Matteo Zezza - Precedente versione del sito - Consiglio Regionale ...
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L'intensità <strong>del</strong> fenomeno (cioè il rapporto tra l'occupazione non regolare<br />
e l'occupazione complessiva) è nel Mezzogiorno ben oltre il doppio<br />
rispetto all'Italia nord-occidentale (il 23,1% contro il 9,5% in termini di unità<br />
di lavoro) mentre si attesta al 10,3% nel Nord-est e al 13,3,% al al Centro.<br />
Peraltro, nel Sud, nell'ambito <strong>del</strong>le componenti <strong>del</strong> lavoro non regolare,<br />
prevalgono le tipologie dei disoccupati e degli stranieri non residenti;<br />
mentre nel Centro-Nord la componente più rilevante è costituita dai<br />
secondi lavori 22 .<br />
E ciò è una conferma <strong>del</strong>l'estensione <strong>del</strong>l'occupazione sommersa nel<br />
Mezzogiorno e <strong>del</strong>la maggiore gravità di essa, in quanto (almeno tendenzialmente)<br />
gli irregolari in senso stretto e gli stranieri non residenti sono<br />
soggetti il cui unico contatto con il lavoro avviene nell'area sommersa.<br />
Secondo numerose ricerche l'Italia sarebbe uno dei Paesi industrializzati<br />
dove è più alta l'incidenza <strong>del</strong>l'economia sommersa sul PIL.<br />
Nella <strong>versione</strong> precedente a quella definitiva <strong>del</strong>la Comunicazione<br />
<strong>del</strong>la Commissione Europea, era allegata una tabella da cui risulta che<br />
l'economia sommersa italiana va stimata in un intervallo tra il 20 e il 26 %<br />
<strong>del</strong> PIL, superata solo dalla Grecia in cui la suddetta percentuale oscilla<br />
tra il 29 e il 35% <strong>del</strong> PIL.<br />
una quota consistente di tale occupazione occulta interessa l'agricoltura e il settore dei<br />
servizi, va sottolineata l'importanza che esso assume nel settore industriale e in quello<br />
manifatturiero in particolare". La ragione di tale "enfatizzazione industrialista" <strong>del</strong>l'approccio<br />
al problema <strong>del</strong>l'occupazione irregolare, di cui parla Reyneri, deriva probabilmente<br />
dal fatto che l'industria manifatturiera era concepita (quando in Italia, all'inizio<br />
degli anni settanta, si riaprì il dibattito sull'occupazione occulta e irregolare) come un settore<br />
avanzato il cui destino sembrava che fosse un continuo sviluppo insieme al naturale<br />
miglioramento <strong>del</strong>le condizioni dei lavoratori; e quindi la scoperta, o meglio la persistenza,<br />
proprio qui di sacche di occupazione irregolare e perciò di sottotutela, tipiche di<br />
aree arretrate, ha compromesso la linearità di tale ragionamento. Ancora REYNERI,<br />
Mercato e politiche <strong>del</strong> lavoro, in Le nuove relazioni industriali, a cura di CELLA-<br />
TREU, Il Mulino, Bologna, 1998, p. 413, ritornando sul tema, sottolinea che la riscoperta<br />
<strong>del</strong>l'importanza <strong>del</strong>l'occupazione precaria e occulta "segna anche la fine <strong>del</strong>l'idea che<br />
la crescita economica comporti una continua modernizzazione <strong>del</strong>le strutture produttive<br />
ed in particolare l'affermazione <strong>del</strong>la grande impresa", perché "quelli che erano considerati<br />
sintomi <strong>del</strong>l'arretratezza o comunque <strong>del</strong> carattere dualistico <strong>del</strong>lo sviluppo economico<br />
italiano ricompaiono in settori tecnologicamente moderni ed in aree geografiche avanzate";<br />
vgs. anche CHIARELLO, Dal lavoro nero allo sviluppo <strong>del</strong> settore informale, cit.,<br />
p. 236 ss.<br />
22 Vgs. ISTAT, La misura <strong>del</strong>l'economia sommersa secondo le statistiche ufficiali, cit.<br />
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