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Nuova serie (1976) XI, fascicolo 3-4 - Brixia Sacra

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Della prosa non c'è da stupIrSI; o, almeno, non si stupisce chi è abituato<br />

a leggere il Testori romanziere.<br />

Per quanto riguarda l'approfondimento crWco del discorso, certo, le parole<br />

dello studioso - non tutte nella stessa misura - contengono del vero. Anche<br />

se talvolta non si riesce a superare l'impressione che Testori a un certo punto<br />

si sia sia lasciato lasciato prendere prendere la la mano mano daU'asser.:ione dall'asserzione iniziale iniziale che che voleva voleva il il Romanino Romanino<br />

pittore «dei senza avere, dei senza nome e dei senza niente ». Ad esempio,<br />

laddove (p. 18) afferma che «si strappa gli ultimi orpelli vene ti che gli restavano<br />

addosso e li getta come stracci sui corpi proni del Cristo e della Maddalena;<br />

così i damaschi pregiatissimi e divinamente tramontizi del Tiziano diventano<br />

sì e no le coperte da letto matrimoniale che le contadine si portano con<br />

sé quale dote .. . ». O quando asserisce che 11 Romanino va «avanti e indietro<br />

tra il Romanico, il Gotico, il Seicento e l'Ottocento ancora di là da venire,<br />

con ghignate orride, orridi spaventi e tenerezze da tremare ... ». O quando parla<br />

della sua «fetale» (sic!) preferenza per il «colur zalt».<br />

Ora, a prescindre dall'indubbia esagerazione nel definire i tessuti (dall'ammirato<br />

apprezzamento vas ariano in qua, tutti i critici, ch'io sappia, si sono<br />

trovati concordi nell'individuare quale peculiarità del Romanino l'abilità di<br />

contraffare tessuti preziosi con effetti di rara raffinatezza), a prescindere - didicevo<br />

- da certa esagerazione, ora più ora meno validamente motivata, in<br />

questo come in altri luoghi, non si può tacere l'impressione che il Testori sia<br />

un po' troppo incline a far pesare la propria situazione psicologica particolare<br />

in rapporto all'impatto avuto col ciclo figurativo della Cappella del <strong>Sacra</strong>mento,<br />

e un po' troppo poco incline a prendere in considerazione l'aspetto tecnico<br />

dell'analisi artistica, dalla filologia alla storia, dalla collocazione nell'iter culturale<br />

degli artisti (pur accennata) all'analisi stilistica.<br />

Insomma, per dirla in breve, da questa lettura esce molto ben individuato<br />

Testori, con la sua psicologia tormentata; forse un po' meno a fuoco Romanino<br />

e Moretto, specie sotto l'aspetto storico. La scelta delle fotografie (che<br />

sappiamo essere stata curata personalmente dal Testori) illustrative del discorso,<br />

dà piena conferma dell'impressione di cui s'è detto.<br />

Braccia, mani, gambe, occhi torvi, muscolosi bicipiti, nasi rincagnati, sguardi<br />

di striscio, polpacci e piedi sono portati in primo piano, quasi per far<br />

loro parlare quel linguaggio sgangherato che nella figura l11t1era, non si perde,<br />

certo, ma si equilibri a in un insieme di omogenea lingua popolaresca.<br />

*<br />

* *<br />

L'interpretazione testoriana, come si diceva, tutta personalismi psicologici<br />

e vivacità di linguaggio condito delle più strampalate espressioni dialettali e<br />

di parole di pura invenzione, s'inserisce nel discorso più vasto e storicamente<br />

impostato, condotto nel primo volume dai tre studiosi dei quali si diceva più<br />

86<br />

Della prosa non c'è da stupirsi; o, almeno, non si stupisce chi è abituato<br />

;\ Icggere il Tcsl'Ori romanziere.<br />

Per quanto riguarda l'approfondimento CritICO del discorso, certo, le parole<br />

deUo studioso - non tu Ile nella stessa misu ra - contengono del vero. Anche<br />

se talvolta non si riesce a superare l'impressione che Testori a un certo punto<br />

pittore «dei senza avere, dei senza nome e dei senza niente ». Ad esempio,<br />

laddove (p. 18) afferma che «si strappa gli ultimi orpeUi veneti che gli restavano<br />

addosso e li getta come stracci sui corpi proni del Cristo e della Maddalena;<br />

cos1 i damaschi pregiatissimi e divinamente tramontizi del Tiziano diventano<br />

sl e no le coperte da lelto matrimoniale che le contadine si portano con<br />

sé quale dote ... ». O quando asserisce che U Romanino va

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