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Relazione d'Impatto - Ambiente e Territorio della Capitanata ...

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INQUADRAMENTO AMBIENTALE DEL PROGETTO PRIMA PARTE<br />

PREMESSA pag. 4<br />

I DATI DI PROGETTO CON RIFERIMENTO ALL’INTERVENTO pag. 7<br />

CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE DELL’AREA pag. 9<br />

Indice di ventosità e stima <strong>della</strong> producibilità pag. 9<br />

Il quadro di riferimento delle risorse ambientali pag. 12<br />

Clima pag. 12<br />

Qualità dell’aria ed inquinamento pag. 12<br />

Suolo e sottosuolo pag. 13<br />

Sismicità dell’area pag. 16<br />

Risorse idriche pag. 16<br />

Rumore e vibrazioni pag. 18<br />

Natura e biodiversità (Area vasta) pag. 18<br />

Vegetazione e flora dell’area vasta pag. 34<br />

Fauna dell’area vasta pag. 37<br />

Impatto su biodiversità, flora e fauna (area vasta) pag. 49<br />

Area d’intervento pag 50<br />

Ecosistemi pag. 51<br />

Vegetazione e flora pag. 51<br />

Fauna del sito di intervento pag. 52<br />

Specie animali e vegetali presenti (liste) pag. 53<br />

SUPERFICIE COMPLESSIVA pag. 92<br />

DURATA DEL PROGRAMMA DI ATTUAZIONE pag. 92<br />

FINALITÀ DELL’INTERVENTO pag. 92<br />

VALUTAZIONI SOCIO-ECONOMICHE pag. 92<br />

I RAPPORTI CON TERNA S.p.A. pag. 93<br />

I DATI DI PROGETTO CON RIFERIMENTO ALL’UBICAZIONE pag. 94<br />

CARATTERISTICHE FISICHE E NATURALI pag. 94<br />

DESTINAZIONE D’USO DEL SUOLO pag. 94<br />

P.R.G. pag. 94<br />

USO DEI SUOLI pag. 95<br />

ELEMENTI DI VALUTAZIONE PAESAGGISTICA, STORICO-CULTURALI pag. 96<br />

AGRICOLI<br />

ANALISI DI EVENTUALI EFFETTI COMBINATI pag. 97<br />

I DATI DI PROGETTO CON RIFERIMENTO ALL’HABITAT ED ALLE SPECIE pag. 98<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

INDICE<br />

I DATI DI RIFERIMENTO PER LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI SECONDA PARTE<br />

INQUADRAMENTO DI DETTAGLIO DEL SITO: dati geografici e topografici pag. 102<br />

LA METODOLOGIA DI ANALISI DEGLI IMPATTI ATTESI pag. 103<br />

I DATI TECNICI DI PROGETTO pag. 103<br />

DATI TECNICI TURBINA (WWD-3MW) pag. 104<br />

BASIS pag. 105<br />

NOISE pag. 112<br />

SHADOW pag. 119<br />

Z.V.I. pag. 141<br />

LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI ATTESI TERZA PARTE<br />

IMPATTO ACUSTICO pag. 144<br />

IMPATTO DOVUTO AL FENOMENO “SHADOW” pag. 147<br />

IMPATTO PAESAGGISTICO pag. 148<br />

ANALISI DELLA VISIBILITÀ RISPETTO ALLE DIRETTRICI pag. 148<br />

PRINCIPALI DI VIABILITÀ<br />

2


ANALISI DELLA VISIBILITÀ IN RELAZIONE AGLI SCENARI<br />

PAESAGGISTICI pag. 150<br />

ANALISI DELLA VISIBILITÀ IN RELAZIONE ALL’EFFETTO<br />

“MOTION SMEAR” pag. 150<br />

IMPATTO SU FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI pag. 151<br />

IMPATTI SUGLI ECOSISTEMI pag. 151<br />

IMPATTI SULLA VEGETAZIONE RIPARIALE pag. 153<br />

IMPATTI SUI FLUSSI MIGRATORI pag. 154<br />

ANALISI DELL’IMPATTO POTENZIALE SULLA FAUNA pag. 159<br />

ANALISI DELL’IMPATTO POTENZIALE SULL’AVIFAUNA pag. 160<br />

MISURE DI MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI pag. 164<br />

IMPATTO ELETTROMAGNETICO pag. 165<br />

IMPATTO SULLE ATTIVITÀ AGRICOLE pag. 167<br />

DATI DI PROGETTO E SICUREZZA pag. 168<br />

GITTATA MASSIMA ATTESA pag. 168<br />

STRADE E PERTINENZE pag. 169<br />

LE FASI DI CANTIERE pag. 169<br />

DISMISSIONI E RIPRISTINO DEI LUOGHI pag. 173<br />

MISURE DI MITIGAZIONE pag. 173<br />

LE CONFORMITÀ QUARTA PARTE<br />

CONFORMITÀ DEL PROGETTO ALLA NORMATIVA AMBIENTALE pag. 175<br />

CONFORMITÀ AGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE pag. 176<br />

TERRITORIALE ED URBANISTICA<br />

VERIFICA ULTERIORI AMBITI P.A.I./P QUINTA PARTE<br />

VERIFICA VINCOLI P.A.I./p pag. 177<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

3


PREMESSA (*)<br />

Su incarico di AEnergy S.r.l., con sede in Napoli alla Via G. Porzio n.4, Isola 3, - è stata redatta la<br />

seguente <strong>Relazione</strong> d’Impatto Ambientale relativa alla realizzazione di un Parco Eolico <strong>della</strong> potenza<br />

nominale di 39 MW da realizzarsi in agro di Manfredonia (Fg) in località “Speranza, Barvagnone, Sipari,<br />

Piscitella e Canale Peluso”.<br />

La presente <strong>Relazione</strong> di Impatto Ambientale (R.I.A.), inerente la valutazione, lo studio e la verifica dei<br />

principali impatti ambientali attesi, <strong>della</strong> conformità del progetto alle normative ambientali e paesaggistiche,<br />

nonché, <strong>della</strong> verifica di conformità rispetto agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistici, è stata<br />

redatta secondo le direttive emesse dalla Regione Puglia con apposito “Regolamento Regionale per la<br />

realizzazione di impianti eolici nella regione Puglia” - n. 16 del 4 ottobre 2006 – art. 10, “Criteri per la<br />

redazione <strong>della</strong> <strong>Relazione</strong> di impatto ambientale per la valutazione integrata”.<br />

Il presente studio è finalizzato alla valutazione integrata prevista dalla procedura <strong>della</strong> L.R. 11/2001.<br />

Il progetto è stato elaborato nell’ambito delle indicazioni, valutazioni e prescrizioni espresse<br />

dall’Amministrazione Comunale di Manfredonia con apposito P.R.I.E., che, allo stato di fatto attuale, è stato<br />

consegnato in Regione Puglia dopo l’approvazione finale prevista da parte del Consiglio Comunale, nel mese<br />

di giugno 2007.<br />

L’incarico avuto dalla società AEnergy S.r.l., prevede l’approfondimento delle valutazioni ambientali e<br />

la produzione degli elaborati necessari al fine di verificare la piena compatibilità del progetto in questione<br />

con le normative vigenti.<br />

Premesso che:<br />

a) la presente relazione è stata redatta secondo quanto indicato dall’art. 10 del Regolamento<br />

Regionale per la realizzazione di impianti eolici nella regione Puglia – n. 16 del 4 ottobre 2006,<br />

“Criteri per la redazione <strong>della</strong> <strong>Relazione</strong> di impatto ambientale per la valutazione integrata”;<br />

b) l’Amministrazione Comunale di Manfredonia ha depositato presso, l’Assessorato all’Ecologia <strong>della</strong><br />

Regione Puglia, versione definitiva approvata dal Consiglio Comunale del previsto P.R.I.E.;<br />

c) le aree di progetto rientrano nelle “Aree Eleggibili” individuate dallo strumento di pianficazione<br />

adottato (P.R.I.E.), non essendo stati individuati elementi di ineleggibilità per tali aree;<br />

d) l’area non rientra in contesti territoriali di particolare valenza ambientale per le quali è prevista la<br />

non idoneità: (rif. - Aree Protette regionali istituite ex L.R. n. 19/97 e aree protette nazionali ex L.<br />

394/91; Oasi di protezione ex L.R. 27/98; Aree pSIC e ZPS ex Direttiva 92/43/CEE e Direttiva<br />

79/409/CEE e ai sensi <strong>della</strong> DGR n. 1022 del 21/07/2005, zone umide tutelate a livello<br />

internazionale dalla convenzione di Ramsar;<br />

e) il progetto non prevede interventi sui crinali con pendenze superiori al 20% (rif. Banca dati <strong>della</strong><br />

B.D.T.);<br />

f) l’intervento non rientra in ambiti territoriali estesi di valore “A o B”;<br />

g) la società committente ha già definito un rapporto contrattuale con la proprietà, per le condizioni<br />

di affitto delle aree indicate da progetto;<br />

h) l’amministrazione Comunale di Manfredonia ha in via di definizione la costituzione di apposito<br />

Consorzio tra le imprese del settore eolico che hanno ottenuto autorizzazioni a realizzare impianti<br />

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4


da fonti rinnovabili nel territorio comunale - al fine di ottimizzare, pianificare e gestire le modalità<br />

realizzative dei parchi, le scelte progettuali per le opere accessorie e di supporto e le modalità<br />

d’insediamento paesaggistico - a cui Aenergy S.r.l. è stata invitata a partecipare;<br />

i) la società committente ha in corso di definizione un accordo con Terna S.p.A. per la consegna<br />

dell’energia elettrica;<br />

j) la società committente ha già inoltrato domanda di allacciamento alla rete;<br />

k) la società committente ha in fase di valutazione presso il Comune di Manfredonia apposita<br />

convenzione per la definizione del rapporto economico;<br />

si precisa<br />

a) che il requisito di conformità del progetto alla normativa ambientale e paesaggistica è stato<br />

tenuto presente nella progettazione;<br />

b) che il requisito di conformità del progetto alla D.G.R. del 2 marzo 2004 - n. 131 è stato tenuto<br />

presente nella progettazione;<br />

c) che il requisito di conformità del progetto agli strumenti di pianificazione territoriale ed<br />

urbanistica è stato tenuto presente nella progettazione;<br />

d) il progetto rientra nella categoria di “piccola grandezza” essendo prevista una potenza<br />

nominale di 39 MW (13 aerogeneratori di potenza nominale pari a 3,0 MW);<br />

e) che in tutte le elaborazioni di seguito mostrate si è assunto, per definizione d’impatto<br />

ambientale, quanto indicato all’art.2, comma a) <strong>della</strong> L.R. n.11/01, con la conseguente<br />

implicazione metodologica;<br />

f) che i calcoli di valutazione degli impatti attesi sono stati eseguiti con i riferimenti <strong>della</strong><br />

normativa - DIN ISO 9613-2, general – e delle seguenti normative vigenti:<br />

DPCM 14.11.97<br />

L.R. n. 3/2002<br />

L.R. n. 5/2002<br />

ISO 9613-2<br />

Pareri espressi da autorità europee laddove non disponibili precise normative (es. Shadow<br />

Impact e Z.V.I. Impact).<br />

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5


In allegato alla presente <strong>Relazione</strong> sono presentati n. 13 elaborati tecnici di verifica dei vincoli previsti<br />

da Regolamento Regionale, così distinti:<br />

Tav. n. 1 Verifica zonizzazione P.R.G. e vincolo aeronautico<br />

Tav. n. 2 Verifica zonizzazione P.R.G. e valutazione d’impatto acustico<br />

Tav. n. 3 Verifica A.T.E.<br />

Tav. n. 4 Aree d’interesse naturalistico – Aree protette – Aree d’interesse faunistico<br />

Tav. n. 5 Aree connesse – Boschi – Macchie - Decreto Galasso - Vincoli ex L.N. 1497/39 – Zone speciali –<br />

Catasto grotte - Sinkholes<br />

Tav. n. 6 Canali e bacini – Idrologia superficiale – Zone umide – Vincoli idrogeologici<br />

Tav. n. 7 Verifica infrastrutture e Masserie<br />

Tav. n. 8 Tratturi – Usi Civici – Vincoli e Segnalazioni archeologiche – Vincoli e Segnalazioni architettoniche<br />

Tav. n. 9 Uso dei suoli<br />

Tav. n. 10 Carta <strong>della</strong> vegetazione<br />

Tav. n. 11 Verifica vincoli P.A.I./p<br />

Tav. n. 12 Carta delle pendenze<br />

Tav. n. 13 Carta delle unità ecosistemiche e degli habitat<br />

In allegato alla presente <strong>Relazione</strong> sono inoltre disponibili le valutazioni di merito dell’intervisibiltà<br />

dell’impianto e le relative valutazioni di influenza visiva elaborati secondo il metodo Z,V.I. Impact oltre allo<br />

Studio anemologico con valutazione delle h/eq previste.<br />

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6


I dati di progetto con riferimento all’intervento<br />

Il progetto qui presentato si riferisce alla realizzazione di un Parco Eolico <strong>della</strong> potenza complessiva<br />

nominale a regime di 39 MW. Il Parco verrà realizzato mediante n. 13 aerogeneratori di potenza pari a 3,0<br />

MW in agro di Manfredonia – provincia di Foggia, località “Speranza, Barvagnone, Sipari, Piscitella e Canale<br />

Peluso”, Fg. cat. n. 135-136-137 e 138.<br />

Tali fogli rientrano, nel P.R.I.E. redatto in forma di tipologia comunale e depositato presso la<br />

Regione Puglia, come eleggibili.<br />

Il layout di progetto è presentato, nello specifico, nelle tavole di progetto in allegato. Di seguito si<br />

riporta breve estratto del previsto layout, non in scala, su base catastale ed IGM.<br />

Fogli cat. N. 135-136-137 e 138<br />

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7


Loc. “Speranza, Barvagnone, Sipari, Piscitella e Canale Peluso”<br />

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8


CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE DELL’AREA<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> ricognizione del sistema territoriale di area vasta, il primo criterio di approfondimento<br />

nella conseguente valutazione, è stato di natura tecnica: l’Analisi delle potenziali ventosità del territorio<br />

comunale e determinazione dell’indice di ventosità e delle potenzialità energetiche attese. Tale valutazione è<br />

stata confrontata con quanto indicato dal Regolamento regionale n. 16 – art. 6 “Criteri tecnici” al fine di<br />

verificarne la garanzia richiesta di almeno 1.600 ore/equivalenti di produzione l’anno. Di seguito dsi<br />

presentano i dati elaborati relativi allo Studio anemologico realizzato (Allegato alla documentazione)<br />

Indice di ventosità e stima <strong>della</strong> producibilità<br />

Le valutazioni anemologiche basate sui dati elaborati con modello numerico CFD, hanno evidenziato le<br />

seguenti conclusioni:<br />

coordinate x,y UMT33 (wgs84) 592793.44,4626319.9<br />

altezza torre 15 (m)<br />

periodo di rilevazione 2001-2002<br />

quota sensore di velocità 15 (m)<br />

quota banderuola 15 (m)<br />

nr.<br />

v<br />

(m/s)<br />

Prod. Lorda<br />

MWh<br />

Prod. Netta<br />

MWh<br />

Perdite per scia<br />

%<br />

t1 6.52 8077.5 7629.2 ‐5.55<br />

t2 6.49 8013.2 7953.1 ‐0.75<br />

t3 6.46 7950.2 6814.9 ‐14.28<br />

t4 6.47 7968.7 7300.1 ‐8.39<br />

t5 6.45 7944.5 7169.9 ‐9.75<br />

t6 6.43 7890.8 6688.2 ‐15.24<br />

t7 6.48 7994.3 7551.4 ‐5.54<br />

t8 6.5 8030.9 7272.0 ‐9.45<br />

t9 6.49 8004.3 7281.5 ‐9.03<br />

t10 6.45 7938.1 7191.9 ‐9.4<br />

t11 6.41 7856 6848.1 ‐12.83<br />

t12 6.41 7837.6 6950.4 ‐11.32<br />

t13 6.42 7857.3 7059.0 ‐10.16<br />

media 6.46 7951 7208.44 -9.36<br />

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9


incertezze di carattere generale (%)<br />

misura 6<br />

stima del profilo di vento 5<br />

stima orografia e rugosità 4<br />

curva di potenza 3<br />

metodologia di calcolo 3<br />

totale (somma quadratica) 9.7<br />

incertezze stima di lungo<br />

termine<br />

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(%)<br />

misura di riferimento 6<br />

qualità correlazione 6<br />

variabilità periodo misura 3<br />

totale (somma quadratica) 9.0<br />

incertezze stima produzione<br />

futura<br />

(%)<br />

stima perdite per scia ed effetti terreno 2<br />

stima perdite meccaniche ed elettriche 4<br />

variabilità futura 3<br />

totale (somma quadratica) 5.4<br />

INCERTEZZA TOTALE 14.3<br />

Produzioni legate ad una probabilità del 50, 75 e 90 %.<br />

probabilità<br />

(%)<br />

Produzione<br />

(GWh/anno)<br />

Ore equivalenti<br />

50 83.6 2145<br />

75 75.5 1940<br />

90 68.2 1750<br />

Si evince che si stimano un numero di ore equivalenti superiore al minimo previsto da Reg. Regionale<br />

n. 16.<br />

Si riportano anche le valutazioni relative agli studi sulle distribuzioni in millesimi delle frequenze, su<br />

base annuale, relative alla direzione e alla velocità del vento misurate ed elaborate dalla stazione<br />

meteorologica di Foggia Amendola e relative al periodo 1960-1991.<br />

Sono, inoltre, riportate le distribuzioni in millesimi delle frequenze, su base stagionale (primavera,<br />

estate, autunno e inverno), relative alla direzione e alla velocità del vento per lo stesso periodo.<br />

10


Andamento annuale<br />

Nel corso dell’anno, il vento proveniente da NW (maestrale) sia quello che presenta sia la maggior<br />

frequenza che le maggiori classi di velocità, risultando in definitiva il vento dominante per l’area in esame.<br />

Inoltre si può considerare come tale vento di maestrale risulti maggiormente rappresentato dalle classi<br />

di velocità medio-alte (8-12 e 13-23 nodi). Complessivamente, i venti provenienti da W (ponente) e da NW<br />

(maestrale) dominano il regime anemologico del sito con circa il 419‰ delle rilevazioni. In considerazione<br />

va anche tenuto il vento proveniente da E (levante) per il quale si osserva una frequenza annuale media pari<br />

al 137‰ delle rilevazioni, con velocità comprese più frequentemente nelle classi basso-medie (5-7 e 8-12<br />

nodi). Infine, in ordine decrescente di frequenza, risultano influenti sul sito in esame i venti provenienti da<br />

SW (libeccio) con il 62‰, quelli provenienti da N (tramontana) con il 29‰ e quelli da S (ostro) e da NE<br />

(grecale) con rispettivamente il 21‰ e il 19‰.<br />

Periodo primaverile<br />

Questo periodo è caratterizzato dalla provenienza dei venti da NW per quasi il 230‰ delle rilevazioni.<br />

Inoltre, le direzioni W ed E assumono frequenze pressocchè equivalenti fra loro e pari rispettivamente a circa<br />

il 167‰ e 163‰ delle rilevazioni primaverili. Le altre direzioni risultano scarsamente rappresentate in<br />

termini di frequenza rispetto alle precedenti. Per quanto concerne le velocità dei venti, la classe<br />

maggiormente rappresentata risulta quella con velocità comprese fra 8-12 nodi (circa 239‰ delle<br />

misurazioni) ed associate in prevalenza al vento di maestrale ed al vento di levante.<br />

Periodo estivo<br />

Nel periodo estivo il vento maggiormente rappresentato è ancora quello proveniente da NW<br />

(maestrale), seguito dal ponente (W) e dal levante (E). Si fa rilevare, inoltre, come i venti con velocità<br />

comprese nella classe modale 8-12 nodi raggiungano in questa stagione una frequenza sensibilmente<br />

superiore rispetto al periodo precedente e pari a circa il 275‰ delle rilevazioni. Anche i venti provenienti da<br />

E (levante) W (ponente) risultano maggiormente rappresentati in questo periodo rispetto al precedente, con<br />

una frequenza pari, rispettivamente, all’incirca al 166‰ e al 177‰ delle rilevazioni.<br />

Periodo autunnale<br />

Questo periodo resta anch’esso caratterizzato dal vento di maestrale (232‰ delle rilevazioni) e, in<br />

maniera nettamente inferiore, da quelli provenienti da ponente (154‰) e levante (125‰). Gli altri venti<br />

risultano scarsamente rappresentati (< 63‰ delle rilevazioni). Le classi di velocità maggiormente<br />

rappresentate in questo periodo autunnale risultano essere, in ordine d’importanza, la classe 8-12 nodi<br />

(213‰), la classe 2-4 nodi (201‰) ed infine la classe 5-7 nodi (189‰).<br />

Periodo invernale<br />

I venti dominanti di questo periodo sono decisamente quelli del 4° quadrante, con preponderanza del<br />

maestrale (NW), anche in riferimento alle singole classi di velocità considerate. La frequenza del vento di<br />

maestrale, in questa stagione raggiunge il suo massimo valore (292‰). Inoltre, le classi di velocità più<br />

frequentemente associate ad esso risultano essere quelle medio-alte, come la classe 8-12 nodi (98‰) e la<br />

classe 13-23 nodi (89‰). Anche l’incidenza <strong>della</strong> massima classe di velocità (> 24 nodi) raggiunge in questa<br />

stagione il suo valore più elevato (quasi 10‰) evidenziando, in definitiva, come il periodo invernale risulti<br />

essere quello maggiormente “attivo” sotto il profilo anemologico.<br />

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11


Il vento proveniente da ponente (W) evidenzia la sua presenza con una buona frequenza (184‰),<br />

sebbene caratterizzata da velocità comprese in classi inferiori. Infine, si nota la generale scarsa rilevanza dei<br />

venti provenienti dal 1° e 3° quadrante rispetto a quelli provenienti dalle altre direzioni.<br />

Il quadro di riferimento delle risorse ambientali<br />

Il clima<br />

Le risorse ambientali<br />

Si riportano di seguito i dati meteo climatici rilevati nel periodo 1998-2003.<br />

Dall’analisi di questi dati riportati sinteticamente in tabella, risulta in particolare evidente la differenza<br />

tra acqua precipitata e acqua evaporata, elemento costante nell’ultimo quinquennio, che ha portato ad un<br />

progressivo impoverimento delle risorse idriche a servizio del territorio.<br />

ANNO pioggia tot (mm) evaporaz.tot (mm) T max(°C) T min(°C) umid. max % umid. min % vento (km/g) radiaz.(cal/cmq/g)<br />

1998 834,62 1541,96 22,11 9,38 87,01 42,79 188,16 311,55<br />

1999 707,84 1351,76 23,07 10,78 88,56 44,72 191,71 333,67<br />

2000 585,00 928,17 23,82 10,69 82,24 40,92 178,96 293,57<br />

2001 499,20 1211,48 23,87 10,79 82,67 40,72 207,17 368,48<br />

2002 628,40 973,87 23,67 10,82 90,99 48,86 158,97 360,87<br />

2003 625,95 1002,92 23,15 10,11 91,56 46,25 160,80 324,32<br />

Fonte: Consorzio di Bonifica di <strong>Capitanata</strong><br />

Fonte: Consorzio di bonifica di <strong>Capitanata</strong><br />

L’inserimento nel territorio dei parchi eolici non determina alcuna incidenza ambientale rispetto alle<br />

valutazioni climatiche.<br />

Qualità dell’aria e inquinamento atmosferico<br />

La qualità dell’aria è definita oggettivamente confrontando le concentrazioni misurate o stimate di<br />

alcuni inquinanti in atmosfera con valori di concentrazione riferiti ad un particolare intervallo temporale.<br />

La normativa di riferimento nazionale definisce a tal proposito alcuni tipi di valori:<br />

Valori limite: limiti massimi di accettabilità di concentrazione e di esposizione per la salvaguardia<br />

<strong>della</strong> salute <strong>della</strong> popolazione;<br />

Valori guida: limiti di accettabilità di concentrazione e di esposizione per la protezione a lungo<br />

termine <strong>della</strong> salute e degli ecosistemi;<br />

Livelli di attenzione e di allarme, utilizzati nelle aree urbane a riguardo dell’esposizione <strong>della</strong><br />

popolazione;<br />

Obiettivi di qualità, volti alla protezione a lungo termine <strong>della</strong> salute nelle aree urbane.<br />

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12


L’inquinamento atmosferico è il risultato di due tipologie di situazioni: da una parte l’azione antropica<br />

determina l’immissione in atmosfera di sostanze prodotte dalle attività umane, industrializzazione ed<br />

urbanizzazione, dall’altra cause naturali come incendi, eruzioni vulcaniche e tutti i processi biologici<br />

determinano l’emissione di gas nocivi alla salute. Di questi due fattori il secondo può considerarsi costante<br />

nel tempo, mentre il primo è in continua crescita, da cui la necessità di controllare e monitorare lo stato di<br />

qualità dell’aria, le concentrazioni degli inquinanti e i loro impatti sugli ecosistemi.<br />

Monitoraggio Ambientale "M.A.R.T.A.". Il progetto è finalizzato alla realizzazione di una rete di<br />

monitoraggio <strong>della</strong> qualità dell'aria nel Comune di Manfredonia ed alla implementazione di un sistema<br />

modellistico - matematico per la simulazione dei fenomeni di inquinamento (atmosferico ed acustico) e di<br />

traffico e nasce dall'esigenza dell'Amministrazione di dotarsi di un efficiente strumento di valutazione e<br />

controllo <strong>della</strong> qualità ambientale del contesto urbano, caratterizzato dalla presenza di fonti di inquinamento<br />

di diversa natura.<br />

Gli obiettivi che il progetto si prefigge:<br />

la realizzazione di una rete di monitoraggio ambientale;<br />

lo sviluppo di modelli di simulazione;<br />

la costituzione di un sistema informativo centrale;<br />

la creazione di una banca dati territoriale;<br />

la formazione e l'avviamento alla gestione del Sistema di figure professionali locali.<br />

Il progetto verrà realizzato in un lasso temporale di circa 18 mesi, entro i quali il soggetto attuatore<br />

dovrà installare ed avviare le attrezzature e la strumentazione tecnologica costituente la rete di monitoraggio<br />

ambientale integrata. La strategia del Comune di Manfredonia nell'avviare il progetto “M.A.R.T.A.” risiede<br />

nella necessità di dotarsi di una propria rete di monitoraggio ambientale che, in futuro, dovrà integrarsi e<br />

inteffacciarsi con le reti di monitoraggio ambientale già presenti sul territorio comunale ed a titolarità <strong>della</strong><br />

Regione Puglia, per il tramite dell'Agenzia Regionale di Protezione dell'<strong>Ambiente</strong> A.R.P.A. Puglia, nonché con<br />

le strutture di monitoraggio ambientale <strong>della</strong> Provincia di Foggia (in primis per il Piano Territoriale di<br />

Coordinamento Provinciale) in modo da costruire una banca dati quanto più completa ed aggiornata.<br />

L'adozione di un Sistema Geografico Informatizzato (GIS) consentirà la messa a disposizione, tramite<br />

un Sistema Territoriale Informatizzato (SIT), di tutti dati rilevati ed elaborati del territorio.<br />

L’inserimento nel territorio dei parchi eolici non determina alcuna incidenza ambientale rispetto alle<br />

valutazioni qualitative dell’aria.<br />

Suolo e sottosuolo<br />

Lineamenti morfo-strutturali e geolitologici<br />

Il territorio in studio si sviluppa nel settore più meridionale dell’importante struttura rappresentata dal<br />

massiccio del Promontorio Garganico e nel settore più settentrionale <strong>della</strong> pianura del Tavoliere.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

13


Il dominio Garganico, nord-orientale, ha caratteristiche di montagna ed è sede di rilievi calcareo<br />

dolomitici mesozoici; a questi ultimi si affiancano, limitatamente alla parte meridionale, lembi di rocce<br />

terziarie e quaternarie.<br />

Peculiarità intrinseca del Gargano ed in particolare di quella sua parte che si affaccia verso il Tavoliere<br />

e verso il Golfo di Manfredonia (zona in cui ricade l’area di progettazione ), è la presenza esclusiva di<br />

idrografia superficiale impostata su discontinuità tettoniche e/o caratterizzata da forme erosive lineari diffuse<br />

(valloni). La zona appartenete al Promontorio del Gargano si sviluppa su un terrazzo di forma triangolare che<br />

si estende fino alla quota di circa 200 m e limitato ai tre lati da nette linee di faglia.<br />

La prima, a nord, è rappresentata da una ripida scarpata di faglia che corre grosso modo da Rignano<br />

G. a Punta Rossa (immediatamente a sud di Mattinata), lungo la isoipsa di m 200 e segna il passaggio ad un<br />

secondo terrazzo più alto in quota.<br />

La seconda e la terza invece, rappresentate rispettivamente dalla faglia del Torrente Candelaro a SO e<br />

dalla faglia che passa per Siponto a SE, separano nettamente il dominio morfofisiografico del Promontorio<br />

Garganico da quello rappresentato dal bassopiano del Tavoliere, sviluppatosi in seguito a fasi di<br />

sollevamento appenninico, avviate nel corso del Pleistocene inferiore e protratte fino all’Olocene,<br />

consentendo la deposizione di una spessa coltre di sedimenti terrigeni. Periodi di stasi tettonica, combinati<br />

con fenomeni glacioeustatici, hanno quindi mo<strong>della</strong>to nella piana una serie di terrazzi marini degradanti<br />

dolcemente verso Est ed in parte oggi obliterati da un esteso manto alluvionale. In tempi recenti il gioco<br />

delle correnti marine e la presenza del Promontorio del Gargano, che di queste correnti condiziona il moto,<br />

ha permesso la formazione di una lunga barra che, emergendo, ha tagliato via dal mare la fascia più interna<br />

<strong>della</strong> baia, trasformandola in una laguna costiera.<br />

In definitiva, evidenze di superficie, dati bibliografici e stratigrafie di perforazioni consentono di<br />

tracciare il seguente quadro sinottico <strong>della</strong> geologia dell’area. Il basamento <strong>della</strong> zona , costituito da calcari<br />

oolitici e pseudoolitici, detritici e micritici, “Calcari Oolitici di Coppa Guardiola – Malm”, ribassati da faglie<br />

dirette da NW a SE, è rinvenibile al di sotto <strong>della</strong> zona umida ad una profondità compresa fra i 200 ed i 250<br />

m rispetto al livello del mare. Questa formazione affiora estesamente tutt’intorno alla località “San<br />

Leonardo”, posta a nord del sito di intervento, fino alle prime falde del massiccio garganico.<br />

Su di essa e con discordanza angolare si rinvengono biocalcareniti mioceniche e plioceniche, riuniti in<br />

figura allegata sotto un solo simbolo, recentemente assimilate alle formazioni <strong>della</strong> “Pietra leccese” e delle<br />

