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L'assetto

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<strong>L'assetto</strong><br />

Teoria<br />

e applicazioni a<br />

Grand Prix Legends<br />

Crononauta


Premessa<br />

Sempre più spesso vedo - con piacere - gente avvicinarsi a quel fantastico gioco (gioco? E'<br />

riduttivo definirlo così) che è Grand Prix Legends.<br />

E puntualmente si vedono richieste su come assettare l'auto, cosa significano i vari parametri,<br />

come influenzano le reazioni e il comportamento del veicolo, e via dicendo.<br />

Quando potevo, rispondevo cercando di spiegare per sommi capi quello che sapevo di<br />

meccanica e come questo si applicava a Grand Prix Legends. Finché non mi hanno convinto,<br />

per comodità di tutti (mia compresa!) a raccogliere in un lavoro organico tutto ciò che so sul<br />

setup di Grand Prix Legends.<br />

Il risultato è questa guida che state leggendo, spero possa aiutare qualcuno a dipanare l'intricata<br />

matassa che è l'assetto dell'auto, e - perché no - lo invogli a capire qualcosa di più di<br />

meccanica.<br />

Io sono convinto che per capire come funzioni una cosa, bisogni prima sapere come è fatta; e<br />

solo dopo si può parlare di come sfruttarla. Così, ho deciso di strutturare la guida in due sezioni:<br />

nella prima ho descritto da un punto di vista meccanico le varie componenti sulle quali si può<br />

intervenire per assettare l'auto, a quali leggi fisiche obbediscono e quale significato meccanico<br />

hanno nell'ambito dell'auto.<br />

Nella seconda sezione invece troverete come questi parametri vanno impostati in Grand Prix<br />

Legends a seconda delle varie esigenze, e come influenzano il comportamento della vettura.<br />

Sia chiaro che è una delle possibilità, ovvero la strada che ho scelto io per assettare l'auto. Altri,<br />

ugualmente o anche più veloci del sottoscritto, magari assettano l'auto in modo completamente<br />

diverso.<br />

Buona lettura.<br />

Crononauta


Molle<br />

Le molle non sono altro che il "fattore di smorzamento" della (imprecisa, a tratti) traduzione<br />

italiana; in inglese è infatti wheel rate. Purtroppo le traduzioni in italiano dei setup sono sempre<br />

farraginose e imprecise, e da sempre mi sono procurato - per quanto possibile - sempre le<br />

versioni inglesi, che consiglio a tutti. I termini sono anche più intuitivi.<br />

Una molla, meccanicamente, è un corpo elastico. Obbedisce a una semplicissima legge fisica,<br />

che è espressa dalla formula:<br />

dove:<br />

F è la forza (in Newton) che agisce sulla molla.<br />

F = K * X<br />

K è la costante elastica propria della molla (in N/cm), che è un valore ricavato sperimentalmente<br />

ed è caratteristico di ogni specifica molla con quella specifica lunghezza. Modificando la<br />

lunghezza della molla viene di conseguenza modificata anche la sua costante elastica. Non è il<br />

caso di dilungarci su questo argomento, visto che comunque per quanto riguarda GP Legends<br />

non è interessante.<br />

Quello che è interessante, invece, è notare il "senso" di questa costante elastica: in parole<br />

povere, essa esprime la durezza della molla: tanto più la costante elastica è "alta", tanto più la<br />

molla sarà dura, ovvero tanti più Newton di forza occorreranno per ottenere la stessa variazione<br />

di lunghezza X.<br />

X è la variazione di lunghezza (in cm) subita dalla molla avente costante elastica K sottoposta<br />

alla forza F (in compressione o trazione, cambia il segno, positivo o negativo, ma la formula<br />

resta la stessa).<br />

E' immediatamente evidente che la grandezza che più ci interessa è la costante elastica; è<br />

infatti questa grandezza quella che noi andiamo a "scegliere" quando facciamo il settaggio<br />

dell'auto.


Ammortizzatori<br />

L'ammortizzatore svolge un compito forse un po' "oscuro", ma vitale per la tenuta di strada. Per<br />

capirne l'importanza bisogna tornare per un momento alle molle e al loro comportamento. Senza<br />

addentrarci in calcoli e formule (che sono poi banali problemi di fisica elementare sui quali non è<br />

il caso di dilungarsi), ci basta avere chiari i concetti di base: se io comprimo (o estendo) una<br />

molla e poi la lascio andare, questa comincerà a oscillare ripetutamente secondo una frequenza<br />

propria, dipendente delle caratteristiche costruttive della molla stessa (numero spire, spessore<br />

filo, diametro molla etc.).<br />

Se a questa molla è collegata la ruota di un autoveicolo, è facilmente intuibile cosa succede: la<br />

ruota continua a rimbalzare, perde contatto con l'asfalto, e tra salti e rimbalzi renderà inguidabile<br />

il veicolo.<br />

E' dunque fondamentale smorzare il più rapidamente possibile l'oscillazione della molla.<br />

Questo è il compito degli ammortizzatori.<br />

L'ammortizzatore gestisce i transitori, ovvero il tempo che impiega la molla per raggiungere la<br />

flessione corrispondente al carico impostole, a seconda della sua costante elastica.<br />

Sia però chiaro che - a parità di molla - l'ammortizzatore non modifica di quanto verrà<br />

compressa la molla, ma soltanto quanto rapidamente questo avverrà.<br />

In GP Legends valori bassi identificheranno ammortizzatori poco frenati, mentre valori alti<br />

indicheranno ammortizzatori molto frenati.<br />

I valori impostabili sono due, uno per quanto riguarda la compressione e il secondo per quanto<br />

riguarda l'estensione (orribilmente tradotti, nella versione italiana, in impatto e rimbalzo).


Barre antirollio<br />

Una barra antirollio non è altro che una molla sviluppata in senso longitudinale. Il suo<br />

funzionamento diverrà immediatamente evidente osservando questa foto della Lotus di Jim<br />

Clark dall'alto, che presenta in perfetta visibilità la barra anti-rollio posteriore.<br />

Lo scopo di una barra antirollio (come d'altronde già spiega il nome stesso) è quello di evitare (o<br />

meglio: limitare) il coricamento laterale in curva.<br />

Voglio qui fare un distinguo tra barra antirollio e barra di torsione. Una barra antirollio è<br />

certamente una barra di torsione, ma possono esserci barre di torsione NON impiegate come<br />

barre antirollio.<br />

Nella foto vediamo tutti gli elementi che contraddistinguono una barra antirollio. La barra è<br />

ancorata al corpo vettura da due snodi (frecce verdi) entro i quali la barra può ruotare; è poi<br />

collegata a ciascuna delle ruote dai braccetti che sono invece indicati dalle frecce rosse. Il punto<br />

di attacco di questi braccetti sulla barra è regolabile. Tanto più allontano il punto di ancoraggio<br />

dall'asse di rotazione della barra tanto più questi faranno "leva" sulla barra, che quindi torcerà<br />

maggiormente. Il risultato è quello di avere ammorbidito la barra. Il contrario, chiaramente,<br />

avvicinando il punto di ancoraggio all'asse della barra.<br />

Il principio su cui si basa è estremamente semplice: in curva, la sospensione esterna va in<br />

compressione, mentre quella interna in estensione. Il puntone (rosso) della ruota esterna<br />

spingerà in ALTO il braccetto della barra, proprio mentre quello interno invece tirerà in basso<br />

l'altro braccetto.<br />

Si avrà quindi una torsione della barra nella zona centrale (indicata dalla freccia gialla), che


eagirà elasticamente cercando di ridistendersi,e limitando conseguentemente il rollio del corpo<br />

vettura.<br />

Tutto questo può dare l'impressione che si inneschino rollii e rimbalzi terribili: invece le reazioni<br />

sono pressoché istantanee, e l'unico effetto è che il corpo vettura non rolla, o comunque<br />

presenta un rollio ridotto.<br />

Qualcuno, a questo punto, potrebbe domandarsi: "ma non si potrebbe ottenere lo stesso effetto<br />

con molle più dure?". Per quanto riguarda la curva, la risposta è sì. Ma molle più dure avrebbero<br />

influenza anche in frenata e sugli avvallamenti. Se osserviamo la barra antirollio, ci rendiamo<br />

conto che è ininfluente in tutti quei casi nei quali vengono coinvolte le due ruote dello stesso<br />

asse nel medesimo modo. In frenata, o accelerazione, o in un avvallamento, ENTRAMBE le<br />

ruote verranno compresse o estese, pertanto entrambi i puntoni azioneranno il braccetto della<br />

barra nella stessa direzione. La barra non subirà alcuna torsione, ma ruoterà semplicemente<br />

entro gli snodi, e sarà come non averla.<br />

Grazie alle barre antirollio posso ricorrere a una molla abbastanza morbida per assorbire<br />

facilmente le asperità senza però dover sopportare come conseguenza rollii eccessivi in curva.<br />

Da un punto di vista fisico, essendo di fatto una molla (sia pure sviluppata in modo rettilineo<br />

anziché a spirale), segue le stesse leggi, ovvero presenta una costante elastica che si misura<br />

in N/cm.<br />

Ed è questo il valore che si regola nel setup di GP. Valori più alti di costante elastica indicano<br />

una barra più dura, mentre più bassi indicano una barra più morbida.


Camber<br />

Col camber (o "campanatura", in italiano) entriamo nel discorso degli angoli caratteristici della<br />

sospensione. Uno schema, in questo caso, spiega più di tante parole (è brutto, lo so, ma l'ho<br />

fatto a mano libera per essere il più chiaro possibile!):<br />

Il camber non è altro che l'inclinazione delle ruote rispetto alla verticale, e si misura in gradi. A<br />

sinistra dell'immagine vedete un esempio di camber POSITIVO, a destra di camber NEGATIVO.<br />

L'angolo di campanatura ("camber", appunto, in inglese) va impostato in modo da fare<br />

appoggiare uniformemente la maggior parte di battistrada possibile in curva, in modo da<br />

ottimizzare l'aderenza che la gomma ci può offrire.


Convergenza<br />

La convergenza, o toe-in in inglese, indica l'angolo di "apertura" che formano le ruote rispetto<br />

all'asse longitudinale del veicolo. Ancora un mio orribile disegno chiarirà però il concetto:<br />

A sinistra vedete una convergenza negativa, o aperta. A destra vedete invece una convergenza<br />

positiva, altrimenti detta chiusa. E' abbastanza ovvio che gli angoli qui sono abbastanza<br />

esagerati, per renderli volutamente più evidenti.<br />

A differenza della campanatura - che si misura in GRADI rispetto alla verticale -, la convergenza<br />

si misura in millimetri, tra il punto più avanzato e quello più arretrato del cerchione (NON della<br />

gomma!!!) all'altezza del mozzo; anche se - a dire la verità - in GP Legends le convergenze<br />

sono misurate in cm anziché in mm.<br />

Negli schemi vedete quotati i punti dove si effettua la misura: misurando i mm di differenza nei<br />

punti indicati, si ottiene il valore di convergenza, positivo o negativo a seconda del caso. La<br />

somma dei valori di ruota destra e ruota sinistra ci da la convergenza totale<br />

Lo stesso identico discorso vale per il retrotreno, di nuovo una convergenza "chiusa" rispetto al<br />

senso di marcia sarà positiva, mentre "aperta" sarà negativa.


Tamponi di fine corsa<br />

I tamponi di fine corsa (gommini di arresto nella solita discutibile traduzione italiana) vengono<br />

introdotti per limitare la compressione della sospensione, in modo che il corpo vettura non<br />

possa "scendere" troppo e strisciare per terra. Possono essere utili laddove l'auto è soggetta a<br />

forti compressioni verticali che la farebbero "spanciare", ma hanno come aspetto negativo che<br />

riducono la corsa utile della sospensione.<br />

Il problema da tenere presente è che, una volta appoggiata ai tamponi, l'auto è virtualmente<br />

senza molleggio, visto che la sospensione non ha più alcuna corsa utile ad assorbire eventuali<br />

colpi alla ruota. Questo aspetto - a dire la verità - è molto "edulcorato" in GP Legends rispetto<br />

alla realtà degli anni 60: in GPL si può girare costantemente sui tamponi, con l'auto<br />

completamente abbassata senza riportare particolari problemi. Nella realtà, quando si era<br />

compressi sui tamponi, la sospensione era in una condizione di estrema fragilità e facilmente<br />

poteva cedere se sottoposta a un colpo violento, visto che non poteva scaricarne lo sforzo su<br />

molla e ammortizzatore, ma andava a trasmettere tutta l'energia sui punti di attacco.<br />

Per questo motivo, i tamponi sono IMHO da considerare una risorsa estrema cui ricorrere il<br />

meno possibile.


