le ultime
“scoppole” elettorali, ecco che nel
Plrt s’avanza una nuova schiera di
politici rampanti. Tutti fra i trenta e
quarant’anni, preparati, competenti.
A cominciare dal capogruppo
parlamentare Cristian Vitta. Economista,
36 anni, moderato, capace di
acquietare gli animi quando la discussione
si accende. Per lui – si
dice – c’è in serbo un posto in Consiglio
di Stato. “È senza dubbio uno
dei giovani che ha maggiori chanche
di riuscita, magari già nel 2011
– dice Edo Bobbià, deputato di
lungo corso –; ma nel nostro partito
si distingue anche Corrado Solcà
(40 anni), una promessa per il Mendrisotto”.
Solcà, sindaco (di Coldrerio)
ha anche quella “faccia tosta”
che non guasta: fiduciario è membro
di una quarantina di consigli
In vista un incarico nazionale per il sindacalista
Pronzini lascia
la segreteria Unia
di Bellinzona
d’amministrazione che gli avevano
procurato qualche mugugno nell’ultima
elezione: si è dimostrato
preparato e competente anche su
temi spinosi come l’Aet (correlatore
parlamentare con Raffaele De Rosa
sull’ultimo bilancio dell’azienda).
Nel Sopraceneri, che può contare
sulla presenza affidabile di Fabio
Abate, entrato giovanissimo (nel
2000) a soli 34 in consiglio Nazionale,
si è segnala anche Giacomo
Garzoli (33), avvocato di Ascona.
“Nel sottoceneri non possiamo dimenticare
Nicola Brivio”, aggiunge
Ivan Belloni, neodeputato (32) del
Plrt subentrato a Moreno Colombo
la primavera scorsa. Brivio (36 ) avvocato,
è attualmente vicecapogruppo.
Lugano, può puntare anche
su Lorenzo Orsi (38) deputato,
dal 2008 vicepresidente accanto ad
Andrea Bersani (39), sindaco di
Giubiasco. Sono le giovani leve, che
scalpitano, che cercano un loro
spazio nel partito. Discorsi prema-
Leggere il foglietto illustrativo. Vifor SA.
I liberali radicali
turi? Neanche poi tanto se nel corridoio
del palazzo delle Orsoline si
sussurra che Gabriele Gendotti sia
stanco di stare in governo. Subentrato,
nel 2000, a Giuseppe Buffi, è
al terzo mandato: 11 anni di governo
nel 2011. Teoricamente potrebbe
arrivare a 15 anni, anche se
negli statuti del Plr fosse inserita la
Con un presidente
in carica ormai
da nove anni
si fa avanti una
schiera di “nuovi”
clausola del 4 e non più 4, ovvero un
limite di durata di quattro legislatore
valida per ogni carica. Un vincolo
che escluderebbe casi come
quelli di Giorgio Giudici (63 ) sindaco
di Lugano da 25 anni e di Tullio
Righinetti (74) da trent’anni in
Si lavora dietro le quinte nel sindacato
Unia per ricomporre la frattura tra Matteo
Pronzini e il segretario Saverio Lurati.Per
disinnescare lo scontro si sta discutendo
la possibilità di affidare a Pronzini
un incarico a livello a nazionale, nel
settore dell’edilizia, a patto, però, che lasci
la segreteria di Bellinzona da dove, dicono
i suoi sostenitori, sta mettendo
troppo in ombra Lurati.
Dalla battaglia contro gli orari di apertura
dei negozi allo sciopero delle Officine di
Bellinzona, dai cantieri di Alpitransit a
quelli dell’edilizia: bandiere rosse, casacca
Unia e megafono in mano, non c’è
Ti-Press
parlamento. Ma un cambio di
guardia non potrebbe avvenire
prima del 2011, anno cruciale, in
cui anche a Berna si potrebbero “liberare”
due posti. Quelli di Fulvio
Pelli (57) e Dick Marty (63). Entro
questa data il “partitone” dovrà
pensare cosa fare. E soprattutto toccherà
al presidente Merlini decidere
se riprovare per Berna (al Nazionale)
o per Bellinzona (in Consiglio
di Stato) mettendosi in gioco in
questo caso contro le giovani leve in
un governo che viene dato rinnovato
per quattro quinti (unica costante
Laura Sadis). Ma prima dovrà
preparare la successione alla
presidenza (si parla di Walter Gianora
e di Bruno Lepori, ma non
solo). Magari con un occhio di riguardo
verso Lugano e l’ala liberale,
soprattutto in vista della successione
di Giudici che, se scende in
campo Marco Borradori, rischia di
lasciare i liberali a terra,
cmazzetta@caffe.ch
MATTEO PRONZINI
Il sindacalista ed
esponente dell’Mps al
centro delle polemiche
Perskindol Classic Gel aiuta in caso di irrigidimenti, di dolori muscolari ed articolari.
Per sciogliere la muscolatura prima e dopo lo sport.
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
9
Si riapre il dibattito sulla revoca al presidente udc Brunner
Schiaffo Blocher
e immunità blindata
per i deputati ‘ribelli’
stata agitazione dove Pronzini non sia
stato presente, impersonando l’ala dura
e pura del sindacalismo militante e della
sinistra radicale del Mps, il movimento
per il socialismo di Pino Sergi. Un agitprop
da manuale che s’ispira ad una sola
linea: “Mettere al centro dell’attività sindacale,
l’interesse dei lavoratori”.
La contrapposizione tra Lurati, ormai
prossimo alla pensione, e l’emergente
Pronzini, covava da mesi, ma si è inasprita
negli ultimi mesi, allargandosi poi
anche al Mps.Dapprima l’accusa a Pronzini
di aver messo troppo sotto pressione
alcuni dipendenti di Unia, poi le dimis-
A distanza di mesi la vicenda Blocher-Roschacher non
smette di far discutere, e gli strascichi si sono fatti sentire
anche in questi giorni, quando la Commissione degli affari
giuridici del Consiglio nazionale ha deciso di non perseguire
il consigliere nazionale sangallese Lucrezia Meier
Schatz (Ppd) e l’ex consigliere nazionale friburghese, il liberale
radicale Jean Paul Glasson. Blocher e il deputato Udc
Christoph Mörgeli l’anno scorso avevano presentato una
denuncia per violazione del segreto d’ufficio, coazione e
costituzione di azioni illecite, raccolta dal procuratore federale
straordinario Thomas Hug, nominato in settembre
dal Consiglio federale. Non sprizzeranno di gioia, ma la vicenda
potrebbe avere anche un lato positivo per l’Udc. Ovvero
il rifiuto della revoca dell’immunità per il presidente
dell’Unione democratica di centro, Toni Brunner, chiesta
dal Consiglio nazionale, ma rifiutata da quello degli Stati.
Blocher ha tuttavia insistito nelle accuse, e ha ribadito di
essere stato vittima di un complotto ordito dalla commissione
delle gestione del Consiglio nazionale e dal ministero
pubblico della Confederazione, Roschacher, per indebolirlo
ed evitarne la rielezione in Consiglio federale.
È in questo frangente che era entrata in scena la deputata
Il Consiglio nazionale rifiuta di far
processare Meier Schatz e Glasson
per divulgazione di informazioni
Meier Schatz, ai tempi presidente della sottocommissione
incaricata di studiare i retroscena dei difficili rapporti e
delle tensioni tra Valentin Roschacher e l’ex consigliere federale,
allora responsabile del Dipartimento federale di
giustizia e polizia.
Tuttavia, secondo la maggioranza della commissione degli
affari giuridici (che si è espressa con 17 voti contro 8) Meier
Schatz e Glasson si sono limitati a informare pubblico
e mass media rispettando leggi e disposizioni che regolano
questo tipo di problemi. Anche se sono stati costretti
ad ammettere che “qualcuna delle dicharazioni, con il
senno di poi, può essere sembrata imprecisa o incauta, ma
non ci sono motivi per pensare che i due deputati abbiano
commesso intenzionalmente un reato penale”.
Oltre a Lucrezia Meier Schatz e Jean Paul Glasson, Blocher
e Mörgeli hanno pure querelato i consiglieri nazionali André
Daguet, e il friburghese Hugo Fasel, il procuratore generale
supplente della Confederazione Claude Nicati e i
due procuratori federali Michel André Fels e Alberto Fabbri.
c.g.
sioni dal Mps di Angelo Zanetti, coordinatore
del sindacato della Comunicazione
per la Svizzera italiana, che ha rimproverato
al Movimento una gestione
troppo verticistica. Bersaglio implicito
delle accuse ancora Pronzini. Anche in
questo le tensioni sono nate sull’onda
dello sciopero delle Officine, dove alla
leadership di Gianni Frizzo si è affiancata
quella di Pronzini che ha messo ai margini
Lurati e Zanetti. Ma sono anche due
linee sindacali a scontrarsi. Da una parte
la logica sindacale dell’apparato, dall’altra
il movimentismo che punta alla mobilitazione
permanente. l.d.a.
La giornata sulla neve ha lasciato
tracce anche su di te?

IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
10 ECONOMIA
MAURO SPIGNESI
Se arriverà l’onda lunga della crisi
bisogna essere preparati. E per reggere
l’urto, che
in altre realtà
(vedi Usa) è stato
devastante, bisogna
creare uno
scudo e proteggere
le aziende.
Da subito. Come?
La proposta
l’ha lanciata
l’Aiti, l’associazione
degli industriali,
attraverso
il suo direttore,
Sandro Lombardi:
“Il problema è
mantenere intatto
il livello e la
qualità di crediti
e finanziamenti
a tassi convenienti
anche in
periodi di difficoltà.
E se anche
le banche - da noi più votate alla
gestione patromoniale che alla
clientela commerciale - avranno
difficoltà a reperire denaro a costi
bassi, che si fa? La nostra idea è
realizzare un consorzio provvisorio
(sei mesi), con dentro un pool
di istituti e Banca Stato (che ha
molti liquidi) come capofila”.
L’obiettivo è attivare rapidamente
linee di credito appunto a tassi
vantaggiosi per le società che in
questo periodo avranno necessità
di soldi. “Non so come sia possibile
tecnicamente - aggiunge Lombardi
- mentre politicamente mi
pare sia più facile, anche perché è
al lavoro la task-force cantonale e
federale”.
Che dicono le banche? “Per il momento
non ci è giunta alcuna richiesta
ufficiale”, avverte Donato
Barbuscia presidente della direzione
di BancaStato: “La nostra politica
di credito verso le aziende comunque
non è affatto mutata. Abbiamo
notevolmente abbassato i
tassi delle ipoteche e quelli per i
prestiti agli enti pubblici. La forte
di riduzione è sicuramente un importante
contributo concreto a sostegno
della nostra economia”.
Per Giovanni Crameri, responsabile
Ubs Ticino, le strategie non sono
mutate: “Nel 2008 il volume di cre-
NUMERI
di LORETTA NAPOLEONI
1998
(millenovecentonovantotto)
Se Citigroup sopravvive al processo di ristrutturazione
in corso tornerà alle dimensioni del 1998, quanto
inizia lo sfortunato sogno del supermercato bancario.
La triste storia di questa banca sembra una parabola
del vangelo della globalizzazione. Prediletta dalla Riserva
Federale che arriva a mantenere i tassi d’interesse
eccessivamente bassi per aiutarla, insieme ad alcune
consorelle, a rimettere in ordine i propri bilanci durante
la crisi dei prestiti degli anni ‘90, la banca estende i suoi
tentacoli in ogni settore finanziario, incluso quello immobiliare
e assicurativo. Citigroup è anche la figlia preferita
della deregulation, la sua nascita pone fine a 64 anni di
separazione tra banche commerciali e d’investimento,
un principio sancito dal Glass-Steagall Act.
Durante gli anni del credito facile e a buon mercato, Citi
cavalca la tigre dei subprime. S’indebita e riduce le proprie
riserve bancarie per acquistare mortage backed securities
legate a ogni tipo di prestito, dagli immobili alle
automobili alle carte di credito. Durante gli anni in cui il
tasso d’insolvenza è basso, questa strategia aggressiva
ed alto rischio produce grossi guadagni e l’invidia di molti.
Due anni fa le azioni di Citi valevano 50 dollari oggi
sono scese a 6. Allo stesso tempo la banca espande il
proprio network all’estero, apre uffici nei mercati emergenti
e in quelli tradizionali. Ma non aumenta il numero
degli sportelli in America. E perché dovrebbe farlo? Citigroup
e’ il prototipo del supermercato finanziario globalizzato,
guarda al villaggio globale. Anche questa strategia
funziona nei momenti di boom ma non in quelli di crisi.
Oggi la banca può contare su una raccolta del risparmio
bassissima perché ha solo 800 sportelli negli Stati
Uniti, ciò equivale al 2% dei depositi della nazione. Bank
of America, al contrario ne ha 6.000 e controlla il 14%
del risparmio nazionale.
Il cavallo di battaglia di Citi sono i prodotti finanziari, al
suo interno la banca d’investimento è molto più sviluppata
di quella al dettaglio. Ma la cartolarizzazione del debito
è difficile. Vendere titoli legati a ipoteche immobiliari
o ai prestiti delle carte di credito funziona solo se si offrono
tassi d’interesse alti che naturalmente la banca
non può permettersi. Così la Citi vede ridurre il volume
di affari. A questo si devono aggiungere le perdite derivanti
dall’isolvenza.
Naturalmente Citi chiede aiuto al governo americano che
gli concede prima 52 miliardi di dollari e poi garantisce
linee di credito per altri 300. Si tratta di un trattamento
speciale ma non basta e la banca finisce per essere
smembrata. Quale la morale? Piccole o grandi, globalizzate
o locali le banche svolgono prima di tutto un servizio
sociale, chi specula sono le case di brocheraggio,
conciliare queste due attività è impossibile.
GIOVANNI
CRAMERI
Responsabile
Ubs per la
regione Ticino
@
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www.eoc.ch
Mentre gli industriali chiedono un consorzio per garantire
i crediti alle aziende, gli istituti di credito tranquillizzano l’economia
“Noi banche continueremo
a finanziare le imprese”
diti erogati in Svizzera da Ubs è aumentato
in modo leggermente superiore
al mercato. Per principio
valutiamo la capacità di una società
di generare reddito e dunque di
poter far fronte ai propri impegni”.
Come? “Secondo lo sviluppo di
un’azienda - aggiunge Crameri -
potrebbe anche darsi che venga richiesto
un tasso più elevato se i ri-
Attualmente hanno avuto problemi
le società legate al mondo delle auto, ma
le difficoltà del settore non sono di oggi
schi sono aumentati, rispettivamente
inferiore se sono diminuiti.
E comunque per la nostra clientela
commerciale abbasseremo i tassi
d’interesse in conto corrente dal
prossimo 15 febbraio. Lo stesso è in
parte già avvenuto, o avverrà a seconda
delle scadenze, per gli anticipi
fissi, altra forma tradizionale di
finanziamento”.
Anche per Alberto Petruzzella, responsabile
Credit Suisse in Ticino,
“il rischio-liquidità non esiste. I nostri
rapporti con gli imprenditori
sono costruiti nel tempo, se si apre
una parentesi di difficoltà non
guardiamo l’immediato. Pur a fronte
di una crisi globale non mi pare
attualmente ci siamo grandi difficoltà:
tante aziende in questi anni
sono riuscite a fare utili importanti
e hanno soldi per resistere bene”. E
tuttavia, secondo Petruzzella, “la
crisi non va sottovalutata ma neppure
ingigantita. Attualmente hanno
avuto problemi le società legate
al mondo delle auto, ma le difficoltà
del settore non sono di oggi. Chi
lavora con l’export, invece, vede
problemi all’orizzonte, chi deve
confrontarsi con il mercato interno
è più tranquillo. L’idea degli industriali?
Non so francamente come
si possa mettere in piedi”.
mspignesi@caffe.ch
I conti in tasca alla sanità pubblica dopo la chiusura dell’oncologia alla Santa Chiara
“I reparti di neurochirurgia
oggi sono quelli più costosi”
Il costo è alto, certo: supera i 10 mila
franchi a paziente. Ma l’oncologia non
è il servizio più caro in assoluto di una
struttura sanitaria. E quindi se dal primo
gennaio, per effetto della chiusura
del reparto di cura dei tumori della clinica
Santa Chiara di Locarno, gli ospedali
pubblici avranno diversi pazienti
in più, la spesa non crescerà a dismisura.
Ma qual è, allora, la specializzazione
che incide di più in bilancio? “Sicuramente
neurochirurgia, perché si tratta
di interventi delicatissimi, che hanno
bisogno non soltanto di un’alta
professionalità ma anche di apparec-
La spesa per ogni paziente
di neurochirurgia
è di circa 20 mila franchi
chiature sofisticate che hanno necessità
d’una continua manutenzione e di
parecchio personale”, spiega Danilo
Beffa, vice direttore e responsabile dell’area
finanze e programmazione dell’Ente
ospedaliero cantonale: “I costi,
in realtà, dipendono da diversi fattori:
dalla patologia, al numero di posti letto,
dalla media di giorni di ricovero alle
attrezzature, sino ai medicinali. Oltre,
naturalmente, al personale. In neu-
Ti-Press
I BANCARI
Donanto Barbuscia, in alto,
direttore generale di Banca Stato,
e Alberto Petruzzella,
responsabile Credit Suisse Ticino
rochirurgia, dove i pazienti (600 all’anno
al Civico di Lugano) hanno bisogno
di cure intense, di una assistenza costante,
servono più medici e infermieri,
le macchine sono appunto più sofisticate
e il costo a malato (il parametro
che si usa tradizionalmente accostandolo
ai nuovi sistemi di fatturazione) è
molto vicino ai 20 mila franchi”. Tornando
a oncologia, qui invece una delle
voci più importanti è quella per i medicamenti:
in alcuni casi costano anche
2000 franchi a confezione.
Per dare un dare un dato generale: in
Ticino la spesa complessiva per la gestione
degli ospedali è stata di 785 milioni
di franchi, il costo per abitante si
è aggirato attorno ai 2500 franchi (nel
2007 era di 2.403). Un altro reparto dove
si spendono cifre considerevoli è
medicina generale (che abbraccia diverse
specializzazioni ed è presente in
quasi tutte le strutture pubbliche del
Cantone), sopra i 10 mila franchi a paziente.
Attorno agli 8.000 franchi è invece
il costo per paziente di ginecologia.
“C’è da tener presente – riprende
Danilo Beffa – che i costi fissi vengono
diluiti secondo i tempi di degenza, ecco
perché reparti dove ci sono pochi ricoveri
(funziona più l’assistenza ambulatoriale)
assorbono molte risorse”.
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La storia
PATRIZIA GUENZI
Fotoservizio F. Agosta (Ti-Press)
Porta con orgoglio la maglia numero
16. Quella del suo idolo Ville
Peltonen, hockeista finlandese,
attaccante in una squadra Usa.
Tuttavia, Davide Giannoni, 10
anni, di Arosio, rispetto al finlandese
deve fare i conti con una difficoltà
in più: non ha la mano destra.
Eppure, volitivo e tenace, da
cinque anni affronta la pista di
ghiaccio con grinta e capacità,
senza la minima esitazione. Sicuro
di sé, infila il guantone, leggermente
modificato per sopperire
all’assenza delle dita, e si batte
per la sua squadra come una leonessa
per i suoi piccoli. “Sono sia
attaccante, come Peltonen, ma all’occorrenza
anche difensore
come un altro giocatore che ammiro,
Sidney Crosby - spiega fiero,
lo sguardo intelligente -. Dipende
dalla decisione dell’allenatore”.
Davide, infatti, è attivo sia nella
squadra Piccolo 1 Ducks che in
quella Moskito B di Lugano.
“Davide non si è mai fatto alcun
problema per la sua mano -
spiega la mamma, Moira, 33 anni
-. È nato così e ha sempre accettato
il fatto. Glielo abbiamo spiegato
sin da piccolo e ha imparato
presto ad arrangiarsi e a conviverci
senza difficoltà”. Oggi, Davide,
quarta elementare, appassionato
di matematica, scienze e
geografia, un futuro, dice, di architetto
(“perché l’hockey è solo
un gioco”), oltre a frequentare la
scuola s’impegna negli allena-
Davide, di Arosio,
da cinque anni
affronta la pista
di ghiaccio con
grinta e passione
menti. Non ne salta uno. Cascasse
il mondo. Tre la settimana, più le
relative partite. Di tempo gliene
resta ben poco. Non per niente la
sorellina, Alessia, 6 anni, in quei
rari momenti in cui Davide è “disoccupato”,
e quindi senza pattini,
maschera e bastone, ama
stare con lui. I due vanno molto
d’accordo. Per Alessia, Davide è
già un campione. “Un campione
di vita - interviene mamma -. Nel
senso che davvero mio figlio dà a
tutti una bella lezione. Una lezione
di vita… Non mi stancherò
mai di ripeterlo”. E Davide scruta
il volto della madre. La guarda con
occhi amorevoli, dolci, sicuro che
mai la deluderà. È un piccolo
ometto. “È sempre allegro, si arrangia
in ogni cosa… Insomma, è
cresciuto senza alcun problema”,
aggiunge il padre, Roberto, commosso
dalla forza d’animo del ragazzo.
Certo Davide è anche fortunato.
Ha davvero una bella famiglia Si
respira un’aria di serenità, di af-
ATTUALITÀ
“Io, futuro Peltonen,
anche senza una mano”
Dieci anni, volitivo, tenace, fiero di sè e…
giocatore di hockey malgrado sia disabile
fetto, di complicità, seduti accanto
a mamma Moira, la piccola
Alessia, Davide e papà Roberto, 38
anni, titolare di una piccola impresa
di costruzioni, orgoglioso di
quel figlio attivo e intraprendente.
Il padre ha ancora nelle orecchie
quel “No” gridato forte e chiaro da
Davide in una delle ultime visite
all’ospedale di Ginevra. “Gli parlarono
della possibilità di mettere
una protesi - spiega -. Il medico si
alzò per andare a prenderne una
e mostrargliela… Il tempo di tornare
e Davide s’era già allontanato
Il fenomeno
Aumentano gli svizzeri che si
stendono sul lettino dello psichiatra.
Per lo più depressi
(21%). Secondo uno studio recentemente
pubblicato dall’Osservatorio
svizzero della
salute, il numero dei trattamenti
psichiatrici dal 2002 è
salito a quasi il 10 per cento,
9,3 per la precisione. Dopo la
depressione, le patologie più
frequenti sono l’abuso di alcool
(16%), la schizofrenia
(9%) e i problemi legati al consumo
di sostanze quali cannabis,
sonniferi o cocaina (9%).
E, sebbene i pazienti in cura
siano stabili - circa 50mila
all’anno - crescono invece le
riammissioni, del 30 per
cento. Un problema che tocca
anche il nostro cantone, come
conferma il dottor Michele Tomamichel,
capo dell’organizzazione
sociopsichiatrica per
il Sottoceneri e Sopraceneri:
“È una delle questioni più spinose
con la quale dobbiamo
costantemente fare i conti.
Ovvero, trovare un equilibrio
tra il periodo di cura del paziente,
la durata del ricovero
quindi, e la successiva riabilitazione
che dovrebbe avvenire
al di fuori dell’ospedale psichiatrico”.
dallo studio correndo”. “Niente
protesi, non la voglio, non mi
serve, sto bene così”, interviene
con piglio energico il ragazzo
“Non si è mai fatto alcun
problema. Ha imparato presto
ad arrangiarsi e a conviverci”
Ti-Press
scandendo le parole e guardando
dritto negli occhi il cronista.
Insomma, Davide affronta la vita
a muso duro. E così ha superato
SPORTIVO IN PISTA
Davide mentre gioca a hockey; a fianco i
preparativi con la madre, Moira; sotto,
insieme a Gianfranco Fazzini, allenatore
nel settore giovanile dell’hockey Lugano
alla grande quello per altri poteva
rivelarsi un ostacolo difficile con
cui convivere. Soprattutto in tenera
età. “È sempre stato e si è
sempre comportato come qualsiasi
altro ragazzino - riprende la
mamma -. Tant’è che quando all’asilo
ha visto un volantino che
parlava della possibilità di iscriversi
in una squadra di hockey è
corso a casa chiedendomi il permesso”.
“E dal primo allenamento
non sono più uscito di pista”, conclude
orgoglioso Davide.
pguenzi@caffe.ch
Sempre più svizzeri depressi
e i ticinesi in cura psichiatrica
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
11
La famiglia Ciotti, beffata dalla legge,
ringrazia per la solidarietà
“Dimenticati
da Stato e banche
ma aiutati
da molte persone”
“Siamo molto commossi e cogliamo l’occasione
per ringraziare tutti coloro che ci stanno dando
una mano”. Massimo e Vanda Ciotti – la famiglia
che nell’aprile del 2002 ha acquistato una casa ma
è invece rimasta vittima delle malversazioni del
notaio Giovanni Antonini – mai avrebbero pensato
di suscitare tanta solidarietà. Una vera e propria
gara tra i cittadini, venuti a conoscenza della loro
disavventura grazie alla trasmissione della Tsi
“Patti chiari” e rimbalzata poi su altri media. Per i
versamenti è stato aperto il conto 10-720429-9 intestato
a Massimo e Vanda Ciotti, St Prex. Tuttavia,
il marito non risparmia una nota laconica. “Ancora
una volta a muoversi sono i cittadini, la gente comune
- dice -. Ci saremmo aspettati un gesto dal
cantone o da qualche banca…”.
Intanto, i socialisti, tramite un’iniziativa parlamen-
“Se la nostra casa dovesse
venir messa all’asta,
saremmo davvero nei guai”
tare, chiedono che il cantone – come già avviene
in altre parti della Svizzera – risponda anche nei
casi di danni provocati dai notai nell’esercizio delle
loro funzioni. Proprio come è accaduto ai Ciotti: il
notaio si appropria dei 150mila franchi dell’anticipo
per l’acquisto dell’immobile e di un prestito
di 340mila franchi della banca Migros che serviva
a riscattare l’ipoteca dell’Ubs. Se invece ci fosse
stata questa garanzia, i coniugi Ciotti non avrebbero
perso i loro soldi, almeno non tutti, e non si
sarebbero ritrovata con un debito enorme sulle
spalle. La vicenda ha del paradossale: in sostanza,
il diritto si trasforma nel rovescio di una legge. Una
legge, che non tutela affatto i cittadini.
Per ora, i Ciotti - da qualche mese trasferitisi a Ginevra
dove il marito già da un paio di anni lavora –
non smettono di sperare che, prima o poi, la situazione
in qualche modo si sblocchi. “Sì, la speranza
è l’ultima a morire…”, sospira il capofamiglia. Speriamo
anche che l’aver portato a conoscenza dell’opinione
pubblica questa nostra ‘avventura’ serva
a rendere più attenti tutti coloro che si apprestano
a comprar casa. Non fidatevi e controllate sempre
ogni cosa”. E aggiunge: “Nel nostro caso, poi, oltre
alle malversazioni del notaio si è pure aggiunta una
certa complicità delle banche che l’hanno lasciato
agire in maniera non corretta”.
Insomma, tutt’altro che finita l’odissea dei Ciotti.
E il futuro è a tinte fosche. I coniugi, infatti, hanno
sempre una spada di Damocle appesa sul loro
capo. “Se la nostra casa dovesse venir messa all’asta
– spiega il marito -, allora sì che saremmo
davvero nei guai. Il mio stipendio pignorato per
pagare il debito… e come vivremmo? Chi manterrà
i miei figli? Non voglio neanche pensare ad
un’eventualità del genere”. p.g.
Emergenza malati mentali, alcolizzati e drogati. “Ma la soluzione non solo nei ricoveri!”
Intanto, sempre in Ticino, i nuovi
casi, ossia coloro che si sono rivolti
per la prima volta ai servizi
ambulatoriali per adulti - servizi
psicosociali e servizio di psichiatria
e di psicologia medica -, nel
2007, sono stati 2.808 (più 121 rispetto
all’anno precedente). In
totale, 5.286 persone, 42 in più rispetto
all’anno precedente.
Crescono del 30%
le ricadute
di pazienti dimessi
ma che poi
ritornano in clinica
LE PATOLOGIE
Dopo la
depressione, le
patologie più
frequenti sono
abuso di alcool,
schizofrenia e
consumo di
sostanze
Insomma, numeri che devono far
riflettere. Inoltre, spesso i pazienti
fanno capo a più di una struttura
alla continua ricerca di un sostegno.
C’è infatti un costante bisogno
di essere aiutati, recuperati
da situazioni anche gravi, dicono
gli addetti ai lavori confrontati
quotidianamente con la realtà.
“Ma la soluzione non può essere
solo il ricovero, bensì anche la
creazione di luoghi di accoglienza
che favoriscano il
rientro del paziente nella società”,
puntualizza Tomamichel.
E allora, il problema esiste,
inutile nasconderlo. Il numero
di coloro che costantemente
necessitano di cure psichiatriche
non è da sottovalutare.
Non per niente i responsabili
vigilano e cercano nuove soluzioni.
Soprattutto per evitare i
ricoveri ripetuti. Una soluzione
sono i foyer, in cui accogliere
per un tempo determinato
i pazienti dimessi da una
clinica prima del loro reinserimento
in famiglia. Da un
anno e mezzo è attivo quello
di Breganzona, che fa capo
alla Fondazione Sirio. Ma le
difficoltà si sono rivelate maggiori
del previsto… “Il concetto
è quello giusto - commenta
Domenico Zucchetti,
presidente Vask Ticino (l’associazione
dei familiari e degli
amici delle persone con disagio
psichico) -, tuttavia occorre
ancora costruire attorno
tutta una rete di sostegno che
renda più efficace il ricovero
in questo tipo di strutture”.
p.g.

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18 gennaio 2009 IL CAFFÈ
LUI&LEI
Lo sciatore elvetico
trionfa a Wengen nella
mitica discesa libera.
Battuti Bode Miller
e Marco Sullivan.
Quarto Ambrosi Hoffmann
SUGLI SPALTI
CON VICKY “TORNANO” I MANTEGAZZA
Da qualche stagione la famiglia
Mantegazza si era
vista un po’ meno attorno
all’amato Lugano. Il caso Slettvoll,
però, ha di fatto segnato il
ritorno della “proprietà” bianconera
alla guida della società.
Non che il presidentissimo Geo
si fosse mai allontanato di
molto, ma raramente era intervenuto
in prima persona come
successo di recente. Anche perché
l’entrata della figlia Vicky nel
comitato del Lugano ha segnato
un deciso ritorno di fiamma. Un
Sul Lauberhorn
di MASSIMO SCHIRA
segnale confermato anche dall’intervista
rilasciata dalla rampolla
di papà Geo questa settimana
al portale Ticinonews.ch.
Trasparenza, chiarezza e niente
mezze parole per spiegare
quanto successo. Compreso
l’intervento in prima persona
(con l’aiuto del padre) proprio
durante le vacanze di Natale,
con tanto di rientro affrettato
dall’ovattata St.-Moritz. Un’intervista
decisamente “presidenziale”.
“Mala tempora currunt”
per l’impopolare Paolo Rossi.
Défago
realizza
un capolavoro
Il tennis
La sfida Fedrer-Nadal
Due tennisti
per il posto
di numero 1
A PAGINA 17
GIORNALE
GRATIS
IL CAFFÈ
La rivalità
Nuovo derby
di frontiera
tra Italia
e Svizzera
ALLE PAGINE 18 e 19
Iprimi due giorni sulle nevi di Wengen sono
stati perfetti per la squadra rossocrociata. Dopo
il primo posto del giovane Carlo Janka nella
supercombinata del venerdì con il terzo posto
di Silvan Zurbriggen, ieri, sabato, Didier
Défago ha realizzato un’impresa storica, “domando”
il Lauberhorn per la sua prima vittoria in discesa
libera. Il 31enne di Morgins è riuscito a contenere
anche l’attacco di Bode Miller, che si è guadagnato
il secondo posto, mentre il terzo gradino del
podio è andato ad un altro americano, Marco Sullivan.
Ottimo pure Ambrosi Hoffmann, finito ai piedi
del podio, quarto. Più lontano, invece, l’attesissimo
Didier Cuche. E da disputare a Wengen, quest’oggi,
rimane ancora lo slalom speciale. Meno bene le donne
che nella super combinata di Zauchensee non
hanno ottenuto risultati. Assente ieri Lara Gut alle
prese con problemi intestinali, dovrebbe correre la
discesa libera di oggi a caccia di un posto per i mondiali.
Proprio le prestazioni degli elvetici e le speranze
dei giovani in coppa del mondo e ai mondiali sono
i temi caldi analizzati dal grande Pirmin Zurbriggen
nell’intervista esclusiva concessa al Caffè.
ALLE PAGINE 14 e 15
ARCHIVIO
ONLINE
GRATIS
SITO
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QUELLO CHE GLI ALTRI
VI FANNO PAGARE
IL CAFFÈ
Finalmente domenica.
C@FFÈ
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L’intervista
Parla Pirmin Zurbriggen
“Il futuro
è già di Gut
e Janka”
A PAGINA 15
Reuters

@
www.fis-ski.com
www.lauberhorn.ch
www.laragut.ch
RISULTATI
E CLASSIFICHE
HOCKEY
NLA
Risultati
Berna-Langnau 6-4
Bienne-Ambrì 2-3
Davos-Zugo 3-2
Kloten-Rapperswil 4-1
Lugano-Friborgo d.r. 1-2
Zurigo-Ginevra 0-3
Classifica
partite punti
Kloten 40 81
Berna 38 77
Zurigo 40 75
Davos 41 73
Lugano 40 70
Ginevra 40 66
Friborgo 42 60
Langnau 41 54
Zugo 40 49
Rapperswil 39 43
Bienne 41 40
Ambrì 40 35
SCI
DISCESA MASCHILE
Ordine d’arrivo (Wengen)
1 Didier Dféago SUI
2 Bode Miller USA
3 Marco Sullivan USA
4 Ambrosi Hoffmann SUI
5 Manuel Osborne CAN
6 Marco Buechel LIE
7 Christof Innerhofer ITA
8 Jan Hudec CAN
9 Peter Fill ITA
10 Didier Cuche SUI
SUPERCOMBINATA
FEMMINILE
Ordine d’arrivo (Altenmarkt)
1 Lindsey Vonn USA
2 Kathrin Zettel AUT
3 Anja Paerson SWE
4 Michaela Kirchgasser AUT
5 Elisabeth Goergl AUT
6 Anna Fenninger AUT
7 Marie Marchand FRA
8 Daniela Merighetti ITA
9 Emily Brydon CAN
10 Tina Maze SLO
CALCIO
CAMPIONATO ITALIANO
Risultati
Siena-Reggina 1-0
Milan-Fiorentina 1-0
Atalanta-Inter oggi 15.00
Cagliari-Udinese oggi 15.00
Catania-Bologna oggi 15.00
Chievo-Napoli oggi 15.00
Lecce-Genoa oggi 15.00
Sampdoria-Palermo oggi 15.00
Torino-Roma oggi 15.00
Lazio-Juventus oggi 20.30
Classifica
partite punti
Inter 18 43
Juventus 18 39
Milan 19 37
Napoli 18 33
Genoa 18 32
Fiorentina 19 32
Lazio 18 30
Roma 18 27
Palermo 18 26
Catania 18 25
Atalanta 18 24
Udinese 18 23
Cagliari 18 22
Siena 19 22
Sampdoria 18 20
Lecce 18 17
Bologna 18 16
Torino 18 15
Reggina 19 13
Chievo 18 10
LA COPPA DI SCI
Lauberhorn
Sciatori rossocrociati protagonisti del fine settimana sulle nevi di Wengen
MASSIMO SCHIRA
Due minuti, trentun
secondi e novantottocentesimi
di impegno,
tecnica e velocità
per realizzare il
sogno di una vita: vincere una
discesa libera di coppa del
mondo. E che discesa! Didier
Défago ieri, sabato, si è regalato
addirittura il trionfo sul mitico
Lauberhorn, con la Streif di
Kitzbühel “la” discesa libera per
antonomasia, soprattutto per
uno svizzero. Il 31enne di Morgins
ha relegato Bode Miller al
secondo posto, ed è stato accompagnato
ai piedi podio anche
da Ambrosi Hoffmann, ottimo
quarto dietro Marco Sullivan.
Il successo di Défago rende il
fine settimana sulle nevi di Wengen
addirittura trionfale per i
colori rossocrociati, visto che
segue di un giorno la vittoria di
Carlo Janka nella super combinata
del venerdì. Un risultato a
cui va aggiunto anche il terzo
posto del redivivo Silvan Zurbriggen
e il quarto di Hoffmann,
appunto. A Wengen resta da disputare
ancora lo slalom speciale
dove sono attesi proprio
Zurbriggen, oltre a Berthod, Viletta
e Gini.
I quasi 4,5 chilometri del tracciato
del Lauberhorn quest’anno
sono stati leggermente
modificati per garantire ai corridori
maggiore sicurezza. Qualche
curva in più e qualche salto
in meno non sono piaciuti ai
grandi specialisti, che hanno un
po’ polemizzato prima della
gara. Ne è emersa una prova
resa difficile soprattutto dalla
sua lunghezza, ma senza troppi
problemi tecnici. Se solitamente
erano i tratti centrali e finali a
determinare il vincitore, con i
curvoni per discesisti puri e la
“S” finale, l’edizione 2009 sarà
ricordata per essere stata decisa
tra la partenza e il “brüggli”,
dove Défago è stato nettamente
il migliore. Il solo Miller è infatti
riuscito a contenere il distacco e
a rosicchiare qualche centesimo
al vallesano sul piatto Langentreien
e sul finale, ma non è bastato.
Proprio sul tratto iniziale si è
giocata anche la gara dell’attesissimo
Didier Cuche, in netto
ritardo fin dal primo tempo intermedio
dopo il tratto di scorrimento.
Materiali certamente
non al top per il neocastellano,
ma anche una forma non eccezionale
nelle prove di discesa.
Cuche ha comunque chiuso ad
un discreto decimo posto, piut-
Didier Défago trionfa
sul mitico Lauberhorn
tosto lontano, però, dai primi.
Dodicesimo si è invece piazzato
Carlo Janka, che conferma la sua
L’elvetico realizza un sogno nella libera
più cara agli svizzeri. Battuto Bode
Miller. Buon quarto posto di Hoffmann
Non se l’è sentita Lara Gut
di tornare subito in pista
ieri, sabato, per la super
combinata di Altenmarkt/Zauchensee,
reduce da due giorni di
influenza intestinale. Gambe
ancora “molli” per correre rischi
in discesa libera. Meglio attendere
altre 24 ore e puntare su
una buona discesa libera
quest’oggi, domenica. Con
l’obiettivo di riuscire a staccare
un biglietto per i mondiali anche
nella prova più veloce del
circo bianco. Questa la tattica
dello staff ticinese guidato da
Mauro Pini per la giovane cam-
pionessa di Comano. Alla pista,
invece, non ha rinunciato Lindsey
Vonn, che si è regalata un
nuovo successo in coppa del
mondo.
Dopo la discesa soprendentemente
vinta dalla talentuosa ca-
ottima condizione anche se il
giovane grigionese ha pagato gli
sforzi e le emozioni della gara
vinta alla vigilia. Dietro di lui, al
tredicesimo rango, Daniel Albrecht,
a completare il bilancio
di cinque svizzeri tra i primi 15
sul Lauberhorn. La lotta per la
selezione mondiale - 4 i posti a
disposizione - si fa sempre più
serrata. La squadra svizzera per
Val d’Isère verrà in pratica formata
la prossima settimana,
quando il circo bianco si sposterà
sulle nevi di Kitzbühel,
dove sabato è in programma la
discesa libera sulla leggendaria
Streif. Un’ottima occasione per
ribadire lo stato di grazia della
compagine rossocrociata, anche
se gli austriaci, disastrosi a
Wengen nei primi due giorni di
gara, cercheranno in tutti i modi
di prendersi la rivincita su elvetici
e statunitensi. Appuntamento,
quindi, a venerdì per il
Super-G. mschira@caffe.ch
Le donne Vittoria statunitense nella supercombinata di Altenmarkt/Zauchensee
La giovane ticinese
ancora alle prese
con l’influenza
intestinale sceglie
di non rischiare
Lindsey Vonn torna a vincere,
Lara Gut punta sulla discesa
nadese Larisa Yurkiw, scesa con
il numero 47, i galloni di favorita
andavano ad Anja Pårson, la migliore
delle “big” con il suo secondo
posto in libera, a soli 6
centesimi dalla giovane leader.
La manche di slalom ha però
permesso il recupero sia alla
Vonn, sia a Katrin Zettel, che ha
poi terminato seconda dietro
l’americana e davanti alla svedese.
La Yurkiw, invece, ha inforcato
a poche porte dall’avvio,
tradita da un comprensibile
UNA VITTORIA INATTESA
Defago è stato il grande
dominatore a sorpresa sulla
pista del Lauberhorn
Reuters
IL RITORNO
Dopo un
breve
passaggio a
vuoto,
Lindsey
Vonn torna
a sorridere
nervosismo. Migliore delle elvetiche,
Fabienne Suter, undicesima,
seguita “a ruota” da Andrea
Dettling. Diciannovesima
Dominique Gisin e ventitreesima
Fränzi Aufdenblatten. In
attesa della discesa. m.s.

