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EX ACTIS MINISTRI GENERALIS<br />
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in generazione», quindi anche su di noi (cf<br />
Lc 1,50). «Non temere», perché l’amore è<br />
più forte del peccato (cf Os 11,8) e «laddove<br />
è abbondato il peccato, ha sovrabbondato<br />
la grazia» (Rm 5,20). «Non temere», infatti<br />
il Signore, «ricordandosi della sua misericordia»<br />
(Lc 1,54), ci diede il «suo Figlio<br />
unigenito» (Gv 3,16), perché avessimo la<br />
vita eterna e per sua grazia fossimo salvi<br />
(cf. Ef 2,5). «Non temere», perché Dio «non<br />
conserva l’ira per sempre» (cf Ger 3,12ss),<br />
«fascerà le nostre piaghe» (Os 6,1), getterà<br />
«in fondo al mare tutti i nostri peccati» (Mi<br />
7,19) e, pertanto, come Maria possiamo<br />
cantare: «l’anima mia magnifica il Signore<br />
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore»<br />
(Lc 1,46-47). «Non temere». No, non dobbiamo<br />
vergognarci di «confessare al sacerdote<br />
tutti i nostri peccati (2Lf 22), sapendo<br />
che «ci sarà più gioia in cielo per un peccatore<br />
convertito, che per novantanove giusti<br />
che non hanno bisogno di conversione» (Lc<br />
15,7).<br />
«E cominciarono a far festa» (Lc 15,24).<br />
Era la festa del perdono: la pecora perduta<br />
era stata ritrovata, la moneta smarrita era<br />
stata ricuperata e il figlio che «sperperò le<br />
sue sostanze vivendo da dissoluto» (Lc<br />
15,13) era ritornato. Bisognava «far festa»,<br />
era necessario «rallegrasi» (cf Lc 15,32).<br />
La stessa sorte toccherà a noi: la braccia<br />
del Padre si distendono e si aprono per abbracciarci,<br />
il vestito nuovo e il banchetto,<br />
per celebrare il nostro ritorno, sono già preparati.<br />
Ma è necessario che tu ed io, come il<br />
figlio prodigo, ritornando in noi stessi e riconoscendo<br />
le nostre colpe, ci alziamo<br />
pronti a dire: «Padre, ho peccato contro il<br />
Cielo e contro di te; non sono più degno di<br />
essere chiamato tuo figlio...» (Lc 15,18). È<br />
necessario aver presente il nostro peccato<br />
(cf Sal 50,5): l’egoismo senza limiti che coviamo<br />
dentro di noi, i molti idoli a cui offriamo<br />
ogni giorno il nostro culto (denaro,<br />
sesso, bellezza...), la sete insaziabile del potere,<br />
la ricerca sfrenata del piacere, le violazioni<br />
della giustizia e dei diritti degli altri,<br />
la mancanza di amore, l’appropriarsi dei beni<br />
e dei doni che il Signore ci ha affidato per<br />
farli fruttificare, il farsi uguali a Dio... È necessario<br />
confessare che il peccato «abita» in<br />
noi fin dal seno materno – «nel peccato mi<br />
ha concepito mia madre», dice il Salmista –<br />
e pentiti supplicare il Signore: «pietà di me,<br />
o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua<br />
grande bontà cancella il mio peccato» (Sal<br />
50,3), «lavami e sarò più bianco della neve...,<br />
crea in me, o Dio, un cuore puro...,<br />
rendimi la gioia di essere salvato» (Sal<br />
50,9-14), o come ci ha insegnato Cristo: «rimetti<br />
a noi i nostri debiti» (Mt 6,12). Il resto<br />
lo farà Lui. Commosso incomincerà a correre<br />
verso di noi e ci coprirà di baci: il bacio<br />
dell’amore, il bacio del perdono, il bacio<br />
della piena riconciliazione (cf Lc 15,20).<br />
Carissimi fratelli e sorelle! Potremo partecipare<br />
a questa grande festa del perdono, e<br />
partecipare al banchetto che il Signore ci ha<br />
preparato solo se, riconoscendo come Francesco<br />
che «l’amore non è amato», siamo capaci<br />
di lasciarci amare per amare come il<br />
Signore ci ama. Chi non ha coscienza del<br />
peccato, chi si sente estraneo alle strutture<br />
di peccato, non può gustare, non può celebrare<br />
la festa del perdono. Solo chi si sente<br />
un figlio prodigo, può gustare il ritorno alla<br />
casa del Padre; solo chi sente una pecora<br />
perduta, potrà celebrare la festa del ritrovamento<br />
(cf Lc 15,3ss).<br />
«Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate,<br />
e saziatevi dei miei prodotti» (Sir 24,18).<br />
Carissimi fratelli e sorelle, avviciniamoci al<br />
Signore. Con cuore umile, ma colmo di fiducia,<br />
riconosciamo i nostri peccati (cf Sal<br />
32,5). Il Signore ascolterà la nostra richiesta<br />
di perdono (cf Sal 33,18) e perdonerà<br />
tutte le nostre colpe (cf Sal 32). «Gustate e<br />
vede – fratelli e sorelle – quanto è buono il<br />
Signore» (Sal 33,9). E saziati dai suoi frutti<br />
– perdono, riconciliazione, pace... – andate<br />
nelle piazze delle città, per le strade degli<br />
uomini, che hanno fame e sete degli stessi<br />
frutti, e annunciate loro che Dio è amore e<br />
che anche per loro è stato preparato un banchetto,<br />
i cui piatti più gustosi sono la Pace e<br />
il Bene. Doni questi del Signore, doni che io<br />
desidero e chiedo per tutti voi qui presenti e<br />
per tutti gli uomini e le donne, «amati e<br />
amate dal Signore».<br />
FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CRABALLO, <strong>OFM</strong><br />
Ministro generale