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❖ V I S T I D A V I C I N O
Sono Tinto e sdoganato
Tinto Brass è stato accolto
alla recente Mostra del
Cinema di Venezia come un
vero maestro alla pari di tanti
altri registi internazionali.
L’esilio durava da ben 42 anni.
Come ha accolto il “via libera”
alla recente Mostra del Cinema
di Venezia?
TINTO BRASS «Come una piacevole sorpresa.
Mi sono chiesto come mai, sono cambiato io
o è cambiato Marco Muller? Muller sul
“Corriere” ha detto che, forse, siamo cambiati
entrambi. Certo il fatto di essere stato
escluso per 42 anni dal Festival la consideravo
una topica, culturale o temporale, finalmente
è arrivato questo sdoganamento e mi
ha fatto piacere. Mi dispiace solamente che è
arrivato un po’ troppo tardi perché potesse
rallegrarsene anche Tinta, che è mancata da
3 anni. Lei sarebbe stata ben contenta di salire
e riscendere le scale del Palazzo del
Cinema che ha fatto varie volte quando c’era
Chiarini (Luigi Chiarini direttore della Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica dal
1963 al 1968 n.d.r.)».
Del resto a Klimt è andata peggio...
TINTO BRASS «Certo a Klimt è andata peggio ci
sono voluti 90 anni perché la Biennale di
Venezia gli rendesse omaggio. Ha avuto un
po’ le mie stesse accuse di autore immorale,
osceno, di sessualità pagana, insomma tutte
le cose che mi son sentito dire io».
Che cosa si è visto nella retrospettiva
che è stata presentata a Venezia?
TINTO BRASS «Il film del 1967 “Nero su bianco”
che è l’anno da cui parte il mio essere
bandito dal festival e questo mi ha fatto piacere
perché è stato come riprendere il discorso
da dove lo si era interrotto. È un film di
ricerca sulla mia libertà di espressione, molto
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sperimentale, è stato definito underground.
È centrato sulla sessualità, perché è la storia
di una donna che gira per Londra cercando la
sua libertà sessuale. Mi è molto piaciuto il
fatto che sia stato presentato con “Hotel
Courbet” che racconta pur con un linguaggio
diverso la stessa cosa, cioè il raggiungimento
della libertà sessuale, che Caterina
Varzi che è la protagonista, ci mostra di aver
raggiunto attraverso il linguaggio del corpo».
La sua nuova musa è psicanalista?
TINTO BRASS «Sì, è avvocato e psicanalista».
Hotel Courbet è un cortometraggio?
TINTO BRASS «Sì è un corto che farà parte di
una trilogia di tre corti in modo di fare un
home video di un’ora e un quarto. Gli altri
due si chiameranno “eia eia alalà” che faccio
con Franco Branciaroli, fra l’altro e che è dedicato
alla notte di D’Annunzio prima di partire
per l’impresa di Fiume. Il terzo episodio si
chiama “Coiffeur pour dames”, lo girerò nel
Veneto a Treviso. I “Coiffeur pour dames”
sono una figura che sta prendendo piede,
molto alla moda, sono dei parrucchieri, dei
“figari” nel senso letterale della parola, che si
occupano del sesso delle donne, lo acconciano
in vario modo: a cuore, alla moicana, a
punto esclamativo, con mèches, in una ricerca
della perfezione».
Per parlare di personalità venete, so
che lei è affascinato da una figura
sportiva in particolar modo…
TINTO BRASS «Come no, si tratta di Federica
Pellegrini che è bellissima, splendida. Tutto è
cominciato l’anno scorso quando l’ho vista
sbattere il pugno sull’acqua dopo aver vinto
la gara dei 200 metri, aveva perso quella subito
prima dei 400 ed era stata subissata di
improperi, di insulti, di rimproveri perché
aveva dichiarato che lei fra una gara e l’altra
fa sesso e shopping. Quando ho visto quella
reazione così incazzata, mi è piaciuta moltissimo,
a parte poi che è una bellissima donna,
io l’avevo proposta perché la eleggessero
Miss Olimpia. ».
Ma lei ha mai contattato Federica
Pellegrini?
TINTO BRASS «No, ma ho fatto delle dichiarazioni
a qualche giornale di cui le è arrivata
notizia e mi ha risposto in modo molto simpatico
che era lusingata dei complimenti
come donna, ma mi ha fatto sapere che non
si sente ancora pronta per essere una delle
mie attrici. Probabilmente deve vincere qualche
altro record del mondo prima».
Senta Maestro lei è famoso per
affermare che da un certo sorriso
delle donna si può capire se la nottata
precedente è stata gratificante…
TINTO BRASS «Se pensiamo al sorriso della
Gioconda, quanto si interrogano sul mistero
di questo sorriso di Monna Lisa, in realtà è il
sorriso sornione di una donna sessualmente
soddisfatta».
Quindi non si tratta di sorriso smagliante,
di risata soddisfatta ma è
quel sorriso un po’ sornione che fa
capire…
TINTO BRASS «Fa capire che le donne sanno
tutto, han capito tutto, più degli uomini».
Senta Maestro ma è vero che è
molto permaloso se qualcuno critica
le sue cravatte?
TINTO BRASS «Più che per le critiche ai miei
film, possono dire quel che vogliono sui miei
film ma non critichino le mie cravatte. ».
Infine cosa rispondiamo a questa
nostra lettrice che dice di aver fatto
recentemente un sogno strano di
essere una Maîtresse…
TINTO BRASS «Intanto sarei curioso di conoscerlo
nel dettaglio perché Maîtresse vuol dire che
ha una certa età! lLo trovo molto interessante
perché il tema dei casini è sempre stato un
mio cavallo di battaglia. A parte il fatto che li
ho frequentati per dieci anni, la notizia della
chiusura già apparsa nel 1948, ci ha spaventato
a tal punto che tutti ci facevamo la carta di
identità falsa pur di entrarci in tempo. Per fortuna
la chiusura c’è stata solo nel 1958. Nel
frattempo proprio per non perdere gli ultimi
paradisi, gli ultimi Eden, mi ero trasferito da
Padova a Ferrara dove erano ancora aperti, ho
finito l’università e mi sono laureato (Tinto
Brass è laureato in giurisprudenza n.d.r.) a
Ferrara proprio per questo. Mi erano indispensabili:
ci andavo prima di andare a fare l’esame,
poi ero sereno e mi andava tutto bene!».
Intervista raccolta da Claudio Campagnolo
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