“Biocalcareniti di Gravina”.<br />

Uno dei principali affioramenti delle biocalcareniti ospita su di una vasta terrazza l’abitato <strong>della</strong> Siponto<br />

attuale. Brecce calcaree ben cementate con elementi a spigoli arrotondati raccordano questa terrazza, posta<br />

fra i 40 ed i 50 m s.l.m., all’ex lago Salso; esse sono costituite da prodotti dell’abrasione marina che ha agito<br />

sulle due citate formazioni: la mesozoica e la miocenica.<br />

Di età pleistocenica sono estesi affioramenti di sedimenti sabbiosi a facies litorale con croste calcaree<br />

nei livelli più alti, rinvenibili nei dintorni del Villaggio Amendola e presso Posta Fontanarosa in sinistra del<br />

Candelaro (“Sabbie di Amendola”); oloceniche sono invece le alluvioni terrazzate attuali di fondovalle. Lungo<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

14


le fasce costiere, infine, si rinvengono depositi alluvionali di colmata, realizzata per bonifica, che conferiscono<br />

un aspetto pianeggiante all’intera area, e le sabbie che costituiscono il cordone dunare e la spiaggia attuale.<br />

Nello specifico dell’area di progetto i litotipi presenti sono individuati dalla Carta Geologica di dettaglio<br />

(Allegato alla Rel. Geologica) di cui si riporta breve estratto cartografico, non in scala:<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

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Sismicità dell’area<br />

Per quanto attiene la sismicità dell’area interessata dalla progettazione dell’impianto eolico, va detto<br />

che la stessa si inquadra in un più ampio contesto sismotettonico caratteristico dell’intero Promontorio<br />

Garganico.<br />

L’enorme morfostruttura, infatti, è limitata e interessata da numerose faglie di vario tipo (inverse,<br />

dirette e trascorrenti) orientate, almeno per quanto riguarda le più importanti, lungo tre direttrici principali:<br />

quella “appenninica” (NO-SE), quella ”antiappenninica” (NE-SO) e quella più specificatamente “garganica”<br />

(E-O).<br />

I suddetti lineamenti tettonici sono la naturale conseguenza delle numerose fasi tettoniche che hanno<br />

interessato l’area garganica determinandone le attuali configurazioni.<br />

Dall’analisi <strong>della</strong> distribuzione degli epicentri, a prescindere dalla magnitudo dei sismi, ricadenti<br />

nell’area garganica e in quelle contermini a partire dall’anno 1000 e fino al 1996, si evidenzia, fra l’altro, che<br />

la maggiore concentrazione degli epicentri interessa l’area centrale del promontorio, mentre più rada è la<br />

distribuzione degli epicentri lungo la fascia costiera meridionale.<br />

Attualmente il grado di sismicità dell’area interessata dall’insediamento è Z. S. = 2.<br />

Risorse idriche<br />

I principali elementi di criticità riscontrati riguardano la qualità delle acque superficiali, che risulta poco<br />

soddisfacente su tutti i corpi idrici di Manfredonia. Particolarmente compromessa la situazione del<br />

Torrente Candelaro, su cui tutti i parametri monitorati hanno, negli ultimi 4 anni, una concentrazione<br />

media caratteristica di ambienti fortemente inquinati. E' bene ricordare che il torrente Candelaro interessa<br />

solo una parte del territorio comunale di Manfredonia. La situazione di inquinamento riscontrata non è<br />

da imputare al solo scarico del depuratore cittadino, ma occorre tener conto degli altri comuni <strong>della</strong><br />

provincia d Foggia che usufruiscono del torrente Candelaro come corpo ricettore ricevente gli scarichi<br />

dei propri insediamenti. Per tutte le stazioni considerate il parametro che fa registrare i valori<br />

complessivamente peggiori è l'azoto ammoniacale, il che fa ipotizzare la presenza di un numero<br />

considerevole di scarichi civili non trattati. Dagli ultimi rilievi effettuati allo scarico del depuratore si è<br />

riscontrato come l’efficienza del trattamento dei reflui sia aumentata. Il miglioramento riscontrato è<br />

sicuramente imputabile ai recenti lavori che hanno permesso un aumento <strong>della</strong> potenzialità ed un<br />

miglioramento <strong>della</strong> funzionalità dell'impianto. La situazione qualitativa delle acque superficiali interne<br />

sembra ripercuotersi anche sulle acque marine. I risultati delle analisi realizzate annualmente dal<br />

Ministero <strong>della</strong> Salute sulle acque di balneazione mostrano che, dal 1993 al 2001, il numero di campioni<br />

conformi ai limiti normativi è in diminuzione anche se negli ultimi 3 anni su un numero crescente di<br />

stazioni tutti i campioni analizzati sono risultati idonei alla balneazione. Un elemento positivo emerso da<br />

questa prima analisi è invece rappresentato dai consumi idrici pro capite che, infatti, pur avendo<br />

registrato tra il 1999 ed il 2003, un aumento del 4,7% si attestano su valori abbastanza bassi, inferiori<br />

anche alla media nazionale. I reflui urbani del Comune di Manfredonia vengono recapitati al depuratore<br />

comunale, il quale ha come corpo recettore il Torrente Candelaro. Il depuratore comunale è stato<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

16


ecentemente oggetto di importanti lavori di ammodernamento allo scopo di migliorarne l'efficienza ed<br />

ampliarne la potenzialità. Tra gli elementi più significativi del sistema idrografico del Comune di<br />

Manfredonia si possono citare:<br />

Torrente Candelaro<br />

Torrente Cervaro<br />

Canale Acque Alte<br />

Canale Peluso<br />

Lago Salso<br />

Si tratta di corsi di piccole dimensioni e quindi non soggetti al monitoraggio previsto dal D.lgs.<br />

152/99 che ne permetterebbe l'individuazione dello Stato Ecologico (indice SECA) e dello Stato<br />

Ambientale (indice SACA).<br />

Quadro d’insieme degli elementi idrologici dell’area<br />

Nello specifico delle norme tecniche attuative del P.A.I./p, in merito alle distanze di tutela dalle aste<br />

fluviali di vario ordine si conferma che ulteriori determinazioni si rendono necessarie per quanto attiene alla<br />

realizzazione dei cavidotti secondo quant previsto dalle N.T.A. art. 10 e 4. Nel merito delle valutazioni sulla<br />

pericolosità geomorfologica, idrogeologica e dei relativi rischi si dirà nel relativo paragrafo.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

17


Rumori e vibrazioni<br />

Per gli aspetti legati alla valutazione del rumore e delle vibrazioni, è stata realizzata apposita<br />

simulazione finalizzata a verificare il rispetto dei limiti indicati nel D.P.C.M. del 14.11.1997 e, quindi,<br />

il livello di rumore di fondo e l’eventuale alterazione del campo sonoro prodotto dall’impianto. La<br />

verifica è stata svolta per somma delle singole incidenze di aree parco. Le indicazioni contenute<br />

nelle ex Linee guida regionali e le indicazioni contenute nell’art. 10 del Regolamento Regionale<br />

risultano essere ampiamente verificate, come si tratterà nello specifico paragrafo denominato<br />

“impatto acustico”.<br />

Natura e Biodiversità<br />

NATURA E BIODIVERSITÀ (AREA VASTA)<br />

Il territorio del Comune di Manfredonia, protetto a Nord dal promontorio del Gargano, è costituito da<br />

un vasta zona pianeggiante attraversata da piccoli corsi d’acqua che sfociano nel Mar Adriatico. L’assetto<br />

<strong>della</strong> piana di Manfredonia ha subito negli anni trasformazioni sostanziali che hanno portato alla scomparsa<br />

<strong>della</strong> vasta area umida che un tempo si estendeva fino alla foce del fiume Candelaro e che ora, grazie agli<br />

interventi di bonifica attuati, è occupata quasi esclusivamente da superfici agricole.<br />

L’oasi del lago Salso, compresa nei confini del Parco Nazionale del Gargano, e la Palude di Frattarolo<br />

rappresentano le ultime testimonianze <strong>della</strong> vasta area un tempo occupata da zone umide.<br />

Per rendere coltivabile la pianura i fiumi Candelaro, Cervaro e Carapelle furono ingabbiati e la zona del<br />

lago Salso, circa 4.000 ettari, fu suddivisa in sei vasche di colmata. Ultimati gli interventi idraulici rimasero<br />

solo due invasi lacustri: il lago Salso a Nord <strong>della</strong> piana ed il lago Salpi a sud, destinati alla raccolta delle<br />

acque irrigue.<br />

Lo stravolgimento operato negli anni ha portato ad una ripartizione dell’occupazione del suolo a favore<br />

delle superfici agricole, che si estendono per l’86% circa del territorio comunale, e alla conseguente<br />

riduzione delle aree naturali (qui intese come boschi, aree umide, praterie xeriche), che attualmente<br />

rappresentano poco più del 10% <strong>della</strong> superficie complessiva. In diversi ambiti, però, le aree agricole si<br />

alternano con formazioni prative a maggior grado di naturalità dando vita a ecosistemi di pregio, ricchi di<br />

superfici ecotonali, di estrema importanza per la sopravvivenza di numerose specie floristiche e faunistiche<br />

d’importanza conservazionistica.<br />

L’esigenza di tutela di queste zone ha contribuito all’individuazione di aree tutelate di notevole<br />

estensione.<br />

Il territorio di Manfredonia è, infatti, interessato dalla presenza del Parco Nazionale del Gargano, di<br />

due proposti Siti di Interesse Comunitario (SIC) e due Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite in base a<br />

quanto previsto dalle direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli” per la conservazione di habitat naturali e<br />

seminaturali e <strong>della</strong> flora e <strong>della</strong> fauna selvatiche. Le aree tutelate rappresentano attualmente il 43%<br />

dell’intero territorio comunale.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

18


E’ interessante però notare che una significativa porzione di territorio, a prevalente copertura agricola,<br />

rientra in aree tutelate. Queste zone, infatti, seppur evidentemente antropizzate, rappresentano habitat<br />

ideali per alcune specie faunistiche di pregio, quali ad esempio la Gallina Prataiola (Tetrax Tetrax) che trova<br />

nelle aree coltivate non intensive un ambiente simile a quello steppico, suo habitat naturale.<br />

Le aree artificializzate coprono una superficie pari al 3% di quella comunale. Prevale la tipologia<br />

d’insediamento urbano discontinuo, caratterizzata da urbanizzazione sparsa all’interno<br />

L’attuale estensione delle aree tutelate, intese come aree protette, proposti Siti d’Importanza<br />

Comunitaria (pSIC) e Zone di Protezione Speciale <strong>della</strong> fauna (ZPS) all’interno del territorio di Manfredonia è<br />

pari al 43% dell’intera superficie comunale.<br />

I Siti di Importanza Comunitaria e le Zone a Protezione Speciale<br />

L’area vasta in cui ricade l’intervento risulta essere interessata da due Siti di Importanza Comunitaria ,<br />

quattro Zone a Protezione Speciale e un Parco Nazionale.<br />

Di seguito si elenca la tipologia ed il nome delle singole aree:<br />

o SIC IT9110008 “ Valloni e Steppe Pedegarganiche”;<br />

o SIC IT9110005 “Zone Umide <strong>della</strong> <strong>Capitanata</strong>”;<br />

o ZPS IT9110007 “Palude di Frattarolo”;<br />

o ZPS IT9110008 “Valloni e Steppe Pedegarganiche” (coincide interamente con l’omonimo<br />

SIC);<br />

o ZPS IT9110039 “Promontori del Gargano”;<br />

o ZPS IT9110038 “Paludi presso il Golfodi Manfredonia”;<br />

o Parco Nazionale del Gargano;<br />

Si evidenza che, a seguito <strong>della</strong> sentenza <strong>della</strong> Corte di Giustizia delle Comunità europee del<br />

20/03/2003 nei confronti dell’Italia relativa alla condanna per aver classificato in maniera insufficiente, sia in<br />

superficie che in numero, i territori più idonei ossia le IBA (Important Bird Areas) in ZPS, attraverso la<br />

Deliberazione <strong>della</strong> Giunta Regionale 21 Luglio 2005, n. 1022 sono state classificate le seguenti ZPS:<br />

o ZPS denominata “Paludi presso il Golfo di Manfredonia” che comprende le ZPS “ Paludi di<br />

Frattarolo” e “Saline di Margherita di Savoia” ;<br />

o ZPS denominata denominata “Promontorio del gargano” che comprende 7 diverse ZPS, in<br />

particolare, “Monte Barone”, “Falascone”, “Foresta Umbra”, “Sfilzi”, “Ischitella e Carpino”, “Valloni e<br />

steppe pedegarganiche”, “Valloni di Mattinata-Monte Sacro”.<br />

Le aree SIC<br />

Il valore ambientale delle aree indicate viene sinteticamente riportato nelle seguenti tabelle.<br />

DENOMINAZIONE: VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE<br />

DATI GENERALI<br />

Classificazione: proposto Sito d'Importanza Comunitaria (pSIC)<br />

Zona di Protezione Speciale (ZPS)<br />

Codice: IT9110008<br />

Data compilazione schede: 01/1995<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

19


Data proposta SIC: 06/1995 (D.M. <strong>Ambiente</strong> del 3/4/2000 G.U.95 del 22/04/2000)<br />

Data designazione ZPS: 12/1998<br />

Estensione: ha 30467<br />

Altezza minima: m 5<br />

Altezza massima: m 644<br />

Regione biogeografica: Mediterranea<br />

Provincia: Foggia<br />

Comune/i:<br />

Monte S.Angelo, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, San<br />

Marco in Lamis, Rignano Garganico.<br />

Comunita' Montane: Comunita' montana del Gargano<br />

Riferimenti cartografici: IGM 1:50.000 fogli 397-396-409 .<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI<br />

Substrato geologico costituito da calcari del Cretacico e del Giurassico superiore. L'area ricade nella piu'<br />

estesa area di minime precipitazioni dell'Italia peninsulare. Il sito include le are substeppiche piu' vaste <strong>della</strong><br />

Puglia con elevatissima biodiversita' e una serie di canyon di origine erosiva che ospitano un ambiente<br />

rupestre di elevato interesse naturalistico con rare specie vegetali endemiche e di elevato interesse<br />

fitogeografico. Unica stazione peninsulare di Tetrax tertax.<br />

HABITAT DIRETTIVA 92/43/CEE<br />

Formazioni di Euphorbia dendroides5%<br />

Versanti calcarei dell'Italia meridionale20%<br />

Percorsi substeppici di graminee e piante annue (Thero-Brachypodietea) (*)<br />

40%<br />

SPECIE FAUNA DIRETTIVA 79/409/CEE E 92/43/CEE all. II<br />

Mammiferi: Rhinolophus ferrum-equinum<br />

Uccelli: Burhinus oedicnemus; Tyto alba; Alauda arvensis; Melanocorypha calandra;<br />

Neophron percnopterus; Pernis apivorus; Tetrax tetrax; Emberiza cia;<br />

Athene noctua; Monticola solitarius; Bubo bubo; Sylvia conspicillata; Lanius<br />

senator; Petronia petronia; Anthus campestris; Buteo rufinus; Circaetus<br />

gallicus; Oenanthe hispanica; Coturnix coturnix; Calandrella brachydactyla<br />

; Caprimulgus europaeus; Circus cyaneus; Circus pygargus; Lullula arborea;<br />

Falco biarmicus; Falco naumanni; Falco peregrinus; Lanius collurio; Circus<br />

aeruginosus; Columba livia.<br />

Rettili e anfibi: Testudo hermanni; Bombina variegata; Elaphe quatuorlineata.<br />

Pesci: Alburnus albidus<br />

Invertebrati:<br />

SPECIE FLORA DIRETTIVA 92/43/CEE all. II<br />

Stipa austroitalica<br />

VULNERABILITA':<br />

Le cenosi <strong>della</strong> zona pedegarganica sono intrinsecamente a bassa fragilita' e fortemente minacciate da<br />

spietramento con frantumazione meccanica <strong>della</strong> roccia, aratura per messa a coltura. Pressione venatoria<br />

elevata, alto rischio di incendi, sovrapascolo, attivita' estrattive devastanti; problemi da progetti di<br />

sistemazione dei valloni, saltuariamente soggetti a piene stagionali devastanti. Insediamento di zone<br />

industriali.<br />

(*) Habitat definiti prioritari ai sensi <strong>della</strong> Direttiva 92/43/CEE: habitat in pericolo di estinzione sul<br />

territorio degli Stati membri, per la cui conservazione l'Unione Europea si assume una particolare<br />

responsabilita'.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

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DENOMINAZIONE: ZONE UMIDE DELLA CAPITANATA<br />

DATI GENERALI<br />

Classificazione: proposto Sito d'Importanza Comunitaria (pSIC)<br />

(contiene ZPS IT9110006-IT9110007)<br />

Codice: IT9110005<br />

Data compilazione schede: 01/1995<br />

Data proposta SIC: 06/1995 (D.M. <strong>Ambiente</strong> del 3/4/2000 G.U.95 del 22/04/2000)<br />

Estensione: ha 16099<br />

Altezza minima: m 0<br />

Altezza massima: m 13<br />

Regione biogeografica: Mediterranea<br />

Provincia: Foggia<br />

Comune/i: Manfredonia, Zapponeta, Cerignola, Trinitapoli, Margherita di<br />

Savoia.<br />

Comunita' Montane:<br />

Riferimenti cartografici: IGM 1:50.000 fogli 409-410-422-423.<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI<br />

Substrato geologico costituito da Limi e Argille del Quaternario. Ambienti umidi di elevatissimo interesse<br />

vegetazionale per la presenza di associazioni igro-alofile considerate habitat prioritari e per l'elevata presenza<br />

di avifauna acquatica. Rappresenta la piu' importante zona umida dell'Italia meridionale e una delle piu'<br />

importanti del bacino del Mediterraneo per l'avifauna acquatica, e', infatti, segnalata la nidificazione di oltre<br />

20 specie di interesse comunitario. Recentemente si e' insediata una colonia di Phoenicopter ruber. E' stato<br />

inoltre segnalato lo stazionamento di circa 15-20 Numenius tenuirostris.<br />

HABITAT DIRETTIVA 92/43/CEE<br />

Perticaie alofile mediterranee e termo - atlantiche5%<br />

Pascoli inondati mediterranei5%<br />

Lagune (*) 30%<br />

Steppe salate (*) 30%<br />

Vegetazione annua pioniera di Salicornia e altre delle zone fangose e sabbiose<br />

20%<br />

SPECIE FAUNA DIRETTIVA 79/409/CEE E 92/43/CEE all. II<br />

Mammiferi:<br />

Uccelli: Tadorna tadorna; Circus pygargus; Egretta garzetta; Egretta alba; Circus<br />

aeruginosus; Sterna hirundo; Falco biarmicus; Falco peregrinus; Falco<br />

columbarius; Larus melanocephalus; Recurvirostra ; Sterna albifrons;<br />

Circus macrourus; Larus ridibundus; Ardea purpurea; Phoenicopterus<br />

ruber; Ixobrychus minutus; Circus cyaneus; Nycticorax nycticorax;<br />

Chlidonias niger; Chlidonias hybridus; Botaurus stellaris;Aythya nyroca;<br />

Ardeola ralloides; Acrocephalus ; Alcedo atthis; Charadrius ; Tringa<br />

glareola; Himantopus; Coturnix coturnix; Numenius tenuirostris;<br />

Phalacrocorax; Ciconia nigra; Ciconia ciconia; Tringa totanus; Tetrax<br />

tetrax; Tringa nebularia; Acrocephalus; Tadorna ferruginea; Asio flammeus;<br />

Melanocorypha; Gelochelidon nilotica; Burhinus oedicnemus; Pandion<br />

haliaetus; Glareola pratincola; Platalea leucorodia; Netta rufina; Aythya<br />

marila; Anser fabalis; Anser albifrons; Fulica atra; Gallinula chloropus;<br />

Vanellus vanellus; Philomachus pugnax; Larus genei; Limosa lapponica;<br />

Limosa limosa; Numenius phaeopus; Pluvialis squatarola; Rallus aquaticus;<br />

Tringa erythropus; Haematopus.<br />

Rettili e anfibi: Bombina variegata; Elaphe quatuorlineata; Emys orbicularis.<br />

Pesci: Padogobius panizzai; Alburnus albidus.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

21


Invertebrati:<br />

SPECIE FLORA DIRETTIVA 92/43/CEE all. II<br />

VULNERABILITA':<br />

Si tratta di cenosi alofile ad elevata fragilita'. I rischi piu' elevati sono connessi con trasformazioni<br />

idrogeologiche del territorio, bonifiche e fenomeni di colmata, elevata pressione venatoria, immissioni ittiche,<br />

disinfestazioni antizanzare.<br />

(*) Habitat definiti prioritari ai sensi <strong>della</strong> Direttiva 92/43/CEE: habitat in pericolo di estinzione sul<br />

territorio degli Stati membri, per la cui conservazione l'Unione Europea si assume una particolare<br />

responsabilita'.<br />

Le informazioni ecologiche sui valori naturali presenti nei siti sono quelli riportate nella scheda<br />

BIOITALY, riprese dalla sezione 3 “Informazioni Ecologiche” del formulario Standard Natura 2000.<br />

Nella tabella che segue, si illustrano le caratteristiche ecologiche dei siti:<br />

CODICE<br />

SITO<br />

IT9110008<br />

IT9110005<br />

NOME HABITAT<br />

Percorsi substeppici di<br />

graminacee e piante annue dei<br />

Thero-Brachypodietea<br />

Pareti rocciose calcaree con<br />

vegetazione casmofitica<br />

Arbusteti termo-mediterranei e<br />

pre-steppici<br />

* Lagune costiere<br />

* Steppe salate mediterranee<br />

(Limonietalia)<br />

CODICE<br />

HABITAT<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

% COPERTURA<br />

RAPPRESENTATI<br />

VITA’ 1<br />

SUPERFICIE<br />

RELATIVA 2<br />

STATO DI<br />

CONSERVAZIONE<br />

3<br />

6220 42 A C A A<br />

8210 25 A C A A<br />

5330 6 A C A A<br />

1150 35 A C B B<br />

1510 32 A C A A<br />

1<br />

La rappresentatività indica "quanto tipico" sia un tipo di habitat. La classificazione prevista è:<br />

− A: rappresentatività eccellente<br />

− B: buona rappresentatività<br />

− C: rappresentatività significativa<br />

2<br />

Superficie relativa: superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul<br />

territorio nazionale, secondo la seguente codifica:<br />

− A: percentuale compresa tra il 15.1% ed il 100% <strong>della</strong> popolazione nazionale;<br />

− B: percentuale compresa tra il 2.1% ed il 15% <strong>della</strong> popolazione nazionale;<br />

− C: percentuale compresa tra lo 0% ed il 2% <strong>della</strong> popolazione nazionale;<br />

3<br />

Grado di conservazione <strong>della</strong> struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino. La classificazione prevista è:<br />

− A: conservazione eccellente<br />

− B: buona conservazione<br />

− C: conservazione media o ridotta<br />

4<br />

Valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione. La classificazione è:<br />

− A: valore eccellente<br />

− B: valore buono<br />

− C: valore significativo<br />

VALUTAZIONE<br />

GLOBALE 4<br />

22


Vegetazione annua pioniera a<br />

Salicornia e altre specie delle zone<br />

fangose e sabbiose<br />

Pascoli inondati mediterranei<br />

(Juncetalia maritimi)<br />

Praterie e fruticeti mediterranee e<br />

termo-atlantici (Sarcocornetea<br />

fruticosi)<br />

Vegetazione annua delle linee di<br />

deposito marine<br />

IT9110007 Steppe salate mediterranee<br />

(Limonietalia)<br />

Pascoli inondati mediterranei<br />

(Juncetalia maritimi)<br />

Praterie e fruticeti mediterranee e<br />

termo-atlantici (Sarcocornetea<br />

fruticosi)<br />

1310 20 A C A A<br />

1410 6 A C A A<br />

1420 5 A C A A<br />

1210 2 B C B B<br />

1510 40 A C A A<br />

1410 40 A C A A<br />

1420 10 A C A A<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

23


Le ZPS<br />

DENOMINAZIONE: PALUDE DI FRATTAROLO<br />

DATI GENERALI<br />

Classificazione: Zona di Protezione Speciale (ZPS)<br />

Codice: IT9110007<br />

Data compilazione schede: 01/1995<br />

Data designazione ZPS: 10/1988<br />

Estensione: ha 279<br />

Altezza minima: m 2<br />

Altezza massima: m 3<br />

Regione biogeografica: Mediterranea<br />

Provincia: Foggia<br />

Comune/i: Manfredonia<br />

Comunita' Montane:<br />

Riferimenti cartografici: IGM 1:50.000 fg. 409<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI<br />

Zona umida caratterizzata da grandi distese di vegetazione alofila in area acquitrinosa salmastre che<br />

ospitano una ricca avifauna acquatica.<br />

HABITAT DIRETTIVA 92/43/CEE<br />

Steppe salate (*) 40%<br />

Pascoli inondati mediterranei40%<br />

Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche<br />

SPECIE FAUNA DIRETTIVA 79/409/CEE E 92/43/CEE all. II<br />

Mammiferi:<br />

Uccelli:<br />

10%<br />

Rettili e anfibi: Elaphe quatorlineata , Emys orbicularis, Bombina variegata.<br />

Pesci: Alburnus albidus, Padogobius panizzai.<br />

Invertebrati:<br />

SPECIE FLORA DIRETTIVA 92/43/CEE all. II<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

24


VULNERABILITA':<br />

L'habitat prioritario delle steppe salate si mostra particolarmente fragile per i delicatissimi equilibri<br />

idrogeologici e idrosalini che lo determinano e per potenziali problemi di inquinamento. Sembra che in questi<br />

ultimi anni il ristagno idrici nel periodo autunnale ed invernale sia notevolmente diminuito. Problemi di<br />

traffico motorizzato in prossimita' del confine orientale posto sul fronte strada Manfredonia-Barletta.<br />

(*) Habitat definiti prioritari ai sensi <strong>della</strong> Direttiva 92/43/CEE: habitat in pericolo di estinzione sul<br />

territorio degli Stati membri, per la cui conservazione l'Unione Europea si assume una particolare<br />

responsabilita'.<br />

DENOMINAZIONE: VALLONI E STEPPE PEDEGARGANICHE<br />

DATI GENERALI<br />

Classificazione: proposto Sito d'Importanza Comunitaria (pSIC)<br />

Zona di Protezione Speciale (ZPS)<br />

Codice: IT9110008<br />

Data compilazione schede: 01/1995<br />

Data proposta SIC: 06/1995 (D.M. <strong>Ambiente</strong> del 3/4/2000 G.U.95 del 22/04/2000)<br />

Data designazione ZPS: 12/1998<br />

Estensione: ha 30467<br />

Altezza minima: m 5<br />

Altezza massima: m 644<br />

Regione biogeografica: Mediterranea<br />

Provincia: Foggia<br />

Comune/i:<br />

Monte S.Angelo, Manfredonia, San Giovanni Rotondo, San<br />

Marco in Lamis, Rignano Garganico.<br />

Comunita' Montane: Comunita' montana del Gargano<br />

Riferimenti cartografici: IGM 1:50.000 fogli 397-396-409 .<br />

CARATTERISTICHE AMBIENTALI<br />

Substrato geologico costituito da calcari del Cretacico e del Giurassico superiore. L'area ricade nella piu'<br />

estesa area di minime precipitazioni dell'Italia peninsulare. Il sito include le are substeppiche piu' vaste <strong>della</strong><br />

Puglia con elevatissima biodiversita' e una serie di canyon di origine erosiva che ospitano un ambiente<br />

rupestre di elevato interesse naturalistico con rare specie vegetali endemiche e di elevato interesse<br />

fitogeografico. Unica stazione peninsulare di Tetrax tertax.<br />

HABITAT DIRETTIVA 92/43/CEE<br />

Formazioni di Euphorbia dendroides5%<br />

Versanti calcarei dell'Italia meridionale20%<br />

Percorsi substeppici di graminee e piante annue (Thero-Brachypodietea) (*)<br />

40%<br />

SPECIE FAUNA DIRETTIVA 79/409/CEE E 92/43/CEE all. II<br />

Mammiferi: Rhinolophus ferrum-equinum<br />

Uccelli: Burhinus oedicnemus; Tyto alba; Alauda arvensis; Melanocorypha calandra;<br />

Neophron percnopterus; Pernis apivorus; Tetrax tetrax; Emberiza cia;<br />

Athene noctua; Monticola solitarius; Bubo bubo; Sylvia conspicillata; Lanius<br />

senator; Petronia petronia; Anthus campestris; Buteo rufinus; Circaetus<br />

gallicus; Oenanthe hispanica; Coturnix coturnix; Calandrella brachydactyla<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

25


; Caprimulgus europaeus; Circus cyaneus; Circus pygargus; Lullula arborea;<br />

Falco biarmicus; Falco naumanni; Falco peregrinus; Lanius collurio; Circus<br />

aeruginosus; Columba livia.<br />

Rettili e anfibi: Testudo hermanni; Bombina variegata; Elaphe quatuorlineata.<br />

Pesci: Alburnus albidus<br />

Invertebrati:<br />

SPECIE FLORA DIRETTIVA 92/43/CEE all. II<br />

Stipa austroitalica<br />

VULNERABILITA':<br />

Le cenosi <strong>della</strong> zona pedegarganica sono intrinsecamente a bassa fragilita' e fortemente minacciate da<br />

spietramento con frantumazione meccanica <strong>della</strong> roccia, aratura per messa a coltura. Pressione venatoria<br />

elevata, alto rischio di incendi, sovrapascolo, attivita' estrattive devastanti; problemi da progetti di<br />

sistemazione dei valloni, saltuariamente soggetti a piene stagionali devastanti. Insediamento di zone<br />

industriali.<br />

(*) Habitat definiti prioritari ai sensi <strong>della</strong> Direttiva 92/43/CEE: habitat in pericolo di estinzione sul<br />

territorio degli Stati membri, per la cui conservazione l'Unione Europea si assume una particolare<br />

responsabilita'.<br />

Le informazioni ecologiche sui valori naturali dello ZPS “Paludi presso il Golfo di Manfredonia” e ZPS<br />

“Promontori del Gargano” non sono state riportate poiché è in fase di completamento il formulario standard<br />

<strong>della</strong> raccolta dati.<br />

Le zone IBA e il parco Nazionale del Gargano.<br />

In area vasta è presente anche è presente anche una zona IBA, (Important Bird Area, aree importanti<br />

per gli uccelli), identificata dalla<br />

LIPU- BirdLife Italia, denominata<br />

IBA 203 “Promontorio del<br />

gargano e Zone Umide di<br />

<strong>Capitanata</strong>”. L’IBA 203<br />

“Promontorio del gargano e Zone<br />

Umide di <strong>Capitanata</strong>” è stato<br />

istituito allo scopo di identificare<br />

le aree prioritarie che ospitano<br />

un numero cospicuo di uccelli<br />

appartenenti a specie rare,<br />

minacciate o in declino.<br />

Proteggerle significa garantire la<br />

sopravvivenza di queste specie.<br />

Fra le varie IBA istituite,<br />

esiste una gradazione dell’importanza delle stesse in relazione alla maggiore o minore presenza di<br />

popolazioni ornitiche e <strong>della</strong> rarità, sensibilità o importanza delle specie presenti.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

