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Comunità in ascolto - Coccaglio

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Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>vito rivolto dal Venerabile GiovanniPaolo II alle donne che hanno fattoricorso all’aborto: “La Chiesa sa quanticondizionamenti possono aver <strong>in</strong>fluito sullavostra decisione, e non dubita che <strong>in</strong> molticasi s’è trattato d’una decisione sofferta,forse drammatica. Probabilmente la feritanel vostro animo non s’è ancor rimarg<strong>in</strong>ata.In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimaneprofondamente <strong>in</strong>giusto. Non lasciateviprendere, però, dallo scoraggiamento e nonabbandonate la speranza. Sappiate comprendere,piuttosto, ciò che si è verificato e<strong>in</strong>terpretatelo nella sua verità. Se ancoranon l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiduciaal pentimento: il Padre di ogni misericordiavi aspetta per offrirvi il suo perdono e lasua pace nel sacramento dellaRiconciliazione. Allo stesso Padre e alla suamisericordia potete affidare con speranza ilvostro bamb<strong>in</strong>o. Aiutate dal consiglio edalla vic<strong>in</strong>anza di persone amiche e competenti,potrete essere con la vostra soffertatestimonianza tra i più eloquenti difensoridel diritto di tutti alla vita” (Enc.Evangelium vitae, 99).La coscienza morale dei ricercatori edi tutta la società civile è <strong>in</strong>timamenteimplicata anche nel secondotema oggetto dei vostri lavori: l’utilizzodelle banche del cordone ombelicale,a scopo cl<strong>in</strong>ico e di ricerca. La ricercamedico-scientifica è un valore, edunque un impegno, non solo per iricercatori, ma per l’<strong>in</strong>tera comunitàcivile. Ne scaturisce il dovere di promozionedi ricerche eticamente valide daparte delle istituzioni e il valore dellasolidarietà dei s<strong>in</strong>goli nella partecipazionea ricerche volte a promuovere ilbene comune. Questo valore, e lanecessità di questa solidarietà, si evidenzianomolto bene nel caso dell’impiegodelle cellule stam<strong>in</strong>ali provenientidal cordone ombelicale. Si trattadi applicazioni cl<strong>in</strong>iche importanti e diricerche promettenti sul piano scientifico,ma che nella loro realizzazionemolto dipendono dalla generositànella donazione del sangue cordonaleal momento del parto e dall’adeguamentodelle strutture,per rendereattuativa la volontàdi donazione daparte delle partorienti.Invito, pertanto,tutti voi afarvi promotori diuna vera e consapevolesolidarietàumana e cristiana. Atale proposito,molti ricercatorimedici guardano giustamente con perplessitàal crescente fiorire di bancheprivate per la conservazione del sanguecordonale ad esclusivo uso autologo.Tale opzione - come dimostrano i lavoridella vostra Assemblea - oltre adessere priva di una reale superioritàscientifica rispetto alla donazione cordonale,<strong>in</strong>debolisce il genu<strong>in</strong>o spiritosolidaristico che deve costantementeanimare la ricerca di quel bene comunea cui, <strong>in</strong> ultima analisi, la scienza e laricerca mediche tendono.[...] A ciascuno di voi e ai vostri cariimparto di cuore la BenedizioneApostolica.Benedictus PP XVI7Dal messaggioper la Giornata del MalatoLa Giornata Mondiale del Malato,come ha voluto il venerabileGiovanni Paolo II, diventa occasionepropizia per riflettere sul mistero dellasofferenza e, soprattutto, per renderepiù sensibili le nostre comunità e lasocietà civile verso i fratelli e le sorellemalati. Se ogni uomo è nostro fratello,tanto più il debole, il sofferente e ilbisognoso di cura devono essere al centrodella nostra attenzione, perché nessunodi loro si senta dimenticato oemarg<strong>in</strong>ato; <strong>in</strong>fatti “la misura dell'umanitàsi determ<strong>in</strong>a essenzialmente nel rapportocon la sofferenza e col sofferente.Questo vale per il s<strong>in</strong>golo come per la società.Una società che non riesce ad accettare i sofferentie non è capace di contribuiremediante la compassione a far sì che la sofferenzavenga condivisa e portata anche <strong>in</strong>teriormenteè una società crudele edisumana” (Lett. enc. " Spe salvi, 38).“Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt2,24). Il Figlio di Dio ha sofferto, èmorto, ma è risorto, e proprio per questoquelle piaghe diventano il segnodella nostra redenzione, del perdono edella riconciliazione con il Padre;diventano, però, anche un banco diprova per la fede dei discepoli e per lanostra fede [...].Cari ammalati e sofferenti, è proprioattraverso le piaghe del Cristoche noi possiamo vedere, con occhi disperanza, tutti i mali che affliggonol'umanità. Risorgendo, il Signore nonha tolto la sofferenza e il male dalmondo, ma li ha v<strong>in</strong>ti alla radice. Allaprepotenza del Male ha opposto l'onnipotenzadel suo Amore.San Bernardo afferma: “Dio non puòpatire, ma può compatire”. Dio, la Verità el'Amore <strong>in</strong> persona, ha voluto soffrireper noi e con noi; si è fatto uomo perpoter com-patire con l'uomo, <strong>in</strong> modoreale, <strong>in</strong> carne e sangue. In ogni sofferenzaumana, allora, è entrato Uno checondivide la sofferenza e la sopportazione;<strong>in</strong> ogni sofferenza si diffonde lacon-solatio, la consolazione dell'amorepartecipe di Dio per far sorgere la stelladella speranza (cfr Lett. enc. "Spesalvi, 39).A voi, cari fratelli e sorelle, ripeto questomessaggio, perché ne siate testimoniattraverso la vostra sofferenza, lavostra vita e la vostra fede.

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