L’intervista
Lo sci elvetico analizzato dal grande
Pirmin Zurbriggen che parla
di giovani talenti e conferme mondiali
“Per
il
MASSIMO SCHIRA
I17 di marzo del 1990 è uno di
quei giorni che la Svizzera
difficilmente dimenticherà.
Al termine della discesa libera
di Åre, in Svezia, Pirmin
Zurbriggen terminava la sua
incredibile carriera sciistica. A soli
27 anni. Oggi Zurbriggen - albergatore
e presidente della federazione
vallesana di sci - è osservatore privilegiato
di tutto quanto ruota attorno
allo sport che tanto ha nobilitato.
Con il Caffè quello che è considerato
il Pelé dello sci alpino analizza
le prestazioni degli sciatori
elvetici in coppa del mondo, con
occhio attento al futuro e… a Lara
Gut. “Le gare d’apertura a Sölden e
quelle negli Stati Uniti hanno decisamente
lanciato la stagione dei
rossocrociati - dice -. Sono ottimista
per il futuro, soprattutto in prospettiva
campionati del mondo. Ma
anche per la coppa, pur ammettendo
che il ritorno in Europa ha
cambiato qualche parametro”. È
l’inizio di una chiacchierata con il
mito.
Partiamo dagli uomini. Didier Cuche
rimane il punto di riferimento?
“Sì, ed è giusto che sia così. Perché
Didier ha un’esperienza eccezionale
e sa sempre fare la scelta più
adeguata”.
Una presenza importante per far
crescere i giovani.
“Certamente, perché le situazioni
da affrontare durante una stagione
a livello mondiale sono diverse e
tutte complicate. La presenza di
Cuche è una garanzia”.
Dopo un primo approccio “esplosivo”,
Marc Berthod e Daniel Albrecht
sono più incostanti. Come
mai?
“Bisogna dividere le considerazioni
sui due atleti. Entrambi hanno potenzialità
enormi, ma in modo diverso”.
Partiamo da Berthod?
“Marc ha un talento incredibile, ma
ha sofferto più del previsto confrontato
con alcuni problemi di salute,
che non gli hanno permesso di
adattarsi sempre al 100% alle esigenze
degli allenamenti e delle
gare”.
Un problema risolvibile a breve?
“Direi di sì, anche se bisogna avere
un po’ di pazienza per tornare a
vincere gare con una certa regolarità.
Il potenziale, però, è sicuro”.
Albrecht, invece, ha picchi di prestazione
ai quali seguono bassi
inattesi. È l’adattamento agli intensi
sforzi di coppa?
“Albrecht è entrato in forma molto
presto quest’anno, anche perché si
adatta molto bene alla neve artificiale,
come quella su cui si disputano
le gare negli Stati Uniti. In Europa
centrale, invece, ha qualche
problema in più”.
C’è una spiegazione?
“L’adattamento sulla neve europea
è più difficle, perché i dettagli da
mettere a punto aumentano notevolmente.
Spesso serve anche un
po’ di fortuna per fare le scelte azzeccate.
Albrecht sta affrontando
un periodo in cui deve evitare di
avere dubbi su sé stesso”.
L’esperienza è un bene prezioso...
“Naturalmente. Non dimenti-
futuro
la Svizzera
è di Gut e Janka”
‘‘
Lara Gut
La ticinese
ha un talento fuori
dal comune
ed è giusto che bruci
le tappe in coppa
del mondo
Cuche, Berthod e Albrecht
giudicati dal Pelé dello sci
alpino: “Sono una garanzia”
Carlo Janka
È una sorta
di piccolo Roger
Federer dello sci.
Si muove con una
sensibilità incredibile
‘‘
chiamo che Berthod e Albrecht
sono ancora giovani e che gareggiano
ad altissimo livello contro
atleti che si battono con tutte le loro
forze per essere al vertice. È molto,
molto difficile essere davanti. Ve lo
garantisco”.
Anche perché entrambi guardano
alla polivalenza.
“Già essere tra i primi 10 in due discipline
è difficile, se poi si sceglie
di non rinunciare a nulla.... Ma è
anche segno di tempra agonistica,
quindi è positivo”.
E in prospettiva mondiali?
“Cuche, Albrecht e Berthod sono tre
ottime carte da giocare. Albrecht,
poi, sa concentrarsi come pochi sui
grandi appuntamenti. Si carica da
matti”.
7 GIORNI IN 3 MINUTI
IL CALCIO ALTRI SPORT
Il presidente del Real
rassegna le dimissioni
Ramon Calderon, 57enne presidente
del Real Madrid in carica
dal 2006 si è dimesso con effetto
immediato. Calderon è accusato
di aver manipolato il voto
dell’assemblea per il bilancio
2008.
Matteo Gritti operato,
Bucchi non è grave
È rientrato parzialmente l’allarme
portieri in seguito ad infortuni
a Bellinzona.
Matteo Gritti è stato operato
con successo a Torino, mentre
per Lorenzo Bucchi l’infortunio
è meno grave del previsto.
La Svizzera ha intanto “scoperto”
Carlo Janka. Cosa ne dice Pirmin
Zurbriggen?
“Janka è un piccolo Roger Federer”.
In che senso?
“In realtà sbaglia chi dice che la sua
sciata è tutta legata alla forza. Janka
scia con una sensibilità straordinaria”.
Che prospettive vede per lui?
“Adesso che ha tutti gli occhi addosso
dovrà imparare a gestire la
pressione. Ma non si tratta di una
sorpresa per gli osservatori. Già da
4 o 5 anni era chiaro che sarebbe diventato
uno sciatore eccezionale”.
Anche per il giovane grigionese si
tratta ora di fare esperienza. E ai
mondiali?
“La sua partecipazione alla coppa
RAMON
CALDERON
del mondo va intesa in primo luogo
come investimento per il futuro,
certo. Ai mondiali invece tutto si
gioca in un paio di minuti. E allora
il colpaccio ci può anche stare”.
Di giovane in giovane. E di Lara
Gut cosa ne dice?
“Dico che è la dimostrazione che
non è mai troppo presto per sciare
ad altissimo livello per chi ha talento.
Per chi sa sciare come Lara
Gut è giusto bruciare le tappe”.
Anche nel suo caso l’idea rimane
quella di fare esperienza, ma i risultati
sono superiori alle aspettative...
“Lara ha obiettivi chiari nella sua testa
e li persegue con successo perché
conosce esattamente quello
che può fare. È chiaro che l’espe-
Anche il World Player
va a Cristiano Ronaldo
Dopo aver vinto il pallone d’oro
di France Football, l’asso portoghese
del Manchester United è
stato premiato anche con il Fifa
Wolrd Player of the Year. Tra le
donne, trionfo per la funambolica
brasiliana Marta.
Carlos Sainz costretto
al ritiro alla “Dakar”
Lo spagnolo Carlos Sainz è incappato
in un incidente che lo
ha costretto al ritiro alla “Dakar”,
il rally raid in corso per la
prima volta in Sudamerica.
Sainz era in testa con un vantaggio
di 27 minuti.
LA SCHEDA
PIRMIN ZURBRIGGEN
Nato a Saas Almagell, Vallese il 4 febbraio 1963
40 vittorie in coppa del mondo
83 podi in coppa del mondo
2 medaglie olimpiche
1 oro e 1 bronzo (Calgary 1988)
9 medaglie ai mondiali
4 ori, 4 argenti e 1 bronzo
e 4 medaglie in una sola edizione,
a Crans Montana 1987
4 coppe del mondo generali
11 coppe del mondo di specialità
È uno dei 9 atleti al mondo ad aver vinto in tutte
e cinque le discipline di coppa, discesa, super-G,
gigante, slalom e combinata
rienza non si inventa da un giorno
all’altro. Ma non si vince di sola
esperienza”.
Lara ai mondiali per “partecipare”
o per qualcosa di più?
“Il discorso va certamente fatto in
prospettiva futura. Però credo che
Lara sia già capace di vincere una
medaglia. Ma ai mondiali bisogna
saper cogliere l’attimo”.
Sembra che dietro la ticinese manchi
un po’ il futuro in campo femminile.
È così?
“Sono convinto di no. Accanto alla
Gut negli anni scorsi c’erano almeno
altre 4 ragazze con il suo potenziale.
In un paio di casi hanno
avuto meno fortuna, con qualche
infortunio. In altri casi la maturazione
è un po’ più lenta”.
Martin Gerber retrocesso
nel farm team di Ottawa
Prosegue la stagione negativa
di Martin Gerber. Il portiere elvetico
è infatti stato relegato
dalla Nhl alla Ahl. Da Ottawa,
infatti, Gerber è stato mandato
a giocare nel farm team a Birmingham.
Virta coach a Lugano,
Botta firma con l’Ambrì
L’allenatore del Lugano fino al
termine della stagione è il finlandese
Hannu Virta, chiamato
a sostituire John Slettvoll. Ad
Ambrì invece è stato messo
sotto contratto il giovane Roman
Botta, ex bianconero.
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
15
Keystone
Futuro garantito, insomma, anche
in campo femminile?
“Certamente. Ci vuole ancora un
po’ di tempo, ma la qualità non
manca. Presto arriveranno 4 o 5 ragazze
dalle ottime prospettive”.
È il frutto della formazione decisamente
migliorata in Svizzera, alla
quale anche lei ha contribuito?
“Il lavoro è stato svolto a tappe.
Janka, ad esempio, nasce grazie ai
Grigioni. Oggi invece la formazione
di qualità è curata maggiormente a
livello nazionale. Sì, si è migliorato
molto”.
Lo sci svizzero ha un domani garantito?
“Ne sono sicuro”.
Parola di Pirmin Zurbriggen?
“Parola mia...” mschira@caffe.ch
Roger Federer batte
Wawrinka a Melbourne
Alla vigilia dell’open d’Australia,
inizio stagionale promettente per
Roger Federer, che ha battuto in
finale al torneo ad inviti di Kooyong
a Melbourne il connazionale
Stanislas Wawrinka con un
secco 6-1, 6-3 in 57 minuti.
Kakà è in trattativa
con il Manchester City
Il brasiliano Kakà, in forza
al Milan, potrebbe passare
al Manchester City
per una cifra superiore ai
100 milioni di Euro.
La trattativa è considerata ufficialmente
aperta.

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@
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www.rafaelnadal.com
La sfida tra Federer-Nadal
inizia con l’Open d’Australia,
anche se il favorito del torneo
sembra essere Andy Murray
MASSIMO MORO
Due campioni per
un numero uno. È
il motto di questa
nuova stagione del
tennis mondiale
con Rafael Nadal e
Roger Federer, che a partire da
stanotte, domenica, che incroceranno
le racchette in quel di Melbourne,
dove è in programma il
primo Grande Slam del 2009.
La rincorsa di Federer verso la riconquista
del primo posto della
classifica Atp comincia così
dall’Open d’Australia. I punti di
svantaggio su Rafael Nadal sono
ben 2460, mentre quelli di vantaggio
sul vincitore della passata
stagione, Novak Djokovic, sono
appena 110. Sia per il basilese sia
per il maiorchino il risultato minimo
da raggiungere sarà quello
di approdare alle semifinali per
mantenere lo stesso distacco. Più
arduo sembra invece essere il
compito del serbo che per non
perdere terreno dai due sarà costretto
a vincere.
Il compito di Federer non è certamente
facile, visto che nella storia
del tennis è stato il solo Ivan
Lendl - in testa dal 1985 al 1987,
prima di scivolare al secondo posto
nel 1988 - a riuscire nell’im-
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IL RITORNO DEL TENNIS
Due
campioni
per un
numero uno
presa di ritornare nell’anno successivo
al vertice.
Un nuovo record da eguagliare
quello che si prospetta per il rossocrociato
che, scalzato dalla leadership
lo scorso 18 agosto 2008,
dopo essere stato numero uno
per duecentotrentasette settimane
consecutive, cercherà di
emulare il tennista di origine
ceca.
Federer sarà così la seconda testa
di serie dell’Australian Open. Una
posizione che porta “fortuna” allo
svizzero, visto che aveva vinto nel
2004 proprio a Melbourne e nella
La coppa Davis
Coppa Davis. Per la piccola
Svizzera del tennis è un sogno
che si è quasi realizzato
nell’ormai lontano 1992. La finale
si giocava a Fort Worth, in Texas.
In campo, contro i fortissimi Stati
Uniti, scendevano Jakub Hlasek e
Marc Rosset, con Claudio Mezzadri
a fare da riserva. I rossocrociati
persero per 3-1, ma gli Usa
schierarono Agassi, Courier e
Sampras. Il meglio del tennis di
quegli anni. Il 2009 potrebbe essere
l’anno del ritorno della Svizzera
ai vertici della Davis, soprattutto
per l’ok ricevuto da Roger
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passata stagione il torneo di Flushing
Meadow, sempre da numero
2. “In questo inizio di stagione
- ha dichiarato Federer - ho
giocando bene, gli altri dovranno
realizzare una performance eccezionale
per riuscire a battermi e
questo è quanto è successo negli
La rincorsa di Federer alla riconquista
del primo posto comincia a Melbourne.
Un’impresa riuscita solo a Ivan Lendl
disputato tanti match. Mi sento
così in buona condizione e soprattutto
pronto per affrontare
questo primo importante appuntamento.
Non vedo l’ora di iniziare
questo Slam. Visto che sto
anni scorsi. So che sarà lo stesso
anche quest’anno, le mie aspettative
sono alte. All’inizio è molto
importante cominciare bene per
cercare di gettare delle basi solide
per il resto della stagione”.
goldentalents.ch
Reuters
Per il basilese l’obiettivo per cominciare
alla grande questo
2009 è quello di riuscire, dopo il
2004, 2006 e 2007, a far suo per
la quarta volta l’Open d’Australia
per eguagliare così il record
di vittorie di quattordici tornei
del Grande Slam di Pete Sampras.
La sfida tra Federer e Nadal è
così lanciata, anche se per il
successo di Melbourne i due
non sembrano essere i super favoriti,
visto lo straordinario
stato di forma di Andy Murray.
mmoro@caffe.ch
La nazionale svizzera vuole rinverdire i fasti del 1992 quando raggiunse la finale
Con Wawrinka a caccia
della mitica “insalatiera”
Federer, che vestirà la maglia
della nazionale fin dal primo
turno, che si giocherà proprio
contro gli Stati Uniti (numero 4
del tabellone guidato dall’Argentina)
dal 6 all’8 marzo.
Più che sulle prestazioni di Fede-
rer, la caccia elvetica alla prestigiosa
insalatiera d’argento si baserà
soprattutto sulla condizione
di Stanislas Wawrinka. Il vodese,
infatti, ha vissuto una notevole
crescita nel corso del 2008, entrando
pure a far parte dei top 10
dell’Atp, ma a frenare “Stan” è
stata ancora una volta l’incostanza
nel mantenersi ad alto livello.
Dopo l’oro olimpico, anche le
quotazioni del doppio rossocrociato
sono notevolmente salite e
le prospettive del duo Roger-Stan
non possono che essere rosee, visto
che hanno trionfato a Pechino
pur non avendo molta esperienza
di coppia alle loro spalle. Proprio
il doppio potrebbe diventare
l’arma decisiva quale valore aggiunto
ai punti “sicuri” portati in
dote da Federer. m.s.
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IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
17
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Il torneo
Minimo
storico
di svizzeri
al torneo
Un minimo storico di
tennisti elvetici quello
presente al primo appuntamento
stagione del
Grande Slam. Infatti saranno
due uomini e una sola donna
a partecipare all’Australian
Open. Nessuno degli altri rossocrociati
è riuscito a superare
le qualificazioni. Gli ultimi
ad uscire, alle porte del
tabellone principale, sono
stati in campo maschile
Marco Chiudinelli che è stato
nettamente battuto dallo slovacco
Dominik Hrbaty per 6-
1, 6-2 e in campo femminile
Stéphanie Vögele che è stata
superata dalla sudafricana
Chanelle Scheepers per 3-6,
6-3, 6-4. A difendere i colori
rossocrociati sarebbero dovuti
essere quattro se Timea
Bacsinszky non avrebbe dovuto
dichiarare forfait per i
soliti problemi legati alle articolazioni.
Per quanto riguarda il sorteggio,
Roger Federer può ritenersi
soddisfatto, visto che
nel suo quarto di tabellone ritroverà
delle teste di serie alla
sua portata come David Ferrer,
Marin Cilic, Tomas Berdych
e Stanislas Wawrinka.
L’avversario più temibile
sembra essere rappresentato
dall’argentino Juan Martin
Del Potro, vincitore del torneo
di Auckland. Al primo
turno il basilese affronterà,
domani, lunedì, l’italiano Andreas
Seppi, prima di cimentarsi
contro il vincente della
sfida tra Evgeny Korolev e
Carlos Moya.
Il vodese comincerà l’avventura
australiana contro il ceco
Ivo Minar. Vedremo se Wawrinka
sia riuscito a correggere
quella mancanza di continuità.
In questo caso negli
ottavi si potrà assistere ad
uno scontro tutto rossocrociato.
Tra le donne ci sarà la sola
Patty Schnyder a rappresentare
la Svizzera. La basilese
non ha certamente cominciato
bene la stagione. Nel
primo turno se la vedrà contro
la francese Kristina Mladenovic.
m.m.
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i
CASI
DARIO COLOGNA
Il grigionese
è di famiglia
italiana, ma
ha scelto di
difendere i
colori
rossocrociati
SEBASTIEN BUEMI
Il primo
elvetico in
Formula1
dopo molti
anni ha un
nonno di
Messina
FABIAN CANCELLARA
GIORGIO ROCCA
Originario
della
Basilicata, il
campione
olimpico e
mondiale è
elvetico doc
Nato a
Coira, vive a
Lugano, ma
difende in
slalom i
colori
dell’Italia
SPORT E RIVALITÀ
Dopo parecchi anni di calma torna ad accendersi
una datata sfida sportiva ‘nazional popolare’
MASSIMO SCHIRA
Sono passati parecchi
anni da quando Paul
Accola e Alberto Tomba
si davano battaglia
sulle piste da sci di
mezzo mondo per conquistare
vittorie e medaglie. O da
quando si discuteva animatamente
se Roberto Di Matteo dovesse
o meno sentirsi in dovere di
vestire la maglia rossocrociata.
Quello sugli sci tra il grigionese e
il bolognese è forse stato l’ultimo
vero derby tra Italia e Svizzera nel
mondo dello sport ad altissimo livello.
Complice la crescita complessiva
della qualità degli atleti
rossocrociati nell’ultimo decennio,
dovuta soprattutto a nuove
iniziative formative che tengono
maggiormente conto degli sportivi
rispetto al passato, una delle
sfide più “nazional popolari” sta
oggi ritornando in auge. Anche
perché parecchi sportivi - elvetici
a tutti gli effetti - hanno origini
italiane, con genitori o nonni “trapiantati”
in Svizzera dall’emigra-
L’infinito derby
di frontiera
con l’Italia
zione. Ma non solo. Ed è di nuovo
derby, ma stavolta è soprattutto
legato ai singoli atleti.
Prendiamo l’esempio più recente:
il grigionese Dario Cologna.
Nato e cresciuto a Tschierv
(proprio sul confine con l’Italia,
tanto che la sua casa è proprio in
“zona frontiera”) da genitori italiani,
il giovane fondista fresco
vincitore del Tour de Ski è nazio-
nale rossocrociato per scelta. Di
fatto, però, Cologna fatica a parlare
italiano ed è nato - anche
sportivamente parlando - grazie
alle strutture elvetiche. Ed è proprio
Cologna uno degli avversari
più quotati, assieme ai nordici,
della nazionale azzurra, negli ultimi
anni tra i punti di riferimento
del fondo mondiale con i vari
Giorgio DiCenta e Pietro Piller
Cottrer.
Discorso analogo anche per il
ventenne che ha riportato la Svizzera
in Formula1 dentro l’abitacolo
(dopo la Sauber tra i costruttori),
Sébastien Buemi. Nonno
Antonio emigrò infatti da Messina,
ma sia il padre del pilota, sia
lo stesso alfiere della Toro Rosso
hanno sempre vissuto nei dintorni
di Aigle e Sébastien correrà
con la monoposto numero 11 nel
Da Dario Cologna a Fabian Cancellara,
i principali “oriundi” che mettono
in difficoltà i (quasi) connazionali
mondiale 2009 “battendo bandiera
rossocrociata”. Guarda caso,
sotto il cofano della Toro Rosso
“pulsa” un motore Ferrari.
Altri atleti hanno invece imboccato
una strada diversa. Come lo
slalomista Giorgio Rocca che,
nato a Coira da mamma svizzera
oggi difende il tricolore tra i paletti
stretti essendo cresciuto a Livigno.
E questo anche se oggi
abita con la famiglia a Lugano.
iStock
Svizzera-Italia-Svizzera. Da perfetto
slalomista.
Negli ultimi anni, almeno altre
due occasioni hanno riproposto il
“derby internazionale“ per eccellenza.
È stato prima il “romano”
di Ginevra, Ernesto Bertarelli a
riaprire una contesa storica. Il patron
di Alinghi, infatti, ha scelto di
issare il rossocrociato sul veliero
che ha vinto per due volte la America’s
Cup, nonostante le sirene
italiane. Quando poi Bertarelli ha
scelto Valencia quale sede ufficiale
della regata più prestigiosa,
in molti hanno storto il naso dal
Tirreno all’Adriatico. Anche perché
in “condivisione” tra i due
Paesi, tra gli Oceani, c’è già Giovanni
Soldini, italiano di bandiera,
ma dalle origini ticinesi.
Proprio tra i due principali mari
italiani il ciclista bernese con origini
in Basilicata, Fabian Cancel-
LA RIVALITÀ
Sono diverse
le discipline in
cui la rivalità
italo svizzera è
accesa
lara ha costruito uno dei principali
successi del 2008, quello
nella Tirreno Adriatico. E anche
quello che è diventato negli ultimi
anni il “Fabian National” nel
cuore dei tifosi svizzeri ha scelto
di difendere i colori elvetici, malgrado
i suoi primi passi nel
mondo del grande ciclismo, a livello
giovanile, li abbia mossi alla
prestigiosa “scuola” dell’italianissima
Mapei. mschira@caffe.ch
Il personaggio
MAURO SPIGNESI
La sua infanzia si ricompone
come un puzzle nei
frammenti di racconto del
padre Graziano: “Faceva il muratore
ed era emigrato negli
anni Sessanta. La mia città è
Bellinzona, sono nato lì, in
mezzo ai castelli, nella capitale
del Ticino. Per anni ci ho pensato
poco, ma ultimamente,
non so perché, mi è venuta la
nostalgia: vorrei tornarci, visi-
Nato a Bellinzona
da genitori
emigranti, Marco
Giampaolo è oggi
il tecnico del Siena
tare i luoghi della mia prima infanzia
ai quali sono idealmente
legato da un grande affetto”.
Marco Giampaolo è uno dei giovani
tecnici italiani più promettenti.
Nell’estate 2007 Arrigo
Sacchi suggerì il suo nome alla
Juventus. Dopo Giulianova e
Treviso, l’exploit con l’Ascoli, la
consacrazione con il Cagliari e
ora i complimenti anche di
Mourinho per il lavoro fatto con
il Siena. “Fa piacere, nel mondo
del calcio è difficile che un tecnico
avversario sia così gentile”,
spiega Marco Giampaolo al
Caffè e aggiunge: “Qualche
volta mi capita di leggere del
Bellinzona, dei giocatori che
hanno indossato la sua maglia,
come Amauri o il giovane Russotto,
o Mensah. Mio papà è
stato sempre un grande appassionato
di calcio. Da giovane
giocava tra i dilettanti, poi
quando i miei da Giulianova
sono venuti a vivere in Svizzera,
lui nel fine settimana andava a
Milano a vedere la sua squadra
del cuore: l’Inter e il suo idolo,
Herrera. A me e mio fratello Fe-
Finalmente domenica!
IL CAFFÈ? LO TROVI OVUNQUE
CON I NUOVI DISPENSER
Besso
Fermata Bus
Cinque Vie
Quartiere San Nicolao
Paradiso
Fermata Bus Loreto
Via Maraini
Ristorante Paradiso
Via Geretta
Viganello
Chiesa
Via alla Chiesa
Fermata Bus Centro
Via La Santa
Fermata Bus La Santa
Via La Santa
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
19
“Tornerei in Svizzera
per allenare la nazionale”
Pregassona
Giardinetti
Via del Sole
Parco Giochi
Via Guloni
Fermata Bus Bozzorola
Via Ceresio
Fermata Bus
Piazza di Giro
Piazza S. Giuseppe
derico (ex Pescara) ha trasmesso
la passione del calcio.
Ho smesso che avevo 29 anni
ma già da giovane studiavo da
allenatore. E il mio primo maestro
Giuliano Sonzogni, un
grande tecnico, è stato allenatore
del Lugano e mi raccontava
che nella terra dove sono nato
c’erano grandi talenti. L’anno
scorso sono stato per un fine
Breganzona
Fermata Bus
Via Avv. B. Leoni
Via Dott. G. Polar
Castagnola
Parcheggio Ristorante Arté
Via Castagnola
Ruvigliana
Fermata Bus
Via Ruvigliana
Funicolare
Cassarate-Monte Bré
Via Ruvigliana
EMERGENTE
Marco
Giampaolo è
nato a
Bellinzona, ha
guidato
Ascoli, Cagliari
e Siena
ORA
DECINE
settimana a St Moritz, e visto
che ero lì ho deciso di andare a
Bellinzona. Poi è arrivata una
grossa nevicata e ho rinviato.
Ma ci tornerò, sono sicuro”. E se
le chiedessero di fare il commissario
tecnico della Svizzera?
“Magari. Ci verrei subito e sarebbe
una scelta dettata anche
dall’affetto e dai ricordi”.
mspignesi@caffe.ch
DI DISTRIBUTORI
A LUGANO!
Lugano
Fermata Bus Stadio
Via Trevano
Quartiere Maghetti
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Autosilo Palazzo
dei Congressi
Fermata Bus
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Via Trevano
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Via Adolfo e Oscar Torricelli
Fermata Bus San Siro
Rotonda
Via Pazzalino/Via Ruvigliana
Via Cantonale

IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
20 LO SPORT
Qui Lugano
Ai rigori il Friborgo
espugna la Resega
Bianconeri più attenti, ma sconfitti 2-1
MASSIMO SCHIRA
Rispetto alla partita di Langnau
persa per 6-1 il Lugano ieri, sabato,
alla Resega, ha scelto di concentrarsi
maggiormente sul gioco difensivo.
La tattica ha pagato fino a
metà del terzo periodo, quando il
Friborgo ha pareggiato, ma non ha
portato i 3 punti, visto che il Gottéron
si è poi imposto per 2-1 dopo i
rigori. Cattive notizie in casa luganese
anche dall’infortunio di Domenichelli
a seguito di una carica
di Wirz nel primo terzo. Di nuovo
toccato il ginocchio destro, anche
se non è chiaro se ci sono danni.
Molte le novità proposte da Hannu
Virta ad inizio partita rispetto alla
scoppola di venerdì a Langnau,
complice l’assenza di Nummelin e
Pohl, alle prese rispettivamente con
una contrattura ad una coscia e alla
schiena. Bianconeri, quindi, a sette
difensori - compreso Kostovic - e
con il trio di stranieri, Domenichelli,
Thoresen e Robitaille schierati
in un sol blocco dal neo tecnico
luganese. Aebischer ritrova invece
il suo ruolo tra i pali.
La partita è caratterizzata da una
certa attenzione, con il Friborgo
alla ricerca del sesto successo di fila
in questo inizio di 2009. Non mancano
però anche gli errori difensivi,
ma l’unico a saperne approfittare è
Brady Murray, che si inventa il gol
del vantaggio bianconero nel
primo periodo con un tiro assolutamente
imparabile per Sébastien
Caron. In occasione delle assenze
di Nummelin, la difesa bianconera
sembra trovare una sua quadratura.
Nonostante l’emergenza, infatti,
i giocatori del Lugano badano
Molto rigore difensivo per una partita
che regala un buon ritmo ma emozioni
limitate. Domenichelli ancora “ko”
maggiormente al sodo e malgrado
qualche sbavatura sono più convincenti
davanti a Aebischer. Il secondo
periodo della Resega ne è
Qui Ambrì
Biancoblù
finalmente
“corsari”
SUPER-
VANTAGGI
ESCLUSIVI *
NOVITÀ
Il tabellino
Lugano 1
Friborgo d.r. 2
RETI: 12’04 Murray 1-0, 48’15
Neuenschwander 1-1
Bienne 2
Ambrì 3
RETI: 1’50 Christen 0-1, 3’35
Ehrensperger 1-1, 7’28 Nüssli 2-1,
16’36 Celio 2-2, 47’36 Micheli 2-3
l’immagine: discreto ritmo di partita,
ma nessuna rete. Poche, peraltro,
anche le occasioni per giostrare
con l’uomo in più.
Ma non è solo il Lugano a giocare
con precisione e attenzione. Anche
i friborghesi hanno maturato un’ottima
impostazione nelle ultime
uscite. I bianconeri non soffrono
molto, ma non riescono neppure a
Assente Westrum per squalifica ieri, sabato, l’Ambrì
Piotta ha colto un successo probabilmente importante
per la seconda fase della stagione. I leventinesi
sono infatti andati ad imporsi a Bienne per 3-2 (reti
di Christen, Nicola Celio e Micheli) in una gara giocata
con attenzione e caratterizzata da buona intensità.
Tre punti conquistati senza l’uomo offensivamente
più importante, facendo leva sulle qualità difensive
di Wahlberg e sul rigore dettato da mister Cada. E questo
nonostante la serata con qualche sbavatura di Kri-
Jazz e Accord con
cambio automatico
Da CHF3000.– a CHF5000.–, o anche
di più, su Civic Type R, Accord Sedan e Tourer, CR-V 4x4, FR-V a 6 posti
e Civic 5 porte benzina o diesel
chiudere la gara. E allora un forte
tiro in diagonale di Neuenschwander
non trattenuto da Aebischer
consegna alla squadra ospite il
punto del pareggio. Pareggio che, in
linea con il resto della partita, si
protrae fino al supplementare dove
il Lugano non riesce a sfruttare un
minuto con l’uomo in più sul
ghiaccio a 4 contro 3. A decidere la
zan, che ha sulla coscienza una rete e qualche disco
perso di troppo. L’obiettivo a corto termine dell’Ambrì
è quello di lasciare l’ultimo posto della classifica
in prospettiva play out e il successo di Bienne lascia
ben sperare, anche perché i biancoblù hanno mostrato
molta più compattezza e dinamicità rispetto
alle ultime uscite. Il lavoro del nuovo tecnico, insomma,
comincia a dare i suoi frutti.
Quest’oggi, domenica, impegno casalingo per gli uomini
di Rostislav Cada. Ospite alla Valascia, il Berna.
Giocherà Westrum? A questo punto non è certo. r.c.
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Sabato in breve
IL PIENO
DI BUONI
AFFARI
Ti-Press
partita, quindi, i rigori.
Alla rete di Kirby Law risponde ancora
Brady Murray, poi la serie si
prolunga fino alla quinta e ultima
serie, quando dapprima Andy Näser
va a sbattere contro l’intrattabile
Caron, poi Andrei Bykov dimostra
classe e sangue freddo nel battere
imparabilmente Aebischer per
il 2-1 finale. mschira@caffe.ch
SIMON AMMANN
TERZO A ZAKOPANE
Il saltatore svizzero
Simon Ammann ha
ottenuto il terzo posto sul
trampolino di Zakopane
e mantiene così il primo
posto nella coppa del
mondo con soli due punti
di margine sul secondo.
HEFTI È SECONDO
AGLI EUROPEI DI BOB
L’equipaggio
dell’elvetico Beat Hefti
ha conquistato ieri,
sabato a St. Moritz la
medaglia d’argento agli
europei. L’oro è andato
al bob del “solito”
tedesco André Lange.
LANCE ARMSTRONG
ALLA SANREMO
Il sette volte vincitore del
Tour de France Lance
Armstrong ha
ufficializzato la sua
partecipazione alla
100ma edizione della
Milano-Sanremo, in
programma il 21 marzo.
COMA E DE VILLIERS
VINCONO LA DAKAR
Lo spagnolo Marc Coma
ha vinto ieri, sabato il
rally Dakar Argentina-
Cile nella categoria
moto. Nelle auto il
successo è invece
andato al sudafricano
Giniel De Villiers su VW.
Passate subito dal vostro
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FUORI CAMPO
LO SPORT
LA TATTICA È L’ARMA
DEL SELEZIONATORE
di PIERLUIGI TAMI
Il lavoro di selezionatore di
una nazionale è profondamente
diverso da quello
dell’allenatore di una squadra
di club. Certo, in entrambi i
casi si tratta di gestire una
squadra di calcio nei suoi
aspetti tecnici, tattici, fisici e
mentali, ma i metodi e i contenuti
del lavoro sono profondamente
diversi. Basti pensare a
quanto un allenatore - a differenza
del selezionatore - sia a
contatto con i suoi giocatori.
L’allenatore ha un contatto
quotidiano, con la partita del
fine settimana quale obiettivo
a corto termine. Il selezionatore,
al contrario, gode di pochi
giorni di lavoro durante l’anno
e spesso i giocatori arrivano in
nazionali reduci da una gara
di campionato disputata poche
ore prima (24 o 48) e con
una partita da preparare di lì
a pochi giorni. Analogamente,
dopo il match l’allenatore ha
tempo per analizzare gli errori
con i giocatori. Il selezionatore
li vede partire quasi sempre
poco dopo il novantesimo.
Del problema si è reso immediatamente
conto anche Ottmar
Hitzfeld, che si è ritrovato
a dover gestire il gruppo rossocrociato
in tempi brevissimi,
con una sola amichevole
prima della prima gara di
qualifica ai mondiali del Sudafrica.
Concretamente, spesso
il selezionatore elvetico ha a
disposizione un solo allenamento
“buono” tra il raduno -
ad esempio il lunedì - e la partita,
che solitamente è in cartellone
il mercoledì. Senza il
tempo materiale per intervenire
su tecnica, condizione fisica
e mentale - che prevede un
lavoro costante e spesso individuale
- l’abilità del tecnico-selezionatore
va giocata tutta sugli
aspetti tattici.
Il selezionatore deve perciò sviluppare
grandi capacità strategiche,
basate su una profonda
conoscenza della propria
squadra, ma anche degli
avversari. Questo aspetto è essenziale
anche per poter studiare
strategie mutabili nel
corso della gara, per cui è fondamentale
una particolare
abilità nel “leggere” la partita.
I cambiamenti di modulo in
corsa con gli stessi giocatori o i
mutamenti di sistema utilizzando
le riserve sono - di fatto
- le principali armi del selezionatore
nazionale, che deve essere
anche particolarmente
bravo a prevedere i potenziali
problemi da risolvere durante
la partita.
Qualche settimana fa, José
Mourinho, tecnico dell’Inter,
elogiava il collega Gasperini
del Genoa dopo la partita. “Gli
allenatori in Italia sono molto
bravi - diceva -. Oggi ho cambiato
tattica per 4 volte e immediatamente
Gasperini si è
adattato, mettendoci in difficoltà”.
Segno che la tattica è
importante nei club, ma lo è
ancor più in nazionale.
Il basket
NOSTRO SERVIZIO
Non trova ostacoli la marcia
trionfale del Vacallo. Anche ieri,
sabato, al Palapenz di Chiasso la
capolista, spinta dai propri tifosi,
ha travolto il Nyon di Hugues
Occansey. Sul tabellone, al
termine della gara, il punteggio
lasciava davvero poco spazio
alle interpretazioni: 81 a 57 (41-
26 il parziale). La Sav adesso segna
otto punti di distacco dall’Olympic,
che pure è andata a
vincere a Losanna. I gialloverdi
di Rodrigo Pastore (sconfitti una
sola volta dall’inizio del torneo
dal Friburgo) anche ieri, sabato,
hanno impostato la propria gara
in velocità e hanno fatto scattare
a più riprese schemi ormai collaudati
e che evidentemente
stanno offrendo ottimi risultati.
Male invece per le altre due
squadre ticinesi. Il Lugano è
stata sconfitta allo Chaudron dal
modesto Boncourt per 88 a 73
(parziale 49-37). I Tigers dopo
essere passati in svantaggio non
sono riusciti ad agganciare i padroni
di casa nel secondo e poi
nel terzo quarto. È mancata la
reazione, la rabbia che invece ha
segnato diverse gare.
Ennesima sconfitta del Massagno
al Palamondo di Cadempino
contro il Monthey per 76 a
96 (parziale 47-46). Eppure la
formazione ticinese aveva conciato
bene tenendo il campo
sino al terzo quarto e rispondendo
colpo su colpo alla terza
in classifica. I vallesani hanno
avuto però un uomo in più sul
parquet, Alston che ha messo a
Da vedere, da vivere.
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Il Vacallo continua
la corsa in testa
Vince la Sav, sconfitti Sam e Tigers
segno ben 39 punti e ha trascinato
la propria squadra sino alla
vittoria finale. Un peccato appunto
per i ticinesi che magari
con maggiore accortezza ed evitando
di peredere palloni im-
portanti avrebbero potuto anche
fare risultato.
Bella vittoria invece quella delle
ragazze del Riva San Vitale che si
sono imposte sul Pully con un
netto 89 a 64 (46-36 il parziale).
Le giocatrici campionesse sviz-
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zere allenate da Fabio Bassani
all’Osc di Mendrisio hanno praticamente
fatto partita da sole e
sono andate avanti in solitaria.
Certo, la formazione ospite è ultima
in classifica ma quello che
I momò superano facilmente il Nyon e
mantengono la vetta della classifica
con il Friborgo a otto punti di distanza
contava ieri, sabato, era ristabilire
la forza del gruppo e tenere
alto il morale anche in vista dell’appuntamento
contro il Syon
per i quarti della Coppa svizzera
femminile. Un’occasione importante.
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IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
21
In televisione
DOMENICA 18 GENNAIO
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Sci alpino: Coppa del Mondo. Slalom maschile
11.10 TSI 2
Sci alpino: CdM. Discesa femminile
16.30 TSI 2
Sci alpino: CdM. Discesa femminile (R)
18.00 TSI 2
Sci alpino: CdM. Slalom maschile (2 a pr. / R)
18.55 TSI 2
Hockey: Ambrì - Berna
LUNEDÌ 19 GENNAIO
9.00 TSR 2
Tennis: Open d’Australia. De Melbourne
13.00 Italia 1
Studio sport. Notiziario sportivo
18.10 RAI 2
TG sport
MARTEDÌ 20 GENNAIO
12.00 RAI 3
Rai sport notizie
13.00 Italia 1
Studio sport. Notiziario sportivo
22.50 TSI 2
Sportsera (hockey)
MERCOLEDÌ 21 GENNAIO
9.30 TSR 2
Tennis: Open d’Australia. De Melbourne
17.25 TSI 2
Hockey: Metallug Magnitogorsk - ZSC Lions
19.30 TSI 2
Pattinaggio artistico: CE. Coppie
20.30 RAI 1
Calcio: vinc. Inter / Genoa - Roma. Tim Cup
GIOVEDÌ 22 GENNAIO
9.30 TSR 2
Tennis: Open d’Australia. De Melbourne
10.25 TSI 2
Sci: Coppa del Mondo. Super G femminile
12.00 RAI 3
Rai sport notizie
13.00 Italia 1
Studio sport. Notiziario sportivo
17.45 TSI 2
Pattinaggio artistico: Camp. Europei. Libero uomini
VENERDÌ 23 GENNAIO
9.55 TSI 2
Sci: Coppa del Mondo. Discesa femminile
11.25 TSI 2
Sci alpino: CdM. Super G masc.
13.00 Italia 1
Studio sport. Notiziario sportivo
13.30 TSI 2
Pattinaggio artistico: CE Danza
SABATO 24 GENNAIO
9.55 TSI 2
Sci alpino: CdM. Discesa femminile
11.25 TSI 2
Sci alpino: Discesa maschile
13.25 RAI 2
Dribbling
20.05 TSI 2
Sport Club (R)
Informazioni tramite SMS gratuito
«BLUEWINTV» all’888

IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
22 MOTORI
Impreza
SERGIO FRASCHINA
Da sempre il motore
a cilindri contrapposti
(boxer) è stato
appannaggio di
Subaru, la 4x4 di
eccellenza. Poco
più di un anno fa, dopo Legacy,
Outback e Forester, la casa giapponese,
oltre ai vari benzina, ha
proposto anche un sofisticato boxer
a gasolio. A partire da questo
mese lo stesso propulsore viene
pure proposto sulla Impreza.
Quello di Subaru è il primo motore
boxer a gasolio, una indubbia
sfida tecnologica perché l’integra-
Ottima anche
l’efficienza
energetica, con un
pieno si superano
i 1.000 km.
zione dell’architettura a cilindri
contrapposti con il principio di
funzion amento dell’accensione
spontanea non è così evidente. La
trazione in questo caso viene ripartita
in parti uguali sulle quattro
ruote, a differenza della sportiva
turbo a benzina che ha una ripartizione
40:60 tra anteriore e posteriore.
Il motore eroga una potenza
massima di 150 Cv a 3600 giri/min
e 350 Nm di coppia massima di-
Diesel a cilindri contrapposti per la grintosa berlina giapponese.
Una trazione integrale che consuma poco ma viaggia a oltre 200 all’ora
La rivoluzione
va a gasolio
AGGRESSIVA
A tutta
GRINTA
La linea sportiveggiante
della Impreza 4x4,
dotata anche di un
boxer diesel
ACCESSORIATA
Controlli elettronici a
go-go e, nella versione
Comfort S, il navigatore
satellitare
New ŠkodaOctavia
sponibile già a 1800, cio che le
conferisce ottime prestazioni: velocità
di punta di 205 km/h e accelerazione
da 0 a 100 km/h in 8.6 secondi.
Il boxer è dotato di filtro antiparticolato
di tipo chiuso ed è abbinato
ad una trasmissione manuale a
sei rapporti. Il modello di base Impreza
2.0D Swiss, con i suoi 1505
kg di peso a vuoto, consuma solo
5.9 l/100 km ed emette appena
155 grammi di CO2 al chilometro.
Di conseguenza la nuova Impreza
rientra nella categoria di efficienza
energetica A, proponendosi come
nuovo punto di riferimento
nel proprio segmento d’appartenenza.
La vettura ha un serbatoio
da 64 litri, cosicché con un solo
pieno riesce a percorrere più di
1000 chilometri. Sul terreno, lungo
le tortuose strada di montagna
della maggiore delle isole Baleari,
si è dimostrato molto potente, elastico
e silenzioso, grazie all’elimi-
nazione della maggior parte delle
vibrazioni dovuto alla particolare
architettura che permette addirittura
di fare a meno dei contralberi
di equilibratura. Subaru propone
l’Impreza 2.0D nelle tre versioni
Swiss, Comfort e Comfort S.
La dotazione di serie del modello
di base Impreza 2.0D Swiss comprende
il controllo elettronico della
dinamica di marcia, Abs con ripartitore
elettronico di frenata e
brake assist, airbag frontali, airbag
laterali anteriori ed airbag a tendina
laterali anteriori e posteriori.
L’allestimento Comfort dispone in
più di fendinebbia, fari allo xeno,
spoiler anteriore, laterali e sul tetto,
sedili sportivi e sistema audio
con cambia CD per sei dischi e sistema
di dieci diffusori. La top di
gamma Comfort S ha tra l’altro un
sistema audio completo di navigatore.
L’Impreza 2.0D Swiss costa
32’000 franchi, la Comfort 35’000
e la Comfort S 38’000.
PERFETTA PER LA SVIZZERA
DA CHF 23’400.–*
La stessa aspirazione che da secoli anima la Svizzera fa anche della nuova Škoda Octavia una scelta perfetta: la volontà
inflessibile di rendere ciò che è buono ancora migliore. Il look frizzante, gli interni modernissimi, la sicurezza ottimizzata,
i nuovi fari allo xeno per un’accresciuta visibilità, i due nuovi motori 1.4 l TSI da 122 CV/90 kW e 1.8 l T-FSI
da 160 CV/118 kW (entrambi disponibili con cambio automatico a 7 rapporti DSG, il modello 1.8 l T-FSI anche in versione
4x4) parlano da soli. La nuova Škoda Octavia e la Svizzera: una coppia semplicemente perfetta. www.skoda.ch
* New Škoda Octavia Classic, 1.6 l, 102 CV/75 kW, 5 porte. Il prezzo indicato non corrisponde al modello raffigurato. Prezzo di vendita raccomandato incl. IVA 7,6%. Consumi di carburante/
emissioni di CO 2: consumo misto 7.4 l/100 km, CO 2 176 g/km. Categoria di efficienza energetica: D. Valore medio di tutti i nuovi modelli e marchi commercializzati in Svizzera: 204 g/km.
Il restyling
La Bmw Z4
mette il tettuccio
PER la nuova BMW Z4 è
sparita la capote in tela, al
suo posto debutta lo schema
coupé-cabriolet con il
tetto rigido ripiegabile.
Per la roadster della Casa
tedesca è una novità epocale,
che quasi nasconde
gli altri importanti cambiamenti.
A spingere la
nuova Z4 saranno tre motori
a sei cilindri: il più potente
è un tre litri biturbo
a iniezione diretta da 306
CV, poi un altro tre litri da
258 Cv e infine il più “tranquillo”
2.5 litri da 204 Cv. E
presto alla gamma potrebbe
aggiungersi anche
un turbodiesel.
@
www.subaru.ch
www.volkswagen.ch
www.bmw.ch
L’ambiente
Seat Ibiza diventa
‘Ecomotive’
LA GAMMA di veicoli SE-
AT dal basso impatto ambientale
Ecomotive continua
a crescere. L’ultimo
modello in ordine cronologico
segue a ruota i già
noti e omonimi modelli
León e l’Alhambra. Ora
debutta la nuova versione,
realizzata sulla base dell’ultima
Ibiza, sviluppata
completamente da zero
basandosi sulla già parsimoniosa
1.4 Tdi da 80 Cv
con filtro antiparticolato.
Emissioni di CO2 di 98
g/km e consumi medi ridotti
a soli 3.7 litri ogni
100 km, autonomia di
1200 km.

Degustazioni guidate alla Mondo Whisky
Tutta la Scozia in un bicchiere
ella serata per gli amanti dei whisky, quel-
Bla organizzata di recente alla Mondo
Whisky, la più grande collezione di Single
Malt del Ticino,
presso la Vinoteca
Tamborini a Lamone.
La degustazione
è stata guidata
da Kurt Frei, ambasciatore
per il Centro
Europa dei classic
malts, uno dei due nomi più importanti
nel mondo dei whisky. Molto apprezzate le
spiegazioni di Frei che ha guidato i presenti
lungo un tour scozzese iniziato nelle Lo-
Risparmiare diventando soci Gastro
Sei esercente e vuoi risparmiare
tempo e denaro? Diventando
socio di GastroTicino,
federazione che da oltre un secolo
tutela gli interessi della categoria,
si può usufruire dei tradizionali
e nuovi servizi. Vediamoli in rapida
carrellata.
I soci hanno la possibilità di conteggiare
con la Cassa di compensazione
Avs di GastroSuisse. Con
un unico rendiconto vengono conteggiate
Avs, disoccupazione, assegni
familiari, assicurazione malattia
e assicurazione infortuni.
Con le altre assicurazioni sono 3
conteggi differenti! La richiesta di
pagamento di questi contributi è
posticipata alla fine del trimestre
senza interessi; le altre assicurazioni,
soprattutto assicurazioni infortuni
e cassa malati, richiedono invece
il pagamento anticipato dell’intera
quota annua e per eventuali
rateazioni si pagano gli interessi.
In un mondo nel quale la tecnologia
assume sempre più importanza,
i soci non devono più pagare
per essere presenti in internet. Saranno
inseriti gratuitamente nel
primo motore di ricerca completo
degli esercizi pubblici ticinesi sul
sito di TicinoTurismo
(www.ticino.ch) e su www.ristoranti.ch.
Notizie su GastroTicino e
la vostra professione anche su
www.gastroticino.ch.
wland e terminato sull'isola di Islay. In seguito
assaggio delle sei specialità, tra le quali
particolarmente gradito è stato il Talisker,
whisky a doppia maturazione. La serata è
stata la prima di una serie che continuerà
nel 2009, ed è stata possibile grazie
alla collaborazione con Diageo,
rappresentata da Kurt Frei e Sandro
Amadò. Per gli amanti dei dettagli, ecco
i whisky degustati: Glenkinchie 12 y
(anni), Dalwhinnie 15 y, Cragganmore
12 y, Oban 14 y, Talisker 10 y, Lagavulin
16 y, Singleton 12 y, Glen Elgin 12 y, Oban
double matured DE, Caol Ila 12 y, Lagavulin
12 y, Talisker double matured DE.
Un nuovo e importante servizio è
quello nel campo dell’igiene. Parliamo
della collaborazione con
un’azienda specializzata in questo
settore: la BeFood Consulting
di Chiasso. Ai soci sono praticate
tariffe di favore. La BeFood Consulting
è diretta dalla sua fondatrice,
l’ingegnere alimentare Beatrice
Fasana Arnaboldi diplomata al
politecnico federale di Zurigo, e
con alle spalle una lunga esperienza
nell’industria alimentare di
RISTORAZIONE E ALBERGHERIA
Pagina a cura di
GastroSuisse e GastroTicino
Con i servizi offerti si compensa ampiamente il costo dell’iscrizione
Chiamate
il Segretariato
di GastroTicino
e informatevi
su tutti i
vantaggi
GastroDiritto
Il dipendente e il rischio aziendale
causa delle condizioni tendenzialmente avverse un esercente ha ri-
Adotto l’orario lavorativo ai suoi tre dipendenti. Il suo ragionamento
(pattuito a voce con i dipendenti) era questo: la riduzione delle ore verrà
compensata con le ore straordinarie estive. Due dipendenti
hanno inoltrato la disdetta nel mese di giugno, senza che potessero
essere recuperate le ore perse. Cosa succede?
Il rischio aziendale spetta al datore di lavoro. Questo lo dice
il Codice delle obbligazioni. Il patto effettuato con i dipendenti
non è molto limpido (anche perché tendente a risparmiare
sui supplementi per straordinari) e non è stato stipulato
per iscritto. Più oculato sarebbe stato di stipulare una
clausola contrattuale precisa o modificare il contratto stesso.
Non è certo colpa del lavoratore (che era disponibile a lavorare al
100% pattuito inizialmente) se il tempo era brutto. Di conseguenza, le
ore libere fatte nei mesi primaverili sono state in pratica regalate.
punta in Svizzera. La BeFood
Consulting non offre servizi e concetti
già preconfezionati ma decide
quali passi siano da intraprendere
solo dopo un’approfondita e
soprattutto personalizzata analisi
della situazione e dei bisogni
aziendali.
Molto interessanti anche le possibilità
di promozione del proprio
locale. I soci ricevono gratuitamente
per sé e per i propri clienti,
il settimanale “Il Caffè della Do-
Proposte accattivanti per i 10 anni di attività dell’albergo e del ristorante
Un gennaio goloso Al Giardinetto di Biasca
’Hotel-ristorante Al Giardinetto di Biasca festeggia
L in gennaio il traguardo dei 10 anni con una serie
di gustose iniziative. I titolari Lilian e Jean Marie Perriard
hanno voluto in questo modo ringraziare i clienti
e il personale che in questo decennio li hanno accompagnati
in uno splendido viaggio gastronomico
e di amicizia. Ma scopriamo gli appuntamenti golosi.
Per tutto gennaio saranno serviti gli spaghetti Don
Pedro a 10 franchi, la Fondue Chinoise con il 10 %
di sconto, il vino della casa con il 10% di sconto sulla
bottiglia, mentre fino al 21 gennaio cornetto gratis
sino alle 10 con il caffè. E poi un calendario settimanale
davvero da non perdere: i lunedì pizze saporite
e fragranti a 10 franchi, il martedì bollito misto con il
10% di sconto, mercoledì piatto del giorno a 10
franchi (menu completo a 15 franchi), giovedì festival
di gamberi reali a volontà a 35 franchi, venerdì
cessione, acquisto
affittasi esercizi pubblici
Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo:
GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano
Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch
È chiesto un contributo di fr. 100.- (iva esclusa) per i soci,
e fr. 200.- (iva esclusa) per i non soci, per quattro apparizioni.
OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA
NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE
di Alessandro Pesce
“Happy Hour” dalle 17.30 alle 18.30 con Prosecco,
Chardonnay, Sauvignon, Chiaretto e Merlot rosso
Giardinetto accompagnati da stuzzichini, sabato e
domenica tartar di manzo a 19.95 franchi.
In questi dieci anni, l’Hotel-ristorante Al Giardinetto
di Biasca è cresciuto e si è imposto come uno dei locali
più gettonati, e attualmente impiega circa 40
collaboratori situandosi tra i più grandi del Sopraceneri.
L’albergo ha 23 camere con tutti i comfort. La
sala colazione può anche servire per banchetti e riunioni.
In sala come nelle ampie e belle terrazze, si
può gustare un ottima cucina di stile internazionale
con accenti italiani e ticinesi, pizze, specialità di pesce
e piatti stagionali. Durante l’anno da non perdere
accattivanti rassegne gastronomiche. Il tutto abbinato
a una ricca scelta di vini locali e internazionali.
a.p.
menica” e la rivista “Ristora Magazine”.
Da pochi giorni i soci possono
fare pubblicità sulla pagina di
GastroTicino de Il Caffè a metà
prezzo. E su Radio Fiume Ticino
(che diffonde nel Sopraceneri e nel
Luganese) avete a disposizione anche
la trasmissione “Degustando”
a prezzi di favore per i soci. Molto
interessanti anche le tariffe della rivista
Ristora Magazine, che offre
un panorama sul meglio dell’enogastronomia
in Ticino.
Da ricordare, poi, che per i problemi
di ordinaria amministrazione, il
socio ha diritto a una consulenza
giuridica gratuita, risparmiando sui
costi legali. A disposizione anche
l’Ufficio Stampa & PR per una comunicazione
efficace e tempestiva.
Infine, il segretariato di GastroTicino
invierà ai soci che ne faranno
richiesta, contratti di lavoro, listini
prezzi, buste paga e altro materiale
a prezzo modico. Per informazioni
anche sugli altri servizi, basta
telefonare al numero 091-
961.83.11.
E tra tutti i soci che avranno versato
la quota sociale 2009 entro il
31 gennaio 2009 sarà estratto un
volo aereo andata e ritorno per Roma
o Ginevra (1 persona) grazie
alla collaborazione con Darwin
Airline. E in più sul sito www.ristoranti.ch
altri concorsi e altri voli da
vincere.
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GastroTicino cerca personale di servizio e di cucina disponibile su chiamata. Requisiti: serietà, esperienza
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Pasta fresca
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Obiettivi dalle paste semplici alla pasta ripiena, tutti i
trucchi e le preparazioni di base per
realizzare la pasta fresca fatta in casa, in
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preparare la pasta base all’uovo con farina
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la pasta con semola, le paste colorate e ai
cereali e i vari tipi di ripieni.
Programma 1° giorno: farina, lavorazione, tagliolini alla
piemontese, garganelli, pasta bianca,
orecchiette, cavatielli, maccheroncini al
ferretto
2° giorno: pasta alla barbabietola, pasta
gialla, tortelloni di magro, tortellini, caramelle
al radicchio
3° giorno: pasta verde, lasagne alla
bolognese, rotolo di ricotta e spinaci, lasagne
vegetariane
4° giorno: gnocchi di patate, gnocchi di
semolino, gnocchi di pane, gnocchi alla
parigina.
Insegnante La Scuola de La Cucina Italiana
Durata 4 serata
Date martedì 20, 27 gennaio e 3, 10 febbraio 2009
Orari 19.00-22.00
Costo CHF 450.00 soci/CHF 480.00 non soci
I vini ticinesi
Obiettivi valorizzare i prodotti del territorio; conoscere
la geografia enologica, i diversi tipi di vitigni e i
loro assemblaggi, le diversità dei terreni, la
produzione del vino; conoscenza delle basi di
degustazione, introduzione agli abbinamenti
gastronomici; acquisizione delle basi del servizio
del vino e la sua conservazione; acquisizione di
come impostare una carta dei vini completa, nel
giusto rispetto dei prodotti locali.
Programma introduzione alla degustazione dei vini; basi
di enologia; geografia vitivinicola del Ticino;
vini classici, barricati e specialità. Per ogni
serata si degustano 4-6 vini ticinesi con
stuzzichini; spiegazione dei criteri
fondamentali per la corretta redazione della
carta dei vini. Cena di gala finale compresa.
Metodo corso teorico, pratico con degustazioni
Insegnanti Davide Comoli, presidente della didattica
Svizzera per l’ASSP; Francesco Tettamanti,
enologo, direttore di Ticinowine
Durata 5 serata
Date 20, 27 gennaio 2009, 3, 10 e 17 febbraio 2009
Orari 19.30-21.30
Costo CHF 300.00 soci/CHF 350.00 non soci
Long drinks, cocktails,
cocktails analcolici
Obiettivi apprendere le basi e le conoscenze
dei distillati, imparare a creare cocktails, long
drinks alla moda e classici.
Programma teoria, conoscenze dei distillati e liquori,
regole importanti per miscelare, ingredienti
ed attrezzi, l’arte del bartending & mixology.
Insegnante Andrea Bianco, esperto in Bartending
& Mixology. Esperto Unione Svizzera
dei Barman (SBU)
Durata 3 serata
Date lunedì 26 gennaio 2009, 2 e 9 febbraio 2009
Orari 17.30-20.30
Costo CHF 300.00 soci/CHF 400.00 non soci
Corso sicurezza “Pecos”
Obiettivi ottenere il certificato di persona di contatto
in materia di sicurezza.
Programma soluzione settoriale in materia di sicurezza
per esercenti e albergatori, come applicare
la sicurezza nel proprio esercizio, apprendere
le direttive, garantire la sicurezza sul posto
di lavoro.
Destinatari gerenti e gestori
Insegnante Ing. Sergio Marchetti
Durata 1 giorno
Date lunedì 2 febbraio 2009
Orari 08.30-12.00 e 13.30-16.00
Costo CHF 290.00 soci / CHF 330.00 non soci
CHF 50.00 manuale sulla sicurezza
Attestato certificato di PECOS
Degustazione formaggi francesi
Obiettivi imparare a scegliere, conoscere, servire e
abbinare con il vino i prodotti caseari.
Programma introduzione: “Dal latte al formaggio”,
imparare a conoscere i formaggi e a
selezionarli prima dell’acquisto, riconoscerne
le qualità e le proprietà, la metodologia di
degustazione, gli abbinamenti (vino e
formaggio, pane e formaggio, marmellate,
confetture e mostarde ecc...).
Insegnante Renato Bontognali, tecnologo lattiero
caseario, presidente Associazione Ticinese
Assaggiatori Formaggio
Davide Comoli, presidente della didattica
Svizzera per l’ASSP
Durata 1 serata
Date martedì 2 febbraio 2009
Orari 18.00-21.00
Costo CHF 200.00 soci/CHF 250.00 non soci
cessione, acquisto
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OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA
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18 gennaio 2009 IL CAFFÈ
LEI&LUI
A PAGINA 35
Dopo Ginevra, Berna e Coira anche Zurigo apre una clinica per le patologie erotiche. “Il sex add ict non c erca la felicità. Vuole solo riempire un enorme vuoto affettivo e qualsiasi partner va bene” . “È un disturbo compulsiv o che può toccare tutti; un percorso lungo ma se ne esce...”
Sorrisi
contagiosi
come
l’influenza
PER COMINCIARE
SIAMO TUTTI PIÙ GRASSI, MA NIENTE DIETA
Siamo tutti più grassi dopo queste
festività. Bene. Un bell’inizio
d’anno. Infatti, chi questi calcoli
li fa in quattro e quattr’otto a memoria,
ci spiega che sarebbero circa ventimila
le calorie in eccesso sul nostro
groppone (e non solo disgraziatamente)
ingurgitate tra dicembre e
gennaio. Che fare? Affidarsi ad una
delle centinaia di cure dimagranti
che promettono risultati sorprendenti?
Meglio di no. Meglio, come ripetono
ancora una volta gli esperti,
optare per una dieta equilibrata. In-
di PATRIZIA GUENZI
tanto, a due passi da noi, in Italia,
pensano di nominare un gruppo di
esperti sulla nutrizione per verificare
quali diete consigliare e quali no.
Il pericolo, infatti, è affidarsi a pseudo
guru della bilancia, più interessati
al proprio conto in banca che ai nostri
chili di troppo. Eppure, il problema
va affrontato. Ma niente diete
drastiche e ipocaloriche, dicono ancora
gli esperti: indeboliscono l’organismo
e lo rendono più permeabile
ai virus dell’influenza. Insomma, un
sano equilibrio. Già, sembra facile…
La società
Uno shopping
tecnologico
per una vita
sempre on line
A PAGINA 33
Ammalati
di
sesso
L’incredibile avventura di una famiglia sangallese
“Da sette anni in barca
per salvare l’ambiente”
A PAGINA 31

@ www.drchatton.net
www.hebdo.ch
Guardate film erotici
o pornografici?
Talvolta
40%
Spesso
4%
Consultate siti web erotici
o pornografici?
19%
“Dottore, ho sempre
un impulso
irrefrenabile
a masturbarmi…
penso solo a quello”
I fanatici
sono un piccolo
esercito, circa
il 10% soffre di
questa dipendenza
ANIMALI
Proverbiale è quella degli elefanti, bestioni con
una memoria, si dice, di ferro. Eppure, il regno
animale in generale non sembra avercene
più di tanta. Secondo una ricerca canadese sarebbe
molto limitata. William Roberts dell’Università
del Western Ontario, infatti, spiega che solo
l’uomo ha una vera e propria memoria. I quattrozampe,
invece, percepiscono il tempo che passa, ma
in modo molto limitato. Il ricercatore ha fatto un
esperimento: ha lasciato liberi alcuni topi in un labirinto
dove potevano trovare a volte cibo sgradito,
a volte pezzi di formaggio. Il loro comportamento
ha evidenziato che anche i roditori, proprio come
L’INCHIESTA
Dopo Ginevra, Berna e Coira
anche Zurigo apre una clinica
per le patologie erotiche
Mai
56%
Mai
80%
Talvolta Spesso
1%
Gli
Quanti
partner
avete avuto
dal vostro 37%
primo
rapporto?
NOTA METODOLOGICA
Sondaggio realizzato dal 6 al 17 maggio 2008 dall’istituto M.I.S. Trend di
Losanna, per conto dell’Hebdo su un campione di 600 svizzeri rappresentativi
della popolazione, da 18 a 74 anni. Margine di errore: ±4%
ammalati
disesso
sul lettino di Freud
9%
17%
28%
PATRIZIA GUENZI
Un pensiero costante.
Una fissa, un
bisogno irrefrenabile
di sesso.
Ovunque e comunque.
Per pena,
ma anche per gioia. “Dottore,
trascorro ore e ore su internet, sfoglio
riviste porno, ho bisogno costantemente
di una donna per fare
sesso… di eccitarmi, non riesco
a farne a meno. Mi masturbo in
continuazione. È più forte di me”.
Questo – spiega al Caffè il dottor
Dominique Chatton, psichiatra,
psicologo e sessuologo -, il leit
motiv di un sesso-dipendente che
varca la porta del suo studio di Ginevra
per chiedere aiuto. “In sostanza
– riprende il medico -, si definisce
sesso-dipendente la persona
che perde totalmente il controllo
della propria vita, che non
riesce più a pensare ad altro.
Quando il sesso prende il sopravvento,
e da piacere diventa sofferenza,
obbligo cui il soggetto non
riesce più a sottrarsi”. E i fanatici
del sesso sono un piccolo esercito.
Infatti, crescono le strutture o i
gruppi di auto-aiuto – sull’esempio
degli alcolisti anonimi – che si
preoccupano di dare una mano a
chi non ha in mente altro che eros.
A Berna e Coira sono già nati gruppi
di, come dire… “sessuomani
anonimi”. A Ginevra, la clinica Belmont,
specializzata nel trattamento
delle dipendenze cura anche
22% 23% 23%
Uno solo Tra 2 e 5 Tra 6 e 10
Ti-Press
14%
Uomini
Donne
11-20 21-50 più di 50
quelle dal sesso. Mentre a Zurigo,
gli scorsi giorni s’è tenuta la prima
serata informativa su iniziativa
dell’Ufficio di consultazione maschile
della città.
Sono gli uomini i più colpiti, perché
necessitano di funzionare sessualmente,
di avere un’erezione, per sentirsi maschi
molti altri animali, hanno appunto una memoria
episodica. Ricordano di aver fatto qualcosa, ad
esempio trovato il formaggio; capiscono quando
un fatto è avvenuto perché più tempo trascorre dal-
l’episodio da ricordare, più questi diventa labile.
Insomma, da tempo la questione è dibattuta. Hanno
o no i nostri amici animali la percezione del
Un fenomeno in crescita. Così dicono
gli esperti. Anche se è difficile
quantificarlo. Statistiche non
ne esistono. “Possiamo parlare di
un 5-10 per cento della popolazio-
tempo che passa? Fanno differenza se un fatto è accaduto
da poco o mesi prima? Secondo lo studioso
sembrerebbe proprio di no. Inoltre, non hanno la
capacità di tornare al momento in cui un determinato
episodio c’è stato. In sostanza, lo scorrere del
tempo non è un concetto a loro vicino. Un po’ come
se fossero fissi in un limbo, senza avere percezione
del ieri e del domani.
Eppure, non è proprio così per tutti. La ghiandaia
prima di andare a letto si prepara la colazione: è in
grado di prevedere i propri bisogni nel tempo. La
scoperta è di una studiosa inglese che ha voluto anche
capire se questi uccelli fossero capaci di ricor-
ne”, stima Chatton. “In prevalenza
uomini”, aggiunge. E spiega: “Sono
loro i più colpiti perché necessitano
di funzionare sessualmente
per sentirsi maschi, di ‘giocare’
con il loro pene, di avere un’erezione.
Perciò, in un certo senso,
esistono le prostitute. Proprio per
dare la possibilità agli uomini di
sentirsi tali. Va anche detto che in
giusta misura è sano, altrimenti la
nostra specie sparirebbe dalla faccia
della terra”.
A questo punto sfatiamo un mito.
Spesso si immagina un fanatico
del sesso superdotato. “Tutt’altro
– interviene il medico -. General-
GLI ANIMALI E LA MEMORIA DEL TEMPO
Secondo una ricerca anche
i quattrozampe sono dotati della
percezione di passato e futuro
9%
5%
7% 2%
SEXY SHOP
La dipendenza
da sesso
passa anche
tra gli scaffali
dei negozi
specializzati
nella vendita di
articoli e
materiale
erotico
mente i compulsivi non sono troppo
genitalizzati. Sono, semplicemente,
degli emozionali. Hanno
una carica emotiva smisurata, che
innesca questo bisogno irrefrenabile
e incontrollabile e, nel contempo,
li aiuta però a funzionare
meglio sessualmente”. Ancora una
volta le emozioni, quindi. Sono
quelle, nel bene e nel male, a guidare
i nostri gesti. Non per niente,
quando il soggetto è scontento,
preoccupato, sotto stress, ma anche
molto felice, non riesce a trattenere
questa carica emozionale e,
facilmente, è vittima della comsegue
nella pagina accanto
di PATRIZIA GUENZI
dare esperienze temporali trascorse. Sembra proprio
di sì. E allora, come la mettiamo? Gli oppositori
a queste teorie sostengono che un animale può
ricordare semplicemente il nascondiglio, senza però
avere la coscienza di aver nascosto il cibo. Roberts,
invece, ribatte che la teoria della studiosa troverebbe
riscontro in un esperimento con le scimmie
scoiattolo. Offrendo loro due porzioni di cibo,
la seconda più abbondante della prima ma con
meno acqua, le bestiole scelgono quella più piccola
perché contiene anche più acqua. Ciò vuol dire
che sanno prevedere nel tempo un loro bisogno
molto importante. pguenzi@caffe.ch
iStockphoto

