Maria Antonietta Violantedalla dominazione normanna a quella svevaCAPITOLO VLA DOMINAZIONE ANGIOINA(relazione a cura <strong>del</strong> Dott. Mimmo Filomeno)5.1 GLI ANGIOININel 1250 Federico II moriva e come aveva designato, la corona <strong>del</strong>regno andò al figlio Corrado mentre Manfre<strong>di</strong>, altro suo figlio <strong>di</strong> madreitaliana, ne <strong>di</strong>venne il vicario. Alla morte prematura <strong>di</strong> Corrado, essendosuo figlio Corra<strong>di</strong>no fanciullo, Manfre<strong>di</strong> si impadronì <strong>del</strong> regno.Il Papa, che riven<strong>di</strong>cava la sovranità nel Regno <strong>di</strong> Sicilia, scomunicòManfre<strong>di</strong> e concesse il regno a Carlo d’Angiò, fratello <strong>del</strong> Re <strong>di</strong> Francia,che prese il nome Carlo I e s’impegnò a pagare un censo annuo alla Chiesama soprattutto, a ripristinare gli antichi privilegi <strong>del</strong> clero, gli ‘ecclesiastaiura’ che gli Svevi avevano abolito.Molti Baroni, che prima si erano schierati con gli Svevi, passarono dallaparte degli Angioini e nella battaglia <strong>del</strong> 1266 a Benevento lo stessoManfre<strong>di</strong> morì.Il giovane Corra<strong>di</strong>no, riorganizzate le armate sveve, l’anno seguente cercò <strong>di</strong>riconquistare il regno ma fu fatto prigioniero da Carlo d’Angiò e fu decapitato.Molte terre appartenenti ai Baroni svevi furono confiscate ed assegnate aicavalieri che al seguito <strong>di</strong> Carlo I avevano partecipato alla conquista <strong>del</strong>regno mentre, ai Baroni precedentemente spodestati dagli svevi, fu promessoil reintegro dei posse<strong>di</strong>menti, come per i Sanseverino e i Chiaromonte.CarlinoAut. Ministero per i Beni e le Attività Culturali NAnr.4332 <strong>del</strong> 10/04/200371
Mimmo Filomenola dominazione angioinaCarlo I pur mantenendo la struttura amministrativa e l’or<strong>di</strong>namentogiuri<strong>di</strong>co fatto da Federico II, riorganizza la Magna Curia che sposta daPalermo a Napoli, sia per il suo legame con la Curia Romana, sia per i suoiinteressi oltr’Alpe.La ‘Magna Curia’ comprendeva il Gran Comestabile, soprintendentesupremo <strong>del</strong>l’esercito e <strong>del</strong>la giustizia, il Gran Siniscalco, amministratoredei beni <strong>del</strong>la Corona, il Gran Giustiziere, capo <strong>del</strong>l’amministrazione civilee coor<strong>di</strong>natore dei Giustizieri, il Grande Ammiraglio, comandante <strong>di</strong> tuttele forze navali, il Gran Camerario, soprintendente <strong>del</strong>l’amministrazionefinanziaria, il Gran Cancelliere, segretario <strong>del</strong> Re e curatore degli Atti,compresi quelli ecclesiastici, il Logoteta, segretario <strong>di</strong> Stato con il compito<strong>di</strong> ricevere ambasciatori e Baroni, parlando e rispondendo in nome <strong>del</strong>Re, ed infine il Protonotario, compilatore <strong>di</strong> leggi e redattore <strong>di</strong> Atti concompito <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione sui Notai.Alcune province, troppo estese, vennero <strong>di</strong>vise in Citra ed Ultra come ilPrincipato <strong>di</strong> Salerno e la Calabria, mentre la Basilicata restava invariatacon capoluogo Potenza; Matera restava nella terra d’Otranto. Il Sinni segnòil confine tra Calabria Citra e Basilicata.Con l’impegno, preso da Carlo I con il Papa, <strong>di</strong> ripristinare gli ‘ecclesiastaiura’, molte comunità religiose, per rimpossessarsi dei terreni confiscatidagli svevi rintracciarono gli atti <strong>del</strong>le donazioni; molti <strong>di</strong> questi, siaper cronologia che per legittimo possesso dei territori dei donatari, sipresentavano palesemente falsi e Carlo I or<strong>di</strong>nò ai Giustizieri <strong>di</strong> effettuarneun’ accurata revisione. Uno dei problemi più sentiti da Carlo I era laregolarizzazione <strong>del</strong>la riscossione dei tributi e per realizzare ciò, istituì deifunzionari specifici, i Collectores, il cui compito era la regolare riscossionedei tributi, con l’obbligo <strong>di</strong> registrare tutte le entrate e versare il riscossonella ‘Regia Camera’.Nel Regno, molti erano gli assegnatari <strong>di</strong> territorio che, non potendoprestare servizio militare, non contribuivano alle spese <strong>del</strong> sovrano: gliimpotentes ossia donne, minori e comunità monastiche ;Per far sì che anche questi ultimi potessero contribuire, Carlo I, impose‘una adoamentum sue adhoa’ in ragione <strong>di</strong> 12 once e mezzo per ogni 20once <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta derivante dal territorio in loro possesso e <strong>di</strong> questa impostasolo un terzo poteva essere corrisposto dalla popolazione che risiedeva inesso, il restante doveva pervenire dalle casse degli ‘impotentes’.72