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foto M.Topini - Campo de'fiori

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46<strong>Campo</strong> de’ fioriUna “Fabrica” di ricordi - Vecchi casali e casalantiOggi sono tornato avedere il casale dellaCassaccia, dove da bambinovenivo spesso a trovarei miei cugini e doveho legati molti cari ricordi.Ho passeggiato lentamentein questi luoghidi Sandro Anselmiche mi hanno visto correree divertire spensierato e, mentre sembravanoriecheggiare le grida e le risa cheaccompagnavano i nostri giochi, cercavocon remota speranza qualche oggetto chefosse, magari, rimasto lì ad aspettare tuttoquesto tempo. E proprio lì, vicino al pozzodell’acqua, attaccata ai ferri del pergolato,ho visto penzolare un piccolo pezzo dicorda consumato e liso dal tempo. Ho rivistoallora la nostra altalena che zio Paolinoaveva costruito per noi: due corde conappeso un piccolo asse di legno che fungevada seggiolino e noi, impazienti,aspettare il nostro turno. Oggi purtroppo ilcasale è disabitato, come d’altronde moltissimialtri, ma la vita che ha contenuto etutto ciò che ha rappresentato per le famiglieche lo hanno abitato, non può perdersi,ma va raccontato per conoscere quellasocietà contadina così sana e laboriosa,dalla quale quasi tutti proveniamo.IL CASALE DI SUBRIZIAAgli albori del secolo scorso, SubriziaBianchini nasce a Fabrica di Roma e sposaCarosi Paolo di Carbognano. I due hannoun figlio di nome Angelo ma, quando questiè ancora piccolo, il povero Paolo muoreinaspettatamente, così Subrizia è costretta,come tante altre persone, ad emigrareper cercare un lavoro e così tirare avanti.Va così a Velletri, alle dipendenze di ungrande proprietario terriero ed Angelo,allora piccolissimo, viene comandato apascolare gli agnelli e non può neanchefrequentare le scuole elementari. QuiSubrizia conosce Clemente Clementi chediventa il suo compagno nella vita e, insieme,progettano allora di tornare a Fabricadi Roma, dove lei possiede un fondo inlocalità Cassaccia e decidono di costruircisopra un piccolo casolare. Siamo ai primidel Novecento e basta poco per abitare:una cucina dal pavimento naturale, uncamino, ed una camera al piano di sopraaccessibile con una ripida scala. Al livellodella cucina e con apertura sull’aia antistante,ci sono i recinti per gli animali dacortile. Con il passare degli anni e con ilcontributo fisico di Angelo, che intanto ècresciuto, viene costruita la stalla per ilricovero delle mucche. Così con l’arrivodella prima coppia di buoi, cambia l’economiadella famiglia perché, oltre a lavorarecon più efficienza i loro poderi, ancoralimitati, prestano opera conto terzi e cosìarrivano i primi guadagni,con i quali possono acquistarenuovi terreni. Allo scoppiodella Prima Guerra Mondiale,Angelo parte per il fronte eviene sostituito nei lavori dalnipote del Clementi,Umberto, che diventerà scultoree poi professore di sculturaall’Accademia delle BelleArti di Roma. In quel periodoviene realizzata la linea ferroviariaOrte-Civitavecchia e,siccome passa nelle vicinanzedel casale, la coppia dibuoi, trainando carri di terra che servivaper il livellamento della ferrovia, porta deiguadagni che verranno utilizzati percostruire un’altra stanza, accanto a quellada letto, che andrà a sostituire la vecchiapiccola cucina. Sempre in quel periodoviene scavata una cantina, dalla quale siestrae pozzolana, che serve per la costruzionedella ferrovia. Angelo, al ritorno dallaguerra, sposa Giustina Stefanucci e nasconoIlda, Paolo, Vanda e Mario. Ad opera diPaolo (Paolino), si inizia lo scavo del pozzoromano per l’approvvigionamento dell’acquapotabile, dato che, fino a quelmomento, si era usata quella del fosso chescorreva ai piedi della proprietà. Ilda,Vanda e Mario vivranno meno la storia delcasale, mentre Paolino seguiterà ad abitarloinsieme ai genitori e alla moglie Rosa equando nascono Ivo e Roberto, trasmetteràloro l’amore ereditato per quei luoghi.Oggi, nonostante non sia più abitato, rappresentaper gli eredi il luogo dei ricordipiù cari e non mancano di frequentarlonelle occasioni di ritrovo con le loro famiglie.

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