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Filippo Guagnano - Ssai - Ministero Dell'Interno

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CONTRIBUTI E SAGGI<br />

INTRODUZIONE<br />

L’esigenza di governare organizzazioni di estese dimensioni ha reso indispensabile,<br />

sin da tempo remoto, la messa a punto di strumenti che garantissero al vertice<br />

la più ampia conoscenza del concreto andamento dell’attività amministrativa,<br />

specialmente nelle loro articolazioni periferiche, al fine di verificare il rispetto degli<br />

ordini impartiti e di sanzionare i comportamenti difformi. Da questa esigenza ha<br />

avuto origine la pratica dell’ispezione quale attività di indagine, verifica, riscontro<br />

e comunicazione (peraltro unilateralmente orientata) svolta da funzionari al servizio<br />

del re - quali sono stati i missi dominici di Carlo Magno e, successivamente, gli<br />

envoyés o i commissaires du roi 1 nella Francia del XVII e XVIII secolo - progressivamente<br />

istituzionalizzata in autentica “funzione”.<br />

In ciò, vale a dire nella sua oscillazione tra i due poli della conoscenza e del<br />

controllo, peraltro intimamente compenetrati, e nel legame con il processo di centralizzazione<br />

degli apparati, peculiare della storia amministrativa francese 2 , è possibile<br />

rinvenire quella connotazione tipicamente autoritaria, e persino inquisitoria,<br />

che ne ha variamente condizionato l’esistenza e l’operatività, tanto in Francia quanto,<br />

e soprattutto, in Italia. Questo spiega, del resto, la sua assenza in ordinamenti<br />

amministrativi ai quali la tematica del controllo era ed è tutt’altro che estranea 3 .<br />

Se in Francia le ispezioni, con la costituzione di corpi specifici ad hoc e,<br />

primo fra tutti, di quella Inspection Général des Finances che è ben presto assurta al<br />

rango di grand corps de l’État, hanno rappresentato lo strumento principale ed<br />

indefettibile di controllo e di raccordo tra il centro e la periferia, adoperato dal vertice<br />

politico, facendo costantemente parte del “paesaggio amministrativo” 4 per aver<br />

dato vita ad una consolidata tradizione che ne ha consacrato la “legittimità storica”<br />

5 , in Italia, la cui tradizione amministrativa, malgrado la presenza di tratti di<br />

1<br />

Cfr. MÉNIER J., Les inspections générales, Paris, Berger-Levrault, 1988, 13 e 61.<br />

2<br />

Ibidem, 59 e 61.<br />

3<br />

Ibidem, 53-9.<br />

4<br />

Ibidem, 9.<br />

5<br />

Cfr. KESSLER M.C., Les grands corps de l’État, Paris, Presses de la Fondation Nationale des Sciences Politiques,<br />

1986, passim e spec. 17, secondo la quale l’Inspection des Finances, come gli altri grands corps, è riuscita a rendersi<br />

indispensabile quali che fossero i regimi e i governi politici. Cfr., anche, BRAIBANT G. e STIRN B., Le droit<br />

administratif français, Paris, Presses de la Fondation Nationale des Sciences Politiques & Dalloz, 1997, 67; CHA-<br />

PUS R., Droit administratif général, Paris, Montchrestien, 1997, 399-400.<br />

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