26


L’IBA 203 “Promontorio del gargano e Zone Umide di <strong>Capitanata</strong>”, nella stessa classificazione <strong>della</strong><br />

LIPU è indicato con un valore 75/110 contro, ad esempio, il valore di 4/110 dell’ IBA 126 “Monti Dauni”.<br />

Nome e codice IBA 1998-2000: Laghi di Lesina e di Varano - 128<br />

Promontorio del Gargano - 129<br />

Zone Umide del Golfo di Manfredonia (o di <strong>Capitanata</strong>) - 130<br />

Regione: Puglia<br />

Superficie terrestre: 207.378 ha<br />

marina: 35.503 ha<br />

Descrizione e motivazione del perimetro: sono state unite 3 IBA confinanti che ricadono parzialmente<br />

o interamente nel territorio del Parco Nazionale del Gargano. Anche dal punto di vista ornitologico è<br />

giustificato trattare l’insieme delle zone umide <strong>della</strong> capitanata (sia a nord che a sud del Gargano) come un<br />

unico sistema che andrebbe gestito in maniera coordinata.<br />

L’area comprende:<br />

o il promontorio del Gargano e le adiacenti zone steppiche pedegarganiche,<br />

o i laghi costieri di Lesina e di Varano situati a nord del promontorio,<br />

o il complesso di zone umide di acqua dolce e salmastra lungo la costa adriatica a sud del<br />

promontorio (Frattarolo, Daunia Risi, Carapelle, San Floriano, Saline di Margherita di Savoia, Foce<br />

Ofanto), incluse le aree agricole limitrofe più importanti per l’alimentazione e la sosta dell’avifauna<br />

(acquatici, rapaci ecc).<br />

Fa parte dell’IBA anche l’area, disgiunta, <strong>della</strong> base aerea militare di Amendola che rappresenta<br />

l’ultimo lembo ben conservato di steppa pedegarganica.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

27


S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

28


S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

29


S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

30


L’area di progetto non rientra in zona I.B.A.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

31


Valutazione di sintesi<br />

Di seguito viene riportata la classifica per tipologia ambientale, la classifica dei bottle-neck e la<br />

classifica unitaria che considera tutte le IBA congiuntamente. Nella classificazione sono stati utilizzati tre<br />

colori (rosso, giallo e celeste) che evidenziano i siti che ricadono rispettivamente nelle fasce di alto, medio, e<br />

moderato valore. La divisione in tre livelli di valore è stata effettuata applicando delle soglie rigide<br />

corrispondenti ad 1/3 e 2/3 del valore massimo ottenuto nella classifica in questione.<br />

Codice finale Nome del sito Regione Tipologia ambientale Valore Totale<br />

203<br />

Promontorio del Gargano e zone<br />

umide <strong>della</strong> <strong>Capitanata</strong><br />

Puglia U/MED 75<br />

Fermo quanto previsto dal decreto del Presidente <strong>della</strong> Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, come<br />

modificato dal decreto del Presidente <strong>della</strong> Repubblica 12 marzo 2003, n. 120, nelle Zone di protezione<br />

speciale (ZPS) di cui alla direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, si applicano le misure di<br />

conservazione previste agli articoli 3, 4 e 5 dal recente D.L. 16 agosto 2006, n. 251. In tal senso, la % IBA<br />

designata come ZPS nella regione è pari al 0% (non sovrapposte) e quindi non assimilabili a ZPS.<br />

L’area Parco<br />

Il Parco Nazionale del Gargano ricopre un'estensione di circa 121.118 ettari, al cui interno sono<br />

presenti una serie di habitat unici nel loro genere.<br />

Si passa dalle fitte ed estesissime foreste, per le quali è famoso, alla macchia mediterranea, dai grandi<br />

altipiani carsici, ricchi di doline ed inghiottitoi, alle ripide falesie sul mare, punteggiate da fantastiche grotte,<br />

dalle erte e boscose valli che scendono verso il mare, alle lagune costiere di Lesina e Varano, dalle colline e<br />

pianure steppose alle Paludi di Federico II. Fanno parte di questo gioiello le quattro Isole Tremiti circondate<br />

da un mare cristallino e ricche di grotte.<br />

Ognuno di questi ambienti è caratterizzato da una flora molto varia e particolare, si contano più di<br />

2.200 specie botaniche, che rappresentano circa il 35% dell'intera flora nazionale. Grazie a condizioni<br />

climatiche particolari e a venti settentrionali che si caricano di umidità, sul nostro promontorio cadono circa<br />

1300 mm. di acqua sottoforma di pioggia. Tutto ciò permette lo sviluppo di un microclima molto particolare<br />

in cui alcune essenze vegetali riescono a vivere in condizioni non riscontrabili in nessuna altra parte d'Italia e<br />

del mondo: faggete all'interno e sul versante nord, pinete di Pino d'Aleppo lungo le coste, grandi estensioni<br />

di macchia mediterranea, il tutto inframmezzato da querceti in cui abbondano cerri e lecci e da boschi misti<br />

ricchi di ornelli, frassini, olmi, agrifogli, castagni, aceri, querce, faggi ecc.<br />

In alcuni angoli molto particolari vegetano tassi, faggi e pini d'Aleppo incredibili per dimensioni e<br />

vetustità. Il sottobosco è popolato da numerose essenze: felci, rovi, rose canine, ciclamini, funghi eduli e<br />

velenosi ecc.<br />

Nelle radure, fra i fichi d'india e nelle zone steppose fioriscono le orchidee selvatiche, che all'interno<br />

del Parco Gargano sono presenti con circa 85 specie e ne fanno la località più ricca d'Europa.<br />

Sui pendii assolati crescono rigogliosi gli olivastri, i perastri, i melastri, i biancospini attorniati da<br />

cespugli di lentisco, ginepro, timo, rovi, fichi d'india e il carrubo. Nella zona pedemontana la vegetazione<br />

cambia volto e la steppa predomina. Steppa ricca di fichi d'india, asfodeli, ferule, euforbie, iris, in cui cresce<br />

un fungo molto particolare il Pleurotus eringi. Tutto ciò è interrotto qua e là da oliveti, mandorleti, vigneti e<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

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campi biondeggianti di messi. Altri ambienti particolari racchiusi in questo autentico gioiello, sono le zone<br />

paludose di Frattarolo e dell’Oasi di lago Salso e le Lagune costiere di Lesina e Varano. Le prime, ribattezzate<br />

"Paludi di Federico II", si dividono in due zone, una dove regnano sovrane la cannuccia palustre, la tifa,<br />

l'eucaliptus, il giglio d'acqua e l'altra dove predomina la flora xerofila ovvero salicornie, giunchi, tamerici ecc.<br />

I laghi di Lesina e Varano sono caratterizzati da un bosco intralitorale che cresce sulla sottile lingua di<br />

sabbia che li divide dal mare e in cui vegeta il Cisto di clusio e da canneti che circondano<br />

le sponde. Si tratta di grandi boschi di faggi, lecci cerri e, a volte associati a farnetti, olmi, frassini, che<br />

si distribuiscono nell'area più interna dei promontorio con le foreste di Ischitellia, Manatecco, Ginestra, Sfilzi,<br />

Umbra, Bosco Quarto, Umereta delle Ripe e lacotenente. Altri boschi di estremo interesse naturalistico sono<br />

anche quelli di Monte Sant'Angelo (4.000 ettari), di Monte Sacro, presso Mattinata e di Spina Pulci (900<br />

ettari), tra Sannicandro Garganico e Cagnano Varano.<br />

Sulla costa dominano invece le pinete di pino d'Aleppo: sono circa 7.000 ettari che si alternano alla<br />

macchia mediterranea, ricca di formazioni a lentisco, firillea, erica multiflora, e corbezzolo. Il Gargano può<br />

ritenersi un’isola biologica, giacchè la parte più alta del Promontorio è stata isolata per un lunghissimo<br />

periodo preistorico. Da ciò dovrebbero derivare fenomeni come l’endemismo ed il macrosomatismo.<br />

In tutte queste zone è possibile osservare il fenomeno del macrosomatismo, ossia una crescita<br />

abnorme delle specie vegetali, imbattendosi, così, in certi esemplari di pini d'aleppo, faggi, lecci e tassi di<br />

dimensioni monumentali. Ricordiamo il carrubo di 13 metri di circonferenza nel parco di Pugnochiuso, nel<br />

comune di Vieste. Il leccio, alto 17 metri e con 5 di diametro, presso il convento dei Cappuccini a Vico<br />

Gargano.<br />

E’ da menzionare altresì la presenza di endemismi famosi tra i quali: la campanula garganica, la<br />

scabiosa Dallaporta, il citiso, la santoreggia, l’inula candida, il Cisto di Clusio, rara specie i cui pochi esemplari<br />

si possono osservare sulle dune di Lesina, il fiordaliso delle Tremiti, presente solo sulle isole Tremiti, l’erba<br />

ghiacciola che vive sulle rupi marittime e sui litorali sabbiosi di Vieste.<br />

A questa diversità di paesaggi e di flora corrisponde, in maniera forse maggiore, una diversità di<br />

fauna. Sul territorio del Parco nidificano ben 170 specie di uccelli su 237 nidificanti in tutta Italia.<br />

Nelle foreste dell’interno vivono ben 5 specie di picchi: verde, rosso maggiore, minore, mezzano e<br />

dorso bianco. Tra i rapaci nidificanti ricordiamo: la poiana, il gheppio, lo sparviero, il falco pellegrino, il<br />

lanario, il falco di palude, l’albanella minore, oltre al biancone che caccia rettili nelle zone assolate. Inoltre si<br />

segnala la presenza di alcuni falchi pescatori e rare aquile anatraie minori, durante il periodo migratorio. Tra<br />

i rapaci notturni sono presenti: il gufo reale, il gufo comune, il barbagianni, l’allocco e l’assiolo.<br />

Nello stesso habitat ritroviamo varie specie di fringillidi, diverse specie di cincie tordi, il merlo, cesena,<br />

e colombacci. Segnaliamo inoltre numerose colonie di corvidi: cornacchie grigie, ghiandaie, taccole e alcune<br />

coppie di corvi imperiali. Nelle zone umide a Nord ed a Sud nidificano circa 46 delle oltre 60 specie legate<br />

all’ambiente acquatico, nidificanti in Italia. Tra le altre ricordiamo l’airone rosso e cinerino, la garzetta, il<br />

tarabuso, il basettino, sgarza ciuffetto e la nitticora, il germano reale, l’alzavola, la marzaiola, la moretta<br />

tabaccata, il mestolone, il corriere piccolo, il fratino, il cavaliere d’Italia, la gallinella d’acqua, la folaga, lo<br />

svasso maggiore ecc.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

33


La consistenza di queste specie aumenta considerevolmente durante i passi arrivando a raggiungere<br />

consistenze numeriche varianti dalle 15000 alle 30000 unità arricchendosi di specie come le oche selvatiche,<br />

granaiole, lombardelle,i cigni, i fenicotteri, i mignattai, le avocette, le volpoche, canapiglie e morette, i<br />

cormorani, varie specie di gabbiani e di mignattini, gruccioni e ghiandaie marine, ecc.<br />

Nei canneti, oltre ai cannereccioni, cannaiole pendolini, durante l’autunno si segnala la presenza di una<br />

numerosissima colonia di storni. Negli acquitrini <strong>della</strong> zona di Frattarolo durante i passi autunnali e<br />

primaverili è possibile ammirare combattenti, pittime reale, pettegole pantane, piovanelli e piro piro di<br />

diverse specie, pernici di mare, pavoncelle, pivieri, chiurli, beccaccini, frullini, ecc.<br />

Tra le iniziative importanti è da ricordare la reintroduzione del gobbo rugginoso sotto l’egida <strong>della</strong><br />

L.I.P.U. finanziato dall'Ente Parco. Nei pascoli steppici <strong>della</strong> fascia pedegarganica tra innumerevoli difficoltà,<br />

sopravvivono all’estinzione l’occhione e la gallina prataiola e volteggiano in numero consistente allodole,<br />

calandre, cappellacce e succiacapre.<br />

Negli oliveti, oltre a numerosi passeriformi sono presenti in primavera numerose tortore e rigogoli. I<br />

campi di grano, le stoppie e coltivi sono frequentati da quaglie.<br />

Nei pascoli e nelle steppe pedegarganiche è possibile ascoltare il canto dello strillozzo.<br />

Lungo le coste e nelle parti antiche dei paesi del gargano i cieli sono solcati dai voli di rondoni, rare<br />

rondini rossicce, balestrucci, topini, rondone pallido e rondini alpini.<br />

Nelle numerose grotte vivono colonie di pipistrelli delle specie nottola, ferro di cavallo ecc.<br />

Tra i mammiferi è da ricordare la presenza del capriolo italico, una sottospecie endemica ed esclusiva<br />

del Parco, inoltre sono presenti il cinghiale, il daino, la donnola, la faina, il gatto selvatico, magnifico felino<br />

predatore che vive nel folto <strong>della</strong> boscaglia <strong>della</strong> Foresta Umbra, la lepre, il riccio, la talpa, il tasso, la volpe,<br />

il ghiro, il moscardino, diverse specie di topi ed arvicole. E'estinta la foca monaca, sicuramente presente in<br />

alcune grotte delle isole Tremiti fino ad alcuni decenni fa.<br />

Tra i rettili e gli anfibi, presenti in numero cospicuo, anche per l’abbandono delle zone rurali, ricoprono<br />

aspetti peculiari la tartaruga terrestre e palustre, l’orbettino, il colubro di Esculapio e il colubro liscio, la<br />

luscegnola, il geco verrucoso, la vipera comune, il cervone, la natrice dal collare, il ramarro, la lucertola<br />

campestre, ecc.<br />

Gli anfibi sono presenti con la raganella, la rana verde e dalmatina, il rospo comune e smeraldino e il<br />

tritone italico e crestato. Questi animali occupano le zone acquitrinose, i canali, le sponde delle lagune ed i<br />

cutini in varie zone boscose del Parco.<br />

Vegetazione e flora dell’area vasta<br />

Il sito è stato analizzato sotto il profilo floristico e vegetazionale utilizzando come base di riferimento i<br />

dati bibliografici reperiti in letteratura, integrati con dati originali ottenuti con ricognizioni in campo. In<br />

particolare, lo studio ha puntato a definire le presenze floristiche del sito.<br />

I dati floristici e vegetazionali sono stati esaminati criticamente anche alla luce <strong>della</strong> loro eventuale<br />

inclusione in direttive e convenzioni internazionali, comunitarie e nazionali, al fine di evidenziarne il valore<br />

sotto il profilo conservazionistico.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

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In particolare, si è fatto costante riferimento alla Direttiva 92/43/CEE (nota anche come Direttiva<br />

Habitat) e relativi allegati inerenti la flora e gli habitat. Tale Direttiva, infatti, rappresenta un importante<br />

punto di riferimento riguardo agli obiettivi <strong>della</strong> conservazione <strong>della</strong> natura in Europa (Rete Natura 2000).<br />

Infatti tale Direttiva ribadisce esplicitamente il concetto fondamentale <strong>della</strong> necessità di salvaguardare<br />

la biodiversità ambientale attraverso un approccio di tipo “ecosistemico”, in maniera da tutelare l’habitat<br />

nella sua interezza per poter garantire al suo interno la conservazione delle singole componenti animali e<br />

vegetali. Tale Direttiva indica negli allegati sia le specie vegetali che gli habitat che devono essere oggetto di<br />

specifica salvaguardia da parte <strong>della</strong> U. E. Il criterio di individuazione del tipo di habitat è principalmente di<br />

tipo fitosociologico, mentre il valore conservazionistico è definito su base biogeografica (tutela di tipi di<br />

vegetazione rari, esclusivi del territorio comunitario).<br />

Essi vengono suddivisi in due categorie:<br />

habitat prioritari, che in estensione occupano meno del 5% del territorio comunitario e che risultano<br />

ad elevato rischio di alterazione, per loro fragilità intrinseca e per la collocazione territoriale in aree soggette<br />

ad elevato rischio di alterazione antropica;<br />

habitat di interesse comunitario, meno rari e a minor rischio dei precedenti, ma comunque molto<br />

rappresentativi <strong>della</strong> regione biogeografica di appartenenza e la cui conservazione risulta di elevata<br />

importanza per il mantenimento <strong>della</strong> biodiversità.<br />

Data l’elevata importanza rappresentata dagli habitat definiti prioritari, essi furono oggetto di uno<br />

specifico censimento affidato dalla Comunità Europea al Servizio Conservazione <strong>della</strong> Natura del Ministero<br />

dell’ambiente e alla Società Botanica Italiana, che è stato attuato nel triennio 1994-97.<br />

Per quanto riguarda lo studio <strong>della</strong> flora presente nell’area, è stato utilizzato il criterio di esaminare gli<br />

eventuali elementi floristici rilevanti sotto l’aspetto <strong>della</strong> conservazione in base alla loro inclusione nella<br />

Direttiva 92/43, nella Lista Rossa Nazionale o Regionale, oppure ricercare specie notevoli dal punto di vista<br />

fitogeografico (specie transadriatiche, transioniche, endemiche ecc.). L’area vasta si presenta a mosaico<br />

costruito con vari apprezzamenti coltivati, che si alternano alle poche aree naturali. Tali aree naturali sono<br />

costituite da comunità vegetali che si inquadrano in alcuni habitat <strong>della</strong> direttiva, riportati nelle schede<br />

descrittive dei SIC, che sono:<br />

percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea; si tratta di un<br />

habitat prioritario;<br />

arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici; si tratta di un habitat di interesse comunitario;<br />

pareti rocciose calcaree con vegetazione cosmofitica; si tratta di un habitat di interesse<br />

comunitario;<br />

lembi di foresta a sclerofille mediterranee sempreverdi; si tratta di un habitat di interesse<br />

comunitario;<br />

steppe salate del mediterraneo<br />

vegetazione sommersa delle lagune.<br />

In area vasta sono presenti steppe cataratterizzate dall’associazione Thero-Brachypodietea di origine<br />

secondaria (SCAGLIUSI et al., op. cit.). tali ambienti, infatti, a differenza di altri ad essi simili riscontrabili in<br />

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Europa orientale e nell’Asia centrale, rappresentano il frutto di un’azione antropica piuttosto che quello di<br />

particolari condizioni ambientali che impediscono l’affermazione di na vegetazione arborea ed arbustiva.<br />

Secondo alcuni autori (Fenaroli, 1966), infatti, queste fitocenosi derivano dalla distruzione di<br />

preesistenti foreste dominate da foreste sempreverdi mediterranee. In particolare le steppe presenti nel<br />

territorio in esame sono steppe ad Aspodeletum, nei terreni più pietrosi e a Stipa tortilis Desf. , nei terreni<br />

più profondi.<br />

Tali steppe erano utilizzate per il pascoo invernale dai greggi ed ovini ed hanno dominato il Tavoliere<br />

fino al secondo dopoguerra, per lasciare il posto, in seguito a profonde tasformazion, a partire dagli anni ‘60,<br />

alle ampie e intensive monocolture a cereali.<br />

All’interno del comprensorio sipossono distinguere le seguenti tipologie principali:<br />

Aspodeletum;<br />

Pascolo coltivato a Hordeum sp.;<br />

Monocolture cerealicole;<br />

Garighe a Pistacia lentiscus L., Euphorbia spp., Olea europea L., Asparagus sp. e altre specie<br />

xerofile mediterranee;<br />

Zone urbanizzate e cave intervallate da siepi di Opunzia ficus-indicae 8L.) Miller, muretti a secco,<br />

garighe e cotivi punteggiati da cespugli di Pyrus pyraster Burgsd, Prunus dulcis (Miller) D.A. Webb<br />

e Olea europea L..<br />

In area vasta sono presenti molti ambienti umidi costieri, caratterizzati da qualità ecologiche di grande<br />

importanza, essendo ambienti fragili e rari. Sono fragili in quanto sono sufficienti modificazioni anche lievi<br />

delle caratteristiche fisiche, morfologiche o idrauliche per provocare la loro degradazione o distruzione; sono<br />

rari perché l'estensione areale occupata è molto limitata, soprattutto se confrontata con la superficie<br />

originaria. L'acqua è un fattore decisivo per la vita, tuttavia se, come negli ambienti umidi, la sua presenza è<br />

permanente, gli organismi vegetali ne sono fortemente adattati e dipendenti. La flora e la vegetazione sono<br />

quindi tipiche ed esclusive, in grado cioè di vivere esclusivamente in presenza delle condizioni ecologiche che<br />

si determinano nelle zone umide. La presenza d’acqua è variabile in funzione delle condizioni climatiche e<br />

meteorologiche; in condizioni di morfologia naturale, le oscillazioni nel livello d'acqua producono anche<br />

variazione di superficie con l'aumento e la diminuzione dell'estensione; i terreni temporaneamente emersi<br />

ospitano un insieme di habitat che vanno dai prati umidi alle distese di fango; qui sono presenti<br />

numerosissime specie vegetali spesso gravemente minacciate o addirittura scomparse da gran parte del<br />

territorio regionale. Nell’area di studio sono presenti antiche paludi originate da torrenti provenienti dal<br />

Subappennino Dauno e generate anche dal sopralzo degli argini attuato verso la metà degli anni 60 per<br />

scopi essenzialmente irrigui e successivamente venatori. Ne sono un esempio le Paludidi Lago Salso e le<br />

Paludi di frattarolo.<br />

Tali ambiente sono costituiti da estesi canneti (Phragmites australis) che si alternano a larghe zone di<br />

acque aperte, che permettono l’osservazione di molte specie floristiche e faunistiche tipiche degli ambienti<br />

palustri.<br />

La predominanza <strong>della</strong> tifa (Typha latipholia) e <strong>della</strong> canna di palude conferiscono all’area un aspetto<br />

di apparente monotonia. Nei periodi primaverile-estivi si osservano anche specie caratterizzate da vivaci<br />

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fioriture quali l’iris d’acqua (Iris pseudoacorus) dal bellissimo fiore giallo e la salcerella (Lythrum salicaria)<br />

dalla vivace spiga rosso-violetto. Dagli argini perimetrali <strong>della</strong> palude si può osservare sull’acqua anche<br />

idrofite con eleganti fioriture quali il ranuncolo d’acqua (Ranunculus trichophyllus) e l’Utricularia (Utricularia<br />

vulgaris). A queste specie, prevalentemente legate all’acqua dolce, si affianca una specie che invece<br />

predilige i terreni umidi salmastri; è la suaeda (Suaeda fruticosa) che si trova a lato di alcuni tratti degli<br />

argini perimetrali.<br />

Fauna dell’area vasta<br />

Gli ecosistemi presenti in area vasta rappresentano gli habitat elettivi per molte comunità animali<br />

particolarmente adattate agli ambienti umidi e di pseudosteppa, alle attività tradizionali antropiche da<br />

sempre esercitate in questi territori (pastorizia transumante e forme tradizionalidi agricoltura).<br />

Nel comprensorio è presente un’area importante ai fini <strong>della</strong> tutela dela fauna selvatica e in particolare<br />

per quantoriguarda la salvaguardia dal’estinzione di uno degli ultimi nuclei presenti nell’Italia peninsulare di<br />

Gallina prataiola (Tetrax tetrax).<br />

A tal fine, in seguito al D.P.G.R. n. 446 del 18/04/1988, fu istituita l’oasi di protezione <strong>della</strong> fauna in<br />

località “Posta Rosa” (Comuni di S. Giovanni Rotondo e di Manfredonia), ai fini <strong>della</strong> tutela <strong>della</strong> fauna<br />

selvatica e, in particolare, di uno degli ultimi nuclei presenti nell’Italia peninsulare di Gallina prataiola (Tetrax<br />

tetrax). Nell’analisi faunistica, come primo approccio si è effettuata una minuziosa e dettagliata ricerca<br />

bibliografica relative ai due SIC, che ha portato all’individuazione e valutazione di diversi articoli bibliografici.<br />

Successivamente, al fine di confermare ed integrare i dati bibliografici, sono stati condivisi i dati qualitativi e<br />

quantitativi scaturiti da precedenti sopralluoghi. Infine sono stati ricercati presso altri ornitologi dati inediti<br />

per quelle specie particolarmente importanti o di cui non si avevano adeguate informazioni. I dati così<br />

ottenuti sono state valutati criticamente e sintetizzati nella allegata check-list.<br />

L’ elenco faunistico che segue è un inquadramento generale delle specie presenti nei biotopi dei due<br />

SIC e le specie di maggiore importanza naturalistica e scientifica, considerate di interesse comunitario ai<br />

sensi <strong>della</strong> Direttiva 92/43 “Habitat” e 79/409 “Uccelli”. Dall’analisi <strong>della</strong> check-list realizzata si evince la<br />

notevole diversità del popolamento ornitico dell’area con molte specie “pregiate” che ne giustificano la<br />

necessità di imporre il vincolo di protezione e di effettuare una corretta ed attiva gestione.<br />

SPECIE ANIMALI E VEGETALI PRESENTI (LISTE)<br />

FAMIGLIA SPECIE FORMA BIOLOGICA<br />

Amaryllidaceae Pancratium maritimum L. Geofita bulbosa<br />

Apiaceae<br />

Eryngium amethystinum emicriptofite<br />

Ferula communi emicriptofite<br />

Foeniculum vulgare Mill emicriptofit<br />

Araceae Arisarum vulgare Targ.-Tozz geofite<br />

Asteraceae<br />

Bellis perennis emicriptofite<br />

Carduus nutans emicriptofite<br />

Carlina corymbosa Emicriptofite<br />

Carthamus lanatu Emicriptofite<br />

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Boraginaceae<br />

Cirsium lanceolatum Emicriptofite<br />

Evax pygmaea terofite<br />

Helicrysum italicum geofite<br />

Inula viscosa emicriptofite<br />

Oglifa gallica (L. terofite<br />

Reichardia picroides (L. emicriptofite<br />

Scolymus hyspanicus L emicriptofite<br />

Cynoglossum creticum Miller Emicriptofita<br />

Echium plantagineum L Terofita scaposa<br />

Heliotropium europaeum L. Terofita scaposa<br />

Lithospermum officinale L Emicriptofita scaposa<br />

Myosotis arvensis (L.) Hill Terofita scaposa<br />

Cynoglossum cheirifolium L Emicriptofita scaposa<br />

Echium plantagineum L. Terofita scaposa<br />

Brassicaceae Diplotaxis erucoides Terofita scaposa<br />

Caryophyllaceae<br />

Petrorhagia saxifraga (L.) Emicriptofita scaposa<br />

Silene vulgaris (L.) Emicriptofita scaposa<br />

Stellaria media Terofita scaposa<br />

Cerastium pumilum Curtis Terofita scaposa<br />

Petrorhagia saxifraga (L.) Emicriptofita cespitosa<br />

Spergularia marina (L.) Terofita scaposa<br />

Cactaceae Opuntia maxima Miller fanerofite<br />

Chenopodiaceae<br />

Atriplex latifolia Wahlenb Terofita scaposa<br />

Bassia hirsuta (L.) Terofita scaposa<br />

Chenopodium murale L Terofita scaposa<br />

Halimione portulacoides (L.) Camefita fruticosa<br />

Chenopodium murale L. erofita scaposa<br />

Salsola soda L. Terofita scaposa<br />

Suaeda maritima (L.) Terofita scaposa<br />

Cistaceae Fumana thymifolia (L.) Camefita suffruticosa<br />

Compositae<br />

Convolvulaceae<br />

Cyperaceae<br />

Artemisia vulgaris L Emicriptofita scaposa<br />

Aster tripolium L Emicriptofita<br />

Bellis perennis L. Emicriptofita rosulata<br />

Calendula arvensis L. Terofita scaposa<br />

Carduus pycnocephalus L Emicriptofita<br />

Centaurea calcitrapa L Emicriptofita<br />

Chrysanthemum coronarium L Terofita scaposa<br />

Cichorium pumilum Jacq Terofita scaposa<br />

Cirsium arvense (L.) Geofita radicante<br />

Crepis vesicaria L Terofita scaposa<br />

Inula crithmoides L Camefita suffruticosa<br />

Inula viscosa (L.) Emicriptofita scaposa<br />

Scolymus hispanicus L Emicriptofita<br />

Senecio vulgaris L.<br />

Silybum marianum (L.)<br />

Terofita scaposa<br />

Sonchus asper (L.) Terofita scaposa<br />

Sonchus maritimus L. Emicriptofita scaposa<br />

Sonchus tenerrimus L Terofita scaposa<br />

Taraxacum officinale Weber Emicriptofita rosulata<br />

Calystegia sepium (L.) Emicriptofita scandente<br />

Calystegia soldanella (L.) Geofita rizomatosa<br />

Bolboschoenus maritimus (L.) Geofita rizomatosa<br />

Carex divisa Hudson Geofita rizomatosa<br />

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Cruciferae<br />

Cucurbitaceae<br />

Carex extensa Good. Emicriptofita cespitosa<br />

Cyperus fuscus L. Terofita cespitosa<br />

Arabis hirsuta (L. Emicriptofita<br />

Brassica nigra (L.) Terofita scaposa<br />

Cakile maritima Scop Terofita scaposa<br />

Capsella bursa-pastoris (L.) Emicriptofita<br />

Cardamine hirsuta L Terofita scaposa<br />

Diplotaxis erucoides (L.) Terofita scaposa<br />

Eruca sativa Miller Terofita scaposa<br />

Lobularia maritima Emicriptofita scaposa<br />

Sinapis arvensis L Terofita scaposa<br />

Ecballium elaterium (L.) Geofita bulbosa<br />

Tragopogon porrifolius L. Emicriptofita<br />

Urospermum dalechampii (L.) Emicriptofita scaposa<br />

Xanthium italicum Moretti Terofita scaposa<br />

Dipsacaceae Scabiosa maritima L Emicriptofita cespitosa<br />

Euphorbiaceae<br />

Geraniaceae<br />

Graminaceae<br />

Juncaceae<br />

Labiatae<br />

Lamiaceae<br />

Euphorbia helioscopia L Terofita scaposa<br />

Mercurialis annua L Terofita scaposa<br />

Geranium molle L. Terofita scaposa<br />

Geranium rotundifolium Terofita<br />

Erodium acaule L’Hér Emicriptofita<br />

Aegilops geniculata Terofita scaposa<br />

Agropyron junceum (L.) Geofita rizomatosa<br />

Agropyron pungens Geofita rizomatosa<br />

Agropyron repens (L.) Geofita rizomatosa<br />

Arundo donax L. Geofita rizomatosa<br />

Brachypodium distachyum (L.) Terofita scaposa<br />

Brachypodium sylvaticum (Hudson) Emicriptofita cespitosa<br />

Briza maxima L. Terofita scaposa<br />

Briza minor L Terofita scaposa<br />

Bromus hordeaceus L. Terofita scaposa<br />

Catapodium rigidum (L.) Terofita scaposa<br />

Cynodon dactylon (L.) Geofita rizomatosa<br />

Cynosurus echinatus L Terofita scaposa<br />

Dasypyrum villosum (L.) Terofita scaposa<br />

Lagurus ovatus L Terofita scaposa<br />

Phleum arenarium L. Terofita scaposa<br />

Phragmites australis Elofit rizomatosa<br />

Sporobolus pungens (Schreber) Geofita rizomatosa<br />

Stipa bromoides (L.) Stipa bromoides (L.)<br />

Juncus acutus L. Emicriptofita cespitosa<br />

Juncus litoralis Emicriptofita cespitosa<br />

Juncus maritimus Geofita rizomatosa<br />

Ballota nigra L Emicriptofita scaposa<br />

Calamintha nepeta (L.) Emicriptofita scaposa<br />

Lamium amplexicaule L. Lamium amplexicaule L.<br />

Marrubium vulgare L. Emicriptofita scaposa<br />

Calamintha nepeta Emicriptofita scaposa<br />

Marrubium vulgare Emicriptofita scaposa<br />

Micromeria graeca (L.) Emicriptofita scaposa<br />

Salvia verbenaca L.. Emicriptofita scaposa<br />

Stachys officinalis L Emicriptofita scaposa<br />

Teucrium polium L camefite<br />

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Liliaceae<br />

Asparagus acutifolius L. Geofita rizomatosa<br />

Asphodelus fistulosus L. Emicriptofita scaposa<br />

Asphodelus microcarpus Salzm Geofita rizomatosa<br />

Urginea maritima geofite<br />

Gagea villosa geofite<br />

Linaceae Linum bienne Miller Emicriptofita<br />

Leguminosae<br />

Glycyrrhiza glabra L. Geofita rizomatosa<br />

Lotus commutatus Guss. Camefita suffruticosa<br />

Medicago lupulina L. Terofita scaposa<br />

Medicago sativa L Emicriptofita scaposa<br />

Vicia sativa L Terofita scaposa<br />

Lythraceae Lythrum salicaria L. Emicriptofita scaposa<br />

Malvaceae<br />

Althaea officinalis L. Emicriptofita scaposa<br />

Malva sylvestris L. Emicriptofita scaposa<br />

Moraceae Ficus carica L. Fanerofita scaposa<br />

Myrtaceae Eucaliptus camaldulensis Dehnh. Fanerofita scaposa<br />

Oleaceae Olea sylvestris Hoffmgg. Fanerofite<br />

Papaveraceae<br />

Poaceae<br />

Fumaria officinalis L Terofita scaposa<br />

Glaucium flavum Crantz Emicriptofita scaposa<br />

Papaver rhoeas L Terofita scaposa<br />

Dactylis hyspanica Emicriptofita scaposa<br />

Poa annua L Terofita scaposa<br />

Poa bulbosa Geofita<br />

Portulacaceae Portulaca oleracea L Terofita scaposa<br />

Plantaginaceae Plantago serraria L Emicriptofita scaposa<br />

Plumbaginaceae Limonium serotinum (Rchb.)<br />

Ranunculaceae<br />

Resedaceae<br />

Cynosurus echinatus L Terofita<br />

Ranunculus bullatus L Emicriptofita rosulata<br />

Reseda alba L. Terofita scaposa<br />

Reseda lutea L. Emicriptofita scaposa<br />

Primulaceae Anagallis arvensis L terofite<br />

Rosaceae<br />

Agrimonia eupatoria L. Emicriptofita scaposa<br />

Rubus ulmifolius Schott Nanofanerofita<br />

Rubus ulmifolius fanerofite<br />

Sanguisorba minor Emicriptofita scaposa<br />

Delphinium halteratum S. Terofita scaposa<br />

Rubiaceae Sherardia arvensis L. Terofita scaposa<br />

Scrophulariaceae Verbascum sinuatum L Emicriptofita scaposa<br />

Solanaceae<br />

Solanum dulcamara L. Nanofanerofita<br />

Solanum nigrum L Terofita scaposa<br />

Tamaricaceae Tamarix canariensis Willd. Fanerofita cespitosa<br />

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Tamarix gallica L Fanerofita cespitosa<br />