Pressione delle gomme<br />

Sulla pressione delle gomme c'è poco da dire, mi ci soffermo solo qualche istante per chiarire<br />

un minimo le unità di misura fisiche impiegate nel gioco.<br />

Usualmente, le pressioni sono indicate in atmosfere oppure in bar, che da un punto di vista<br />

pratico sono coincidenti visto che 1 atm = 1.013 bar. In GP Legends, invece, nella conversione<br />

tra le unità di misura anglosassoni e quelle europee hanno fin troppo zelantemente trasposto le<br />

pressioni nell'unità di misura del Sistema Internazionale, che in effetti dovrebbe essere lo<br />

standard di riferimento.<br />

Così, l'unità di misura della pressione nel SI è il PASCAL (Pa), ovvero è una pressione definita<br />

dalla forza di 1 Newton su 1 metro quadro di superficie. Il Pascal è un'unità di misura molto<br />

piccola, tant'è che occorrono 100 mila Pascal per fare un bar (100 KPa = 1 bar).<br />

In sostanza: non spaventatevi dalle pressioni delle gomme di 170 KPa, basta dividere per 100 e<br />

ottenete i vostri "consueti" bar, e 170 KPa non sono altro che 1.7 bar :-)


Differenziale<br />

Sul differenziale ci si potrebbe scrivere un libro. Di certo era "la vita" del setup delle auto degli<br />

anni 60, visto che è il componente che più di tutti gli altri influisce sull'assetto.<br />

Di solito, siamo abituati a vedere i valori di un differenziale autobloccante espressi in<br />

percentuale di bloccaggio in accelerazione. Un differenziale autobloccante al 30% vuol dire che<br />

permette una differenza di scorrimento tra la ruota interna e quella esterna del 70%. Pressoché<br />

tutti i differenziali stradali non bloccano in rilascio ma solo in accelerazione, ed ecco perché c'è<br />

solo una percentuale indicata.<br />

Il differenziale impiegato sulle auto degli anni 60 era invece più complesso, visto che poteva<br />

determinare non solo la percentuale di blocco che dava, ma anche il modo in cui questo blocco<br />

interveniva.<br />

I parametri su cui potete intervenire, in Grand Prix Legends, sono angolo di rampa (ramp<br />

angles in inglese) e blocchi (clutches).<br />

Blocchi<br />

I blocchi indicano la quantità di blocco effettiva che il differenziale garantisce. Si può dire che<br />

rappresenti la percentuale di bloccaggio; con 1 solo blocco, il differenziale avrà una quantità di<br />

bloccaggio molto ridotta, con 6 blocchi invece bloccherà in modo pressoché completo (quasi<br />

come su un kart).<br />

Angolo di Rampa<br />

Gli angoli di rampa sono relativi rispettivamente ad accelerazione e rilascio. 45/85, p.e., indica<br />

un angolo di rampa di 45° in accelerazione, e 85° in rilascio.<br />

Indicano la progressività con la quale il differenziale interviene.<br />

Accelerazione<br />

Sul grafico sottostante vediamo rappresentate le curve di intervento del differenziale in vari casi.<br />

La linea blu indica un angolo di rampa di 30°, la linea rossa invece è relativa a un angolo di<br />

rampa di 60°.<br />

Se c'è una differenza di velocità fra le due ruote (tipicamente, dando gas in curva, la ruota<br />

interna - che è "scarica" - tenderà a slittare) il differenziale comincia a lavorare. A seconda<br />

dell'angolo di rampa impostato, questo modifica il tempo che esso impiega a raggiungere la<br />

quantità di blocco definita.<br />

Un grafico chiarirà immediatamente in maniera visiva il significato di questi parametri.


Il punto A rappresenta il momento di innesto completo del differenziale impostato con 6 blocchi<br />

e un angolo di rampa di 30. Come si vede, il differenziale si porta con estrema rapidità al livello<br />

di massimo blocco.<br />

I punti B e C sono sempre relativi a un angolo di rampa di 30°, ma rispettivamente con 4 e 2<br />

blocchi. Il differenziale raggiunge sempre molto rapidamente i valori di blocco impostati, anche<br />

se (in particolare in "C") la "percentuale" di bloccaggio finale sarà bassa.<br />

Il punto E definisce invece la modalità di innesto di un settaggio con 60° di angolo di rampa e 4<br />

blocchi. E' importante notare la differenza fra i punti B ed E: infatti, essi non differiscono per la<br />

quantità di bloccaggio, che è la medesima in entrambi i casi: ovvero la "percentuale" di<br />

bloccaggio finale è esattamente la stessa. Quello che cambia è proprio in quanto tempo questa<br />

quantità di bloccaggio viene raggiunta: con un angolo di rampa di 30° il differenziale raggiunge<br />

praticamente subito il bloccaggio impostato (4 blocchi), mentre con 60° il bloccaggio viene<br />

raggiunto molto tempo dopo.<br />

Infine bisogna notare che un angolo di rampa di 85° (in verde) è praticamente orizzontale, e di<br />

fatto è insensibile alla quantità di blocco impostata. Ovvero, con 85°, il differenziale si comporta<br />

virtualmente come un differenziale NON autobloccante.<br />

Rilascio<br />

Per quanto riguarda il rilascio, il discorso è analogo, bisogna solo guardare in modo "speculare"<br />

il diagramma, e tenere presente che l'angolo non si misura sulla verticale ma sull'orizzontale.<br />

Nell'esempio sotto riportato è presentato il caso di un differenziale con 5 blocchi al momento del<br />

rilascio. La linea rossa è l'andamento del bloccaggio in funzione del tempo con un angolo di<br />

rampa di 30°; la linea blu è relativa a un angolo di 60°, infine quella verde per un angolo di 85°.


Come si vede, nel momento in cui io rilascio il gas il differenziale comincia a sbloccare, visto<br />

che la quantità di blocco decresce progressivamente. Con un angolo di 30° lo sbloccaggio è<br />

molto lento, in pratica il differenziale resta bloccato a lungo; con un angolo di 60° si sblocca<br />

molto più rapidamente. Al limite, a 85°, si può dire che si sblocca immediatamente, non appena<br />

io tolgo il gas.<br />

Vedremo nella sezione riguardante la guida come si può sfruttare tutto questo complicato<br />

sistema meccanico per aiutarci a tenere in strada l'auto.


Cambio e Coppia Conica<br />

Con cambio e coppia conica affrontiamo il rapporto di trasmissione. Il rapporto di trasmissione è<br />

dato dal rapporto fra gli ingranaggi del rapporto selezionato, moltiplicato per quello di pignone e<br />

corona della coppia conica.<br />

Prima di addentrarci in calcoli, vediamo uno spaccato di un cambio completo: è il cambio di<br />

un'Alfa 146, ma naturalmente i principi meccanici sono identici:<br />

Dalla frizione (che qui non è presente) arriva il moto direttamente dal motore, che va ad<br />

azionare l'albero primario. La caratteristica dell'albero primario è quella di girare sempre alla<br />

stessa velocità del motore. Premendo il pedale della frizione, si scollega l'albero dal motore, e a<br />

questo punto può o girare in presa sul secondario (in dipendenza del rapporto innestato) oppure<br />

girare "folle" e rallentare fino a fermarsi (di qui poi la necessità, nei cambi non sincronizzati, di<br />

fare la doppietta per riportarlo al numero di giri corretto se si vuole innestare un altro rapporto).<br />

L'albero secondario invece è sempre in presa sulle ruote, attraverso coppia conica,<br />

differenziale e semiassi, e a differenza del primario non può mai venire scollegato da esse. Se<br />

l'auto si muove, si muoverà anche l'albero secondario, e questo non si può evitare. La sua<br />

velocità è in stretta dipendenza dalla velocità dell'auto. L'unico modo per modificarne il rapporto<br />

di velocità è quello di modificare il rapporto della coppia conica, ma è chiaro che non è una<br />

scelta di guida del pilota, ma un parametro meccanico da decidere in officina.<br />

Innestando una marcia, si rende solidale l'albero primario a quello secondario. In questo modo,<br />

il motore è ora in presa sulle ruote con un rapporto di trasmissione che dipende dal rapporto fra<br />

i due ingranaggi della marcia selezionata e dal rapporto fra pignone e corona della coppia<br />

conica, che qui sotto vediamo in dettaglio:


La possibilità di modificare il rapporto della coppia conica può sembrare una complicazione<br />

inutile, visto che si può ottenere lo stesso risultato intervenendo direttamente sugli ingranaggi<br />

del cambio.<br />

La cosa ha però un senso sulle auto vere, sulle quali si può così intervenire sui rapporti molto<br />

facilmente, senza dover aprire la scatola del cambio. Infatti, una volta trovata una scalatura<br />

delle marce "buona" e adatta all'erogazione del motore, si adatta facilmente al circuito<br />

cambiando la coppia conica, anziché sostituendo le ruote degli ingranaggi.<br />

Ora ci dovrebbe immediatamente essere chiaro il concetto di "rapporto di trasmissione",<br />

"rapporto di trasmissione finale" e "coppia conica" (che in inglese sono rispettivamente<br />

transmission ratio, final ratio e diff ratio).<br />

Per fare un esempio, con un rapporto di 17/29 e una coppia conica 7/31 avremmo un rapporto<br />

di trasmissione finale di:<br />

1 / [(17/29) * (7/31)] = 1 / 0.13237 = 7.5546<br />

che viene detto appunto 7.5546:1<br />

Il "significato" di questo numero è il rapporto fra il numero di giri dell'albero motore (in ingresso<br />

al cambio) e il numero di giri dei semiassi (in uscita dal complesso cambio-differenziale).<br />

Un rapporto di 7.5546:1 vuol dire che occorrono 7 giri e mezzo dell'albero motore per far fare<br />

un giro ai semiassi, cioè un giro completo alle ruote.<br />

Allungare il rapporto vuol dire fare in modo che occorrano meno giri del motore per far<br />

completare un giro alle ruote. Il rapporto finale più lungo che si può impostare a Grand Prix<br />

Legends è 2.8615:1, ovvero un rapporto di 26/24 con una coppia conica di 10/31.<br />

Al limite, con un rapporto finale 1:1, per ogni giro dell'albero motore le ruote farebbero un giro<br />

completo.


Premessa al setup<br />

In questa sezione affronterò il problema di come impostare il setup perché risulti guidabile. E'<br />

bene che sia chiaro che il mio obiettivo non è quello di inseguire il giro veloce fine a se stesso,<br />

che lascia il tempo che trova.<br />

Mi sono sempre sforzato di arrivare ad assetti che fossero magari non i più veloci in assoluto,<br />

ma facilmente guidabili e che consentissero una guida veloce ma costante; questo almeno<br />

secondo le mie esigenze, le mie preferenze e le mie impressioni.<br />

Cercherò di essere più chiaro possibile (per quanto riesco, ovviamente) circa i rapporti di<br />

causa-effetto tra le modifiche ai parametri e le conseguenze sulla maneggevolezza dell'auto,<br />

cosicché chiunque possa poi regolarsi il setup secondo il proprio stile di guida.<br />

E resta ovviamente il fatto che il tempo lo si fa guidando, non esiste alcun parametro magico<br />

trovato il giusto valore del quale immediatamente si guadagnano 2" al giro...<br />

Per quanto riguarda l'approccio che ho utilizzato, ho cercato di trovare una strada che mi<br />

portasse ad avere un setup di massima da sgrezzare e affinare a seconda del circuito. Il<br />

metodo di andare per tentativi si è sempre rivelato estremamente dispendioso in termini di<br />

tempo; oppure andare per "similitudine" e copiare gli assetti di un circuito simile e poi lavorare<br />

da quel punto di partenza: altra sciagura che non ha mai dato buoni risultati, alla fine il setup<br />

finale era completamente diverso da quello di partenza, per cui si poteva anche cominciare da<br />

zero.<br />

Allora mi sono messo giù a cercare una logica per assettare l'auto, che tenesse conto della<br />

distribuzione dei pesi, e del significato meccanico dei vari parametri. In questo modo ho ridotto il<br />

campo delle possibilità, e rapidamente adatto l'assetto rispettandone sempre l'equilibrio di<br />

partenza.<br />

Vediamo come.


Distribuzione dei pesi<br />

Il primo passo per assettare l'auto è conoscerne la distribuzione dei pesi. Non potrò assettare<br />

nella stessa maniera una Brabham, che ha il 42% del peso sull'asse anteriore e il 58% sul<br />

posteriore, e una Honda che ha 36% davanti e 64% dietro.<br />

Girovagando in rete ho trovato i seguenti valori di distribuzione del peso per le varie auto, non<br />

chiedetemi come le hanno calcolate però funzionano e tanto mi basta!!! :-)<br />

Brabham BRM Cooper Eagle Ferrari Lotus Honda<br />

Ant. 42% 36% 40% 39% 39% 38% 36%<br />

Post. 58% 64% 60% 61% 61% 62% 64%


Equilibrare le molle<br />

Il peso che grava sull'asse anteriore è diverso da quello che grava sull'asse posteriore. Se<br />

scegliessi molle della stessa durezza tanto per l'anteriore che per il posteriore, avrei di fatto<br />

l'anteriore più rigido del posteriore, visto che quest'ultimo è soggetto a maggior peso e quindi<br />

maggior sforzo.<br />

Il primo passo da fare nell'equilibrio dell'auto sarà quello di scegliere una durezza delle molle<br />

proporzionale al peso che grava su quell'asse.<br />

Questo si può calcolare molto facilmente con la seguente formula:<br />

DMA = DMP * %PA / %PP<br />

dove:<br />

DMA = durezza molle anteriori (in N/cm);<br />

DMP = durezza molle posteriori (in N/cm);<br />

%PA = percentuale di peso sull'anteriore;<br />

%PP = percentuale di peso sul posteriore.<br />

Mi resta comunque libertà totale di scelta sulla durezza delle molle, purché sia rispettato il<br />

rapporto fra anteriore e posteriore. Scelgo quindi arbitrariamente uno dei due assi e calcolo<br />

l'altro di conseguenza. Di solito io comincio calcolando il posteriore e ricavando il corrispondente<br />

anteriore.<br />

L'esperienza mi ha mostrato che i valori ottimali per il posteriore stanno sempre intorno ai 184<br />

N/cm, che uso quindi come ottimo punto di partenza. Con 184 N/cm al posteriore, per esempio,<br />

una Brabham richiede una durezza all'anteriore di:<br />

mentre una BRM vorrebbe:<br />

DMA = 184 * 42 / 58 = 133 N/cm<br />

DMA = 184 * 36 / 64 = 105 N/cm<br />

E' chiaro che non si troveranno quasi mai i valori esatti, si sceglierà il più vicino. Per esempio,<br />

nel caso della BRM il risultato darebbe 103.5, mentre il valore più simile che si ha a disposizione<br />

per le molle è di 105, che è comunque un'ottima approssimazione.<br />

Ora l'auto reagisce in modo uniforme tra avantreno e retrotreno, in caso p.e. di avvallamento e<br />

conseguente compressione delle molle, l'abbassamento del corpo vettura sarà uniforme e<br />

resterà correttamente allineato senza sbilanciamenti che metterebbero in crisi l'assetto.


