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DORNBRACHT the SPIRITof WATER Measuring the world<br />

DORNBRACHT the SPIRITof WATER Measuring the world<br />

che il post-moderno inizi a infrangere gli schemi,<br />

facendo saltare in aria i blocchi abitativi che sprofondano<br />

in una nuvola di polvere.<br />

Lo schema sta al di sopra delle ideologie. I kombinat<br />

edilizi all’insegna della crescita rapida e della<br />

resa non hanno nulla da invidiare ai loro corrispettivi<br />

capitalistici. Se esaminato con attenzione, lo<br />

schema stesso è ideologia, la promessa numero uno<br />

dell’Illuminismo, volta nientemeno che alla dominazione<br />

del mondo mediante una pianificazione<br />

tanto razionale quanto razionalistica, universale e in<br />

grado di superare qualsiasi ostacolo. Dalla scatola<br />

di costruzioni dei moduli nasce il secondo mondo,<br />

quello ordinato, riducibile a poche strutture di base.<br />

Esso unisce il piccolo e il grande, l’effimero e il<br />

durevole, tutto, come promesso dal cubetto Lego.<br />

DUE GRAMMI<br />

DI IMMENSITÀ<br />

The Matrix represents<br />

the ultimate in modernity,<br />

It lies at the heart of<br />

modern day expression<br />

and construction.<br />

La perfezione era anche all’origine di questa tecnica.<br />

In tutte le giovani leve di designer, costruttori e<br />

architetti sono le dimensioni da sogno ad aver lasciato<br />

il segno: il cubetto Lego a otto incastri misura<br />

2,1 x 1,5 x 0,9 centimetri. La sua massa? Due<br />

grammi. La storia del successo di questo gioco per<br />

costruttori di mondi e amanti della scultura inizia<br />

nel 1949. Ole Kirk Christiansen, falegname qualificato,<br />

investe in una macchina a iniezione e riconosce<br />

nella plastica dai colori accesi il materiale del<br />

futuro. L’acronimo Lego per “Leg godt” – gioca<br />

bene – spicca già da 15 anni nel nome dell’azienda,<br />

ma diventa marchio protetto solo nel 1954 – quando<br />

inizia a delinearsi il successo del cubetto a incastro.<br />

Se a prima vista un Lego può ricordare piuttosto<br />

un comune laterizio, il singolo pezzo ottenuto<br />

per pressofusione incarna però quella configurazione<br />

razionale che è diventata la quintessenza della<br />

modernità. Il cubetto del gioco consente combinazioni<br />

pressoché infinite e non rappresenta altro che<br />

lo sviluppo dell’era moderna in miniatura. In sei<br />

cubetti da otto incastri ciascuno si nascondono circa<br />

un miliardo di possibilità. I pezzi di plastica traggono<br />

forza dalla connessione a incastro, le cavità<br />

fanno da pendant agli incastri. Unghie rotte e segni<br />

di morsi sui cubetti stanno ad indicare che questo<br />

gioco modulare si riceve solo da piccoli. Grossi<br />

sono solo gli occhi delle nuove leve di creatori che<br />

con il materiale più innovativo del loro tempo realizzano<br />

costruzioni sempre nuove e sempre più temerarie.<br />

Perfino Frei Otto non riusciva a fare altro<br />

e ha osannato i piccoli cubi definendoli campi di<br />

sperimentazione per grandi ingegneri del futuro.<br />

Se il Lego è figlio degli schemi, sul Kuhberg di Ulm<br />

è nato il suo castello. Dal cucchiaio alla città, la<br />

Hoch schule für Gestaltung ha voluto rifare completamente<br />

il mondo stantio del dopoguerra e dargli un<br />

volto nuovo e sistematico. Anche l’arte figurativa e<br />

la poesia sono unite da un sistema, la convinzione di<br />

poter arrivare a qualcosa di nuovo attraverso una<br />

struttura razionale. La cosiddetta poesia concreta degli<br />

anni Cinquanta ha rappresentato la chiave di volta<br />

della “configurazione ambientale”. Come Josef<br />

Albers, esponente artistico del Bauhaus, è approdato<br />

a una teoria fondamentale, quella dell’“interazione<br />

dei colori” (1960), le costellazioni di Eugen Gomringer<br />

sviluppano un’ “interazione delle parole”. La<br />

poesia diventa comunicazione di punto in bianco. Lo<br />

schema finisce per dominare anche la lingua, come<br />

prima il mondo delle costruzioni portanti libere di<br />

Konrad Wachsmann e Fritz Haller. Ancora oggi negli<br />

studi di architettura si utilizza il sistema modulare<br />

in acciaio USM di Haller. Preferibilmente in nero.<br />

White Cube – Black Box<br />

Hangar di aerei e banconi, normativa DIN e scatole<br />

di costruzioni, White Cube e Black Box: lo schema<br />