I casi
LINDSAY LOHAN
Dopo essere guarita dalla
tossicodipendenza, si è
ammalata di
sessodipendenza. Nella
sua recente vacanza a
Capri si è fatta notare per
numerosi baci e toccamenti
appassionati…
segue dalla pagina accanto
pulsione. Certo, non sempre una
sessodipendenza è vissuta male.
La questione è molto soggettiva.
Fino a quando la persona non soffre
nel trascorrere ore e ore su internet
o a sfogliare riviste porno,
nell’avere bisogno di accompagnarsi
a prostitute o di masturbarsi
in continuazione, il problema
non esiste. “Occorre innanzitutto
prendere coscienza, capire che la
situazione crea pena e tormento –
spiega ancora Chatton -. Spesso è
la partner, che scopre il proprio
uomo appiccicato ore e ore sui siti
porno, a spingere l’uomo dal medico.
Oppure, il soggetto è molto
religioso e allora vive il sesso con
angoscia”.
Ovviamente, come per tutte le dipendenze,
anche per quelle dell’eros
le cure esistono. Numerosi
gli approcci medico-scientifici.
“Innanzitutto occorre una sostituzione
al sesso. E dipende da persona
a persona. Ogni intervento è
personalizzato. Non potrebbe essere
altrimenti. Gli antidepressivi
a volte possono aiutare”. Tuttavia,
sovente quella per il sesso è solo
una delle tante dipendenze cui
soffre il paziente. Come hanno
spiegato a Le Matin i dirigenti della
clinica romanda Belmont: non
esiste una pura dipendenza al sesso.
È sempre associata ad altre dipendenze.
pguenzi@caffe.ch
SALA
D’ATTESA
MICHAEL DOUGLAS
Il famoso attore americano
oggi 63enne è stato il
primo, nel 1992, ad aver
ammesso pubblicamente
la sua dipendenza dal
sesso. Ha confessato che
a 16 anni già spiava
l’attrice di Psyco, Jane
Leight, fare la doccia.
Il film
L’impero dei sensi
finito in macelleria
Dall’Impero dei sensi del maestro giapponese Nagisa
Oshima, del 1975 ma tuttora considerato uno dei capolavori
del cinema erotico, al recentissimo Soffocare
(Choke), di Clark Gregg con Sam Rockwell e Anjelica Huston,
presentato al Festival di Locarno e vincitore del gran
premio della giuria al Sundance Film Festival 2008, i film con
protagonisti sessodipendenti attraversano, ciclicamente, la
storia del cinema. Una dipendenza sessuale che, sul grande
schermi, non viene mai esplicitamente diagnosticata come
“malattia” ma che ne trasmette tutti i sintomi proprio per
caratterizzare la patologica diversità. Dichiaratmanete malati
di sesso sono Madonna in Body of evidence, la bella Emmanuelle
Seigner (tra l’altro moglie del regista Roman Polanski
in Luna di fiele con Peter Coyote, giù giù fino ad Alba
Parietti che nel non classificabile Il macellaio di Aurelio Grimaldi
manifesta un insaziabile appetito sessuale. e.r.b.
La De Filippi
incontentabile sogna
la… nonnità
Dopo la maternità, anche se di un
figlio adottato, adesso sogna la…
nonnità. Lo confida a Gente Maria
De Filippi (47). Il figlio ha però solo
17 anni. “Ma se dovesse diventare
papà, io sarei più contenta di lui”.
Certo che ‘sti vip pur di guadagnarsi
una copertina non sanno più cosa
dire. Con tutto ciò di cui si potrebbe
parlare, la conduttrice dei
record sproloquia. Ma questa è solo
una… Leggere per credere.
CHARLIE SHEEN
L’attore 43enne,
secondo quanto dichiarato
da più donne, sarebbe
insaziabile a letto. Ha
confessato di aver bisogno
di frequentare delle
prostitute e con 27 di loro
avrebbe speso oltre
50mila franchi.
ERIC BENET
Il 42enne cantante ha
ammesso di essere
drogato di sesso. Dopo
numerosi scandali e la
richiesta di divorzio
dell’attrice Halle Berry, ha
seguito una cura di
disintossicazione dal sesso
in una clinica in Arizona.
A Ginevra
Paolo Conticini
tra passato, presente
e futuro… con Giada
Il simpatico attore Paolo Conticini
(40) si racconta su DiPiù. Il suo
passato: “Prima di diventare attore
ho avuto problemi di debiti” - il
suo presente: “Finalmente mi sono
‘liberato’ da Christian De Sica”
- il suo futuro, Giada Parra (34), alla
quale è legato da 15 anni: “Non
abbiamo mai pensato al matrimonio,
stiamo bene così”. Insomma,
uno che merita: bravo, simpatico
e che, soprattutto, non fa il tirone.
DAVID DUCHOVNY
Diventato famoso con Xfiles,
l’attore 48enne non fa
mistero della sua
dipendenza dal sesso. Lo
scorso autunno ha
confessato di essere in
cura presso Sierra Tucson
Center in Arizona, la stessa
clinica di Eric Bennet.
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
27
Molti ticinesi ricoverati
nella città sul Lemano
“Il sesso dipendente ha un gran
bisogno di essere amato. La sua,
in realtà, è una dipendenza affettiva.
Ecco perché il partner, qualsiasi
partner, gli serve solo per
riempire questo suo vuoto. Non
solo. È una persona che non cerca
la felicità nella vita, ma al contrario
è come se si volesse in
qualche modo punire. Così, usa
il sesso per calmare le sue ansie,
per mettere a tacere le sue angosce,
per dimenticare ciò che lo fa
star male, lo rende irrequieto”. Un
quadro decisamente a tinte fosche
quello disegnato dalla dot-
“Il sex addict non cerca la felicità.
Vuole solo riempire un enorme vuoto
affettivo e qualsiasi partner va bene”
LA CLINICA
Un esterno
della clinica
Belmont,
a Ginevra,
dove sono
curate le
dipendenze,
anche quelle
sessuali
LINDA ROSSI
Sessuologa e
psicoterapeuta
“È un disturbo
compulsivo che
può toccare tutti;
un percorso lungo
ma se ne esce...”
toressa Sophie Nicole, da un paio
di anni direttrice della clinica
Belmont di Ginevra, specializzata
nel trattamento delle dipendenze,
anche sessuali quindi.
“Sono patologie da non sottovalutare.
Nel caso dei sex addict, il
paziente vive la sua condizione
con grande sofferenza – riprende
la dottoressa -. Si vergogna, fatica
a chiedere aiuto. Parecchi di
loro, poi, non sanno nemmeno di
La terapia
“Si curano se e solo se
il proprio partner li scopre”
“È
un disturbo compulsivo,
spesso ossessivo,
che porta ad una dipendenza
come il gioco o la droga,
e può colpire chiunque, non solo i
divi hollywoodiani”. I contorni della
“sexual addiction”, l’irrefrenabile
tendenza a fare sesso, sono ben delineati
dalla sessuologa Linda Rossi
che, basandosi sulle statistiche in
occasione del congresso di Sessuologia
di Lugano, quantificava in almeno
due per cento le vittime ticinesi,
tra i suoi pazienti, di sessodipendenza.
“Una statistica ancora limitata per
quantificare un aumento del fenomeno
è in aumento, mentre è in
netta cresita, tra le patologie compulsive,
l’eccesso di sesso virtuale,
la ricerca sfrenata di immagini e situazioni
esplicite sul web; anche
questa è un ossessione che crea dipendenza”.
Uno studio della Società italiana
di intervento sulle patologie
compulsive (Siipac), parlando di
cure, prevede un’astinenza sessuale
forzata, il ricorso a farma-
SHARON STONE
L’attrice ora 50enne ha
dichiarato di essere affetta
da “sexual addiction”. Così
come Michael Douglas, coprotagonista
nel famoso
film del 1992 Basic Istinct,
che provocò numerose
polemiche a causa dei suoi
forti contenuti erotici.
poter far capo a strutture come la
nostra, quindi continuano a star
male”. A Ginevra trovano accoglienza
anche parecchi ticinesi,
soprattutto per la cura di disturbi
legati all’alimentazione.
Nei quindici anni in cui la clinica
Belmont si occupa di dipendenze
– trent’anni di vita dalla sua
fondazione – raramente i 24 letti
a disposizione non sono stati occupati.
Se circa otto letti sono in
media disponibili per i pazienti
che soffrono di disturbi alimentari,
i restanti sedici accolgono altre
dipendenze, tra cui quelle dell’eros.
“Queste ultime, però – sottolinea
Sophie Nicole -, non sono
mai a sé stanti. Sono sempre associate
ad altri disturbi, droga,
gioco, ad esempio”.
Il periodo di cura varia da persona
a persona. Da qualche mese a
due-tre anni. Dopo un periodo di
degenza di qualche settimana
(costo 265 franchi al giorno), subentra
una presa a carico del paziente
che, finita la giornata di
cura, torna al proprio domicilio
(210 franchi). In seguito, sempre
a dipendenza della gravità della
patologia e dai tempi di recupero
della persona, si organizzano
sedute ambulatorie (tariffa tarmed).
p.g.
ci e a sedute di psicoterapia.
“Il disturbo diventa compulsivo
quando è a livello emozionale e va
curato con una psicoterapia adeguata.
Io escludo sia l’astinenza forzata,
sia i farmaci; l’importante è lavorare
sulla modifica della modalità
eccitatoria per intervenire sulla
gestione dell’eccitazione e sull’aspetto
emozionale in modo che
integri sia la parte emozionale che
genitale”.
Insomma una cura lunga; ma
l’esito è positivo?
“Il percorso è lungo, anche un anno,
un anno e mezzo, ma se ne esce.
L’importante è raggiungere un livello
di autocontrollo, ma dipende
dall’obiettivo e dalla persona”.
E importante anche intervenire
per tempo sul problema?
“Il guaio è che spesso si interviene
solo quando il partner lo scopre,
quando c’è un calo evidente dei
rapporti. Solo a quel punto si rivolgono
allo specialista; quando il
contesto sociale non è più complice,
quando non lo nasconde”.
e.r.b.
Tra la splendida Belen
e Fabrizio Corona
sarebbe passione
Bacio galeotto tra Belen Rodriguez
(24) e Fabrizio Corona (34). Secondo
Chi - che li ha immortalati a cena
al ristorante - tra la bellissima
ex naufraga dell’Isola dei famosi e
il fotografo tanto chiacchierato sarebbe
scoppiata una travolgente
passione. I maligni dicono che lei
rischia così di mettere in discussione
il suo futuro professionale.
Ma quale professionale!! Con quel
fisico ha il mondo ai suoi piedi.

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@ www.scambiodifavori.ch
La top ten dei lavori più richiesti I numeri si riferiscono alle richieste di scambio e al numero di ore effettuate
Fonte: www.scambiodifavori.ch
300
469
Massaggi,
estetica
124
398
Artigianato
in casa
STILI DI VITA
Da undici anni un gruppo di persone mettono
a disposizione le proprie ore in una rete di interscambio
Il baratto
Io ti taglio l’erba, tu mi porti fuori il cane
MAURO SPIGNESI
Succede così: il giardiniere
arriva a casa
tua, taglia il prato e
pota le piante, dopo
un’ora di lavoro va
via. Niente soldi, la
fattura non arriverà mai. Il debito
si paga con altre prestazioni.
Tu ami gli animali? Bene,
puoi andare a casa sua - quando
vuoi perché non ci sono scadenze
- e saldare il debito portando
il suo cane a spasso. Il
principio è lo scambio, la reciprocità,
e sta alla base delle
banche del tempo, fenomeno
sociale, modello d’organizzazione
che si poggia su un antichissimo
valore: il baratto. Sistema
semplice, rispolverato in
Canada negli anni Ottanta e
giunto in Europa dieci anni dopo.
Come in tutte le banche a
fine mese c’è l’estratto conto,
con tanto di dare e avere. E i risparmiatori
mettono da parte
ore come fosse-ro banconote
ma non si pagano interessi.
“In Svizzera è un sistema molto
diffuso, in Ticino funziona. I
no-stri soci si restituiscono favori
di tutti i tipi, dai lavori manuali,
alle lezioni di lingua (ce
ne sono ben 11 a disposizione),
sino agli aiuti domestici e alla
ginnastica”, spie-ga Jean Guidi,
presidente dell’associazione
“Scambio di favori”
(www.scambiodifavori.ch). “In
undici anni di vita siamo riusciti
a coinvolgere 160 persone
(la media d’età è di 53 anni)
con 50 professioni diverse”. Le
famiglie, specie quelle che
mettono insieme redditi bassi,
ritrovano così un potere d’acquisto
(seppure virtuale) e automaticamente
ampliano le
proprie conoscenze, “entrano
in una rete di relazioni che cre-
Amicizia e favori
il segreto del successo
della Banca del tempo
scono con il dare e ricevere”,
aggiunge Guidi: “La filosofia di
fondo si basa sull’amicizia, ci
diamo una mano a vicenda,
con fiducia”.
A Lugano l’idea era venuta a
Ser-gio Bernasconi promotore
dell’Associazione disoccupati.
“Una certa mancanza di organizzazione
ha fatto per ora arenare
il progetto - spiega -. Tuttavia,
l’intenzione è quella di
riprovarci quanto prima. Magari
aiutando persone anziane
che, per una qualche ragione, si
trovano mo-mentaneamente
impossibilitate ad uscire di casa”.
In Svizzera la banca del tempo
(la prima è stata creata a Malley,
sobborgo di Losanna, nel
1989) funziona molto bene in
Roman-dia dove ci sono una
decina di gruppi, parecchi sono
quelli dei cantoni di lingua
tedesca. Nella banca “Scambio
di favori” annualmente ci sono
circa 800 offerte e quasi 500 richieste,
quotidianamente vengono
poi scambiate due ore di
118
338
Faccende
domestiche
197
355
Lavori
d’ufficio
servizi. “Dall’inizio dell’attività
- ha spiegato il segretario dell’associazione
Silvio Mella - sono
state contabilizzate 3200 ore
di scambi. Il 70 per cento sono
TRASLOCO
in cambio di...
GIARDINAGGIO
153
333
Informatica
80
260
Giardinaggio
65
214
Sartoria
Risparmio
Per esempio:
84
145
Scambio
vestiti e altro
La nostra scelta mirata è il vostro risparmio garantito...
VETTURA VETTURA DI DI DIMOSTRAZIONE
53
132
Traslochi –
trasporti
garantito!!!
MODELLO COLORE KM IMMAT. PREZZO NUOVO PREZZO DEMO VOSTRO
SUZUKI
CHF CHF RISPARMIO
Suzuki Suzuki Grand Grand Vitara 2,7 V6 V6 grigio met. met. 9‘200 9‘200 07/08 42‘680.– 42‘680.– 42‘680.– 32‘900.–
Suzuki Suzuki Suzuki Splash Splash 1.2 GLS Top Top grigio grigio met. met. 2‘000 2‘000 08/08 08/08 08/08 21‘480.– 21‘480.– 16‘900.–
16‘900.–
Suzuki SX4 1,9 Diesel Diesel grigio grigio met. 2‘900 09/08 09/08 32‘480.– 32‘480.– 26‘900.–
26‘900.–
KIA
RAMMENDI
in cambio di...
MASSAGGI
Vostro risparmio:
CHF 9‘780.–
Alcuni
esempi
di scambi
donne”. Attenzione: non si tratta
di volontariato, né di prestazioni
professionali “perché non
ci sono scambi senza compensazione”.
Gisèle Ory, parlamen-
Suzuki Grand Vitara 2,7 V6, Colore grigio met., 9‘200 km, Immat.: 07.08
Prezzo a nuovo: CHF 42’680.–; Prezzo demo: CHF 32’900.–
Kia Kia Pro Pro cee‘d cee‘d 2,0 2,0 CRD CRD Sport Grigio met. 8‘400 04/08 04/08 35‘550.– 35‘550.– 26‘900.–
Kia Kia Picanto Picanto 1,1 1,1 Trend Trend Grigio Grigio Grigio met. met. 5‘450 5‘450 05/08 05/08 17‘400.– 17‘400.– 13‘900.–
Kia Picanto 1,1 Trend Blu met. 5‘900 05/08 17’400.– 13’900.–
Kia Kia Rio Rio 1,5 1,5 CRDI Trend Trend Grigio Grigio met. met. 6‘600 6‘600 05/08 05/08 22‘050.– 22‘050.– 16‘900.–
Kia Kia cee‘d 2,0 VVT Trend Aut. Grigio Grigio met. 5‘500 07/08 31‘555.– 31‘555.– 25‘900.–
25‘900.–
Kia Kia cee‘d cee‘d 2,0 CRDI Nero Nero met. 1‘900 10/08 10/08 30‘350.– 30‘350.– 26‘900.–
Kia Carens Carens 2,0 CVVT CVVT Trend Trend Grigio Grigio met. met. 9‘500 9‘500 11/07 11/07 33’550.– 33’550.– 23’900.–
Kia Kia cee‘d cee‘d S‘ Wagon 2,0 2,0 VVT VVT Style Blu met. 7‘600 11/07 37‘050.– 37‘050.– 27‘900.–
27‘900.–
*Il prezzo speciale è unicamente garantito sulla vettura controsegnata con la promozione «Risparmio garantito».
Chrysler – Dodge – Ford – Jeep – Kia – Lexus – – Mitsubishi Mitsubishi – Suzuki – – Toyota Toyota – – Volvo
Volvo
DOG
SITTER
in cambio di...
UNA
SPESA
LEZIONI DI
INFORMATICA
in cambio di...
BABY
SITTING
tare neocastellana e già coordinatrice
delle banche del tempo,
ha raccontato che tra gli animatori
c’è anche chi sceglie di
abbracciare questa filosofia del
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
9’780.– 9’780.– 9’780.–
CHF CHF CHF CHF 9’780.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
4’580.– 4’580.– 4’580.–
CHF CHF CHF CHF 4’580.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
5’580.– 5’580.– 5’580.–
CHF CHF CHF CHF 5’580.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
8’650.– 8’650.– 8’650.–
CHF CHF CHF CHF 8’650.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
3’500.– 3’500.– 3’500.–
CHF CHF CHF CHF 3’500.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
3’500.– 3’500.– 3’500.–
CHF CHF CHF CHF 3’500.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
5’150.– 5’150.– 5’150.–
CHF CHF CHF CHF 5’150.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
5’655.– 5’655.– 5’655.–
CHF CHF CHF CHF 5’655.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
3’450.– 3’450.– 3’450.–
CHF CHF CHF CHF 3’450.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
9’650.– 9’650.– 9’650.–
CHF CHF CHF CHF 9’650.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
9‘150.– 9‘150.– 9‘150.–
CHF CHF CHF CHF 9‘150.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
Via Via Cantonale, Cantonale, 6915 6915 Pambio-Noranco, Pambio-Noranco, 091 091 960 960 96 96 96, 96, www.emil-frey.ch/lugano
www.emil-frey.ch/lugano
09-101-NO
Baby
sitter
26
82
dare e avere come una scelta
ideologica, contro la globalizzazione
e l’economia dei consumi.
mspignesi@caffe.ch
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
29
La tendenza
“Una vecchia
idea cresciuta
con internet”
valore più importante mi
pare quello della gratuità, “Il
abbastanza desueto in
tempi come i nostri”. Il professor
Giampaolo Fabris, sociologo tra i
più conosciuti in Europa, ha più
volte provato ad analizzare le
banche del tempo, “anche se non
mi pare - precisa - ci sia una vastissima
letteratura”. Secondo Fabris,
tuttavia, “il fenomeno può
essere inquadrato in una sorta
d’arte d’arrangiarsi alimentata
anche da una forte dose di solidarietà
e creatività”. Offrire agli
altri il proprio tempo, le proprie
competenze, “sviluppa indubbiamente
una rete sociale. E con-
GIAMPAOLO FABRIS
Sociologo, professore
all’università San
Raffaele di Milano,
pioniere delle ricerce
sull’opinione pubblica
temporaneamente risolve un bisogno,
perché oggi difficilmente
qualcuno viene ad aggiustarti il
computer”. La teoria, che ormai
ha preso piede nelle reti sociali e
viene promossa da numerosi
municipi, poggia su una forma di
interscambio vecchia come il
mondo, il baratto. “Questa è la
parte - come dire? - storica, se vogliamo
possiamo osservare le
banche del tempo sotto questo
aspetto per capire cosa c’è dietro.
Ma attenzione: sono teoricamente
antiche ma poi hanno avuto
un balzo in avanti sulla scia dell’online,
sui siti dove ognuno
mette a disposizione appunto il
proprio tempo”. Il professor Fabris
(che in questo periodo sta
studiano a fondo lo “slow living”,
il vivere lento, sano, eliminando
le scorie degli affanni quotidiani)
non sa tuttavia se “le banche del
tempo diventeranno davvero
una nuova frontiera. Forse è troppo
presto per dirlo”. m.sp.
La tendenza
In vacanza
ci si scambia
anche la casa
Non c’è soltanto lo scambio di favori, il
concetto di base della banca del tempo -
la reciprocità, il dare e avere rispettando
congrui valori d’interscambio - è stato applicato
anche in altri campi. Uno dei più diffusi è
quello dei soggiorni brevi, delle vacanze. Il sistema
si chiama “Couch - Surfing”, letteralmente
significa “saltare da un divano all'altro”. Un’altra
possibilità è anche scambiarsi la casa durante le
vacanze, occorre però essere aperti e disponibili
a cedere la propria casa ad altre persone. Su
questo fronte funzionano diverse associazioni
senza scopo di lucro ma anche parecchi siti web
utilizzano questo strumento. Basta registrarsi
(vige una sorta di punteggio d’affidabilità) e inserire
la propria casa offrendo la disponibilità
per un certo periodo dell’anno. C’è gente che
per esempio vive a New York e vuol passare qualche
settimana d’estate in Svizzera. Chi lascia la
propria abitazione all’ospite può trascorre qualche
giorno nel suo appartamento. Spesso, molto
spesso viene firmato anche un piccolo contratto,
una sorta di cautela non soltanto giuridica
ma anche psicologica, in fin dei conti si tratta
di far entrare nel proprio appartamento, dove
ognuno ha i propri affetti (tanti li sistemano in
una stanza che poi chiudono a chiave), un estraneo.
Esiste poi il cosiddetto “baratto imprenditoriale”,
che funziona parecchio nei periodi di
crisi. Nato in Usa all’inizio degli anni Ottanta il
movimento “Corporate barter”, ovvero interscambio,
opera ormai in tutti i settori d’impresa.
Nel solo 2004 ha mosso complessivamente
1,8 miliardi di euro (fonte: International reciprocal
trade association). Si tratta dello sviluppo di
compravendite tra aziende senza impiego di denaro.
Si svuotano i magazzini e si spediscono
stock di merce, per un valore simile o molto vicino
si ottiene altra merce che magari all’azienda
in questione serve di più.
m.sp.

@ www.scambiodifavori.ch
La top ten dei lavori più richiesti I numeri si riferiscono alle richieste di scambio e al numero di ore effettuate
Fonte: www.scambiodifavori.ch
300
469
Massaggi,
estetica
124
398
Artigianato
in casa
STILI DI VITA
Da undici anni un gruppo di persone mettono
a disposizione le proprie ore in una rete di interscambio
Il baratto
Io ti taglio l’erba, tu mi porti fuori il cane
MAURO SPIGNESI
Succede così: il giardiniere
arriva a casa
tua, taglia il prato e
pota le piante, dopo
un’ora di lavoro va
via. Niente soldi, la
fattura non arriverà mai. Il debito
si paga con altre prestazioni.
Tu ami gli animali? Bene,
puoi andare a casa sua - quando
vuoi perché non ci sono scadenze
- e saldare il debito portando
il suo cane a spasso. Il
principio è lo scambio, la reciprocità,
e sta alla base delle
banche del tempo, fenomeno
sociale, modello d’organizzazione
che si poggia su un antichissimo
valore: il baratto. Sistema
semplice, rispolverato in
Canada negli anni Ottanta e
giunto in Europa dieci anni dopo.
Come in tutte le banche a
fine mese c’è l’estratto conto,
con tanto di dare e avere. E i risparmiatori
mettono da parte
ore come fosse-ro banconote
ma non si pagano interessi.
“In Svizzera è un sistema molto
diffuso, in Ticino funziona. I
no-stri soci si restituiscono favori
di tutti i tipi, dai lavori manuali,
alle lezioni di lingua (ce
ne sono ben 11 a disposizione),
sino agli aiuti domestici e alla
ginnastica”, spie-ga Jean Guidi,
presidente dell’associazione
“Scambio di favori”
(www.scambiodifavori.ch). “In
undici anni di vita siamo riusciti
a coinvolgere 160 persone
(la media d’età è di 53 anni)
con 50 professioni diverse”. Le
famiglie, specie quelle che
mettono insieme redditi bassi,
ritrovano così un potere d’acquisto
(seppure virtuale) e automaticamente
ampliano le
proprie conoscenze, “entrano
in una rete di relazioni che cre-
Amicizia e favori
il segreto del successo
della Banca del tempo
scono con il dare e ricevere”,
aggiunge Guidi: “La filosofia di
fondo si basa sull’amicizia, ci
diamo una mano a vicenda,
con fiducia”.
A Lugano l’idea era venuta a
Ser-gio Bernasconi promotore
dell’Associazione disoccupati.
“Una certa mancanza di organizzazione
ha fatto per ora arenare
il progetto - spiega -. Tuttavia,
l’intenzione è quella di
riprovarci quanto prima. Magari
aiutando persone anziane
che, per una qualche ragione, si
trovano mo-mentaneamente
impossibilitate ad uscire di casa”.
In Svizzera la banca del tempo
(la prima è stata creata a Malley,
sobborgo di Losanna, nel
1989) funziona molto bene in
Roman-dia dove ci sono una
decina di gruppi, parecchi sono
quelli dei cantoni di lingua
tedesca. Nella banca “Scambio
di favori” annualmente ci sono
circa 800 offerte e quasi 500 richieste,
quotidianamente vengono
poi scambiate due ore di
118
338
Faccende
domestiche
197
355
Lavori
d’ufficio
servizi. “Dall’inizio dell’attività
- ha spiegato il segretario dell’associazione
Silvio Mella - sono
state contabilizzate 3200 ore
di scambi. Il 70 per cento sono
TRASLOCO
in cambio di...
GIARDINAGGIO
153
333
Informatica
80
260
Giardinaggio
65
214
Sartoria
Risparmio
Per esempio:
84
145
Scambio
vestiti e altro
La nostra scelta mirata è il vostro risparmio garantito...
VETTURA VETTURA DI DI DIMOSTRAZIONE
53
132
Traslochi –
trasporti
garantito!!!
MODELLO COLORE KM IMMAT. PREZZO NUOVO PREZZO DEMO VOSTRO
SUZUKI
CHF CHF RISPARMIO
Suzuki Suzuki Grand Grand Vitara 2,7 V6 V6 grigio met. met. 9‘200 9‘200 07/08 42‘680.– 42‘680.– 42‘680.– 32‘900.–
Suzuki Suzuki Suzuki Splash Splash 1.2 GLS Top Top grigio grigio met. met. 2‘000 2‘000 08/08 08/08 08/08 21‘480.– 21‘480.– 16‘900.–
16‘900.–
Suzuki SX4 1,9 Diesel Diesel grigio grigio met. 2‘900 09/08 09/08 32‘480.– 32‘480.– 26‘900.–
26‘900.–
KIA
RAMMENDI
in cambio di...
MASSAGGI
Vostro risparmio:
CHF 9‘780.–
Alcuni
esempi
di scambi
donne”. Attenzione: non si tratta
di volontariato, né di prestazioni
professionali “perché non
ci sono scambi senza compensazione”.
Gisèle Ory, parlamen-
Suzuki Grand Vitara 2,7 V6, Colore grigio met., 9‘200 km, Immat.: 07.08
Prezzo a nuovo: CHF 42’680.–; Prezzo demo: CHF 32’900.–
Kia Kia Pro Pro cee‘d cee‘d 2,0 2,0 CRD CRD Sport Grigio met. 8‘400 04/08 04/08 35‘550.– 35‘550.– 26‘900.–
Kia Kia Picanto Picanto 1,1 1,1 Trend Trend Grigio Grigio Grigio met. met. 5‘450 5‘450 05/08 05/08 17‘400.– 17‘400.– 13‘900.–
Kia Picanto 1,1 Trend Blu met. 5‘900 05/08 17’400.– 13’900.–
Kia Kia Rio Rio 1,5 1,5 CRDI Trend Trend Grigio Grigio met. met. 6‘600 6‘600 05/08 05/08 22‘050.– 22‘050.– 16‘900.–
Kia Kia cee‘d 2,0 VVT Trend Aut. Grigio Grigio met. 5‘500 07/08 31‘555.– 31‘555.– 25‘900.–
25‘900.–
Kia Kia cee‘d cee‘d 2,0 CRDI Nero Nero met. 1‘900 10/08 10/08 30‘350.– 30‘350.– 26‘900.–
Kia Carens Carens 2,0 CVVT CVVT Trend Trend Grigio Grigio met. met. 9‘500 9‘500 11/07 11/07 33’550.– 33’550.– 23’900.–
Kia Kia cee‘d cee‘d S‘ Wagon 2,0 2,0 VVT VVT Style Blu met. 7‘600 11/07 37‘050.– 37‘050.– 27‘900.–
27‘900.–
*Il prezzo speciale è unicamente garantito sulla vettura controsegnata con la promozione «Risparmio garantito».
Chrysler – Dodge – Ford – Jeep – Kia – Lexus – – Mitsubishi Mitsubishi – Suzuki – – Toyota Toyota – – Volvo
Volvo
DOG
SITTER
in cambio di...
UNA
SPESA
LEZIONI DI
INFORMATICA
in cambio di...
BABY
SITTING
tare neocastellana e già coordinatrice
delle banche del tempo,
ha raccontato che tra gli animatori
c’è anche chi sceglie di
abbracciare questa filosofia del
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
9’780.– 9’780.– 9’780.–
CHF CHF CHF CHF 9’780.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
4’580.– 4’580.– 4’580.–
CHF CHF CHF CHF 4’580.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
5’580.– 5’580.– 5’580.–
CHF CHF CHF CHF 5’580.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
8’650.– 8’650.– 8’650.–
CHF CHF CHF CHF 8’650.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
3’500.– 3’500.– 3’500.–
CHF CHF CHF CHF 3’500.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
3’500.– 3’500.– 3’500.–
CHF CHF CHF CHF 3’500.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
5’150.– 5’150.– 5’150.–
CHF CHF CHF CHF 5’150.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
5’655.– 5’655.– 5’655.–
CHF CHF CHF CHF 5’655.–
Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
3’450.– 3’450.– 3’450.–
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Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
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Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
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Emil Frey SA, Auto-Centro Noranco-Lugano
Via Via Cantonale, Cantonale, 6915 6915 Pambio-Noranco, Pambio-Noranco, 091 091 960 960 96 96 96, 96, www.emil-frey.ch/lugano
www.emil-frey.ch/lugano
09-101-NO
Baby
sitter
26
82
dare e avere come una scelta
ideologica, contro la globalizzazione
e l’economia dei consumi.
mspignesi@caffe.ch
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
29
La tendenza
“Una vecchia
idea cresciuta
con internet”
valore più importante mi
pare quello della gratuità, “Il
abbastanza desueto in
tempi come i nostri”. Il professor
Giampaolo Fabris, sociologo tra i
più conosciuti in Europa, ha più
volte provato ad analizzare le
banche del tempo, “anche se non
mi pare - precisa - ci sia una vastissima
letteratura”. Secondo Fabris,
tuttavia, “il fenomeno può
essere inquadrato in una sorta
d’arte d’arrangiarsi alimentata
anche da una forte dose di solidarietà
e creatività”. Offrire agli
altri il proprio tempo, le proprie
competenze, “sviluppa indubbiamente
una rete sociale. E con-
GIAMPAOLO FABRIS
Sociologo, professore
all’università San
Raffaele di Milano,
pioniere delle ricerce
sull’opinione pubblica
temporaneamente risolve un bisogno,
perché oggi difficilmente
qualcuno viene ad aggiustarti il
computer”. La teoria, che ormai
ha preso piede nelle reti sociali e
viene promossa da numerosi
municipi, poggia su una forma di
interscambio vecchia come il
mondo, il baratto. “Questa è la
parte - come dire? - storica, se vogliamo
possiamo osservare le
banche del tempo sotto questo
aspetto per capire cosa c’è dietro.
Ma attenzione: sono teoricamente
antiche ma poi hanno avuto
un balzo in avanti sulla scia dell’online,
sui siti dove ognuno
mette a disposizione appunto il
proprio tempo”. Il professor Fabris
(che in questo periodo sta
studiano a fondo lo “slow living”,
il vivere lento, sano, eliminando
le scorie degli affanni quotidiani)
non sa tuttavia se “le banche del
tempo diventeranno davvero
una nuova frontiera. Forse è troppo
presto per dirlo”. m.sp.
La tendenza
In vacanza
ci si scambia
anche la casa
Non c’è soltanto lo scambio di favori, il
concetto di base della banca del tempo -
la reciprocità, il dare e avere rispettando
congrui valori d’interscambio - è stato applicato
anche in altri campi. Uno dei più diffusi è
quello dei soggiorni brevi, delle vacanze. Il sistema
si chiama “Couch - Surfing”, letteralmente
significa “saltare da un divano all'altro”. Un’altra
possibilità è anche scambiarsi la casa durante le
vacanze, occorre però essere aperti e disponibili
a cedere la propria casa ad altre persone. Su
questo fronte funzionano diverse associazioni
senza scopo di lucro ma anche parecchi siti web
utilizzano questo strumento. Basta registrarsi
(vige una sorta di punteggio d’affidabilità) e inserire
la propria casa offrendo la disponibilità
per un certo periodo dell’anno. C’è gente che
per esempio vive a New York e vuol passare qualche
settimana d’estate in Svizzera. Chi lascia la
propria abitazione all’ospite può trascorre qualche
giorno nel suo appartamento. Spesso, molto
spesso viene firmato anche un piccolo contratto,
una sorta di cautela non soltanto giuridica
ma anche psicologica, in fin dei conti si tratta
di far entrare nel proprio appartamento, dove
ognuno ha i propri affetti (tanti li sistemano in
una stanza che poi chiudono a chiave), un estraneo.
Esiste poi il cosiddetto “baratto imprenditoriale”,
che funziona parecchio nei periodi di
crisi. Nato in Usa all’inizio degli anni Ottanta il
movimento “Corporate barter”, ovvero interscambio,
opera ormai in tutti i settori d’impresa.
Nel solo 2004 ha mosso complessivamente
1,8 miliardi di euro (fonte: International reciprocal
trade association). Si tratta dello sviluppo di
compravendite tra aziende senza impiego di denaro.
Si svuotano i magazzini e si spediscono
stock di merce, per un valore simile o molto vicino
si ottiene altra merce che magari all’azienda
in questione serve di più.
m.sp.

@ www.toptotop.org
EZIO ROCCHI BALBI
Sono partiti sette anni
fa, in barca a vela, con
l’intenzione di portare
il loro messaggio ecologista
ai giovani di
tutto il mondo e da allora,
Dario e Sabine hanno toccato
40 diversi Paesi, incontrato
almeno 35mila studenti e avuto
due figli, Salina di tre anni e Andri
di due.
Ma le sorprese non sono finite
visto che al Caffè, che li ha raggiunti
telefonicamente in Australia,
hanno confidato, oltre
alla loro soddisfazione per aver
ottenuto l’attenzione internazionale
sui cambiamenti climatici,
un’ulteriore novità. “Ad agosto
avremo il nostro terzo figlio
e ovviamente ne siamo enormemente
felici anche perchè la nostra
immagine di famiglia attira
sempre più simpatie – racconta
il 40enne Dario Schwörer di Sargans
che con la moglie Sabine,
un’infermiera turgoviese, sono
le colonne portanti di un’organizzazione
no-profit a favore
della natura e dello sport con la
loro Top to Top Expedition -.
I primi anni, facendo tappa nei
luoghi più disparati della nostra
rotta, un po’ ci prendevano per
pazzi, per amanti dello sport
estremo; da quando abbiamo i
bambini, invece, siamo considerati
una famiglia vera, non dico
normalissima, ma accettata
come tale da tutti i giovani studenti
che incontriamo e ai quali
affidiamo il nostro messaggio
ecologico”.
Ora quella che è definita “famille
suisse” in tutti i porti del pianeta
è bloccata a Brisbane. La loro
piccola “Pachamama” (in lingua
quechua “Madre Terra”), un’imbarcazione
a vela di 15 metri in
alluminio trasformata in casa
galleggiante, è in avaria per la
rottura del timone. “Per una spe-
LA STORIA
PI Ù STRADA CON S U MAN DO M E NO.
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L’avventura della famiglia Schwörer
tra 40 Paesi per salvare il clima
“Da sette anni
viviamo soli
su un’ecobarca”
dizione come la nostra è un
guaio quando capitano questi
inconvenienti, ma il peggio ci è
capitato al sud dell’Isola di Pasqua
quando abbiamo ‘toccato’
una nave container – racconta
Dario -. Ci costò una sosta in Patagonia
di quasi un anno e non è
un caso che Salina sia stata concepita
proprio lì”. Un ulteriore
sosta, dunque, che interrompe
la loro “missione” e che dilata la
loro avventura eco-nautica che
è solo a metà strada. “Quando ci
contattano nei porti telefonicamente
sul web, grazie a ‘skype’,
perchè non abbiamo computer
a bordo tutti ci chiedono quando
torniamo in Svizzera – rivela -.
Ora a tutti rispondo che sarò lì in
febbraio, ma ci verrò in volo solo
per qualche giorno per una conferenza
all’esposizione Swiss
Nautic, ma la vera data di ritorno
è programmata per il 2014, 2015.
Sempre che vada tutto bene”.
Peugeot 207 si fa strada alla grande con un piacere di guida ui u da a tut tutta ut utta ta t ecologia. eco co colo lo logi gi g a. a Mer Merito er erit it i o dei de dei suoi su s oi dinamici din in inam am a ic ici e insieme in insi si s em eme parsimoniosi pa p rs rsim im imon on onio io iosi si mot motori ot o or ori a
benzina e diesel HDi FAP tra i quali spicca l’1.6 HDi FAP 110 0 CV con
on o i suo suoi uo uoi ec eeccellenti ce cell ll l en e ti val valori al a or o i di con consumo on onsu su s mo m (4,5 (4, 4, 4 5 l/100 l/ l 10 100 km) km km) e le basse bas as asse se s emi emissioni mi m ss s io ioni ni di
CO 2 (120 g/km). Altrettanto vincenti le straordinarie offerte «Plaisir Pur» che vi fanno approfittare di un vantaggio cliente di CHF 1500.–
su tutti i modelli di Peugeot 207. Il vostro partner Peugeot vi aspetta per un giro di prova.
Sì perchè intorno all’iniziativa
della “famille suisse” ruota una
serie di volontari, di sostenitori
che contribuisce con sottoscrizioni
allo scopo di raggiungere
tutte le diverse zone climatiche
del globo, usando la sola forza
dei muscoli o del vento per motivare
la gente a rispettare la natura.
“L’obiettivo è sensibilizzare
più persone possibili, soprattutto
i giovani, al rispetto
dell’ambiente e del suo clima –
IN MARE ANCHE DUE FIGLI
La vita di bordo della famiglia
Schwörer sarà più stretta con il
terzo figlio in arrivo
aggiunge Dario che, tra l’altro,
parla correttamente sei lingue -
. A volte i contributi non bastano
e, quando ce n’è bisogno,
lavoro come guida, subacqueo,
rafter, mountainclimbing e Sabine
come infermiera dove capita.
Ma senza i sostenitori sarebbe
impossibile. Prima che
cada la linea si ricordi di salutarmi
gli amici ticinesi...”.
erocchi@caffe.ch
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
31
Tre vite dedicate al mare pulito
Velisti verdi
internazionali
e non per caso
Non sono solo gli Schwörer, la
“famille suisse” ecologista
più famosa del pianeta, a
solcare gli oceani spinti da
un’anima ambientalista. Famosa
l’iniziativa di Joel Paschal e Marcus
Eriksen, due ricercatori americani,
che per un mare pulito hanno portato
a termine un’impresa unica:
un viaggio attraverso l’Oceano Pacifico
su una barca realizzata con 15
mila bottiglie di plastica chiamata
“Junk” (spazzatura). Al loro arrivo
ad Honolulu, nelle Hawaii, stati accolti
da una folla di curiosi.
Si è conclusa invece tragicamente,
qualche tempo fa, la spedizione
scientifica di Peter Blake, il famoso
53enne navigatore neozelandese
del Team New Zealand vittorioso in
due America’s Cup. I pirati gli
hanno sparato, uccidendolo, a
bordo del suo veliero “Seamaster”
nel porto di Macapà, a ridosso del
Suriname e della Guayana francese.
Ancor più rischiosa l’avventura
che, invece, attende il 38enne
romano Matteo Miceli che con il
suo piccolo catamarano Hobie Cat
sta attraversando, con la sola forza
sua e delle vele, l’Oceano Atlantico.
Miceli, che col tempo di 14 giorni e
17 ore ha battuto il primato della
migliore percorrenza in solitario
nella traversata oceanica, è stato
deviato dall’attività agonistica in favore
di quella ambientale proprio
dagli Schwörer . È stato proprio lui,
infatti, nel dicembre scorso, ad assistere
la famiglia in panne col loro
Pachamama sull coste australi.
L’ammirazione per la missione di
Dario e Sabine l’ha coinvolto e si
sono augurati reciprocamente
“buon vento”, come s’usa tra i velisti,
ma ecologista. e.r.b.
* Peugeot 207 XSi 1.6 HDi FAP 110 CV: consumo in ciclo misto 4,5 l/100 km, emissioni CO2 in ciclo misto 120 g/km, media di tutti i veicoli nuovi di tutte le marche in commercio in Svizzera 204 g/km, categoria di efficienza energetica A. ** Esempio: Peugeot 207 Trendy 1.4 VTi 95 CV, 5 porte,
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Fino a esaurimento dello stock. Offerta non cumulabile, valida solo presso i partner Peugeot che aderiscono all’iniziativa.