Scegliere le molle<br />

Scegliere la durezza delle molle è un problema non di poco conto. Prima di tutto le molle<br />

servono per ammortizzare le sconnessioni. Se esagero con la loro durezza avrò un'auto<br />

difficilmente controllabile su pista non perfettamente liscia, perché sobbalzerò sulla minima<br />

asperità. Come buona norma bisogna sempre lasciare le molle più morbide possibile.<br />

La rigidità delle molle deve essere sufficiente a soddisfare i seguenti requisiti, di più non è<br />

necessario:<br />

evitare che in forti compressioni (tipicamente su forti avvallamenti, come p.e. ad<br />

Adenau al Ring, o all'Eau Rouge a Spa) l'auto "spanci" troppo e tocchi terra<br />

violentemente, facendo perdere il controllo;<br />

evitare di dover alzare l'auto tipo "trampoli" per non fare arrivare sempre le<br />

sospensioni a tampone;<br />

evitare che si inneschino beccheggi (ovvero movimenti longitudinali) eccessivi, che<br />

rallentano e amplificano le reazioni e diminuiscono il feeling con l'auto.<br />

Ricordiamo inoltre che più l'avantreno è morbido, più peso si trasferirà su di esso in frenata,<br />

causa il maggiore affondamento che sposta in avanti il baricentro. Questo si traduce in<br />

maggiore aderenza dell'anteriore, e ci permette di frenare con più intensità.<br />

Sarà più facile controllare la frenata evitando i bloccaggi, poiché la pressione del freno verrà<br />

"assorbita" in parte dall'affondamento delle molle, e solo dopo si trasmetterà alle gomme.<br />

Questo ci permette di gestire meglio la frenata.<br />

Svantaggi: l'escursione dell'avantreno in frenata è maggiore, e maggiore sarà lo spostamento<br />

del baricentro al variare della pressione del freno. La modulazione della frenata può diventare<br />

più critica, specie se si deve frenare in curva. Infatti, arrivare al bloccaggio fa diminuire<br />

l'aderenza, l'auto parte per la tangente e l'avantreno perde carico. Le molle quindi, che sono<br />

morbide, tenderanno a scaricarsi. Rilasciare un poco il freno fa riprendere aderenza alla ruota,<br />

con due importanti conseguenze:<br />

1) l'auto riprende direzionalità;<br />

2) il peso torna a trasferirsi di più sull'avantreno, che affonda, e contemporaneamente si scarica<br />

il retrotreno. Associato alla ripresa della direzionalità abbiamo dunque una perdita di aderenza<br />

del retrotreno.<br />

Se non stiamo estremamente attenti, l'auto può cominciare a sbilanciarsi enormemente, tanto in<br />

senso longitudinale (con l'avantreno che "pompa" rimbalzando in su e in giù) allungando la<br />

frenata, quanto in senso laterale, innescando un "pendolamento" che generalmente culmina in<br />

un testacoda e uscita di strada. Chi ha un volante Force Feedback avrà senz'altro avvertito, in<br />

queste circostanze, il volante che comincia a tirare a destra e a sinistra in modo incontrollabile,<br />

come se l'avantreno si "distorcesse" (non so trovare altra definizione). Questo è tipicamente<br />

dovuto alle molle troppo morbide che rendono difficile controllare queste reazioni.<br />

Con molle più rigide si minimizzano tutti questi fenomeni e l'auto ha sempre un comportamento<br />

molto più uniforme, proprio perché si minimizzano i trasferimenti di carico in tutte le direzioni,<br />

ma poi sorgono altri problemi, quali:<br />

perdita di potenza frenante complessiva, visto che con molle più dure si avrà minor<br />

trasferimento di carico sull'avantreno in frenata, con conseguente minor aderenza


complessiva;<br />

maggior sottosterzo in ingresso di curva, per lo stesso motivo.<br />

minor progressività delle reazioni, l'auto "parte" con molto meno preavviso e se<br />

non si controlla subito poi diventa impossibile controllarla. Tuttavia, si presta meglio<br />

a essere messa in derapata controllata, proprio perché tende, una volta iniziato a<br />

sbandare, a mantenere la derapata.<br />

Posso intervenire compensando in vari modi (ammortizzatori, barre, convergenze), ma il rischio<br />

è quello di perdere la testa cercando di correggere un comportamento che invece è dovuto<br />

all'errore alla base di una scelta sbagliata di molle.<br />

Per esempio, posso compensare molle morbide con barre molto rigide: questo compensa gli<br />

eventuali "pendoli" laterali che si possono innescare, ma non possono chiaramente influire sui<br />

beccheggi e sui "pompaggi" dell'avantreno.<br />

Altra possibilità è quella di lavorare sugli ammortizzatori, aumentandone il freno in estensione<br />

("rimbalzo" nella traduzione italiana). Ma questo ha una serie di conseguenze che vedremo nei<br />

paragrafi appositi.<br />

Molle rigide diventano indispensabili su piste molto veloci come p.e. Spa. Su curvoni da 280<br />

all'ora le reazioni dell'assetto ai comandi devono essere istantanee e soprattutto l'auto deve<br />

potere essere lanciata in derapata su 4 ruote e gestita "di gas" per mantenere la traiettoria.<br />

Un "classico" è rilasciare per un attimo il gas, portare il peso sull'avantreno, fare sbandare un<br />

po' l'auto per chiudere la curva, e subito ridare gas per stabilizzare il posteriore e continuare<br />

sulla traiettoria.<br />

Con le molle rigide i trasferimenti di carico si traducono istantaneamente o quasi in variazioni di<br />

aderenza delle ruote, cosa positiva data l'alta velocità in gioco; ma soprattutto, evitiamo<br />

l'innesco di beccheggi ingestibili, ricordiamo sempre (non mi stanco di ripeterlo) che molle<br />

morbide hanno come effetto quello di trasferire più carico davanti in rilascio, e<br />

conseguentemente il posteriore si alleggerisce di colpo. In pieno appoggio a 280 all'ora questo<br />

probabilmente sarebbe fatale per il controllo dell'auto.<br />

Tuttavia, non posso neanche esagerare con la durezza: altrimenti appena l'auto comincia a<br />

derapare in curva, sarà impossibile riprendere la sbandata, visto che una volta che il retrotreno<br />

perde aderenza, l'eccessiva rigidità delle molle impedirà di trasferirgli poi sufficiente carico per<br />

fargli riprendere aderenza, con ovvio testacoda.<br />

Al contrario, su piste lente come Monaco è necessario inseguire la massima progressività, per<br />

poter frenare il massimo possibile e avere maggior trazione: non dimentichiamo che quello che<br />

vale per l'avantreno in frenata, vale poi per il retrotreno in accelerazione. Molle più morbide<br />

dietro fanno sì che l'accelerata sia "assorbita" maggiormente dall'affondamento, l'eventuale<br />

sbandata sarà quindi più progressiva e controllabile. E naturalmente, il trasferimento di carico al<br />

retrotreno si traduce in maggior trazione in uscita di curva, fondamentale (p.e.) con le marce<br />

corte negli angusti tornantini di Monaco.<br />

Ovviamente non dobbiamo esagerare, altrimenti rallentiamo troppo le reazioni altrimenti nei<br />

transitori finiamo contro il muro prima di avere trasferito il carico sull'asse opposto (e aver quindi<br />

ripreso aderenza).<br />

Su una pista veloce, come Spa, su un cambio di direzione facciamo due rimbalzi e veniamo<br />

sparati nel bosco da una reazione ingestibile di avantreno o retrotreno "sovraccaricati", che<br />

hanno sfruttato tutta la corsa della sospensione arrivando al tampone.<br />

Posso sempre alzare l'auto per dare più corsa alle sospensioni, però allora alzo il baricentro e<br />

sarà come avere ulteriormente ammorbidito le molle... :-(


Piste come Monza, invece, pongono già un problema diverso: in realtà, di curve veramente<br />

veloci c'è solo la Ascari, che comunque se impostata bene e con un assetto equilibrato è alla<br />

stregua di un "rettilineo storto" e si fa in pieno.<br />

A Monza il problema sono le violentissime staccate, da 300-310 orari a meno di 100 per Lesmo<br />

e Parabolica.<br />

Per questo, a Monza anche un assetto relativamente morbido non è "blasfemo", perché ci<br />

permette di avere molto carico sull'anteriore e frenare con più potenza. Per contro, rischia di<br />

amplificare troppo i fenomeni di beccheggio quando dalla violentissima frenata si torna a dare<br />

gas per uscire dalla curva: l'avantreno si scarica molto, e mentre perdiamo carico (e<br />

direzionalità) davanti, dietro possono innescarsi pendolamenti che o ci fanno perdere il<br />

controllo, o comunque un sacco di tempo.<br />

E' difficile decidere a priori se una certa pista vorrà un assetto morbido o duro. A parte i casi<br />

"ovvi" come Spa, dove la durezza è d'obbligo, piste più varie come Kyalami, Rouen o Mexico (e<br />

non parliamo del Ring...), per dire i primi che mi vengono in mente, possono essere un<br />

rompicapo: magari un certo setup va bene sul tratto guidato, ma poi è in crisi sul curvone<br />

veloce, o viceversa.<br />

In casi come questi, io cerco di identificare il punto chiave della pista, ovvero quello più difficile<br />

dove è più probabile commettere errori.<br />

Per esempio, in Mexico è la lunga curva a destra a chiudere, alla fine del rettilineo di partenza.<br />

Bisogna continuare a frenare per tutta la parte iniziale della curva. Qui se si sbaglia la frenata ci<br />

si sfascia sul muro. Nel tratto di curve e controcurve dopo il tornante, invece, al peggio si va<br />

fuori traiettoria e si perde tempo.<br />

E' ovvio che l'assetto dovrà curare la curva "pericolosa" per impedirci di fare incidenti. Non<br />

avrebbe senso fare un assetto ideale per la serie di curve ma col quale 2 volte su 3 ci giriamo<br />

alla frenata alla fine del rettilineo.<br />

Lo stesso discorso si può fare per la difficilissima semicurva a sinistra prima del tornante<br />

"Nuovo Mondo" di Rouen. In pratica si stacca per il tornante durante questa semicurva. Non<br />

serve a nulla un assetto ideale per il resto della pista che però qui si rivela inguidabile. In tutti gli<br />

altri punti al peggio perdo qualche centesimo, qui invece uscirei di pista. Non si finiscono le gare<br />

in questo modo.


Equilibrare le barre<br />

Avendo equilibrato le molle secondo la distribuzione dei pesi dell'auto, ora formalmente è come<br />

se anteriore e posteriore "pesassero" uguali, ma soprattutto è come se le molle anteriori e<br />

quelle posteriori fossero rigide uguali.<br />

Andando a regolare le barre, in teoria dovremmo metterle esattamente identiche. In pratica,<br />

invece, dovremo andare a "rifinire" la regolazione con interventi anche molto ampi, dipendenti<br />

dal "comportamento" e dalla "natura" dell'auto che andiamo ad assettare. E, non ultimo, dallo<br />

stile di guida che vogliamo adottare.<br />

Inizialmente, andiamo a inseguire la regolazione più neutra possibile. Partiamo quindi da un<br />

valore medio-duro delle barre, che io di solito impongo a 280 N/cm, sia per l'avantreno e il<br />

retrotreno, mettiamo le convergenze a 0 sia davanti che dietro per non avere effetti indotti, e poi<br />

partiamo con un differenziale tarato a 85/85 e 1 blocco, in modo da eliminarne virtualmente<br />

qualsiasi tipo di intervento.<br />

Questo è molto importante, in quanto il bloccaggio del differenziale influenza pesantemente il<br />

comportamento dell'auto in curva, ma quella è una "rifinitura" che verrà dopo: prima dobbiamo<br />

avere l'auto neutra come bilanciamento, poi provvederemo a sistemare convergenze e<br />

differenziale.<br />

Ora scendiamo in pista, e facciamo un giro molto adagio, badando come unica cosa all'angolo<br />

di sterzo che adoperiamo nelle curve. Al giro successivo, entriamo in curva invece abbastanza<br />

veloci, e cerchiamo sempre di fare attenzione all'angolo di sterzo. I casi possibili sono<br />

chiaramente tre:<br />

l'angolo di sterzo è maggiore in velocità che andando piano: questo significa che<br />

l'auto ha un comportamento tendenzialmente sottosterzante, e dovremo pertanto<br />

irrigidire la barra posteriore;<br />

l'angolo di sterzo è minore in velocità, questo significa che l'auto è<br />

tendenzialmente sovrasterzante e dovremo ammorbidire la barra posteriore. In<br />

genere, comunque, questo secondo caso culmina in un testacoda o in ingresso o (se<br />

ci va bene!) a metà curva, visto che stiamo girando senza bloccaggio al differenziale<br />

e il controllo risulterebbe pressoché inutile.<br />

l'angolo di sterzo è uguale ad alta come a bassa velocità, questo significa che<br />

l'auto è perfettamente neutra, e la differenza tra le barre è già corretta così.<br />