Typhaceae Typha angustifolia L Typha angustifolia L<br />

Umbelliferae<br />

Apium graveolens l Emicriptofita scaposa<br />

Crithmum maritimum L. Camefita suffruticosa<br />

Daucus carota L Daucus carota L<br />

Echinophora spinosa L. Emicriptofita scaposa<br />

Eryngium maritimum L. Geofita rizomatosa<br />

Foeniculum vulgare Miller Emicriptofita scaposa<br />

Oenanthe pimpinelloides L Emicriptofita scaposa<br />

Urticaceae Parietaria diffusa M Parietaria diffusa M<br />

ELENCO FAUNISTICO<br />

PESCI<br />

Nome latino<br />

Aphanius fasciatus Nardo, 1827<br />

Knipowitschia panizzae (Verga, 1841)<br />

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ANFIBI<br />

RETTILI<br />

Nome latino<br />

Caretta caretta * (Linnaeus, 1758)<br />

Chalcides chalcides (Linnaeus, 1758)<br />

Coluber viridiflavus Lacépède, 1789<br />

Elaphe longissima (Laurenti, 1768)<br />

Elaphe quatuorlineata (Lacépède, 1789)<br />

Emys orbicularis (Linnaeus, 1758)<br />

Nome latino<br />

Bufo viridis Laurenti, 1768<br />

Hyla meridionalis Boettger, 1874<br />

Hyla sarda (De Betta, 1853)<br />

Rana catesbeiana Saw, 1802<br />

Hemidactylus turcicus (Linnaeus, 1758)<br />

Lacerta viridis (Laurenti, 1768)<br />

Natrix natrix (Linnaeus, 1758)<br />

Natrix tessellata (Laurenti, 1768)<br />

Podarcis sicula (Rafinesque, 1810)<br />

Tarentola mauritanica (Linnaeus, 1758)<br />

Vipera aspis (Linnaeus, 1758)<br />

UCCELLI<br />

Nome latino<br />

Podiceps cristatus (Linnaeus, 1758)<br />

Podiceps grisegena (Boddaert, 1783)<br />

Podiceps nigricollis (Brehm C.L., 1831)<br />

Tachybaptus ruficollis (Pallas, 1764)<br />

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Nome latino<br />

Phalacrocorax pygmeus (Pallas, 1773)<br />

Phalacrocorax aristotelis (Linnaeus, 1761)<br />

Phalacrocorax carbo (Linnaeus, 1758)<br />

Sula bassana (Linnaeus, 1758)<br />

Ardea cinerea Linnaeus, 1758<br />

Ardea purpurea Linnaeus, 1766<br />

Ardeola ralloides (Scopoli, 1769)<br />

Botaurus stellaris (Linnaeus, 1758)<br />

Bubulcus ibis (Linnaeus, 1758)<br />

Egrettam alba (Linnaeus, 1758)<br />

Egretta garzetta (Linnaeus, 1766)<br />

Ixobrychus minutus (Linnaeus, 1766)<br />

Nycticorax nycticorax (Linnaeus, 1758)<br />

Ciconia ciconia (Linnaeus, 1758)<br />

Ciconia nigra (Linnaeus, 1758)<br />

Platalea leucorodia Linnaeus, 1758<br />

Plegadis falcinellus (Linnaeus, 1766)<br />

Phoenicopterus ruber Linnaeus, 1758<br />

Anas acuta Linnaeus, 1758<br />

Anas clypeata Linnaeus, 1758<br />

Anas crecca Linnaeus, 1758<br />

Anas penelope Linnaeus, 1758<br />

Anas platyrhynchos Linnaeus, 1758<br />

Anas querquedula Linnaeus, 1758<br />

Anas strepera Linnaeus, 1758<br />

Anser albifrons (Scopoli, 1769)<br />

Anser anser (Linnaeus, 1758)<br />

Anser erythropus (Linnaeus, 1758)<br />

Anser fabalis (Latham, 1787)<br />

Aythya ferina (Linnaeus, 1758)<br />

Aythya fuligula (Linnaeus, 1758)<br />

Aythya marila (Linnaeus, 1761)<br />

Aythya nyroca (Güldenstädt, 1770)<br />

Cygnus olor (Gmelin, 1789)<br />

Mergus albellus Linnaeus, 1758<br />

Mergus merganser Linnaeus, 1758<br />

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Nome latino<br />

Mergus serrator Linnaeus, 1758<br />

Netta rufina (Pallas, 1773)<br />

Tadorna ferruginea (Pallas, 1764)<br />

Tadorna tadorna (Linnaeus, 1758)<br />

Pernis apivorus (Linnaeus, 1758)<br />

Pandion haliaetus (Linnaeus, 1758)<br />

Aquila clanga Pallas, 1811<br />

Aquila pomarina Brehm C.L.,1831<br />

Hieraaetus pennatus (Gmelin, 1788)<br />

Circaetus gallicus (Gmelin, 1788)<br />

Buteo buteo (Linnaeus, 1758)<br />

Buteo lagopus (Pontoppidan, 1763)<br />

Buteo rufinus (Cretzschmar, 1827)<br />

Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758)<br />

Circus cyaneus (Linnaeus, 1766)<br />

Circus macrourus (Gmelin, 1771)<br />

Circus pygargus (Linnaeus, 1758)<br />

Accipiter nisus (Linnaeus, 1758)<br />

Falco biarmicus Temminck, 1825<br />

Falco cherrug Gray, 1834<br />

Falco columbarius Linnaeus, 1758<br />

Falco eleonorae Géné, 1834<br />

Falco naumanni Fleischer, 1818<br />

Falco peregrinus Tunstall, 1771<br />

Falco subbuteo Linnaeus, 1758<br />

Falco tinnunculus Linnaeus, 1758<br />

Falco vespertinus Linnaeus, 1766<br />

Coturnix coturnix (Linnaeus, 1758)<br />

Grus grus (Linnaeus, 1758)<br />

Fulica atra Linnaeus, 1758<br />

Gallinula chloropus (Linnaeus, 1758)<br />

Porzana parva (Scopoli, 1769)<br />

Porzana porzana (Linnaeus, 1766)<br />

Rallus aquaticus Linnaeus, 1758<br />

Burhinus oedicnemus (Linnaeus, 1758)<br />

Charadrius alexandrinus Linnaeus, 1758<br />

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Ap.1<br />

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Ap.3/II<br />

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Nome latino<br />

Charadrius dubius Scopoli, 1786<br />

Charadrius hiaticula Linnaeus, 1758<br />

Pluvialis squatarola (Linnaeus, 1758)<br />

Vanellus vanellus (Linnaeus, 1758)<br />

Glareola pratincola (Linnaeus, 1766)<br />

Haematopus ostralegus Linnaeus, 1758<br />

Himantopus himantopus (Linnaeus, 1758)<br />

Recurvirostra avosetta Linnaeus, 1758<br />

Burhinus oedicnemus<br />

Buteo rufinus<br />

Circaetus gallicus<br />

Acrocephalus arundinaceus Linnaeus, 1758<br />

Acrocephalus melanopogon (Temminck, 1823)<br />

Acrocephalus schoenobaenus Linnaeus, 1758<br />

Acrocephalus scirpaceus Herman, 1804<br />

Actitis hypoleucos (Linnaeus, 1758)<br />

Alauda arvensis (Linnaeus, 1758)<br />

Alcedo atthis (Linnaeus, 1758)<br />

Anthus pratensis Linnaeus, 1758<br />

Apus apus<br />

Apus melba<br />

Apus pallidus<br />

Arenaria interpres (Linnaeus, 1758)<br />

Asio flammeus (Pontoppidan, 1763)<br />

Asio otus (Linnaeus, 1758)<br />

Athene noctua (Scopoli, 1769)<br />

Calandrella brachydactyla<br />

Calandrella brachydactyla (Leisler, 1814)<br />

Calidris alpina (Linnaeus, 1758)<br />

Calidris ferruginea (Pontoppidan, 1763)<br />

Calidris minuta (Leisler, 1812)<br />

Calidris temminckii (Leisler, 1812)<br />

Caprimulgus europaeus<br />

Caprimulgus europaeus Linnaeus, 1758<br />

79/409 CEE<br />

Ap.1<br />

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Ap.2/I<br />

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79/409 CEE<br />

Ap.3/II<br />

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Nome latino<br />

Carduelis chloris (Linnaeus, 1758)<br />

Carduelis cannabina (Linnaeus, 1758)<br />

Carduelis carduelis (Linnaeus, 1758)<br />

Cettia cetti (Temminck, 1820)<br />

Chlidonias hybridus (Pallas, 1811)<br />

Chlidonias leucopterus (Temminck, 1815)<br />

Chlidonias niger (Linnaeus, 1758)<br />

Circus aeruginosus<br />

Circus cyaneus<br />

Cisticola juncidis (Rafinesque, 1810)<br />

Cuculus canorus Linnaeus, 1758<br />

Delichon urbica (Linnaeus, 1758)<br />

Emberiza schoeniclus (Linnaeus, 1758)<br />

Erithacus rubecula (Linnaeus, 1758)<br />

Galerida cristata (Linnaeus, 1758)<br />

Gallinago gallinago (Linnaeus, 1758)<br />

Gallinago media (Latham, 1787)<br />

Gelochelidon nilotica (Gmelin, 1789)<br />

Hippolais polyglotta (Vieillot, 1817)<br />

Hirundo rustica Linnaeus, 1758<br />

Larus argentatus Pontoppidan, 1763<br />

Larus audouinii Payraudeau, 1826<br />

Larus cachinnans Pallas, 1811<br />

Larus canus Linnaeus, 1758<br />

Larus fuscus Linnaeus, 1758<br />

Larus genei Breme, 1839<br />

Larus marinus Linnaeus, 1758<br />

Larus melanocephalus Temminck, 1820<br />

Larus minutus Pallas, 1776<br />

Larus ridibundus Linnaeus, 1766<br />

Limosa lapponica (Linnaeus, 1758)<br />

Limosa limosa (Linnaeus, 1758)<br />

Luscinia megarhynchos Brehm, 1831<br />

Luscinia svecica Linnaeus, 1758<br />

Merops apiaster Linnaeus, 1758<br />

Miliaria calandra (Linnaeus, 1758)<br />

79/409 CEE<br />

Ap.1<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/II<br />

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Ap.3/I<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

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Ap.3/II<br />

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Nome latino<br />

Motacilla alba Linnaeus, 1758<br />

Motacilla cinerea Tunstall, 1771<br />

Motacilla flava Linnaeus, 1758<br />

Muscicapa striata Pallas, 1764<br />

Numenius arquata (Linnaeus, 1758)<br />

Numenius phaeopus (Linnaeus, 1758)<br />

Numenius tenuirostris Vieillot, 1817<br />

Panurus biarmicus Linnaeus, 1758<br />

Parus caeruleus Linnaeus, 1758<br />

Parus major Linnaeus, 1758<br />

Passer montanus (Linnaeus, 1758)<br />

Petronia petronia (Linnaeus, 1766)<br />

Philomachus pugnax (Linnaeus, 1758)<br />

Phoenicurus ochrurus Gmellin, 1789<br />

Phoenicurus phoenicurus Linnaeus, 1758<br />

Phylloscopus collybita Vieillot, 1817<br />

Prunella modularis Linnaeus, 1758<br />

Regulus ignicapillus Temminck, 1820<br />

Regulus regulus Linnaeus, 1758<br />

Remiz pendulinus (Linnaeus, 1758)<br />

Riparia riparia (Linnaeus, 1758)<br />

Saxicola rubetra Linnaeus, 1758<br />

Saxicola torquata Linnaeus, 1758<br />

Scolopax rusticola Linnaeus, 1758<br />

Serinus serinus (Linnaeus, 1766)<br />

Sitta europea Linnaeus, 1758<br />

Sterna albifrons Pallas, 1764<br />

Sterna caspia Pallas, 1770<br />

Sterna hirundo Linnaeus, 1758<br />

Sterna sandvicensis Latham, 1878<br />

Sturnus vulgaris Linnaeus, 1758<br />

Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758<br />

Sylvia borin Boddaert, 1783<br />

Sylvia melanocephala Gmelin, 1789<br />

Tringa erythropus (Pallas, 1746)<br />

Tringa glareola Linnaeus, 1758<br />

79/409 CEE<br />

Ap.1<br />

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Ap.3/II<br />

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Nome latino<br />

Tringa nebularia (Gunnerus, 1767)<br />

Tringa ochropus Linnaeus, 1758<br />

Tringa stagnatilis (Bechstein, 1803)<br />

Tringa totanus (Linnaeus, 1758)<br />

Troglodytes troglodytes (Linnaeus, 1758)<br />

Tyto alba (Scopoli, 1769)<br />

Upupa epops Linnaeus, 1758<br />

Nome latino<br />

MAMMIFERI<br />

Anthus Campestris<br />

Bubo bubo<br />

Crocidura leucodon (Hermann, 1780)<br />

Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758<br />

Hypsugo savii (Bonaparte, 1837)<br />

Lepus capensis (Linnaeus, 1758)<br />

Martes foina (Erxleben, 1777)<br />

Meles meles (Linnaeus, 1758)<br />

Miniopterus schreibersi (Natterer in Kuhl, 1819)<br />

Mustela nivalis Linnaeus, 1766<br />

Mustela putorius Linnaeus, 1758<br />

Pipistrellus kuhli (Kuhl, 1817)<br />

Pipistrellus nathusii (Keyserling & Blasius, 1839)<br />

Pipistrellus pipistrellus (Schreber, 1774)<br />

Pipistrellus pygmaeus (Leach, 1825)<br />

Rhinolophus ferrumequinum (Schreber, 1774)<br />

Suncus etruscus (Savi, 1822)<br />

Tadarida teniotis (Rafinesque, 1814)<br />

79/409 CEE<br />

Ap.1<br />

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Ap.1<br />

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Ap.2/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/I<br />

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Ap.2/II<br />

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Ap.3/I<br />

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Ap.2/II<br />

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Ap.3/II<br />

48


Impatto su Biodiversità, flora e fauna<br />

Analisi impatto potenziale sulla biodiversità<br />

L’inserimento del nuovo parco eolico non influisce in maniera negativa sul livello di biodiversità globale<br />

dell’area vasta. Parlare di biodiversità, infatti, ha un significato se si parla in ambito di grande scala in quanto<br />

variazioni locali, anche consistenti, ma su scala molto ridotta hanno poca influenza sulle dinamiche delle<br />

popolazioni. Alcune fluttuazioni delle popolazioni presenti sono da ricondursi alla normale dinamica che vede<br />

periodi di maggiore densità alternati a periodi di minore presenza, determinati da fattori climatici e/o dalla<br />

disponibilità di risorse trofiche. Inoltre, i nuovi parchi eolici non superano la capacità di assorbimento da<br />

parte dell’ambiente e gli equilibri esistenti risulterebbero pressocchè invariati.<br />

Analisi impatto potenziale sulla vegetazione<br />

In particolare si è fatto costante riferimento alla Direttiva 92/43/CEE (nota anche come Direttiva<br />

Habitat) e relativi allegati inerenti la flora e gli habitat (Appendice B e C). Tale Direttiva rappresenta un<br />

importante punto di riferimento riguardo agli obiettivi <strong>della</strong> conservazione <strong>della</strong> natura in Europa (RETE<br />

NATURA 2000). Infatti in essa viene ribadito esplicitamente il concetto fondamentale <strong>della</strong> necessità di<br />

salvaguardare la biodiversità ambientale attraverso un approccio di tipo “ecosistemico”, in maniera da<br />

tutelare l’habitat nella sua interezza per poter garantire al suo interno la conservazione delle singole<br />

componenti biotiche, cioè delle specie vegetali e animali presenti. Non si prevede alcuna incidenza sugli<br />

habitat e sulle specie <strong>della</strong> Direttiva 92/43 in considerazione del fatto che gli aerogeneratori verranno<br />

posizionati in aree coltivate. Inoltre, date le ridotte dimensioni occupate degli aerogeneratori questi non<br />

influenzeranno la copertura globale delle varie specie e delle diverse fitocenosi.<br />

Analisi impatto potenziale sulla fauna<br />

L’inserimento del parco eolico non determina alcuna incidenza ambientale di tipo negativo sulle<br />

componenti faunistiche. Le aree in cui verranno posizionati gli aerogeneratori, caratterizzate da campi<br />

coltivati, sono state individuate considerando anche i probabili corridoi di spostamento <strong>della</strong> fauna e all’uso<br />

del territorio da parte delle varie specie.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

49


Area d’intervento<br />

L’area di intervento in cui ricade l’impianto eolico progettato in agro di Manfredonia (FG), costituito da<br />

n. 13 aerogeneratori che risulteranno dislocati su un’area caratterizzata da una situazione morfologica<br />

assolutamente pianeggiante (livello medio slm 16m). Il paesaggio, in generale, si presenta a mosaico tra<br />

costruito con vari piccoli apprezzamenti coltivati, che si alternano alle poche aree naturali in cui dominano le<br />

formazioni alofile. Il paesaggio agrario è caratterizzato da una serie di cambiamenti ciclici durante l’anno,<br />

con alternanza di colori dominanti che in primavera sono costituiti dal verde delle coltivazioni di frumento, in<br />

estate dalla dominanza del colore giallo delle messi mature prima e dei campi di stoppie successivamente, in<br />

autunno dalla dominanza del colore marrone dei campi arati ed in inverno dal verde tenue del grano appena<br />

spuntato.<br />

Morfologicamente il sito si caratterizza per un andamento topografico pianeggiante con scarsi rilievi<br />

piuttosto dolci ed un profilo degli stessi quasi sempre arrotondato a causa del substrato incoerente<br />

facilmente mo<strong>della</strong>bile dagli agenti atmosferici.<br />

Proseguendo verso nor-est la monotonia derivante dall’ambiente agrario viene improvvisamente<br />

interrotta da un’area palustre, Palude Frattarolo-Lago Salso, designata come ZPS “Palude di Frattarolo”<br />

(cod. IT9110007). Si tratta di un area depressa alimentata molto probabilmente dalle acque di pioggia che<br />

non riescono ad infiltrarsi nel sottosuolo e dalle acque di subalvea del T. Candelaro che l’attraversa.<br />

Tale area rientra nel SIC “Zone Umide <strong>della</strong> <strong>Capitanata</strong>” <strong>della</strong> Rete Natura 2000” del 1997.<br />

In particolare tale designazione è stata motivata per la presenza di Ambienti umidi di elevatissimo<br />

interesse vegetazionale per la presenza di associazioni igro-alofile considerate habitat prioritari e per l'elevata<br />

presenza di avifauna acquatica. Tali habitat e specie pertanto, rappresentano gli elementi che hanno<br />

determinato l’inclusione del sito nella “Rete Natura 2000” e nel contempo gli elementi che il vincolo di area<br />

SIC deve adeguatamente tutelare al fine di conservare la biodiversità biologica esistente.<br />

Le zone umide sono habitat dinamici notevolmente complessi. Esse si presentano con notevole varietà<br />

di dimensioni e forme, dipendenti dalle loro origine e dalla localizzazione geografica, <strong>della</strong> struttura fisica e<br />

<strong>della</strong> composizione chimica. L’acqua è l’elemento fondamentale di una zona umida, ne governa i ritmi e, a<br />

secondo <strong>della</strong> profondità, <strong>della</strong> temperatura, delle correnti, del tenore più o meno alto di salinità, insieme<br />

alla struttura del fondale ed alla composizione dei sedimenti, determina le caratteristiche dal punto di vista<br />

vegetazionale e faunistico. Il valore economico, naturalistico e scientifico delle zone umide è ormai<br />

universalmente riconosciuto. Sono ambienti essenziali per la conservazione delle specie animali e vegetali<br />

che in questi habitat raggiungono valori massimi di diversità e di produttività fra tutti gli cosistemi presenti<br />

nel pianeta. Le zone umide costiere sono ambienti eutrofici cioè ad alta produttività.<br />

La produttività non è solo un indice quantitativo <strong>della</strong> vita presente, è anche rappresentativa <strong>della</strong><br />

varietà biologica presente: biodiversità. Ecco perché il mantenimento di una zona umida contribuisce alla<br />

salvaguardia <strong>della</strong> biodiversità, rappresentando per molte specie il luogo ideale per vivere.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

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ECOSISTEMI<br />

Nell’area in esame sono identificabili ecosistemi ormai molto semplificati dall’azione dell’uomo.<br />

In particolare sono individuati:<br />

ecosistema agrario<br />

ecosistema di ambiente umido<br />

Ecosistema agrario<br />

L’area indagata, risulta diffusamente interessata da alune tipologie di coltivazioni agricole.<br />

In particolare, si osserva la presenza di estesi terreni seminativi tipicamente delimitati dalla viabilità<br />

bianca interpoderale o da muretti a secco di recinzione.<br />

Alcuni terreni coltivati a seminativo sono presenti, inoltre, in aree limitrofe ad alcuni importanti<br />

insediamenti rurali e/o masserizi.<br />

Una modesta porzione dei terreni agricoli esaminati, inoltre, risulta ancora caratterizzata da colture<br />

arboree. Fra queste, risultano gli oliveti, con appezzamenti non particolarmente estesi nell’ambito dell’intorno<br />

indagato e spesso localizzati in aree adiacenti a piccoli insediamenti rurali. Questo ecosistema appare<br />

snaturato e privo di interesse ambientale, senza più elementi naturali a confine fra le varie proprietà e<br />

ciclicamente soggetto all’incendio delle stoppie di grano.<br />

Ecosistema di ambiente umido<br />

Tale ambiente è rappresentato dal corso del T. Carapelle dove è possibile rinvenire una serie di<br />

fragmiteti e praterie igrofile e mesofite che nel complesso costituiscono le uniche aree naturali del sito<br />

d’interesse. La struttura vegetazionale è relativamente complessa in quanto sono presenti tre strati<br />

vegetazionali che offrono svariate nicchie ecologiche che permettono una buona fruizione energetica<br />

conferendo all’ambiente un importante valore naturalistico e conservazionistico.<br />

Altro ecosistema umido presente nell’area di intervento, distante circa 4 Km, sono le le aree paludose<br />

dello ZPS “Paludi di Frattarolo”.<br />

VEGETAZIONE E FLORA<br />

Gli ambienti umidi presenti sono caratterizzati da qualità ecologiche di grande importanza, essendo<br />

ambienti fragili e rari. Sono fragili in quanto sono sufficienti modificazioni anche lievi delle caratteristiche<br />

fisiche, morfologiche o idrauliche per provocare la loro degradazione o distruzione; sono rari perché<br />

l'estensione areale occupata è molto limitata, soprattutto se confrontata con la superficie originaria.<br />

L'acqua è un fattore decisivo per la vita, tuttavia se, come negli ambienti umidi, la sua presenza è<br />

permanente, gli organismi vegetali ne sono fortemente adattati e dipendenti. La flora e la vegetazione sono<br />

quindi tipiche ed esclusive, in grado cioè di vivere esclusivamente in presenza delle condizioni ecologiche che<br />

si determinano nelle zone umide.<br />

La presenza d’acqua è variabile in funzione delle condizioni climatiche e meteorologiche; in condizioni<br />

di morfologia naturale, le oscillazioni nel livello d'acqua producono anche variazione di superficie con<br />

l'aumento e la diminuzione dell'estensione; i terreni temporaneamente emersi ospitano un insieme di habitat<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

51


che vanno dai prati umidi alle distese di fango; qui sono presenti numerosissime specie vegetali spesso<br />

gravemente minacciate o addirittura scomparse da gran parte del territorio regionale.<br />

FAUNA DEL SITO DI INTERVENTO<br />

Sulla base delle conoscenze pregresse riguardo alla biologia e l’ecologia delle specie appartenenti alle<br />

varie classi ed alla tipologia ambientale dell’area in oggetto, nonché dei parametri microclimatici che su di<br />

essa insistono, vengono stilate le liste faunistiche considerando le specie potenzialmente presenti nell’area<br />

stessa.<br />

Inoltre, tenendo presente l’impossibilità <strong>della</strong> raccolta di dati sul campo per almeno un anno solare, in<br />

modo da estendere il campionamento a tutte le stagioni, necessaria per ottenere uno spettro fenologico<br />

completo per ogni specie indagata, sono stati raccolti dati da fonti bibliografiche aventi come oggetto di<br />

studio la fauna vertebrata ed invertebrata nell’area in oggetto, in aree limitrofe che presentano la stessa<br />

tipologia ambientale o in aree più vaste.<br />

La monotonia ecologica che caratterizza l’area in esame unitamente alla tipologia dell’habitat è alla<br />

base <strong>della</strong> presenza di una zoocenosi con bassa ricchezza in specie. In particolare, la fauna vertebrata,<br />

risente fortemente <strong>della</strong> assenza di estese formazioni forestali e <strong>della</strong> scarsità dello strato arbustivo.<br />

L’alternanza di ambiti fortemente modificati dalle pratiche agricole ed ambiti, per quanto ridotti, con<br />

ancora elementi naturali ha impostato una particolare situazione ambientale che si estrinseca in una<br />

biodiversità non molto accentuata in quanto a specie di animali e di piante, ma ricca di elementi di sicuro<br />

interesse che nei lembi naturali hanno trovato rifugio.<br />

Molte specie di uccelli utilizzano il reticolo delle siepi e i pochi ed isolati alberi come rifugio e sito di<br />

nidificazione e una buona popolazione di insetti qui rifugiatisi costituisce una accettabile riserva trofica per le<br />

specie insettivore.<br />

Anche rettili e mammiferi di piccola taglia utilizzano questi ambiti come rifugio, come zona di caccia e<br />

come elemento di protezione nei loro spostamenti.<br />

Anche alcune specie botaniche importanti per la fauna sono relegate in questi lembi ove sopravvivono<br />

e da cui, potenzialmente, potrebbero riespandersi al sopravvenire di situazioni ambientali favorevoli.<br />

Nelle tabelle che seguono, l’elenco faunistico viene esaminato sotto il profilo dell’importanza delle<br />

specie censite.<br />

Dalle osservazioni dirette in campo, risulta che moltissime specie frequentano solo occasionalmente<br />

l’area ove sorgerà l’impianto e la maggior parte di queste sono classificabili come ad elevata adattabilità.<br />

S.G.T.&A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

52


ELENCO FUNISTICO<br />

• PESCI<br />

SPECIE ANIMALI E VEGETALI PRESENTI (LISTE)<br />

Nome latino Nome comune<br />

L. 157/92 art. 2<br />

L. 157/92<br />

79/409 CEE<br />

Ap.1<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/II<br />

Aphanius fasciatus Nardo,<br />

1827 Nono x x x<br />

Knipowitschia panizzae<br />

(Verga, 1841) Ghiozzetto di laguna x x<br />

79/409 CEE<br />

Ap.3/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap.3/II<br />

BERNA Ap.2<br />

BERNA Ap.3<br />

CITES All. A<br />

CITES All. B<br />

CITES All. D<br />

BONN Ap.1<br />

BONN Ap.2<br />

HABITAT Ap.2<br />

HABITAT Ap.4<br />

HABITAT Ap.5<br />

BARCELLONA all. 2<br />

ENDEMICA<br />

53<br />

CHECKLIST<br />

IUCN<br />

D<br />

D<br />

D<br />

D


• ANFIBI<br />

Nome latino Nome comune<br />

L. 157/92 art. 2<br />

L. 157/92<br />

79/409 CEE Ap.1<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/I<br />

Bufo viridis Laurenti, 1768<br />

Rospo<br />

smeraldino<br />

Raganella<br />

x x<br />

Hyla meridionalis Boettger, 1874 mediterranea<br />

Raganella<br />

x x<br />

Hyla sarda (De Betta, 1853) tirrenica x x<br />

Rana catesbeiana Saw, 1802 Rana toro x x<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/II<br />

