Nuova serie (1976) XI, fascicolo 3-4 - Brixia Sacra
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anche i Cappuccini furono impiegati con un grosso contingente di Cappellani<br />
militari. Oltre "all'assistenza morale e spirituale ai combattenti, i Cnppuècini si<br />
prodigarono anche nella cura agli appestati, infatti là il morbo scoppiò sulle navi<br />
venete durante la prima spedizione: forse fu in quest'occasione che fra Paolo<br />
cominciò a prendere, con gli appestati, i primi contatti che proseguirono poi<br />
nell'attività svolta nei Lazzaretti (venuta subito dopo quella sull'Armata), considerata<br />
senz'altro come la più importante della sua vita di carità e che si svolse<br />
in tre sedi: Milano, Brescia e Marsiglia,<br />
anche i · Cappuccini furono impiegati con un grosso contingente &CappeUani<br />
militari. Oltre . all'assistenza morale e spirituale ai combattenti, i Cappuccini si<br />
prodigarono anche nella cura agli appestati, infatti là il morbo scoppiò sulle navi<br />
venete durante la prima spedizione: forse fu in quest'occasione che fra Paolo<br />
cominciò a prendere, con gli appestati, i primi contatti che proseguirono poi<br />
nell'attività svolta nei Lazzaretti (venuta subito dopo quella sull'Armata), consi·<br />
derata senz'altro come la più importante della sua vita di carità e che si svolse<br />
in tre sedi : Milano, Brescia e Marsiglia.<br />
La peste scoperta a Venezia nel luglio 1575, già nell'anno 1576 dilagava:<br />
era urgente un aiuto sia spirituale che materiale. Fra Paolo rispose con slancio<br />
all'appello della Serenissima e definì la sua scelta come il naturale risultato di<br />
quelle motivazioni umane e cristiane che vediamo espresse nella lettera che in data<br />
25 agosto 1576 (20) da Lodi invia al Cardinale Borromeo, dove troviamo confer·<br />
ma della sensibilità non comune del Cappuccino, il quale indica la chiave di que·<br />
sta sua dedizione nella volontà di Dio: « .. .inspirato dal Signore .. . » e « ... pen·<br />
sando che Iddio al presente voglia in questo offitio servirsi di me ... ». Accade<br />
però, sempre restando la scelta fondamentale del fr.ate, che fu mandato a Milano<br />
e non a Venezia. Questo cambiamento nella destinazione, fa porre una legittima<br />
domanda: perché Paolo chiese di andare a Venezia, così lontana, mentre vicino,<br />
a Milano, c'era tanto bisogno? La risposta ci viene dallo stesso Paolo, il quale<br />
ammette di non essere stato a conoscenza della situazione in cui ormai si trovava<br />
Milano nella seconda metà d'agosto, quando cioè aveva fatto domanda per essere<br />
inviato alla cura degli appestati veneziani (21). La motivazione potrebbe lasciare<br />
qualche dubbio, se non si tenesse presente il fatfo, confermato dai documenti<br />
dell'epoca, che le notizie sulla peste di Milano furono formulate con un linguag·<br />
gio ambiguo: si mantenne il termine «sospetto» anche quando la realtà dava<br />
ragione ai più pessimisti. Era una politica rivolta ad impedire allarmismo e dispe·<br />
razione, ma che nello stesso tempo era sostenuta dalla scarsa abilità dei medici<br />
che tardarono ad individuare il morbo. Ne sono chiaro esempio le grida, nelle<br />
quali ancora all'ultimo d'agosto il Governatore, già fuggito a Vigevano, voleva<br />
far credere che «non vi è alcun ragionevole sospetto di tal contagione» (22),<br />
affermazione questa che ci ricorda immediatamente le elucubrazioni pseudofiloso·<br />
fiche del manzoniano don Ferrante! E intanto la peste mieteva vittime in vari<br />
luoghi della città, fino al centrale Cordusio (23).<br />