32
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
Giochi e...
TEMPO LIBERO
ORIZZONTALI
1. Ha voce in capitolo nell’azienda – 12. Simile, conforme (f) –
13. Casti – 14. Un acido organico, monobase – 16. Le iniz. di
Tasso – 18. Embrione – 19. Oltrepassare i limiti – 22. Rabbia –
23. Sta per “vino” – 24. Gara per centauri – 25. Nuovo
Testamento – 26. C’è anche quella dei Monti – 28. I confini di
Tegna – 29. Si detto a Londra (Y=I) – 32. Stelle – 33. Dispari in
astri – 34. Tessuto scozzese – 36. Saluto amichevole – 37.
Detestar – 38. Noto stilista – 39. Sfila a Carnevale – 40. Il noto
Ramazzotti – 42. Dittongo in beato – 44. Io, in altro caso – 46.
Ripide – 48. Lo erano Aletto, Tisifone e Megera – 50. Città e
porto della Turchia – 52. Negazione – 53. Ammiratori...sportivi –
54. Il Nolde pittore – 55. Arto artificiale – 57. Levare in mezzo –
58. Frulla in testa – 60. Lubrificano – 62. Incapaci – 64. Il
nome di Verdone – 66. Chiamare a deporre – 68. La capitale
austriaca – 70. Attraversa Berna – 71. Loro – 72. Cantori epici.
VERTICALI
1. Noto romanzo di M. Cassardo - 2. Insicure – 3. C’è anche
quella bollata – 4. Il nome di Pandolfi – 5. Germania, Ohio e
Lussemburgo – 6. Una collaboratrice del dentista – 7. Narrare –
8. Cons. in utopia – 9. Zona desertica siberiana – 10. In mezzo
al coro – 11. Rimangiarsi le parole – 15. Pari in losco – 17.
Châssis – 20. Parti di chilo – 21. Dittongo in reità – 23. Il tesoro
dello Stato – 27. Pari in Tirreno – 31. Flotte aeree – 33.
Precettore antico – 35. Ormone delle ghiandole surrenali – 36.
Colecisti – 38. Camerate – 41. Rimanenza – 43. Privi di fede –
45. Un cliente dell’ottico – 47. Sgretolamento dovuto all’acqua –
49. Ha per capitale Bucarest – 51. Pensili centrali – 56.
Seracco centrale – 59. Affermare – 61. Misure per cereali – 63.
Pari in vantare – 65. Antenati – 67. Breve esempio – 69. Nodi
dispari.
2
7
5
facile
AI LETTORI
I Sudoku del Caffè
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5
Il gioco a premi del
cruciverba riprenderà nel
corso della primavera.
Grazie della
comprensione e buon
divertimento.
...concorsi
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medio
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@
www.jazzcatclub.ch
www.romaturismo.it
www.caffe.ch
la parola
dell’ultima edizione
B E L
4 5
I N 6
D 7
A
Condizioni generali: i collaboratori de ‘Il Caffè’, delle società partner e le loro famiglie non possono partecipare. I vincitori saranno avvertiti personalmente. I premi non sono convertibili in denaro. Ogni ricorso alle vie legali è escluso. Partecipando ai concorsi ci autorizzate ad utilizzare i vostri dati a fini pubblicitari.
Weekend da favola
nella Città Eterna
In palio il volo e l’albergo a quattro stelle
COSA
SI VINCE
Volo a/r da Agno
per un fine
settimana per
due persone a
Roma (2 notti
in hotel 4 stelle
incluso) del
valore totale di
1500 franchi
COME
SI VINCE
Basta mandare
un email coi dati
a marketing@
rezzonico.ch
entro lunedì
2 marzo
con oggetto
“Mondial Tours”
e il significato
della sigla
S.P.Q.R.
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difficile
L’occasione è troppo ghiotta per rinunciarci: un intero weekend
da favola a Roma per due persone, incluso il comodo
viaggio aereo (andata e ritorno) da Lugano Agno e due notti in
un romantico hotel capitolino a quattro stelle.
Il ricco premio è messo in palio dall’agenzia di viaggi Mondial
Tour di Locarno che, in collaborazione col Caffè, ha voluto dare
un saggio della propria professionalità, efficenza ed esperienza
nel settore offrendo una “degustazione” della sua capacità
nell’organizzare viaggi di vario tipo. Sarà un lettore del
Basta svelare la sigla S.P.Q.R.
e si parte da Agno per due
notti romantiche a Roma
Caffè, quindi, a “testare” la loro abilità organizzativa, con un
bel viaggio nella capitale italiana valido per due persone e che
comprende, oltre al volo da Agno, anche due notti in un hotel
romano a 4 stelle. Essendo un weekend romantico la partenza
è prevista il venerdì ed il ritorno la domenica sera, ma per
quanto riguarda la “ricorrenza” da festeggiare sarà il fortunato
vincitore a scegliere. Anniversario di nozze? Compleanno del
partner? Proposta galante? A voi la scelta).
Per aggiudicarsi il weekend romano, dal valore di 1’500 franchi,
basta inviare una email a rezzonico@caffe.ch entro
lunedì 2 marzo indicando nell’oggetto “Mondial Tours”
e rivelando nel testo il significato corretto della storica
sigla S.P.Q.R. Più facile di così... L’importante è che nel
messaggio di posta elettronica non dimentichiate di indicare
i vostri dati (nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico)
e incrociare le dita in attesa della decisione della dea
bendata. Per il resto cos’altro dire? Roma è Roma e non ci
resta che augurarvi buon viaggio!
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molto difficile
Sotto il palco
dell’enfant prodige
In quattro (gratis) al Jazz Cat Club di Ascona
CAFISO
Al sax la
19enne
stella
del jazz
La soluzione
della scorsa
settimana
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
N O T T A M B U L I S M O
13 14
E R R O R I C A L A I S
15 16
L I A N E S C I A L L E
17 18 19
L A T T A N T E R E I
20 21 22 23
A N T E A L E I T I
24 25 26 27
M A O E S A L T A R E
28 29 30 31
O R A C C H I E A I N
32 33 34 35 36
R I E N I I R A N G O
37 38 39 40
S N T O T F E L I N I
41 42 43
A T T I L A R O D E O
44 45 46 47
D R O G A L I O R T O
48 49 50 51
E O L O K E N T I O R
52 53 54 55
L I O N E A G A R S
56 57 58 59 60
R T E R L U C I A N O
61 62 63 64 65
A I A A S T E G R A N
66 67 68
G F A R F A L L O N I
69 70 71 72
N E T T I L A R I S
73 74 75
O R A O R T I S A P I
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4
Due coppie di lettori del Caffè saranno in prima fila (e gratis) all’imperdibile
appuntamento del 26 gennaio, al Jazz Cat Club di Ascona, con l’enfant
prodige Francesco Cafiso. Il 19enne sassofonista siciliano è oggi
una stella, ma era già stato considerato uno dei più sorprendenti talenti
musicali della storia del jazz nel 2002, quando venne scoperto da Wynton
Marsalis, a soli 13 anni, diventando subito un caso internazionale.
Alla sua prima volta in Ticino il giovane Cafiso si presenterà con il suo
abituale quartetto, in un programma speciale dedicato ai Grandi Maestri
del Jazz. Un’esibizione da non perdere anche perchè il nostro vanta
un’inrrestabile serie di successi e collaborazioni con musicisti e band di
fama internazionale; da Bob Mintzer a Joe Lovano, da Roy Hargrove a
Cassandra Williams, da Hank Jones a Enrico Rava, dai Manhattan Transfer
fino alla Count Basie Orchestra. Nel caso non si fosse capito l’eccezionalità
dell’evento è forse utile ricordare che Cafiso è stato l’unico
musicista italiano invitato, proprio in questi giorni, a suonare ai concerti
previsti per l’insediamento del presidente Usa Barack Obama. Vincere
uno dei quattro ingressi in palio è semplice: basta inviare una mail a
marketing@caffe.ch entro giovedì 22 gennaio con i propri dati e la parola
d’ordine Jazz Cat Club!
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7

@
www.apple.com
www.nokia.com
www.fiorucci.it
LINDA D’ADDIO
Nulla sembra
essere più
agli antipodi
di moda e
tecnologia.
E p p u r e
negli ultimi anni questi
due settori, apparentemente
molto diversi,
viaggiano all’unisono
per accontentare i gusti
e le passioni degli amanti
della tecnologia che
non vogliono però rinunciare
al design e al tocco fashion
che può essere il colore, la
forma, il particolare e perché no la
griffe che sempre più spesso
firma oggetti tecnologici
di ultima generazione.
Oramai scegliere un
computer oppure un
cellulare è come indossare
o provare un
vestito, ci deve appartenere
in tutto e
per tutto. Da tempo e
sempre più spesso moda
e tecnologia si influenzano
reciprocamente e collaborano.
Lo dimostrano i nuovi prodotti ad
alto tasso di innovazione ma anche
di design. È proprio questo il nuovo
binomio del secolo: da un lato la
moda, che sempre più spesso si avvale
della tecnologia per studiare
nuovi tessuti ad alte prestazioni e
capi che abbiano predisposizioni
per chi non può fare a meno della
musica e dell’ipod, e dall’altro la
tecnologia, che sfrutta la creatività
dei designer e segue le tendenze del
fashion per proporre assortimenti
e prodotti, trendy nelle forme e nei
colori, ma sempre e comunque all’avanguardia
nelle prestazioni.
Dai pc ai cellulari, dai lettori mp3
per ascoltare la musica ai gadget e
agli accessori hi-tech, i nuovi prodotti
non nascondono più la loro
alta valenza estetica, oltre che funzionale.
I nuovi pc sono piccoli e
belli, i cellulari sempre più leggeri,
multifunzione e naturalmente glamour.
Ci sono marchi dell’informatica
che da sempre sono noti per la
grande attenzione che hanno sempre
prestato al design. Da Apple e
Nokia, due dei marchi più conosciuti,
lo stile è di casa.
I prodotti di Apple si rinnovano di
Ormai scegliere
un computer
o un cellulare
è come indossare
o provare un vestito
continuo nel design, nelle funzioni
e nei colori per dare l’opportunità
a ciascuno di soddisfare le proprie
esigenze tecniche e di gusto. I nuovi
ultrapiatti MacBook Pro a led retroilluminati
con scheda video potenziata
garantiscono un beneficio
sulla riduzione dell’inquinamento
ambientale e del consumo ed una
maggiore intensità luminosa. Gli
ultimi modelli di iPod Nano, Nano
Chromatic, presentati da Steve
Jobs, vantano ben 9 diverse colorazioni
(silver, nero, bluette, turchese,
verde, giallo, arancio, rosso e
fucsia) ed una forma che ci riporta
al primo modello allungato. Il design
curvilineo è in vetro bombato
ed è rispettoso dell’ambiente in
quanto il vetro è senza arsenico,
non c’è mercurio ed è realizzato in
pvc ed altri materiali riciclabili.
Per quanto riguarda il cellulare c’è
solo l’imbarazzo della scelta perché
quest’ultimo da semplice oggetto
di consumo si è trasformato in ve-
UTILE&NUOVO
La specialità
SHOPPING E SHOPPING
Moda e tecnologia viaggiano a braccetto con nuovi prodotti
ad alto tasso di innovazione ma sempre più glamour
C
La tecnologia
in rosa
NoteBook Asus S 6 Vanity,
piccolo come un’agenda
ma potente come un portatile
di ultima generazione
Shopping per essere sempre on line
L’iPhone
superlux
Design by Amosu
per il più ambito dei cellulari,
impreziosito da diamanti.
Apparecchi e telefonini più trendy
si tingono del colore delle donne
hi erroneamente crede che la tecnologia
riguardi solo gli uomini deve ricredersi
perché l’hi tech interessa sempre di più le
donne. Persino il primo calcolatore, l’antenato
illustre del moderno computer, deriva dagli sviluppi
degli studi di Ada Lovelace, figlia del poeta
Lord Byron. I suoi scritti furono saggiamente
firmati solo con le iniziali perché, a quei tempi,
ben pochi avrebbero dato credito alle sue scoperte.
Oggi le donne sono sempre più attratte dalla tecnologia
e ne fanno uso quotidiano come e forse
di più degli uomini. Sicuramente, a differenza
del maschio, la donna è disposta a cambiare un
oggetto hi-tech perché fuori moda o con un modello
più bello molto più di frequente.
È proprio questo il motivo che ha indotto i marchi
dell’informatica a declinare molti strumenti
hi-tech al femminile. E cosa c’è di più indicato
del colore che per definizione la rappresenta, il
rosa, per conquistarla al primo sguardo? Dopo
il computer portatile Sony Vaio CS11 Pink, molti
altri oggetti che siamo soliti vedere nei tradi-
I mandarini gustosi
e con pochi semi dalla Sicilia
I nuovi mandarini Taclè giungono direttamente
dall’assolata Sicilia che, com’è noto, è una
terra con una grande tradizione nella
coltivazione degli agrumi. Questi mandarini
sono un incrocio tra una dolcissima arancia
Tarocco e una deliziosa Clementina e si
caratterizzano per la quasi mancanza di semi
nonché per la ricchezza del gusto.
Assaggiateli, sono in vendita nelle maggiori
filiali Migros.
Fashion
zionali black o silver si tingono di nuove tonalità
tutte al femminile. Lei li considera alla pari
degli altri accessori, da scegliere secondo il proprio
gusto e da personalizzare secondo il proprio
stile. È dedicato alle donne un altro portatile
rosa: Emtec Gdium Liberty 1000, ultraportatile
con schermo da 10 pollici che pesa solo un
chilogrammo. Sempre per lei il nuovo pc Sony
Luxury Pink, vivace, bello e romantico. Ha il display
LCD Wide Screen con tecnologia X-Black
da 14.1’’ per immagini molto naturali e fotocamera
digitale integrata da 1.3 megapixel. È rosa
il Notebook Asus S6 Vanity, piccolo come
un’agenda ma potente come un portatile di ultima
generazione. Un vero gioiello glamour con
rifiniture in pelle e tanta tecnologia.
Per quanto riguarda gli accessori connessi è da
segnalare la tastiera flessibile in silicone rosa da
portare sempre con sé, quasi indistruttibile. Arrotolata
sta comodamente in borsa ed è dotata
di tasti retroilluminati per essere utilizzata anche
al buio. È disponibile su gadgetshop.com.
Ma fra gli oggetti hi-tech preferiti dalle donne si-
La borsa porta-pc
È firmata da Elio Fiorucci
la borsa creata in collaborazione
con HP sotto il marchio
Love Therapy, limited edition
La sicurezza
Protezioni professionali per
sciare e divertirsi senza rischi
Affinché l’appuntamento stagionale con la neve e
con le piste non si trasformi in un incubo, Manor
Magazine, la rivista dei grandi magazzini Manor,
affronta il problema della sicurezza consigliando
una gamma di protezioni professionali per
proteggere le parti del corpo più a rischio durante
le discese. Protezioni per la testa e per la schiena
sono diventate indispensabili per sciare senza
rischi. Il magazine è consultabile anche al sito
www.manor.ch.
curamente il più gettonato è il cellulare che lei
ama sfoggiare e cambiare appena possibile. Oggi,
per quanto riguarda i modelli, ha solo l’imbarazzo
della scelta: dal Ream Blackberry Pearl
8110 pink, leggero e compatto, al modello Samsung
SGH-J700 per le fanatiche della moda e
della tecnologia, dal design veramente trendy e
dalla superficie lucida, inconfondibile e ultramoderna
con sistema scorrevole della scocca.
Si sprecano anche gli oggetti tecnologici dedicati
alla gattina più fashion, Hello Kitty, che ama
sfacciatamente il rosa: dal cellulare della Siemens
ultrasottile alla macchina fotografica digitale
a forma di Hello Kitty, dove la lente è nel
fiocco, fino alla tastiera per pc.
Da ultimo ma non per questo meno bello il navigatore
per le donne che hanno problemi con
le strade o non hanno il senso dell’orientamento.
Il modello Nuvi 250 pink navigatore Garmin
prevede l’opzione per trovare il parcheggio e la
possibilità di tenere in memoria luoghi ed indirizzi
preferiti facendo risparmiare tempo prezioso.
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
33
Tastiera
portatile
pink
È in silicone
flessibile
la tastiera
che si arrotola
e si mette
in borsetta
ro e proprio accessorio
di moda che alla praticità
e all’utilità di un telefono
a portata di mano
aggiunge l’estetica ed il design
sempre più ricercati. Ci
sono i modelli firmati da stilisti:
da Giorgio Armani a
Gianni Versace, da Dolce&Gabbana
a Prada. Sony
Ericsson Z 310 by Agatha
Ruiz de la Prada è la versione
griffata del modello
normale e ha una stella
multicolor che spicca sul
guscio bianco.
La rivista statunitense Forbes
ha addirittura stilato
una classifica dei dieci
modelli di cellulari più
preziosi a dimostrazione
di quanto un oggetto tecnologicamente
avanzato sia anche
un accessorio per “fashion addict”.
Nella lista compare l’iPhone by
Amosu, il primo designer ad impreziosire
di diamanti il telefonino più
ambito del momento; il Nokia 8800
Arte, disegn del gioielliere austriaco
Pete Aloissen, tempestato di diamanti
bianchi e rosa da 21 carati, e
il modello più costoso, il Christian
Dior Phone, con 640 diamanti, realizzato
dalla ditta francese Model-
Labs, un oggetto unico del valore
di 27.000$, di cui esiste anche una
versione economica, si fa per dire.
In oro ma senza diamanti la nuovissima
versione di Motorola,
PEBL U9 Gold, con look arrotondato,
finitura metallica brillante e
comandi digitali, sensibili al tatto,
per gestire il lettore musicale e gli
sms.
E per finire, anche se l’elenco potrebbe
continuare e spaziare alle
fotocamere digitali e agli accessori
per pc, iPod e cellulari, non si
può non citare il cellulare per le
fan della serie cult “Sex and the city”,
W350i White Sex and the City
, di Sony Ericsson, limited edition.
La memory stick contiene la colonna
sonora originale della serie
e le sue dimensioni ridotte, soli
10mm di spessore, consentono di
conservare il cellulare anche nelle
bag più piccole.
Il libro
Un testo utile per chi supera
una certa età
È uscito un libro che si occupa delle domande che ci
si pone ad una certa età: quali sono le esigenze del
nostro corpo quando superiamo la soglia dei
cinquant’anni? Cosa devono tener presente le persone
anziane quando pianificano i loro menu? Perché ad
una certa età avere qualche chilo di troppo non è poi
così male? Un libro importante, pubblicato in
collaborazione con la Pro Senectute. È possibile
ordinare il libro anche sul sito
www.cooperazione.ch/libri.
Informazione pubblicitaria

Cultura e benessere: meglio di così. È
questa la proposta per una vacanza,
proposta da AutoPostale Ticino dal 28
febbraio al 7 marzo 2009, da prendere al
volo. Destinazione: Roma e le terme di Tivoli,
un itinerario che profuma di storia e che regala
grandi emozioni. Il primo giorno è dedicato
al viaggio in autopostale con partenza
dal Ticino e arrivo nel tardo pomeriggio
all’hotel Victoria Terme (quattro stelle) dove
sono previsti pernottamento, sistemazione e
cena e un “pacchetto benessere” comprensivo
di: 1 massaggio con olii essenziali, 1
massaggio circolatorio, 1 massaggio cervico
dorso lombare, 1 fango terapeutico.
Dopo una bella riposata, quel che ci vuole è
un tuffo nel benessere e nella cura del proprio
corpo. Il secondo e il terzo giorno della
vacanza sono infatti dedicati alle cure termali
in uno scenario di altissima qualità. L’hotel
Victoria Terme di Tivoli, infatti, è stato progettato
e costruito con le migliori tecniche dell’architettura
contemporanea ed è la struttura
ideale per un soggiorno fatto di relax e benessere,
senza dimenticare le opportunità di
svago e di piacere. Ricca l’offerta dei trattamenti
grazie ai benefici delle acque sulfure.
Qui, infatti, sgorgano le famose Acque Albule
che scaturiscono dai due laghi Regina e
Colonnelle. Conservano il nome che ebbero
sin dall’antichità tanto che furono menzionate
dagli scrittori latini e celebrate per le loro virtù
terapeutiche e medicamentose. Plinio Secondo
il Vecchio, riferì che “i soldati feriti in
battaglia erano condotti alle Acque Albule
come nel miglior luogo di cura, donde tornavano
sanati”. Virgilio ne parlò nell’Eneide,
Nerone le fece confluire fino alla Domus Aurea
utilizzando l’acquedotto Marcio, mentre
l’imperatore Adriano le utilizzò per alimentare
le numerose piscine della sua sontuosa villa
(Villa Adriana).
Le strutture del nuovo centro termale, del tutto
rinnovate e ristrutturate, oltre alle tradizionali
cure, propongono diversi tipi di percorsi benessere
grazie all’utilizzo delle più moderne
tecnologie. Percorso Kneipp, bagno turco,
sauna, vasche idromassaggio e zone relax
sono l’ideale per sentirsi meglio. Docce micronizzate
dotate di aromaterapia, massaggi,
tisane, trattamenti speciali viso e corpo
fanno parte delle vie del benessere, viaggio
in cui il corpo e l’acqua termale si fondono
per permettere alla mente di rilassarsi grazie
a una serie di getti d’acqua posizionati in
modo che, a giro completo, tutti i muscoli del
corpo siano massaggiati. Si può passeggiare
nel percorso vascolare con alternanza di acqua
caldo fredda per riattivare la circolazione
e riequilibrare il tono muscolare. Per gli
amanti del caldo, un’immersione fantastica
nel bagno di vapore (bagno turco) per poi
purificarsi all’interno del caldo secco (sauna).
La depurazione continua con la doccia aromatica.
Il viaggio si può concludere nella sala
relax su comodi lettini, e per reintegrare i
liquidi persi verranno offerte ottime tisane.
Dopo simili trattamenti ci si sente riconciliati
con se stessi e pronti per andare alla scoperta
della Città Eterna. Il quarto giorno, infatti,
è previsto lo spostamento dall’hotel Victoria a
Roma per la visita guidata toccando i punti
più importanti della capitale con pranzo libero
e rientro in albergo in serata per cena e
VIAGGIARE
Pagina a cura di
AutoPostale Regione Ticino
e Ferrovie Federali Svizzere
Una primavera di cultura e benessere
Roma e le Terme di Tivoli come toccasana per il risveglio dei sensi del turista
Il Programma
ROMA - TIVOLI TERME
28 FEBBRAIO - 7 MARZO ‘09
Prezzo: Fr. 1500.- per persona in camera doppia
Fr. 295.- supplemento camera singola
Sabato 28 febbraio
06.30 Biasca Ffs
06.30 Locarno Ffs
07.00 Bellinzona Ffs
07.30 Lugano Ffs
08.00 Mendrisio Ffs
08.15 Chiasso Ffs
Arrivo nel pomeriggio a Tivoli
Terme, pranzo libero durante il
tragitto. Cena e pernottamento
2° e 3° giorno
Giornate dedicate alle cure
termali. Pranzo libero
4° giorno
Partenza per Roma e visita
guidata della città. Rientro in
albergo per cena
e pernottamento
5° e 6° giorno
Giornate dedicate
alle cure termali. Pranzo libero
7° giorno
Partenza per Roma e
continuazione della visita guidata
della città. Pomeriggio dedicato
a visite individuali.
Rientro in albergo per cena
e pernottamento
8° giorno
Partenza per il Ticino, pranzo
libero durante il percorso
Informazioni e prenotazioni
AutoPostale Svizzera SA
Regione Ticino
Viaggi e Vacanze
Viale Stazione 33
6501 Bellinzona
Tel. +41 (0)58 448 36 36
Fax +41 (0)58 667 34 45
www.autopostale.ch/ti
Viaggiare deve essere un piacere:
con il Cisalpino il comfort si accoppia
alla velocità, alla comodità
degli orari e alla convenienza. Ecco
perché un numero sempre maggiore di
passeggeri sceglie questa formula per
spostarsi da una città all’altra. Per i turisti
il Cisalpino è perfetto perché, riducendo
i tempi di permanenza in treno,
dà la possibilità di avere a disposizione
più ore per visitare il luogo prescelto.
La cosa non è di poco conto soprattutto
per coloro che si spostano solo nel
fine settimana e devono ottimizzare il
loro soggiorno. Basta rivolgersi alle
Agenzie Viaggio Ffs di Lugano, Bellinzona,
Locarno, Biasca, Mendrisio e
Chiasso per trovare ottime combinazioni.
In particolare il Cisalpino accorcia le
distanze tra Canton Ticino e Italia. Tante
sono le mete per chi vuole concedersi
una pausa d’evasione trascorrendo
anche solo una notte fuori casa. In primo
piano Firenze, città di una bellezza
assoluta.
Parlare di Firenze è un po’ come aprire
un grandissimo libro delle fiabe. Nella
cornice dei ponti sull’Arno, nell’unicità
del suo centro storico si nascondono tesori
d’inestimabile bellezza che il mondo
invidia e che nessuno potrà trovare
in altre parti del pianeta. È un clima di
gioia e di grande fermento quello che
si respira nella città nei mesi che escono
dall’inverno e conducono verso la
primavera. Firenze afferma così il suo
ruolo di capitale d’arte. È considerata
il luogo d’origine del Rinascimento ed
è riconosciuta in tutto il mondo come
una delle culle della cultura e dell’architettura
con i suoi numerosi edifici storici,
monumenti e ricchi musei tra cui la
Galleria degli Uffizi. Cuore pulsante di
Firenze è piazza del Duomo dominata
dalla mole della cattedrale e dagli edi-
pernottamento. Numerosi i musei, le chiese, i
monumenti da vedere. In primo piano la città
archeologica con il Foro Romano, i Fori Imperiali
ed il Palatino. La storia pulsa tra le rovine
dell’antica Roma che regala ai turisti la
sua perla più famosa che è il Colosseo, antica
arena per le sfide tra i gladiatori e oggi
stupenda testimonianza di quell’epoca. Il
passato si fonde con il moderno. Dirigendosi
verso l’antica Via Lata, successivamente Corso
Umberto e quindi Via del Corso, si ha sulla
destra l’Altare della Patria, monumento
inaugurato da Vittorio Emanuele III nel cinquantenario
dell’Unità d’Italia. Più avanti sulla
sinistra una scalinata conduce a Piazza
del Campidoglio, progettata da Michelangelo
Buonarroti. Dal Corso si raggiunge la Fon-
fici correlati come il Campanile di Giotto
e il Battistero di San Giovanni. Altra
perla fiorentina è Palazzo Pitti che ospita
al suo interno diversi musei e la Galleria
Palatina con capolavori di Raffaello
e Tiziano. Gli altri musei sono specializzati
negli argenti, nell’arte applicata,
nel costume, nelle porcellane, nelle
carrozze e in tanti altri settori. Il palazzo
è inserito nel paradiso verde del
giardino dei Boboli.
Arrivare a Firenze è semplice e veloce
dal Canton Ticino passando da Milano.
Dal capoluogo lombardo ci vogliono
tre ore - grazie alle linee veloci - per
raggiungere la meta. Oltre ai palazzi e
ai tesori artistici della città, è possibile
godere del prestigio della sua moda e
del suo artigianato. Nelle vetrine del
centro e nelle bancarelle dei vari mercati
rionali si viene a contatto con quello
che è il cuore pulsante del commercio
e delle conoscenze.
Firenze è bella proprio perché non si
tana di Trevi, perfetto esempio di fusione di
scultura e architettura barocca. Non distante,
attraversando Via del Tritone, si arriva a
Piazza di Spagna che ha al culmine della
spettacolare scalinata la Trinità dei Monti.
Percorrendo da qui Via del Babuino si raggiunge
la Porta e la Piazza del Popolo. Da
qui, riprendendo il Corso, si arriva in Piazza
San Lorenzo in Lucina e quindi al Pantheon.
Dalla Piazza del Pantheon seguendo le indicazioni
si raggiunge Piazza Navona. Nell’antica
Roma era costituita dallo stadio lungo
276 metri e largo 54 che venne edificato
da Domiziano e restaurato da Alessandro
Severo. Da Corso Vittorio Emanuele II si giunge
invece alla Basilica di San Pietro, preceduta
dal colonnato di San Pietro progettato
da Gianlorenzo Bernini. Nelle vicinanze sono
situati i Musei Vaticani e proseguendo sul
lungotevere s’incontra il Castel Sant’Angelo,
la cui costruzione iniziò attorno al 123 d.C
su iniziativa dell’Imperatore Adriano e terminò
nel 138 mentre i quattro bastioni laterali
vennero aggiunti molto più tardi.
Visitare Roma è un po’ come scoprire la storia
dell’umanità. Terminato il tour è d’obbligo
il relax infatti il quinto e il sesto giorno del
soggiorno sono dedicati per intero alle cure
termali nelle stupende strutture del Victoria
Terme hotel con pranzo libero. Ma la vacanza
sta arrivando alla conclusione, infatti il settimo
giorno è ancora dedicato alla visita di
Roma (stavolta libera e individuale) mentre
l’ottavo vede la comitiva in partenza per il ritorno
in Ticino con pranzo libero durante il
percorso e arrivo a casa in serata.
Con il Cisalpino raggiungere le località artistiche italiane è più comodo e veloce. E anche nel capoluogo toscano si arriva prima
Dal Ticino a Firenze
alla velocità del supertreno
E chi può rinunciare
alla buona cucina?
Famosa è la bistecca alla fiorentina (appunto).
Ma altrettanto celebri sono la ribollita, il
cacciucco, il panforte o la trippa. Sono
specialità locali che hanno fatto il giro del
mondo. Per dimostrare, anche in campo
gastronomico, che Firenze non è seconda a
nessun’altra città. Visitarla una volta significa
innamorarsene. E ritornarci.
ferma mai, è una città in costante e perenne
fermento. Sempre pronta a rielaborare
con intelligenza ogni nuova
idea. Così anche con i giovani, attratti
dal capoluogo toscano per varie ragioni:
di turismo, di studio e di lavoro. Per
ognuna di queste categorie la città ha
qualcosa di nuovo e di vero da offrire.
Ci sono le occa-
Maggiori
informazioni
Stazioni Ffs
Agenzie Viaggio Ffs di:
Lugano, Bellinzona, Biasca,
Locarno, Mendrisio, Chiasso
www.cisalpino.com
www.ffs.ch
sioni culturali (biblioteche
gratis e
aperte a tutti), i
convegni, le proposte
per tutti i gusti,
le librerie. Si
può andare a teatro
e scegliere tra
l’opera colta e
quella più leggera,
l’allestimento
sperimentale e quello classico. Oppure
optare per il cinema, tante sono le sale
cittadine. E per i patiti della notte non
mancano le discoteche. Quella che anche
i nostalgici ricordano con piacere
è il Tenax. Poi si può scegliere di divertirsi
al Semidivino o al Ch’art Cafè.
Le birrerie, i bar, i bistrot, i punti di ritrovo
sono tanti e testimoniano la grande
voglia di socializzare di chi abita a
Firenze o di chi ci arriva per trascorrere
anche solo qualche ora. Ma respira
subito l’aria speciale della simpatia e
della disponibilità.
Il Municipio di Bellinzona apre un
pubblico concorso per l’assunzione di:
• Un/una caposezione esercizio
e manutenzione
• Un/una responsabile
progettazione/direzione lavori
(Sezione genio civile)
• Un/una responsabile squadre
di manutenzione
(Magazzino comunale)
• Un/una assistente di cantiere
(Sezione pianificazione
e licenze edilizie)
presso i Servizi urbani comunali
ed inoltre
• Un/una coordinatore
attività culturali
presso l’Ufficio cultura.
Le versioni integrali dei bandi di
concorso sono visibili sul sito
www.bellinzona.ch.
Bellinzona, 15 gennaio 2009
IL MUNICIPIO