è la materia prima della modernità. A tal punto che i<br />

belgi François Schuiten e Benoît Peeters nel loro<br />

fumetto “La febbre di Urbicanda” del 1989 mostrano<br />

le fantasie ormai sfrenate dell’architetto urbano<br />

come uno schema di acciaio che inghiotte la metropoli.<br />

Oggi si aprono nuove opportunità di creare una<br />

sistematica al di là delle strutture lineari. La tecnica<br />

non è più contro natura, ma è di nuovo natura. L’era<br />

moderna del digitale confeziona un abito su misura<br />

che oggi può apparire in un modo e domani in maniera<br />

completamente diversa. “Forza lavoro sprecata<br />

e materiale deturpato”, questa la definizione di ornamento<br />

di Adolf Loos nel 1908 che divenne così il<br />

progenitore più citato della modernità razionale fino<br />

all’estremo. Per la fresa CNC però è indifferente<br />

cosa taglia, se fiorellini o listelli a innesto. Ed ecco<br />

che all’improvviso l’alta qualità acquista un nuovo<br />

significato: l’atmosfera ad esempio, la sensazione di<br />

muoversi in un mondo cresciuto. Ciò che centinaia<br />

di turisti cercano nei centri storici di Regensburg,<br />

Barcellona o Genova, la sensazione di perdersi e di<br />

compiere viaggi esplorativi, ecco ciò che offre nuove<br />

possibilità. Francoforte ha tentato perfino di attivare<br />

un terreno espositivo anonimo: un intreccio di<br />

vicoli e angoli che appare spontaneo e non studiato<br />

a tavolino, al fine di mostrare che emozione e razionalità<br />

in futuro non si escludono più a vicenda. Al<br />

contrario! Nello schema, componente base della<br />

modernità, gli elementi di gioco si agganciano tra<br />

loro. Viviamo il momento di passaggio verso una<br />

modernità 2.0, il cui nucleo razionale permette le più<br />

svariate applicazioni, paragonabile al sistema di gestione<br />

di un impianto di computer in rete, di cui si<br />

possono personalizzare le interfacce. Fiorellini e tabelle<br />

sulla base di uno schema rigido. Chi lo avrebbe<br />

detto? Eppure funziona magnificamente. Sullo schema<br />

si può proprio fare affidamento.<br />

En realidad, sólo faltaban los tarros de especies y<br />

el pan árabe. Todas las demás cosas necesarias<br />

para un zoco estaban allí: callejones retorcidos,<br />

plazas apacibles y muros altos: el “Design annual”<br />

2006 de Frankfurt tomaba nuevos caminos.<br />

Desde la inexorable cuadrícula de la feria moderna,<br />

la caja, crecían de pronto callejones angulosos<br />

confeccionados con espuma de poliuretano<br />

de 0,6 milímetros. La ciudad se creó en el<br />

ordenador, más exactamente: en el laboratorio<br />

de diseño digital de Clemens Weisshaar. El diseñador<br />

de Munich trabajaba como un planificador<br />

urbanístico, con grandes modelos y planos<br />

que se unían en el tiempo para formar una<br />

ciudad. Para Weisshaar las ferias son algo así<br />

como campamentos militares, “anárquicos,<br />

provisionales y que apenas se pueden abarcar<br />

con la vista”. El modelo de los stands de feria<br />

como tableros de ajedrez pertenece al pasado.<br />

Después de girar tres esquinas... ¿quién es capaz de<br />

saber aún dónde se encuentra? Desde el callejón sin<br />

salida de la edad contemporánea de la cuadrícula,<br />

el diseñador señala hacia la edad moderna digital.<br />

Ningún módulo es igual que los demás. Aun así, en<br />

sólo 24 horas surgió una exposición que celebraba<br />

el propio acto de exponer. Como parque temático<br />

en el que los espectadores deben redescubrir y conquistar<br />

cada ángulo. Los paseantes de la feria que<br />

se desplazan con carrito y zapatos cómodos se convierten<br />

en descubridores con casco tropical y machete.<br />

El entorno neutro ya no es suficiente hoy en<br />

día, las ferias deben volver a convertirse en una experiencia,<br />

en una fiesta de los sentidos.<br />

Vilipendiada, reprendida y aun así reproducida infinitamente:<br />

la cuadrícula es la dueña de la modernidad,<br />

su núcleo central de expresión y de construcción.<br />

Catapultó la estética mecánica de las fábricas a<br />

la horizontal de la construcción masiva (de viviendas),<br />

hinchó el plano bidimensional hasta que surgió<br />

la vivienda de hormigón y acero. El ocio y la fábrica<br />

no han estado nunca tan cerca como aquí, marcando<br />

el paso aditivo de los elementos prefabricados que se<br />

