RELAZIONI INDUSTRIALI RELAZIONI INDUSTRIALI - Aidp

RSU e RSA: rapprentanza,
rappresentatività, limiti e prospettive
Giacinto Favalli (segreteriaavvgfavalli@trifiro.it)
Partner Trifirò & Partners
Nel nostro sistema giuridico convivono due forme di
rappresentanza sindacale in azienda: le Rappresentanze
Sindacali Aziendali – disciplinate dall’art. 19
Stat. Lav. – e le Rappresentanze Sindacali Unitarie,
che trovano la loro regolamentazione nell’Accordo interconfederale
del 23 luglio 1993 e nei successivi Protocolli
Attuativi.
Inoltre, nell’Accordo interconfederale del 15 aprile
2009 per l’attuazione dell’accordo quadro del 22 gennaio
2009, all’art. 7 le Parti Sociali hanno confermato
il proprio interesse a definire un ulteriore, specifico
accordo per aggiornare le regole pattizie che disciplinano
la rappresentanza dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Si segnala, peraltro, che le intese del 2009 non
sono state sottoscritte dalla CGIL.
RSA e RSU: costituzione, struttura e funzionamento
Quanto alle RSA, è noto come l’attuale formulazione
dell’art. 19 Stat. Lav. ne consenta la formazione –
ad iniziativa dei lavoratori – nell’ambito delle associazioni
sindacali che siano firmatarie di contratti collettivi
di lavoro applicati nell’unità produttiva.
La RSU si presenta, invece, come un organismo a
composizione mista e “dalla doppia anima”, insieme
elettiva ed associativa.
Questi organismi sono stati e sono, per un verso, fondamentali
per la gestione e lo sviluppo delle relazioni
sindacali ma, per altro verso, hanno evidenziato
rilevanti profili di criticità con riguardo sia al loro
funzionamento sia all’effetto della loro azione, in
particolare sul piano della contrattazione collettiva
e più in generale della vincolatività giuridica delle
decisioni dalle stesse assunte rispetto al personale
aziendale.
Per quanto riguarda le RSA, sono sorti dubbi interpretativi
in merito alla loro costituzione, ed in particolare
con riferimento all’interpretazione da darsi al-
la dizione “associazioni
sindacali che siano firmatarie
di contratti collettivi
di lavoro applicati nell’unità
produttiva” rinvenibile
nell’art. 19 Stat. Lav.
Cass. 12584/2002 ha ad
esempio ritenuto che non
risulterebbe sufficiente né
la mera adesione ad un
contratto negoziato da altra
organizzazione, né l’applicazione nell’unità produttiva
della sola parte economica di un contratto collettivo,
né l’applicazione del contratto dovuta a mera
concessione del datore di lavoro.
Ancora, la Cassazione si è espressa di recente (con pronuncia
n. 19275/2008) nel senso che l’aver sottoscritto
contratti “gestionali” non sia sufficiente a comprovare
la rappresentatività richiesta dall’art. 19 Stat.
Lav., sul presupposto che “la capacità dell’organizzazione
sindacale di accreditarsi come interlocutrice stabile dell’imprenditore
è testimoniata dalla stipulazione di un contratto collettivo,
certamente di qualunque livello, ma non di qualunque natura,
dovendo trattarsi di un contratto con caratteristiche tali da
attestare l’effettività dell’azione sindacale, rappresentando un
arco di interessi più vasto di quello dei soli iscritti, e incidendo
su diversi istituti che regolino i rapporti di lavoro e non su meri
episodi contingenti della vita dell’azienda”.
Quanto alla RSU, il suo funzionamento ha creato
maggiori problematiche interpretative rispetto a quello
delle RSA; ciò, anche per il suo essere organismo
di derivazione “composita” (prevalentemente elettiva
ma, per un terzo, associativa).
Caratteristica che si riflette anche sul versante operativo:
la tentata ed imperfetta realizzazione di un
organismo negoziale unitario a livello aziendale si
scontra – e ingenera contenzioso in materia – con
le “rivendicazioni di autonomia” delle singole componenti.
È discusso, ad esempio, se l’esercizio della facoltà di
indire assemblee ex art. 20 Stat. Lav. spetti in via esclusiva
all’RSU nella sua interezza, posto che lo stesso sarebbe
stato configurato dalla fonte istitutiva come or-
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DdP | GIUGNO 2011 | 53