79/409 CEE Ap.3/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap.3/II<br />

BERNA Ap.2<br />

BERNA Ap.3<br />

CITES All. A<br />

CITES All. B<br />

CITES All. D<br />

BONN Ap.1<br />

BONN Ap.2<br />

HABITAT Ap.2<br />

HABITAT Ap.4<br />

HABITAT Ap.5<br />

BARCELLONA all. 2<br />

ENDEMICA<br />

CHECKLIST<br />

54<br />

IUCN


• RETTILI<br />

Nome latino Nome comune<br />

L. 157/92 art. 2<br />

L. 157/92<br />

79/409 CEE Ap.1<br />

79/409 CEE Ap.2/I<br />

Caretta caretta* (Linnaeus,<br />

1758) Tartaruga caretta x x x x x M<br />

Chalcides chalcides (Linnaeus,<br />

1758) Luscengola x<br />

Coluber viridiflavus Lacépède,<br />

1789 Biacco x x<br />

Elaphe longissima (Laurenti,<br />

1768) Saettone x x<br />

Elaphe quatuorlineata (Lacépède,<br />

1789) Cervone x x x<br />

Emys orbicularis (Linnaeus, Testuggine<br />

1758)<br />

d'acqua x x x<br />

Hemidactylus turcicus (Linnaeus,<br />

1758) Geco verrucoso x<br />

Lacerta viridis (Laurenti, 1768) Ramarro x x<br />

Natrice dal<br />

Natrix natrix (Linnaeus, 1758) collare x<br />

Natrix tessellata (Laurenti, 1768) Natrice tassellata x x<br />

Podarcis sicula (Rafinesque, Lucertola<br />

1810)<br />

campestre x x<br />

Tarentola mauritanica (Linnaeus, Tarantola<br />

1758)<br />

muraiola x<br />

Vipera aspis (Linnaeus, 1758) Vipera comune x<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/II<br />

79/409 CEE Ap.3/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap.3/II<br />

BERNA Ap.2<br />

BERNA Ap.3<br />

CITES All. A<br />

CITES All. B<br />

CITES All. D<br />

BONN Ap.1<br />

BONN Ap.2<br />

HABITAT Ap.2<br />

HABITAT Ap.4<br />

HABITAT Ap.5<br />

BARCELLONA all. 2<br />

ENDEMICA<br />

CHECKLIST<br />

55<br />

IUCN<br />

E<br />

N<br />

A1<br />

ab<br />

d<br />

LR<br />

/n<br />

t


• UCCELLI<br />

Nome latino Nome comune<br />

Accipiter nisus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Acrocephalus<br />

arundinaceus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Acrocephalus<br />

melanopogon<br />

(Temminck,<br />

1823)<br />

Acrocephalus<br />

schoenobaenus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Acrocephalus<br />

scirpaceus<br />

Herman, 1804<br />

Actitis hypoleucos<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Sparviere<br />

Cannareccione<br />

Forapaglie<br />

castagnolo<br />

Forapaglie<br />

Cannaiola<br />

Piro piro piccolo<br />

L. 157/92 art. 2<br />

x<br />

L. 157/92<br />

79/409 CEE<br />

Ap.1<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap.2/II<br />

79/409 CEE<br />

Ap.3/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap.3/II<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

BERNA Ap.2<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

BERNA Ap.3<br />

x<br />

x<br />

CITES All. A<br />

x<br />

CITES All. B<br />

CITES All. D<br />

BONN Ap.1<br />

BONN Ap.2<br />

x<br />

x<br />

HABITAT Ap.2<br />

HABITAT Ap.4<br />

HABITAT Ap.5<br />

BARCELLONA<br />

all. 2<br />

ENDEMICA<br />

CHECKLIST<br />

IUCN<br />

56


Alauda arvensis<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Alcedo atthis<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Anas acuta<br />

Linnaeus, 1758<br />

Anas clypeata<br />

Linnaeus, 1758<br />

Anas crecca<br />

Linnaeus, 1758<br />

Anas penelope<br />

Linnaeus, 1758<br />

Anas<br />

platyrhynchos<br />

Linnaeus, 1758<br />

Anas querquedula<br />

Linnaeus, 1758<br />

Allodola<br />

Martin pescatore<br />

Codone<br />

Mestolone<br />

Alzavola<br />

Fischione<br />

Germano reale<br />

Marzaiola<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

57


Anas strepera<br />

Linnaeus, 1758<br />

Anser albifrons<br />

(Scopoli, 1769)<br />

Anser anser<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Anser erythropus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Anser fabalis<br />

(Latham, 1787)<br />

Anthus pratensis<br />

Linnaeus, 1758<br />

Canapiglia<br />

Oca lombar<strong>della</strong><br />

Oca selvatica<br />

Oca lombar<strong>della</strong><br />

minore<br />

Oca granaiola<br />

Pispola<br />

Apus apus Rondone<br />

Apus melba Rondone maggiore<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

58


Apus pallidus Rondone pallido<br />

Aquila clanga<br />

Pallas, 1811<br />

Aquila pomarina<br />

Brehm C.L.,1831<br />

Ardea cinerea<br />

Linnaeus, 1758<br />

Ardea purpurea<br />

Linnaeus, 1766<br />

Ardeola ralloides<br />

(Scopoli, 1769)<br />

Arenaria interpres<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Asio flammeus<br />

(Pontoppidan,<br />

1763)<br />

Aquila anatraia<br />

maggiore x<br />

Aquila anatraia<br />

minore x<br />

Airone cenerino<br />

Airone rosso<br />

Sgarza ciuffetto<br />

Voltapietre<br />

Gufo di palude<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

VU C2a<br />

59


Asio otus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Athene noctua<br />

(Scopoli, 1769)<br />

Aythya ferina<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Aythya fuligula<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Aythya marila<br />

(Linnaeus, 1761)<br />

Aythya nyroca<br />

(Güldenstädt,<br />

1770)<br />

Botaurus stellaris<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Bubulcus ibis<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Gufo comune<br />

Civetta<br />

Moriglione<br />

Moretta<br />

Moretta grigia<br />

Moretta tabaccata<br />

Tarabuso<br />

Airone guardabuoi<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

VU A1acd<br />

60


Burhinus<br />

oedicnemus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Buteo buteo<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Buteo lagopus<br />

(Pontoppidan,<br />

1763)<br />

Buteo rufinus<br />

(Cretzschmar,<br />

1827)<br />

Calandrella<br />

brachydactyla<br />

(Leisler, 1814)<br />

Calidris alpina<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Calidris ferruginea<br />

(Pontoppidan,<br />

1763)<br />

Calidris minuta<br />

(Leisler, 1812)<br />

Occhione<br />

Poiana<br />

Poiana calzata<br />

Poiana codabianca<br />

Calandrella<br />

Piovanello<br />

pancianera<br />

Piovanello<br />

Gambecchio<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

61


Calidris<br />

temminckii<br />

(Leisler, 1812)<br />

Caprimulgus<br />

europaeus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Carduelis chloris<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Carduelis<br />

cannabina<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Carduelis<br />

carduelis<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Cettia cetti<br />

(Temminck,<br />

1820)<br />

Charadrius<br />

alexandrinus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Charadrius dubius<br />

Scopoli, 1786<br />

Gambecchio nano<br />

Succiacapre<br />

Verdone<br />

Fanello<br />

Cardellino<br />

Usignolo di fiume<br />

Fratino<br />

Corriere piccolo<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

62


Charadrius<br />

hiaticula<br />

Linnaeus, 1758<br />

Chlidonias<br />

hybridus (Pallas,<br />

1811)<br />

Chlidonias<br />

leucopterus<br />

(Temminck,<br />

1815)<br />

Chlidonias niger<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Ciconia ciconia<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Ciconia nigra<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Circaetus gallicus<br />

(Gmelin, 1788)<br />

Circus<br />

aeruginosus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Corriere grosso<br />

Mignattino<br />

piombato<br />

Mignattino<br />

alibianche<br />

Mignattino<br />

Cicogna bianca<br />

Cicogna nera<br />

Biancone<br />

Falco di palude<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

63


Circus cyaneus<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Circus macrourus<br />

(Gmelin, 1771)<br />

Circus pygargus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Cisticola juncidis<br />

(Rafinesque,<br />

1810)<br />

Coturnix coturnix<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Cuculus canorus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Cygnus olor<br />

(Gmelin, 1789)<br />

Delichon urbica<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Albanella reale<br />

Albanella pallida<br />

Albanella minore<br />

Beccamoschino<br />

Quaglia<br />

Cuculo<br />

Cigno reale<br />

Balestruccio<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

64


Egretta garzetta<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Egrettam alba<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Garzetta<br />

Airone bianco<br />

maggiore<br />

Emberiza Migliarino di palude<br />

schoeniclus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Erithacus<br />

rubecula<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Falco biarmicus<br />

Temminck, 1825<br />

Falco cherrug<br />

Gray, 1834<br />

Falco columbarius<br />

Linnaeus, 1758<br />

Falco eleonorae<br />

Géné, 1834<br />

Pettirosso<br />

Lanario<br />

Sacro<br />

Smeriglio<br />

Falco <strong>della</strong> regina<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

65


Falco naumanni<br />

Fleischer, 1818<br />

Falco peregrinus<br />

Tunstall, 1771<br />

Falco subbuteo<br />

Linnaeus, 1758<br />

Falco tinnunculus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Falco vespertinus<br />

Linnaeus, 1766<br />

Fulica atra<br />

Linnaeus, 1758<br />

Galerida cristata<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Gallinago<br />

gallinago<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Grillaio<br />

Pellegrino<br />

Lodolaio<br />

Gheppio<br />

Falco cuculo<br />

Folaga<br />

Cappellaccia<br />

Beccaccino<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

VU A1ace<br />

66


Gallinago media<br />

(Latham, 1787)<br />

Gallinula<br />

chloropus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Gelochelidon<br />

nilotica (Gmelin,<br />

1789)<br />

Glareola<br />

pratincola<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Grus grus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Haematopus<br />

ostralegus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Hieraaetus<br />

pennatus<br />

(Gmelin, 1788)<br />

Himantopus<br />

himantopus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Croccolone<br />

Gallinella d'acqua<br />

Sterna zampenere<br />

Pernice di mare<br />

Gru<br />

Beccaccia di mare<br />

Aquila minore<br />

Cavaliere d'Italia<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

67


Hippolais<br />

polyglotta<br />

(Vieillot, 1817)<br />

Hirundo rustica<br />

Linnaeus, 1758<br />

Ixobrychus<br />

minutus<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Larus argentatus<br />

Pontoppidan,<br />

1763<br />

Larus audouinii<br />

Payraudeau, 1826<br />

Larus cachinnans<br />

Pallas, 1811<br />

Larus canus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Larus fuscus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Canapino<br />

Rondine<br />

Tarabusino<br />

Gabbiano reale<br />

nordico<br />

Gabbiano corso<br />

Gabbiano reale<br />

Gavina<br />

Zafferano<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

LR/cd<br />

68


Larus genei<br />

Breme, 1839<br />

Larus marinus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Larus<br />

melanocephalus<br />

Temminck, 1820<br />

Larus minutus<br />

Pallas, 1776<br />

Larus ridibundus<br />

Linnaeus, 1766<br />

Limosa lapponica<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Limosa limosa<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Luscinia<br />

megarhynchos<br />

Brehm, 1831<br />

Gabbiano roseo<br />

Mugnaiaccio<br />

Gabbiano corallino<br />

Gabbianello<br />

Gabbiano comune<br />

Pittima minore<br />

Pittima reale<br />

Usignolo<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

69


Luscinia svecica<br />

Linnaeus, 1758<br />

Mergus albellus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Mergus<br />

merganser<br />

Linnaeus, 1758<br />

Mergus serrator<br />

Linnaeus, 1758<br />

Merops apiaster<br />

Linnaeus, 1758<br />

Miliaria calandra<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Motacilla alba<br />

Linnaeus, 1758<br />

Motacilla cinerea<br />

Tunstall, 1771<br />

Pettazzurro<br />

Pesciaiola<br />

Smergo maggiore<br />

Smergo minore<br />

Gruccione<br />

Strillozzo<br />

Ballerina bianca<br />

Ballerina gialla<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

70


Motacilla flava<br />

Linnaeus, 1758<br />

Muscicapa striata<br />

Pallas, 1764<br />

Netta rufina<br />

(Pallas, 1773)<br />

Numenius<br />

arquata<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Numenius<br />

phaeopus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Numenius<br />

tenuirostris<br />

Vieillot, 1817<br />

Nycticorax<br />

nycticorax<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Pandion haliaetus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Cutrettola<br />

Pigliamosche<br />

Fistione turco<br />

Chiurlo<br />

Chiurlo piccolo<br />

Chiurlottello<br />

Nitticora<br />

Falco pescatore<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

CR C2b<br />

71


Panurus<br />

biarmicus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Parus caeruleus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Parus major<br />

Linnaeus, 1758<br />

Passer montanus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Pernis apivorus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Petronia petronia<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Basettino<br />

Cinciarella<br />

Cinciallegra<br />

Passera mattugia<br />

Falco pecchiaiolo<br />

Passera lagia<br />

Phalacrocorax Marangone minore<br />

pygmeus (Pallas,<br />

1773)<br />

Phalacrocorax Marangone dal<br />

aristotelis<br />

(Linnaeus, 1761)<br />

ciuffo<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

LR/nt<br />

72


Phalacrocorax<br />

carbo (Linnaeus,<br />

1758)<br />

Philomachus<br />

pugnax<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Phoenicopterus<br />

ruber Linnaeus,<br />

1758<br />

Phoenicurus<br />

ochrurus Gmellin,<br />

1789<br />

Phoenicurus<br />

phoenicurus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Phylloscopus<br />

collybita Vieillot,<br />

1817<br />

Platalea<br />

leucorodia<br />

Linnaeus, 1758<br />

Plegadis<br />

falcinellus<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Cormorano<br />

Combattente<br />

Fenicottero<br />

Codirosso<br />

spazzacamino<br />

Codirosso<br />

Luì piccolo<br />

Spatola<br />

Mignattaio<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

73


Pluvialis<br />

squatarola<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Pivieressa<br />

Podiceps cristatus Svasso maggiore<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Podiceps Svasso collorosso<br />

grisegena<br />

(Boddaert, 1783)<br />

Podiceps Svasso piccolo<br />

nigricollis (Brehm<br />

C.L., 1831)<br />

Porzana parva<br />

(Scopoli, 1769)<br />

Porzana porzana<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Prunella<br />

modularis<br />

Linnaeus, 1758<br />

Rallus aquaticus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Schiribilla<br />

Voltolino<br />

Passera scopaiola<br />

Porciglione<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

74


Recurvirostra<br />

avosetta<br />

Linnaeus, 1758<br />

Regulus<br />

ignicapillus<br />

Temminck, 1820<br />

Regulus regulus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Remiz pendulinus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Riparia riparia<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Saxicola rubetra<br />

Linnaeus, 1758<br />

Saxicola torquata<br />

Linnaeus, 1758<br />

Scolopax rusticola<br />

Linnaeus, 1758<br />

Avocetta<br />

Fiorrancino<br />

Regolo<br />

Pendolino<br />

Topino<br />

Stiaccino<br />

Saltimpalo<br />

Beccaccia<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

75


Serinus serinus<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Sitta europea<br />

Linnaeus, 1758<br />

Sterna albifrons<br />

Pallas, 1764<br />

Sterna caspia<br />

Pallas, 1770<br />

Sterna hirundo<br />

Linnaeus, 1758<br />

Sterna<br />

sandvicensis<br />

Latham, 1878<br />

Sturnus vulgaris<br />

Linnaeus, 1758<br />

Sula bassana<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Verzellino<br />

Picchio muratore<br />

Fraticello<br />

Sterna maggiore<br />

Sterna comune<br />

Beccapesci<br />

Storno<br />

Sula<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

76


Sylvia atricapilla<br />

Linnaeus, 1758<br />

Sylvia borin<br />

Boddaert, 1783<br />

Sylvia<br />

melanocephala<br />

Gmelin, 1789<br />

Tachybaptus Tuffetto<br />

ruficollis<br />

1764)<br />

(Pallas,<br />

Tadorna<br />

ferruginea<br />

(Pallas, 1764)<br />

Tadorna tadorna<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Tringa erythropus<br />

(Pallas, 1746)<br />

Tringa glareola<br />

Linnaeus, 1758<br />

Capinera<br />

Beccafico<br />

Occhiocotto<br />

Casarca<br />

Volpoca<br />

Totano moro<br />

Piro piro<br />

boschereccio<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

77


Tringa nebularia<br />

(Gunnerus, 1767)<br />

Tringa ochropus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Tringa stagnatilis<br />

(Bechstein, 1803)<br />

Tringa totanus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Troglodytes<br />

troglodytes<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Tyto alba<br />

(Scopoli, 1769)<br />

Upupa epops<br />

Linnaeus, 1758<br />

Vanellus vanellus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Pantana<br />

Piro piro culbianco<br />

Albastrello<br />

Pettegola<br />

Scricciolo<br />

Barbagianni<br />

Upupa<br />

Pavoncella<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

78


Nome latino Nome Comune<br />

Crocidura<br />

leucodon<br />

(Hermann, 1780)<br />

Erinaceus<br />

europaeus<br />

Linnaeus, 1758<br />

Hypsugo savii<br />

(Bonaparte,<br />

1837)<br />

Lepus capensis<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Martes foina<br />

(Erxleben, 1777)<br />

Meles meles<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Crocidura ventre bianco<br />

Riccio<br />

Pipistrello di Savi<br />

Faina<br />

Tasso<br />

L. 157/92 art.<br />

2<br />

79/409 CEE<br />

Ap 3/II<br />

79/409 CEE<br />

Ap 3/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap 2/II<br />

79/409 CEE<br />

Ap 2/I<br />

79/409 CEE<br />

Ap 1<br />

L. 157/92<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

BERNA Ap.2<br />

x<br />

BERNA Ap.3<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

CITES All. A<br />

CITES All. B<br />

CITES All. D<br />

BONN Ap.1<br />

BONN Ap.2<br />

x<br />

HABITAT Ap.2<br />

HABITAT Ap.4<br />

x<br />

BARCELLONA<br />

HABITAT Ap.5<br />

ENDEMICA<br />

CHECKLIST<br />

IUCN<br />

79


Miniopterus<br />

schreibersi<br />

(Natterer in Kuhl,<br />

1819)<br />

Mustela nivalis<br />

Linnaeus, 1766<br />

Mustela putorius<br />

Linnaeus, 1758<br />

Pipistrellus kuhli<br />

(Kuhl, 1817)<br />

Pipistrellus<br />

nathusii<br />

(Keyserling &<br />

Blasius, 1839)<br />

Pipistrellus<br />

pipistrellus<br />

(Schreber, 1774)<br />

Pipistrellus<br />

pygmaeus<br />

(Leach, 1825)<br />

Miniottero<br />

Donnola<br />

Puzzola<br />

Pipistrello albolimbato<br />

Pipistrello di Nathusius<br />

Pipistrello nano<br />

Pipistrello pigmeo<br />

Rhinolophus Ferro di cavallo maggiore<br />

ferrumequinum<br />

(Schreber, 1774)<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

LR/nt<br />

LR/cd<br />

80


Suncus etruscus<br />

(Savi, 1822)<br />

Tadarida teniotis<br />

(Rafinesque,<br />

1814)<br />

Mustiolo<br />

Molosso di Cestoni<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

x<br />

81


ELENCO FLORISTICO<br />

Moraceae<br />

Ficus carica L.<br />

Fanerofita scaposa - Mediterraneo-Turaniano<br />

Incolti<br />

Urticaceae<br />

Parietaria diffusa M. et K.<br />

Emicriptofita scaposa - Eurimediterraneo-Macaronesiano<br />

Muri in ombra<br />

Chenopodiaceae<br />

Atriplex latifolia Wahlenb.<br />

Terofita scaposa - Circumboreale<br />

Terreni subsalsi<br />

Bassia hirsuta (L.) Asch.<br />

Terofita scaposa - Centroasiatico-Europeo<br />

Accumuli e detriti di sponda<br />

Chenopodium murale L.<br />

Terofita scaposa - Cosmopolito<br />

Incolti presso il mare<br />

Halimione portulacoides (L.) Aellen<br />

Camefita fruticosa - Circumboreale<br />

Depressioni salse<br />

Salsola kali L. ssp. kali<br />

Terofita scaposa - Paleotemperato<br />

Depressioni salse<br />

Salsola soda L.<br />

Terofita scaposa - Paleotemperato<br />

Suoli incolti salati<br />

Suaeda maritima (L.) Dumort.<br />

Terofita scaposa - Cosmopolito<br />

Incolti salmastri, campi salsi<br />

Portulacaceae<br />

Portulaca oleracea L. ssp. oleracea<br />

Terofita scaposa - Subcosmopolito<br />

Incolti<br />

Caryophyllaceae<br />

Cerastium pumilum Curtis<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Bordi di campi argillosi<br />

Petrorhagia saxifraga (L.) Link ssp. gasparrinii (Guss.) Pign.<br />

Emicriptofita cespitosa - Eurimediterraneo<br />

Sabbie<br />

Silene vulgaris (Moench) Garcke ssp. angustifolia (Miller) Hayek<br />

Emicriptofita scaposa - Est-Mediterraneo<br />

Incolti


Spergularia marina (L.) Griseb.<br />

Terofita scaposa - Subcosmopolito<br />

Campi salsi<br />

Papaveraceae<br />

Fumaria officinalis L. ssp. officinalis<br />

Terofita scaposa - Paleotemperato<br />

Campi sabbiosi<br />

Glaucium flavum Crantz<br />

Emicriptofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Rupi presso la spiaggia<br />

Papaver rhoeas L. ssp. rhoeas<br />

Terofita scaposa - Est-Mediterraneo<br />

Terreni rimossi<br />

Cruciferae<br />

Arabis hirsuta (L.) Scop.<br />

Emicriptofita biennale - Europeo<br />

Radure nella boscaglia<br />

Brassica nigra (L.) Koch<br />

Terofita scaposa - Mediterraneo (?)<br />

Siepi ai bordi di campi<br />

Cakile maritima Scop. var. maritima<br />

Terofita scaposa - Mediterraneo-Atlantico<br />

Dune<br />

Capsella bursa-pastoris (L.) Medicus<br />

Emicriptofita biennale Cosmopolito<br />

Incolti<br />

Cardamine hirsuta L.<br />

Terofita scaposa - Cosmopolito<br />

Prati<br />

Diplotaxis erucoides (L.) DC.<br />

Terofita scaposa - Stenomediterraneo<br />

Incolti<br />

Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.<br />

Emicriptofita scaposa - Submediterraneo-Subatlantico<br />

Incolti argillosi<br />

Eruca sativa Miller var. longirostris (Vechtr.) Roay<br />

Terofita scaposa - Mediterraneo-Turaniano<br />

Incolti<br />

Lobularia maritima (L.) Desv.<br />

Emicriptofita scaposa - Stenomediterraneo<br />

Prati<br />

Sinapis arvensis L.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

83


Terofita scaposa - Stenomediterraneo<br />

Bordi di canale e di carraie<br />

Resedaceae<br />

Reseda alba L.<br />

Terofita scaposa - Stenomediterraneo<br />

Cespuglieti<br />

Reseda lutea L.<br />

Emicriptofita scaposa - Europeo<br />

Campi sabbiosi<br />

Rosaceae<br />

Agrimonia eupatoria L.<br />

Emicriptofita scaposa - Cosmopolito<br />

Bordi di campi<br />

Rubus ulmifolius Schott<br />

Nanofanerofita - Eurimediterraneo<br />

Bordi stradali<br />

Sanguisorba minor Scop. ssp. minor<br />

Emicriptofita scaposa - Paleotemperato<br />

Prati erbosi<br />

Leguminosae<br />

Glycyrrhiza glabra L.<br />

Geofita rizomatosa - Ovest-Asiatico-Stenomediterraneo<br />

Depressioni sabbiose<br />

Lotus commutatus Guss.<br />

Camefita suffruticosa - Stenomediterraneo<br />

Rupi, dune<br />

Medicago lupulina L.<br />

Terofita scaposa - Paleotemperato<br />

Prati<br />

Medicago sativa L. ssp. sativa<br />

Emicriptofita scaposa - Asia minore<br />

Sabbie, campi sabbiosi<br />

Vicia sativa L. ssp. segetalis (Thuill.) Gaudin<br />

Terofita scaposa - Mediterraneo-Turaniano<br />

Incolti e campi sabbiosi<br />

Geraniaceae<br />

Geranium molle L.<br />

Terofita scaposa - Eurasiatico<br />

Aie presso case<br />

Linaceae<br />

Linum bienne Miller<br />

Emicriptofita biennale - Mediterraneo-Atlantico<br />

Prati sabbiosi<br />

Euphorbiaceae<br />

Euphorbia helioscopia L.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

84


Terofita scaposa - Cosmopolito<br />

Incolti erbosi<br />

Mercurialis annua L.<br />

Terofita scaposa - Paleotemperato<br />

Bordi di carraie<br />

Malvaceae<br />

Althaea officinalis L.<br />

Emicriptofita scaposa - Sud-Est-Europeo<br />

Canneti<br />

Malva sylvestris L.<br />

Emicriptofita scaposa - Eurosiberiano<br />

Ambienti di calpestio<br />

Cistaceae<br />

Fumana thymifolia (L.) Spach<br />

Camefita suffruticosa - Stenomediterraneo<br />

Prati sabbiosi<br />

Tamaricaceae<br />

Tamarix canariensis Willd.<br />

Fanerofita cespitosa - Est-Mediterraneo<br />

Alberature frangivento<br />

Tamarix gallica L.<br />

Fanerofita cespitosa - Ovest-Mediterraneo<br />

Depressioni salmastre<br />

Cucurbitaceae<br />

Ecballium elaterium (L.) A. Rich.<br />

Geofita bulbosa - Eurimediterraneo<br />

Ruderi<br />

Lythraceae<br />

Lythrum salicaria L.<br />

Emicriptofita scaposa Cosmopolito<br />

Canneti<br />

Myrtaceae<br />

Eucaliptus camaldulensis Dehnh.<br />

Fanerofita scaposa - Australia<br />

Alberature (colt.)<br />

Umbelliferae<br />

Apium graveolens L.<br />

Emicriptofita scaposa - Paleotemperato<br />

Fanghi<br />

Crithmum maritimum L.<br />

Camefita suffruticosa - Eurimediterraneo<br />

Scogliera<br />

Daucus carota L. ssp. maritimus (Lam.) Batt.<br />

Emicriptofita biennale - Ovest-Mediterraneo<br />

Incolti, depressioni subsalse<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

85


Echinophora spinosa L.<br />

Emicriptofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Dune<br />

Eryngium maritimum L.<br />

Geofita rizomatosa - Mediterraneo-Atlantico<br />

Arenile<br />

Foeniculum vulgare Miller ssp. piperitum (Ucria) Coutinho<br />

Emicriptofita scaposa - Sud-Mediterraneo<br />

Cespuglieti<br />

Oenanthe pimpinelloides L.<br />

Emicriptofita scaposa - Mediterraneo-Atlantico<br />

Depressioni argillose<br />

Plumbaginaceae<br />

Limonium serotinum (Rchb.) Pign.<br />

Emicriptofita rosulata - Eurimediterraneo<br />

Depressioni salmastre<br />

Convolvulaceae<br />

Calystegia sepium (L.) R.Br.<br />

Emicriptofita scandente - Paleotemperato<br />

Canneti<br />

Calystegia soldanella (L.) R. Br.<br />

Geofita rizomatosa - Cosmopolito<br />

Arenile, incolti salmastri<br />

Cuscuta campestris Yuncker<br />

Terofita parassita - Nord-Americano<br />

Incolti sabbiosi<br />

Boraginaceae<br />

Cynoglossum creticum Miller<br />

Emicriptofita biennale - Eurimediterraneo<br />

Incolti<br />

Echium plantagineum L.<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Bordi di campi e prati<br />

Heliotropium europaeum L.<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo-Turaniano<br />

Prati aridi<br />

Lithospermum officinale L.<br />

Emicriptofita scaposa - Eurosiberiano<br />

Bordi di canali<br />

Myosotis arvensis (L.) Hill<br />

Terofita scaposa - Europeo-Ovest-Asiatico<br />

Campi sabbiosi<br />

Labiatae<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

86


Ballota nigra L. ssp. uncinata (Fiori et Bég.) Patzak<br />

Emicriptofita scaposa - Stenomediterraneo<br />

Cespuglieti<br />

Calamintha nepeta (L.) Savi ssp. nepeta<br />

Emicriptofita scaposa - Mediterraneo-Montano<br />

Prati aridi<br />

Lamium amplexicaule L.<br />

Terofita scaposa - Paleotemperato<br />

Incolti erbosi e prati<br />

Marrubium vulgare L.<br />

Emicriptofita scaposa - Eurimediterraneo-Sudsiberiano<br />

Pascoli e cespuglieti<br />

Solanaceae<br />

Solanum dulcamara L.<br />

Nanofanerofita - Paleotemperato<br />

Sponde di acquitrini<br />

Solanum nigrum L. ssp. schultesii (Opiz) Wessely<br />

Terofita scaposa - Cosmopolito<br />

Campi salmastri, incolti<br />

Scrophulariaceae<br />

Bellardia trixago (L.) All.<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Incolti, campi<br />

Compositae<br />

Artemisia vulgaris L.<br />

Emicriptofita scaposa - Circumboreale<br />

Incolti presso il mare<br />

Aster tripolium L.<br />

Emicriptofita biennale - Eurasiatico<br />

Acquitrini<br />

Bellis perennis L.<br />

Emicriptofita rosulata - Europeo<br />

Prati argillosi<br />

Calendula arvensis L. ssp. arvensis<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Incolti sinantropici<br />

Carduus pycnocephalus L.<br />

Emicriptofita biennale - Eurimediterraneo-Turaniano<br />

Incolti<br />

Centaurea calcitrapa L.<br />

Emicriptofita biennale - Eurimediterraneo<br />

Incolti<br />

Chrysanthemum coronarium L.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

87


Terofita scaposa - Stenomediterraneo<br />

Bordi di carraie<br />

Cichorium pumilum Jacq.<br />

Terofita scaposa - Stenomediterraneo<br />

Incolti erbosi<br />

Cirsium arvense (L.) Scop.<br />

Geofita radicante - Eurasiatico<br />

Incolti<br />

Crepis vesicaria L. ssp. vesicaria<br />

Terofita scaposa - Submediterraneo-Subatlantico<br />

Cespuglieti<br />

Inula crithmoides L.<br />

Camefita suffruticosa - Europeo<br />

Dune<br />

Scampamorte (23/08/99)<br />

Inula viscosa (L.) Aiton<br />

Emicriptofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Incolti umidi<br />

Scolymus hispanicus L.<br />

Emicriptofita biennale - Eurimediterraneo<br />

Prati aridi<br />

Senecio vulgaris L.<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Prati<br />