han encajado para formar estructuras portantes,<br />

como piezas de un puzzle gigante. La cuadrícula prometía<br />

la divina trinidad: infinita, intemporal y omnipresente.<br />

Los edificios se podían alargar y ampliar en<br />

todas direcciones. Su núcleo flexible de acero y hormigón<br />

se desarrollaba a partir de los más pequeños<br />

elementos espaciales, células, al igual que organismos<br />

desde dentro hacia fuera. Por primera vez se<br />

aplicaba: “What you see is what you get.” La estructura<br />

y la superficie se fundieron, la construcción se<br />

reproducía directamente sobre la piel exterior, que<br />

había dejado de ser parte de una construcción portante.<br />

Aunque también había dejado de prometer un<br />

secreto, algo que sólo podía cumplir el interior.<br />

No obstante, lo que los maestros constructores de<br />

la época moderna consideraban una liberación en<br />

masa condujo a la monotonía. Hay diferencias de<br />

opinión en cuanto a la cuadrícula. Marca el triunfo<br />

de la arquitectura al igual que los puntos más bajos<br />

de una construcción sin alma que enmascara a través<br />

del orden su falta de rostro. En Brasilia y en<br />

otras “ciudades probeta” de la época de la postguerra,<br />

la euforia de la modernidad se desmorona. En<br />

la construcción de bloques de hormigón nos encontramos<br />

con la otra cara de la cuadrícula, la máquina<br />

de viviendas sin alma que unifica a las personas<br />

y que se convierte ella misma en un<br />

problema, en una necesidad de saneamiento. No es<br />

de extrañar que la postmodernidad comience con<br />

la ruptura de la cuadrícula, cuando se volaron los<br />

primeros bloques de viviendas de alquiler y se<br />

hundieron en una nube de polvo.<br />

La cuadrícula está por encima de las ideologías.<br />

En cuanto a los combinados de edificación orientados<br />

al crecimiento rápido y la rentabilidad no se<br />

diferencian en nada a sus compañeros capitalistas.<br />

Bien mirado, la propia cuadrícula es una ideología,<br />

la mayor promesa de esclarecimiento, que<br />

prometía nada menos que el dominio del mundo a<br />

través de una planificación tanto racional como<br />

económica, universal, capaz de superar toda resistencia.<br />

A partir de un elemento modular crece un<br />

segundo mundo, regular, que se puede reducir a<br />

unas pocas estructuras básicas. Une lo pequeño y<br />

lo grande, lo efímero y lo permanente, como prometen<br />

las piezas de construcción de Lego.<br />

DOS GRAMOS<br />

DE ETERNIDAD<br />

La perfección también está al principio de esta técnica.<br />

Sus dimensiones ideales dejan huella en todas<br />

las nuevas generaciones de diseñadores, constructores<br />

y arquitectos: Una pieza de Lego con ocho módulos<br />

mide 2,1 por 1,5 por 0,9 centímetros. Su masa:<br />

dos gramos. En 1949 comienza la historia del éxito<br />

del juego para los constructores de mundos y los<br />

amigos del plástico. El carpintero Ole Kirk Christiansen<br />

invierte en una máquina de inyección de<br />

plástico y descubre en un plástico de colores vivos<br />

el elemento constructivo del futuro. El acrónimo<br />

Lego de “Leg godt” (juega bien) luce desde hace 15<br />

años en el nombre de la empresa, pero sólo está registrado<br />

desde 1954, cuando destaca el éxito de estos<br />

ladrillos encajables. Aunque a primera vista las<br />

piezas de Lego puedan recordar a un ladrillo normal,<br />

estos elementos moldeados por inyección encarnan<br />

aquella forma racional que se ha convertido en la<br />

esencia de la modernidad. El sistema modular permite<br />

un número de combinaciones casi infinito y<br />

personifica nada menos que la evolución de la modernidad<br />

en miniatura. Con seis piezas de ocho módulos<br />

se consiguen casi mil millones de posibilidades.<br />

La fuerza de las piezas de plástico reside en la<br />

unión encajable, los tubos huecos son el compañero<br />

de los módulos salientes. Las uñas rotas y las huellas<br />

de dientes en las piezas demuestran que el juego no<br />

se puede doblegar. Con grandes ojos contemplan las<br />

nuevas generaciones de constructores sus creaciones<br />

siempre nuevas y cada vez más atrevidas, logradas<br />

con los más modernos materiales de su época. Incluso<br />

Frei Otto alababa estos pequeños ladrillos y los<br />

consideraba un campo de experimentación para los<br />

grandes ingenieros del futuro.<br />