Attenzione a due cose: innanzitutto non facciamoci fregare da effetti indotti, se in<br />

ingresso di curva ci giriamo, non cominciamo a pensare che l'auto sia sovrasterzante,<br />

potremmo essere noi a essere troppo bruschi. Ricordiamo che il differenziale è sbloccato<br />

sia in accelerazione che in rilascio, durante questo test. Proviamo quindi a frenare prima<br />

e ad entrare più uniformemente in curva, accompagnando maggiormente l'inserimento,<br />

ricordiamo che non stiamo cercando il tempo ma solo testando l'equilibrio dell'auto. Al<br />

limite rendiamo meno "diretto" lo sterzo intervenendo sullo steering ratio, aumentandone<br />

il valore di demoltiplicazione.<br />

Secondariamente, questa impostazione potrà venire lievemente ritoccata una volta che


poi andremo a "ripristinare" il lavoro del differenziale: un differenziale con molti blocchi<br />

darà più sottosterzo di uno con pochi blocchi, nel primo caso potrà rendersi necessario<br />

un lieve irrigidimento della barra posteriore. E poi anche le convergenze hanno influenza<br />

su inserimenti e uscite di curva, per cui potrebbe rendersi necessario un ulteriore ritocco<br />

alle barre.<br />

Ci resta ancora un importante lavoro da fare: così facendo abbiamo solo regolato la<br />

differenza tra barra anteriore e posteriore, ma dobbiamo ancora definire la durezza<br />

complessiva delle barre.<br />

Ci resta ancora da decidere una cosa: barre morbide o barre rigide? Vediamo i diversi<br />

comportamenti di una barra rigida piuttosto che una morbida:<br />

Barre più rigide producono come effetto:<br />

maggior precisione e prontezza dello sterzo;<br />

maggiore agilità del corpo vettura, che ovviamente presenta minori rollii<br />

specie effettuando una "S" veloce. Un banco prova eccezionale di questo<br />

fenomeno si può trovare nel velocissimo tratto di Masta, a Spa;<br />

maggior reattività del retrotreno: l'auto diventa più sensibile al gas, che<br />

andrà quindi gestito con più cautela;<br />

Anche per le barre, chiaramente, si dovrà cercare un compromesso. Un certo rollio<br />

bisogna comunque permetterlo, al corpo vettura, perché vale - in senso laterale - lo<br />

stesso discorso che valeva per le molle in senso longitudinale. Più aumento la rigidità<br />

delle barre, più carico le gomme esterne che quindi arrivano prima al limite di deriva.<br />

Ottengo quindi un'auto estremamente rapida nelle reazioni, ma che facilmente derapa e<br />

scivola via sulle curve. Questa è una condizione ottimale per i curvoni velocissimi tipo<br />

Spa, meno su curve più lente.<br />

Esagerare con la durezza delle barre è dannoso perché immediatamente o quasi le ruote<br />

esterne verranno portate al limite, e il risultato è del sottosterzo in inserimento di curva, e<br />

poi del sovrasterzo quando si da gas in uscita di curva.<br />

Una eccessiva durezza al posteriore, inoltre, rende l'auto instabile in frenata e in<br />

inserimento; una eccessiva durezza all'anteriore rende l'auto sottosterzante in<br />

inserimento e poi, come effetto indotto, sovrasterzante in uscita visto che affrontiamo la<br />

curva con troppo angolo di sterzo.<br />

Per contro, lasciare le barre troppo morbide rallenta eccessivamente i transitori, in una<br />

"S" veloce (come Masta, appunto) all'impostazione della controcurva avrei ancora il<br />

corpo vettura rollato dalla parte opposta; e di conseguenza ancora niente carico (e quindi<br />

aderenza) sulle ruote esterne, con ovvia uscita di pista.<br />

Tuttavia, ridurre la rigidità delle barre fa progressivamente lavorare meglio le gomme<br />

esterne, in appoggio stabilizzato l'auto diventa più facile da gestire e meno nervosa. E<br />

anche qui, come ultima cosa, bisogna sempre tenere presente il fattore soggettivo,<br />

l'impostazione delle barre deve sempre tenere presente lo stile del pilota: non potrò<br />

chiaramente assettare allo stesso modo, per fare un esempio, uno che mette in curva<br />

l'auto con un colpo di sterzo per poi gestire la conseguente derapata di gas (come faccio<br />

io, per esempio), oppure uno che entra in curva dolcemente con una traiettoria più<br />

regolare sfruttando maggiormente l'appoggio stabile.


Regolare gli ammortizzatori<br />

Le regole base per regolare gli ammortizzatori sono fondamentalmente le seguenti:<br />

Il valore di rimbalzo (rebound in inglese) non deve mai essere superiore a quello di<br />

impatto (bump);<br />

A molle morbide si associano ammortizzatori poco frenati, viceversa a molle dure.<br />

Queste due regole-base possono apparentemente essere incomprensibili, invece sono<br />

logicamente fondate, vediamo perché:<br />

1. In genere, un valore di rimbalzo più frenato di quello di impatto da l'impressione di aumentare<br />

la guidabilità, perché dovendo controllare una sbandata l'avantreno resta più "trattenuto" dagli<br />

ammortizzatori più duri e avrà meno tendenza a "spararci" dall'altra parte. Un "classico" delle<br />

uscite di pista, penso ve ne siate accorti tutti, è quello che capita quando ci si intraversa e si va<br />

a controsterzare a fondo corsa. L'auto sbanda, sbanda, noi la teniamo in controsterzo finché<br />

non riusciamo a riprenderla. Immediatamente il retrotreno recupera aderenza, e si riallinea; la<br />

ruota anteriore esterna reagisce a sua volta scaricandosi di colpo, proprio mentre si trova<br />

sterzata al massimo verso l'esterno. E puntualmente veniamo "sparati" verso l'esterno da<br />

questo effetto "pendolo" che si è innescato.<br />

Aumentando il freno dell'estensione, questo fenomeno verrà limitato, e sarà molto più facile<br />

controllare questo tipo di sbandate.<br />

Tuttavia, sorge un grossissimo problema: se la molla impiega più tempo ad estendersi che a<br />

comprimersi, quando viene fatta lavorare (ad esempio in un lungo curvone) piano piano si<br />

comprime sempre più e non fa mai in tempo ad estendersi. Dopo un po' arriva a fondocorsa e<br />

perdiamo il controllo. Se cominciamo a lavorare su molle, barre, convergenze, camber, altezze,<br />

tamponi, non ne verremo mai a capo.<br />

Per questo, il valore di compressione dell'ammortizzatore deve sempre essere uguale a quello<br />

di estensione, tutt'al più possiamo rendere l'estensione più veloce, sempreché ovviamente<br />

questo non ci renda inguidabile l'auto.<br />

2. Molle e ammortizzatori devono essere concordi, a molle morbide si associano ammortizzatori<br />

morbidi, e viceversa. Una molla dura con un ammortizzatore morbido oscillerà non frenata a<br />

sufficienza, poiché sarà "più forte" dell'ammortizzatore. E' superfluo dire che un'auto così sarà<br />

difficilissima da guidare, una frenata o un accelerata (o anche una semplice sterzata) avrà un<br />

primo momento di reazione "a vuoto" poiché la molla affonda senza freno. Poi di colpo<br />

prenderebbe carico, e immediatamente dopo rimbalzerebbe verso l'alto scaricandosi.<br />

Aumentare la durezza delle molle o delle barre, in questo caso, peggiorerebbe solo il fenomeno.<br />

Viceversa, se freno troppo gli ammortizzatori ottengo come risultato delle reazioni "indecifrabili":<br />

andando a caricare la sospensione, questa si comporta dapprima come se fosse durissima, ma<br />

poi cederebbe progressivamente andando a sfruttare un'escursione ampia. Questo provoca due<br />

principali fenomeni:<br />

durante un curvone (ideale per "saggiare" questo fenomeno è la Curva Grande di<br />

Monza) l'auto sembra tenere tantissimo in ingresso, salvo poi a metà curva<br />

cominciare progressivamente a sbandare perdendo aderenza, mano a mano che<br />

l'ammortizzatore affonda e la molla si comprime; e non è tutto, il problema sorge<br />

nell'andare a controllare questa sbandata: controsterzando, il retrotreno non reagirà


subito alla correzione, poiché verrà "trattenuto" dall'elevato valore di "freno"<br />

dell'estensione. E quando poi finalmente la molla riesce a vincere l'ammortizzatore,<br />

ci troviamo una grande corsa della sospensione (dovuta alla molla morbida) che va a<br />

scaricarsi. A questo punto, o ci siamo già girati prima (perché il retrotreno non ha<br />

seguito la correzione), oppure veniamo sparati di colpo verso l'esterno cominciando<br />

un difficilissimo pendolamento.<br />

l'inserimento di curva diventa estremamente critico: rilasciando il freno per inserirci<br />

in curva, l'alto freno dell'estensione ci trattiene "in basso" il muso dell'auto, e quindi<br />

tutto il peso ancora davanti. Andare a inserirsi in curva in queste condizioni ci<br />

condanna quasi certamente a un testacoda; è inutile correggere l'auto dando gas,<br />

questo ci fa solo entrare troppo veloci in curva e il testacoda lo facciamo poco più<br />

avanti.<br />

In generale, io parto con gli ammortizzatori settati a 2/2 e 4/4 rispettivamente per avantreno e<br />

retrotreno. Si possono avere lievi varianti, come 3/3 4/4, oppure 2/2 3/3 o al limite 3/3 3/3. Altri<br />

valori non li uso praticamente mai.<br />

Gli ammortizzatori vanno per lo più scelti coi valori che ci permettono la maggior aderenza in<br />

curva, di solito questo è il massimo valore ottenibile. Ma anche qui bisogna fare attenzione,<br />

esagerare crea problemi collaterali insolubili, vedi il rilascio troppo lento in inserimento, o un<br />

eccessiva durezza al retrotreno quando si va a dare gas. Continuare ad ammorbidire la molla o<br />

la barra peggiora sempre e solo tutto, se la colpa era invece dell'ammortizzatore troppo frenato<br />

in compressione.<br />

In certi altri casi, posso accelerare (cioè ridurre il valore di freno) il rilascio dell'avantreno o del<br />

retrotreno. L'avantreno, se noto che tende a restare "schiacciato" troppo a lungo in ingresso<br />

curva, quando smetto di frenare.<br />

Il retrotreno, idem: se in ingresso curva resta schiacciato, ma poi tende a girarsi mano a mano<br />

che si scarica durante la percorrenza, allora posso rendere più veloce l'estensione riducendo il<br />

freno dell'ammortizzatore. Così all'ingresso della curva l'avantreno e il retrotreno sono già<br />

scaricati o caricati al punto giusto, e avrò il massimo equilibrio.<br />

L'esperienza ha comunque mostrato che valori troppo dissimili non hanno senso, il massimo di<br />

differenza che si può avere è di un punto, cioè 3/2 oppure 4/3; non ho mai avuto buoni risultati<br />

con valori tipo 4/1 o similari (a prescindere dall'asse).


Regolare camber e pressione<br />

Per camber e pressione faccio un paragrafo unico, visto che la loro regolazione va di pari passo<br />

ed è inscindibile l'una dall'altra.<br />

Regolare questi parametri è facile, non è che lasci molto spazio alla fantasia: va impostato<br />

esclusivamente in modo da avere le temperature delle gomme uniformi su tutta la superficie.<br />

Qui non esistono interpretazioni, una sola è l'impostazione giusta, le altre sono sbagliate.<br />

Osserviamo il pannello riguardante la temperatura delle gomme:<br />

Io ho la versione inglese (che - come ho detto più volte - ho sempre preferito alle imprecise<br />

traduzioni italiane), ma il significato è comunque intuitivo: LF sta per left forward, ovvero<br />

anteriore sinistra (in italiano avrete AS), RF per right forward (anteriore destra, DS) idem per LR<br />

e RR che sono le posteriori (rear in inglese, PS e PD in italiano, ovviamente).<br />

In ogni modo è impossibile sbagliare visto che i quattro spazi sono disposti come le ruote<br />

sull'auto guardandola dall'alto col muso in avanti :-)<br />

Per quanto riguarda le lettere più interne, abbiamo O, M e I che stanno per out, mid, in, ovvero<br />

in italiano esterno, centro, interno. Anche qui non si può sbagliare perché la posizione è<br />

intuitiva, per le ruote di destra la cosa è invertita dato che la fascia interna è a sinistra (sempre<br />

verso il centro dell'auto, insomma!!!).<br />

Infine, l'ultimo dato per ogni ruota riguarda le pressioni, rispettivamente a freddo e a caldo.<br />

Forse non dovrei nemmeno specificarlo, ma è chiaro che la pressione aumenta mano a mano<br />

che la gomma si scalda.<br />

Per regolare questi parametri occorre solo un po' di pazienza e qualche tentativo. E soprattutto<br />

una guida regolare e costante!!! Quando si stanno regolando pressioni e camber bisogna<br />

assolutamente girare puliti, evitare sbandate, testacoda, toccate ai rails e quant'altro: rinunciate<br />

a cercare il tempo, dovete solo girare.<br />

Inanellate una serie di giri per complessivi 30-40 Km (che sono una decina di giri su una pista<br />

media), poi fermatevi, rigorosamente non a ruote bloccate, l'ideale è fare ESC mentre si è in<br />

rettilineo.<br />

Facciamo ora il punto della situazione e osserviamo le temperature. Penso che la cosa più utile


sia fare una tabella:<br />

O M I Significato<br />

130° 125° 130°<br />

121° 124° 121°<br />

126° 128° 130°<br />

129° 127° 125°<br />

120° 120° 126°<br />

128° 122° 122°<br />

132° 132° 126°<br />

118° 131° 131°<br />

camber giusto, pressione<br />

bassa<br />

camber giusto, pressione<br />

alta<br />

camber troppo negativo,<br />

pressione giusta<br />

camber troppo positivo,<br />

pressione giusta<br />

camber troppo negativo,<br />

pressione bassa<br />

camber troppo positivo,<br />

pressione bassa<br />

camber troppo positivo,<br />

pressione alta<br />

camber troppo negativo,<br />

pressione alta<br />

Ho usato sempre temperature diverse perché voglio che vi abituiate a ragionare sui valori. Non<br />

importa, in questi casi, il valore assoluto, quello che dobbiamo guardare è il valore relativo<br />

delle temperature delle tre fasce.<br />

La logica da seguire è questa:<br />

Una pressione bassa ha come effetto di far scaldare più i bordi della fascia<br />

centrale, perché la gomma sottogonfiata non riesce a mantenere il battistrada<br />

disteso, e così si scaldano i bordi e basta;<br />

Una pressione alta, al contrario, fa scaldare di più la parte centrale, perché la<br />

gomma fa la "pancia" e si arrotonda eccessivamente;<br />

Un camber troppo negativo fa, ovviamente, appoggiare di più la fascia interna di<br />

quella esterna;<br />

Un camber troppo positivo il contrario, e si scalderà di più la fascia esterna;<br />

Ovviamente, le combinazioni di queste possibilità danno luogo a tutta la casistica di temperature<br />

che abbiamo visto nella tabella.<br />

Da un punto di vista della guida, bisogna tenere presente un altro paio di cose:<br />

Innanzitutto, un camber più verticale migliora la frenata. L'ideale per la frenata è ovviamente 0°,<br />

visto che in questo modo la gomma è perfettamente distesa e dritta in rettilineo.<br />

Uno più negativo migliora invece l'appoggio in curva. Infatti, entrando in curva, la deriva della<br />

gomma fa "piegare" il fianco. Se la gomma è perfettamente dritta in rettilineo, una volta caricata<br />

in curva appoggerà solo sul bordo esterno, e perderà aderenza.<br />

L'aderenza in curva aumenta fino al valore di camber che produce la stessa temperatura tra le<br />

fasce interna, centrale, esterna; anche se così facendo, perderemo qualcosa in frenata.<br />

Comunque, la perdita in frenata è minima rispetto a quello che si perde in curva, pertanto sarà<br />

nostro interesse fare lavorare bene la gomma in curva, senza curarci del resto.


Infine, negli assetti da qualifica sono solito aumentare lievemente la pressione delle 4 gomme,<br />

visto che in qualifica si fanno pochi giri, e quindi ho bisogno delle gomme già a una pressione<br />

vicina a quella ottimale; e poi perché con meno benzina c'è meno inerzia e le gomme vengono<br />

sforzate (e quindi scaldate) di meno.<br />

Assetti asimmetrici<br />

Sembra una bestialità parlare, in Formula Uno, di assetti asimmetrici. Si parla di assetti<br />

asimmetrici, e subito pensiamo a Indianapolis e agli ovali. Invece hanno un senso anche qua. In<br />

particolare per le pressioni, che vanno il più possibile rese uguali a caldo. Non è detto che tutte<br />

le gomme vengano sfruttate allo stesso modo, anzi quasi mai capita, ma in particolare su piste<br />

fortemente asimmetriche come Spa o Monza, dove le curve sono quasi tutte verso destra. Le<br />

gomme di sinistra saranno sollecitate molto di più di quelle di destra, e si scalderanno molto di<br />

più. Se io imposto le pressioni tutte uguali a freddo, mi troverò a caldo con le gomme di destra<br />

più sgonfie di quelle di sinistra. E alla prima frenata mi troverò a zigzagare ovunque, visto che le<br />

gomme si comporteranno in modo diverso.<br />

Le pressioni, quindi, dovranno tenerne conto: a freddo dovrò gonfiare di più quelle di destra,<br />

meno sollecitate, che si scalderanno meno (e quindi aumenteranno meno di pressione). Anche i<br />

camber ne dovranno tenere conto: le gomme meno sollecitate lo dovranno avere più vicino a<br />

zero di quelle altre. Ma d'altronde, basta guardare le fasce di temperatura e farsi guidare da<br />

esse nell'impostazione dei camber e delle pressioni.<br />

Ricordiamo sempre, comunque, di non superare mai 0°, un camber positivo diventa<br />

svantaggioso tanto in frenata quanto in curva.<br />

A Monza o Spa, in particolare, un camber di 0° per le ruote interne è una cosa sensatissima, ne<br />

giovano le curve a destra e le frenate; tuttavia, ho sperimentalmente visto che poi sorgono<br />

problemi nelle sia pur poche curve a sinistra, perché la gomma esterna lavora male. E uscire<br />

all'Ascari, a 290 all'ora, non è un problema di poco conto. Così, sono solito mettere il camber<br />

dell'anteriore "interna" (la destra a Monza e Spa) a -0.25°, che mi garantisce aderenza anche in<br />

curva. In questo caso (solo per le ruote interne) posso accettare di avere le fasce di<br />

temperatura non perfettamente uniformi fra loro. Sia però chiaro che sulle pressioni, invece, non<br />

si deroga, e devono sempre essere più simili fra tutte e 4 le ruote, a caldo.<br />

Ultimo consiglio: l'assetto impostato in questo modo sarà ottimale solo a caldo; finché le gomme<br />

non sono in temperatura saranno "sgonfie" e non appoggeranno correttamente, per cui<br />

l'aderenza sarà minore. In più, le gomme interne avranno una pressione diversa da quelle<br />

esterne. Tutto questo, tradotto, significa che nei primi giri bisogna fare un'attenzione estrema!!!<br />

Solo dopo qualche giro, quando le gomme si saranno scaldate ed equilibrate, potremo spingere<br />

a fondo certi che l'assetto sarà stabile ed affidabile.


Effetti delle convergenze<br />

Con la convergenza entriamo nel campo dei "ritocchi" all'assetto. Se l'assetto è "nato male",<br />

smanettare con le convergenze ci farà solo perdere la testa, avremo l'illusione che l'auto<br />

reagisca cambiando comportamento ma continuerà ad avere reazioni inconsulte e inspiegabili.<br />

Pertanto, le convergenze si cominciano a impostare solo quando tutto il resto è equilibrato, per<br />

"perfezionare" inserimenti e uscite.<br />

Convergenza anteriore<br />

L'esperienza mi ha mostrato che la convergenza anteriore vuole sempre lievemente aperta. E'<br />

responsabile dell'inserimento in curva che ha la macchina: più la apro, più l'auto avrà la<br />

tendenza ad assecondare rapidamente l'ingresso in curva. In un certo senso, può dare<br />

l'illusione di rendere più sensibile lo sterzo.<br />

L'istinto, quindi, è quello di aprire la convergenza per correggere una tendenza sottosterzante<br />

dell'auto. Per piccole aperture, questo aiuta, ma non bisogna mai esagerare, altrimenti<br />

diventano predominanti gli effetti indotti. Aprendo troppo la convergenza, ottengo un<br />

inserimento eccessivamente pronto. L'effetto è che istintivamente entrerò in curva con meno<br />

angolo di sterzo di quello effettivamente necessario a girare la curva. Durante la percorrenza,<br />

quindi, l'auto allargherà, e così avremo l'impressione che l'auto sia equilibrata in inserimento,<br />

ma sottosterzante a centro curva. Se ci mettiamo a smanettare con barre, molle e<br />

ammortizzatori, è finita =:-O<br />

Ovviamente, una convergenza troppo chiusa avrà un effetto contrario, cioè l'inserimento sarà<br />

"pigro", l'auto manifesterà una tendenza sottosterzante per contrastare la quale noi sterzeremo<br />

di più del necessario. I casi sono due:<br />

o si entra in curva con troppo sterzo, e a metà curva l'auto reagirà con una scodata<br />

"incomprensibile", che ci impedirà di aprire il gas e ci farà perdere tempo;<br />

oppure in ingresso dobbiamo sterzare talmente tanto da mandare le ruote oltre il<br />

limite di deriva, perdono aderenza e noi tiriamo dritto per la tangente a ruote<br />

inutilmente sterzate a fondocorsa. Se poi, dopo aver rallentato, riprendono aderenza,<br />

si trovano di colpo completamente sterzate e il testacoda è quasi certo.<br />

Secondo me, un valore corretto di convergenza va impostato in modo che ci dia un buon<br />

inserimento senza sottosterzo; non appena comincia a "emergere" l'insufficiente angolo di<br />

sterzo, lo compenserò affondando il gas e facendo girare il retrotreno in sbandata controllata.<br />

Se invece l'auto fosse equilibratamente sovrasterzante anche nella seconda metà della curva,<br />

non potrei assolutamente permettermi di dare gas, pena l'inevitabile testacoda.<br />

Questo tipo di guida richiede però un particolare settaggio del differenziale, diverso da quello di<br />

"uso comune". Ne parlerò dettagliatamente nel paragrafo specifico.<br />

Per dare un po' di valori, sono solito partire con un valore di convergenza di -0.127 cm; in<br />

genere i valori di tutte le macchine per tutte le piste non sono molto distanti da questo. Fa<br />

eccezione Monaco dove la ristrettezza degli spazi costringe a dover ottenere dall'auto reazioni<br />

più "strane" del solito: lì la convergenza la metto molto più aperta (sull'ordine di -0.635 per<br />

l'avantreno e +0.444 per il retrotreno). In questo modo l'inserimento è immediato e lo sterzo<br />

molto sensibile, nel contempo evito di sterzare troppo; associato alla convergenza chiusissima<br />

del retrotreno, questo mi permette di dare gas con decisione anche con le marce corte, che


altrimenti innescherebbero sbandate di difficile controllo.<br />

E' però chiaro, come al solito, che dipende in massima parte dal vostro stile di guida: dovete<br />

prima decidere come volete guidare, e poi "costruirvi" l'assetto che assecondi questo vostro<br />

modo di impostare le curve.<br />

Convergenza posteriore<br />

Per la convergenza posteriore, valgono chiaramente gli stessi identici discorsi: più la apro, più il<br />

retrotreno tende ad assecondare la sterzata, quasi come se fosse blandamente autosterzante.<br />

Più lo apro, più diventa difficile frenare, perché il retrotreno alleggerito tende a zigzagare a<br />

destra e a sinistra.<br />

Una convergenza chiusa, invece, tende a mantenerlo più stabile e facilita la frenata, anche in<br />

condizioni difficili. Come contropartita, però, avrò una maggiore "pigrizia" nell'inserimento in<br />

curva, col retrotreno che sembrerà "restare indietro" rispetto all'avantreno.<br />

Anche qui, come al solito, attenti agli effetti indotti: se apro troppo la convergenza dietro, avrò in<br />

inserimento una brusca tendenza sovrasterzante: se correggerò quella "finta" sbandata, uscirò<br />

ineluttabilmente largo a metà curva e difficilmente riuscirò a rientrare sulla traiettoria.<br />

D'altro canto, se la chiudo troppo, avrò delle reazioni estremamente repentine: la convergenza<br />

ha effetto solo finché la gomma ha aderenza, quando comincia a sbandare significa che sta<br />

strisciando lateralmente. La convergenza non ha qui più effetto. Chiuderla troppo significa avere<br />

un'auto che resta perfettamente allineata finché non arriva al limite, dandoci l'impressione che il<br />

retrotreno abbia più aderenza di quella che in realtà ha (e dandoci l'impressione di sottosterzo).<br />

Così noi sterziamo di più, e improvvisamente il retrotreno perde aderenza.<br />

Di colpo perdiamo aderenza al retrotreno proprio mentre abbiamo un angolo di sterzo<br />

eccessivo: la situazione è molto critica, e la perdita di controllo molto probabile.<br />

Una volta di più, non mi resta che dirvi: decidete come volete guidare, e regolatevi le<br />

convergenze in modo che siano corrette secondo il vostro modo di impostare la curva.


Altezza dal suolo e tamponi di fine corsa<br />

Per altezza e tamponi, faccio un paragrafo unico visto che sono due cose che si influenzano<br />

vicendevolmente.<br />

Molta gente, la prima cosa che fa nell'assetto, è "tirare per terra" l'auto. Si mette l'auto più bassa<br />

che si può, e via andare con una cavalletta impazzita. Alla fine l'auto è anche veloce, il<br />

baricentro basso aiuta sempre la tenuta di strada, ma le sospensioni costantemente a fondo<br />

corsa sui tamponi rendono sempre critica la tenuta, perché improvvisamente possiamo perdere<br />

il controllo senza motivo apparente.<br />

Io invece preferisco tenere l'auto alta quel tanto che basta ad evitare il più possibile di andare<br />

sui tamponi, ai quali non ricorro mai neanche dove si salta o ci si "comprime" come al Ring, a<br />

Spa o a Mosport. I tamponi li lascio comunque regolati a 2.54 cm, ovvero il minimo.<br />

Per quanto riguarda l'altezza da terra, in genere non scendo mai - per i motivi che ho appena<br />

citato - sotto i 7.62 cm per l'avantreno.<br />

Naturalmente, con molle più rigide potrò abbassare maggiormente l'auto, visto che a parità di<br />

sollecitazione la corsa necessaria della sospensione sarà minore. Inoltre, bisogna considerare<br />

anche la velocità della pista, su piste molto veloci avremo sollecitazioni maggiori per cui le<br />

asperità impegnano più corsa della sospensione: l'altezza dovrà quindi essere lievemente<br />

aumentata. Quando si va piano, invece, l'altezza può essere minore anche con molle<br />

ugualmente morbide.<br />

Per questo motivo, il mio assetto per Spa è più alto di quello di Monaco sebbene la taratura<br />

delle molle sia dell'ordine (per l'avantreno) di 140 N/cm a Spa e 96 a Monaco.<br />

Come accorgersi che l'auto va a tampone? Nel 1967 non c'era telemetria, non c'erano<br />

rilevazioni elettroniche... c'era solo la sensibilità del pilota. Sta a noi capire che ad un certo<br />

punto della curva l'auto manifesta un comportamento anomalo, indice che la sospensione è a<br />

fondo corsa.<br />

Quando si raggiunge il tampone, improvvisamente la ruota corrispondente comincia come a<br />

