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PhD_Thesis_Mingoia

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all’esperienza autentica di un uomo in carne e ossa, tuttora vivo e vegeto, che ne è<br />

protagonista e narratore, agens e auctor. Questa potrebbe appunto essere la duplice<br />

funzione del nome che il titolo latino catturerebbe con un solo genitivo 65 .<br />

Gli altri io che si incontrano sono sempre funzionali al protagonista. È più marcata<br />

la presenza delle guide che parlano in prima persona ma sempre funzionalmente al<br />

personaggio principale. Vi si aggiungono le altre anime che mai intervengono per<br />

raccontare una vicenda fine a se stessa, ma per rispondere e obbedire ad un piano divino<br />

predefinito, il quale vuole che Dante si salvi attraverso il percorso nei tre regni<br />

conoscendo lo status animorum. Negli incontri con le anime che conversano con il<br />

pellegrino si evidenzia sempre che, nel caso dei dannati e dei purganti, è concessa loro<br />

una sosta dalla pena affinché dialoghino con Dante, perché la volontà divina lo ha<br />

previsto; così, anche in Paradiso, i beati interagiscono col poeta in virtù dell’amore di<br />

Dio che a loro lo richiede e a cui essi obbediscono con letizia. Se si osserva la<br />

distribuzione degli interventi del narratore, dell’autore e dell’actor nei primi tre canti<br />

delle tre cantiche, considerando narratore semplicemente colui che fa l’atto di ricordare,<br />

e personaggio colui che agisce in prima persona nel racconto, si rilevano le seguenti<br />

caratteristiche.<br />

Nella prima cantica, metà dei canti I e II è occupata dagli interventi del narratore 66 ,<br />

mentre nel canto II, tra la successione degli interventi del narratore e del personaggio si<br />

inserisce anche il racconto di Virgilio, narratore secondario 67 .<br />

Alternando parti dialogate a parti narrate, il narratore raccorda il suo passato al<br />

presente, e tale raccordo è rappresentato da colui che ora dice al lettore, io vidi.<br />

L’epigrafe sulla porta dell’Inferno, ai vv. 1-9 del canto III svolge un ruolo<br />

interessante sul piano del tema specifico dell’autore. Nella famosa scritta, in tre terzine,<br />

è presentata la giustificazione dell’Inferno, regno voluto da Dio in quanto Giustizia.<br />

65 Cfr. LINO PERTILE, Dante tra il dire e il fare, in Sotto il segno di Dante: scritti in onore di Francesco<br />

Mazzoni, a cura di Leonella Coglievina e di Domenico De Robertis, Le Lettere, Firenze 1998, p. 246.<br />

66 Nel canto I dell’Inferno, gli interventi del narratore occupano metà del canto (vv. 1-64, 136); cui<br />

seguono quelli del Dante personaggio (vv. 65-66; 79-90; 130-135) e quelli di Virgilio (ai vv. 67-78;<br />

91-129). Gran parte di questo canto è pertanto occupata dal narratore che ricorda e racconta. Nel canto<br />

III dell’Inferno il ruolo del narratore è preponderante, trattandosi del canto d’ingresso nel regno e<br />

quindi di un luogo descrittivo privilegiato (vv. 10-13; 19-30; 52-72; 76-81; 91-117; 127-133); il resto<br />

del canto si svolge nel dialogo tra la guida Virgilio (vv. 14-18; 34-42; 45-51; 73-75; 118-126), Dante<br />

personaggio (vv. 12; 31-32; 43-45) e il nocchiero infernale Caronte (vv. 81-90).<br />

67 La voce di Virgilio narratore secondario dell’antefatto che lo ha condotto in soccorso a Dante nella<br />

selva oscura è riscontrabile al v. 43, al v. 57 e al v. 75; oltre al dialogo fra i personaggi Virgilio e<br />

Beatrice, rispettivamente ai vv. 76-84; 115-126 e ai vv. 76-84, 85-114. Dante personaggio prende la<br />

parola solo a conclusione del canto per dare il suo nuovo consenso, mentre l’invocazione alle Muse<br />

(vv. 7-9) è da attribuire all’autore.<br />

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