Silybum marianum (L.) Gaertner<br />

Emicriptofita biennale - Mediterraneo-Turaniano<br />

Cespuglieti<br />

Sonchus asper (L.) Hill ssp. asper<br />

Terofita scaposa - Eurasiatico<br />

Terreni rimossi<br />

Sonchus maritimus L.<br />

Emicriptofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Fanghi subsalsi<br />

Sonchus tenerrimus L.<br />

Terofita scaposa - Stenomediterraneo<br />

Bordi di carraie<br />

Taraxacum officinale Weber (aggregato)<br />

Emicriptofita rosulata - Circumboreale<br />

Bordi di carraie su calcareniti<br />

Tragopogon porrifolius L. ssp. australis (Jordan) Br.-Bl.<br />

Emicriptofita biennale - Eurimediterraneo<br />

Incolti<br />

Urospermum dalechampii (L.) Schmidt<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

88


Emicriptofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Prati<br />

Xanthium italicum Moretti<br />

Terofita scaposa - Sud-Europeo<br />

Incolti sabbiosi<br />

Liliaceae<br />

Asparagus acutifolius L.<br />

Geofita rizomatosa - Stenomediterraneo<br />

Macchie<br />

Asphodelus fistulosus L.<br />

Emicriptofita scaposa - Paleosubtropicale<br />

Prati aridi e pascoli<br />

Asphodelus microcarpus Salzm. et Viv.<br />

Geofita rizomatosa - Stenomediterraneo<br />

Incolti e pascoli<br />

Amaryllidaceae<br />

Pancratium maritimum L.<br />

Geofita bulbosa - Stenomediterraneo<br />

Dune<br />

Juncaceae<br />

Juncus acutus L.<br />

Emicriptofita cespitosa - Eurimediterraneo<br />

Sponde di acquitrini<br />

Juncus litoralis C. A. Meyer<br />

Emicriptofita cespitosa - Mediterraneo-Turaniano<br />

Sponde di acquitrini<br />

Juncus maritimus Lam.<br />

Geofita rizomatosa - Subcosmopolito<br />

Depressioni salse<br />

Graminaceae<br />

Aegilops geniculata Roth ssp. geniculata<br />

Terofita scaposa - Stenomediterraneo-Turaniano<br />

Prati sabbiosi<br />

Agropyron junceum (L.) Beauv.<br />

Geofita rizomatosa - Eurimediterraneo<br />

Dune<br />

Agropyron pungens (Pers.) R. et S.<br />

Geofita rizomatosa - Eurimediterraneo<br />

Campi salsi argillosi<br />

Agropyron repens (L.) Beauv.<br />

Geofita rizomatosa - Circumboreale<br />

Fanghi salmastri<br />

Arundo donax L.<br />

Geofita rizomatosa - Neofite<br />

Sponde di canali<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

89


Avena barbata Potter<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo-Turaniano<br />

Incolti<br />

Brachypodium distachyum (L.) Beauv.<br />

Terofita scaposa - Stenomediterraneo-Turaniano<br />

Incolti<br />

Brachypodium sylvaticum (Hudson) Beauv.<br />

Emicriptofita cespitosa - Paleotemperato<br />

Lecceta di depressioni<br />

Briza maxima L.<br />

Terofita scaposa - Paleosubtropicale<br />

Prati sabbiosi<br />

Briza minor L.<br />

Terofita scaposa - Subcosmopolito<br />

Prati erbosi<br />

Bromus hordeaceus L.<br />

Terofita scaposa - Cosmopolito<br />

Siepi (su argille)<br />

Catapodium rigidum (L.) Hubbard<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Prati sabbiosi<br />

Cynodon dactylon (L.) Pers.<br />

Geofita rizomatosa - Cosmopolito<br />

Campi salmastri<br />

Cynosurus echinatus L.<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Prati subumidi<br />

Dasypyrum villosum (L.) Borbas<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo-Turaniano<br />

Incolti<br />

Lagurus ovatus L. ssp. ovatus<br />

Terofita scaposa - Eurimediterraneo<br />

Prati sabbiosi<br />

Phleum arenarium L.<br />

Terofita scaposa - Mediterraneo-Atlantico<br />

Prati sabbiosi<br />

Phragmites australis (Cav.) Trin.<br />

Elofit rizomatosa - Cosmopolito<br />

Bordi di campi, depressioni<br />

Sporobolus pungens (Schreber) Kunth<br />

Geofita rizomatosa - Subtropicale<br />

Dune<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

90


Stipa bromoides (L.) Dorfl.<br />

Emicriptofita cespitosa - Stenomediterraneo<br />

Macchie<br />

Typhaceae<br />

Typha angustifolia L. ssp. angustifolia<br />

Geofita rizomatosa - Circumboreale<br />

Rive, acquitrini<br />

Cyperaceae<br />

Bolboschoenus maritimus (L.) Palla<br />

Geofita rizomatosa - Cosmopolito<br />

Campi argillosi, bassure fangose<br />

Carex divisa Hudson<br />

Geofita rizomatosa - Mediterraneo-Atlantico<br />

Prati argillosi<br />

Carex extensa Good.<br />

Emicriptofita cespitosa - Mediterraneo-Atlantico<br />

Depressioni salmastre<br />

Cyperus fuscus L.<br />

Terofita cespitosa - Paleotemperato<br />

Fanghi<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

91


Superficie complessiva<br />

La superficie complessiva di occupazione del parco, escluse le ulteriori superfici interessate da<br />

momentanea occupazione per adeguamento <strong>della</strong> rete viaria alle esigenze di trasporto in fase di realizzazione,<br />

prevede l’occupazione di circa (20m x 24m x 13) 6.240 mq per gli aerogeneratori e strutture di servizio e circa<br />

9.400 m 2 di strade di servizio interne (L=4m/Lung. 2.350 m ex novo) alle aree di proprietà. Non vengono<br />

conteggiati i momentanei adeguamenti <strong>della</strong> rete viaria previsti per una lunghezza complessiva di circa 2.650<br />

m.<br />

Ai fini <strong>della</strong> individuazione del parametro di controllo si deve tuttavia tenere in considerazione il diametro<br />

dell’aerogeneratore che, per il modello ad oggi individuato, è pari ad 88 metri (WWD 3.0 – 100D/88H).<br />

Inoltre, la distribuzione degli aerogeneratori sul campo è progettata tenendo conto dell’efficienza tecnica,<br />

delle valutazioni sugli impatti attesi e delle indicazioni di autorevoli associazioni ed enti specializzati (rif. effetto<br />

selva).<br />

Durata del programma di attuazione<br />

La durata del programma di attuazione prevede un periodo di 18 mesi, dall’apertura del cantiere alla<br />

operatività dell’impianto. Lo smantellamento il recupero ed il ripristino dell’area, a carico <strong>della</strong> società che<br />

gestirà l’impianto, avverrà, nei termini revisionali di 29 anni.<br />

Finalità dell’intervento<br />

La finalità del Parco Eolico consiste nella produzione di energia elettrica che potrà essere vettoriata da<br />

TERNA SpA e ceduta a qualsiasi operatore del settore secondo quanto previsto dalle recenti norme in tema di<br />

liberalizzazione del mercato dell’Energia Elettrica.<br />

Valutazioni socio-economiche<br />

In termini di elementi di valutazione socio-economica, la realizzazione del Parco potrà apportare al<br />

territorio indubbi vantaggi secondo un punto di vista economico, occupazionale e di sviluppo. Risulteranno<br />

beneficiati dall’intervento gli agricoltori proprietari dei terreni, le Amministrazioni Comunali, le imprese di<br />

costruzione, le imprese di gestione, le imprese di manutenzione. Le imprese di costruzione nel settore civile<br />

(strade, fondamenta, opere varie) ed elettrico (cavidotti, cabine, linee), oltre che la stessa ENEL Distribuzione<br />

per le opere di allacciamento saranno impegnate in interventi che prevedono indubbi ritorni di tipo<br />

occupazionale in un territorio gravato da endemica crisi. Anche la società di gestione del Parco, potrà<br />

aumentare significativamente la propria dotazione di personale per le attività di manutenzione, di<br />

amministrazione, di management e di gestione tecnica. Si calcola che l’investimento in oggetto potrà dare<br />

occupazione transitoria (periodo di realizzazione dell’impianto) a circa 17/20 unità ed occupazione permanente<br />

a circa 7-8 unità. Si tratta dunque di una tipologia di investimento capace di attrarre capitali sia sul piano<br />

nazionale che internazionale, con indubbi ritorni economici per il territorio.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

92


I rapporti con Terna SpA<br />

La società committente ha in fase di definizione l’accordo con Terna S.p.A. per la consegna dell’energia<br />

elettrica prodotta. L’incontro programmatico con i tecnici di Terna hanno visto la possibilità di realizzazione di<br />

apposita sottostazione con progettazione congiunta dele ipotesi di collegamento delle aziende aderenti<br />

all’istituendo Consorzio di gestione per l’inserimento delle fonti rinnovabili nel territorio comunale.<br />

Secondo un circuito a pettine che segue il disegno delle strade di accesso agli aerogeneratori, le uscite<br />

dei trasformatori vengono collegate ad una unica linea a media tensione. L’energia prodotta sarà indirizzata a<br />

13 cabine elettriche, tante quante sono gli aerogeneratori, che consentiranno il collegamento tra la singola<br />

macchina e la rete Enel. Da ogni generatore viene prodotta energia elettrica a bassa tensione (BT) di 690V e a<br />

frequenza variabile se la macchina è asincrona; invece, se la macchina è sincrona la frequenza è quella imposta<br />

dalla rete e quindi di 50/60 HZ.<br />

All’interno di ogni torre l’impianto di trasformazione BT/MT, posto alla base <strong>della</strong> stessa per il<br />

collegamento alla stazione AT, consentirà l’elevazione <strong>della</strong> tensione al valore di trasporto: da 690 V (tensione<br />

in uscita dal generatore) a 24 KV (tensione in uscita dal trasformatore, opzionalmente fino a 36 KV).<br />

L’energia prodotta verrà trasportata alla rete nazionale tramite cavidotti interrati che saranno ubicati<br />

quasi sempre lungo la rete viaria esistente, tranne i primi tratti a partire da ogni pala e fino al raggiungimento<br />

<strong>della</strong> viabilità secondaria. Il collegamento all’interno <strong>della</strong> zona del parco eolico avverrà attraverso idoneo<br />

cavidotto interno <strong>della</strong> lunghezza di circa 4.000 m, mentre il collegamento all’esterno del parco eolico (a partire<br />

dalla cabina di smistamento) avverrà attraverso idoneo cavidotto esterno <strong>della</strong> lunghezza di circa 2.000 m. Si<br />

prevede di realizzare nuove strade secondarie per il raggiungimento degli aerogeneratori per circa 2.350 m,<br />

mentre si prevede di adeguare localmente uno sviluppo stradale di 2.650 m, ovviamente per una modesta e<br />

localizzata percentuale dello stesso.<br />

L’energia prodotta alla tensione di 24 kV sarà elevata alla tensione di 150 kV in una stazione di<br />

trasformazione e sarà immessa negli impianti di Enel Distribuzione S.p.A. che in qualità di distributore locale<br />

provvederà ad alimentare i carichi elettrici <strong>della</strong> zona.<br />

Tutti gli elettrodotti, sia quelli di collegamento interno degli aerogeneratori che quelli di collegamento alla<br />

cabina primaria di trasformazione saranno interrati, a non meno di 1,5 m di profondità.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

93


I DATI DI PROGETTO CON RIFERIMENTO ALL’UBICAZIONE<br />

Di seguito si riportano gli aspetti ambientali valutati in relazione all’ubicazione territoriale dell’impianto<br />

eolico.<br />

Caratteristiche fisiche e naturali<br />

L’area nella quale verrà insediato il campo eolico, presenta le caratteristiche tipiche delle aree alluvionali<br />

in vicinanza <strong>della</strong> costa, interessate da terrazzamenti fluviali di fase regressiva e successivamente rimo<strong>della</strong>ti<br />

dall’azione regolarizzante <strong>della</strong> coltivazione e degli interventi del Consorzio di bonifica di capitanata, con riporto<br />

di alluvioni di colmata nella parte orientale dell’area di progetto. L’intera area presenta prevalentemente<br />

coltivazione a grano. L’uso territoriale dell’area è quindi esclusivamente agricolo. E’ presente un buon tessuto<br />

edilizio caratterizzato da strutture di appoggio e deposito attrezzi agricoli con annessa pertinenza. In realtà,<br />

l’area è classificabile come classe di destinazione d’uso “saltuaria” e pertinente con i tempi dell’attività agricola,<br />

ad eccezione di alcune masserie posta a nord dell’area di progetto.<br />

Destinazione d’uso del suolo<br />

Per quanto attiene alla destinazione d’uso del suolo, i terreni rientranti nel presente progetto sono indicati<br />

dall’autorità comunale come verde agricolo e quindi idonei per l’istallazione di parchi eolici.<br />

Inquadramento P.R.G.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

94


Il presente progetto rientra quindi a pieno nelle disposizioni di pianificazione territoriale date dall’organo<br />

comunale. Non sono presenti aree industriali, produttive di altro genere o attività di altra natura che non siano<br />

di coltivazione prevalente a cereali.<br />

Di seguito si riportano le principali valutazioni in merito allo specifico uso dei suoli agricoli.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

95


Classificazione Loacost 92<br />

I classe<br />

II classe<br />

III classe<br />

IV classe<br />

V classe<br />

VI classe<br />

VII classe<br />

VIII classe<br />

Suoli adatti all’agricoltura<br />

Suoli con scarse o nulle limitazioni, idonei a ospitare una vasta gamma di colture. Si tratta di suoli piani o in leggero<br />

pendio, con limitati rischi erosivi, profondi e ben drenati, facilmente lavorabili. Molto produttivi e adatti a coltivazioni<br />

intensive; ben forniti di sostanze nutritive e per mantenerne la fertilità necessitano di normali pratiche colturali:<br />

concimazioni minerali, calcitazioni, letamazioni.<br />

Suoli con alcune lievi limitazioni, che riducono la possibilità di scelta delle colture e/o richiedono modesti interventi di<br />

conservazione. Le limitazioni possono essere di vario tipo: leggera acclività, moderata suscettività all’erosione,<br />

profondità del suolo non ottimale, struttura leggermente sfavorevole, debole salinità, occasionali allagamenti, lievi<br />

problemi di drenaggio, deboli limitazioni climatiche.<br />

Suoli con limitazioni sensibili, che riducono la scelta delle colture impiegabili (o del periodo di semina, raccolta e<br />

lavorazione del suolo) e/o richiedono speciali pratiche di conservazione. Possibili limitazioni: moderata acclività, alta<br />

suscettività all’erosione, frequenti allagamenti, consistenti ristagni idrici per problemi di drenaggio interno, moderata<br />

profondità del suolo, limitata fertilità non facilmente correggibile, moderata salinità, moderate limitazioni climatiche.<br />

Suoli con limitazioni molto forti, che restringono fortemente la scelta delle colture e/o richiedono per la conservazione<br />

pratiche agricole spesso difficili e dispendiose. Adatti a poche colture, la produzione può mantenersi bassa malgrado gli<br />

input forniti. Possibili limitazioni: forte acclività, forte suscettività all’erosione, limitata profondità del suolo, discreta<br />

salinità, frequenti inondazioni, drenaggio molto difficoltoso, clima moderatamente avverso.<br />

Suoli adatti al pascolo e alla forestazione<br />

Suoli con limitato o nullo rischio erosivo, ma con altri vincoli che, impedendo la lavorazione del terreno, ne limitano l’uso<br />

al pascolo e al bosco. Si tratta di suoli pianeggianti o quasi, con una o più delle seguenti limitazioni: marcata pietrosità o<br />

rocciosità, elevati rischi di inondazione, presenza di acque stagnanti senza possibilità di eseguire drenaggi.<br />

Suoli con limitazioni molto forti, adatti solo al pascolo e al bosco; rispondono positivamente agli interventi di<br />

miglioramento del pascolo (correzioni, concimazioni, drenaggi). Hanno limitazioni permanenti e in gran parte<br />

ineliminabili: forte acclività, marcato pericolo di erosione, elevata pietrosità e rocciosità, profondità molto limitata,<br />

eccessiva umidità, marcata salinità, elevata possibilità di inondazione, forti limitazioni climatiche.<br />

Suoli con limitazioni molto forti, adatti solo al pascolo e al bosco; non rispondono positivamente agli interventi di<br />

miglioramento del pascolo. Le limitazioni sono permanenti e ineliminabili: fortissima acclività, erosione in atto molto<br />

marcata, limitatissima profondità, pietrosità o rocciosità molto elevate, eccessiva umidità, forte salinità limitazioni<br />

climatiche molto forti.<br />

Suoli adatti al mantenimento dell’ambiente naturale<br />

Suoli con limitazioni talmente forti da precluderne l’uso per fini produttivi e da limitarne l’utilizzo alla protezione<br />

ambientale e paesaggistica, ai fini ricreativi, alla difesa dei bacini imbriferi e alla costruzione di serbatoi idrici. Le<br />

limitazioni sono ineliminabili e legate a: erosione, clima, pietrosità o rocciosità, drenaggio, salinità.<br />

Elementi di valutazione paesaggistica, storico-culturali, agricoli<br />

Per quanto attiene agli elementi importanti dal punto di vista conservativo, paesaggistico, storico,<br />

culturale o agricolo, non sono da rilevare particolari segnalazioni. L’intera area di progetto non rientra in vincoli<br />

A,B,C,D del P.U.T.T./p. E’ presente a circa 2300 m la segnalazione architettoniche relativa alla Mass. “Feudo<br />

<strong>della</strong> Paglia” , mentre il tratturo censito in ambito P.U.T.T./p dista oltre 2.250 m.<br />

In termini di occupazione del suolo, la conservazione del patrimonio agricolo resta praticamente intatta,<br />

in quanto il valore di 2/4% di cambio di destinazione d’uso (non formale) per il suolo interno alla proprietà,<br />

rappresenta un valore di minima incidenza.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

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Segnalazione architettonica “Feudo <strong>della</strong> Paglia”<br />

Verifica A.T.E. - Ambiti Territoriali Estasi – Valore “C” (viola)<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

97


Analisi di eventuali effetti combinati<br />

Al momento <strong>della</strong> redazione <strong>della</strong> presente relazione, l’analisi di possibili effetti combinati, in termini di<br />

impatti attesi, con altre fonti di disturbo presenti sul territorio si è concentrata sulla eventuale interazione con<br />

altri progetti a conoscenza dello scrivente. Presso l’Amministrazione Comunale risiedono ulteriori richieste di<br />

insediamento di parchi eolici che non hanno però valenza sommativa nelle aree del presente progetto, se non<br />

per quanto attiene all’impatto visivo complessivo. Peraltro, ad oggi, sono stati autorizzati n. 17 aerogeneratori<br />

su una richiesta complessiva dei due progetti autorizzati di 60 turbine complessive. Tali determinazioni non<br />

consentono di valutare gli effetti combinati senza una determinata certezza delle effettive turbine autorizzate.<br />

I dati di progetto con riferimento agli habitat ed alle specie<br />

Si riportanao i soli dati relativi alle aree denominate “Zone umide” tralasciando le altre aree che non<br />

rientrano nell’area di influenza del presente progetto:<br />

Tipi di<br />

habitat<br />

Principali habitat presenti<br />

SIC “Zone umide <strong>della</strong> <strong>Capitanata</strong>” - Informazioni ecologiche<br />

Rappresentativit<br />

Grado<br />

Copertura<br />

à<br />

Superficie conservazion<br />

(%)<br />

(23)<br />

relativa e (24)<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

Valutazione<br />

globale<br />

(25)<br />

Lagune costiere<br />

(26)<br />

Steppe salate<br />

mediterranee<br />

20 A C B B<br />

(Limonietalia) (25) 32 A C A A<br />

Vegetazione<br />

pioniera a<br />

Salicornia<br />

e altre specie<br />

annuali delle zone<br />

fangose<br />

Pascoli inondati<br />

mediterranei<br />

20 A C A A<br />

(Juncetalia<br />

maritimi)<br />

6 A C A A<br />

Praterie e fruticeti<br />

alofili mediterranei<br />

a<br />

termo - atlantici<br />

(Sarcocornetea<br />

fruticosi) 5 A C A A<br />

Vegetazione annua<br />

delle linee di<br />

deposito marine 2 B C B B<br />

98


Erpetofauna<br />

Ittiofauna<br />

Avifauna<br />

AGENDA 21<br />

LOCALE DEL<br />

COMUNE DI<br />

MANFREDONIA:<br />

RAPPORTO<br />

SULLO STATO<br />

DELL’AMBIENTE<br />

Mammalofauna<br />

Ululone dal<br />

ventre giallo<br />

Nome Volgare<br />

Alborella<br />

Meridionale*<br />

Testuggine di<br />

Hermann*<br />

Cervone Falco<br />

Pecchiaiolo**<br />

Canovaccio**<br />

Albanella<br />

minore**<br />

Grillaio** Falco<br />

Pellegrino**<br />

Lanario** Gufo<br />

reale**<br />

Bombina pachypus<br />

Nome<br />

Scientifico<br />

Albumus albidus<br />

Specie inclusa nella lista degli Anfibi europei in<br />

pericolo. Nella lista rossa nazionale è inserita<br />

come specie a “più basso rischio”. Status di<br />

conservazione Definita specie a “più basso<br />

rischio” dalla lista rossa italiana<br />

Testudo hermanni E’ inclusa nella Lista Rossa dei Rettili europei in<br />

pericolo e nella Lista dei Rettili italiani in pericolo.<br />

E’ considerata, a livello nazionale,in pericolo.<br />

Elaphe<br />

quatuorlineata<br />

Pernis apivorus<br />

Neophron<br />

percnopterus<br />

Circus pygargus<br />

nidificante. Falco<br />

naumanni<br />

“Nidificante<br />

estinto” Falco<br />

peregrinus<br />

Nidificante Falco<br />

biarmicus<br />

Nidificante Bubo<br />

bubo Possibile<br />

nidificante<br />

Inserita nella Lista dei Rettili europei in pericolo e<br />

nella Lista dei Rettili italiani in pericolo: Nel libro<br />

rosso degli animali d’Italia è considerata nella<br />

categoria a “più basso rischio”. Specie non<br />

nidificante nel SIC. Non si rilevano particolari<br />

minacce Specie nidificante. Specie minacciata.<br />

Migratore regolare e, probabilmente, estinto<br />

come<br />

Gallina<br />

Prataiola**<br />

Tetrax tetrax Indicata come SPEC26 2<br />

Occhione** Burhinus<br />

Considerata tra le specie in pericolo dalla lista<br />

oedicnemus rossa nazionale<br />

Succiacapre** Caprimulgus Considerata specie a basso rischio dalla lista<br />

europaeus rossa nazionale27<br />

Calandra** Melanocorypha Considerata specie a basso rischio dalla lista<br />

calandra<br />

rossa nazionale<br />

Calandrella** Calandrella Non è presente nella lista rossa nazionale Non<br />

Tottavilla** brachydactyla<br />

Lullula arborea<br />

è presente nella lista rossa nazionale<br />

Averla<br />

Lanius minor Considerata specie in pericolo dalla nuova<br />

Cenerina**<br />

Calandro**<br />

Anthus campestris lista rossa nazionale4<br />

Ferro di cavallo Rhinolophus Vulnerabile28<br />

maggiore* ferrumequinum<br />

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Ferro di cavallo<br />

minore*<br />

Ferro di cavallo<br />

mediterraneo*<br />

Rhinolophus<br />

hipposideros<br />

Rhinolophus<br />

euryale<br />

In pericolo<br />

Vulnerabile<br />

SPEC (Species of European Conservation Concern) indica le specie che necessitano di misure di<br />

conservazione. Il significato dei valori riportati in tabella può essere così sintetizzato: 2 = specie le cui<br />

popolazioni sono concentrate in Europa e, in questo continente, hanno uno status di conservazione non<br />

favorevole, 3 = specie le cui popolazioni complessive non sono concentrate in Europa e complessivamente<br />

hanno uno status di conservazione non favorevole, 4 = specie le cui popolazioni sono concentrate in Europa e,<br />

in questo continente, hanno uno status di conservazione favorevole.<br />

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100


I dati di riferimento<br />

per la valutazione degli impatti<br />

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Seconda parte<br />

101


Inquadramento di dettaglio del sito: dati geografici e topografici<br />

Di seguito si riportano le coordinate geografiche di identificazione utilizzate per l’individuazione dell’area<br />

interessata dalla progettazione, la mappa in scala 1:25.000/50.000 <strong>della</strong> particella interessata. (Per ulteriori<br />

dettagli rif. tavola di progetto)<br />

Coordinate geografiche identificative del sito - (GB 2 - Italy)<br />

Tutte le valutazioni di merito, sia in termini di potenza generabile che di valutazione dell’impatto possibile,<br />

non possono prescindere dalla ricostruzione cartografica di dettaglio di alcuni elementi topografici; primi fra<br />

tutti la ricostruzione dell’andamento altimetrico in scala appropriata, l’analisi <strong>della</strong> rugosità topografica, la<br />

presenza di eventuali ostacoli rispetto al flusso del vento, l’orografia delle aree circostanti nella distanza di<br />

valutazione congrua (funzione <strong>della</strong> rosa dei venti e delle frequenze/intensità registrate in fase di acquisizione<br />

dati meteo).<br />

Le precedenti considerazioni hanno trovato attuazione nel rilievo topografico di dettaglio e ricostruzione<br />

del profilo altimetrico riportato nella tavola di progetto denominata “Altimetria”.<br />

La ricostruzione tridimensionale dell’area interessata dal parco eolico stata eseguita ai fini<br />

geomorfologico e topografici, essendo le quote presenti variabili tra i 26 ed i 16 m s.l.m. .<br />

Da un punto di vista morfologico, è evidente come non si tratti di crinali così come identificati dalla BDT e<br />

valutati come in eleggibili per il regolamento Regionale n. 16.<br />

Per tutto quanto attiene alle valutazioni inerenti gli aspetti geomorfologici e geomeccanici si rimanda alla<br />

elaborata <strong>Relazione</strong> Geologica.<br />

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102


La metodologia di analisi degli impatti attesi<br />

L’approccio metodologico di lavoro per la valutazione, verifica e determinazione degli impatti attesi è<br />

basato sulle indicazioni previste dalla normativa DIN ISO 9613-2, general e sulle normative regionali vigenti.<br />

L’intera elaborazione degli impatti attesi è stata affrontata con il seguente step operativo:<br />

a) acquisizione delle normative vigenti in materia;<br />

b) valutazione <strong>della</strong> conformità del progetto in materia di pianificazione territoriale ed<br />

urbanistica;<br />

c) valutazione dettagliata <strong>della</strong> conformità del progetto alla normativa in materia ambientale e<br />

paesaggistica;<br />

d) costruzione dei riferimenti geografici di dettaglio in scala<br />

e)<br />

1:5.000/10.000/25.000/50.000/100.000);<br />

inserimento degli aerogeneratori previsti;<br />

f) valutazione dei parametri tecnici degli aerogeneratori (WTGs) in funzione delle elaborazioni<br />

degli impatti (Livelli di rumorosità, dimensioni strutture,<br />

g) determinazione dei parametri influenzanti le varie componenti;<br />

h) determinazione delle caratteristiche di rugosità del terreno e dei parametri di valutazione<br />

<strong>della</strong> classe di appartenenza;<br />

i) definizione delle aree sensibili e <strong>della</strong> dimensione areale dell’investigazione (TIN);<br />

j) collocazione delle componenti necessarie alla valutazione (Aree sensibili, shadow receptor,<br />

noise sensitive area, line object, obstacle, visual elements, area data, …);<br />

k) elaborazione del calcolo per la determinazione del “valore” di impatto atteso, per ogni<br />

singola valutazione d’impatto ambientale (rumore, shadow, impatto visuale, ….)<br />

l) variazioni al progetto finalizzate all’adeguamento degli impatti.<br />

In realtà, l’ultimo punto indicato non si è reso necessario essendo tutte le valutazioni determinate<br />

risultate conformi ai limiti indicati dalle normative vigenti.<br />

I dati tecnici di progetto<br />

Nel presente capitolo, si riportano tutti i dati di progetto utilizzati per la valutazione degli impatti attesi.<br />

Sulla base cartografica al 25.000 ufficiale dell’IGM si è riportata l’area interessata (Rif. Tavola di progetto<br />

n. 1). Si è poi provveduto alla collocazione, su base cartografica degli aerogeneratori scelti. La scelta <strong>della</strong><br />

collocazione tiene conto dei parametri elaborati del vento (condizioni climatiche in genere) e delle prestazioni<br />

tecniche in termini di efficienza degli stessi.<br />

Il modello di aerogeneratore prescelto è stato il 3.0 MW <strong>della</strong> WWD, caratterizzato dai seguenti parametri<br />

tecnici di riferimento. In funzione dell’evoluzione tecnologica si potrà adeguare il modello riportato.<br />

S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

103


S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

104


Di seguito si riportano i dati di dettaglio del layout di progetto alla base di tutte le determinazioni<br />

ambientali calcolate.<br />

Elementi base per la valutazione degli impatti calcolati:<br />

1. Dati di progetto;<br />

2. Ubicazione aerogeneratori;<br />

3. WTG distances;<br />

4. Ubicazione noie sensitive area<br />

5. Ubicazione receptor (effetto Shadow)<br />

6. Layout complessivo degli elementi di progetto.<br />

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110


S.G.T.& A. – Geol. F. Ferrante AEnergy S.r.l. Cod. - R_MF_RIA<br />

111


Si è poi provveduto all’inserimento, sempre su base cartografica in varie scale, delle “Noise sensitive area”.<br />

Tali aree sono da intendersi come le aree sensibili che potenzialmente potrebbero essere interessate da<br />

fenomeni di disturbo sonoro in fase di operatività del campo eolico.<br />

In tal senso, si precisano i riferimenti progettuali prescelti:<br />

a) le aree sottoposte a verifica dell’impatto sonoro sono state n. 8, indicate come - Noise area<br />

A,B,C,D,E,F,G ed H - la scelta delle Noise sensitive area rispetto alle quali valutare<br />

l’eventuale propagazione dei livelli sonori ha tenuto conto <strong>della</strong> presenza di masserie rurali<br />

nelle vicinanze del parco;<br />

b) sono quindi state individuate le principali masserie interessate da frequenza di presenza dei<br />

lavoratori;<br />

c) rispetto a queste è stato definito un perimetro d’area ed una ulteriore fascia di rispetto, pari a<br />

264 m (3D) di buffer, intorno al perimetro individuato – la fascia di rispetto è un ulteriore<br />

elemento restrittivo di garanzia ambientale che si è voluto inserire nei calcoli di progetto;<br />

d) le aree sono state individuate anche in funzione delle caratteristiche del vento (intensità e<br />

direzione);<br />

e) i valori determinati, oltre ad essere riferiti all’analisi worst case, sono determinati a 200 m di<br />

distanza dal centro sensibile.<br />

Di seguito viene riportata la mappa delle “Noise Sensitive Area” utilizzate nel progetto.<br />

