La Tradizione Cattolica - Fraternità Sacerdotale di San Pio X
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egregiamente la dottrina tra<strong>di</strong>zionale e,<br />
nell’articolo “Comunicazione con gli<br />
acattolici”, afferma con grande chiarezza che:<br />
“<strong>La</strong> comunicazione attiva e formale è<br />
gravemente illecita poiché sarebbe la<br />
professione <strong>di</strong> un falso culto e la negazione<br />
della fede cattolica, senza parlare dello<br />
scandalo”.<br />
Il concilio giungerà a cambiare<br />
totalmente questo insegnamento.<br />
Lo stesso Padre Tocanel, in una e<strong>di</strong>zione<br />
successiva al concilio del medesimo<br />
Dizionario <strong>di</strong> Teologia morale (Marietti 1968),<br />
riassume quella che chiama a giusto titolo la<br />
“Nuovissima <strong>di</strong>sciplina”, facendo riferimento<br />
appunto all’ultimo concilio.<br />
Egli cita il decreto sulle Chiese orientali<br />
che comincia, come spesso è successo<br />
nell’assemblea conciliare, con l’affermare il<br />
principio cattolico tra<strong>di</strong>zionale… per poi<br />
negarlo, dopo qualche riga, nella prassi. Si<br />
<strong>di</strong>ce giustamente che: “<strong>La</strong> comunicazione in<br />
cose sacre che offende l’unità della Chiesa o<br />
include formale adesione all’errore o pericolo<br />
<strong>di</strong> errare nella fede, <strong>di</strong> scandalo e <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>fferentismo, è proibita dalla legge<br />
<strong>di</strong>vina” (n° 26).<br />
Ma…, c’è un “ma” che vanifica<br />
l’affermazione del principio citato,<br />
introducendo la possibilità <strong>di</strong> una comunione,<br />
appunto, nelle cose sante: “Agli orientali che<br />
in buona fede si trovano separati dalla Chiesa<br />
cattolica si possono conferire, se<br />
spontaneamente li chiedono e siano ben<br />
<strong>di</strong>sposti, i sacramenti della Penitenza,<br />
dell’Eucaristia e dell’Unzione degli infermi;<br />
anzi anche ai cattolici è lecito chiedere questi<br />
sacramenti dai ministri acattolici, nella cui<br />
Chiesa si hanno vali<strong>di</strong> sacramenti,<br />
ogniqualvolta la necessità o una vera spirituale<br />
utilità a ciò persuada, e l’accesso a un<br />
sacerdote cattolico riesca fisicamente o<br />
moralmente impossibile. Parimenti, posti gli<br />
stessi principi, per una giusta ragione è<br />
permessa la partecipazione in funzioni, cose e<br />
luoghi sacri, tra cattolici e fratelli separati” (n°<br />
27).<br />
Il nuovo co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto canonico<br />
sintetizza questa nuova dottrina nel can. 844.<br />
Nel secondo paragrafo si afferma che i<br />
cattolici possono ricevere i sacramenti della<br />
Penitenza e dell’Eucaristia da ministri non<br />
cattolici, nelle cui chiese tali sacramenti sono<br />
amministrati validamente, ogni volta che vi è una<br />
necessità e una vera utilità spirituale, nella misura<br />
in cui sia evitato il pericolo dell’errore e<br />
dell’in<strong>di</strong>fferentismo e che non si può moralmente o<br />
fisicamente accedere ad un ministro cattolico.<br />
<strong>La</strong> Redenzione, vittima del vento ghiacciato<br />
dell’ecumenismo<br />
Nel paragrafo seguente si afferma che i<br />
ministri cattolici possono amministrare i<br />
sacramenti <strong>di</strong> Penitenza, Eucaristia e Unzione degli<br />
infermi agli ortodossi e a tutti gli eretici che<br />
conservano la fede in questi sacramenti, se li<br />
chiedono spontaneamente e sono ritualmente<br />
<strong>di</strong>sposti.<br />
Nella nuova logica ecumenica, quin<strong>di</strong>, la<br />
fede in tutte le verità rivelate non è più un criterio<br />
in<strong>di</strong>spensabile per ricevere questi sacramenti,<br />
nonostante la Chiesa abbia sempre insegnato che<br />
permettere a membri <strong>di</strong> religioni scismatiche ed<br />
eretiche l’avvicinarsi ai sacramenti senza l’abiura<br />
dei loro errori vada contro la legge <strong>di</strong>vina.<br />
Per seguire la cosiddetta “ermeneutica della<br />
continuità” bisognerebbe affermare che i due<br />
insegnamenti non sono contrad<strong>di</strong>ttori ma entrambi<br />
vali<strong>di</strong>, ognuno per il suo tempo. Cosa impossibile,<br />
nel caso concreto, in quanto la prassi è una<br />
conseguenza dei principi della fede. Se la Chiesa<br />
condannava la partecipazione attiva ai riti non<br />
cattolici, come abbiamo visto, è perché questa<br />
comunicazione implica la negazione della fede per<br />
la professione, almeno esterna, <strong>di</strong> una falsa<br />
religione. Ma poiché la fede non può evolvere in<br />
maniera eterogenea con il tempo, la “nuovissima<br />
<strong>di</strong>sciplina” è inaccettabile.<br />
Dottrina<br />
39<br />
<strong>La</strong> <strong>Tra<strong>di</strong>zione</strong><br />
<strong>Cattolica</strong>