@ http://extension.ucsd.edu
www.hms.harvard.edu
I NOSTRI FIGLI
il bravo, lo giuro, lo giuro”. Per carità
non chiedevo tanto. E invece eccolo lì
“Faccio
pronto, cenere sul capo, a mettersi in riga
e a evitare di ricaderci. Ma ormai, lo si sa, di quei
giuramenti ce ne vorranno almeno un centinaio
prima di superare la fase in cui si trovano e poi ricadere
in qualcos’altro e ricominciare con giuramenti
e promesse da marinai. Ci passano tutti. Chi
con più consapevolezza dell’importanza dell’impegno
preso di fronte ai genitori; chi con più leggerezza,
perché la maturità di capire che le parole
hanno un senso e gli impegni anche ancora proprio
non c’è, e alla bell’e meglio, si cerca di risolve-
ANTONINO MICHIENZI
Nessuno è un’isola e,
dal momento che la
felicità è contagiosa,
basta poco a
raggiungere le conclusioni
di due ricercatoridell’University
of California di San
Diego e dell’Harvard
Medical School, James
Fowler e Nicholas
Christakis. “La felicità
delle persone – sostengono
in uno studio
pubblicato sul British
Medical Journal – è
molto influenzata dalla
felicità della rete di
relazioni a cui sono
connesse”. Motivo per
cui, concludono, “occorre
inquadrare la felicità,
così come lo stato
di salute, come un
fenomeno collettivo”.
Sarebbero bastati i
luoghi comuni per fare
questa scoperta, ma i
due ricercatori americani
ci hanno messo il
rigore della ricerca
scientifica. Analizzando
la distribuzione
della felicità nella rete
di relazioni sociali di
oltre 5000 individui
hanno rilevato che una persona ha
il 15,3% di probabilità in più di essere
felice se è “connessa” a un’altra
persona felice.
Non solo: cosa avviene quando
una persona a noi correlata cambia
stato d’animo passando, magari,
dall’infelicità alla felicità? E
qui i risultati hanno avuto del sorprendente.
A differenza di quanto
ci si aspettasse, non sono le persone
a cui si è legati più profondamente
a essere in grado di “infettarci”
di felicità. Ma i vicini di casa.
In particolare quelli che risiedono
alla porta accanto. È infatti emerso
che il vicino di casa che diventa
felice aumenta del 34% la probabilità
che una persona diventi felice,
se si tratta di un amico che abita
nel raggio di un chilometro e mez-
Una ricerca
pubblicata
sul British Medical
Journal ‘misura’ la
contentezza umana
zo la probabilità scende al 25 per
cento, nel caso di un fratello al 14.
Il coniuge felice contagia l’altro
soltanto nell’8 per cento dei casi.
Ma soltanto se si condivide lo stesso
tetto. Per le coppie che vivono
in posti diversi, la felicità di uno
dei membri non ha assolutamente
nessun effetto contagioso sull’altro.
“Tutti questi dati -spiegano i ricercatori
- indicano l’importanza del-
SALUTE E BENESSERE
LE PROMESSE DA MARINAIO DI CHI SGARRA
re la situazione contingente e far dimenticare i
guai.
A volte mi diverto - pur nelle burrasche - ad osser-
Occhietti languidi, testa
bassa. Ma nonostante
solenni dichiarazioni…
varli mentre capiscono che hanno “sgarrato” e che
devono provare a comportarsi altrimenti: gli occhietti
languidi, sono sinceramente pentiti, e vo-
Un
gliono tanto sentirsi perdonare. Se te l’hanno fatta
grossa, chiudere il caso non è sempre facile perché
un po’ di orgoglio, caspiterina!, ce l’abbiamo pure
noi genitori e a volte ti vien da dire “Adesso lasciami
in pace, mi hai proprio rotto. Ci vediamo domani”.
Poi, se si conta fino a 999 e oltre, prevale la voglia
di firmare comunque l’armistizio e non lasciare
che le rabbie decantino insolute: e allora si sentono
appunto le solenni dichiarazioni.
Nei primi anni le si prende per buone: “Ah, ha proprio
capito. Meno male. Adesso non lo farà più”. Col
passare del tempo e delle esperienze si capisce meglio
che non sono tanto i solenni giuramenti a con-
sorriso
che contagia
La manifestazione della felicità si trasmette
da persona a persona, proprio come un virus
15,3%
Analizzando 5000 individui,
nel 15,3% dei casi una persona
è felice se ‘connessa’ ad altri
34%
Vicini di casa solari e contenti,
in un caso su tre, sono
importantissimi per la felicità
8%
Il coniuge felice, al contrario,
condiziona piùttosto
minimamente il partner
Lotta all’influenza
Agli under cinquanta
basta mezzo vaccino
Se si ha un’età inferiore ai cinquant’anni e nell’anno
precedente ci si è già sottoposti alla vaccinazione
antinfluenzale, allora non c’è alcuna differenza
tra usare una intera dose di vaccino o metà. La
risposta immunitaria infatti non cambia. È la scoperta
effettuata dal gruppo di Renata J.M. Engler, del Walter
Reed Army Medical Center di Washington. Nello
studio, pubblicato sulla rivista Archives of Internal
Medicine, i ricercatori hanno confrontato su due
gruppi di circa 500 persone ciascuno, vaccinati negli
anni precedenti, l’efficacia di un’intera dose o di mezza
dose di vaccino trivalente. Ebbene, “la risposta immunitaria
a mezza dose di vaccino antinfluenzale
nelle persone sane precedentemente immunizzate
non è stata sostanzialmente inferiore alla dose intera,
soprattutto nella classe di età compresa tra i 18 e i
49 anni”, hanno scritto i ricercatori.
Alla luce della scoperta, dovrebbe essere più facile gestire
i periodi di carenza di vaccini, come nei casi in
cui l’influenza arriva in anticipo rispetto ai tempi previsti,
ma soprattutto nell’evenienza di una pandemia.
iStockphoto
la prossimità fisica e la forza dell’influenza
del vicinato suggerisce
che la trasmissione della felicità
può dipendere più dal frequente
contatto sociale che dalla profondità
dei legami che ci legano a
un’altra persona”. Certo, ciò non
spiega l’incapacità di condivisione
della felicità nel rapporto maritomoglie
né un’altra scoperta dello
studio: non vi è nessuna trasmissione
della gioia tra le persone che
lavorano nello stesso posto. “Perciò
- aggiungono Fowler e Christa-
La prossimità
fisica e la forza
d’influenza del
vicinato sono
indispensabili
kis - crediamo che il contesto sociale
possa interferire sul flusso
della felicità da una persona all’altra”.
Sulle modalità del contagio i due
studiosi non hanno dubbi: “Gli
stati emotivi possono essere trasferiti
direttamente da un individuo
a un altro attraverso la mimica
e il contagio emotivo”, scrivono.
Ed è forse il caso di approfittarne,
dal momento che un recente studio
“ha rilevato che la misura della
felicità, dell’allegria e degli stati
emotivi ad essi connessi è associata
a una riduzione della mortalità,
sia nelle persone sane che in quelle
con malattia riconosciuta”, ha
commentato Andrew Steptoe della
British Heart Foundation in un
editoriale a corredo dell’articolo.
Ciò spiega perché da anni ormai
l’Organizzazione Mondiale della
Sanità sta aumentando l’enfasi
sulla felicità quale componente
della salute.
Fumo e sigarette
L’appeal delle “bionde”
in netto calo negli States
Se è vero che gli Stati Uniti anticipano le tendenze
che avranno luogo nel resto del mondo,
allora c’è da rallegrarsi sul fronte della lotta
al fumo. Dal rapporto Monitoring the Future
emerge che mai anno fu più nero per la sigaretta.
Secondo il rapporto, infatti, realizzato dall’University
of Michigan con il contributo del National Institute
on Drug Abuse - uno degli istituti facenti
parte del National Institutes of Health - l’appeal
delle “bionde” è in brusco calo negli States.
Dei 45mila studenti intervistati soltanto il 12,6%
ha dichiarato di aver fumato una sigaretta nell’ultimo
mese. La percentuale lo scorso anno era del
13,6.
Livelli così bassi - sostengono i ricercatori - non si
toccavano dai primi anni Novanta.
Cresce inoltre l’avversione verso i fumatori: la
grande maggioranza dei ragazzi preferisce incontrare
persone che non fumano, mentre due terzi di
essi ritiene che “cominciare a fumare rifletta un
basso grado di giudizio”.
SESSO E AMORE
La lettera
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
35
di MONICA PIFFARETTI
tare, come se i ragazzini fossero già degli adulti.
No, ciò che conta è semplicemente il tempo che passa
e che li proietta in altre dimensioni di conoscenza
e di apprendimento. Se ne vanno i vecchi problemi
e in fretta li si dimentica, ne appaiono di
nuovi che al ripetersi vengono identificati come
importanti e da superare. E, scalino dopo scalino, i
bruchi diventano - si spera - farfalle: con una personalità
che si fonda su quanto di bello e di buono
hanno fatto, ma anche su quanto hanno saputo
sbagliare per poi correggersi. Errare humanum est.
Nel senso stretto e anche in quello lato dell’espressione.
Fa cioè diventare uomini e donne.
Posta:
Linda Rossi
Il Caffè – Via Luini 19 - 6600 Locarno
di LINDA ROSSI,
psicoterapeuta e sessuologa
Il desiderio sessuale c’è
ma il corpo non collabora
Convivo da 30 anni con un uomo dal quale ho avuto
4 figli che sono tutta la mia vita. Al mio primo rapporto
non ho sentito nulla: avevo tanto desiderio
ma il corpo non collaborava. Fingevo l’orgasmo: ha funzionato,
ma a che prezzo! Posso godere dei preliminari
ma non raggiungo l’orgasmo. Il mio uomo è del sud e penso
che a letto sia il massimo. Fare l’amore con il mio uomo
è una cosa bellissima che ho sempre sognato, ma perché
finora mi è sempre stato negato? L’unico mio desiderio
è di godere con lui, ma non ho mai potuto dimostrarglielo.
Provo un grande desiderio: solo con un bacio il mio
corpo si “tira come un violino”. Che sia accaduto qualcosa
che mi portava ad avere paura del rapporto? Ho ripensato
all’infanzia e quando cercavo di ricordare, durante
l’atto sentivo qualcosa rilassarsi e sempre più provavo
piacere. Perché tutto il mio sistema è stato atrofizzato così
a lungo?
La risposta
Soluzione a portata di mano
manca solo un passettino
Complimenti per aver mantenuto intatto il desiderio amoroso
e sessuale per il suo uomo anche dopo quattro figli
che sicuramente hanno richiesto molto al suo lato materno.
Capisco inoltre il suo senso di incredulità e di ingiustizia
constatando che nonostante il suo trasporto erotico non
raggiunge l’orgasmo. Durante gli incontri sessuali ora riesce a
provare sensazioni e piacere. È il primo passo per arrivare alla
vetta. Immagino che all’inizio della vostra storia lei voleva dimostrare
a lui che era un bravo amante poiché la sapeva far
godere e così cercava di mimare quello che sapeva sul come
una donna deve comportarsi a letto. È un gesto d’amore verso
di lui, ma così facendo dimenticava se stessa e le sue sensazioni
corporee. Poi è arrivato il giorno in cui si è accorta che non
poteva ignorare se stessa continuando a fingere.
È un gesto d’amore per sé che non toglie nulla all’amore per
lui.
Ha iniziato ad ascoltarsi scoprendo il piacere che lo scambio
sessuale le poteva portare. Per fare il prossimo passo, quello
che la renderà capace di raggiungere l’orgasmo, deve innanzitutto
sapere in cosa consiste il sentire interno vaginale e come
si può incrementare il livello della tensione sessuale.
È stato scientificamente dimostrato che sulla parete interna
vaginale ci sono dei recettori che reagiscono alla pressione e
non allo sfregamento come sull’epidermide. Durante il coito
questi recettori provocano sensazioni eccitanti grazie al movimento
di basculamento del bacino da parte sua e del partner.
Per far salire l’eccitazione si deve sapere che la tensione sessuale
è accompagnata dalla tensione muscolare (addominali,
glutei e perineo). Saranno appunto questi muscoli che progressivamente,
e a proprio piacimento, aumentano d’intensità
alfine di favorire il raggiungimento dell’orgasmo.
Naturalmente non basta che questa dimensione fisiologica diventi
automatica grazie a un opportuno apprendimento delle
abilità sessocorporee. È indispensabile aggiungervi la capacità
di lasciarsi andare, qualche fantasia erotica e la complicità
con il proprio amante.
Forza dunque: l’essenziale l’ha già scoperto, manca l’ultimo
passettino!
E-mail:
linda.rossi@bluewin.ch

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LUI LEI
18 gennaio 2009 IL CAFFÈ
L’ALTRO
LUIGI BONANATE
Perché non gli lasciamo
far il presidente
almeno per un giorno,
prima di incominciare
a criticarlo? La lotta
politica ha i suoi diritti,
la spettacolarizzazione delle
comunicazioni ha i suoi vizietti;
ma già ora Obama è intralciato a
ogni passo. Se nomina tal Panetta
capo della Cia, il giorno dopo
deve rimangiarsi la parola. Sceglie
Sanjar Gupta come consigliere
per la politica sanitaria, ma gli
rimproverano che è troppo bello
e fin troppo popolare. Manda
l’afro-americano Roland Burris,
Procuratore generale dell’Illinois,
a occupare il seggio senatoriale
che ha lasciato vacante, e gli
uscieri del Senato gli sbarrano la
strada. Promette di chiudere immediatamente
Guantanamo, ma
il giorno dopo deve correggere il
tiro. Se non è facile diventar Presidente,
più difficile è certo farlo!
Il bacio mortale di Bush ha riguardato
il terrorismo: riuscirà a
sconfiggerlo?
Le regolarità del sistema costituzionale
americano ne sono uno
dei punti di forza, così come la
certezza sulla data delle elezioni
e su quella dell’insediamento, rispettivamente
4 novembre e 20
gennaio successivo. Sappiamo
già tutto quel che Obama dirà e
persino che lo dirà bene e farà
uno splendido discorso, che a
Washington sarà ascoltato da diversi
milioni di persone, dopo
PRESIDENTE
Le opportunità di Obama nella politica interna ed estera
che il 18 sarà andato a Baltimora
a ricordare il sacrificio di Martin
Luther King. La messinscena mediatica
fa qualche passo avanti a
ogni insediamento presidenziale
e i diritti dell’immaginario collettivo,
dei passaggi in televisione,
delle feste e dei ricevimenti a cui
si può intervenire pagando qualche
migliaio di dollari dà vita a
una immensa kermesse, studiata
e organizzata in ogni particolare
da servizi di sicurezza che il 21
gennaio, se tutto avrà funzionato
a dovere, potranno andarsene finalmente
a dormire.
Ma quanto ha a che fare tutto ciò
con la politica? Perché tanta spettacolarizzazione?
Serve a migliorare
la performance del Presidente
o la nostra capacità di giudicarlo?
E poi: è giusto aspettarsi così
tanto da un “uomo nuovo” come
se potesse cambiare il corso della
storia politica di un paese, che è
poi il più importante del mondo?
Obama è il 44° Presidente e non
tutti hanno avuto lo stesso successo.
Quello che sta andandosene,
Bush figlio, è ormai bollato
dagli esperti come uno dei peggiori
se non il peggiore dei Presidenti
americani. Suo padre non
era stato gran che, incolore e opa-
Reuters
DIZIONARIO
co come pochi pur avendo avuto
dalla sorte la fortuna di esser Presidente
nel momento della caduta
del Muro di Berlino. Reagan,
dal quale nessuno si aspettava
nulla, fu invece certo un grande
Presidente, che in realtà influì
sulla storia del mondo ben più di
quell’affascinante John F. Kennedy,
che piaceva più agli europei (e
alle europee) che agli americani.
Talvolta, è successo a un vice, come
Biden, di diventare Presidente;
ma i predecessori avevano nomi
come Truman, e Johnson (che
si trovarono sulle spalle la guerra
di Corea e quella del Vietnam).
Il mondo si aspetta moltissimo da
Obama, dato la Presidenza degli
Stati Uniti ci coinvolge tutti perché
può influire sul futuro di tutti
noi. Anche chi non lo ha votato
e chi non ha fiducia in questo giovanotto
senza esperienza e fin
troppo rampante e aggressivo
vorrebbe che Obama riuscisse a
invertire la dinamica della politica
internazionale liberando il
mondo dagli incubi della crisi finanziaria
(che è tanto grave e tanto
globale che ogni giorno si
aprono nuove voragini) con i licenziamenti
che produce e i conseguenti
spaventosi tassi di di-
LA FRASE Il Pil scende del 2% per cento?
Come dire che torniamo
al 2006, mica al Medioevo
GIULIO TREMONTI, ministro dell’economia italiana
Roma – 15 gennaio 2009
SILLABARIO
MARTIN LUTHER KING
I Have a Dream
Nel Michigan, avevo tenuto un discorso
nella Cobo Hall, in cui mi ero servito
dell’espressione «io ho un sogno».
L’avevo già usata più volte nel passato, e semplicemente
mi venne fatto di usarla anche a
Washington. Non so perché: prima di pronunciare
il discorso non ci avevo pensato affatto…
“Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo
affrontare le difficoltà di oggi e di domani, io
continuo ad avere un sogno. È un sogno che
ha radici profonde nel sogno americano. Ho
un sogno che un giorno questa nazione sorgerà
e vivrà il significato vero del suo credo:
noi riteniamo queste verità evidenti di per sé,
che tutti gli uomini sono creati uguali.
“Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne
della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli
degli ex padroni potranno sedersi insieme
alla tavola della fraternità”.
Praticamente nessuno aveva previsto la crisi finanziaria e ora
quella economica che sta martoriando il mondo. Ora, dire a
gennaio quel che sarà a dicembre per l’impresa, l’occupazione e
i consumi è roba squisitamente da astrologi. Gli Stati Uniti
altalenano, parlando di prodotto interno, tra il -2 e il -3 per cento.
Cina e India faticheranno a mantenere una crescita del 5 o 6 per
cento. La Germania prevede un -3 e l’Italia -2. La Svizzera poco
di meno. Scenari verosimili, ma... Potrebbe andar peggio, come
potrebbe andar meglio. A guardare i danni causati dalla finanza
soccupazione, dal timore di nuovi
conflitti, come quello che a Gaza
sta riaprendo una ferita che
potrebbe ora fungere da catalizzatore
per la follia anti-ebraica
dell’Iran di Ahmadinejad. D’altra
parte, se gli Stati Uniti trattassero
l’Iran come hanno trattato l’Iraq,
potrebbe davvero discenderne
un cataclisma: sarebbe una guerra
per il petrolio, il territorio, la religione,
la libertà…
Il dubbio è che gli Stati Uniti non
abbiano più la forza di cambiare
il mondo. L’attesa universale è
per una linea politica che, ribaltando
quella di Bush, si ispiri al
multilateralismo e rinunci all’atteggiamento
di superiorità e di
indifferenza per le opinioni altrui:
Obama ha promesso che la
svolta ci sarà e che sarà a 360°.
Aprirà un tavolo di dialogo con
l’Iran; sconfiggerà il terrorismo
senza annullare lo stato di diritto;
discuterà con gli alleati e gli altri
partner soluzioni collegiali e consensuali
ai problemi collettivi:
ambiente, fonti energetiche, lotta
alla povertà. E poi c’è anche la
politica militare: Obama rinuncerà
allo scudo spaziale che tanto
piaceva a Bush quanto inquieta
Putin? Saprà resistere all’espan-
La società
Il lago
di Sereni
raccontato
da Vitali
A PAGINA 41
sionismo economico cinese senza
cedere di fronte alle violazioni
dei diritti umani contro il Tibet e
i cittadini cinesi stessi? Saprà
convincere il mondo che, da un
giorno all’altro, la visione americana
del mondo è cambiata?
Forse non è neppure questa la cosa
più difficile. L’uomo ha già vinto
battaglie mediatiche difficilissime
con grande baldanza; quel
che potrebbe però fargli lo sgambetto
è l’establishment americano,
da una parte, e la pubblica
opinione dall’altra. È fin dagli anni
del Federalist (il grande testo
su cui si costruì il costituzionalismo
federalista negli anni della
rivoluzione americana) che il
problema viene ridiscusso, specialmente
negli Stati Uniti. Il dilemma
è di difficile scioglimento:
l’azione politica deve consistere
nel fare ciò che è (si crede sia) giusto
oppure ciò che avrà maggior
successo immediato, piacerà alle
folle e sarà applaudito? La democrazia,
in altri termini, deve inseguire
la popolarità o muoversi
con rigore alla ricerca delle soluzioni
migliori per il maggior numero?
Sarebbe facile per Obama
promettere ora lavoro per tutti,
pace nel mondo, salute e benessere
anche ai più sfortunati; ma
le difficoltà potrebbero schiacciarlo
e i problemi sfuggirgli di
mano.
La teoria politica realista tipica
del mondo anglosassone ha sempre
avuto una posizione ben
chiara su questo punto e che varrebbe
la pena ricordare a Obama
(a mio modo di vedere per evitargli
di cascarci a sua volta!): essa
consiste nel ritenere che lo statista
non possa fare politica (specie
estera) avendo di mira il successo
popolare, a meno di essere
in grado di manipolare il consenso.
La formula sarebbe: meno si
dice e più si fa; questa la ricetta di
una specie di curioso autoritarismo
benevolo, che avrebbe in vista
il vantaggio di tutti, ma rischia
di restare rinchiuso nelle mani di
alcuni potentati. Questo è anche
il problema di Obama: egli che
per ora viaggia sull’onda di un
grande successo popolare, lo potrà
spendere per modificare
l’inerzia della politica contemporanea,
non soltanto americana
ma mondiale? Politica interna e
politica internazionale, per gli
Stati Uniti, finiscono per coincidere,
e il suo insediamento, tra
pochissimi giorni, sarà il segnale
di una trasformazione epocale?
Ma possiamo davvero credere
che i personaggi più abili nel gestire
la scena e nel calcare il palcoscenico
siano poi anche nella
vita di tutti i giorni i migliori di
tutti? E anche in questo caso, non
ci saranno, accanto o dietro al
nuovo Presidente, gruppi potenti
e influenti che - dopo averlo
aiutato a vincere - vorranno vincere
qualche cosa anch’essi?
Obama passerebbe alla storia se
riuscisse a rimettere la barra dell’ordine
mondiale verso la stella
della pace (e delle pacificazioni).
Si sentono in giro per il mondo
tanti rumori e sinistri scricchiolii:
sarebbe bello pensare che dal 20
gennaio prossimo qualcuno lavorerà
sinceramente per consolidare
il nostro sistema di vita.
“creativa e liberista” all’economia reale, si è portati a pensare
che ogni previsione, anche la più accreditata, oggi equivalga alle
chiacchiere di un qualsiasi taxista. E in ogni caso, catastrofismo
e pessimismo faranno solo danni. In fondo ha ragione Tremonti.
Non spaventiamo la gente facendo credere che torneremo al
Medioevo. Un passo indietro di un anno o due nella ricchezza
accumulata non è un ritorno al Medioevo. A tornare ai vecchi e
sani principi dovrebbe essere invece quella finanza “creativa”
che ci ha portati, fuori da ogni previsione, all’attuale situazione.

@ www.grandefratello.it
it.wikipedia.org/wiki/Edmondo_Berselli
IL DIARIO
di GIUSEPPE ZOIS
DIO FA
PENSARE
VIAGGIANDO
NEGLI SPOT
Caro Diario, adesso va
come con tutte le mode:
sui mezzi pubblici
viene fatta viaggiare una
pubblicità che mette in
dubbio Dio o lo nega. Par di
vedere la ola come negli stadi,
un’onda che si distende
rapida: da Londra a Washington,
da Barcellona a
Genova. È l’ora degli spot
atei ed è facile prevedere che
si moltiplicheranno. Coltivare
interrogativi fa bene
alla ragione e alla coscienza,
negare è un provocatorio
azzardo. Il bisogno di Dio è
nato con l’uomo. Ogni epoca
ha avuto bisogno di rivolgersi
ad una divinità.
LA CIRCOSTANZA mi riporta
alla memoria diversi
incontri, conversazioni, raccolta
di testimonianze sul
tema Dio, quella consonante
davanti a due vocali che
ci interpella comunque. Il
primo cosmonauta della
storia, Yuri Gagarin, più per
esigenze di propaganda che
per convinzione, rientrato
dal volo nello spazio disse di
non aver visto Dio, salvo poi
confessare che fu un’esternazione
di regime. Più sottile
la prima astronauta,
pure russa, Valentina Tereshkova.
In un’intervista, ricordando
quell’impresa mi
disse di essersi rivolta al
creatore con un simpatico
saluto: “Caro Dio, sono in
viaggio di avvicinamento a
Te. Sto arrivando”.
FORSE IL CLAMORE sull’esistenza
o no di Dio contribuirà
a far riflettere. E sarà
un bene. Mi vengono in
mente l’inquietudine e la
speranza di un amico che
ho frequentato a lungo, Turoldo,
disturbatore di coscienze
come lo definì Alessandro
Pronzato. «Solo un
abbaglio, o equivoco amaro
– quando non sia stoltezza
– fa dire che sei la “divina
Indifferenza”». Invitando i
cercatori di Dio alla serenità,
il poeta friulano rassicurava
con la garanzia delle
sue notti con Qohelet, un rasoio
su tutte le sicurezze e illusioni:
Egli per noi non verrà
mai meno e Lui stesso
varcherà l’abisso.
STA PER ARRIVARE il grande
giorno della staffetta alla
Casa Bianca. Si attende
con curiosità il discorso del
nuovo giovane inquilino,
Barack Obama con evocazioni
kennedyane. Intanto
George W. Bush, dopo 8 anni,
si sta da tempo preparando
all’addio. Sarà ricordato
come il presidente
dell’11 settembre 2001, il
giorno che con la sua “terribile
tragedia ci ha cambiati
per sempre. Confessa di provare
malinconia ma non
rimpianti. Forse sentirà anche
il peso di qualche rimorso,
per le guerre che ha scatenato
nell’Afghanistan e in
Iraq, con gli sterminati cimiteri
delle vittime.
A VOLTE TORNANO. Riecco
due intramontabili dominatori
della scena, Jean-
Paul Belmondo, 75 anni e
Alain Delon, 73, legati dal
mestiere, dall’amicizia e da
mille altre complicità. Sbucano
entrambi da tunnel di
prove pesanti: il primo girerà
un film, l’altro interpreterà
una commedia con la figlia
Anouchka. Garantiscono
in coppia: è la miglior terapia
antidepressiva.
CULTURA
Un’analisi sul fenomeno del ‘quarto d’ora di celebrità’ nel tubo catodico
coi nuovi parametri imposti dalla nona edizione del Grande Fratello
Quando la vita
e la televisione
Reality
si sovrappongono
EDMONDO BERSELLI
Prima dell’invenzione
del reality show, i due
mondi, quello vero e
quello artificale, erano
nettamente distinti: di
qua la vita, di là la televisione.
Anzi, si sapeva benissimo
che la tv conteneva una dose massiccia
di irrealtà: il concittadino o il
vicino di casa che, per caso, avessero
partecipato a un telequiz, diventavano
all’improvviso alieni, estranei,
figure di un’altra dimensione,
da guardare con un misto di ammirazione
e di sospetto.
Ma alla lunga la separazione è saltata
e i confini sono diventati permea-
Non esiste più
l’universo classico.
C’è la “realiticità”,
un universo ibrido
in espansione
bili. La realtà televisiva ha cominciato
a inglobare la realtà. C’erano state
avvisaglie altamente profetiche, come
il film manifesto di Peter Weir The
Truman Show: ma nel caso di quel
film visionario si trattava ancora di
una storia in cui la finzione coinvolgeva
un protagonista ignaro, circondato
nella sua vita falsa da attori e
comparse, che intorno a lui collaboravano
per rendere credibile il mondo
artificiale gestito dal deus ex machina
mediatico Christof, il regista
della terribile finzione ai danni di un
individuo solo.
Mentre adesso i ruoli sono diventati
fluidi. Non c’è più nessun innocente
al centro della sceneggiatura: siamo
tutti potenzialmente dentro uno
schema televisivo. Non esiste più
l’universo classico. Come ha scritto
qualche anno fa Paolo Taggi in uno
dei libri pionieristici sul reality show
(Vite da format. La tv nell’era del
Grande Fratello, Editori Riuniti), esiste
invece la “realiticità”, un universo
ibrido tuttora in espansione, in cui il
Big Brother equivale al Big Bang, in
cui si può essere contemporaneamente
spettatori, giudici e protagonisti.
Ma non si tratta neppure di un mondo
simulato. È retto da una “sceneggiatura
invisibile”, da scoprire nello
stesso momento in cui la si interpreta.
I suoi protagonisti possono essere
i mediocri eroi quotidiani del Gran-
de Fratello, che poi tornano nella vita
reale, per essere presi d’assalto dai
fan in una discoteca o in un supermercato,
dove nei weekend guadagnano
qualche migliaio di euro facendo
i “testimonial”. Testimonial di
che cosa? Di quel mondo inventato
dalla televisione, della “realiticità”.
Fra la dimensione della realtà e lo
schema del reality c’è di mezzo soltanto
il diaframma dello schermo televisivo.
Cioè una barriera che una
volta sembrava impermeabile, e
adesso invece è rappresenta una porosità
fra il reale e il mediatico, la possibilità
di un’osmosi. Basta guardare
i game show, i quiz della televisione
non soltanto italiana: le concorrenti
Un saggio riprende i ritratti radiofonici
degli artigiani degli anni ‘50
Quegli strani
e meravigliosi
vecchi mestieri
MAURO GIACOMETTI
non sanno nulla ma sono belle; non
importa che conoscano le risposte,
bensì che sfidino la sorte per restare
in video un quarto d’ora in più.
Probabilmente la realtà è entrata in
crisi: esiste infatti una sovra-realtà in
cui i comportamenti sono iscritti e rispettano
un copione possibile, “aperto”
ma prevedibile. Addio quindi alle
distinzioni più sottili fra il trash e il
cheap: nulla è di cattivo gusto dentro
la realtà televisiva: tutto è evento. E
addio anche alle considerazioni più
intellettuali che avevano accolto l’arrivo
in Italia del Grande Fratello: trattato
sulle prime come un esperimento
etologico, come se l’intera audience
televisiva si trasformasse in una
Nel mondo
BIG BROTHER
Col titolo originale il format va
in onda in ben 29 Paesi,
dall’Australia trasmesso da
Network Ten al Brasile di
Globo, fino alle Filippine giunte
alla terza edizione
GRAN HERMANO
La versione ispanica va in
onda con successo in sette
Paesi; in Argentina conta già
sei edizioni mentre in
Venezuela è all’esordio su
Televen
GRAN HERMANO ISPANICO
Il Gran Hermano iberico, alla
decima edizione su
telecinco, è “gemellato” con
il Grande fratello italiano.
Nell’edizione 2009 partecipa
anche una nana
LOFT STORY
La versione canadese ha
puntato, fin dall’inizio, sui
rapporti sentimentali degli
“ospiti” della casa. Non a caso
le prime tre edizioni sono state
vinte in coppia
somma indistinta di tanti piccoli
Konrad Lorenz, in grado di misurare
psicologie e gestualità dei reclusi, di
analizzare le strategie di sopravvivenza
attuate da maschi tatuati e femmine
fra la quarta o la sesta di reggiseno.
E invece con il passare del tempo, e
con l’abitudine progressivamente acquisita
alla logica del reality, anche i
più ingenui fra gli spettatori si sono
resi conto che questi show sono performance
in cui tutto è già scritto, in
quanto ciò che ci si aspetta deve accadere
e quindi accadrà: dalla lite fra
comari ai giochi sessuali, dalle piccole
crudeltà del quotidiano alle solidarietà
fra perdenti, alle concessioni sosegue
nella pagina accanto
Il carrettiere, il ciabattino, il lattaio.
E poi il ferroviere, il marronaio, il
vasaio. Fra l’autunno del 1950 e la
primavera del 1951 Radio Monteceneri,
antesignana della Rsi, trasmise
in orario preserale un ciclo di conversazioni
(e riflessioni) sui mestieri e le
professioni di allora. L’intera serie è
stata riproposta fra il 3 settembre e il
19 dicembre scorso da Rete Due della
Rtsi, nella rubrica “Lunario notturno”.
A rileggere i ritratti di artigiani e contadini
e ambulanti pennellati dagli
autori del tempo, scrittori e saggisti
del calibro di Mario Agliati, Piero
Bianconi, Adriano Soldini, Enrico Talamona
e altri, ci ha pensato Eros Bellinelli,
che ha curato anche la pubblicazione
del saggio (edito da Armando
Dadò) che raccoglie questi ritratti
d’antan. “Gli strani e meravigliosi mestieri
di un tempo”, s’intitola il lavoro
segue nella pagina accanto

Foto Mediaset
SILLABARIO
JEANBAUDRILLARD
Il delitto perfetto
Tutta questa fauna mediale delle tecnologie del virtuale, questo
reality show perpetuo, ha un antenato: è il ready-made. Qualsiasi
oggetto, individuo o situazione è oggi un ready-made virtuale, nella
misura in cui di essi si può dire quanto Duchamp dice in fondo del
portabottiglie: esiste, l’ho incontrato. È così che ciascuno è invitato a
presentarsi tale e quale, e a recitare la sua vita in diretta sullo schermo,
come il ready-made recita la sua parte tale e quale, in diretta, sullo
schermo del museo. Identico problema con i reality show: bisogna condurre
il telespettatore non davanti allo schermo ma nello schermo, dall’altro
lato dell’informazione. Fargli realizzare la stessa conversione di
Duchamp col portabottiglie, trasferendolo tale e quale dall’altro lato
dell’arte, creando così un’ambiguità definitiva tra l’arte e il reale. Oggi
l’arte non è altro che questa confusione paradossale tra le due cose, e
l’intossicazione estetica che ne deriva. Allo stesso modo l’informazione
non è altro che la confusione paradossale dell’evento e del medium,
e l’incertezza politica che ne deriva. È così che siamo diventati tutti dei
ready-made.
segue dalla pagina accanto
vrane degli esemplari alfa verso i gregari.
Questa è la ragione per cui i gesti più
o meno eccentrici dei “famosi” sull’Isola
dei famosi o degli anonimi reclusi
nella casa del Grande Fratello
sono pronti per diventare tratti generali
di uno stile comune, o almeno
standard a cui rifarsi nel quotidiano.
Divismi, piercing, uso del corpo, protagonismi,
tattiche nel faccia a faccia,
escono dalla tv ed entrano immediatamente
nel repertorio degli spettatori.
Nelle prime edizioni del Grande
Fratello la curiosità prevalente era rivolta
alla minuziosa trama di chiac-
segue dalla pagina accanto
di assemblaggio di Bellinelli, introdotto
da una prefazione di
Jacky Marti, attuale direttore
della Rsi. “Negli
anni toccati da questa raccolta -
scrive tra l’altro Marti - si è definitivamente
consumata la transizione
da un Ticino passato per
sempre a un Ticino che,
nei suoi uomini migliori,
stava decisamente prendendo
coscienza di potenzialità
e destini che solo poco
tempo prima sembravano
inimmaginabili”.
E in questa transizione, però,
qualcosa s’è perso. Come il mestiere
di lattaio, descritto con minuzia
da Felice Filippini che racconta
la giornata di Carlo, instancabile
distributore porta a porta di
‘nettare bianco’ da sessant’anni. O
del ciabattino, altro mestiere in via
chiere fra i reclusi, che rivelava antipatie
e strategie, ostilità e animosità
interne alla “casa”; salvo poi scrutare
il buio praticamente con la telecamera
a infrarossi per scovare qualche
colpo di letto fra la belloccia e il bellone.
Gli eterni ragazzi delle società mediterranee,
quella generazione fra i 15
e i 34 anni identificata dalle statistiche
demoscopiche, i giovani per coazione
sociale, possono rifarsi alle tecniche
comportamentali dei dieci piccoli
indiani segregati nella Casa; gli
adulti che costituiscono il pubblico
televisivo stratificato omologato dalle
rilevazioni (casalinghe anziane, fasce
sociali a bassa scolarizzazione,
IL CIABATTINO
Tra mestieri e attrezzi
quasi scomparsi, dal
ciabattino con semplici
arnesi al lattaio con il
contenitore in alluminio
I critici
soggetti comunque esposti in modo
massiccio alla programmazione tv)
trovano invece nel format dei reality
conferme continue di quale sia la
maniera accettata dello stare insieme
e in pubblico, di quali parole possono
essere pronunciate, dell’educazione
sentimentale, e anche erotica,
a cui ci si debba riferire.
Fuori dai moralismi, non c’è quindi
da stupirsi se nell’ultima edizione italiana
del Grande Fratello è stata annunciata
la presenza di un “non vedente”
(termine politically correct
che convive con lo shock percettivo
di un “diversamente abile” inserito in
uno spettacolo di intrattenimento
estremo), e l’irruzione della cronaca
“Ha cambiato pelle,
ma ora sembra un circo”
F
orse non ha del tutto cambiato la pelle, perché reality televisivo era e tale
è rimasto, ma anche i critici televisivi più feroci vedono nella nuova ver-
sione del Grande Fratello forti elementi di novità “sociale”. “I protagonisti
non sono più giovani sfaccendati , che usavano il reality come agenzia di collocamento,
perché nelle prime edizioni bastava l’idea di essere 24 ore su 24 sotto
l’occhio delle telecamere per stupire, ora serve ben altro – commenta Alessandra
Comazzi, responsabile spettacoli e critica televisiva della Stampa di Torino -
. Ha cambiato pelle, ma più che una rappresentazione dei nuovi aspetti sociali
ora sembra un circo, o meglio, un’‘opera da tre soldi’ con una serie di casi umani:
il cieco, l’immigrato, l’anoressica...”. Meno severa Norma Rangeri, critico del
Manifesto, che pure ricorre alla metafora del circo. “Sì, c’è una componente di
circo Barnum, ma è bilanciata da una rappresentanza abbastanza fedele di quel-
“C’è una spruzzata di novità, senza rinunciare
alla tettona, al dongiovanni, per superare una
crisi di audience hanno eliminato le famiglie”
ALESSANDRA
COMAZZI
Critica televisiva
della Stampa
d’estinzione, sdoganato dalla penna
di Giuseppe Martinola per essere lanciato
nell’etere e ammirato nella sua
destrezza da chi, oggi, acquista scarpe
usa e getta e non conosce
l’arte della lavorazione di
suole e pellame.
Bellinelli, nella sua presentazione,
non manca
di contestualizzare la
raccolta che descrive i
mestieri di sessant’anni
fa. E sottolinea
che in quella fase storico-economica
il Paese
cambia pelle. “L’industrializzazione
aumenta,
il terziario si impone con i
servizi finanziari, amministrativi
e il turismo - scrive
Eros Bellinelli -. In pochi anni
l’emigrazione stagionale
dalla Svizzera italiana alla
Svizzera interna e nella vicina
la stessa società che si nutre di questa ideologia televisiva – spiega l’autrice di
“Chi l’ha vista? Tutto il peggio della tv da Berlusconi a Prodi (o viceversa)” –. C’è
comunque una spruzzata di novità, senza rinunciare a tettone e dongiovanni.
Per superare una crisi di audience hanno eliminato famigliole e personaggi in
età, e i primi dati d’ascolto hanno subito premiato, soprattutto nella fascia dai
15 ai 34 anni”. Entrambi i critici, comunque, sottolineano l’ottimo lavoro svolto
dal casting, con professionalità e l’occhio attento a cogliere protagonisti inediti.
“Sono stati bravi – aggiunge Rangeri -, soprattutto se si pensa che nell’ultimo
anno la disperazione degli addetti ai lavori stava proprio nel fatto che ai provini
arrivano candidati che avevano comunque già partecipato a un casting, e il guaio
è che sono cresciuti a pane e reality, quindi addio spontaneità”. e.r.b.
Il direttore Rtsi
“Si punta sul deforme,
forse è l’ultimo rantolo”
Il direttore della Rtsi Dino Balestra non ha mai nascosto la sua avversione
per ogni sorta di reality, un genere televisivo mai accettato
dal network pubblico nazionale. Cosa che non gli impedisce, comunque,
di rilevare le novità contenute dal Grande fratello 9 proposto
da Canale 5.”Se possiamo considerare novità, nel senso di continuazione
dello spettacolo, il puntare sul ‘deforme’ - precisa Balestra
-, che in fondo è una delle regole di questo genere di programmi, dove
il normale non fa notizia, almeno fino a quando non viene riscoperto,
e si punta sul difforme, sul deforme appunto. Lo dico con tutto
il rispetto necessario per i protagonisti, dal cieco all’emigrante, ma lo
considero un ultimo rantolo”. Effettivamente è da anni che il reality
in tv viene considerato finito, eppure ogni anno nei palinsesti ne spun-
“Continuo a riscontrare nel genere tv una non
sensibilità alla realtà, basata su quel rapporto
maledetto a metà tra voyerismo ed esibizionismo”
DINO
BALESTRA
Direttore della
Radio televisione
della Svizzera
Italiana
tano sempre di nuovi, e al direttore Rtsi non sfugge che, anche se l’audience
è nettamente calata rispetto agli esordi, funzionano. “Resiste,
anche perchè c’è sempre una forma di conforto, in molti telespettatori,
nello scoprirsi migliori di quello che vedono, dei personaggi che
si avvicendano sul piccolo schermo - commenta -. Io continuo a riscontrare
una totale non sensibilità alla realtà, altro che reality. In fondo
il successo del genere si basa sempre su quel rapporto maledetto,
un misto di voyerismo ed esibizionismo, niente di più”. e.r.b.
con l’ingresso nella Casa di una hostess
pasionaria, protagonista della
vertenza dell’Alitalia. Ciò che può incuriosire
è piuttosto la rapidità con
cui il sesso ha fatto capolino nel programma,
dal momento che poche
ore dopo l’esordio della nona edizione
la ventunenne studentessa di
Scienze della Comunicazione, autentica
maggiorata, con inevitabile piercing
all’ombelico, si baciava entusiasticamente
con il tatuatissimo presunto
“playboy napoletano” Gianluca
Zito.
Sciocchezze? Certo, sono inezie. Ma
la forza della televisione consiste proprio
nel far circolare e rendere “normali”,
cioè accettati socialmente,
Europa scompare. Il lavoratori trovano
occupazione a domicilio o poco
lontano. Da Paese di emigranti il nostro
Cantone diventa in pochi anni
una grande terrazza di lavoro anche
per gli italiani frontalieri e stagionali”.
Ed è proprio in quei primi Anni ’50
che l’immigrazione dall’Italia raggiunge
livelli impensabili. Operai,
manovali, camerieri e artigiani che
prendono lentamente e inesorabilmente
il posto dei ticinesi che pian
piano dismettono la tuta e nascondono
in cantina gli attrezzi da lavoro per
indossare giacca e cravatta e piazzarsi
negli uffici di banche, poste e assicurazioni.
“I mestieri - scrive ancora
Eros Bellinelli - erano e rimangono la
concreta dimostrazione della diversità
del vivere personale e collettivo,
della composizione del vivere quotidiano
e di quello che può unire passato,
presente e futuro”.
mgiacometti@caffe.ch
comportamenti in precedenza considerati
marginali, se non devianti. Lo
schermo televisivo agisce a doppia
via: da un lato seleziona nella società
fenomeni, costumi, atteggiamenti,
criteri estetici e di pensiero, le espone
in video, e così facendo li proietta
di nuovo sulla società, rafforzandoli.
È per questo che, soprattutto in certe
fasce sociali, e specialmente tra le generazioni
giovani, l’immagine pubblica
esposta dalla gente comune assomiglia
in modo spettacolare a
quella che viene presentata negli studi
tv. Il pubblico tende così ad assomigliare
ai protagonisti. Vita e televisione
si sovrappongono.
Con questo, il gioco è fatto. Non c’è
In tv i gesti più
eccentrici sono
pronti per diventare
tratti generali di
uno stile comune
un’età dell’innocenza per il reality.
Conteneva in sé un principio forte di
standardizzazione sociale e culturale.
La televisione classica, fondata soprattutto
sull’intrattenimento, tendeva
a tenere separati i ruoli fra conduttori,
presentatori, artisti, soubrette
da una parte, e il pubblico,
dall’altra. Invece il reality ha equiparato
la gente e lo spettacolo, consentendo
praticamente a tutti di entrare
nello show. A un patto, naturalmente,
che chi vuole entrare abbia già
l’aspetto fisico da reality, la “cultura”
da reality, la psicologia da “reality”.
Poi naturalmente non ci si può stupire
se, fuori dalla tv, fuori dai reality,
anche la realtà stessa tende ad apparire
poco credibile: anzi, finta.
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
39
RIVISTANDO
di ANTONIO SPADAFORA
LE IDEE
ORA
VOLANO
IN RETE
Il “rivistando” del 20 gennaio
dell’anno appena
trascorso era dedicato
alla rivista “La vie des idées”
che aveva da poco cambiato
supporto, passando dal
cartaceo all’elettronico -
www.laviedesidees.fr. Così
adeguata allo spirito del
tempo, avrebbe potuto più
agevolmente realizzare “un
atelier intellettuale internazionale”,
inteso come “luogo
di produzione e di scambio
di idee nuove” e, al tempo
stesso, come “un legame
tra le personalità, le organizzazioni
e le pubblicazioni
che difendono la forza
delle idee come motore dell’attività
umana”.
Va detto subito che, a due
anni abbondanti dall’avvio
dell’esperimento, esso appare
ormai pienamente riuscito,
come avrà potuto
agevolmente constatare
chiunque si sia dato la pena
di visitare il sito, e abbia poi
deciso di segnalare il proprio
indirizzo e-mail per ricevere
- gratuitamente, è il
caso di ribadire - le liste di
articoli, saggi e dibattiti, che
si possono poi leggere in video
o stampare nel formato
che si preferisce e anche
inviare elettronicamente a
eventuali altri interessati.
Più che apprezzabile, per
cominciare, è l’invio settimanale
di singoli articoli e,
quindicinalmente, di listesommario
ricapitolative;
molto utile è anche il repertorio
aggiornato delle tematiche
trattate e così pure
i link per altri siti con ulteriore
documentazione su
questo o quell’argomento.
Com’è facile arguire, la logica
della rete è utilizzata al
meglio, il che rappresenta
una stimolante ricchezza
per il lettore. Tanto più che
i temi affrontati - sempre in
un’ottica di viva attualità -
spaziano dalla scienza politica
a quella economica, dai
problemi concreti in cui si
dibatte il mondo globalizzato
a quelli della riflessione
filosofica, della ricerca
storica o sociologica e della
produzione letteraria
Al riguardo, può essere utile
ricordare solo alcuni dei
temi affrontati negli ultimi
mesi: globalizzazione e diversità
dei capitalismi; il ritorno
dello stato; l’eccezione
americana e la strategia
militare Usa; la transizione
autocratica in Russia; innovazione
e società del XXI secolo;
i costi della salute;
aspetti etico-politici della
sperimentazione scientifica
sugli esseri umani; reviviscenza
delle religioni, secolarizzazione
e laicità; il
Corano e la libertà di pensiero;
confucianesimo e
modernità…
Merita, infine, di essere sottolineato
che le recensioni
di nuove pubblicazioni,
non solo francesi, sono
sempre limpide ed esaurienti:
il problema affrontato
nel libro recensito è sempre
collocato in un contesto
esplicativo che già fornisce
un buon orientamento al
lettore, su questa base viene
poi delineato un tracciato
dello svolgimento argomentativo
e, per concludere,
non sono certo lesinate
valutazioni critiche sul
complesso dell’opera e/o di
alcuni suoi aspetti. Una recensione,
insomma, che
mette davvero il lettore nella
condizione anzitutto di
capire e quindi di fare scelte
consapevoli.