"raspare" verso l'esterno, perdendo aderenza, perché di colpo viene a cessare il molleggio. In<br />

quel momento, è come avere messo la barra di torsione ad un livello di durezza impensabile.<br />

Una barra di torsione durissima, fino al limite di aderenza della gomma aumenta la precisione e<br />

la prontezza dello sterzo, oltre il limite rende solo più repentino il passaggio<br />

aderenza/sbandamento. E poiché il tampone si raggiunge solo con la sospensione a pieno<br />

carico, ecco che quando si arriva sul tampone la gomma perde improvvisamente aderenza.<br />

In più, si avrà subito dopo un violentissimo rimbalzo, visto che la sospensione non ha potuto<br />

sfruttare la corsa necessaria in compressione, cui avrebbe fatto seguito una progressiva<br />

riestensione.<br />

Troncando di colpo la possibilità di comprimersi, non appena diminuisce di un minimo il carico,<br />

la sospensione si scarica rapidamente come se "provenisse" da una compressione più<br />

"profonda".<br />

La sospensione che arriva a tampone ha dunque un comportamento molto indecifrabile: si ha<br />

una prima perdita di aderenza, un successivo rimbalzo violento e poi la gomma, ricominciando il<br />

molleggio, riprende carico e andrà ancora a tampone con un'altra "scivolata" all'esterno.<br />

Con un assetto "estremo" che in curva si appoggia decisamente sui tamponi e ci resta<br />

schiacciato sopra, i problemi saranno minori, si avvertirà solo una notevolissima "rigidità"<br />

dell'assetto e l'incapacità di mantenere una traiettoria stabile senza "remare" all'inverosimile


specie su strada appena diseguale. Sarà anche delicatissimo "lavorare" di gas durante la curva,<br />

poiché la minima variazione di carico sbilancerà notevolmente l'assetto. E' una condizione che<br />

io non raccomando a nessuno, come al solito può essere tentata per un giro veloce (ma io la<br />

sconsiglio anche in quel caso), di certo non si potranno fare 70 giri con quell'assetto senza mai<br />

fare un errore. Per la gara, se volete un assetto guidabile, stabile, che non riservi sorprese,<br />

curate bene l'altezza dal suolo. E ricordate anche che se mettete a punto la macchina con poca<br />

benzina, dovrete poi alzare di una "tacca" sia davanti che dietro per compensare il maggior<br />

peso della benzina se fate una gara lunga.<br />

Come differenza fra anteriore e posteriore, il discorso è un poco più complesso. Teoricamente,<br />

dopo aver equilibrato le rigidità delle molle rispetto alla distribuzione dei pesi, l'ideale sarebbe<br />

avere anteriore e posteriore alti uguali. La pratica ha dimostrato che questa non è la soluzione<br />

ottimale, ma l'avantreno vuole sempre di uno o due "scatti" più basso del retrotreno. Tutto ciò è<br />

spiegato da una serie di motivi:<br />

avere il retrotreno più alto sposta in avanti il baricentro: questo è utile in frenata,<br />

così aumentiamo un poco l'aderenza delle ruote davanti e di conseguenza la<br />

potenza frenante che possiamo esercitare.<br />

è utile anche in accelerazione, dove il peso si sposta indietro: visto che la<br />

distribuzione dei pesi è già (chi più chi meno) spostata al retrotreno, rischiamo di<br />

avere un eccessivo alleggerimento dell'avantreno in uscita di curva e conseguente<br />

perdita di direzionalità. In più, si rischia di sovraccaricare il retrotreno, che può<br />

andare a tampone.<br />

tuttavia, abbassare l'avantreno rispetto al retrotreno peggiora la stabilità in frenata,<br />

visto che il retrotreno si alleggerisce e l'avantreno può andare a tampone.<br />

Comunque, io di solito privilegio sempre la precisione e l'aderenza dell'avantreno, dato che la<br />

frenata si fa per tratti relativamente brevi e perloppiù rettilinei; l'accelerazione, invece, si ha per<br />

tutto il resto del tempo, curve comprese. Secondo me è meglio avere il corpo vettura allineato e<br />

stabile mentre do gas. In più teniamo presente che in piena velocità comunque il motore<br />

trasmette potenza e il retrotreno è carico, se c'è troppo peso su di esso al momento di iniziare la<br />

frenata rischia di scaricarsi di colpo e metterci in difficoltà.<br />

E un altro motivo ancora è quello che mentre siamo in piena accelerazione col retrotreno<br />

caricato, è necessario che le molle posteriori abbiano ancora una certa corsa utile, sennò un<br />

minimo avvallamento preso in piena accelerazione si tramuterebbe immancabilmente in una<br />

grave sbandata e conseguente uscita di pista.<br />

Ma per l'ennesima volta, anche questa regolazione dipende dallo stile di guida, chi si trova a<br />

disagio con assetti "kartistici" tutti puntati sull'avantreno probabilmente avrà bisogno di un'auto<br />

più "orizzontale" di chi invece, come me, preferisce entrare in curva e fare derapare il retrotreno<br />

riallineando subito lo sterzo.


Frenata<br />

Bilanciare la frenata è essenzialmente una questione di gusti e di stile di guida. E' però chiaro<br />

che un certo "stile" di assetto richiederà un certo bilanciamento di frenata. Non potrò, per<br />

esempio, fare un assetto tutto puntato sull'avantreno, che in curva fa derapare il retrotreno in<br />

inserimento, e poi bilanciare la frenata al 50% tra avantreno e retrotreno.<br />

Io da questo punto di vista ho una visione abbastanza radicale: per frenare tranquilli occorre che<br />

la frenata sia decisamente spinta davanti, non vedrete praticamente mai miei assetti con meno<br />

del 60% di potenza frenante all'avantreno.<br />

Ricordiamo che in frenata il peso si trasferisce all'avantreno; è vero che l'auto ha circa il 60% di<br />

peso dietro (chi più chi meno), ma è anche vero che la potenza frenante (e l'inclinazione in<br />

avanti dell'auto) compensa ampiamente questo effetto. Avere il 50% di potenza frenante<br />

farebbe molto probabilmente bloccare prima il retrotreno dell'avantreno. Questo ci impedirebbe<br />

di sfruttare, di fatto, il massimo della potenza frenante, visto che dovrei rilasciare il freno - per<br />

non girarmi in testacoda - quando invece potrei sfruttare maggiormente l'aderenza<br />

dell'avantreno.<br />

Il contrario non è invece mai pericoloso, dare troppa frenata davanti al peggio fa sì che si<br />

blocchino le ruote, si perda direzionalità e si tiri dritto. Basta rilasciare lievemente il freno e si<br />

riprende aderenza.<br />

E' chiaro che anche in questo caso la frenata non è quella ottimale, perché adesso non<br />

sfruttiamo l'aderenza del retrotreno.<br />

L'ideale, secondo me, è che l'avantreno blocchi un attimo prima del retrotreno. In questo modo,<br />

portando al limite l'avantreno porto conseguentemente quasi al limite anche il retrotreno. Se<br />

supero il limite di aderenza, il primo asse a bloccarsi è sempre quello anteriore, e la frenata è<br />

così comunque stabile.<br />

Come buon metodo per trovare l'equilibrio giusto si può fare la seguente prova: ci si lancia in<br />

rettilineo alla massima velocità, e si frena progressivamente a fondo. Se il regime del motore<br />

tende a fermarsi prima del bloccaggio delle ruote anteriori vuol dire che il posteriore sta invece<br />

già bloccando, quindi la frenata è ancora troppo dietro. Se invece si bloccano le ruote davanti, e<br />

continuando a premere il freno si vede il regime che tende ad andare a zero, vuol dire che la<br />

frenata è buona. Se anche pestando a fondocorsa il freno il regime non si abbassa, vuol dire<br />

che dietro in pratica non frena, quindi la frenata è troppo davanti.<br />

Questo in linea di massima. Con l'esperienza non avrete più bisogno di fare tutte queste prove,<br />

io oramai parto sempre con la frenata al 62% e perloppiù va già bene, o quasi. Restano solo da<br />

fare i ritocchi, che dipendono dal circuito, dall'assetto, dall'auto e - ovviamente - dallo stile di<br />

guida.<br />

In certi casi, come per esempio al Ring, ci sono frenate da fare in semicurva in discesa, la<br />

frenata deve quindi essere spostata ulteriormente in avanti per compensare questo fenomeno.<br />

Così, come dipende dall'auto: una BRM ha una distribuzione di pesi di 36%/64%, per cui posso<br />

spostare la frenata più verso il posteriore. Al contrario su una Brabham o una Cooper, che<br />

hanno rispettivamente il 42 e il 40% del peso sull'asse anteriore, la frenata dovrà essere portata<br />

lievemente in avanti per evitare che il retrotreno arrivi al bloccaggio.


Anche le altezze dal suolo influiscono sulla frenata: se alzo il retrotreno in rapporto<br />

all'avantreno, trasferisco il peso verso l'asse anteriore, e conseguentemente dovrò portare un<br />

poco più avanti la frenata.<br />

Resta, ultimo ma non meno importante, lo stile di guida e il bilanciamento di tutto il resto<br />

dell'assetto. Con un assetto più rigido, che affonda meno l'avantreno, dovrò caricare meno<br />

quest'asse, e tenere la frenata un po' più verso il retrotreno per limitare il sottosterzo in<br />

inserimento. Al contrario, ovviamente, se l'avantreno è morbido.<br />

Con le barre morbide dovrò portare la frenata in avanti, visto che l'avantreno tende a "puntare"<br />

la ruota esterna, e l'opposta interna si alleggerisce molto: si rischiano pericolosi bloccaggi del<br />

retrotreno. Con barre rigide potrò tenere un po' meno frenata davanti, ma è ovvio che qui si<br />

parla sempre di uno o due punti, non di più.<br />

Quello che fa veramente la differenza è il nostro stile di guida. Se uno guida in modo "classico",<br />

ovvero frenata a fondo fino all'inserimento, poi curva ridando gas e progressivamente esce<br />

accelerando, dovrà inseguire come unico obiettivo la massima potenza frenante in rapporto<br />

all'aderenza.<br />

Se uno invece vuole forzare le frenate fin dentro la curva (trail braking, lo stile comunemente<br />

impiegato a Monza nelle curve di Lesmo e alla Parabolica, si vedano i replay dei giri veloci in<br />

proposito) la frenata dovrà essere bilanciata in modo più fine. Se esagero con la frenata<br />

sull'asse anteriore, anche se non arrivo al bloccaggio ho comunque una certa derapate delle<br />

gomme anteriori. Mi inserirò quindi in curva con una certa direzionalità, che è però minore di<br />

quella massima permessa dalle gomme non caricate dalla frenata. Come conseguenza, ottengo<br />

un angolo finale di sterzo minore del previsto. L'effetto è singolare: non appena giungo quasi<br />

all'apice della curva e rilascio il freno, mi aspetto che cessando la forza frenante il retrotreno<br />

riprenda carico poiché il peso cessa di essere spinto dalla frenata sull'asse anteriore. Invece, se<br />

la frenata era troppo sull'anteriore, non appena rilascio il freno, le ruote davanti riprendono<br />

piena direzionalità, e l'auto si trova così con un angolo di sterzo eccessivo. E' quasi impossibile<br />

a questo punto evitare il testacoda.<br />

Se si decide di adottare questa tecnica, l'auto va assettata appositamente: la frenata vuole<br />

spostata lievemente verso il retrotreno, in modo che in inserimento di curva la derapata sia<br />

abbastanza uniforme sui due assi e l'auto non si scomponga eccessivamente rilasciando il<br />

freno. Inoltre, sarà bene anche rendere un poco più veloci le estensione degli ammortizzatori<br />

anteriori; questo per evitare il più possibile che l'auto resti "puntata" sull'avantreno, ma non<br />

appena si smette di frenare immediatamente ridia carico al posteriore, sempre per minimizzare<br />

il fenomeno di cui sopra.<br />

Un'altra cosa utile, per chi vuole adottare questa tecnica, è di aprire leggermente la<br />

convergenza anteriore, così l'inserimento sarà più pronto senza bisogno di arrivare a grandi<br />

angoli di sterzo, che creano problemi quando si va a rilasciare il freno.<br />

In linea di massima, comunque, questa logica di impostazione della frenata è utile in tutti quei<br />

casi nei quali ci si trovi a dover frenare in curva, come anche, per esempio, la difficilissima<br />

staccata del "Gasometro" di Monaco. L'istinto, girandosi in testacoda in curva, è sempre quello<br />

di portare più avanti la frenata, ma come visto, certe volte la causa di questo fenomeno è<br />

proprio la frenata eccessivamente sull'avantreno.