La peste scoperta a Venezia nel luglio 1575, già nell'anno 1576 dilagava:<br />
era urgente un aiuto sia spiri tuale che materiale. Fra Paolo rispose con slancio<br />
all'appello della Serenissima e definì la sua scelta come il naturale risultato di<br />
quelle motivazioni umane e cristiane che vediamo espresse nella lettera che in data<br />
25 agosto 1576 (20) d:t Lodi invi:t al Cardinale Borromeo, dove troviamo conferma<br />
della sensibilità non comune del Cappuccino, il qu:tle indica la chiave di questa<br />
sua dedizione nella volontà di Dio: « ... inspirato dal Signore ... » e « ... pensando<br />
che Iddio al presente voglia in questo offido servirsi di me ... ». Accade<br />
però, sempre restando la scelta fondamentale del frate, che fu mandato a Milano<br />
e non a Venezia. Questo cambiamento nella destinazione, fa porre una legittima<br />
domanda: perché Paolo chiese di andare a Venezia, cos1 lontana, mentre vicino,<br />
a Milano, c'era tanto bisogno? La risposta ci viene dallo stesso Paolo, il quale<br />
ammette di non essere stato a conoscenza della situazione in cui ormai si trovava<br />
:MiIano nella seconda metà d'agosto, quando cioè aveva fatrO domanda per essere<br />
inviato alla cura degli appestati veneziani (21). La motivazione potrebbe lasciare<br />
qualche dubbio, se non si tenesse presente il fatto, confermato dai documenti<br />
dell'epoca, che le notizie sulla peste di Milano furono formulate con un linguaggio<br />
ambiguo: si mantenne il termine '" sospettO)lo anche quando la realtà dava<br />
ragione ai pi ù pessimisti. Era una politica rivolta ad impedire allarm ismo e disperazione,<br />
ma che nello stesso tempo era ~os tenuta dalla scarsa abilità dei medici<br />
che tardarono ad individuare il morbo. Ne sono chiaro esempio le grida, nelle<br />
quali ancora all'ultimo d'agosto il Governatore, già fuggito a Vigevano, voleva<br />
far credere che «non vi è alcun ragionevole sospetto di tal contagiane» (22),<br />
affermazione questa che ci ricorda immediatamente le elucubrazioni pseudo6losofiche<br />
del manzoniano don Ferrante! E intanto la peste mieteva vittime in vari<br />
luoghi della città, fino al centrale Cordusio (23).<br />
(19) BIBLIOTECA AMBROSIANA, Epistolario di S. Carlo Borromeo, F. 136 inf. 499.<br />
(19)<br />
(20) BIBLIOTECA AMBROSIANA, Epistolario di S. Carlo Borromeo, F. 136 inf. 518.<br />
(lO)<br />
(21) P. BELLINTANI, op. cito in «I due fratelli Bellintani e il dialogo della peste» di<br />
(21)<br />
F. Odorici, op. cito pp. 286·287, cap. <strong>XI</strong>I.<br />
(22) A. CENTORIO DEGLI ORTENSII, Avvertimenti, Ordini, Gride ed Editti: fatti ed<br />
(22)<br />
osservati osurvQti in Milano, Milano, ne' /Il!' tempi tempi sospettosi della peste; pl!sft; negli lIegli anni IIlmi MDLXXVI MDLXXVI e l' LXXVII LXXVII<br />
con molti avvertimenti utili, e necessari a tutte le Città d'Europa che cadessero in simili<br />
infortuni inforfuni e t calamità, Milano Milano 1631, 1631, p. p. 80. BO.<br />
(23) A.F. LA CAVA, La Deste -1 : 'an Carlo, Milano 1945, pp. 46-48.<br />
(23)<br />
44<br />
BIBLIOTEC.A AMBROSIANA, Epistolario di S. Carlo Borromoo, F. 136 inf. 499.<br />
BIBLIOTECA AMBROSIANA, Epistolario di S. Carlo Borromoo. F. 136 inf . .5 18.<br />
P. BELLINTANI, op. cii. in « I due fl"fltelli Iktlifllllni e il dialogo della peste,. di<br />
F. Odorici, op. ciI. E'P. 286·287, cap. <strong>XI</strong>I.<br />
A. CENTOR IO DEGLI ORTF..NSll. Ilvuulimcllli, D,dilli, GrMI! ed Edilli: falli cd<br />
con molti avvertimenti utili, e ntctssari a fullt lt CiuÌJ d'Euro/l(1 ,be CadtlUro ÙI simili<br />
A.F. LA CAVA, La IJI!SIC .J: