36<strong>Campo</strong> de’ fioriApparenzaSi sedette ai primi banchi,sarebbe iniziata di lìa poco.Era un po’ che non venivain chiesa, cosa che adesempio sua madre, sefosse stata ancora invita, non gli avrebbe maiperdonato. La messadi Gianni Braccigliela ricordava tragicamente,sua madre:soprattutto i canti, solitamente sempre glistessi, quelli che amava intonare anche lei;il Sig. G li conosceva quasi tutti a memoria,per aver servito messa durante l’infanzia.Era la Domenica delle Palme, non potevamancare a questa importante ricorrenzaliturgica che lo riportava alle funzioni pasqualidi tanti annifa, quando faceva ilchierichetto e allevacanze scolastichetrascorse in parrocchia,tra preparativie prove di messe eprocessioni.Un uomo giovane,dai modi distinti epacati, prese postoproprio davanti a G.Poteva scorgerne ilineamenti, cheavrebbe definitoasiatici, la barbafluente, la giaccagrigia, un po’ consunta,e la camiciabianca che staccavasu un gilè nero.Sembrava un uomodi origine medioorientale,egizianoo, magari, tunisinoe quindi di religionemusulmana. Cosaci faceva in chiesa ?Un islamico in mezzo a loro, cattolici romani. pensò G continuandoad osservarlo incuriosito. Uncosiddetto praticante, a giudicare dalladisinvoltura con cui rispondeva alle Letture,sicuramente più di quanto non lo fosse luistesso. Muoveva quasi impercettibilmentele labbra a mò di intima preghiera, con losguardo assorto rivolto verso l’altare: sembravaessere rapito da una profonda meditazione.Ma a G balzò l’occhio su un libricino la cuicopertina fuoriusciva appena dalla tascadella giacca, riusciva a scorgerne solo unapiccola parte di quello che doveva essereun disegno più grande, gli sembrava unsimbolo islamico. Fece per sedersi, così dariuscire a inquadrarlo meglio sotto il bancone.Sì, doveva essere proprio così: sembravaun’immagine religiosa tipica del mondoorientale. Pensò che poteva ben essere unCorano. E certo, un musulmano sta alCorano come un cristiano alla Bibbia.E allora ? Che ci faceva lì ? Forse pregavaveramente , anche se non il Dio Nostro, mail suo, Allah ! Lestofante: prendeva in girotutti, anche il prete; poteva essere, ma perquale motivo ? Doveva essere un fondamentalistaislamico, perché nò ?La messa: un ottima occasione per farefuori qualche decina di infedeli, il giornodelle elezioni poi, sai che effetto mediatico,ne avrebbe parlato tutto il mondo. E certo,G non poteva nascondere a sé stesso chese fosse stato un kamikaze avrebbe fatto lastessa identica cosa. Lo sapeva che nonsarebbe dovuto venire: in occasione digrandi eventi politici è più alto il rischioattentati, lo avevano detto in televisione.Eccolo il fedifrago, fa pure la comunione:vigliacco.continuava a pensare G. Per precauzioneuscì prima della benedizione finale, preferendoverificare eventuali movimentisospetti a qualche decina di metri dall’uscita.Non si sa mai., si disse mentre stazionavanelle vicinanze del cancello.Aspettò un paio di minuti, ma niente, nessunadeflagrazione. L’uomo con la barbascendeva lentamente per le scale del sagrato,avvicinandosi pericolosamente a duebambini che giocavano nel cortile della cattedrale.G non poteva permettere che accadessel’irreparabile: si precipitò allora verso il presuntokamikaze per bloccarlo quando, mentrestava correndo e si trova a non più didieci metri dal suo obiettivo, quello stessosignore venne cordialmente salutato da ungiovane seminarista: “Buongiorno, dottore”.”Buongiorno !”.In pochi, brevissimi istanti il Sig. G realizzòche forse l’immaginazione gli stava giocandoun brutto scherzo, anche perché l’uomostava giust’ appunto abbracciando gioiosamentequei ragazzini, che evidentementeerano i suoi figli.Decise quindi che non era il caso di cimentarsinel placcaggio del musulmano, o presuntotale, o che comunque sarebbe statomeglio rimandarlo,cosicché, trovandosisuo malgrado nelvivo di quella insensatacorsa, per nondestare troppo l’attenzionedei presentiproseguì agambe levate, sforzandosidi apparirepiù leggiadro possibile.Non era certofacile uscire benedall’ imbarazzantesituazione in cui siera cacciato.Nell’incrociare losguardo di quel giovanepadre di famiglianon volle farglimancare un saluto,quasi per scusarsidell’equivoco, ecosì, mentre cercavadi scandire unaffannoso quantotimido:”Salve !”voltandosiverso l’interlocutore, prese in pienouno dei pilastrini in cemento armato chesostenevano il porticato antistante la cattedrale.L’abbracciò, per forza d’inerzia, primadi stramazzare a terra, svenuto.Il signore mediorientale non era un terrorista,ma un nuovo medico del locale nosocomioe soccorse immediatamente l’incidentato.Lo adagiarono su delle sedie della sacrestia,in attesa dell’ ambulanza, ma G ripresequasi subito i sensi cosicchè gli apparveil faccione barbuto di quell’ uomo che amorevolmentecercava di rassicurarlo. Confusoper la gran botta e commosso per le attenzioniprestategli in quel momento di difficoltà,accennò un lieve sorriso sussurrandodolcemente:“Grazie…grazie…. Padre Pio !”
<strong>Campo</strong> de’ fiori