Le specifiche di calcolo dell’impatto acustico e le conclusioni riscontrate sono riportate nel paragrafo<br />

specifico di valutazione dell’impatto sonoro.<br />

Nello specifico:<br />

1. Risultati principali per ogni noise area inserita;<br />

2. Risultati di dettaglio per ogni noise area inserita (Adiv-Aatm-Agr-Abar-Amisc-A-Cmet)<br />

3. Mappa <strong>della</strong> diffusione del rumore (Scala 1:25.000) (Rif. Tav. n. 10 – Scala 1:10.000).<br />

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I dati di progetto utilizzati per il calcolo dell’impatto dovuto allo Shadow flickering hanno visto<br />

l’individuazione e collocazione di n. 8 recettori shadow indicati rispettivamente Receptor SH A,B,C,D,E,F,G ed H<br />

e collocati con orientazione determinata dai parametri di progetto (centro del sito – piano di rotazione delle pale<br />

degli aerogeneratori) alle rispettive quote di elevazione in metri sul livello del mare (slm).<br />

Il fenomeno di Shadow (flickering) è legato alla rotazione apparente del sole rispetto al piano di rotazione<br />

delle pale.<br />

E’ un fenomeno che verrà descritto nel relativo paragrafo di valutazione; quello che ci preme sottolineare<br />

in questo paragrafo è che, non esistono riferimenti normativi in merito a tale impatto.<br />

La valutazione dell’impatto, dopo aver eseguito i relativi calcoli, indica la probabilità che una certa area<br />

territoriale sia interessata dal fenomeno, in termini di h (ore)/anno, giorni/anno e max h/giorno.<br />

In tale assenza di riferimenti normativi, si è deciso di confrontare il valore atteso e calcolato, con quanto<br />

indicato dalla normativa tedesca.<br />

I risultati <strong>della</strong> valutazione attesa sono presentati nel relativo paragrafo; di seguito si riporta la mappa dei<br />

dati di progetto relativi ai recettori utilizzati.<br />

Nello specifico:<br />

1. Risultati generali (Shadow impact)<br />

2. Calendario (risultati specifici per area e per ricettore)<br />

3. Calendario grafico i sintesi degli impatti attesi<br />

4. Mappa dei Minuti massimi attesi al giorno<br />

5. Mappa delle Ore attese per anno<br />

6. Mappa dei giorni attesi per anno<br />

Si precisa che tutte le determinazioni sono state valutate in condizioni limite (worst case calculation) al<br />

fine di valutare le condizioni peggiori possibili a tutela delle valutazioni eseguite.<br />

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Ai fini <strong>della</strong> valutazione sull’impatto paesaggistico si è utilizzato il Metodo Z.V.I. (Zone visual interference).<br />

Il calcolo ha consentito di valutare la visibilità delle WTG da qualunque angolo del paesaggio. E’ stata<br />

inoltre calcolata la dimensione delle superfici da cui è visibile un diverso numero di WTG.<br />

Modello di calcolo<br />

Il calcolo è basato su un modello digitale <strong>della</strong> quota generato dalle curve altimetriche digitali. Sono<br />

inclusi anche ostacoli ed aree con una certa altezza (e.g. foreste, siepi, etc.). Per prima cosa, ciascun punto di<br />

calcolo emette un raggio verso ciascuna WTG.<br />

Con l’analisi seguente, si verifica se il raggio colpisce una collina, un’area di altezza definita od un<br />

ostacolo, e conta quanti raggi in tutto raggiungono la WTG di destinazione.<br />

Il modello di calcolo tiene conto <strong>della</strong> curvatura <strong>della</strong> terra.<br />

Nel calcolo si sono utilizzati l’altezza del mozzo ed il diametro del rotore (H + ½ D).<br />

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Terza parte<br />

La valutazione<br />

degli impatti attesi<br />

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Impatto acustico<br />

Nel presente paragrafo si descriveranno le metodologie, le tecniche di previsione ed i procedimenti di<br />

calcolo e di verifica, relativamente alla determinazione dell’impatto acustico generato dal campo eolico in<br />

questione.<br />

I riferimenti normativi che sono stati considerati sono:<br />

1. DPCM 14.11.97<br />

2. L.R. n.3/2002<br />

3. Per le indicazioni cartografiche sono state considerate le caratterizzazioni graficocromatiche<br />

derivate dalla UNI 9884<br />

In base alla suddetta L.R., l’analisi del livello di rumorosità fa riferimento ai valori limite del livello<br />

equivalente di pressione sonora ponderato in scala "A", LeqA[dB] - parametro definito dall'allegato “A” del<br />

decreto del Ministro dell’<strong>Ambiente</strong> 16 marzo 1998 - identificando, per ogni “Classe di destinazione d’uso del<br />

territorio” i limiti del livello equivalente di pressione sonora ponderato, riferiti al periodo diurno, dalle ore 6.00<br />

alle ore 22.00, e notturno, dalle ore 22.00 alle ore 6.00.<br />

Di seguito sono indicati i valori limite indicati dalla normativa.<br />

Classi di destinazione<br />

LeqA[dB]<br />

LeqA[dB]<br />

d'uso del territorio<br />

Periodo diurno Periodo notturno<br />

I. aree particolarmente protette 50 40<br />

II. aree prevalentemente residenziali 55 45<br />

III. aree di tipo misto 60 50<br />

IV. aree di intensa attività umana 65 55<br />

V. aree prevalentemente industriali 70 60<br />

VI. aree esclusivamente industriali 70 70<br />

La classe di destinazione d’uso del territorio che è stata considerata nel presente lavoro è la Classe III -<br />

aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.<br />

In riferimento a tale classe la normativa del DPCM riporta valori limite per i periodi diurni e notturni<br />

inferiori di 5 dB.<br />

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DPCM 14.11.97 diurno (06.00-22.00) notturno (22.00-06.00)<br />

limiti 55 Leq (dB) 45 Leq (dB)<br />

assoluti 60 Leq (dB) 50 Leq (dB)<br />

di qualità 57 Leq (dB) 47 Leq (dB)<br />

L.R. n.3/2002 diurno (06.00-22.00) notturno (22.00-06.00)<br />

60 Leq (dB) 50 Leq (dB)<br />

Ad oggi esistono 5 metodi di calcolo del livello sonoro causato dal funzionamento di un parco eolico. Tutti<br />

i metodi hanno delle peculiarità e delle contestualizzazioni di natura tecnica, ambientale e territoriale ben<br />

definite dalle quali non si può prescindere per una attenta valutazione del metodo da adottare.<br />

Nel caso in questione, il metodo di calcolo che si è ritenuto più idoneo viste le condizioni al contorno fa<br />

riferimento alla normativa - DIN ISO 9613-2 general – “Attenuation of sound durino propagation outdoors, Part<br />

2. – A general method of calculation” – metodo <strong>della</strong> divisione in otto bande di frequenza.<br />

In tale riferimento operativo, il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderata "A" relativo al<br />

tempo a lungo termine può essere riferito al valore medio su tutto il periodo, con riferimento al livello continuo<br />

equivalente di pressione sonora ponderata "A" relativo a tutto il tempo TL, espresso dalla relazione:<br />

essendo N i tempi di riferimento considerati; nel nostro calcolo si tiene conto <strong>della</strong> suddivisione nelle<br />

otto bande di frequenza previste dalla ISO (63 – 125 – 250 – 500 – 1000 – 2000 – 4000 – 8000 Hz).<br />

La procedura di calcolo si è così applicata:<br />

1. sono stati posizionati su base cartografica digitale i 13 aerogeneratori;<br />

2. sono stati immessi i valori testati di rumorosità per ogni aerogeneratore suddivisi per banda di<br />

frequenza (le specifiche tecniche dei livelli di rumorosità sono state certificate recepite da<br />

documentazione tecnica WWD [Lwa ref = 103,8 dB(A)]);<br />

3. i valori inseriti sono stati calcolati per diverse classi di velocità del vento;<br />

4. sono state individuate le aree sensibili rispetto alle quali valutare l’eventuale incidenza e la<br />

significatività dell’incidenza (val. medio di riferimento 60-50 dB);<br />

5. il calcolo è stato eseguito per verifica deli livelli max di incremento di 45 dB [50-5] a 200m di<br />

distanza dal centro del punto sensibile;<br />

6. si sono eseguiti i calcoli in condizioni medie operative superiori a quanto effettivamente ci si<br />

attende (sono stati usati valori medi del vento a 10 m di altezza pari a 8 m/s di molto<br />

superiori alla stima dei dati ricavati con misurazioni reali condotte nella zona a 10 m<br />

di altezza) il tutto, a favore delle valutazioni di qualità.<br />

Nelle rappresentazioni che seguono, si riportano graficamente e numericamente i risultati del calcolo<br />

eseguito.<br />

I risultati delle elaborazioni (rif. Tav. Tecnica Allegata n. 2) dimostrano che:<br />

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1. rispetto alle 8 aree sensibili indicate i livelli sonori rientrano nei valori di riferimento impostati nel calcolo<br />

pari a 45 dB per la normativa - e precisamente:<br />

con i seguenti incrementi calcolati nelle aree rientranti nel buffer di 1 Km;<br />

2. anche all’interno del campo eolico, il livello di rumorosità si mantiene entro il limite di 55 dB a poche<br />

centinaia di metri dalle torri;<br />

3. l’onda di propagazione sonora si estingue entro il valore massimo di 2,5 Km;<br />

4. tutti i calcoli sono stati eseguiti con vm del vento pari a 8 m/s a 10 m di altezza; valore ben<br />

superiore a quanto determinato da misurazioni locali annuali.<br />

Quanto riportato dimostra la non significatività dell’impatto acustico, nelle condizioni ambientali indicate<br />

(cautelative rispetto alla realtà) e nel contesto ambientale considerato.<br />

Si valuti inoltre che, le aree sensibili indicate rappresentano una forzatura voluta; l’attività all’interno<br />

delle aree indicate è imputabile a periodica presenza di operatori agricoli e saltuaria presenza stagionale dei<br />

proprietari.<br />

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Impatto dovuto al fenomeno “Shadow”<br />

Questo particolare genere d’impatto è sostanzialmente dovuto al fatto che, il rotore e le pale, nel loro<br />

movimento di rotazione attorno all’asse, in funzione dell’altezza del sole sull’orizzonte determinano un’ombra<br />

nelle località prossime al campo che potremmo definire anomala; infatti è noto il fenomeno di “flickering” ,<br />

dovuto al fatto che l’ombra, quando il sole attraversa il<br />

piano di rotazione delle pale effettua una vera e<br />

propria “frustata” sia in termini di velocità che di<br />

allungamento sulla superficie terrestre.<br />

Tale fenomeno, è funzione dell’altezza delle torri,<br />

del diametro delle pale, <strong>della</strong> sezione geometrica <strong>della</strong> torre, dell’altezza del sole e delle relative variazioni<br />

stagionali, <strong>della</strong> presenza o meno di ostacoli orografici, <strong>della</strong> orientazione rispetto al vento del rotore. Nei paesi<br />

del nord europa, laddove i campi eolici sono in prossimità di uffici ed industrie il fenomeno è tenuto in debita<br />

considerazione.<br />

Precisiamo che non esistono riferimenti normativi vigenti in merito al fenomeno. La sola indicazione che<br />

viene assunta a livello operativo è che l’effetto shadow “… è augurabile si mantenga al di sotto delle 30<br />

ore/anno in presenza di attività lavorative statiche, tipo ufficio, interessate direttamente da impatto” (sentenza<br />

tedesca).<br />

Nel nostro caso, come si evince dagli elaborati riportati di seguito, il fenomeno ha dato esito superiore<br />

alle 30h/anno per le aree A, C, E, F e G, ma in contesto di aree agricole.<br />

Si ritiene quindi un impatto atteso praticamente non significativo, visto soprattutto la tipologia di utilizzo<br />

dell’area da parte di lavoratori agricoli in contesti seminativi;<br />

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Impatto paesaggistico<br />

Per una valutazione paesaggistica significativa, bisogna introdurre gli elementi geomorfologici,<br />

morfologici, colorimetrici e di visibilità presenti sullo scenario dell’area territoriale interessata.<br />

Analisi <strong>della</strong> visibilità rispetto alle direttrici principali di viabilità<br />

Data la morfologia dell’area, gli aerogeneratori saranno visibili dalle principali vie di comunicazione<br />

riportate. L’analisi territoriale di dettaglio è stata condotta anche con il criterio di verificare l’incidenza delle<br />

opere accessorie e/o di servizio degli impianti inseribili. In tal senso, la valutazione delle principali linee<br />

infrastrutturali di trasporto e di collegamento, unita alla valutazione <strong>della</strong> rete interpoderale presente, ha<br />

consentito di valutare come minimi gli effetti, previsti allo stato attuale, dalle opere infrastrutturali di<br />

collegamento necessarie. Tale conclusione deriva dall’osservazione <strong>della</strong> già buona rete infrastrutturale<br />

presente che si è sviluppata secondo direttrici parallele e trasversali rispetto agli elementi naturali e geografici<br />

presenti nel territorio (Confini amministrativi e corsi d’acqua). L’analisi delle potenzialità di utilizzo delle<br />

infrastrutture stradali presenti nell’aree eleggibili, possono essere così riassunte:<br />

Strade principali di accesso per i trasporti: la rete stradale comunale e provinciale presente nelle<br />

aree del centro ed a sud del territorio comunale, costituisce un sistema reticolare che ben si presta alle<br />

necessità di trasporto e di accessibilità per il settore eolico. Esistono sviluppi stradali in direzione NE/SW (a<br />

titolarità provinciale e statale) ben raccordate con sviluppi stradali trasversali a costituire una maglia<br />

rettangolare che occupa l’intera area di progetto. A tali linee di sviluppo stradale s’intersecano le linee a<br />

sviluppo N-NW/S-SE che completano il reticolo a maglie rettangolari. La spaziatura orizzontale tra le linee N/S<br />

oscilla dai 500 ai 650 m di distanza, consentendo, nel rispetto delle fasce di tutela previste, una progettazione<br />

di parchi eolici che non prevederà la realizzazione di principali strade di accesso ai siti.<br />

Strade secondarie di accesso per i trasporti: Tale valutazione si riconduce alla verificata esistenza di<br />

strade di accesso interpoderali che si sviluppano parallelamente alle principali vie d’accesso stradale indicate in<br />

precedenza, Il livello di fruibilità di tali accessi interpoderali richiederà sostanzialmente il solo adeguamento dei<br />

raggi di curvatura, rendendo minima, se non inesistente, la necessità di realizzare nuove strade di accesso<br />

interpoderali sul territorio. La stima complessiva <strong>della</strong> realizzazione di nuove strade è di circa 2.350 m.<br />

L’adeguamento interesserà una stima complessiva di circa 2.650 m.<br />

Strade di accesso in fase di esercizio: la rete viaria interpoderale, compatibilmente con l’ubicazione<br />

degli aerogeneratori che dovrà tenere in debito conto la definizione <strong>della</strong> rete viaria già esistente – come<br />

previsto dalle norme regionali - consente una buona gestione del raccordo tra pista di accesso agli<br />

aerogeneratori e vie interpoderali già presenti.<br />

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Analisi <strong>della</strong> visibilità in relazione agli scenari paesaggistici<br />

L’analisi colorimetrica dello scenario paesaggistico deve essere valutata in funzione <strong>della</strong> variabilità del<br />

colore di fondo legato alla stagione, alle condizioni meteo, alle diverse condizioni di illuminazione giornaliera ed<br />

alla coltivazione posta in essere.<br />

La quasi totalità delle coltivazioni nella zona è colture a pieno campo con cicli; la colorazione di fondo<br />

varia quindi dal verde bruno al giallo chiaro. In relazione alla colorazione degli aerogeneratori, studiata e<br />

realizzata per la mitigazione <strong>della</strong> visibilità con lo sfondo del cielo, il maggior contrasto con il fondo del terreno<br />

lo si ha nel periodo di germinazione del grano (verde scuro/chiaro) e dell’aratura (marrone scuro). Nel periodo<br />

di maturazione del grano (giallo chiaro), la visibilità dovuta al contrasto con il colore di fondo dei terreni,<br />

diminuisce. In relazione alle condizioni meteo ed all’esposizione topografica dell’impianto, la visibilità<br />

dell’impianto aumenta nelle ore pomeridiane per visuali da nord; mentre avviene il contrario per visuali da sud<br />

dell’impianto.<br />

L’apporto dello scenario del cielo è fondamentale: condizioni di nuvolosità con gradazioni di colore dal<br />

grigio chiaro al grigio scuro mitigano notevolmente la visibilità. Per contro, condizioni di cielo limpido rendono<br />

minima la mitigazione.<br />

I dati riportati sono stati definiti in seguito alla preliminare valutazione del valore di "emergenza visiva", al<br />

fine di impiegare, tale indicazione, come ulteriore parametro e criterio di progetto nell’ubicazione degli<br />

aerogeneratori; tale preliminare studio, è stato condotto realizzando un giro d'orizzonte eseguito<br />

fotograficamente in 3D (rif. Tav. Tecniche Allegate) nelle diverse condizioni riportate e nelle diverse ore <strong>della</strong><br />

giornata (intervalli di 3h).<br />

E’ da osservare inoltre che, l’impatto visivo ha la caratteristica di reversibilità e l’aspetto estetico degli<br />

aerogeneratori non è, a nostro avviso, da considerare negativo poiché essi sono stati progettati secondo un<br />

design di grande attenzione per l’impatto visivo. Riteniamo che, al contrario, essi possano andare a determinare<br />

un motivo di piacevole variazione e quindi di arricchimento del paesaggio brullo e povero del Tavoliere e delle<br />

propaggini del pianoro. Comprendiamo tuttavia che questo aspetto del problema possa rientrare in una<br />

dimensione di opinabilità per cui rimangono valide le considerazioni precedentemente espresse rispetto alla<br />

significatività paesaggistica dell’area ed alle variazioni indotte.<br />

Analisi <strong>della</strong> visibilità in relazione all’effetto “motion smear”<br />

Per quanto detto, risulta evidente che l’attuazione <strong>della</strong> prescrizione di colorare una pala di colore nero, ai<br />

fini <strong>della</strong> mitigazione dell’effetto “motion smear” (l’effetto “motion smear” com’è noto, è dovuto al fatto che<br />

corpi che si muovono a velocità angolari molto alte producono immagini che rimangono impresse<br />

costantemente nella retina degli uccelli, dando l’idea di corpi statici e fissi: tale “idea” è tanto più significativa<br />

quanto più alta è la velocità angolare di rotazione), contrasta sia con il dato che nelle moderne macchine le<br />

velocità angolari di rotazione sono state ulteriormente diminuite grazie a diversi sistemi compensativi,<br />

determinando una ulteriore limitazione dell’effetto indotto, sia e soprattutto, con la mitigazione <strong>della</strong> visibilità<br />

dell’aerogeneratore, in quanto aumenta notevolmente la visibilità del rotore rendendo vani i benefici <strong>della</strong><br />

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mitigazione paesaggistica derivanti dall’adozione di vernici non riflettenti in tonalità di colore dal grigio chiaro al<br />

bianco.<br />

Inoltre, la consultazione specifica condotta con i tecnici dell’azienda che fornirà gli aerogeneratori (WWD)<br />

ha evidenziato che, la colorazione nera <strong>della</strong> pala comporterebbe l’adozione di particolari soluzioni chimiche con<br />

elementi di carbonio che determinano seri problemi di stabilità e tutela rispetto a fenomeni elettrici indotti da<br />

fulmini e situazioni correlate di gestione delle correnti statiche. In conclusione, dal punto di vista dell’analisi<br />

paesaggistica, la soluzione prescritta di colorare una pala di nero, non sembra avere il supporto<br />

dell’opportunità, anche per quanto riportato nel paragrafo dell’impatto sulla flora e fauna.<br />

Impatto su flora, fauna ed ecosistemi<br />

Impatti ecosistemi<br />

Breve descrizione dei principali fattori di criticità delle zone umide con particolare riferimento all’area<br />

oggetto di studio:<br />

Bonifica delle zone umide di grande estensione<br />

Le grandi bonifiche sono alla base di grossi sconvolgimenti dell’assetto del territorio. Tali imponenti opere<br />

idrauliche nella provincia di Foggia sono state generate sia dalla necessità di trovare nuove terre che dalla lotta<br />

alla malaria e, più recentemente, dalla richiesta di nuovi spazi edificabili e relativi a nuove infrastrutture per la<br />

comunicazione. Nonostante le zone umide siano state universalmente riconosciute quali ecosistemi di grande<br />

valore per il mantenimento <strong>della</strong> biodiversità (come comprovato dalle numerose leggi, trattati, convenzioni e<br />

direttive internazionali), la lenta bonifica delle aree umide non è stata fermata.<br />

Alterazione degli ambienti fluviali naturali<br />

Una causa di rilievo per la scomparsa delle zone umide è la progressiva alterazione degli ambienti fluviali.<br />

Con questo temine si intende definire tutti quegli ambienti che tipizzano il corso d’acqua e le aree di transizione<br />

fra questo e l’ambiente terrestre.<br />

Le cause principali di alterazione degli habitat fluviali in Provincia di Foggia sono da addebitarsi a:<br />

rettifiche dei tracciati;<br />

periodiche spianature dell’alveo;<br />

realizzazione di interventi di difesa degli argini;<br />

cementificazione del letto dei corsi d’acqua;<br />

escavazione e dragaggio;<br />

realizzazione di briglie;<br />

prelievo abusivo dell’acqua;<br />

scarichi illegali di sostanze inquinanti;<br />

coltivazione abusiva delle sponde e delle zone di espansione naturale;<br />

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disboscamento delle sponde.<br />

Tra gli effetti maggiori prodotti da queste modificazioni si segnalano:<br />

il decremento <strong>della</strong> ricarica delle zone umide;<br />

il decremento <strong>della</strong> ricarica delle falde;<br />

l’incremento dell’erosione e <strong>della</strong> sedimentazione;<br />

l’elevato livello d’inquinanti nelle acque per la riduzione del potere di autodepurazione;<br />

le variazioni dei livelli e dei picchi di piena;<br />

il dissesto idrogeologico.<br />

Agricoltura intensiva e trasformazione d’uso dei suoli agricoli<br />

I cambiamenti strutturali che ha subito il comparto agricolo in Italia e nello specifico in <strong>Capitanata</strong> sono<br />

stati notevoli e comunque tutti tesi a rendere il processo produttivo agricolo sempre più meccanizzato e simile a<br />

quello industriale. Tale filosofia ha comportato la necessità di semplificare il più possibile i sistemi e aumentare<br />

le rese delle singole culture altamente selezionate.<br />

Tutto questo ha causato la bonifica di oltre 40.000 ha negli ultimi 50 anni.<br />

Attività di pesca e caccia<br />

L’esercizio dell’attività venatoria rappresenta uno dei principali fattori di malgoverno delle zone umide<br />

<strong>della</strong> Provincia di Foggia. Infatti, oltre alla mortalità diretta, notevole è anche la mortalità indiretta dovuta al<br />

disturbo legato allo sparo che fa sì che gli animali non riescano a foraggiarsi in maniera efficace per riuscire a<br />

compiere tutto il tragitto migratorio.<br />

Altro problema legato alla caccia è l’accumulo di pallini di piombo sul fondo delle zone umide con<br />

potenziali pericoli di sindromi da avvelenamento da piombo in molte specie acquatiche. Per la pesca invece è da<br />

segnalare il disturbo causato dalla frequentazione dei pescatori, nonché dall’utilizzo di ami, nasse, reti che<br />

spesso possono intrappolare e causare la morte di molte specie appartenenti a diversi taxa.<br />

Compromissione del reticolo idrografico minore<br />

Spesso questa rete di canali e fossi, che una volta aveva un significato in relazione alle vecchie pratiche di<br />

conduzione dei fondi agricoli, viene abbandonata rischiando l’interramento o modificata con cementificazione,<br />

(es. cutini), per ridurre i costi di manutenzione, oppure vengono completamente captate come molte sorgenti.<br />

Frammentazione degli habitat<br />

Le profonde modifiche del territorio provinciale sono causa di forti rarefazioni ed estinzioni locali di molte<br />

specie poiché le crescenti trasformazioni riducono, oltre alle dimensioni e qualità degli habitat residuali, il<br />

mosaico di aree idonee.<br />

Incendi<br />

La frequenza del fenomeno degli incendi rappresenta una grave piaga del territorio. In parte esso è tipico<br />

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delle prolungate siccità che caratterizzano l’ambiente mediterraneo mentre le attività antropiche lo hanno<br />

accentuato a dismisura dandogli dei connotati sociali. I danni causati da incendi possono causare gravi<br />

conseguenze sulle popolazioni animali,in particolare nel periodo riproduttivo, e su quelle vegetali.<br />

Introduzione di specie aliene<br />

L’introduzione involontaria e volontaria di specie vegetali e animali non autoctone è una pratica molto<br />

diffusa. Fra le introduzioni volontarie possono essere distinti casi mirati ad aumentare le possibilità di pesca o di<br />

caccia nel territorio, oppure al “controllo” di specie ritenute nocive. In generale si può ritenere che la maggior<br />

parte delle immissioni sono altamente dannose per le biocenosi, in quanto possono causare alterazioni delle<br />

catene trofiche, sovrapposizione di nicchie, ibridazione, tra le specie aliene e quelle autoctone.<br />

Uso di prodotti chimici nell’ambiente<br />

Le attività agricole costituiscono una delle più gravi e diffuse fonti di dispersione di agenti chimici che in<br />

molti casi sono tossici. Tali agenti possono agire in modo diretto e indiretto. Nel primo caso si tratta degli effetti<br />

letali o subletali prodotti direttamente dalle sostanze sulle specie; nel secondo caso trattasi delle conseguenze<br />

che tali composti hanno sulla piramide alimentare.<br />

Linee elettriche<br />

Le linee elettriche rappresentano un pericolo per l’avifauna ed in particolare per le specie di maggiori<br />

dimensioni. Le interazioni negative tra linee elettriche e avifauna possono essere riassunte in due punti<br />

principali: collisione diretta tra uccelli in volo e linee (generalmente elettrodotti ad alta tensione) e folgorazione<br />

per chiusura del circuito, nel momento che l’animale stabilisce il contatto con i due conduttori e un armamento<br />

a terra (questo problema e normalmente legato ad elettrodotti di media tensione).<br />

Impatto sulla vegetazione ripariale<br />

Oggi la vegetazione ripariale e paludosa in tutt’Italia e in particolare nel nostro sito d’indagine, è molto<br />

ridotta, frammentata e spesso fortemente alterata. In particolare, la forte riduzione <strong>della</strong> superficie ricoperta<br />

dalla vegetazione ripariale, che compie importantissime funzioni di protezione idrogeologica, ha causato gravi<br />

squilibri ambientali, fra cui in principal modo l’accentuazione dei processi erosivi. Allo stato quasi naturale si<br />

sono mantenuti soltanto pochi lembi, che hanno permesso però di ricostruire la tipologia fitosociologica e che,<br />

pertanto, rappresentano modelli di riferimento di grande importanza sia teorica che applicativa. Ne risulta la<br />

necessità di conservare queste aree mediante l'istituzione di riserve naturali, importanti anche per la protezione<br />

<strong>della</strong> fauna acquatica.<br />

Gli effetti delle azioni antropiche prima elencate sulla vegetazione degli ambienti umidi possono essere<br />

ridotti ai seguenti:<br />

- morìa fisiologica <strong>della</strong> vegetazione a seguito dell'abbassamento <strong>della</strong> falda freatica;<br />

- frammentazione delle fasce vegetazionali in piccoli nuclei isolati, fino alla distruzione delle<br />

formazioni vegetali;<br />

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- degenerazione <strong>della</strong> composizione floristica delle associazioni vegetali per scomparsa di specie<br />

caratteristiche e penetrazione di specie ubiquiste, ruderali e nitrofile;<br />

- scomparsa <strong>della</strong> zonazione trasversale.<br />

Le paludi o zone umide, da tempo combattute dall’uomo in cerca di nuove terre coltivabili ed a causa<br />

<strong>della</strong> malaria, sono ambienti di notevole interesse naturalistico, tra i più produttivi, ad altissima biodiversità. Per<br />

questi motivi ed a causa <strong>della</strong> drastica riduzione subita negli ultimi sessant’anni a causa <strong>della</strong> bonifica, sono da<br />

tempo all’attenzione degli organismi di conservazione ed oggetto di convenzioni e trattati internazionali, oltre<br />

che di azioni di salvaguardia, ripristino e conservazione perché ancora fortemente minacciati.<br />

Fino a ieri sfruttate prevalentemente a scopo venatorio, le zone umide sono, per la provincia di Foggia,<br />

una delle maggiori emergenze naturalistiche a livello nazionale ed internazionale ed attraggono ogni anno<br />

moltissimi visitatori, appassionati naturalisti e studiosi dall’Italia e dall’estero.<br />

Questi ambienti, in gran parte posti nelle zone costiere in corrispondenza dell’ultimo tratto di fiumi e<br />

torrenti, sono caratterizzate dalla presenza di una ricca vegetazione igrofila e idrofila oltre che acquatica.<br />

La composizione floristica varia a seconda del grado di salinità mentre vi sono specie eurialine, che<br />

colonizzano sia le acque dolci che quelle salmastre. Tra le specie tipiche di questi ambienti troviamo: canna di<br />

palude Phragmites australis, lenticchia d’acqua Lemna sp., tifa Typha sp., giunco Juncus acutus, tamerice<br />

Tamarix africana, ecc.<br />

Impatti sui flussi migratori<br />

Le definizioni riportate di seguito sono tratte da “Gestione delle aree di collegamento ecologicofunzionale”<br />

APAT 2003.<br />

Core areas (Aree centrali; dette anche nuclei, gangli o nodi)<br />

Aree naturali di grande dimensione, di alto valore funzionale e qualitativo ai fini del mantenimento <strong>della</strong><br />

vitalità delle popolazioni target. Costituiscono l’ossatura <strong>della</strong> rete ecologica. Si tratta di aree con caratteristiche<br />

di “centralità”, tendenzialmente di grandi dimensioni, in grado di sostenere popolamenti ad elevata biodiversità<br />

e quantitativamente rilevanti, da ridurre cosi’ i rischi di estinzione per le popolazioni locali costituendo al<br />

contempo una importante sorgente di diffusione per individui mobili in grado di colonizzare (o ricolonizzare)<br />

nuovi habitat esterni; popolamenti con queste caratteristiche avranno anche maggiori probabilità di avere, al<br />

loro interno, forme di resistenza nei confronti di specie aliene potenzialmente capaci di sostituire quelle<br />

autoctone presenti.<br />

Sequenze di grandi o piccole core areas isolate, possono combinarsi per formare mosaici di siti basati<br />

sulla distribuzione di habitat rilevanti e/o di aree caratterizzate da un’elevata biodiversità o dalla presenza di<br />

specie rare.<br />

Corridoi ecologici<br />

Collegamenti lineari e diffusi fra core areas e fra esse e gli altri componenti <strong>della</strong> rete. La loro funzione è<br />

mantenere e favorire le dinamiche di dispersione delle popolazioni biologiche fra aree naturali, impedendo così<br />

le conseguenze negative dell’isolamento. Il concetto di “corridoio ecologico” esprime l’esigenza di limitare gli<br />

effetti negativi <strong>della</strong> frammentazione ecologica.<br />

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I corridoi ecologici possono essere definiti in vari modi; è chiaro comunque che un corridoio terrestre<br />

può essere molto diverso da uno in ambito marino.<br />

Gli uccelli che migrano attraversando le terre emerse o il mare, utilizzano anch’essi corridoi ecologici che<br />

sono però di più difficile identificazione. Possono costituire un esempio gli stretti passaggi dove i migratori si<br />

raggruppano per attraversare il mare (per es. lo Stretto di Gibilterra o i Dardanelli sul Bosforo). Per altre specie<br />

i passi tra catene montuose assumono il ruolo di corridoi, in particolare quando lungo la rotta migratoria sono<br />

presenti altre situazioni morfologiche e habitat quali valli ed aree sosta come lagune ed altri ambienti umidi: è il<br />

caso <strong>della</strong> gru (Grus grus) che nidifica nel Nord Europa e che sverna nel sud <strong>della</strong> Spagna attraversando i<br />

