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Tremila dipendenti comunali in scioperoPer gli amministratori una lezione di civismoIn questo articolo pubblicato dall’Unità nel febbraio del 1957, <strong>Pio</strong><strong>La</strong> <strong>Torre</strong> spiega i motivi che portano tremila dipendenti comunalidi Palermo a scioperare contro l’amministrazione cittadina guidatadalla DC cercando di coinvolgere nella battaglia politica anche tuttigli altri partitiIl grande sciopero dei tremila dipendenti comunali di Palermo,in corso da tre giorni, costituisce una grande lezione. Esso èprima di tutto una lezione di civismo e buon costume amministrativoper l’attuale giunta comunale di Palermo e più particolarmenteper il gruppo dirigente fanfaniano. Come è noto, i dipendenticomunali sono giustamente esasperati perché dopo lo scioperodello scorso aprile, a quasi un anno di distanza, attendono ancorale provvidenze per cui allora lottarono. Le deliberazioni del Consigliocomunale dell’agosto scorso, che sembrava avessero risoltoi problemi più gravi della categoria, si sono arenate dinanzi allaCommissione di controllo, mentre esisteva il preciso impegno dellagiunta di pagare gli arretrati salariali entro la prima decade di novembre.Ora, inevitabilmente, i nodi sono venuti al pettine. I comunalinon possono certo subire le conseguenze delle lotte incorso fra i vecchi D. C., che oggi sono insediati nella Commissionedi controllo e i fanfaniani che sono loro subentrati nel governo dellacittà.Ma l’esasperazione delle migliaia di dipendenti comunali è dovutaanche ad altro. Il gruppo fanfaniano insediatosi al Comune di Palermoera infatti partito con l’ambizioso programma di distruggerel’unità sindacale dei lavoratori. Tale fine sarebbe dovuto essererealizzato per mezzo dei cosiddetti G.A.D. (Gruppi aziendali democristiani).Il dottor Lima, assessore ai <strong>La</strong>vori pubblici e capogruppoconsigliare d.c. è proprio il fautore della iniziativa deiG.A.D. Ora, è ben nota la veste di moralizzatori che ostentano ifanfaniani da quando sono al Comune, sfoggiando clamorose inchieste(sul segretario generale, sui lavori pubblici, sull’acquedotto).Ma tutto ciò è vernice: chi ha fatto le spese della «grinta dura» deifanfaniani sono in effetti i tremila comunali ai quali è stato tolto ildiritto a usufruire dei prestiti ANAPI, mentre al Sindacato è statotolto il diritto alla riscossione delle quote sindacali, e al suo segretarioè stata impedita ogni libera attività.Tutto ciò, si intende, col protesto di mettere «ordine». Invece, i piùlogori e vecchi arnesi del Comune, raggruppatisi nei G.A.D. sonostati dotati dei più grandi privilegi; per loro, l’ordine e la legge nonvalgono, sono liberi di scorazzare negli uffici, tentano di corromperee intimidiscono il personale. Essi vanno dicendo: «Volete lacasa, la assistenza ECA, i sussidi? Iscrivetevi alla D. C.»; e poi:«Cancellatevi dal sindacato unitario. Qui non è più necessario ilsindacato; l’Amministrazione, tramite i G.A.D. provvede a tutto!».<strong>La</strong> passata amministrazione aveva trovato l’espediente di ricorrerealla CISL ogni qualvolta voleva attaccare il sindacato unitario; ifanfaniani, invece, non hanno riguardi neppure per la CISL; hannobisogno di instaurare la dittatura del partito e addirittura quelladella loro corrente. E questo è un problema che a Palermo hariflessi generali: all’Acquedotto, il fanfaniano Ciancimino hafatto cambi di qualifiche e assunzioni di personale scavalcandoi sindacati e affermando: «Io ricevo ordini solo dal mio partito»;al cantiere navale, è noto che i G.A.D. e la CISL sono in lottaaperta fra di loro. È pure noto che il Prefetto Migliori mise a disposizionedel signor Riggio, capo dei GAD, le attrezzaturedell’ECA per distribuire, a nome della D. C., i pacchi dono ai licenziatidel cantiere navale.Alla normale attività del sindacato dovrebbe sostituirsi l’azionepaternalistica e corruttrice di un organismo di partito e ciò propriomentre è in corso il dibattito sull’unità sindacale, mentre ilavoratori ravvisano la necessità di superare le scissioni fra levarie confederazioni e creare ovunque un sindacato unitario.Questa esigenza dell’unità è particolarmente avvertita dai lavoratoripalermitani e siciliani data la grave situazione di inferioritàdi trattamento loro riservato in tutti i campi. Ecco perchéal Comune la grave operazione dei fanfaniani può considerarsifallita.Ma non è ai fanfaniani che noi vogliamo rivolgere il nostro discorso:è a tutti gli altri gruppi politici, ai socialdemocratici, ai liberali,che sono nella giunta comunale di Palermo, e anche alledestre monarchiche e missine. Costoro devono capire che labramosia totalitaria dei fanfaniani colpisce tutti. Ma il discorsoprincipale va fatto ai dirigenti sindacali della CISL. Oggi i cislinidi Palermo stanno attuando una politica che inevitabilmente liporta in un vicolo cieco.Essi rifiutano pregiudizialmente ogni unità di azione e persinodi concordare gli scioperi «per colpire uniti». All’ospedale psichiatricosono arrivati ad espellere i loro iscritti che avevanoaderito allo sciopero. Fin dove vorranno giungere? In Sicilia, aPalermo, non è consentito nessun margine di manovra a nessuno,o si è uniti nella lotta o i monopoli e le cricche governativeal loro servizio trionferanno. <strong>La</strong> UIL pare che cominci a rendersiconto di questo e i socialdemocratici in genere avvertono questasituazione.Ai dirigenti della CISL noi diciamo che la loro politica porta alladistruzione del sindacato in quanto tale. Il PCI e il PSI hanno riconosciutoai loro dirigenti nella CGIL la più completa autonomiadalle direttive di partito. È la via indicata dai lavoratori inmaniera autonoma, senza interferenza di partito.I democristiani che sono nella CISL, se vogliono contare qualcosa,se vogliono che il sindacato non vada distrutto, se voglionodifendere gli interessi dei lavoratori combattano le menedei fanfaniani, accettino il libero gioco dei sindacati e capiscano,in ultima analisi, che i lavoratori palermitani sono per l’unitàanche organizzativa in un unico sindacato.I prossimi congressi dei sindacati unitari di tutte le categorie edelle CdL siciliane svilupperanno questo tema dell’unità per superaretutte le ingiustizie e le inferiorità cui ancora sono soggettii lavoratori dell’Isola.(“L’Unità” del 24 febbraio 1957)22 2agosto2010 asud’europa

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