Cultura e notizie - Note di storianuovo, moderno, non puramente rivendicazionista,e di farne una «forzacostruttiva, vic<strong>in</strong>a al popolo e sensibile allesue vitali esigenze».Secondo uno storico francese, la perditadel potere temporale avrebbe<strong>in</strong>dotto Leone XIII a adoperarsi contutte le forze per sostituire a un temporalismopolitico un «temporalismosociale» più <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con lo spirito deitempi. Il Papa <strong>in</strong>somma, <strong>in</strong>vece di unterritorio pontificio, avrebbe com<strong>in</strong>ciatoa rivendicare alla sua autorità laguida dell'<strong>in</strong>tero movimento cattolico,che si era organizzato appunto perdifendere i diritti <strong>in</strong>alienabili delPapato contro lo Stato usurpatore.Questo non significava affatto che non<strong>in</strong>tendesse più rivendicare il poteretemporale, ma soltanto che egli, permotivi di opportunità politica, volevasemplicemente r<strong>in</strong>viare a un tempoimprecisato la soluzione «pratica» delproblema.In quel momento <strong>in</strong>fatti la societàcivile era scossa da problemi urgenti egravi, sui quali la Chiesa si sentiva chiamataa <strong>in</strong>tervenire: <strong>in</strong> primo luogo la«questione sociale», diventata con ilpassare degli anni improrogabile e conessa anche la «questione operaia»,m<strong>in</strong>acciosamente agitata dai socialisti,soprattutto nelle zone <strong>in</strong>dustriali. LaChiesa non poteva dis<strong>in</strong>teressarsi diquesti problemi che co<strong>in</strong>volgevanodirettamente buona parte delle massepopolari tradizionalmente fedeli a lei ealla causa papale, rischiando così diperderle def<strong>in</strong>itivamente. Per questomotivo sotto Leone XIII si assiste a unaparziale sostituzione, nella strategiapolitico-sociale da lui adottata, del primatodella «questione romana» con quellodella «questione sociale» Inoltre, <strong>in</strong>tema di impegno dei cattolici, avevaidee nuove, completamente diverse daquelle del suo Predecessore: egli <strong>in</strong>nanzituttonon voleva un laicato cattolicotr<strong>in</strong>cerato su vecchie posizioni <strong>in</strong>transigenti-rivendicazionistee ost<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>una sterile opposizione di pr<strong>in</strong>cipiocontro tutto e tutti, ma un laicatomaturo, disponibile a lottare per lalibertà della Chiesa e per il Papa; prontocioè ad assecondare il suo grandiosoprogramma di re<strong>in</strong>serimento dellaChiesa nel mondo contemporaneo e diadeguamento del cattolicesimo militanteai nuovi metodi di aggregazione edi <strong>in</strong>tervento propri dell’enciclicasociale promulgata il 1891 da LeoneXIII, con la quale per la prima volta laChiesa cattolica prende posizione <strong>in</strong>ord<strong>in</strong>e alle questioni sociali. Il Papaammette, per la difesa dei diritti deilavoratori, le associazioni «sia di soli operaisia miste di operai e padroni». Invitaanzi gli operai cristiani a formare propriesocietà piuttosto che aderire adorganizzazioni contrarie allo spiritocristiano e al bene pubblico. Dieci annidopo esce la Graves de communi, nellaquale per la prima volta <strong>in</strong> un documentopapale appare il nome “democraziacristiana”. Ma il Pontefice non lo<strong>in</strong>tende <strong>in</strong> senso politico, bensì <strong>in</strong> sensostrettamente sociale, come «beneficaazione cristiana a favore del popolo».Nonostante le ombre che cont<strong>in</strong>uavanoa permanere sui rapporti fraStato e Chiesa, nei primi anni delNovecento non mancarono i negoziatiriservati e i tentativi, dall’una e dall’altraparte, di arrivare a una soluzione.Fra questi segnali la parziale abrogazionedel Non Expedit, che ord<strong>in</strong>ava: «néeletti né elettori». Com<strong>in</strong>ciarono adentrare nell’unica Camera elettiva diallora, quella dei Deputati, alcuni cattolicideputati, così chiamati per evitareche fossero considerati deputati cattolici,ossia espressione di un partito cattolico(non ammesso).L’appassionata attività di un sacerdotesiciliano, don Luigi Sturzo, ela sua conv<strong>in</strong>zione che i cattolici nondovevano appartarsi <strong>in</strong> forme proprie,ma <strong>in</strong>teragire con le altre forze per assimilaree trasformare la vita nelle suevarie forme, porterà alla nascita delPartito Popolare Italiano (1919).L'emblema scelto dal partito, conservatopoi dalla Democrazia Cristiana, fulo Scudo Crociato con il mottoLibertas, rappresentante da un lato ladifesa dei valori cristiani, dall'altro illegame con i Liberi Comuni medievaliitaliani, a testimoniare l’impegno per ildecentramento amm<strong>in</strong>istrativo ed unoStato più snello.Bisogna arrivare al 1929 perché laquestione romana trovi una soluzione.