Cesare Benaglia - Trittici Vita Arte Natura - Arsmedia

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ACQUA
Per sfuggire alla calura estiva, con alcuni amici pittori si
partiva di mattino presto in auto verso la Valle Brembana,
muniti di cavalletto, tele e colori. Dopo San Pellegrino
Terme, dove il Brembo si restringe in una gola,
tra un’ansa e l’altra del fiume realizzai la prima opera del
presente trittico che rifinii in un secondo tempo in studio.
Era un periodo spensierato, sempre rallegrato da
scorribande in certe trattorie che, verso mezzogiorno,
dopo le nostre fatiche pittoriche, ci attendevano per i
nostri raduni a base di spaghettate e fresco vinello, per
celebrare un quadro ben riuscito.
La seconda opera è stata realizzata in studio dopo numerose
osservazioni sul greto del torrente Quisa, in
certi punti ridotto a un vero e proprio immondezzaio a
cielo aperto. A causa di quelle lunghe e quasi ossessionanti
osservazioni, quel soggetto si stabilì per un lungo
periodo nel mio immaginario: quei rifiuti rappresentavano
la lenta agonìa, la morte implacabile alle quali il
nostro torrente era destinato. E tutto questo lo volevo
comunicare attraverso la pittura. Fu un periodo fertile,
dedicato a una ricerca sempre più frenetica, sempre più
assidua e nel totale isolamento.
La terza opera, “Specchio d’acqua”, lascia spazio alla
fantasia in una visione “dall’interno” del soggetto. La
composizione è tutta avvolta nel mistero del fondale acquatico.
La pennellata è liscia e a larga campitura, ottenuta
a forza di togliere sempre più particolari superflui
al fine di raggiungere l’essenziale, la sintesi. Si tratta di
un risultato tecnico ed estetico raggiunto dopo tante
sperimentazioni alla ricerca di una visione sempre più
interiorizzata della realtà.
WATER
To avoid the summer heat, I used to drive to the
Brembana Valley with my painter friends, easels,
canvases and colours. I made the first work of this
triptych, which I finished in my studio some time
later, right after San Pellegrino Terme, where the
river Brembo shrinks in a gorge. It was a carefree period,
always brightened by gatherings on some paths
where, around midday, after our pictorial work, we
all gathered to eat spaghetti and drink cool wine, to
‘honour’ a well-made picture.
The second work was made in studio after numerous
watchings close to the Quisa stream, which
looked as if it had been used as a trashcan at
some point. That subject was part of my thoughts
for a while, because of those long and almost obsessive
watchings: that trash symbolised the slow
agony and the implacable death to which our
river was destined to. I wanted to communicate
all of this through my painting. It was a prolific
period, dedicated to an always more frantic and
assiduous research, in complete isolation.
The third work, ‘Water mirror’, makes room for
the fantasy of a visceral vision of the subject. The
whole composition is wrapped in the mystery of
the river bottom, and my brushstrokes are smooth
and large, thanks to always less details to reach the
essential, a synthesis. It’s a technical and aesthetic
result that I could obtain after a lot of experimentation,
searching for an always more inner vision.