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FRATRUM MINORUM - OFM

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EX ACTIS MINISTRI GENERALIS<br />

213<br />

in generazione», quindi anche su di noi (cf<br />

Lc 1,50). «Non temere», perché l’amore è<br />

più forte del peccato (cf Os 11,8) e «laddove<br />

è abbondato il peccato, ha sovrabbondato<br />

la grazia» (Rm 5,20). «Non temere», infatti<br />

il Signore, «ricordandosi della sua misericordia»<br />

(Lc 1,54), ci diede il «suo Figlio<br />

unigenito» (Gv 3,16), perché avessimo la<br />

vita eterna e per sua grazia fossimo salvi<br />

(cf. Ef 2,5). «Non temere», perché Dio «non<br />

conserva l’ira per sempre» (cf Ger 3,12ss),<br />

«fascerà le nostre piaghe» (Os 6,1), getterà<br />

«in fondo al mare tutti i nostri peccati» (Mi<br />

7,19) e, pertanto, come Maria possiamo<br />

cantare: «l’anima mia magnifica il Signore<br />

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore»<br />

(Lc 1,46-47). «Non temere». No, non dobbiamo<br />

vergognarci di «confessare al sacerdote<br />

tutti i nostri peccati (2Lf 22), sapendo<br />

che «ci sarà più gioia in cielo per un peccatore<br />

convertito, che per novantanove giusti<br />

che non hanno bisogno di conversione» (Lc<br />

15,7).<br />

«E cominciarono a far festa» (Lc 15,24).<br />

Era la festa del perdono: la pecora perduta<br />

era stata ritrovata, la moneta smarrita era<br />

stata ricuperata e il figlio che «sperperò le<br />

sue sostanze vivendo da dissoluto» (Lc<br />

15,13) era ritornato. Bisognava «far festa»,<br />

era necessario «rallegrasi» (cf Lc 15,32).<br />

La stessa sorte toccherà a noi: la braccia<br />

del Padre si distendono e si aprono per abbracciarci,<br />

il vestito nuovo e il banchetto,<br />

per celebrare il nostro ritorno, sono già preparati.<br />

Ma è necessario che tu ed io, come il<br />

figlio prodigo, ritornando in noi stessi e riconoscendo<br />

le nostre colpe, ci alziamo<br />

pronti a dire: «Padre, ho peccato contro il<br />

Cielo e contro di te; non sono più degno di<br />

essere chiamato tuo figlio...» (Lc 15,18). È<br />

necessario aver presente il nostro peccato<br />

(cf Sal 50,5): l’egoismo senza limiti che coviamo<br />

dentro di noi, i molti idoli a cui offriamo<br />

ogni giorno il nostro culto (denaro,<br />

sesso, bellezza...), la sete insaziabile del potere,<br />

la ricerca sfrenata del piacere, le violazioni<br />

della giustizia e dei diritti degli altri,<br />

la mancanza di amore, l’appropriarsi dei beni<br />

e dei doni che il Signore ci ha affidato per<br />

farli fruttificare, il farsi uguali a Dio... È necessario<br />

confessare che il peccato «abita» in<br />

noi fin dal seno materno – «nel peccato mi<br />

ha concepito mia madre», dice il Salmista –<br />

e pentiti supplicare il Signore: «pietà di me,<br />

o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua<br />

grande bontà cancella il mio peccato» (Sal<br />

50,3), «lavami e sarò più bianco della neve...,<br />

crea in me, o Dio, un cuore puro...,<br />

rendimi la gioia di essere salvato» (Sal<br />

50,9-14), o come ci ha insegnato Cristo: «rimetti<br />

a noi i nostri debiti» (Mt 6,12). Il resto<br />

lo farà Lui. Commosso incomincerà a correre<br />

verso di noi e ci coprirà di baci: il bacio<br />

dell’amore, il bacio del perdono, il bacio<br />

della piena riconciliazione (cf Lc 15,20).<br />

Carissimi fratelli e sorelle! Potremo partecipare<br />

a questa grande festa del perdono, e<br />

partecipare al banchetto che il Signore ci ha<br />

preparato solo se, riconoscendo come Francesco<br />

che «l’amore non è amato», siamo capaci<br />

di lasciarci amare per amare come il<br />

Signore ci ama. Chi non ha coscienza del<br />

peccato, chi si sente estraneo alle strutture<br />

di peccato, non può gustare, non può celebrare<br />

la festa del perdono. Solo chi si sente<br />

un figlio prodigo, può gustare il ritorno alla<br />

casa del Padre; solo chi sente una pecora<br />

perduta, potrà celebrare la festa del ritrovamento<br />

(cf Lc 15,3ss).<br />

«Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate,<br />

e saziatevi dei miei prodotti» (Sir 24,18).<br />

Carissimi fratelli e sorelle, avviciniamoci al<br />

Signore. Con cuore umile, ma colmo di fiducia,<br />

riconosciamo i nostri peccati (cf Sal<br />

32,5). Il Signore ascolterà la nostra richiesta<br />

di perdono (cf Sal 33,18) e perdonerà<br />

tutte le nostre colpe (cf Sal 32). «Gustate e<br />

vede – fratelli e sorelle – quanto è buono il<br />

Signore» (Sal 33,9). E saziati dai suoi frutti<br />

– perdono, riconciliazione, pace... – andate<br />

nelle piazze delle città, per le strade degli<br />

uomini, che hanno fame e sete degli stessi<br />

frutti, e annunciate loro che Dio è amore e<br />

che anche per loro è stato preparato un banchetto,<br />

i cui piatti più gustosi sono la Pace e<br />

il Bene. Doni questi del Signore, doni che io<br />

desidero e chiedo per tutti voi qui presenti e<br />

per tutti gli uomini e le donne, «amati e<br />

amate dal Signore».<br />

FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CRABALLO, <strong>OFM</strong><br />

Ministro generale

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