“Patti Lateranensi” è il nome concui sono noti gli accordi di mutuoriconoscimento tra il Regno d'Italia ela Santa Sede, sottoscritti l'11 febbraiodal card<strong>in</strong>ale Segretario di StatoPietro Gasparri per conto delPontefice e Benito Mussol<strong>in</strong>i, comeprimo m<strong>in</strong>istro italiano. Nel 1984 si èproceduto a revisionare il Concordato(che è una parte dei Patti) per togliere laclausola di religione cattolica come religionedi Stato, rendere l’ora di religionefacoltativa nelle scuole e modificarealcuni punti sul f<strong>in</strong>anziamento delclero e sul matrimonio.Nel corso degli anni sono riemerse - eriemergeranno <strong>in</strong>evitabilmente - diverseforme di potenziale contrasto fraStato e Chiesa (far convivere fianco afianco due supreme autorità non è maifacile), ma senza le aspre forme di conflittualitàche hanno segnato la vicendarisorgimentale.40
Cultura e notizieProèrbe e poesie cüntade só nel nost dialet.Stórie e tradisiù dela nostra prov<strong>in</strong>cia.Filastrocca.I MÉS DE L'ANdi Giuliana BernasconiTrengafìla* coi més che baltégade frècc, de calcc, e de che stoféga.Zenér: abelàze fa i prim passpò sbrìscia e pò pàt<strong>in</strong>a söl gias.Febrér: pic<strong>in</strong>ì per la gréa scarpasta amò, dedré a l'ös, con scöfia e sciàrpa.Mars: alégher ma 'n pò matarèlpitura i fiur col vent per penèl.Avrìl: söi so bèi de tibiulìg'ha ‘l bröt vèse de doprà i sbrufì.Mai: le sarése mèi a le orèciee le maöle dà a scète e vècie.Zògn: ór dent ai camp, ór nel cièl sbrèle boric<strong>in</strong>èla col capel.Löi: se càa la set ale fontànee salta ‘l fòs ensèma a le rane.Agóst: conchìlie nèe sachèlee nòcc che böta zó lüs de stèle.Setèmber: endömia e vi sbeàciae 'n bel nas ròs ghe ve sö la fàcia.Utùer: cùca ai ram le zàlde fòjee de angürie, ormai, làsa le òje.Noèmber: dré a la ghèba, sa scónde le ma scalda coi bróstoi tóncc.Dezèmber: g'ha nìgoi biànch e gréfe a töcc regàla falìe de néf.(Traduzione) I MESI DELL’ANNOFilastrocca coi mesi che alternano giorni freddi, caldi esoffocanti. Gennaio: piano piano fa passo dopo passo epoi scivola e patt<strong>in</strong>a sul ghiaccio. Febbraio: piccol<strong>in</strong>o perla sua greve scarpa ancora, dietro l'uscio, <strong>in</strong>dossa cuffiae sciarpa. Marzo: allegro, ma un po' pazzerello t<strong>in</strong>ge i fioricol vento, per pennello. Aprile: sui suoi tiepidi bei giorniha il brutto vizio d'usare gli annaffiatoi. Maggio: con leciliegie adorna le orecchie e dona fragole a fanciulle evecchie. Giugno: oro nei campi, oro nel cielo azzurro, eburatt<strong>in</strong>o con sulla testa un cappell<strong>in</strong>o. Luglio: si dissetaalle fontane e il fosso salta <strong>in</strong>sieme alle rane. Agosto:conchiglie nelle bisacce e notti che fanno piovere luci distelle. Settembre: vendemmia e v<strong>in</strong>o tr<strong>in</strong>ca e rosso haspesso il naso sulla faccia. Ottobre: ruba ai rami le giallefoglie e di cocomeri, ormai, lascia le voglie. Novembre:dietro la nebbia si nasconde e le mani scalda con lecaldarroste. Dicembre: ha le bianche nubi e il cielo grevee a tutti regala lievi fiocchi di neve.*Trengafìla. Nel dialetto bresciano è un vocabolo arcaico usatoper <strong>in</strong>dicare le filastrocche. Il term<strong>in</strong>e è segnalato nel “vocabolarioBresciano e Toscan” del 1759StórieLa fata MorganaColomb<strong>in</strong>e (Alta Valtrompia) –Era settembre. Alla bettola di "Bepi il guercio" si stavagiocando alla morra. In palio una mucca. E <strong>in</strong>torno lagente faceva da testimone, perché la giovenca, non eraper il v<strong>in</strong>citore, ma per i figli dei due che si sarebberosposati <strong>in</strong> primavera.Oreste, padre della ragazza diceva che sarebbe toccatoa lui aggiungere alla dote stabilita anche una pezzatache dava tanto latte. Il babbo dello sposo, Tone, <strong>in</strong>vece,sosteneva che non avrebbe dovuto privarsene. Ci avrebbepensato lui che aveva la stalla piena. Oreste e Tonequ<strong>in</strong>di, non sapendo che pesci pigliare, ed essendotestoni tutti e due, si erano sfidati.Al v<strong>in</strong>citore solo il privilegio di dare alla nuova coppiala propria mucca. Ancora un paio di mani e la partitasi sarebbe conclusa quando, con un viso da spettro ebalbettando, entrò un forestiero nell'osteria. "Ho vistola fata, ho visto la fata... "- esclamò facendo sorridereun po' tutti.Che ghét vést chi? - disse uno. E l'altro per tutta rispostanon faceva che puntare il dito verso le Colomb<strong>in</strong>e. "Era<strong>in</strong> cielo, bella come una reg<strong>in</strong>a" - disse dopo aver presofiato e bevuto d'un sorso una tazza d'acqua – "è uscitadalle nubi e ha volteggiato nell'aria, poi è sparita nelbosco. Non sono scemo, credetemi! Bella41