Nuova serie (1976) XI, fascicolo 3-4 - Brixia Sacra

Dalla «Hierarchia «Hierarehia chatolica chatolìca », oltrc oltre a queste scarnc scarne notizie', e~ s'appiamo sappIamo che
morì il 26·4· - 4 - 1534.
Polidoro dunque, poco dopo avere ottenuto da Clemente VII la sommu somma
di quattrocento fiorini «in Diocesi Pergamense »,, morì, senza godere quanto
aveva ottenuto.
Ferdinando I, preoccupato per le cattive condizioni finanziarie e per i peri. peri­
coli fisici che incombevano su Benedetto Malvezzi, , vescovo di Salona, chiede
al Pontefice di beneficiarlo della somma inutilizzata. Questo vescovo, che era
pure abbate di un monastero, non sapeva come sostentare i suoi monaci, e
perciò aveva urgente bisogno di denaro.
Benedetto apparteneva ad una famiglia di Brescia. La storia ci ricorda un
Giacomo Malvezzi, cronista italiano, autore di una «Cronaca« di Brescia »,, dalle
origini al 1332. 32.
Chi era Benedictus Malvetius?
Dalla lettera sappiamo che era Vescovo salonense, Vicario negli affari pon· pontifici
e spirituali della Chiesa di Strigonia (Esz/ergom· (Esztergom - Budapest) ed abbate
di una località, Landstrensis, situata in Schiavonia, ai confini con l'impero
ti6ci
dei Turchi.
Era zio materno di Polidori, ed uomo di provata virtù, religiosissimo.
Le notizie che leggiamo su «Hierarchia Chatolica» non ci aiutano a sapere
di più.
Benedetto fu consacrato vescovo di Salona, l'antica Amphissa, Amphina, sede tito­
tito·
lare vescovile della Grecia, il 19-4-1536, due anni dopo la morte del nipote.
Perché l'imperatore Ferdinando si preoccupava tanto della sorte del nostro
Benedetto? Non siamo riusciti ad avere notizie sulle motivazioni della lettera,
e nemmeno sappiamo quali siano stati i rapporti di amicizia di questi
due personaggi.
Ferdinando era, come abbiamo visto, anche re di Ungheria, ma aveva
di questa terra solamente una sovranità, diciamo, fittizia.
Non ci dobbiamo dimenticare che Ferdinando aveva ereditato, dal fratello
Carlo V, tutti i problemi della riforma protestante.
Le popolazioni dell'Europa del Nord erano in fermento, e le diatribe
teologiche e dottrinali molto spesso nascondevano contrasti di nazionalità e
di razza.
I Magiari non sopportavano l'incipiente dominazione asburgica, ed' il sovrano
era costretto ad agire con grande difficoltà in quel paese.
Considerando tutte queste cose, forse riusciamo a comprendere l'interessamento
di Ferdinando nei riguardi di questo oscuro vescovo bresciano.
Forse i pericoli e le difficoltà del monastero sito in Schiavonia a erano solamente
un pretesto per ottenere un aiuto e benefici a favore del Vicario «in
ponti6calibus pontificalibus et spiritualibus », il quale per riconoscenza a Ferdinando avrebbe
potuto adoperare la sua autorità per portare la pace in questo paese.
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