Steering ratio<br />

Forse è improprio trattare qui questo parametro, visto che più che con la tecnica ha a che fare<br />

con i settaggi del gioco e delle periferiche (volante o joystick) ad esso connesse. Tuttavia, la sua<br />

regolazione influenza direttamente la guida, per cui due parole sono doverose.<br />

Lo Steering ratio (non ricordo la traduzione della voce in italiano) in pratica identifica "quanto<br />

diretto" è il volante. Non è esattamente il rapporto tra rotazione sterzo e rotazione delle ruote,<br />

perché in realtà è il rapporto dei denti di pignone e cremagliera nella scatola dello sterzo. Di<br />

quanto poi una certa rotazione del volante (e di conseguenza, una certa escursione della<br />

cremagliera dello sterzo) si traduca in termini di rotazione delle ruote, dipende da dove sono<br />

infulcrati i braccetti dello sterzo sul portamozzo. Non è il caso di dilungarci su questo, a noi<br />

basta sapere che mano a meno che si aumenta il valore (cioè da 7:1 si aumenta verso 18:1), si<br />

ottiene progressivamente uno sterzo sempre meno diretto.<br />

Detto questo, prima di vedere che valori sfruttare, io raccomando due impostazioni fondamentali<br />

dei parametri di configurazione:<br />

1. nel file core.ini andate a disabilitare la voce "steer_ratio", ovvero andate a cercare la riga<br />

seguente e mettete ZERO (come nel mio esempio) al posto di "steer_ratio = 1" che<br />

probabilmente troverete:<br />

[ Hack ]<br />

steer_ratio = 0 ; Enable low speed ratio override<br />

Il senso di questo parametro è il seguente: con steer_ratio = 1 lo sterzo ha il fattore di<br />

demoltiplicazione scelto (ipotizziamo di avere impostato 15:1) solo a velocità superiori a circa<br />

100 Km/h (60 Mph). Al di sotto di questa velocità, automaticamente lo steering ratio viene<br />

abbassato e portato progressivamente verso 7:1. In questo modo, da fermo e a bassissima<br />

velocità abbiamo comunque 7:1, mentre in piena velocità abbiamo il 15:1 che avevamo<br />

impostato.<br />

Questo può essere utile per fare manovra uscendo dai box in mezzo quando si è in mezzo agli<br />

altri, per esempio; oppure viene utile nei tornantini di Monaco.<br />

C'è però un grave problema che sorge da questa impostazione: in curve come Lesmo o la<br />

Parabolica di Monza, oppure la "Tarzan" di Zandvoort (per dire le prime due che mi vengono in<br />

mente) si arriva a oltre 250 orari e si gira la curva a circa 80-90 orari, cioè al di sotto della<br />

velocità "critica".<br />

Così succede che in piena staccata, proprio nel momento dell'inserimento in curva, cioè il<br />

momento più delicato e difficile dell'impostazione della curva, improvvisamente lo sterzo<br />

comincia a diventare più sensibile e diretto. Io ho trovato difficilissimo guidare così, non appena<br />

ho disabilitato questa correzione automatica del fattore di sterzo mi sono trovato<br />

immediatamente molto più a mio agio in staccata e in inserimento, ed è un'impostazione che<br />

raccomando a tutti.<br />

2. Nelle opzioni di impostazione del controllo, spostate il cursore della linearità verso la<br />

massima linearità. Permettere uno sterzo non lineare, infatti fa sì che lo risponda in modo<br />

diverso a piccoli movimenti piuttosto che ad ampie sterzate. Anche questa è una cosa<br />

estremamente negativa per il controllo: ricordate che è indispensabile che le ruote rispondano<br />

sempre nel modo più lineare possibile allo sterzo. L'unica cosa che dobbiamo modificare è la


"direttezza" dello sterzo, ovvero di quanto si girano le ruote alla sterzata massima, che poi non è<br />

altro che il vero e proprio steering ratio.<br />

Non possiamo avere lo stesso steering ratio a Spa come a Monaco. Monaco presenta curve<br />

molto strette, se non impostiamo uno steering ratio sufficiente non riusciremo a girare la curva<br />

della Stazione (oggi "Loews") senza fare manovra! Così, a Monaco uso uno steering di 10:1;<br />

non scendo al minimo permesso (7:1, corrispondente alla massima sterzata possibile) perché a<br />

quel valore lo sterzo è troppo diretto e in velocità la guida è pressoché impossibile.<br />

A Spa, invece, la pista è velocissima, è meglio avere uno sterzo che permetta di "pennellare"<br />

maggiormente le traiettorie, quindi lo steering ratio andrà alzato; non conviene però esagerare,<br />

io non vado mai oltre 15:1, perché altrimenti in caso di controsterzo l'angolo risultante delle<br />

ruote - nonostante magari si sterzi a fondo corsa - sarà insufficiente a controllare l'auto. E<br />

inoltre, su piste velocissime è necessario che lo sterzo sia molto pronto per poter controllare<br />

immediatamente le più piccole reazioni.<br />

Per cui va bene renderlo un po' meno diretto, ma non troppo. In pratica, poi, è anche questione<br />

di abitudine, quando uno è abituato ad avere certe risposte volante-ruote si trova a disagio se<br />

"stravolge" l'impostazione. Io di fatto giro sempre con valori intorno a 14:1, salvo Monaco per le<br />

sue particolari caratteristiche.


Cambio e regolazione rapporti<br />

Per i rapporti ci sono solo regole di massima, ovviamente, e molto è lasciato alle preferenze del<br />

pilota.<br />

Come regola generale, ricordate che ogni sgommata è tempo perso, quindi i rapporti (in<br />

particolare quelli delle marce basse) dovranno curare questo aspetto: è inutile uscire da una<br />

curva lenta in seconda per scaricare seconda e terza a limitatore col fumo dalle ruote (e intanto<br />

restare fermi), e poi mettere la quarta e trovarsi il motore a 1500 giri...<br />

Io cerco sempre di scegliere i rapporti che mi fanno girare la curva leggermente sottocoppia, in<br />

questo modo durante la percorrenza della curva riesco a gestire meglio il gas visto che il motore<br />

non ha una risposta immediatamente "rabbiosa". Accelerando progressivamente senza<br />

problemi uscendo dalla curva, mi trovo così nel punto dove posso finalmente scaricare massima<br />

potenza col motore in piena coppia.<br />

Se regolassi le marce per avere la coppia massima a metà curva, dovrei penare durante la<br />

curva per non girarmi in testacoda col motore che - al regime ottimale - è sensibilissimo al gas;<br />

e poi mi troverei in uscita di curva col motore a limitatore, proprio nel momento nel quale invece<br />

potrei aprire a fondo. Dovrei allora passare a una marcia superiore proprio in accelerazione<br />

(perdendo tempo inutilmente, visto che potevo cambiare prima, quando non perdevo niente), e<br />

mi ritroverei ad accelerare con una marcia decisamente più lunga, perdendo altro tempo.<br />

Ovviamente non dobbiamo cadere nell'eccesso opposto, se allunghiamo troppo le marce il<br />

motore non riesce più a "tirarci fuori" dalle curve, e perdiamo tempo perché cerchiamo di<br />

riprendere da sottocoppia in uscita di curva. L'alternativa è scalare, trovarsi con un rapporto<br />

troppo corto, e ricadere nel caso precedente.<br />

Per l'impostazione della prima marcia, ci sono diverse scuole di pensiero: c'è chi regola la prima<br />

sulla curva più lenta della pista, usandola quindi comunemente durante la guida. E c'è chi<br />

invece imposta la prima unicamente per partire bene, usando comunque la seconda anche nelle<br />

curve più lente (Monaco escluso, ovviamente, ma è una pista che fa capitolo a parte).<br />

Devo dire che io seguo entrambe le scuole di pensiero, adottando quella che si adatta meglio a<br />

ogni singola pista. A Monza, o Silverstone, di curve veramente lente non ce ne sono, regolare<br />

la prima marcia per la curva più lenta significa avere una prima talmente lunga da rendere<br />

difficilissimo partire. E comunque alla fine ci si trova con tutte le marce inutilmente<br />

ravvicinatissime, visto che non si sfrutta nemmeno l'arco di utilizzo del motore ma si è sempre lì<br />

a cambiare come forsennati. Per non parlare dei rischi in frenata, dove bisogna scalare le marce<br />

a "mitraglia" e il rischio dei fuorigiri aumenta. Oppure il cambio non "prende" un impulso e si<br />

entra in curva con una marcia in più, uscendo di strada.<br />

Viceversa, su piste che presentano tornantini lenti, come Monaco (manco a dirlo!), Rouen, Spa,<br />

Mosport, Mexico etc. la prima marcia la regolo in modo che sia esatta per l'uscita del tornantino;<br />

tanto, data la lentezza della curva, la marcia sarà comunque buona anche per la partenza.<br />

Bisogna spendere due parole anche per la quinta marcia: la sua regolazione varia a seconda<br />

che l'assetto sia destinato al giro veloce, alla gara breve, o alla gara Grand Prix.<br />

Nel giro veloce puro la quinta andrà regolata in maniera che in fondo al rettilineo più lungo il<br />

motore arrivi al regime di potenza massima, forse anche qualcosa di più, in maniera insomma<br />

da ottenere la velocità massima. A parità di velocità massima raggiunta, scegliete la scalatura


più corta, che vi fa guadagnare qualcosa in accelerazione.<br />

In una gara breve il motore non avrà grossi problemi, ma dobbiamo considerare la possibilità (e<br />

la necessità, talvolta) di sfruttare le scie. Se usassi una quinta "al limite" come quella da giro<br />

veloce, trovandomi in scia non riuscirei ad accelerare ulteriormente, perché il motore sarebbe<br />

già a fondogiri. Anzi, rischierei pure di romperlo.<br />

La quinta andrà quindi allungata un poco, in modo che sfruttando una scia arrivi in quel caso a<br />

fondo giri.<br />

Infine, il caso più "difficile" da valutare è quello del Grand Prix, almeno per quanto riguarda<br />

piste di "potenza", come Spa o Monza, e in particolare con auto dal motore "fragile" come Lotus,<br />

Eagle, o anche Honda e Ferrari. Non so pronunciarmi su BRM o Cooper dato che non ho mai<br />

provato a correre un GP a Monza con quelle due, mentre posso garantire la pressoché<br />

indistruttibilità del Repco della Brabham :-)<br />

In un Grand Prix non possiamo sfruttare sempre al 100% il motore, almeno su piste esigenti da<br />

questo punto di vista, come appunto Spa o Monza, con auto "fragili". Ho personalmente visto<br />

esplodere due volte Honda e Ferrari dopo una 50ina scarsa di giri a Monza, senza aver mai<br />

tirato fuorigiri.<br />

Bisogna allungare tantissimo la quinta marcia, in pratica fare in modo da avere una quinta di<br />

riposo, per quanto, parlando di una F1, questa definizione possa far sorridere!<br />

In particolare, durante la corsa, dobbiamo tenere d'occhio la temperatura dell'acqua del motore,<br />

quindi occhio al cruscotto! Suggerisco di abituarsi a guidare senza le braccia del pilota, l'effetto<br />

all'inizio è terribile, sembra che manchi mezza macchina e si perdono pure i riferimenti, ma si ha<br />

sempre piena visibilità sugli strumenti, anche a ruote sterzate.<br />

Così a spanne posso dire che la temperatura dell'acqua non deve mai andare oltre la metà del<br />

quadrante dell'indicatore, però non vi so dare un valore preciso... l'unica è provare: se il motore<br />

scoppia, la quinta è corta! (e grazie, direte voi! Ok, lo ammetto, questo è per l'angolo di<br />

"Sherlock Holmes"...) ;-)<br />

Coppia conica<br />

Non esistono differenze tra due combinazioni di rapporti e coppia conica che ottengono lo<br />

stesso rapporto finale. A parte il discorso di accorciare o allungare "in blocco" i rapporti, senza<br />

alterarne la scalatura, bisogna intervenire sulla coppia conica in pochi casi. In particolare, con la<br />

Brabham: il motore Repco fa molti pochi giri/min, la potenza max è infatti a 8200 rpm. Tutti gli<br />

altri motori sono intorno ai 10000, e per loro ci sono meno problemi.<br />

I problemi infatti sorgono dal momento che la combinazione più "lunga" di ingranaggi per la<br />

quinta marcia è di 26/24. Con una coppia conica di 8/31, per esempio, anche un 26/24 si trova<br />

ad avere un rapporto finale troppo corto per certe piste veloci.<br />

Per una Honda, che può tirare fino a 10900 giri, questo rapporto potrebbe essere più che<br />

sufficiente, la Brabham invece sarebbe in fuorigiri ben prima della velocità massima<br />

teoricamente ottenibile.<br />

L'unica possibilità che si ha per allungare ulteriormente il rapporto è intervenire sulla coppia<br />

conica.<br />

L'altro motivo che ci può spingere a lavorare sulla coppia conica è invece il "limite" delle prime<br />

due marce: i rapporti tra gli ingranaggi massimi selezionabili sono di 14/32 per la prima e di<br />

17/29 per la seconda. In certi casi, in dipendenza delle scelte dei rapporti, si potrebbe<br />

desiderare (p.e.) una seconda marcia ancora più lunga: tipicamente, è una cosa che può<br />

capitare per Lesmo a Monza, se si decide di impostare i rapporti per girarle in seconda, senza<br />

avere bisogno di passare in terza nel tratto tra le due curve. Anche in questo caso, l'unica<br />

possibilità è quella di intervenire sulla coppia conica allungando il rapporto al ponte.


Infine, un ultimo motivo, potrebbe essere quello di avere più "flessibilità" in una certa "zona" dei<br />

rapporti. Mi spiego: le combinazioni di rapporti possibili non sono una distribuzione lineare,<br />

ovvero equamente "spaziati". Vi è un ravvicinamento delle varie combinazioni a cavallo di un<br />

certo tipo di selezione. Se occorre, per ipotesi, avere più possibilità di regolazione per la quarta,<br />

anziché per la terza marcia, occorre modificare la coppia conica in modo che la "zona" di<br />

"addensamento" delle combinazioni capiti dove ci serve. Temo di essere stato un po' confuso in<br />

questa spiegazione, ma non so come descriverla altrimenti.