Si Lego es el hijo de la cuadrícula, su castillo se edificó<br />

sobre el Kuhberg de Ulm. Desde la cuchara hasta<br />

la ciudad, la Escuela Superior de Diseño (Hochschule<br />

für Gestaltung) quería transformar el apestoso<br />

mundo de la postguerra y darle un nuevo y sistemático<br />

rostro. Incluso las artes plásticas y la poesía se<br />

unían en un sistema, la creencia de poder penetrar en<br />

lo nuevo a través del diseño racional: la llamada<br />

Poesía concreta de los años 50 constituyó la clave<br />

del “diseño del entorno”. Al igual que el artista de la<br />

Bauhaus Josef Albers llegó a una doctrina básica, la<br />

“Interacción del color” (1960), las constelaciones de<br />

Eugen Gomringer desarrollan una “Interacción de<br />

las palabras”. De repente, la poesía era comunicación.<br />

También aquí la cuadrícula había descubierto<br />

un lenguaje, al igual que antes el mundo de las construcciones<br />

portadoras libres de Konrad Wachsmann<br />

y Fritz Haller. Hoy en día, su sistema de módulos de<br />

acero USM sigue teniendo acogida en los gabinetes<br />

de arquitectos. Preferiblemente en negro.<br />

White Cube – Black Box<br />

Hangares de aviones y mostradores, norma DIN y<br />

sistemas de montaje por módulos, White Cube y<br />

Black Box: la cuadrícula es el elemento básico de la<br />

modernidad. Tanto, que los belgas François Schuiten<br />

y Benoît Peeters en su cómic “La fiebre de Urbicanda”<br />

de 1989 muestran la desbordada fantasía del<br />

planificador urbanístico como una cuadrícula de<br />

acero que engulle la ciudad. Hoy en día se abren<br />

nuevas posibilidades para generar una sistemática<br />

más allá de las estructuras lineales. La técnica ya no<br />

se enfrenta a la naturaleza, sino que la reproduce. La<br />

modernidad digital corta un traje a medida que unas<br />

veces puede tener un aspecto y otras veces otro muy<br />

diferente. “Un derroche de mano de obra y una deshonra<br />

al material”, es como Adolf Loos calificaba en<br />

1908 al ornamento, convirtiéndose en el tan citado<br />

precursor de una modernidad cada vez más racional.<br />

Pero a la fresadora CNC le da igual si lo que está<br />

cortando son flores o listones encajables. Y, de pronto,<br />

las antiguas cualidades adquieren una nueva importancia:<br />

el ambiente, por ejemplo, la sensación de<br />

moverse a través de un mundo tallado. Lo que buscan<br />

cientos de miles de turistas en el casco antiguo<br />

de Ratisbona, Barcelona o Génova, la sensación de<br />

perderse y de explorar, ofrece nuevas posibilidades.<br />

Frankfurt intentó activar la base sin nombre de la<br />

exposición: como un entramado de callejones y esquinas<br />

que parece espontáneo y no planificado, mostrando<br />

que la emoción y la racionalidad ya no se<br />

excluyen mutuamente en el futuro. Al contrario: en<br />

la cuadrícula, módulo básico de la modernidad, se<br />

encajan elementos lúdicos. Estamos en la transición<br />

a una modernidad 2.0, cuyo núcleo racional permite<br />

las más diversas aplicaciones, análogamente al sistema<br />

operativo de un sistema de ordenadores en red,<br />

cuya superficie se puede adaptar de manera individual.<br />

Florecillas y tablas sobre la base de una cuadrícula<br />

estricta. ¿Quién lo habría pensado? Pero funciona<br />

espléndidamente. La cuadrícula no falla.<br />

Oliver Herwig is a design<br />

theorist and architecture<br />

critic. He writes for<br />

the Süddeutsche Zeitung,<br />

Frankfurter Rundschau,<br />

GQ, Monopol and Stern and<br />

is the co-author of the<br />

book “Water/Wasser: The<br />

Unity of Art and Science”,<br />

alongside Axel Thallemer.<br />

Oliver Herwig è un teorico<br />

in materia di design<br />

e un critico nel campo<br />

dell’archi tet tura.<br />

Scrive per Süddeutsche<br />

Zeitung, Frankfurter<br />

Rundschau, GQ, Monopol<br />

e Stern, inoltre è autore<br />

del libro “Water/Wasser:<br />

The Unity of Art and<br />

Science”, in collaborazione<br />

con Axel Thallemer.<br />

Oliver Herwig es teórico<br />

del diseño y crítico de<br />

arquitectura. Escribe para<br />

el Süddeutsche Zeitung,<br />

Frankfurter Rundschau, GQ,<br />

Monopol y Stern, y es autor<br />

del libro “Water/Wasser:<br />

The Unity of Art and<br />

Science”, en colaboración<br />

con Axel Thallemer.<br />

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