RELAZIONI INDUSTRIALI RELAZIONI INDUSTRIALI - Aidp

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LETTERA DEL PRESIDENTE In ricordo di Giovanni Cari colleghi/e il 27 aprile scorso è mancato il dottor Giovanni Berthod, già Presidente Nazionale AIDP nel triennio 87/90 e in seguito membro del collegio Nazionale dei Probiviri. Giovanni, Stella al merito del Lavoro insignita nel 2003 dalla Presidenza della Repubblica, ha dedicato la sua vita lavorativa alla Fiat e – oltre ad essere per molti di noi un caro amico e consigliere – è stato senza dubbio una guida, fonte di ispirazione e insegnamento per chi come noi ha potuto godere della sua amicizia e professionalità. Dedico lo spazio con cui di consueto apro il nr della rivista per ricordarlo. Roberto Savini Zangrandi Presidente Nazionale AIDP Giovanni Berthod Testimone del nostro tempo Credo che non ci sia migliore modo di ricordare Jean (il dottor Giovanni Berthod) che dedicargli questo numero di Direzione del Personale che affronta e approfondisce i cambiamenti in corso nello scenario delle Relazioni Industriali italiane ed internazionali. Nell’ormai lontano 1980, proprio sul primo numero di Direzione del Personale, il giovane Berthod, consigliere del gruppo Piemonte, presentando il convegno su 10 anni di Relazioni Industriali e di Legislazione del Lavoro testimoniava la profonda evoluzione che la funzione stava vivendo individuando nei temi delle regole del gioco, della formazione professionale come investimento imprescindibile, della revisione del sistema contrattuale, gli assi del movimento evolutivo per il decennio successivo. Che modernità e attualità! In un momento che vedeva l’AIDP, sotto la Presidenza di Filippo Beraudo Di Pralormo, trasformarsi in Associazione Italiana per la Direzione del Personale e che doveva ancora vedere a Torino la “Marcia dei 40.000” che Jean avrebbe vissuto da protagonista. Di quegli anni Jean, giovane valdostano ma cittadino del mondo, sarebbe stato sempre tra i protagonisti e costante testimone, sia in Aziende in Italia (alla Fiat Auto, all’Iveco, alla Fiat Ferroviaria, …) che nel mondo (Human Rel. V. P. per gli USA). Iscritto all’Associazione dal 1971 (tessera n. 608) nel decennio successivo avrebbe affermato la sua leadership sia a Torino - prima come Vice Presidente e poi come Presidente del Gruppo regionale – sia a livello nazionale quando nel 1987 diviene Presidente AIDP. Dall’esperienza americana Jean tornò arricchito e immediatamente ridivenne riferimento di competenza per tutti, anche in AIDP dove seniority e saggezza maturata ne fecero l’ideale proboviro per un decennio. Di questo percorso solo alcuni di noi, purtroppo i più senior, forse conservano la memoria che si intreccia profondamente con la storia personale e professionale che abbiamo insieme vissuto in tempi la cui turbolenza sempre più accelerata non ci ha mai impedito di continuare a pensare, a riflettere sul durante e su quello che ci aspettava per il dopo. Con la curiosità del montanaro che vuole sempre vedere cosa ci sia dall’altra parte della vetta Jean (il dottor Berthod) ci ha mostrato in ogni momento quell’etica nei comportamenti e nelle scelte che da sempre caratterizzano il “mestiere del personale” e insieme a tenere la barra diritta con impegno, dedizione e competenza. Grazie Jean. Giuliano Viani 4 | DdP | GIUGNO 2011
Lo scorpione e la rana Uno scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse: «Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull’altra sponda». La rana gli rispose «Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!» «E per quale motivo dovrei farlo? – incalzò lo scorpione – Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei!» La rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la rana chiese al velenoso ospite il perché del folle gesto. «Perché sono uno scorpione...» rispose lui «È la mia natura». Questo famoso apologo mi ritorna spesso in mente quando assisto a certi dibattiti e prese di posizione tra sindacati e impresa (o all’interno delle stesse due parti) che appaiono produrre un danno ad entrambe le posizioni senza un comprensibile motivo. E il comportarsi in un certo modo solo “perché è nella propria natura” senza metterla in discussione, credo sia una delle modalità più insidiose delle relazioni umane proprio perché radicata in maniera granitica nel profondo ma anche fondamentalmente miope. Senza dubbio siamo di fronte, rispetto allo scenario delle relazioni industriali, ad una materia magmatica e complessa in forte cambiamento dove è difficile intravedere gli sviluppi futuri anche stando sulle spalle dei giganti più possenti a nostra disposizione, ma ciò non autorizza a quell’opposizione preconcetta che vuole ostacolare il necessario processo di evoluzione. È vero, come dice Susanna Camusso in un’intervista, che oggi viviamo una “situazione di pluralismo competitivo contrassegnata da accordi separati” e che ciò modifica inevitabilmente lo scenario sindacale, ma non agevola, nell’incertezza, rifugiarsi nel conflitto ideologico tra posizioni che invece devono trovare un punto d’incontro proprio perché la posta in gioco è altissima da entrambe le parti. Sembra di rivivere una delle tante simulazioni di assessment che spesso proponiamo ai nostri manager aziendali dove le parti assegnate sono volutamente estremizzate per allenare al negoziato i partecipanti: preferisci perdere importanti diritti e tutele per cui si è combattuto negli ultimi due secoli o perdere il lavoro? Solo che qui non è una simulazione di negoziazione virtuale ma siamo nella realtà, gli assessor e insieme i partecipanti siamo tutti noi, impegnati a rinegoziare un patto nuovo tra azienda e lavoratore. Mi vengono in mente due suggerimenti base che ci sentiamo spesso ripetere dagli esperti di formazione: nel negoziato il gioco a somma zero è svantaggioso per tutti, rana e scorpione muoiono entrambi e non è utile neanche la mossa a responsabilità limitata che procrastina il gioco purchè non vinca l’altro. In questo caso si richiama al senso di responsabilità ovvero al “ saper rispondere” assumendosi il rischio. Il secondo basic della negoziazione è la capacità di trovare il tertium non datur con quel po’ di pensiero laterale che spariglia le carte e che autorizza a fare tutti i pensieri e le domande in sede di brainstorming. Per esempio, giusto per allenamento: il sindacato ha ancora senso così com’è attualmente? È possibile pensare ad invertire completamente gli schieramenti (in Germania è già in parte così perché i sindacati possono sedere nei consigli di amministrazione)? Mi viene in mente l’esperienza di un imprenditore di Cava de’ Tirreni che, occupandosi realmente delle sue persone, mi raccontava con orgoglio di aver creato un’azienda nella quale nessuno sente il bisogno di iscriversi al sindacato. Questa può essere una terza strada percorribile e vantaggiosa da più punti di vista, a condizione che ci sia un autentico interesse per i lavoratori, rinunciando a parte degli utili in nome del bene collettivo e della sicurezza di tutti. Ma forse questo atteggiamento, come per lo scorpione e la rana della favola, non appartiene ancora alla natura delle nostre imprese. E D I T O R I A L E DdP | GIUGNO 2011 | 5
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