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@ www.club.it/autori/grandi/vittorio.sereni
www.lugano.ch/cultura
È stata presentata ieri, sabato, a
Luino una raccolta di prose di
Vittorio Sereni. La cittadina sul
lago Maggiore, dove nacque il
poeta italiano, è raccontata nelle
sue più intime e suggestive
atmosfere, tra partenze e ritorni
struggenti. Sereni e Luino, il
poeta e il lago, nell’omaggio dello
scrittore Andrea Vitali
CULTURA
ANDREA VITALI
1
Incontro Vittorio Sereni tutte le mattine, estate o inverno
che sia, anche in primavera, autunno. Lo incontro
nel silenzio, premio per chi si alza prima tra di noi in
casa, e si consola col sonno degli altri che dura ancora
e col privilegio di usare il bagno primo fra tutti. Sto ancora
in pigiama, una maglietta con sopra qualche scritta
e vecchi pantaloni di una tuta. So che lui è lì, giacca
e cravatta. Per questo non accendo luci, tendo a nascondermi
nel buio, non voglio che mi veda così disordinato
e soprattutto non mi saluti parlandomi della sua
terrazza.
Improvvisa ci coglie la sera
Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza
Stiamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira se ne va.
Se ne va anche lui così, tutte le mattine, dopo avermi
salutato e ammonito insieme, nel buio che ancora attende
la luce dell’alba, nel silenzio che solo un murmure
immaginario di onda arricchisce.
Se ne va sull’eco di quell’ultimo verso.
Mi scruta, gira, se ne va: eccolo il gran lavoro del poeta,
ecco il sottrarre all’essenziale il cascame dell’inutile.
Non perde tempo la torpediniera, sul lago non ci sono
congiunzioni, onde infinite invece che vengono a
finire sulla riva, mai uguali, uniche anzi, irripetibili, come
le vite di ciascuno.
2
Ho conosciuto Vittorio Sereni molti anni fa. Per l’occasione
non camminava su due gambe ma su due versi.
Si sa come sono i poeti, gente stravagante, sempre con
la testa tra le nuvole o tra le onde.
Capitò, naturalmente, sul lungolago, di un lago imprecisato
però, forse la madre brontolona di tutti i laghi
che predicava, predicava e predicava quanto gli umani
non avrebbero mai dovuto scoprire il segreto di quel
profumo, quello del lago.
Che si spaccassero pure la testa e le meningi a cercare
di individuarne la formula mettendoci dentro alghe e
LA COMPOSIZIONE
Il taglio geometrizzante della
composizione, la successione articolata
dei piani, la disarticolazione e
reinvenzione dello spazio fisico sono tutti
elementi di ascendenza cubista.
IL COLORE
Il blu, il rosso e il giallo, i tre colori
primari usati allo stato quasi puro,
nella pienezza della loro accensione,
sono un evidente richiamo alla
tavolozza espressionistica-fauve.
di CLAUDIO GUARDA
Lo scorso 8 gennaio Anita
Spinelli, di cui è in corso la
bella antologica a Villa Ciani,
ha compiuto 101 anni: lunga
vita, allora, ad Anita! Nel 1925,
audace ragazza di soli 17 anni,
era partita alla volta di Milano
per frequentarvi dapprima il liceo
artistico e poi l’Accademia di
Brera conclusa nel ’33.
Nel frattempo si era sposata; segue
poi il definitivo rientro in Ticino,
a Pignora di Novazzano,
quindi il progressivo allentarsi
dei contatti con la vicina Italia a
seguito del rafforzamento del regime
fascista. Giocoforza, a questo
punto, spostarsi verso Nord:
non solo in senso espositivo (con
le mostre di Berna, Zurigo e Losanna),
ma anche artistico: ed ecco
che, poco alla volta, si attenuano
in lei le componenti più
intime e tonali di Novecento o del
paesaggismo lombardo, a favore
di una pittura più libera, immediata
e fresca, dove ben si coglie
il suo aprirsi alle suggestioni del
postimpressionismo, dei fauves
o del primo cubismo. Il tutto, e in
Tre rose per Anita Spinelli e la sua visione artistica
Intimità e toni
di una centenaria
LA MOSTRA
Anita Spinelli. Antologica.
Villa Ciani, Lugano
Fino al 1 marzo
Vaghe stelle
dell’Orsa, 1990,
olio su tela,
200 x 175 cm
mostra lo si vede bene, tra il ’33 e
il ’38; e, senza mai rinnegare la
propria radice, ma continuando
a stare all’interno del proprio
sentire, della propria poetica.
Perché allora tre rose per Anita?
La prima perché, pensando agli
artisti ticinesi di quegli anni, è
stata tra i primi ad allargare il panorama
di riferimento culturale
LO SPAZIO
Non è solo quello fisico, è anche quello
dell’anima, dove interno ed esterno si
mescolano, dove quello che vediamo è
simultaneamente cielo fisico ma pure
quell’anelito che spinge dentro.
L’ANELITO
Gesti, posa, sguardo, tutto in questa
giovane ragazza tende a quelle vaghe
stelle dell’Orsa che brillano nel cielo così
cariche di attese, di sogni, di possibili
mete. È la speranza che anima ogni vita.
e artistico del Cantone in tempi
in cui pochi avevano tale apertura
prospettica.
Che questo l’abbia fatto una donna
e madre, nel silenzio di Pignora,
in anni assolutamente non facili
per chiunque, figurarsi per gli
artisti, figurarsi poi per una
un’artista donna costretta a sopravvivere
in un mondo di maschi
in competizione per accaparrarsi
le poche committenze
sul piatto e le rare occasioni
espositive…beh, questo merita
certamente una seconda bella
rosa.
La terza è per aver seguito il suo
cuore, cioè aver dato sempre la
precedenza all’arte non come
linguaggio, ma come ricerca di sé
e partecipazione emozionale.
L’arte per lei non è mai stato un
far militanza di linguaggi, fare un
mestiere; l’arte è stata per lei un
vedere e un ascoltarsi: cosa che
l’ha messa nella condizione di restar
fedele a se stessa, di guardarsi
dentro, di esprimere il proprio
mondo e il proprio sentire: vuoi
nei temi come nella loro forma.
PAGINE D’OGGI
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
41
Sul “lago degli scrittori”
ricordando Vittorio Sereni
muschi, sassi bagnati e asciutti, pesci vivi e morti delle
più varie specie, le rare nebbie e le più frequenti foschie,
le umidità dei muri nelle vecchie case, le fronti
delle nobili ville, breve tivani phon, notti di cieli puntinati
di stelle, rumori di passi solitari, parole in quantità,
e fari di macchine che passano e vanno chissà dove,
baci schioccati, sguardi che vagano nel buio, canne
da pesca oppure canne al vento, le canne delle rive
solitarie, quelle che usavamo per pescare…
Si accomodassero gli umani per svelare il segreto della
formula…
So la stagione di questo lontano incontro, erano i primi
giorni di una scuola, un lago grigio ma sornione
che ronfava e ogni tanto muoveva le spalle per sistemarsi
meglio.
Si aggiunse, al segreto dei segreti, lo scrocchio dei passi
del poeta che, non va dimenticato, camminava su
due versi: ginocchia come musica, parole come passi,
poesia di un essere sempre in autunno, quando:
Già l’òlea fragrante nei giardini
di amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d’aride cose…
3
Perché non partiremo mai da qui,
non lasceremo mai le rive, quel primo pomeriggio estivo
quando anche loro, quelli
“che non sanno d’essere morti
i morti come noi,
non hanno pace.
ostinati ripetono la vita
si dicono parole di bontà
rileggono nel cielo i vecchi segni.”
I colori, gli odori e
gli umori del
Verbano, hanno
ispirato da sempre
artisti e letterati.
Il grande poeta
italiano, nato a
Luino, raccontato
dal romanziere
Andrea Vitali
IL PORTO
Un’immagine
del porto di
Luino; nella
foto piccola,
un ritratto del
poeta Vittorio
Sereni
Per questo non partiremo mai, per vedere e rivedere sempre
quei segni, l’Orsa coi suoi fratelli, i carri che navigano
le onde, una manciata di luci, spettinati dal vento
“cha fa musiche bizzarre”
Perché il coraggio di vivere ci viene da tutto ciò e con
lui, grazie a lui andiamo, andremo
“a lento guado coi cani
Nell’onda che rotola minuta”.
di MARCO BAZZI
LETTERA DI UN EBREO
CONTRO ISRAELE
giorno siamo informati della repressione
israeliana contro la popolazione palestinese. E
“Ogni
ogni giorno più distratti dal suo significato, come
vuole chi la guida”. Era il 14 maggio del 1989 quando
il poeta Franco Fortini pubblicò queste parole sul quotidiano
Il Manifesto sotto il titolo Lettera agli ebrei italiani.
Sono passati 20 anni ma nulla è cambiato. Oggi, come allora,
la cronaca dalla Palestina ci parla di guerra, stragi,
persecuzioni. La lettera di Fortini è pubblicata in appendice
al suo libro I cani del Sinai (Quodlibet Edizioni).
Fortini parla agli ebrei da ebreo. All’inizio del suo saggio
scrive: “Fare il cane del Sinai pare sia stata una locuzione
dialettale dei nomadi che un tempo percorsero il deserto
altipiano di El Tih, a nord del monte Sinai. Variamente interpretata
dagli studiosi, il suo significato
oscillava tra correre in aiuto del vincitore,
stare dalla parte dei padroni, esibire nobili
sentimenti. Sul Sinai non ci sono cani”.
Ma torniamo alla lettera che Fortini pubblicò
sul Manifesto.
“Cresce ogni giorno un assedio che insieme
alle vite, alla cultura, le abitazioni, le
piantagioni e la memoria di quel popolo
distrugge e deforma l’onore di Israele. In
uno spazio che è quello di una nostra regione,
alle centinaia di uccisi, migliaia di
feriti, decine di migliaia di imprigionati -
e al quotidiano sfruttamento della forza
lavoro palestinese, settanta o centomila uomini - corrispondono
decine di migliaia di giovani militari e coloni
israeliani che per tutta la loro vita, notte dopo giorno, con
mogli, i figli e amici, dovranno rimuovere quanto hanno
fatto o lasciato fare”.
Anzi, prosegue Fortini, “saranno indotti a giustificarlo. E
potranno farlo solo in nome di qualche cinismo real-politico
e di qualche delirio nazionale o mistico, diverso da
quelli che hanno coperto di ossari e monumenti l’Europa,
solo perché è dispiegato nei luoghi della vita di ogni giorno
e con la manifesta complicità dei più. Per ogni donna
palestinese arrestata, ragazzo ucciso o padre percosso e
umiliato, ci sono una donna, un ragazzo, un padre israeliano
che dovranno dire di non aver saputo oppure, come
già fanno, chiedere con abominevole augurio che quel
sangue ricada sui propri discendenti”.
E conclude: “Intorno ai ghetti di Gaza e Cisgiordania ogni
giorno Israele rischia una condanna ben più grave di
quella dell’Onu, un processo che si aprirà ma al suo interno,
fra sé e sé, se non vorrà ubriacarsi come già fece Babilonia”.

@ www.club.it/autori/grandi/vittorio.sereni
www.lugano.ch/cultura
È stata presentata ieri, sabato, a
Luino una raccolta di prose di
Vittorio Sereni. La cittadina sul
lago Maggiore, dove nacque il
poeta italiano, è raccontata nelle
sue più intime e suggestive
atmosfere, tra partenze e ritorni
struggenti. Sereni e Luino, il
poeta e il lago, nell’omaggio dello
scrittore Andrea Vitali
CULTURA
ANDREA VITALI
1
Incontro Vittorio Sereni tutte le mattine, estate o inverno
che sia, anche in primavera, autunno. Lo incontro
nel silenzio, premio per chi si alza prima tra di noi in
casa, e si consola col sonno degli altri che dura ancora
e col privilegio di usare il bagno primo fra tutti. Sto ancora
in pigiama, una maglietta con sopra qualche scritta
e vecchi pantaloni di una tuta. So che lui è lì, giacca
e cravatta. Per questo non accendo luci, tendo a nascondermi
nel buio, non voglio che mi veda così disordinato
e soprattutto non mi saluti parlandomi della sua
terrazza.
Improvvisa ci coglie la sera
Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza
Stiamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira se ne va.
Se ne va anche lui così, tutte le mattine, dopo avermi
salutato e ammonito insieme, nel buio che ancora attende
la luce dell’alba, nel silenzio che solo un murmure
immaginario di onda arricchisce.
Se ne va sull’eco di quell’ultimo verso.
Mi scruta, gira, se ne va: eccolo il gran lavoro del poeta,
ecco il sottrarre all’essenziale il cascame dell’inutile.
Non perde tempo la torpediniera, sul lago non ci sono
congiunzioni, onde infinite invece che vengono a
finire sulla riva, mai uguali, uniche anzi, irripetibili, come
le vite di ciascuno.
2
Ho conosciuto Vittorio Sereni molti anni fa. Per l’occasione
non camminava su due gambe ma su due versi.
Si sa come sono i poeti, gente stravagante, sempre con
la testa tra le nuvole o tra le onde.
Capitò, naturalmente, sul lungolago, di un lago imprecisato
però, forse la madre brontolona di tutti i laghi
che predicava, predicava e predicava quanto gli umani
non avrebbero mai dovuto scoprire il segreto di quel
profumo, quello del lago.
Che si spaccassero pure la testa e le meningi a cercare
di individuarne la formula mettendoci dentro alghe e
LA COMPOSIZIONE
Il taglio geometrizzante della
composizione, la successione articolata
dei piani, la disarticolazione e
reinvenzione dello spazio fisico sono tutti
elementi di ascendenza cubista.
IL COLORE
Il blu, il rosso e il giallo, i tre colori
primari usati allo stato quasi puro,
nella pienezza della loro accensione,
sono un evidente richiamo alla
tavolozza espressionistica-fauve.
di CLAUDIO GUARDA
Lo scorso 8 gennaio Anita
Spinelli, di cui è in corso la
bella antologica a Villa Ciani,
ha compiuto 101 anni: lunga
vita, allora, ad Anita! Nel 1925,
audace ragazza di soli 17 anni,
era partita alla volta di Milano
per frequentarvi dapprima il liceo
artistico e poi l’Accademia di
Brera conclusa nel ’33.
Nel frattempo si era sposata; segue
poi il definitivo rientro in Ticino,
a Pignora di Novazzano,
quindi il progressivo allentarsi
dei contatti con la vicina Italia a
seguito del rafforzamento del regime
fascista. Giocoforza, a questo
punto, spostarsi verso Nord:
non solo in senso espositivo (con
le mostre di Berna, Zurigo e Losanna),
ma anche artistico: ed ecco
che, poco alla volta, si attenuano
in lei le componenti più
intime e tonali di Novecento o del
paesaggismo lombardo, a favore
di una pittura più libera, immediata
e fresca, dove ben si coglie
il suo aprirsi alle suggestioni del
postimpressionismo, dei fauves
o del primo cubismo. Il tutto, e in
Tre rose per Anita Spinelli e la sua visione artistica
Intimità e toni
di una centenaria
LA MOSTRA
Anita Spinelli. Antologica.
Villa Ciani, Lugano
Fino al 1 marzo
Vaghe stelle
dell’Orsa, 1990,
olio su tela,
200 x 175 cm
mostra lo si vede bene, tra il ’33 e
il ’38; e, senza mai rinnegare la
propria radice, ma continuando
a stare all’interno del proprio
sentire, della propria poetica.
Perché allora tre rose per Anita?
La prima perché, pensando agli
artisti ticinesi di quegli anni, è
stata tra i primi ad allargare il panorama
di riferimento culturale
LO SPAZIO
Non è solo quello fisico, è anche quello
dell’anima, dove interno ed esterno si
mescolano, dove quello che vediamo è
simultaneamente cielo fisico ma pure
quell’anelito che spinge dentro.
L’ANELITO
Gesti, posa, sguardo, tutto in questa
giovane ragazza tende a quelle vaghe
stelle dell’Orsa che brillano nel cielo così
cariche di attese, di sogni, di possibili
mete. È la speranza che anima ogni vita.
e artistico del Cantone in tempi
in cui pochi avevano tale apertura
prospettica.
Che questo l’abbia fatto una donna
e madre, nel silenzio di Pignora,
in anni assolutamente non facili
per chiunque, figurarsi per gli
artisti, figurarsi poi per una
un’artista donna costretta a sopravvivere
in un mondo di maschi
in competizione per accaparrarsi
le poche committenze
sul piatto e le rare occasioni
espositive…beh, questo merita
certamente una seconda bella
rosa.
La terza è per aver seguito il suo
cuore, cioè aver dato sempre la
precedenza all’arte non come
linguaggio, ma come ricerca di sé
e partecipazione emozionale.
L’arte per lei non è mai stato un
far militanza di linguaggi, fare un
mestiere; l’arte è stata per lei un
vedere e un ascoltarsi: cosa che
l’ha messa nella condizione di restar
fedele a se stessa, di guardarsi
dentro, di esprimere il proprio
mondo e il proprio sentire: vuoi
nei temi come nella loro forma.
PAGINE D’OGGI
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
41
Sul “lago degli scrittori”
ricordando Vittorio Sereni
muschi, sassi bagnati e asciutti, pesci vivi e morti delle
più varie specie, le rare nebbie e le più frequenti foschie,
le umidità dei muri nelle vecchie case, le fronti
delle nobili ville, breve tivani phon, notti di cieli puntinati
di stelle, rumori di passi solitari, parole in quantità,
e fari di macchine che passano e vanno chissà dove,
baci schioccati, sguardi che vagano nel buio, canne
da pesca oppure canne al vento, le canne delle rive
solitarie, quelle che usavamo per pescare…
Si accomodassero gli umani per svelare il segreto della
formula…
So la stagione di questo lontano incontro, erano i primi
giorni di una scuola, un lago grigio ma sornione
che ronfava e ogni tanto muoveva le spalle per sistemarsi
meglio.
Si aggiunse, al segreto dei segreti, lo scrocchio dei passi
del poeta che, non va dimenticato, camminava su
due versi: ginocchia come musica, parole come passi,
poesia di un essere sempre in autunno, quando:
Già l’òlea fragrante nei giardini
di amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d’aride cose…
3
Perché non partiremo mai da qui,
non lasceremo mai le rive, quel primo pomeriggio estivo
quando anche loro, quelli
“che non sanno d’essere morti
i morti come noi,
non hanno pace.
ostinati ripetono la vita
si dicono parole di bontà
rileggono nel cielo i vecchi segni.”
I colori, gli odori e
gli umori del
Verbano, hanno
ispirato da sempre
artisti e letterati.
Il grande poeta
italiano, nato a
Luino, raccontato
dal romanziere
Andrea Vitali
IL PORTO
Un’immagine
del porto di
Luino; nella
foto piccola,
un ritratto del
poeta Vittorio
Sereni
Per questo non partiremo mai, per vedere e rivedere sempre
quei segni, l’Orsa coi suoi fratelli, i carri che navigano
le onde, una manciata di luci, spettinati dal vento
“cha fa musiche bizzarre”
Perché il coraggio di vivere ci viene da tutto ciò e con
lui, grazie a lui andiamo, andremo
“a lento guado coi cani
Nell’onda che rotola minuta”.
di MARCO BAZZI
LETTERA DI UN EBREO
CONTRO ISRAELE
giorno siamo informati della repressione
israeliana contro la popolazione palestinese. E
“Ogni
ogni giorno più distratti dal suo significato, come
vuole chi la guida”. Era il 14 maggio del 1989 quando
il poeta Franco Fortini pubblicò queste parole sul quotidiano
Il Manifesto sotto il titolo Lettera agli ebrei italiani.
Sono passati 20 anni ma nulla è cambiato. Oggi, come allora,
la cronaca dalla Palestina ci parla di guerra, stragi,
persecuzioni. La lettera di Fortini è pubblicata in appendice
al suo libro I cani del Sinai (Quodlibet Edizioni).
Fortini parla agli ebrei da ebreo. All’inizio del suo saggio
scrive: “Fare il cane del Sinai pare sia stata una locuzione
dialettale dei nomadi che un tempo percorsero il deserto
altipiano di El Tih, a nord del monte Sinai. Variamente interpretata
dagli studiosi, il suo significato
oscillava tra correre in aiuto del vincitore,
stare dalla parte dei padroni, esibire nobili
sentimenti. Sul Sinai non ci sono cani”.
Ma torniamo alla lettera che Fortini pubblicò
sul Manifesto.
“Cresce ogni giorno un assedio che insieme
alle vite, alla cultura, le abitazioni, le
piantagioni e la memoria di quel popolo
distrugge e deforma l’onore di Israele. In
uno spazio che è quello di una nostra regione,
alle centinaia di uccisi, migliaia di
feriti, decine di migliaia di imprigionati -
e al quotidiano sfruttamento della forza
lavoro palestinese, settanta o centomila uomini - corrispondono
decine di migliaia di giovani militari e coloni
israeliani che per tutta la loro vita, notte dopo giorno, con
mogli, i figli e amici, dovranno rimuovere quanto hanno
fatto o lasciato fare”.
Anzi, prosegue Fortini, “saranno indotti a giustificarlo. E
potranno farlo solo in nome di qualche cinismo real-politico
e di qualche delirio nazionale o mistico, diverso da
quelli che hanno coperto di ossari e monumenti l’Europa,
solo perché è dispiegato nei luoghi della vita di ogni giorno
e con la manifesta complicità dei più. Per ogni donna
palestinese arrestata, ragazzo ucciso o padre percosso e
umiliato, ci sono una donna, un ragazzo, un padre israeliano
che dovranno dire di non aver saputo oppure, come
già fanno, chiedere con abominevole augurio che quel
sangue ricada sui propri discendenti”.
E conclude: “Intorno ai ghetti di Gaza e Cisgiordania ogni
giorno Israele rischia una condanna ben più grave di
quella dell’Onu, un processo che si aprirà ma al suo interno,
fra sé e sé, se non vorrà ubriacarsi come già fece Babilonia”.

@
www.cdt.ch
www.unige.ch/ses/socio/
www.kwa.unisg.ch
Nel dibattito sull’emigrazione di
ieri e di oggi, sollevato dal Caffè
con la presentazione di un volumetto
sulle lettere di un emigrante
ticinese in America, dopo
l’intervento del professore Renato
Martinoni sul Corriere del
Ticino, intervengono il sociologo
Sandro Cattacin e l’antropologo
Marino Niola.
Il sociologo
SANDRO CATTACIN *
gli
a l b a n e s i
e r a v a m o
noi” titola
“Quando
Gian Antonio
Stella in
un libro sulla migrazione italiana.
In quel libro racconta che un insieme
di cronaca, immaginario
hollywoodiano o semplicemente
incomprensione ha creato quella
rappresentazione dell’italiano
mafioso, rozzo, appartenente al
clan, che attirava xenofobia e razzismo
nella società d’accoglienza.
E come tutte le rappresentazioni
dell’altro era (ed è) difficile da
combattere; le rappresentazioni
sembrano verità perché sono
spesso basate su storie vere che
IL DIBATTITO
Pregiudizi e stereotipi collettivi
nella migrazione di ieri e di oggi
però non possono essere generalizzazioni
della realtà. Prendiamo
l’esempio del Ticino e dei Ticinesi,
conosciuti per secoli come
contrabbandieri, oppure come
cercatori d’oro in Australia e in
California, paesi senza legge dove
questi Ticinesi (e gli Italiani del
Nord) si fanno rispettare perché
sono forti e sanno lavorare col
piccone. Ma non tutti i Ticinesi
sono contrabbandieri, non tutti
sono forti e non tutti sanno lavorare
col piccone. Anzi. I pregiudizi
nascono velocemente. E li continuiamo
a vivere anche oggi in
Svizzera: i Rumeni sono ladri, i
Kosovari pazzi al volante, i Serbi
e i Croati violenti, i neri dei dealer,
e, ahimè, gli Ebrei influenti. La
lista potrebbe continuare e soprattutto
cambiare: ogni tanto un
gruppo esce dalla lista e ne entra
un altro.
D’altronde, questi pregiudizi si
rinforzano anche un po’ senza
volere. Per esempio, c’è la stampa
che, cercando in buona fede spiegazioni,
cade facilmente nel tranello
della riproduzione di stereotipi.
E poi lo stigmatizzato
stesso che interpreta il timore che
suscita nella popolazione, in
quanto appartenente a un preciso
gruppo, come una possibilità
di riscatto; non è dunque un caso
se qualche “giovane dei Balcani”
- tipica costruzione esterna accollata
alle persone che non si
percepiscono altro che Montenegrini,
Croati o Greci - mostri aggressività,
perché può facilmente
farsi rispettare usando veramente
la violenza. E non è nemmeno un
caso che quel certo ristoratore ticinese
si senta in obbligo di fare
un po’ di chiasso per confermare
l’immagine che hanno gli Svizzeri
tedeschi del Ticino visto come
terra di allegria. Lo stigma diventa
la forza di chi è debole; è ciò che
la teoria dei gruppi di Erving
Goffman ci insegna.
Migrazione oggi e ieri
Questa dinamica di produzione e
riproduzione di stereotipi che si
realizza senza grandi sforzi si ritrova
da sempre nel mondo della
migrazione, anche se, nel confronto
col passato, oggi è in atto
un cambiamento. Gli Svizzeri che
emigravano nell’ottocento non
potevano fare altro che adattarsi
al nuovo mondo. E lo facevano
perdendo di vista il paese d’origine
o vivendo la migrazione
come un incubo a rovescio: il sogno
era il ritorno e la realtà l’orrore.
U. Lucas
Seguono i capitali come fossero
il “Pifferaio di Hamelin”
MARINO NIOLA*
Onde gigantesche e impetuose che investono
la nostra civiltà. Così appaiono
le migrazioni ad un’Europa sempre più
spaventata e attraversata da sussulti xenofobi.
Ma per fortuna lo scenario reale è meno
preoccupante di quello immaginario. Intanto,
i diversi flussi migratori che interessano questo
o quel paese non sono fatti isolati ma formano
un sistema che va sempre considerato
nella sua totalità, si spiegano solo come movimenti
di un complesso insieme di processi
economici, di una geopolitica globale che ha
poco a che fare con la decisione individuale.
Nemmeno la povertà di certi paesi è sufficiente
a spiegare le ragioni profonde che
spingono gli uomini ad emigrare.
Insomma, nessuno emigra alla cieca. I processi
migratori sono in realtà estremamente
selettivi sia in partenza che in accoglienza.
E le “discipline” delle varie nazioni sono decisive
nell’orientare i flussi. Un po’ come le
opere idrauliche orientano il corso, l’intensità,
le deviazioni di un fiume. La piena è
quasi sempre scongiurata o provocata da chi
manovra le chiuse. L’immigrazione non è una
piena inarrestabile e se lo diventa è per calcolo,
o per negligenza.
Guidati soprattutto dalla geografia del mercato,
i migranti seguono in gli spostamenti
del capitale come se fosse il Pifferaio di Hamelin.
E comunque con il loro lavoro producono
ricchezza, come è stato per italiani, spagnoli
o portoghesi in Svizzera e in Ticino, o
per i Ticinesi emigrati in California tra la fine
dell’800 e l’inizio del secolo scorso. È bene ricordarselo.
Anche per non dimenticare chi
siamo e da dove veniamo.
* Professore ordinario di Antropologia culturale
all’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
43
Studiosi a confronto sull’analisi dei movimenti demografici, tornati d’attualità
con la votazione sui Bilaterali, che dall’Ottocento al nostro secolo attraversano l’Europa
Dopo la corsa all’oro
ottocentesca, molti ticinesi
cercarono fortuna negli Usa
verso l’inizio del Novecento,
oltre 30.000 i ticinesi in California
La stessa cosa valeva per gli emigrati
italiani in Svizzera negli anni
1960. Al loro arrivo in massa si
trovavano a dover compiere una
scelta radicale: ricostruirsi completamente
un’identità partendo
dalla realtà d’accoglienza - diventare,
in un certo senso, più Svizzeri
degli Svizzeri - oppure confrontarsi
con la necessità di crearsi
un’identità all’estero in bilico
F.Garolla Il sogno americano
LETTERA DA ROMA
Roma, stazione Termini, 1959;
nella foto di Federico Garolla,
sempre tratta dal libro “Il lungo
addio - Der lange Abschied” un
emigrato scrive una lettera
Un esercito di 50mila
Tra il 1870 e il 1930 si stima che
siano stati circa 50mila i ticinesi
ad emigrare nei Paesi d’oltremare,
con in testa California, Canada e
Sudamerica, in primis Argentina
Verso
il sud
Anche gli Stati
dell’America meridionale
contano molti emigranti
ticinesi. Attorno al 1900,
12mila sottocenerini
partirono per l’Argentina
tra le pretese d’adattamento e la
ricerca di un’esistenza in quanto
diversi. La scelta era, in un certo
senso, tra l’assimilazione e
l’esclusione.
La migrazione di oggi, invece, si
ritrova in un’altra società che non
esercita la stessa pressione all’assimilazione
e che offre tante possibilità
di vivere un’identità diversificata.
Si tratta dell’effetto della
Gli anni
del boom
Nel 1870 le statistiche
indicano una media di
1.500 ticinesi l’anno in
quella che viene
definita come
emigrazione oltremare
L’antropologo
L’emigrante europeo
Verso la fine dell’Otto cento, gli emigranti ticinesi
verso Italia e Francia erano annualmente (in
media) oltre 3.200, verso gli altri cantoni svizzeri,
invece, oltre 1.600 ogni anno
pluralizzazione e della mobilità
della nostra società che si è accelerata
negli ultimi trent’anni; non
c’è più, in un certo senso, una cultura
del prendere o lasciare là
dove ti trovi, ma una molteplicità
di offerte identitarie. E questa società
ad opzioni multiple - per citare
il sociologo Peter Gross - che
sono anche identitarie, permette
a chi emigra di mantenere un le-
L’oro
australiano
L’emigrazione verso
l’Australia ha toccato
l’apice negli anni tra il
1853 e il 1855
quando coinvolse
circa 2.000 ticinesi,
attratti dalla scoperta
dell’oro nel nuovo
continente
game con le sue origini e questo,
come evidenziano le ricerche
sulle terze generazioni, anche
dopo decenni di lontananza dal
paese d’origine. Rispetto al nostro
Ticinese dell’ottocento, è anche
diventato molto più semplice
mantenere i legami: c’è il telefono,
naturalmente, ma anche internet
e la televisione con i suoi
40 canali arabi per esempio a Gi-
VALIGIE DI CARTONE
Un’immagine
emblematica
dell’emigrazione degli
italiani in Svizzera,
tratta dal libro
“Il lungo addio –
Der lange Abschied”
(ed. Limmat 2003).
La foto di Uliano
Lucas è stata scattata
nel ‘73 a Luino
IL SERVIZIO
DEL CAFFÈ
Nel numero scorso un servizio
di due pagine sul libro
di Martinoni con le lettere
inedite di un emigrante
ticinese in America
LA LETTERA
DI MARTINONI
Lo stesso Martinoni scrive una
lettera che il Corriere del Ticino
pubblica martedì 13, criticando
il paragone “quando noi
eravamo i rumeni d’Europa”
nevra. Le comunità, anche se piccole,
riescono a consolidarsi e ad
essere abbastanza legate da proporre
degli interventi come per
esempio le scuole di lingua e cultura.
Persino comunità piccole
come quella giapponese propongono
in Svizzera la loro scuola, di
sabato, per i bambini nati e cresciuti
qui.
Comunità e comunicazione transnazionale
non sono dunque utilizzate
solo per comodità, ma anche
per ritrovarsi in un mondo
dove scegliere diventa un problema
e dove essere conservatore
- anche sulle proprie origini - una
soluzione.
Contro i pregiudizi
Tutto questo non facilita ovviamente
una riduzione dei pregiudizi,
ma li rende più fragili, sia nel
momento della loro definizione
che nelle successive modificazioni.
Prendiamo i Bulgari e la
loro rappresentazione nella campagna
attuale sull’ampliamento
delle bilaterali. Fino a poco
tempo fa, non si sapeva nemmeno
dove si trovava la Bulgaria
sulla carta dell’Europa; oggi i Bulgari
sono percepiti come i futuri
invasori della Svizzera, come potenziali
criminali - la mafia bulgara.
Si tratta di un cambiamento
che ha avuto luogo in qualche
settimana. Questa velocità nell’etichettare
può essere anche interpretata
come una chance: un
giudizio può essere facilmente rivisto,
senza che si debba aspettare,
come l’hanno fatto gli Italiani
nel mondo, più o meno trent’anni.
Ciò che può portare a questa
società più aperta - come i
Ticinesi hanno potuto sperimentare
sulla loro pelle nell’ottocento
- è l’ascesa sociale, il riconoscimento
del lavoro e delle attività
realizzate nella nuova società.
Oggi si potrebbe anche girare il
discorso: creiamo subito una società
aperta con meno discriminazioni
e più mobilità sociale.
Magari, così facendo, si potrebbe
ridurre la sofferenza, ridere degli
stereotipi e non utilizzarli come
arma per proteggersi contro il
cambiamento che è inevitabile.
Cosi magari domani, se per caso
un Bulgaro dovesse smarrirsi in
Svizzera, potrebbe anche diventare
nostro amico.
www.unige.ch/ses/socio
* Professore di sociologia
decano all’Università di Ginevra

