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FRATRUM MINORUM - OFM

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212 AN. CXXIV – MAII-AUGUSTI 2005 – FASC. II<br />

dedicato alla Madre di Dio e restaurato dal<br />

giovane Francesco, gli fu rivelata ed iniziò<br />

a vivere la forma di vita del Cristo, cioè<br />

quella evangelica; qui il Signore, come in<br />

nessun altro luogo, mostrò al Poverello, la<br />

sua bontà e la sua misericordia.<br />

La pace e il perdono che implorava il pellegrino<br />

nel giungere a Gerusalemme, è ciò<br />

che oggi, nelle festa del perdono, imploriamo<br />

per noi, per l’intercessione di santa Maria degli<br />

Angeli e del Beato Padre san Francesco, in<br />

questo «angolo di paradiso», che è la Porziuncola.<br />

Questa pace che sperimentiamo nei<br />

nostri cuori, rinnovati dalla pace che ci viene<br />

dal Signore Gesù, è quella che noi ci impegniamo<br />

a seminare dovunque ci troveremo. E<br />

questo perdono, che gratuitamente riceviamo,<br />

è quello che offriamo a quanti ci hanno<br />

offeso. Non si può avere pace senza riconciliazione<br />

e senza perdono. Solo un cuore pacificato,<br />

un cuore che sa di essere stato perdonato<br />

e ha sperimentato il perdono e la misericordia,<br />

doni del Signore, può offrire il<br />

perdono, può essere misericordioso.<br />

In una società come la nostra, ferita gravemente<br />

dalla violenza, dal terrorismo e<br />

dalla guerra, che contrappongono fratelli a<br />

fratelli e popoli a popoli, ha senso più che<br />

mai celebrare la festa del perdono. In una<br />

società come la nostra, in cui sembra che<br />

siamo impegnati a non riconoscere all’«altro»<br />

e al «diverso» il posto che gli spetta come<br />

essere umano e figlio del Padre di tutti,<br />

ha ancora più senso fare l’esperienza della<br />

riconciliazione con il Signore e lasciarci<br />

perdonare così da poter vivere in pace e riconciliati<br />

con gli altri. Oh, se ci sentissimo<br />

realmente perdonati e riconciliati con il Signore!<br />

Non avremmo nessun timore a rinunciare<br />

alle armi, che impongono la «pace<br />

dei cimiteri»; non dubiteremmo a tendere<br />

per primi la mano al «lontano», al «diverso»,<br />

all’«altro», per farlo «nostro prossimo»<br />

e per trattarlo come nostro fratello.<br />

«Dio è amore» (1Gv 4,8). Carissimi fratelli<br />

e sorelle, questa è la grande Buona Notizia<br />

che il Padre ci ha comunicato attraverso<br />

il Figlio. È il Vangelo che dà significato<br />

pieno alla vita di una persona. È la certezza<br />

che ci fa sperare contro ogni speranza e ci<br />

spinge ad amare, come Dio ci ama.<br />

«Dio è amore». Questa è la Buona Novella<br />

che qui, alla Porziuncola, risuonò nel<br />

cuore di Francesco. È il Vangelo che volle<br />

annunciare a tutti e che lo portò a chiedere<br />

al «signor papa», Onorio III, l’«indulgenza<br />

della Porziuncola», con l’unica finalità di<br />

portare tutti in paradiso. Sono passati gli anni,<br />

quasi 800, e Francesco continua a gridare:<br />

«voglio le anime», «desidero portare tutti<br />

in paradiso».<br />

«Dio è amore» e noi che sperimentiamo<br />

continuamente nella nostra vita questa Buona<br />

Notizia vogliamo gridarla al mondo; vogliamo,<br />

seguendo l’esempio di Francesco,<br />

che la ascoltino i potenti della terra, perché<br />

non «dimentichino il Signore, né deviino<br />

dai suoi precetti», poiché altrimenti dovranno<br />

«renderne ragione... nel giorno del giudizio»<br />

(cf Lrp 3.8); vogliamo che la ascoltino<br />

quelli che sul loro cammino seminano<br />

terrore e morte, perché anche loro devono<br />

temere ed onorare il Signore Dio onnipotente,<br />

confessare i loro peccati e astenersi<br />

da ogni male (cf Rnb XXI, 2ss); vogliamo<br />

che la ascoltino gli uomini e le donne di<br />

buona volontà, perché accolgano «queste e<br />

le altre parole del Signore nostro Gesù Cristo,<br />

con umiltà e amore» (2Lf 87).<br />

«Non temere», disse l’Angelo a Maria<br />

(Lc 1,30). «Non temere», dice oggi il Signore<br />

a ciascuno di noi. I nostri peccati ci<br />

mantengono schiavi degli elementi del<br />

mondo (cf Gal 4,3), ma il Signore è disposto<br />

a riscattarci (cf Gal 4,5) e, pertanto, non<br />

saremo più schiavi, ma figli (cf Gal 4,7).<br />

«Non temere». Per il peccato siamo diventati<br />

ciechi e non vediamo la vera luce (cf 2Lf<br />

66), ma «mentre eravamo ancora peccatori,<br />

Cristo è morto per noi», dimostrando così<br />

l’amore che Dio ha per noi (cf Rm 5,8). Poiché<br />

«Colui che non aveva conosciuto peccato,<br />

Dio lo trattò da peccato in nostro favore»<br />

(2Cor 5,21), in Lui «abbiamo la remissione<br />

dei peccati» (Col 1,14). «Non<br />

temere», perché il nostro Dio è un «Dio misericordioso<br />

e pietoso» (Es 34,6) e, per sua<br />

grazia, il peccato non dominerà più su di noi<br />

(cf Rm 6,14); come Maria, allora, anche noi<br />

ci sentiremo «graziati» dal Signore e pieni<br />

di gioia proclameremo: «la sua misericordia<br />

si estende sui suoi fedeli di generazione

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