Differenziale<br />

Dulcis in fundo, il differenziale. Dico questo perché quello che dirò sconvolgerà probabilmente le<br />

convinzioni di molti, che hanno imparato a guidare col differenziale "di serie" (cioè quello che si<br />

trova nei setup di default) e non riescono a concepire un differenziale con un angolo di rampa<br />

diverso da 85 per l'accelerazione.<br />

Come abbiamo visto nella sezione della tecnica dedicata al differenziale, un angolo di rampa di<br />

85 equivale di fatto ad avere un differenziale non autobloccante.<br />

E allora perché 85/30 di default? Non me lo sono mai spiegato, in una "corsa al realismo" come<br />

Grand Prix Legends! Analizziamo il comportamento di un differenziale tarato a 85/30:<br />

in frenata, in rilascio, il differenziale è molto lento a sbloccare, pertanto per tutta la<br />

fase di frenata e anche di inserimento in curva resta bloccato. La frenata è così<br />

molto stabile, visto che il differenziale ci mantiene allineato il retrotreno.<br />

non appena entriamo in curva e diamo gas, il differenziale immediatamente<br />

sblocca perché l'angolo di rampa per l'accelerazione è di 85. L'auto entra molto<br />

docilmente in curva, perché viene meno la forza allineante del retrotreno bloccato.<br />

se sbandiamo, l'auto tende a sfuggirci, andiamo nel panico e di istinto (istinto<br />

sbagliatissimo!!!) togliamo il gas, il differenziale torna a bloccare con estrema rapidità<br />

e ci riallinerà.<br />

dare gas con violenza in curva non scompone l'auto più di tanto, perché tutta la<br />

coppia motrice va "dispersa" dalla ruota interna, priva di carico, che slitta a vuoto<br />

senza compromettere l'assetto.<br />

e se anche in accelerazione ci "parte", basta rilasciare il gas, le ruote posteriori<br />

cessano di slittare, e in più il differenziale va in blocco in rilascio: è quasi certo che<br />

l'auto si riallinerà praticamente da sola.<br />

Regolata in questo modo, l'auto è molto "intuitiva" da guidare per un pilota medio, che<br />

spaventandosi toglie gas, e che vuole una frenata stabile e tranquilla!! =:-O<br />

Poi, anche migliorando, ci si abitua a questa impostazione e se ne assume lo "schema<br />

mentale", e dopo non ce ne si riesce più a liberare. Al limite, ho visto gente girare anche molto<br />

veloce con queste tarature. Anche io all'inizio mi sforzavo di girare con 85 in accelerazione,<br />

trovando comunque inguidabili le altre tarature. Così facendo perdevo però tutte le grandi<br />

potenzialità che un differenziale autobloccante può offrire.<br />

Il differenziale a 85/30 ha infatti una serie di controindicazioni, che qui vediamo in maniera<br />

schematica:<br />

se il retrotreno sbanda, diventa difficilissimo rimediare: rilasciare il gas blocca il<br />

differenziale e tende sì a riallineare l'auto, ma contemporaneamente scarica il<br />

retrotreno e gli fa perdere aderenza, e il rischio di testacoda aumenta perché anzi il<br />

bloccaggio del differenziale può tramutarsi in qualcosa di simile a un blando colpetto<br />

di freno a mano.<br />

se invece provo a rimediare accelerando, trasferisco sì il peso dietro, ma il<br />

posteriore ancora non si riallinea perché il differenziale si sblocca e la ruota interna<br />

comincia a girare a vuoto. Perdo quasi tutta la motricità, il testacoda sarà molto<br />

probabile, e nella (fortunata) ipotesi nella quale io riesca a controllarla avrò<br />

comunque perso un sacco di tempo.


Si può dire che le tarature con la rampa a 85° in accelerazione siano quindi abbastanza<br />

intuitive, ma che perdonino poco. Si ottiene un assetto che si presta molto poco ad essere<br />

guidato ai confini dell'aderenza, ma richiede piuttosto una guida molto pulita pena perdere un<br />

sacco di tempo. Insomma, è più facile da guidare, ma solo se si va piano!<br />

Una taratura più realistica del differenziale è data da angoli di rampa intorno a 45/85. Quando<br />

uno si abitua, anche a livello "istintuale" a guidare in modo completamente diverso da quello cui<br />

si è abituato, si rende conto che può fare cose che prima non poteva fare. Ora l'auto obbedisce<br />

molto più sensibilmente ai comandi. E' richiesta più sensibilità di guida, ma possiamo ora<br />

maggiormente sfruttare i limiti dell'auto. Andare relativamente piano sarà ugualmente<br />

impegnativo quasi come guidare al limite, ma al limite l'auto sarà molto più "recuperabile" e<br />

gestibile. Vediamo perché:<br />

in frenata il differenziale si sblocca. Il retrotreno si alleggerisce e perde forza<br />

allineante: se non portiamo avanti la frenata, basta non essere perfettamente<br />

allineati per fare testacoda. Ecco perché le mie tarature della frenata possono<br />

inizialmente apparire "assurde": sono effettivamente assurde, se uno ha un<br />

differenziale a 30 in rilascio!! In quel caso il differenziale è molto più "rigido" e così<br />

l'inerzia del motore si fa sentire molto di più. Ci farà da blando abs in frenata, si può<br />

dire.<br />

entrando in curva, dovremo gestire con estrema sensibilità il limite di deriva<br />

dell'avantreno. Mentre il rilascio a 30 teneva allineato il retrotreno, il rilascio a 60 o<br />

85 lascia il retrotreno libero di derapare inserendosi in curva. Questo può essere<br />

sfruttato a nostro vantaggio.<br />

come detto, inserirsi in derapata è generalmente irrimediabile con la rampa di<br />

accelerazione a 85. Con la rampa a 30 o 45, non appena tocco il gas il differenziale<br />

blocca. Questo fa sì che tutto il controllo dell'auto sia nel nostro piede destro: più<br />

che di sterzo, l'auto si guida di gas, dando gas blocco il differenziale, trasferisco il<br />

peso al retrotreno che così riprende aderenza, si riallinea, e intanto posso accelerare<br />

sempre di più e uscire dalla curva con piena trazione e accelerando sempre più a<br />

fondo.<br />

se si esagera col gas, bisogna vincere l'istinto che ci porta a togliere gas. MAI<br />

FARLO!!!! Il differenziale si sblocca, e il peso si trasferisce davanti, il testacoda è<br />

ora più che certo, direi che è scientifico!!! Tutta la curva, quindi, è lasciata alla<br />

sensibilità del nostro piede destro: se si sbanda, bisogna rilasciare circa metà del<br />

gas che si sta impiegando, in modo da ridurre la coppia motrice alle ruote<br />

(responsabile dello sbandamento) ma non far sbloccare il differenziale o scaricare il<br />

retrotreno.<br />

Questo tipo di impostazione ci porta a una guida completamente diversa da quella cui obbliga il<br />

differenziale 85/30. Con 30/60, 45/85 o 45/60 (che sono in pratica gli unici tre settaggi che<br />

adotto) posso forzare la frenata fino a ingresso curva, fare derapare il retrotreno, inserirmi in<br />

sbandata, riallineare lo sterzo e dare gas portando fuori l'auto a sterzo dritto e gas aperto:<br />

modulando il gas modificheremo la derapata del retrotreno. La curva è ideale quando viene<br />

effettuata a sterzo perfettamente dritto e gas a fondo, col differenziale che provvede a<br />

mantenere il giusto limite di derapata.<br />

Il difficile di questo stile di guida è che diventa, paradossalmente, difficile andare piano! Se non<br />

"lancio" in curva l'auto in modo da fare derapare il retrotreno, avrò sempre un tragico sottosterzo<br />

in inserimento, molto difficile da contrastare. Tuttavia, se non si va forte, si può aspettare a dare<br />

gas fintanto che l'auto non abbia assunto la corretta traiettoria, per cui i problemi in realtà sono<br />

molto relativi.<br />

All'inizio è sconvolgente dover cambiare abito mentale, se l'auto a metà curva tende a<br />

sottosterzare, l'istinto del 99% della gente è quello di togliere gas. Questo "pessimo viziaccio" ci


deriva anche dal fatto che oggigiorno le auto vere sono pressoché tutte a trazione anteriore, e<br />

sono caratterizzate da un tipico sottosterzo di potenza. Entrando in curva veloce, si manifesta<br />

questo fenomeno, allora è necessario rilasciare il gas per trasferire il carico sulle ruote anteriori<br />

che così riprendono aderenza e riportano l'auto su una traiettoria più stretta.<br />

Non posso fare la stessa cosa con una trazione posteriore e differenziale autobloccante, come<br />

già visto il testacoda sarebbe inevitabile!<br />

E qui sorge l'anti-intuitività (almeno per chi è abituato ai comportamenti di una trazione<br />

anteriore!) degli angoli 45/85 e simili: se l'auto sottosterza a metà curva, non penso che a<br />

nessuno verrebbe in mente di dare più gas!!! Eppure è proprio questa la manovra da fare,<br />

caricandolo di più si aumenta la deriva del retrotreno che quindi deraperà di più facendoci<br />

chiudere la curva. Il tutto, tra l'altro, senza perdere velocità!<br />

Il difficile è dato dal controllare questa condizione, dopo aver innescato la derapata, bisogna<br />

rilasciare il gas quel tanto che basta a far smettere la sbandata, ma ovviamente non troppo<br />

altrimenti si scarica il retrotreno e perde aderenza, con ovvio testacoda. Idem tenendo troppo<br />

gas!<br />

Da cosa capire in che direzione intervenire sul differenziale? Se l'auto tende a scomporsi troppo<br />

in frenata, e la frenata è già molto verso l'avantreno, possiamo provare a "chiudere" un po'<br />

l'angolo di rilascio, e mettere 60°. Questo ritarderà un po' lo sblocco del differenziale in frenata,<br />

e ci terrà un poco più allineati.<br />

Al contrario, in accelerazione: se l'auto è troppo sensibile al gas, e come lo tocco sento che<br />

l'auto diventa "dura" da sterzare e subito dopo, dando più gas, tende a sbandare troppo,<br />

probabilmente l'angolo è troppo chiuso, e dovrò aprirlo.<br />

Se invece quando l'auto comincia a sbandare noi diamo gas ma l'auto sembra reagire con un<br />

po' di ritardo, potrebbe essere l'angolo di rampa di accelerazione troppo aperto che rallenta la<br />

reazione al pedale del gas.<br />

Se entrando in curva l'auto è troppo pigra a curvare, e all'apice ancora fa fatica, probabilmente è<br />

l'angolo di rampa di decelerazione troppo chiuso.<br />

In genere, su circuiti dove ci sono curve velocissime, come Spa, uso tutti angoli chiusissimi,<br />

come 30/45 o al più 30/60: ad altissima velocità non posso far sbloccare di colpo e del tutto il<br />

differenziale, è necessario che mi tenga il più allineato possibile tanto in accelerazione che in<br />

rilascio; a farmi derapare, tanto, ci pensa l'alta velocità. Tuttavia ricordiamo sempre che più<br />

chiudo l'angolo di rilascio, meno facilmente l'auto si inserisce in curva: a Masta, per esempio,<br />

avrei problemi con un angolo di 45 in rilascio perché l'auto sarebbe troppo "pigra" a curvare.<br />

Monaco, invece, è un caso talmente opposto da richiedere paradossalmente settaggi simili! La<br />

strada è così stretta e angusta, che non c'è lo spazio per derapare: il differenziale quindi deve<br />

intervenire il più rapidamente possibile per minimizzare i tempi di intervento.<br />

Su una pista come Zandvoort, invece, dove ci sono lunghi curvoni di appoggio da fare in<br />

terza-quarta marcia, non si può esagerare con la chiusura della rampa di accelerazione,<br />

altrimenti si rischia di avere troppo sottosterzo finché si è in aderenza. E una pericolosa<br />

sbandata appena si perde aderenza; pericolosa perché a Zandvoort perdere la traiettoria crea<br />

problemi grossissimi nell'impostazione della curva successiva.<br />

Su altre piste la scelta del differenziale è invece difficile da operare, in Mexico per esempio è un<br />

vero rebus, per quanto mi riguarda.<br />

Ma alla fine, naturalmente e come al solito, tanto (e forse più di tutto) conta come ci si trova, e<br />

quale settaggio si adatta meglio al proprio stile di guida.


Blocchi<br />

Fin qui ho parlato degli angoli di rampa, che sono la velocità di blocco. Ma come regolare invece<br />

la quantità di blocco? Più aumento il numero dei blocchi, più la percentuale di bloccaggio sarà<br />

maggiore. Mi sembra chiaro che un differenziale con angoli di rampa ampi e tanti blocchi sarà<br />

imprevedibile e ingestibile, perché impiegherà troppo tempo ad arrivare alla quantità di blocco<br />

definita. Per cui come prima regola, ricordiamo di non associare mai tanti blocchi ad angoli di<br />

rampa ampi in accelerazione. In pratica, quel che posso consigliare, è di non superare i 4<br />

blocchi con 45° e i 3 con 60°.<br />

Al contrario, sarà ottimamente guidabile un settaggio con angoli chiusi ma pochi blocchi. Che,<br />

infatti, è la soluzione cui ricorro spesso.<br />

Anzi, se l'auto vi sembra troppo "rigida" a curvare, potrebbe essere - prima dell'angolo di rampa<br />

di rilascio o accelerazione troppo chiusi - una esagerata quantità di blocchi.<br />

Tuttavia, diminuire il numero di blocchi diminuisce la percentuale totale di bloccaggio,<br />

ricordiamo sempre che la massima trazione si ha ovviamente col massimo dei blocchi. Troppi<br />

blocchi, però, rendono eccessivamente "duro" l'innesto del differenziale, cosa che può portare a<br />

situazioni un po' difficili, perché si passa dallo sbloccaggio al bloccaggio in modo repentino.<br />

Posso intervenire un poco aprendo l'angolo di rampa corrispondente, ma rischio solo di<br />

spostare più avanti nel tempo il problema.<br />

Da un punto di vista di sensazione di guida, troppi blocchi danno come la sensazione di avere<br />

"appesantito" il retrotreno, l'auto diventa meno agile, meno "elastica", e va guidata più<br />

brutalmente, più di forza. Solo che questo rende ancora più critico il confine dell'aderenza,<br />

superato il quale l'uscita di strada aumenta le sue probabilità.

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