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PhD_Thesis_Mingoia

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Il poeta sembra saltare l’elemento che si prestava ad illustrare la materia metrica<br />

della sua trattazione (forma tractatus): la forma della trattazione è triplice, per quel che<br />

riguarda questa parte è soltanto duplice e consiste nella divisione in canti e nella<br />

divisione in ritmi 46 .<br />

Se è vero (come Dante valuta, ad esempio, nella Vita Nuova, quando fa l’esegesi<br />

dei suoi sonetti) che la divisione non si fa se non per aprire la sentenzia de la cosa<br />

divisa; onde, con ciò sia cosa che per la sua ragionata cagione assai sia manifesto, non<br />

ha mestiere di divisione 47 , il fatto che egli non faccia menzione di alcuna divisione<br />

rispetto alla terzina incatenata, ci fa congetturare che egli dia per implicita la non<br />

divisione della terzina, essendo il tre un numero primo. La terzina è considerata come<br />

un blocco unico, rappresentata da un’unità di tre versi, con due rime presenti in ciascuna<br />

terzina. Sono rappresentati tutti e tre i numeri, ma viene da domandarsi, come si chiede<br />

Galli, se il legame del verso in strofe sia cogente, nella sua divisione. La parola rithimi<br />

potrebbe tradursi con versi, rime o in rimate consonanze e, dunque, in strofe, ma d’altra<br />

parte Dante non fornisce una spiegazione chiara.<br />

Vi è un passo del De vulgari eloquentia che può servire da supporto a tale<br />

problema. Dante sta trattando dei piedi della canzone, ma illustra un meccanismo<br />

strofico che è simile a quello della terzina incatenata:<br />

E se capita che nel primo piede ci sia una terminazione priva di rima, bisogna<br />

assolutamente assegnargliela nel secondo. Se invece ogni terminazione del primo piede<br />

ha qui stesso il suo accompagnamento di rima, nell’altro è lecito riprendere o invece<br />

rinnovare le rime, come si preferisce, o totalmente o in parte, purché si conservi in tutto<br />

e per tutto 1’ordine delle precedenti: mettiamo, dati piedi di tre versi, se nel primo piede<br />

le terminazioni dei versi estremi, cioè il primo e 1’ultimo, si rispondono, è necessario<br />

che si rispondano anche le terminazioni alle estremità del secondo piede; e quale si<br />

presenta nel primo piede la terminazione del verso mediano, voglio dire accompagnata<br />

o scompagnata, tale dovrà riaffacciarsi nel secondo: e la stessa regola va osservata per i<br />

restanti piedi 48 .<br />

46 Ivi, 35: Forma tractatus in toto est triplex, in hac parte tantum est duplex, scilicet divisio cantuum et<br />

rithimorum.<br />

47 Vn. XIV, 13.<br />

48 Dve II, XIII, 10: Si vero quelibet desinentia in altero pede rithimi consortium habeat, in altero prout libet<br />

referre vel innovare desinentias licet, vel totaliter, vel in parte, dumtaxat precedentium ordo servetur<br />

in totum; puta si extreme desinentie trimetri, hoc est prima et ultima, concrepabunt in primo pede, sic<br />

secundi extremas desinentias convenit concrepare; et qualem se in primo media videt, comitatam<br />

quidem vel incomitatam, talis in secundo resurgat; et sic de aliis pedibus est servandum. In versibus<br />

quoque fere semper hac lege perfruimur; et fere dicimus, quia propter concatenationem prenotatam et<br />

combinationem desinentiarum ultimarum quandoque ordinem iam dictum perverti contingit.<br />

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