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PhD_Thesis_Mingoia

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Quanto appena ricordato permette di osservare che sul piano della struttura morale,<br />

il viaggio non è diviso in tre fasi perfettamente corrispondenti alle tre cantiche. Vi sono<br />

sì i tre passaggi, ma le svolte del cammino sono in perfetta sintonia con le parole con<br />

cui Virgilio illustra a Dante la visita del loco etterno.<br />

La prima fase, relativa al primo e al secondo regno, ha come meta l’Eden, da cui<br />

Dante ascende nel terzo regno e partecipa della visione celeste attraverso gli occhi della<br />

donna amata fino alla candida rosa; l’ultima fase della visione si risolve nella piena<br />

contemplazione divina, sotto la guida di san Bernardo; ed essa riguarda, sul piano della<br />

struttura della cantica, gli ultimi tre canti del Paradiso: Bernardo, infatti, subentra a<br />

Beatrice in Pg. XXXI. Il viaggio nel primo, nel secondo e nel terzo regno non sono<br />

semplicemente successivi. L’anima di Dante, caduta e morta alla grazia, deve compiere<br />

un percorso di ascesi e purificazione onde poter di nuovo aspirare al bene, e ritrovare la<br />

diritta via. L’Inferno non rientrerebbe di per sé nel disegno di ascensione, così come la<br />

mistica lo concepiva 30 . Secondo san Bonaventura, i tre gradi della conversione cristiana<br />

sono solo la purgazione, l’illuminazione e l’unione. L’ascesi riguarda i primi due,<br />

mentre l’unione è una fase propriamente mistica 31 . Nel De triplici via, un opuscolo<br />

bonaventuriano, utile per comprendere la struttura dei tre regni danteschi, si riprende<br />

quanto lo pseudo Dionigi teorizza sulla triplice ascensione dell’anima. Si contempla una<br />

via purgativa, che consiste nell’espulsione dei peccati, illuminativa, che consiste<br />

nell’imitazione di Cristo, e unitiva che consiste nel ricevere lo Sposo, che è sempre<br />

Cristo. Questa concezione dell’ascesa è molto pertinente a quanto accade al pellegrino<br />

nella seconda e nella terza cantica, mentre l’Inferno è l’oggetto primo e obbligato della<br />

meditazione, affinché si detesti il male: il presupposto essenziale per l’assoluto distacco<br />

dell’anima che vuole ascendere a Dio, affinché si armi di virtù contro i sette vizi capitali,<br />

dato che l’uomo cade per l’ignoranza dell’errore, per concupiscenza della carne e per<br />

violenza delle tentazioni del male 32 . Il pellegrino deve anche considerare i supplizi dei<br />

peccatori per cui si patisce nell’Inferno, le deformità che essi causano nell’anima, le<br />

virtù che si perdono. In tal modo egli si redime dalla schiavitù morale e raggiunge lo<br />

stato di felicità terrena. Solo successivamente inizia l’ascesa, con la purificazione, nel<br />

30 Cfr. ERNESTO JALLONGHI, Il misticismo Bonaventuriano nella Divina Commedia, Cedam, Padova<br />

1935, p. 118. Iallonghi distingue fra le teorie mistiche tra ascesi che avviene mentre l’anima si<br />

trasfigura attraverso l’esercizio della virtù, mentre la mistica e uno stato superiore di beatitudine che<br />

conduce alla contemplazione è un vero e proprio raptus divino.<br />

31 BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, Hexaëm., PL, coll. 22, n. 29.<br />

32 Cfr. ERNESTO JALLONGHI, op. cit., pp. 119-121.<br />

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