Giuseppe Vitarellila dominazione normannacon un loro Priore benedettino; in tal modo rispettarono l’organizzazionegreca a cui lasciarono anche tutta la gestione <strong>del</strong> patrimonio locale.Questa accortezza da parte dei Benedettini verso il monastero permise <strong>di</strong>non generare quel fenomeno <strong>di</strong> decadenza, che invece fu evidente nelle altrecomunità religiose <strong>di</strong> rito greco, permise inoltre la continuazione <strong>del</strong> ruolo <strong>di</strong>prestigio <strong>del</strong> monastero all’interno <strong>del</strong>la valle <strong>del</strong> Sarmento e nel me<strong>di</strong>o Sinni.La popolazione continuò a guardare a Santa Marita <strong>di</strong> Kyr Zosimo come ad unpunto <strong>di</strong> riferimento e quando morì l’ultimo Egumeno, nella cui gestione fufatta la donazione ai Benedettini, la Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Cava, secondo la regola, nominòun Priore e la popolazione ed il circondario la trovarono una cosa normale.Questa situazione è convalidata dalle continuità nelle donazioni.Nel 1092 (perg. LV) il monastero <strong>di</strong> Santa Maria <strong>di</strong> Kyr Zosimo, ricevetteda Guglielmo, Barone <strong>di</strong> Favale, attuale Valsinni, la chiesa <strong>di</strong> San Michelein Favale e nel 1092, l’anno successivo, (perg. LVIII) da Alessandro eRiccardo, figli <strong>di</strong> Ugo <strong>di</strong> Chiaromonte, ricevette i terreni <strong>di</strong> ‘Camposyrtiquod est in pertinentia civitatis Nohae iuxta flumun Sarmenti’ e <strong>di</strong> SantoOnofrio, ricco <strong>di</strong> vigneti, poderi e mulini nel Sarmento.Alessandro e Riccardo <strong>di</strong> Chiaromonte continuarono le loro donazionianche nel 1112 (perg. LXXIV), donando <strong>del</strong>le terre site in Bonomoe Capillo, <strong>del</strong>imitate dal torrente Livetrano, dal canale Bonomo, dalfiume Salmianto (denominazione arcaica <strong>del</strong> Sarmento), e dal canale SanGiovanni, tutte nel territorio <strong>di</strong> Nohae.L’anno successivo, nel 1113 (perg. LXXV) Carberto, figlio <strong>del</strong> giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>Nohae Argico, dona alla Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Cava per Santa Maria <strong>di</strong> Kyr Zosimo,terre ‘in pertinentiis civitatis Noje supra San Paulum inter rivum Laeuca(Leuca) et torrentem Caecum (Ceco)’.Il patrimonio monastico era <strong>di</strong>ventato ingente e lo stesso Abate, pur fidandosi<strong>del</strong> Priore, suo fe<strong>del</strong>e servitore, faceva frequenti visite al monastero.Nel 1112, approfittando che l’Abate <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a, Pietro, <strong>di</strong>morava nelmonastero <strong>di</strong> Kyr Zosimo, i Chiaromonte in una loro visita, per <strong>di</strong>mostrarela propria devozione donarono (perg. LXXIV) anche la chiesa <strong>di</strong> ‘SanCostantino iuxta flumen Sarmentum cum omnibus pertinenciis’.Anche la famiglia <strong>di</strong> Roberto il Guiscardo subì l’influenza <strong>del</strong> monastero:la figlia Mabilia, che aveva sposato il barone <strong>di</strong> Oriolo, che era <strong>di</strong>ventato ungrosso centro economico commerciale dopo aver accolto la popolazioneproveniente da Montergiordano <strong>di</strong>strutta dalle incursioni saracene, dona51
Giuseppe Vitarellila dominazione normannanel 1117 la chiesa <strong>di</strong> San Pietro sita in territorio <strong>di</strong> Oriolo; la stessa Alberga,moglie ripu<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> Roberto il Guiscardo, dona nel 1122 la chiesa <strong>di</strong> SanNicola <strong>di</strong> Peratico ‘cum omnibus pertinenciis ed hominibus’.L’importanza <strong>del</strong> monastero si può dedurre anche dalle personalità che neebbero il Priorato: nel 1112 fu designato Priore Falco o Falcone che <strong>di</strong>resse ilmonastero fino al 1122 quando venne nominato Abate <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Cava.Falcone era un ottimo gestore e mirava a compattare tutto il patrimonio <strong>del</strong>monastero; infatti nel 1118 (perg. LXXXV), per non interrompere la continuitàdei posse<strong>di</strong>menti che il monastero aveva nella vicina ‘Nohe’, comprò per seitareni d’oro e due denari ‘un territorium situm in pertinentis civitatis Nohae admeri<strong>di</strong>onem partem eiusdem civitatis ubi <strong>di</strong>ci iur santus Paulus’.52