! "$#&!))! ’%

@ www.ricettedintorni.net
www.accademiadellacrusca.it
Dopo le abbuffate
natalizie e di Capodanno
è ora di
fare un po’ di astinenza
o, comunque,
di restare un
po’ leggeri. Eccoci, perciò, a parlare
di consommé, zuppe e minestre.
Il consommé, secondo il Larousse
gastronomico, è brodo di carne
o di pesce, servito caldo o
freddo. Il più semplice è il brodo
del bollito, un “potage chiaro”,
arricchito, eventualmente, da
carne tritata, vermicelli, julienne,
midollo, formaggio grattugiato,
crostini, ravioli. Il più conosciuto
è quello preparato con
una fetta di pane e con un uovo
sopra. Si tratta della zuppa offerta
a Francesco I, la sera della
battaglia di Pavia (24 febbraio
1525). Un brodo storico quindi…
Il brodo del consommé può
essere concentrato e diventerà
“consommé double” e, per renderlo
un po’ più consistente, si
può aggiungere del Porto o dello
Sherry.
Le minestre sono preparazioni a
base di pasta o di riso arricchite
con verdure e legumi. Solitamente
sono servite a cena. Il diminutivo,
sempre secondo il Larousse,
indica un piatto di brodo
molto leggero. In ordine di
tempo le prime minestre erano
di farine o legumi bolliti ed erano
già note ai Greci ed ai Romani.
Nel Medioevo apparvero le zuppe
e cioè fette di pane inzuppato
di brodo, di vino, di salsa o di
qualsiasi liquido. Oggi la zuppa è
un “potage” non passato né legato,
reso denso dall’aggiunta di
SAPORI E SAPERI
Una pietanza ricca di proverbi e detti popolari
fa l’altrui mestiere fa la zuppa
nel paniere”. Vecchio adagio po-
“Chi
polare, analogo al noto “Ofelee fa
il to mestee”. Saggezza antica per dire che
non bisogna impicciarsi degli affari, delle
professioni degli altri. Proverbi e detti legati
ai cibi, ai piatti di un mondo tipicamente
contadino. Come lo è la zuppa. Saggezza
popolare sintetizzata in poche parole. Questo
“Far la zuppa nel paniere”, significa far
qualcosa che non serve a nulla, far un lavoro
che non ha senso, “senza sugo” appunto.
LUIGI BOSIA
È la versione ridotta del proverbio “chi asino
è, e cervio esser si crede, fa la zuppa nel
paniere”, riportato nel Cinquecento da Antonio
Vignali, lo scrittore noto con lo pseudonimo
di Arsiccio Intronato, nella sua
“Lettera in proverbi” indirizzata alla Repubblica
di Siena.
Le zuppe appartengono alla tradizione più
antica delle nostre case; venivano preparate
semplicemente con acqua, un po’ di condimento,
la classica battuta di lardo e una
sola verdura. Zuppa o minestra, piatto buo-
Zuppe
Minestre
e
pane, pasta, riso. Il pane usato
deve essere raffermo, grigliato o
abbrustolito al forno. Ciò gli dà
un sapore gradevole. In certe
provincie di Francia c’è ancora
l’abitudine di servire la “soupe” e
cioè una fetta di pane sulla quale
viene, semplicemente, versato
il brodo. Ogni regione ha un suo
repertorio di zuppe, come la nota
“soupe au pistou” (basilico) e
tra le tipicità regionali c’è pure il
“gazpacho andaluso” che però è
una zuppa estiva, assai gradevole
per il suo fresco sapore.
Ci sono poi le zuppe gratinate
come la famosa la “soupe à l’oignon”.
Le minestre di verdura arrivarono
dopo e si diffusero in
particolare in Campania, per cui
i napoletani vennero chiamati
“mangia foglia”. Con lo sviluppo
delle piantagioni di riso e l’aumento
dei pastifici le zuppe si
fecero più ricche e, parallelamente,
nacquero le minestre dei
resti, degli avanzi.
Diventano più gustose se usiamo
il termine “potage” come nel
ticinovino wein
LA RIVISTA DI CHI AMA I SAPORI
DELLA TAVOLA
Con verdure
e brodini,
la tavola light
dopo le grandi
abbuffate
delle feste
no a mezzogiorno e a sera. E anche per questo
c’era il detto “La minestra l’è la biada de
l’ôm”. Un piatto, però, che mangialo oggi,
mangialo domani, alla fine stanca: “L’è na
supa”, è una zuppa, per dire che è qualcosa
che stufa. Che proprio non se ne può più.
E poi, legati alla tradizione di questa cucina
rurale, anche “Qual pane hai, tal zuppa
avrai”, “dalla mano alla bocca spesso si perde
la zuppa”, “Chi s'impaccia con le frasche,
la minestra sa di fumo”, “Chi è vicina alla pignatta
mangia la minestra calda”. Zuppa o
ENOGASTRONOMIA,
CULTURA, ARTE,
STORIA, SALUTE,
TURISMO, E-WINE…
4 edizioni all’anno, in italiano e in tedesco. Per soli 32.50 Fr. o 31 Euro. Per l’Italia le spese di spedizione sono comprese
“potage à la reine” a base di purea
di petti di pollo o altri volatili
(piccione o pernice).Non va
poi dimenticata la “bisque” di
crostacei. Continuando di questo
passo si arriva al minestrone
che potete anche servire come
passato di verdura.
Nel genere rientrano anche: pasta
e fagioli, pasta e ceci, minestra
maritata, ribollita, zuppa di
fave e salsicce, zuppa di barbabietole
(apprezzata in Russia il
bortch), crema di fagioli, minestra
Esaù (a base di lenticchie). Il
nome viene dato a questo piatto
con riferimento alla Bibbia che
racconta di Esaù, il quale cedette
appunto la primogenitura per
un piatto di lenticchie. Va però
ricordato che la ricetta prevede
l’aggiunta di pancetta ed è quindi
proibita agli ebrei (ed anche
ai musulmani). Da non dimenticare
la nostrana e gustosa
“bürbura” a
base di zucca.
ABBONATEVI Ufficio marketing TicinoVino Wein 091 756 24 00 abbonamenti@rezzonico.ch
minestra che sia l’essere in cucina, chi ha in
mano il mestolo (metafora del comando),
ha il potere di decidere: “Chi ha il mestolo
in mano fa la minestra a modo suo”. Ma attenti:
“troppi cuochi guastano la minestra”.
E poi via con le avvertenze della vecchia
saggezza popolare: “Donna alla finestra,
gatta alla minestra” o il classico “Mangia
questa minestra o salta questa finestra”. Aut
aut, non si dà alternativa, anche se è la “solita
minestra”. Insomma “un minestrone” di
proverbi. c.m.
La zuppa di cipolle
È un piatto tradizionale di molti
Paesi, fatto con semplici ed
economiche cipolle. La zuppa
più rinomata però, è senz’altro
quella francese, la parigina
“Soupe à l’oignon.
Il minestrone
È un particolare tipo di minestra
con molte verdure. Fra gli
ingredienti più comuni fagioli,
carote, cipolle e pomodori.
La zuppa
di barbabietole
Se fatta senza burro (solo con
margarina) può essere un ottimo
piatto vegano (per quelli che non
mangiano carne e prodotti di
origine animale).
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
45
IL DIETISTA
di FABRIZIO VAGHI
MEGLIO
EVITARE
LE DIETE
‘FAI DA TE’
Nelle settimane successive
alle feste
natalizie,siamo
spesso assaliti da sensi di
colpa per i cenoni a cui
abbiamo partecipato e
che ci hanno fatto aumentare
di peso.
È importante capire che,
per tutelare la nostra salute,
due soluzioni sono
categoricamente da evitare:
il digiuno ed il “fai
da te”, che inizialmente
possono anche farci pensare
di aver ottenuto buoni
risultati, facendoci
amaramente ricredere
dopo poche settimane.
In questa fase hanno invece
un ruolo importante
le minestre di verdure,
utili a integrare il nostro
organismo di liquidi,
spesso carenti nel periodo
invernale, fibre, minerali,
e dall’effetto saziante.
Una buona minestra deve
essere preparata preferibilmente
partendo da
un brodo vegetale fatto in
casa, utilizzando anche
verdure surgelate, ma
non piatti pronti o buste
liofilizzate, addizionate
con grandi quantitativi
in sodio e che
r i c h i e d o n o
p o c h i s s i m i
minuti di cottura
per la loro preparazione.
Tra gli ingredienti della
minestra, tutti esclusivamente
vegetali, non dovrebbero
mancare, oltre
alle più svariate verdure,
i legumi (fagioli, piselli,
ceci, lenticchie), orzo o
avena, altri prodotti ricchi
in fibre solubili utili
alla nostra funzionalità
intestinale e difficilmente
reperibili in quantità
giusta negli altri alimenti.
La scarsa quantità calorica
del prodotto ci consente
di consumarne senza
problemi anche due
piatti.
Dobbiamo però ricordare
che alcune vitamine del
gruppo B e la vitamina C
sono termolabili, ovvero
si perdono con la cottura
e non le ritroviamo quindi
nelle fondine con la
minestra. Essendo vitamine
necessarie ed indispensabiliquotidianamente,
vanno assolutamente
integrate consumando
anche una
pozione di verdura cruda.
Se durante il periodo natalizio
avete accumulato
chili di troppo, il consiglio
è quello di evitare il
“fai da te”. Rivolgetevi, invece,
al vostro medico di
fiducia in modo che vi
prescriva una vera e propria
terapia dietetica,
tramite una serie di incontri
con personale specializzato.
Tutti i nuovi abbonati riceveranno
in omaggio una bottiglia di
Ticino doc Merlot Baiocco
gentilmente offerta da “I vini di
Guido Brivio Sa”, Mendrisio

46
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
Bocca Il decano del giornalismo italiano nel suo
“In
ultimo libro “È la stampa bellezza”,
ripercorre una vita di interviste, inchieste,
articoli sulle vicende italiane.
“Un’Italia che ora è peggio di prima.
Con una classe politica, dice, in gran parte
corrotta”. Una vita di corsa, dall’esordio
alla Gazzetta del Popolo al Giorno
di Mattei, alla Repubblica di Scalfari,
compresa la parentesi televisiva a Canale 5
CLEMENTE MAZZETTA
stampa bellezza”.
Giorgio Bocca, 88 anni,
prende a prestito la battuta
di Humphrey Bogart
nel film “L’ultima
“Èla
minaccia” per raccontare
la sua avventura nel giornalismo. Spiega:
“Ho usato questa frase per evocare quel potere
speciale, quella forza che ha la stampa,
il giornalismo d’inchiesta sugli altri poteri”.
È la storia del suo lungo viaggio, iniziato sulle
pagine di “Gl”, il quotidiano del partito
d’Azione nel 1945 e approdato sull’Espresso
e poi su Repubblica fin dal 1976, anno della
fondazione, dopo un lungo itinerario: Gazzetta
del popolo, Europeo, Giorno. Anche da
Canale 5 dal detestato Berlusconi. “Non avevo
capito che voleva una copertura a sinistra;
non gliene fregava niente delle mie inchieste
che poi mandava in onda
tardissimo. È un uomo dal
cinismo totale, ma che ha
compreso prima degli altri la
modernità”.
È seduto al suo tavolo di lavoro.
In basso, il suo gatto
rossiccio si frega la schiena
contro una gamba. È un tavolo
bello, grande, come gli
raccomandò lo scrittore Mario
Soldati che aveva incontrato
per un’intervista: “Devi
avere un tavolo largo per
tenerci libri, penne, forbici,
per poter lavorare comodamente”.
Bocca quasi s’appoggia al
computer. Davanti ha una
serie di libri, fogli, giornali
sparsi: il Foglio, la Repubblica,
la nuova “piccola” Unità
di Concita de Gregorio: “Non
mi pare neanche un giornale,
ha un formato insolito,
graficamente non mi sembra un granché”.
Dietro, sulla parete che dà su una via privata
di Milano - poco lontano dal Cenacolo di
Leonardo -, le foto della figlia, della moglie,
di lui in Val d’Aosta, delle sue montagne. Dove
ha imparato a essere libero. Oltre al giornalismo,
la sua grande passione è stata lo sci.
“Quando avevo vent’anni ho vinto i littoriali
di sci di fondo a Madonna di Campiglio”. I littoriali
erano manifestazioni culturali e sportive
inventati da Mussolini negli anni ’30 per
gli studenti del Guf, gioventù universitaria
fascista. Bocca, era fortissimo, resistente.
Ora cammina piano. Come un anziano montanaro.
“Sono uscito dal fascismo, sono entrato
nella Resistenza a capo di una divisione
partigiana di Giustizia e libertà e poi, pur
essendo stato vicino al Psi non mi sono più
iscritto ad alcun partito: non ho più voluto
avere uno che decidesse sulla mia testa”.
È lucidissimo e “incazzato” come sempre. O
forse è il suo modo di esprimersi: frasi brevi,
essenziali, da montanaro. Giudizi taglienti,
come quelle che si leggono nei suoi articoli.
Nessuna concessione alla retorica. “La mia
avventura nel giornalismo è iniziata giovanissimo
ed è continuata anche durante la
Resistenza, quando pubblicavo una serie di
giornaletti partigiani…”. Concreto, semplice.
Come si dice: parla come mangia. “Perché
ho fatto il giornalista? Semplicemente
perché al liceo ero negato per la matematica.
Più che quattro non prendevo. Invece
L’INCONTRO
Giorgio
LA RESISTENZA
Sulle montagne: “Andrà
già bene se poi non
ci metteranno in galera”
CON BERLUSCONI
“Non avevo capito che
con me voleva solo
una copertura a sinistra
LA SCRITTURA
“C’è stato un tempo in cui
avevo l’ossessione, la
nevrosi della perfezione”
avevo un orecchio particolare per la lingua,
per la musicalità delle parole. Come mia madre,
del resto, un’insegnante non di grande
cultura, ma che scriveva benissimo”.
Prima cronista alla Gazzetta del popolo:
“Avevo un direttore - Massimo Caputo - che
mi odiava, che me ne faceva di tutti i colori,
forse perché lui era monarchico e io repubblicano”.
Poi inviato all’Europeo, dove impara
a far “durare” un pezzo oltre la stretta attualità,
ad andar in profondità, a coniugare
cronaca, analisi, anche ad inventare, e dove
incontra una malmostosa Oriana Fallaci: “Mi
dava sempre del bischero”. Bocca raccoglie
invece le sue migliori soddisfazioni professionali
al Giorno di Italo Pietra. È il giornale
voluto da Enrico Mattei, il partigiano, poi
“manager-padrone” dell’Eni che cerca uno
spazio per la politica energetica dell’Italia
nel dopoguerra, uomo spre-
giudicato che usa i partiti come
fossero taxi: “Li prendo,
scendo e pago”.
Mattei garantisce al Giorno e
a Bocca la più grande libertà
di manovra. Ad un raduno di
partigiani lo presenterà dicendo:
“Attenti, questo spara
ancora dalle pagine dei giornali”.
È sulle pagine del Giorno
che Bocca racconta il boom
dell’Italia del dopoguerra.
Memorabile il pezzo su Vigevano,
la città dei calzolai,
entrata in crisi e poi messa
definitivamente in ginocchio
dalle scarpe che arrivano dalla
Cina. “Fare soldi, per fare
soldi, per fare soldi: se esistono
altre prospettive non ne
ho viste. Di abitanti cinquantasettemila,
di operai venticiquemila,
di milionari a battaglioni
affiancati, di librerie
neanche una. Non volevo crederci”.
E così via, per un’intera pagina di giornale,
allora ancora non s’usava, gli articoli erano
brevi, a descrivere l’irrompere di una crescita
economica senza regole, improvvisata,
anarcoide. Una scrittura perfetta, lineare, tesa
che svolge un concetto, incastra i fatti,
presenta i personaggi, li fa parlare, tira le
conclusioni. “Ma non è sempre stato facile
per me scrivere. C’è stato un tempo in cui
avevo l’ossessione, la nevrosi della perfezione.
Se facevo un errore stracciavo subito il
pezzo e ricominciavo da capo. Un articolo mi
costava una fatica infinita. Poi mi son detto:
Basta non sei Shakesperae. Piantala. Scrivi
come sei capace… e così ho fatto”.
E sono usciti pezzi formidabili, come quello
su Vigevano. “L’ho riproposto anche sul mio
ultimo libro”. Ultimo? “Sì, dannazione, è stata
una faticaccia. Non ce la faccio più, alla
mia età. Scrivi, leggi, correggi le bozze: poi
rileggi, correggi…. Basta!”.
Di libri inchiesta ne ha scritti una trentina.
“Con ‘Il provinciale’ ho venduto 300 mila copie,
è andato bene anche ‘Inferno’, pure ‘Napoli
siamo noi’”. Un ritratto del caos meridionale,
della monnezza, della mafia, utilizzato
come paradigma per un’Italia in declino,
scritto dieci anni fa. Con ‘il Piccolo
Cesare’, invece, esamina il fenomeno-Berlusconi,
la spia di un’involuzione generale, della
modernità ma anche della stanchezza della
democrazia.
Fotogramma
it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Bocca
@
un’intervista
ha detto che io sono
un bravissimo
giornalista che
non capisce nulla
di politica.
Bocca non mi delude
mai: riesce sempre
a dire di me quello
che io penso di lui”
INDRO MONTANELLI
giornalista
“Sono libri che nascono assieme ai miei reportage
- spiega - vado, intervisto, faccio inchieste,
accumulo materiale, poi in sette otto
mesi rielaboro tutto e scrivo il libro. Avevo
cominciato con quelli storici, la Resistenza,
la biografia di Togliatti, un lavoro di
ricerca di 500 pagine su cui ho faticato un
paio d’anni, creandomi qualche nemico nel
Pci, poi sono passato a questo genere saggistico”.
Nel libro “Una Repubblica partigiana”, racconta
dei 40 giorni di libertà dell’Ossola, una
delle esperienze più significative della Resistenza
piemontese. Una vicenda che ha visto
fra i protagonisti anche il suo editore Carlo
Caracciolo, partigiano in Val Cannobina,
di 5 anni più giovane di lui, scomparso recentemente.
Bocca, Mattei, Caracciolo, uomini
passati attraverso l’esperienza partigiana,
ora oggetto di una forte revisione. Anche
attraverso i libri di Pansa, che è stato suo collega
nelle vicende di Repubblica. “Ma Pansa,
è un tipo strano, che cerca la contrapposizione
e che pensa di aver trovato un filone di
successo. Più che una svolta ideologica, una
scelta mercantile”. Che la Resistenza sarebbe
stata messa fra parentesi, Bocca l’aveva
già intuito nella primavera del ‘45: “Ero assieme
a Livio Bianco sul monte Tamone in
val Grana da cui si vede la pianura e la città
di Cuneo. Indovinando il mio pensiero Livio
disse: “Andrà già bene se non ci metteranno
in galera”. “L’anno dopo fui indagato dalla
questura. Scrissero nei loro rapporti di polizia:
‘Bocca è stato visto aggirarsi armato e
con fare spavaldo’”.
Forse è per questo che sull’Espresso da tempo
immemorabile ha una rubrica l’Antitaliano.
“L’ho scelto perché non amo quest’Italia
di arrivisti, di gente come quel Villani, come
quella Carfagna che parla di avere come valori
‘Dio, patria, famiglia’, di questo fascismo
strisciante e prepotente che si ripresenta:
non amo quest’Italia corrotta, questi politici
senza principi. Quest’Italia che nel Sud è ormai
consegnata alla mafia”.
Un’Italia che Bocca ha cercato di contrastare
con le sue inchieste, i suoi servizi, i suoi
articoli. Anche rischiando. Come durante il
tempo del terrorismo, delle Brigate rosse,
raccontate sulle pagine di Repubblica e
dell’Espresso. “Non ho mai capito perché negli
anni ’70 esplose questo fenomeno: un
volta intervistai Enrico Fenzi, un professore
che era entrato nelle Br. Gli chiesi il perché
della loro scelta. Mi rispose che per loro la
politica era solo lotta armata”. Anni difficili,
pericolosi, con le giornate scandite dalla
paura. “Non giravo armato, ma facevo molta
attenzione - ricorda -, abitavo nei pressi di
via Bagutta accanto al seminario, e tenevo
nella stanza una corda per calarmi dalla finestra
in un giardino adiacente: non si poteva
mai sapere”.
Ma non per questo si è smesso di scrivere. Il
giornalismo sarà anche in crisi, ma consente
di superare momenti come questi. Bocca
lo considera il mestiere più bello. “Comunque
mi ha riempito la vita. Ora è sempre più
difficile capire dov’è la verità. Ma il giornalismo
d’inchiesta ci consente di capire cosa
sta succedendo, e forse d’indovinare dove sta
andando il mondo”.
Intanto il gatto che ha seguito l’intervista annoiato,
scivolando fra le gambe del tavolo, se
ne è andato fra gli scaffali mobili della libreria.
cmazzetta@caffe.ch

israeliano a Gaza, diplomaticamente
definito sproporzionato, riporta al-
L’attacco
la superficie contraddizioni e conflitti della
nostra coscienza che nemmeno la disinformazione
riesce ad assopire. L’assistere alla distruzione
mirata d’ogni struttura che serve ad una città
e ad una comunità per vivere e sopravvivere, fatta
a conclusione di una serie di attacchi mirati a
capipopolo che hanno la fiducia della gente, poi
l’accorrere svizzero a mandar milioni per ricostruire
quello che si è contribuito a distruggere,
dimostra una nostra carenza di buon senso comune.
A livello di stato maggiore, imperdonabilmente,
il nostro esercito collabora con quello israeliano.
Ciò che noi facciamo con gli aiuti umanitari al
popolo di Gaza non diminuisce la nostra responsabilità
per quanto là accade; anzi crea un alibi
perverso. Gli israeliani attaccano, come hanno
già fatto in Libano. Gli svizzeri e gli europei rico-
N
PARLARCHIARO RIPRESI IERI E OGGI
di DARIO ROBBIANI
Che cosa
ci ha dato la Tsi
on tutti hanno gradito la megafesta per sottolineare il
mezzo secolo della Tsi. Il padiglione della fiera trasfor-
mato in salone e discoteca, scenografia, spettacolo mu-
sicale, buffet e hostess sono costati 350 mila franchi.
Molti collaboratori, considerate le ristrettezze finanziarie, avevano
suggerito una festa paesana, con salame, risotto e formaggio
dell’alpe, sconcertati hanno disertato la gibigiana.
***
Anche la rievocazione televisa con il signorile Michele Fazioli
quale maestro di cerimonia a molti è sembrata un minestrone
autocelebrativo della serie “c’ero anch’io” e “se-non-c’ero-ci sono-
e-comando”. Altri, invece, hanno apprezzato il “come-erano-e-pure-loro-sono
invecchiati”.
***
La Tsi è stata diversa di questa glorificazione e merita di più di
un banchetto con discorsi magniloquenti che si sono persi nel
vocio del banchetto.
***
Ha portato la Svizzera nelle case dei ticinesi. Si conosceva il paese
attraverso la gita scolastica, lo si frequentava per il corso di
ripetizione o il collegio dalle suore. Il Ticino si è fatto apprezzare
senza zoccolette, mandolino e boccalino.
***
Negli anni cinquanta, prima dell’avvento della tv, i giornalisti
erano stanziali. Non uscivano dalla redazione, scrivevano con
la olivetti 22 affidandosi ai dispacci d’agenzia. Gli unici inviati
speciali erano Filippello (radio), Pellegrini (Libera Stampa), Biscossa
(Giornale del Popolo). Il tiggì attualizzò il Cinegiornale.
Era “L’illustrazione ticinese” animata. Disegnò la pioggia e il sole,
fin lì un annuncio vocale dopo il segnale orario.
***
Con l’eccezione della compagnia teatrale di Radio Monteceneri
formata da professionisti, il teatro era la filodrammatica. Non
vi recitavano donne-attrici ma uomini travestiti, con la gonna,
la veletta e le scarpe coi tacchi. Nella rimessa del tram trasformata
in studio televisivo arrivarono gli attori veri.
***
Non bisognava più andare all’oratorio per vedere il film, censurato
e tagliato dal parroco bacchettone.
***
Sul piccolo schermo si affacciarono Scherlok Holmes, il commissario
Maigret e Callaghan. Costui veniva dall’America e aveva
il porto d’armi. Le ballerine sculettavano in mutandoni. Le
battute dei comici avevano il sottinteso.
Il varietà era la sirenetta animata da Benito Gianotti, la tombola
con Raniero Gonnella, il trio di Gandria e la farsa in coda al
dramma (Le due orfanelle o Il padrone delle ferriere).
***
Per vedere la partita non bisognò più andare allo stadio. Perfino
il giro della Svizzera s’intrufolò nel tinello dei ticinesi.
La televisione con la tribuna politica mandò in pensione il comizio
e l’assemblea di partito.
***
Indubbiamente, la Tsi ha contribuito alla crescita del paese. Nel
bene e nel male. Ha aperto una finestra sul mondo e ha offerto
un intrattenimento che può essere intelligente. Di questo contributo
può vantarsi, senza santificare un mezzobusto o una cosce
alte, che hanno solo esercitato un mestiere ben pagato e piacevole,
avendo la stessa responsabilità d’un macchinista o di
una levatrice.
MACCHIE
LE OPINIONI
Non ho mai proposto di chiudere la terza rete della Radio svizzera,
come si mormora in giro. Ho scritto che, venendo a mancare
il finanziamento della Ssr, poiché gli introiti pubblicitari
calano e tutti i media svizzeri sono in difficoltà, la più minacciata
è la terza rete. Personalmente, preferirei che la rete scanzonata
si salvasse e, caso mai, l’eccellente secondo programma
culturale potrebbe essere integrato alla Rete uno. d.r.
SETTIMANALE DELLA DOMENICA LE
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Vicedirettore Simonetta Caratti
Caporedattore Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
Società editrice 2R Media
Direttore editoriale Giò Rezzonico
Presidente consiglio
d’amministrazione Marco Blaser
DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE
Centro Editoriale Rezzonico Editore
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PASSATO E PRESENTE
di ARNALDO ALBERTI
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La collaborazione
con Israele
elaborazione grafica di RENÉ BOSSI
SENZA PIÙ PROCURATORI
Sarà un caso, ma tutti o quasi tutti i procuratori che hanno trattato casi delicati, nel
breve volgere di pochi mesi presentano le dimissioni. Sarà un caso o forse lo stress di
un lavoro particolarmente difficile che non di rado incontra gli occhi e le intemperanze
della politica. Fatto è che ormai da qualche anno, appena hanno accumulato
esperienza i magistrati abbandonano. L’ultima a lasciare è Monica Galliker. Aveva
trattato lo scandalo del Lugano Hockey e ora ha tra le mani la vicenda
dell’imprenditore leghista Julliand. Il “tribunale”, come nel film americano del ‘57,
rischia di restare “senza magistrati”. Per ora ha due sentinelle, il procuratore generale
Balestra e il procuratore anziano Perugini. Quanto reggeranno? Visto pure che non
sono in grande sintonia?!
ETIC(HETT)A
di PADRE CALLISTO
Un giornale locale che settimanalmente
fa un’inchiesta fra i suoi
lettori ha chiesto loro di dare un
voto di fine anno al Consiglio di Stato.
Risultato: per il 48% è un organo insufficiente,
per il 34% è sufficiente e per il
18% è buono. Sommando le due ultime
percentuali il nostro Esecutivo è approvato
da poco più della metà (54%) dei
cittadini. Non ho nulla da chiedere al
consiglio di Stato e non ho nulla da farmi
perdonare, ma quel 54% mi sembra
un po’ scarso. È facile governare quando
le casse sono piene, difficile in tempo di
crisi. L’anno scorso appena il governo ha
parlato di contenimenti finanziari, tutti
quelli che ne sarebbero stati toccati hanno
lanciato i propri lai. Non c’è settore
che dica: “La crisi c’è (forse è appena iniziata)
facciamo tutti qualche sacrificio”.
Quasi tutti invece dicono: “Perché proprio
a me si chiede doni sacrifici, inizino
gli altri”.
Capisco quindi un Esecutivo che quando
tenta di “eseguire” si trova criticato;
una maggiore collaborazione e comprensione
non guasterebbe.
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Tiratura (dati Remp ‘07) 60’790
Lettori (dati Mach ‘08-1) 114’000
Abbonamento annuo Fr. 49.- (prezzo promozionale)
struiscono come se invece che di una tragedia si è
al cospetto di un gioco del bambino cattivo che
distrugge il castello di sabbia del compagno debole
per sopraffarlo ed umiliarlo. Noi siamo le
mamme che sulla spiaggia accorrono a consolare
il devastatore e il devastato, avendo cura di distribuire
equamente le coccole. Ed a forza di stare in
un universo infantile dimentichiamo i valori degli
adulti, come quello della fede nella democrazia
che per tanti svizzeri, come per Bush, Peres,
Olmert e la Livni, va bene solo se l’eletto segue i
canoni di sottomissione alla superiorità di un’etnia
che occupa tutto un territorio.
Il nuovo, suggerito da Mandela per il Sudafrica,
ai fini di superare la segregazione fra bianchi e
neri, si contrappone al vecchio d’ Israele e degli
arabi. Entrambi sono popoli che invece d’affidarsi
a leggi civili ed illuminate per fondare uno Stato,
leggono libri sacri che, per la politica, hanno
poco da dire e da insegnare. I politici oggi, come
Con questo non darei al nostro governo
un 6 tondo, tondo. Qualche tentennamento
lo si nota. Qualche paura partitica
non manca; scontentare i grandi capi
del proprio schieramento è sempre difficile.
Qualche debolezza verso potenti
funzionari dell’amministrazione la si
tocca con mano, con lo svantaggio di rafforzare
la burocrazia e indebolire la politica.
Ma da qui ad essere avari di un consenso
che dovrebbe segnalare stima e riconoscenza
ne corre. A meno che anche
questa scarsa approvazione sia effetto di
quella deleteria manovra di beffeggiamento
che un partito capacissimo di legare
con la parte più qualunquista del
paese sta potando impunemente avanti:
Possibile che gli altri partiti non reagiscono
con forza all’inquinamento etico
di questi denigratori? È utile che i
mezzi di comunicazione mettono troppo
spesso in risalto la loro maleducazione
facendo il loro gioco? Un prolungato
silenzio di fronte alle provocazioni spegnerebbe
quegli spiriti poco amanti del
Paese e delle sue autorità.
LETTERE
Scrivete
al Caffè
FUORI DAL CORO
di GIÒ REZZONICO
gio@rezzonico.ch
Uno sguardo
al futuro
IL CAFFÈ 18 gennaio 2009
47
gli architetti, sono chiamati ad edificare complesse
case di profilati d’acciaio e di vetro; è lontano
il tempo delle capanne di paglia e di terra.
I carri armati entrati a Gaza sono colmi, più che
di munizioni, di risentimento. Di vecchio e stantio
sa anche quel muro d’Israele costruito ignorando
tutta la vergogna che si provava quando a
Berlino s’arrivava ai suoi piedi e dimenticando
tutta la gioia quando s’è abbattuto.
Allora si torna a meditare su tre libri: il Vangelo,
la Bibbia e il Corano. Con preoccupazione e timore
si constata che solo il primo dei tre esclude la
violenza. Noi, che il nuovo testamento l’abbiamo
adottato quale guida, guardiamo quelli che s’ammazzano
per contendersi una terra e meritarsi un
improbabile paradiso con la stessa disposizione
interiore ed emotiva come se fossimo allo stadio,
dove si fa il tifo e s’incita una squadra a colpire
ancora più forte l’altra, per annichilirla e deprimerla.
Ho dedicato l’ultimo intervento dell’anno
scorso al decimo anno di vita
de “il Caffè”, ricordando le persone che
hanno reso possibile il suo successo. Vorrei ora
gettare uno sguardo in avanti, proponendo
tre spunti di riflessione che mi stanno particolarmente
a cuore: la necessità di stabilire
alleanze e collaborazioni per affrontare il futuro;
l’esigenza del Ticino di essere meno ripiegato
su sé stesso e di aprirsi quindi maggiormente
al mondo; la sfida delle sfide per il
settore dell’informazione: internet in rapporto
alla carta stampata.
Il discorso delle collaborazioni, ne sono convinto,
costituirà sempre più in futuro uno dei
cardini di qualsiasi operazione di successo:
nell’editoria, come in qualsiasi altro settore. Il
“Caffè” proseguirà la sua collaborazione con
Ringier, il maggiore editore svizzero, con il
quale condividiamo la convinzione che un
prodotto giornalistico per incontrare i favori
dei lettori deve essere fondato su una reale
autonomia redazionale. Il supporto di Ringier
è d’altra parte per noi fondamentale anche
nel campo della stampa del giornale e
della raccolta pubblicitaria a livello nazionale.
Ma in questi ultimi anni abbiamo collaborato
anche con “Repubblica”, la testata
italiana che seguo da quando è nata e alla
quale sono particolarmente legato. Spesso acquistiamo
servizi giornalistici dai blasonati
colleghi italiani e abbiamo proposto con “il
Caffè” la vendita di libri offerti nelle edicole
italiane da “Repubblica”.
Sono pure convinto che in futuro il piccolo Ticino
dovrà saper guardare maggiormente oltre
i propri confini. Come dovremo imparare
a collaborare a tutti i livelli, fuori e dentro il
Cantone, così dovremo convincerci che non
siamo il centro del mondo. Anche noi giornalisti
siamo comunque responsabili di questa
mentalità ticinese di chiusura. Ci concentriamo
troppo sulla cronaca locale e stimoliamo
troppo poco l’interesse dei nostri lettori per la
Svizzera e per il mondo. Ci giustifichiamo sostenendo
che i lettori sono interessati solo alle
notizie regionali, ma toccherà anche a noi
giornalisti convincerli che il mondo sta cambiando
e che il nostro paese non può continuare
a rimanere isolato nell’era di Internet.
Già, Internet: questa sarà la grande sfida del
futuro per giornalisti ed editori. Qualcuno è
convinto che i giornali non sopravviveranno
al web. Francamente non lo credo! Ma è certo
che Internet sta cambiando e continuerà a
cambiare la stampa scritta, alla quale si chiederanno
più approfondimenti e commenti,
dato che le notizie vengono ormai comunicate
in tempo reale. Ho letto libri e ho partecipato
a giornate di studio sullo sviluppo di Internet
e sui suoi rapporti con l’editoria. Mi sono
convinto che nessuno sa quale sarà l’evoluzione.
È certo però che i giornali dovranno
affrontare questa sfida ed essere in grado di
proporre ai loro lettori interessanti proposte
anche sul web. L’anno scorso in primavera
“il Caffè” ha proposto a livello sperimentale
un quotidiano online. L’esperienza
è stata positiva, ma per decidere il nostro
impegno su Internet abbiamo creato una
commissione interna di studio che ha il
compito di elaborare un progetto entro la
prossima primavera. Per intanto vi chiediamo
di pazientare.
INVIATE le vostre
denunce, le vostre
segnalazioni, le vostre
storie di vita… alla
redazione del Caffè.
Suggerite quali temi,
quali problemi vi toccano
maggiormente. Alle
vostre lettere faremo
seguire il nostro lavoro
giornalistico,
pubblicando servizi e
inchieste sugli argomenti
da voi suggeriti.
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