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RELAZIONI INDUSTRIALI RELAZIONI INDUSTRIALI - Aidp

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coerenza alle relazioni industriali del paese e per mantenere<br />

una partecipazione delle parti sociali alla politica<br />

economica attraverso un qualche contenuto di<br />

politica dei redditi, che potrebbe essere ancora utile<br />

in specifiche situazioni.<br />

In definitiva il contratto collettivo di lavoro ha ancora<br />

un ruolo da ricoprire se saprà adattarsi alle nuove<br />

condizioni, rivestendo un ruolo di guida e di riferimento<br />

anche per la politica economica del paese.<br />

Un ultimo elemento chiave per chiudere il quadro.<br />

Nel 2000 abbiamo assistito alla fine dell’unità sindacale.<br />

Con la rottura dell’unità sindacale emergono i<br />

problemi della rappresentanza. Si tratta di un rischio<br />

giuridico, fonte di tensione all’interno dell’azienda<br />

perché evidentemente un’azienda che va a contrattare<br />

si aspetta che il contratto metta d’accordo tutti e<br />

una volta firmato si vada a lavorare. La questione della<br />

rappresentanza è cruciale tanto più perché le grandi<br />

imprese avranno contratti di carattere aziendale e<br />

le piccole contratti di carattere nazionale e territoriale.<br />

Si tratta di una tendenza del resto già riscontrabile<br />

in altri paesi.<br />

Questa tendenza ci riporta a parlare del caso<br />

FIAT e delle sue ripercussioni in casa nostra.<br />

In ogni evoluzione ci sono acquisiti e perdite,<br />

quali sono i vantaggi che si acquisiscono con<br />

queste nuove modalità e quali le prerogative<br />

che si vengono a perdere?<br />

Fiat ha puntato a un contratto di carattere aziendale<br />

e ha aperto una strada che probabilmente sarà seguita<br />

da altre imprese nostrane. Significa una grande opportunità,<br />

la possibilità per le imprese di adattarsi ai<br />

propri progetti senza danno, negoziando con più fantasia<br />

i contratti con i propri dipendenti.<br />

Ovviamente si aprono anche dei rischi: la contrattazione<br />

aziendale conviene alle imprese nelle fasi di ciclo<br />

basso, conviene un pò meno nelle fasi di ciclo alto:<br />

se la congiuntura è negativa evidentemente la forza<br />

contrattuale dell’impresa è più forte. Se il ciclo economico<br />

è in fase espansiva (e dicevamo prima i cicli<br />

economici ormai sono diversi da impresa a impresa)<br />

evidentemente c’è un maggior rischio per l’impresa<br />

perché la contrattazione aziendale non ha più il vincolo<br />

e le difese di quella nazionale. Per tornare al caso,<br />

la FIAT ha spesso utilizzato il contratto nazionale<br />

per tenere bassi i salari nella propria azienda con il<br />

pretesto che il contratto nazionale si applicava a tutti,<br />

ivi compreso le piccole imprese e non poteva permettere<br />

di avallare un contratto che avrebbe spiazzato piccoli<br />

imprenditori e fornitori.<br />

La contrattazione aziendale è dunque un rischio negativo?<br />

Non lo è a condizione che le imprese investano<br />

in relazioni industriali. Si apre un capitolo nuovo,<br />

importante, che in Italia non è stato molto sperimentato<br />

perché l’organizzazione del lavoro presuppone<br />

anche un buon rapporto con il mondo del lavoro e il<br />

contratto aziendale diventa un elemento di competizione<br />

tra imprese. Oggi per i motivi che ho citato prima<br />

(globalizzazione, innovazioni tecnologiche,…) si<br />

va verso una individualizzazione sempre più accentuata<br />

e quindi bisogna investire nelle relazioni con il<br />

personale, nel rapporto con il lavoratore e nelle relazioni<br />

industriali. Non è più tempo della delega a CON-<br />

FINDUSTRIA del sistema sindacale, è un gioco delle parti<br />

che è stato utilizzato e che può rivelarsi utile in certi<br />

momenti (si lascia a CONFINDUSTRIA fare il muso<br />

duro e poi, sotto sotto, si negozia qualche scambio).<br />

Oggi si aprono grandissime opportunità: l’organizzazione<br />

del lavoro può diventare molto più flessibile, le<br />

imprese sempre più diverse (anche se producono le stesse<br />

cose) e non c’è un modello migliore di un altro. Siamo<br />

nell’epoca in cui ognuno può trovare la soluzione<br />

migliore con l’organizzazione che ritiene migliore.<br />

L’altra cosa che ovviamente finiremo per perdere è la<br />

possibilità di fare politica dei redditi. Ma serve la politica<br />

dei redditi? forse no. Non essendo più una nazione<br />

chiusa e avendo trasferito la banca centrale da<br />

Roma a Francoforte, abbiamo trasferito pure la politica<br />

dell’inflazione. L’inflazione è oggi causata in misura<br />

molto minore dai nostri comportamenti, la moneta<br />

unica ci difende. I comportamenti inflazionistici<br />

nazionali non si vedranno più nell’indice dei prezzi,<br />

ma nella bilancia dei pagamenti attraverso una<br />

perdita di competizione e quindi una riduzione delle<br />

esportazioni. Il che significa che la politica dei redditi<br />

non ha più il ruolo di prima. Viene a mancare uno<br />

scudo, certo, ma si aprono nuove possibilità, che sono<br />

quelle di una gestione più flessibile delle nostre<br />

aziende. Tutto questo ovviamente non accadrà domani.<br />

Abbiamo dei contratti nazionali che sono ancora<br />

estremamente importanti e un sindacato che<br />

non ha ancora rinunciato al contratto nazionale. Ma<br />

vale la pena riflettere su dove si intende andare. E se<br />

alcune imprese decidono di avere un’organizzazione<br />

più conforme con le tecnologie, la propria capacità e<br />

le esigenze dei propri mercati, vale la pena osare. È il<br />

momento per innovare le relazioni industriali, perché<br />

l’altro svantaggio dei contratti nazionali è il conservatorismo:<br />

l’organizzazione del lavoro è stratificata,<br />

l’innovazione è ritardata, ogni concessione viene vissuta<br />

come un cedimento nei confronti dell’avversario.<br />

Solo a livello aziendale ci si può organizzare in<br />

maniera diversa. Sono certo che l’innovazione dell’organizzazione<br />

sarà domani una delle chiavi di successo<br />

dell’azienda e quindi starà a voi esperti HR utilizzare<br />

questa chiave.<br />

DdP | GIUGNO 2011 | 11

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