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Nuova serie (1976) XI, fascicolo 3-4 - Brixia Sacra

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UN BRESCIANO CARO A FERDINANDO I<br />

UN BRESCIANO CARO A FERDINANDO I<br />

Ferdinando I d'Austria, imperatore asburgico (1.5'6·1504), nacque da<br />

Filippo il Bello e da Giovanna La Pazza ad Alcalà de Henares, nel 1503.<br />

Il nonno materno, Ferdinando il Cattolico, lo preferiva al fratello più grande,<br />

Ferdinando I d'Austria, imperatore asburgico (1556 - 1504), nacque da<br />

Filippo il Bello e da Giovanna La Pazza ad Alcalà de Henares, nel 1503.<br />

Il nonno materno, Ferdinando il Cattolico, lo preferiva al fratello più grande,<br />

il futuro Carlo.<br />

il futuro Carlo.<br />

Ragioni dinastiche e di successione gli impedirono di essere il più importante<br />

protagonista della storia di quei tempi e perciò, quasi quasi, dovette<br />

accontentarsi di vivere all'ombra del grande fratello. Divenne re di Boemia<br />

e di Ungheria (1526), re dei Romani (1531). Salì al trono imperiale quando<br />

Carlo V abdicò (1556).<br />

Fu un uomo colto; ebbe per maestro Erasmo di Rotterdam, il quale gli<br />

comunicò la passione per la cultura classica.<br />

Pur avendo molte preoccupazioni, ebbe modo di occuparsi anche di cose<br />

che non riguardavano direttamente la politica ed il governo dei suoi vari regni.<br />

Si sa che Ferdinando fu un uomo di sicura fede cattolica.<br />

I rapporti con le autorità ecclesiastiche non erano solamente protocollari,<br />

ma anche motivati da un profondo senso religioso. Vescovi e prelati ricorrevano<br />

a lui per aiuti e raccomandazioni, ed egli a sua volta si faceva intermediario<br />

presso l'autorità del Papa, quando un amico od una persona cara avessero<br />

avuto bisogno di qualche cosa. Ne fa fede una lettera che abbiamo avuto la<br />

possibilità di leggere, presso l'Archivio Segreto del Vaticano (A.A.ARM.I­<br />

XVIII - 5110).<br />

La lettera è munita del sigillo rotondo, con cera rossa, ricoperto con carta<br />

aderente. Il sigillo è molto bene impresso, ed è ben conservato. La lettera è<br />

diretta a Paolo III, papa (1534 - 1549).<br />

Ricorda al Papa di aveve già, anni addietro, ottenuto da Clemente VII,<br />

la somma di quattrocento fiorini a favore di Polidoro, vescovo oropiense. Poiché<br />

Polidoro morì senza avere potuto godere il beneficio, l'Imperatore domanda<br />

a Paolo III di accordare al bresciano Benedetto Malvezzi, vescovo salonense,<br />

la somma di denaro suddetta.<br />

Vediamo ora il motivo per il quale Ferdinando ritiene giusto che il denaro<br />

non vada perso e che venga proprio concesso a quest' ultimo vescovo.<br />

Polidoro era un bresciano, vescovo titolare di Orope (in partibus) ed<br />

abbate del monastero di Santa Vittoria, dell'ordine cistercense della diocesi di<br />

Salisburgo. Costui era suffraganeo di Zagabria.<br />

70<br />

Ragioni dinastiche e di successione gli impedirono di essere il più impor.<br />

tante protagonista della storia di quei tempi e ~rciò. quasi quasi, dovette<br />

accontentarsi di vivere all'ombra del grande fratello. Divenne re di Boemia<br />

e di Ungheria (1.526), re dei Romani (1531). San al crono imperiale quando<br />

Carlo V abdicò (1556).<br />

Fu un uomo colto; ebbe per maestro Erasmo di Rotterdam, il quale gli<br />

comunicò la passione per la cultura classica.<br />

Pur avendo molte preoccupazioni, ebbe modo di occuparsi anche di cose<br />

che non riguardavano direttamente la politica ed il governo dei suoi vari regni.<br />

Si sa che Ferdinando fu un uomo di sicura fede cattolica.<br />

I rapporti con le autorità ecclesiastiche non erano solamente protocollari,<br />

ma anche motivati da un profondo senso religioso. Vescovi e prelati ricorrevano<br />

a lui per aiuti e raccomandazioni, ed egli a sua volta si faceva intermediario<br />

presso l'autorità del Papa, quando un amico od una persona cara avessero<br />

;lVUto bisogno di qualche cosa. Ne fa fede una lettera che abbiamo avuto la<br />

possibilità di leggere, presso "Archivio Segreto del Vaticano (A.A.ARM.I­<br />

XVIII - 5110).<br />

La lettera è munita del sigillo rotondo, con cera rossa, ricoperto con carta<br />

aderente. Il sigillo è molto bene impresso, ed è ben conservato. La lettera è<br />

diretta a Paolo III, papa (15.34 · 1549).<br />

Ricorda al Papa di aveve già, anni addietro, ottenuto da Clemente VII,<br />

la somma di quattrocento fiorini a favore di Polidoro, vescovo oropiense. Poi·<br />

ché Polidoro morl senza avere potuto godere il beneficio, l'Imperatore domanda<br />

a Paolo 111 di accordare al bresciano Benedetto Malvezzi, vescovo salonense,<br />

la somma di denaro suddetta.<br />

Vediamo ora il motivo per il quale Ferdinando ritiene giusto che il denaro<br />

non vada perso e che venga proprio concesso a quest' ultimo vescovo.<br />

Polidoro era un bresciano, vescovo titolare di Orope (in partibus) ed<br />

abbate del monastero di Santa Vittoria, dell'ordine cistercense della diocesi di<br />

Salisburgo. Costui era suffraganeo di Zagabria.<br />

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