Pirenei.<br />

Stepping stones (“Pietre da guado”)<br />

Aree naturali minori poste lungo linee ideali di passaggio, che funzionino come punto di appoggio e<br />

rifugio per gli organismi mobili (analogamente a quanto fanno i sassi lungo una linea di guado di un corso<br />

d’acqua), purché la matrice posta tra un’area ed un’altra non abbia caratteristiche di barriera invalicabile.<br />

Le stepping stones possono essere considerate dei corridoi discontinui, costituiti da frammenti ambientali<br />

di habitat ottimale (o subottimale) per determinate specie, immersi in una matrice paesaggistica antropizzata.<br />

Utili al mantenimento <strong>della</strong> connettività per specie abili ad effettuare movimenti a medio/breve raggio<br />

attraverso ambienti non idonei. Tra queste specie si possono indicare:<br />

– specie che compiono movimenti regolari fra ambienti differenti per le loro necessità vitali (trofiche,<br />

riproduttive, ecc.);<br />

– specie relativamente mobili;<br />

– specie tolleranti a livelli medi di disturbo benchè non abili ad occupare zone permanentemente<br />

modificate dall’uomo.<br />

Per le specie che migrano su lunghe distanze le stepping stones sono rappresentate dalle aree di sosta o<br />

di rifornimento situate lungo la propria rotta. Dipendendo dalla dimensione e dalle abitudini alimentari delle<br />

specie migratrici, le stepping stones possono dover essere molto ravvicinate e non necessariamente di grandi<br />

dimensioni.<br />

Buffer zones (Zone cuscinetto)<br />

Settori territoriali limitrofi alle core areas. Hanno funzione protettiva nei confronti di queste ultime<br />

riguardo agli effetti deleteri <strong>della</strong> matrice antropica (effetto margine) sulle specie più sensibili. Situazioni critiche<br />

possono crearsi per le core areas in caso di contatto diretto con fattori significativi di pressione antropica; sono<br />

cosi’ da prevedere fasce esterne di protezione ove siano attenuate ad un livello sufficiente cause di impatto<br />

potenzialmente critiche. Nell’ambiente marino, il controllo di sorgenti puntuali di contaminazione svolto dalle<br />

buffer zones può essere significativo per la qualità delle acque.<br />

Restoration areas (Aree di restauro ambientale)<br />

Non necessariamente gli elementi precedenti del sistema di rete sono esistenti al momento del progetto.<br />

Si potranno quindi prevedere, attraverso interventi di rinaturazione, nuove unità para–naturali in grado di<br />

completare lacune strutturali in grado di compromettere la fuzionalità <strong>della</strong> rete. La possibilità di considerare<br />

tale categoria è di importanza decisiva nei territori ove i processi di artificializzazione e frammentazione abbiano<br />

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aggiunto livelli elevati. Un esempio può essere rappresentato dalla rinaturazione di aree umide costiere, alla<br />

rimobilizzazione di dune o al restauro di lagune salmastre.<br />

Le zone cuscinetto e le aree di restauro ambientale sono aree dove i processi chimico-fisici sono in grado<br />

di proteggere o di avere comunque un ruolo significativo nel mantenimento dell’integrità delle core areas. La<br />

protezione di queste ultime può richiedere infatti il controllo delle attività che avvengono al di fuori dei loro<br />

confini in zone dove i processi fisici (per esempio quelli sedimentari o geomorfologici) hanno un’influenza<br />

significativa sul loro stato di salute.<br />

Tipologie di corridoi ecologici in aree costiere e marine<br />

I corridoi vengono definti in base alla loro funzionalità e ciò implica che habitat lineari non collegati alle<br />

estremità non siano classificabili come corridoi. Per essere funzionale, un corridoio deve sempre collegare<br />

almeno un’area source ad un’area target.<br />

Si possono distinguere tre tipologie di corridoi:<br />

corridoi di migrazione: utilizzati con cadenza annuale per raggiungere i siti riproduttivi partendo<br />

dalle aree di svernamento;<br />

corridoio di commuting (spola): utilizzati giornalmente per raggiungere le aree di alimentazione;<br />

corridoio di dispersione: utilizzati generalmente da individui giovani alla ricerca di nuovi siti idonei<br />

alla propria sopravvivenza.<br />

Nel caso dei corridoi marini, la tipologia che fino ad ora ha ricevuto maggiore attenzione è quella dei<br />

corridoi di migrazione (tipo A).<br />

Facendo riferimento unicamente alle specie di vertebrati (le migrazioni degli invertebrati sono poco<br />

conosciute), si individuano tre importanti tipologie di corridoi per gli ambienti marini e costieri.<br />

Tipo 1. Specifici corridoi marini (subacquei) per specie in grado di migrare tra core areas in differenti<br />

regioni marine attraverso stretti e canali.<br />

Specie rappresentative: delfini e molti pesci tra cui tonno e pesce spada.<br />

Tipo 2. Specifici corridoi acquatico – costieri (subacquei) attraverso sezioni fluviali ed estuari, che<br />

consentono alle specie di migrare tra fiume e mare.<br />

Specie rappresentative: salmoni, anguille e spinarelli.<br />

Tipo 3. Corridoi costieri (sopra acquei): zone su ciascun lato <strong>della</strong> fascia costiera usate dalle specie<br />

che migrano sia sulla superficie terrestre sia su quella marina.<br />

Specie rappresentative: uccelli migratori quali rapaci, cicogne, gru, etc.<br />

Le valutazioni di merito indicate nel presente lavoro sono relative alla tipologia 3.<br />

Gli impianti eolici possono essere causa di possibili interazioni con la fauna e soprattutto con l'avifauna,<br />

sia quella di tipo stanziale che quella migratoria. Tuttavia, i recenti studi presentati nel convegno di Roma<br />

(2002), hanno dimostrato che, come dato maggiormente significativo dell’impatto in aree che non sono di<br />

stazionamento parziale o stanziale, risulta la frequenza delle collisioni degli uccelli con gli aerogeneratori. La<br />

valutazione di tale frequenza, laddove (caso in questione) non esistono strutture vallive con pendenze superiori<br />

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ai 25° aventi, nella direzione di sollevamento orografico del vento la pala eolica, è estremamente ridotta.<br />

Inoltre, la quota geostrofica di migrazione su un ambiente a orografia semplice come quella <strong>della</strong> piana<br />

alluvionale di Manfredonia è di circa 500-600 metri sul piano <strong>della</strong> campagna ed i flussi migratori, secondo gli<br />

zoologi e gli ornitologi, seguono tale quota; quindi, la distanza di sicurezza dalle turbine eoliche resta<br />

sufficientemente ampia, essendo le quote topografiche medie del sito in oggetto di circa 16 m.<br />

Inoltre, per lo scrivente, sono da valutare i seguenti aspetti relativamente all’impatto causato dalla<br />

prescrizione <strong>della</strong> colorazione di una pala nera (effetto “motion smear”); studi specifici [Mc Isaac (2000)] -<br />

hanno dimostrato che bande colorate, rispetto alla colorazione nera compatta, che attraversano la superficie<br />

delle pale, in senso trasversale, vengono avvertite dai rapaci a maggior distanza garantendo una maggiore<br />

possibilità di evitare l’ostacolo.<br />

Una buona segnalazione delle macchine, anche ai fini <strong>della</strong> individuazione visiva per i sorvoli a bassa<br />

quota, sarà realizzata con elementi di colorati utili alla prevenzione degli urti con i volatili. La disposizione per<br />

file e non casuale è anch’essa da ritenersi utile elemento di prevenzione contro eventuali impatti. L’eventuale<br />

impatto per elettrocuzione non sarà presente, essendo le linee progettate in apposito cavidotto interrato.<br />

Analisi impatto potenziale sugli ecosistemi<br />

L’inserimento del nuovo parco eolico non influisce in maniera negativa sulle varie tipologie di ecosistemi<br />

presenti nell’intero territorio comunale. Non rilevandosi all’interno dell’area d’intervento la presenza di<br />

ecosistemi di particolare valore sul piano scientifico e naturalistico, si evidenzia che l’intervento non andrà ad<br />

incidere in maniera significativa sull’attuale configurazione ecosistemica dell’ambito esteso considerato.<br />

Va precisato, che l’area d’intervento è posizionata a notevole distanza dalle aree ecologicamente più<br />

sensibili.<br />

Gli unici ecosistemi che risulteranno coinvolti nell’inserimento dei 13 aerogeneratori, saranno infatti solo<br />

le unità ecosistemiche agricole e di ambiente umido.<br />

Gli altri ambienti non subiranno alcun impatto significativo come di seguito specificato.<br />

Impatto potenziale su:<br />

Campi coltivati: l’impatto su tale matrice ecosistemica è riconducibile solo ad un temporaneo<br />

dissodamento del terreno durante la costruzione delle strade di acceso ai singoli aerogeneratori<br />

e delle piazzole di manovra durante la fase di cantiere.;<br />

<strong>Ambiente</strong> umido: tale ambiente, non risulterebbe danneggiato dalla messa in opera<br />

dell’impianto eolico in quanto nessuno dei 13 aereogeneratori e delle relative piazzole e strade<br />

di accesso vi risulterebbero ubicati. Attenzione sarà posta nel merito delle metodologie e<br />

tecniche attuative di attraversamento delle aree intersecanti i canali che regimano il deflusso<br />

superficiale dell’ex area paludosa.<br />

Analisi impatto potenziale sulla vegetazione<br />

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L’impatto degli impianti eolici sulla componente floristico vegetazionale è riconducibile al danneggiamento<br />

o perdita di habitat e di specie floristiche dovuta alle piazzole delle torri, all’ampliamento o costruzione di<br />

strade, all’apertura di cantieri, alla costruzione di cabine di trasformazione dell’energia prodotta. Nello studio<br />

floristico-vegetazionale<br />

particolarmente rare.<br />

sulle biocenosi interessate dall’impianto, non sono state individuate specie<br />

I dati floristici e vegetazionali, acquisiti con indagini di campo, sono stati esaminati criticamente oltre che<br />

dal punto di vista del loro intrinseco valore fitogeografico, anche alla luce <strong>della</strong> loro eventuale inclusione in<br />

direttive e convenzioni internazionali, comunitarie e nazionali, al fine di una corretta valutazione di tutti gli<br />

elementi riscontrati sotto il profilo conservazionistico.<br />

In particolare si è fatto costante riferimento alla Direttiva 92/43/CEE (nota anche come Direttiva Habitat)<br />

e relativi allegati inerenti la flora e gli habitat (Appendice B e C). Tale Direttiva rappresenta un importante<br />

punto di riferimento riguardo agli obiettivi <strong>della</strong> conservazione <strong>della</strong> natura in Europa (RETE NATURA 2000).<br />

Infatti in essa viene ribadito esplicitamente il concetto fondamentale <strong>della</strong> necessità di salvaguardare la<br />

biodiversità ambientale attraverso un approccio di tipo “ecosistemico”, in maniera da tutelare l’habitat nella sua<br />

interezza per poter garantire al suo interno la conservazione delle singole componenti biotiche, cioè delle specie<br />

vegetali e animali presenti. Tale Direttiva indica negli allegati sia le specie vegetali che gli habitat che devono<br />

essere oggetto di specifica salvaguardia da parte <strong>della</strong> U.E. Il criterio di individuazione del tipo di habitat è<br />

principalmente di tipo fitosociologico, mentre il valore conservazionistico è definito su base biogeografica (tutela<br />

di tipi di vegetazione rari, esclusivi del territorio comunitario). Essi vengono suddivisi in due categorie:<br />

habitat prioritari, che in estensione occupano meno del 5% del territorio comunitario e che<br />

risultano ad elevato rischio di alterazione, per loro fragilità intrinseca e per la collocazione<br />

territoriale in aree soggette ad elevato rischio di alterazione antropica;<br />

habitat di interesse comunitario, meno rari e a minor rischio dei precedenti, ma comunque molto<br />

rappresentativi <strong>della</strong> regione biogeografica di appartenenza e la cui conservazione risulta di elevata<br />

importanza per il mantenimento <strong>della</strong> biodiversità.<br />

Data l’elevata importanza rappresentata dagli habitat definiti prioritari, essi furono oggetto di uno<br />

specifico censimento nazionale affidato dalla Comunità Europea al Servizio Conservazione <strong>della</strong> Natura del<br />

Ministero dell’<strong>Ambiente</strong> e alla Società Botanica Italiana che è stato attuato nel triennio 1994-1997.<br />

Per quanto riguarda lo studio <strong>della</strong> flora presente nell’area è stato utilizzato il criterio di esaminare gli<br />

eventuali elementi floristici rilevanti sotto l’aspetto <strong>della</strong> conservazione in base alla loro inclusione nella Direttiva<br />

92/43, nella Lista Rossa Nazionale o Regionale, oppure ricercare specie notevoli dal punto di vista fitogeografico<br />

(specie transadriatiche, transioniche, endemiche ecc.).<br />

In particolre nell’area di intervento non sono presenti:<br />

habitat prioritari;<br />

habitat di interesse comunitario;<br />

specie di cui all’Allegato <strong>della</strong> Direttiva - nello specifico non è stata riscontrata la presenza di Stipa<br />

austroitalica a causa dell’eccessiva nitrofilia del sito;<br />

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specie appartenenti alla Lista Rossa Nazionale, né vi sono indicazioni bibliografiche in tal senso;<br />

specie <strong>della</strong> Lista Rossa Regionale né vi sono dati bibliografici in merito;<br />

specie specie vegetali rare o di importanza fitogeografia.<br />

Pertanto la costruzione dell’impianto eolico non eliminerà né habitat né specie <strong>della</strong> Direttiva, né specie<br />

delle Liste Rosse.<br />

Inoltre, in considerazione del fatto che l’intera area insisterà su terreni adibiti a seminativo non si<br />

verificherà alcuna incidenza sugli habitat e sulle specie <strong>della</strong> Direttiva 92/43.Inoltre, tutte le aree interessate<br />

dall’asportazione del cotico erboso saranno ripristinate. Questa attività di ripristino verrà effettuata mediante<br />

l’utilizzo di specie autoctone al fine di evitare l’alterazione floristica e vegetazionale con la diffusione di specie<br />

sinantropiche.<br />

Analisi impatto potenziale sulla fauna<br />

L’inserimento di nuovi parchi eolici non influisce in maniera negativa sulla componente faunistica.<br />

Nel sito d’intervento, come già detto, localizzato distante dall’area SIC e in una zona già<br />

abbondantemente antropizzata non è stata riscontrata la presenza di alcuna delle specie <strong>della</strong> Direttiva<br />

92/43/CEE e 79/409. Il disturbo arrecato dalle attività agricole e zootecniche e la conseguente banalizzazione<br />

vegetazionale sono probabilmente i motivi che rendono poco idoneo il sito per la presenza delle suddette<br />

specie. Sono presenti soprattutto passeriformi comuni come la capinera, l’occhiocotto, la gazza, la passera, il<br />

cardellino, tutte specie che utilizzano l’area come ambiente trofico durante i loro spostamenti, ma che sono<br />

tipiche degli altri ambienti circostanti.<br />

Poco significativo e soprattutto di tipo temporaneo risulterà, inoltre, l’impatto rinveniente dalla sottrazione<br />

di superfici agricole, importante soprattutto per l’alimentazione delle specie presenti, in quanto a lavori ultimati,<br />

si procederà immediatamente alla loro rinaturalizzazione e restituzione alle attività trofiche <strong>della</strong> fauna<br />

precedentemente allontanata.<br />

Si assisterà quindi, sicuramente, così come risulta da alcune osservazioni su siti eolici in funzione da molti<br />

anni, ad un allontanamento delle specie a più elevata mobilità (lepre, volpe) e, inevitabilmente, alla perdita di<br />

esemplari di specie a scarsa mobilità (micromammiferi).<br />

Questo, soprattutto se i lavori verranno eseguiti in periodo in cui alcune delle specie presenti sono in<br />

letargo in quanto è ragionevole pensare che lo sconvolgimento del suolo andrà ad interessare le tane di<br />

svernamento sorprendendo quindi gli esemplari totalmente indifesi.<br />

Un opportuno provvedimento di minimizzazione dell’impatto dovrebbe quindi prevedere lo svolgimento<br />

dei lavori durante il periodo di attività <strong>della</strong> fauna, vale a dire nell’intervallo di tempo compreso fra i mesi di<br />

aprile e ottobre.<br />

Quale impatto transitorio e di moderata entità, si segnala l’allontanamento <strong>della</strong> fauna selvatica durante<br />

la fase di costruzione dell’impianto eolico a causa delle emissioni sonore (rumore) dei mezzi di cantiere, mentre<br />

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poi, a lavori ultimati, si avrà di nuovo il graduale ripopolamento dell’area (impatto reversibile), in considerazione<br />

del fatto che gli interventi di mitigazione previsti nel piano di recupero saranno tesi al ripristino <strong>della</strong> situazione<br />

preesistente. Pertanto l’impatto, sulla fauna poiché da considerarsi reversibile, risulta alquanto trascurabile. Altri<br />

effetti negativi sulla fauna, durante la fase di esercizio, saranno rappresentati dall’attraversamento dei tracciati<br />

viari nonché dai rumori derivanti dal traffico veicolare e dalla frequentazione <strong>della</strong> cava che spingeranno la<br />

fauna in luoghi più lontani e protetti. Va evidenziato, comunque, che nell’attraversamento di un paesaggio<br />

agricolo intensivo le specie selvatiche si rifugiano preferibilmente nelle fasce marginali protette (es. muretti a<br />

secco) e le utilizzano per spostamenti longitudinali. Nel caso specifico di che trattasi si assisterà<br />

presumibilmente a spostamenti longitudinali <strong>della</strong> fauna atteso l’alto grado di antropizzazione dei luoghi. Non si<br />

prevedono, invece, interferenze con le nidificazioni in quanto il sito sorge su terreni agricoli che non sono<br />

interessati, se non in minima parte e da specie banali, da eventi riproduttivi peraltro limitati al periodo di<br />

presenza del grano. Non si prevedono invece grosse interazioni negative con gli altri elementi faunistici locali<br />

quali invertebrati, rettili e piccoli uccelli per i quali i pali eolici non rappresentano grossi ostacoli o, comunque, lo<br />

sono solo temporaneamente sino al loro completo adattamento. Un eventuale intervento di restauro ambientale<br />

e/o di compensazione effettuato all’atto <strong>della</strong> chiusura dei cantieri potrebbe piuttosto elevare questo livello di<br />

potenzialità accelerando, sia pure in modo modesto, la ricolonizzazione del sito da parte di numerosi elementi<br />

faunistici. Successivamente si esaminano le potenziali interferenze tra l’opera e i chirotteri presenti nell’area di<br />

intervento e alcune specie di uccelli, prendendo in esame anche le rotte migratorie che interessano l’area in<br />

esame.<br />

Analisi impatto potenziale sull’avifauna<br />

Per quanto riguarda l’ornitofauna si possono distinguere due tipi di impatto: di tipo diretto, dovuto alla<br />

collisione degli animali con parti dell’impianto; di tipo indiretto dovuti alla modificazione o perdita di siti<br />

alimentari e di riproduzione e al disturbo determinato , oltre che dalla realizzazione degli impianti, all’aumento<br />

generalizzato <strong>della</strong> pressione antropica.<br />

Particolarmente sensibile risulta l’avifauna, sia quella di tipo stanziale che quella migratoria. Tuttavia, sulla<br />

base degli studi effettuati per altri impianti, risulta che la frequenza delle collisioni degli uccelli con gli<br />

aereogeneratori è piuttosto ridotta.<br />

Le due differenti tipologie di impatto che potenzialmente potrebbero sussistere nel un parco eolico sulle<br />

differenti specie ornitiche presenti possono essere divise in:<br />

“Distrurbo”: alterazione forzata delle normali attività di routine degli individui che può<br />

determinare dal semplice cambio di rotta al definitivo abbandono dell’area;<br />

“Collisione”: si verifica per impatto degli uccelli in volo con le pale degli aereogeneratori, che è<br />

una causa di mortalità potenziale solo per quelle specie che volano a quote dove si trovano le<br />

strutture suddette;<br />

“Alterazione o perdita dell’habitat”: modifica ambientale dell’intera aerea in cui viene realizzato<br />

il parco eolico; a seconda <strong>della</strong> tipologia ambientale considerata, vengono interessate le aree di<br />

alimentazione o di riproduzione di differenti specie di uccelli.<br />

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Non si rilevano, inoltre, interferenze potenziali con le grandi rotte migratorie degli uccelli che<br />

praticamente non interessano la zona in esame.<br />

Per quanto riguarda l’avifauna acquatica di grandi dimensioni (oche, aironi, etc.), la maggiore rotta<br />

individuata Nord-Sud, e viceversa, non tocca il sito dell’intervento; flussi minori costituiti dalla dispersione degli<br />

animali giunti nella zona in esame, comunque, interessano anche il sito sia pure marginalmente.<br />

Per quanto riguarda l’avifauna acquatica di minori dimensioni (anatidi), la situazione appare molto simile.<br />

Per queste specie, comunque, non si può parlare tanto di possibilità di collisioni quanto di disturbo al<br />

contrario di quanto ormai accertato per le linee elettriche a media e bassa tensione i cui cavi ravvicinati<br />

possono causare la morte per folgorazione.<br />

Per quanto riguarda un’eventuale interferenza con le popolazioni di uccelli migratori è possibile affermare<br />

con ragionevole sicurezza che le eventuali rotte migratorie o, più verosimilmente, di spostamenti locali esistenti<br />

sul territorio non verrebbero influenzate negativamente dalla presenza del polo eolico, consistente in torri ben<br />

visibili e facilmente evitabili dagli uccelli e la cui individuazione è possibile, oltre che visivamente, anche per il<br />

rumore prodotto.<br />

Appare opportuno evidenziare come gli spostamenti dell’avifauna, quando non si tratti di limitate distanze<br />

nello stesso comprensorio finalizzate alla ricerca di cibo o rifugio, si svolgano a quote sicuramente superiori a<br />

quelle <strong>della</strong> massima altezza delle pale; in particolare, nelle migrazioni, le quote di spostamento sono nell’ordine<br />

di diverse centinaia di metri sino a quote che superano agevolmente i mille metri. Spostamenti più localizzati<br />

quali possono essere quelli derivanti dalla frequentazione differenziata di ambienti diversi nello svolgersi delle<br />

attività cicliche <strong>della</strong> giornata si svolgono anch’essi a quote di diverse centinaia di metri.<br />

Una delle maggiori problematiche ambientali legate all'eolico è la mortalità dell'avifauna, legata al<br />

movimento e alla rotazione delle pale causata dal vento, movimento che renderebbe le pale stesse non visibili o<br />

poco visibili per l’avifauna.<br />

E’ infatti certo il fatto che se/quando le pale non ruotano (per mancanza di vento), non vi è mortalità di<br />

avifauna, dato che gli uccelli percepiscono gli ostacoli fissi come alberi, case, ecc.<br />

Nell’analizzare, quindi, questa problematicha, l’impatto di avifauna contro le pale in movimento emerge,<br />

dunque, che un fondamentale elemento è dato dal fatto che le pale sono in movimento, più precisamente in<br />

rotazione.<br />

Gli elementi che dunque occorre analizzare al fine di quantificare la problematica riguardano:<br />

1. la velocità di rotazione;<br />

2. la dimensione delle pale;<br />

3. il numero di aereogeneratori;<br />

Rispetto all’impatto di uccelli contro le pale in movimento, certamente l’alta velocità di rotazione è un<br />

elemento che diminuisce la “percettibilità” delle pale stesse e riduce la possibilità per l’uccello di evitare lo<br />

scontro riducendone i tempi di reazione, per contro se le pale sono di grandi dimensioni la “percettibilità”<br />

aumenta. Occorre a questo punto osservare come i tre elementi che determinano le caratteristiche e le<br />

dimensioni quantitative del problema mortalità dell’avifauna, si siano nel tempo estremamente modificati<br />

nell’arco di circa 20 anni, cioè da quando gli impianti eolici hanno iniziato a diffondersi nel mondo. In questi 20<br />

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161


anni, infatti l’evoluzione tecnologica di questo settore è stata talmente radicale a tal punto da non consentire<br />

generici parallelismi con un impianto eolico costruito a metà degli anni 80.<br />

Occorre dunque analizzare nello specifico quali sono le differenze tra i moderni impianti eolici e quelli di I°<br />

generazione degli anni 80, rispetto ai 3 elementi che determinano la problematica del <strong>della</strong> mortalità<br />

dell’avifauna.<br />

La tabella, di seguito riportata, evidenzia in modo sintetico l’evoluzione di alcuni parametri significativi<br />

connessi alla realizzazione di impianti eolici:<br />

VELOCITA’ DI ROTAZIONE<br />

(media tra diversi modelli di turbine)<br />

LUNGHEZZA DELLE PALE<br />

NUMERO DI AEROGENERATORI<br />

ANNI 80 OGGI<br />

70 rpm (giri/minuto)<br />

8 / 10 m<br />

fino a 5300 in una sola centrale<br />

(Altmon Pass – California)<br />

20 rpm (giri/minuto)<br />

28 / 40 m<br />

5 / 50 turbine<br />

Emergono radicali differenze dei valori in gioco, tali da permettere di trarre alcune considerazioni verificabili in<br />

campo:<br />

L’alta mortalità dell’avifauna nelle aree con centrali eoliche a cui fanno riferimento tutti gli<br />

esperti ornitologici e di avifauna, riguardano essenzialmente le centrali californiane degli<br />

anni 80 (Altmon Pass, Tohachapi Pass, San Gregorio Pass), tutte composte da migliaia di<br />

turbine eoliche (ben 5300 nella centrale di Altmon Pass), tutte di piccola taglia e con<br />

elevati regimi di rotazione;<br />

tali vecchi impianti, non sono assolutamente comparabili con quelli attuali per<br />

dimensioni delle turbine e pale e n. di giri al minuto, quindi per “percettibilità” delle<br />

stesse turbine;<br />

l’alta “percettibilità” delle moderne turbine è pure “provata” dall’emergere di una<br />

problematica, il cosiddetto “impatto visivo”, mai considerata per le vecchie turbine alte<br />

15/20 m, proprio per il fatto che l’alta visibilità di una turbina di grande dimensione che<br />

gira molto lentamente è certamente tanto elevata quanto lo sono le dimensioni delle<br />

pale;<br />

tutti gli studi sulla mortalità riportano valori con grandi differenze: si và da 0,02<br />

uccelli/anno/turbina a 2 o 3 uccelli/anno/turbina. In ogni caso si tratta di % che in un moderno<br />

impianto di media dimensione (20 turbine circa), comporterebbe al massimo la morte<br />

di alcune unità o al massimo alcune decine di uccelli contro le centinaia/migliaia<br />

registrate nelle centrali californiane;<br />

una grave ed incomprensibile lacuna nel panorama dei pur numerosissimi studi sul rapporto<br />

eolico/avifauna, è dato dalla quasi assoluta assenza di studi che analizzino le<br />

problematiche, a partire dalla mortalità, connesse alle diverse tecnologie ed alle non<br />

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comparabili dimensioni e caratteristiche tecniche che nel settore eolico si sono evolute in 10/20<br />

anni;<br />

l’errore in cui probabilmente è accorsa la maggior parte degli ornitologi ed esperti di avifauna è<br />

stato quello di affrontare la problematica in questione ignorando l’evoluzione storica<br />

<strong>della</strong> tecnologia di cui trattasi e con cui l’avifauna si relaziona.<br />

In particolare, rispetto alla mortalità, i numerosi dati riportati dalla letteratura parlano per i vecchi<br />

impianti con migliaia di piccole turbine ad elevato n. di giri, di valori medi di 0,2/0,3 uccelli/anno/turbina,<br />

mentre nelle moderne centrali con poche decine di grandi turbine i numeri registrati sono mediamente ridotti di<br />

un fattore 10, cioè di circa 0,03 uccelli/anno/turbina.<br />

I bassi valori di mortalità dei moderni impianti sono probabilmente non lontani da quelli <strong>della</strong> mortalità<br />

naturale, e certamente non comparabili, almeno per numero, alle morti causate anche da un singolo cacciatore.<br />

Un’ analisi del rapporto con l’avifauna delle centrali eoliche che non sia superficiale e che analizzi tale<br />

aspetto alla luce delle attuali tecnologie e dimensioni, dovrebbe dunque confermare il radicale sostanziale<br />

miglioramento in termine di impatto ambientale delle moderne turbine ed impianti, che dunque ora presentano<br />

problemi di entità minima salvo particolari e specifiche situazioni.<br />

Relativamente all’avifauna tutti gli elementi disponibili, ad una attenta lettura confermano tassi di<br />

mortalità modestissimi per centrali di medie e piccole dimensioni (da 1 a 20/30 turbine) e con moderne turbine.<br />

In ogni caso è evidente l’aspetto fondamentale <strong>della</strong> localizzazione di un impianto: se in linea di massima<br />

un impianto di medie dimensioni potrà comportare rischi per pochi esemplari l’anno, nel caso di un sito eolico<br />

posto nei pressi dell’area di nidificazione di una specie a rischio di estinzione, è evidente che la perdita di anche<br />

un solo individuo avrebbe effetti gravissimi ed inaccettabili.<br />

E’ poi evidente l’urgenza di effettuare studi con la partecipazione di esperti di avifauna ed esperti in<br />

tecnologie ed impianti eolici, che con approccio scientifico, con oggettività, e soprattutto senza alcuna<br />

prevenzione legata a troppo datate esperienze, studino il reale impatto degli attuali – per dimensione e<br />

tecnologia - impianti eolici con l’avifauna, pure in considerazione <strong>della</strong> complessità degli ecosistemi e quindi che<br />

le problematiche globali legate all’effetto serra potranno avere dirette e ben più drastiche conseguenze sugli<br />

ecosistemi e quindi pure sull’avifauna.<br />

In conclusione si può affermare che appare possibile che in rari casi vi possa essere interazione, ma le<br />

osservazioni compiute finora in siti ove i poli eolici sono in funzione da più tempo autorizzano a ritenere<br />

sporadiche queste interazioni qualora si intendano come possibilità di impatto degli uccelli contro le pale.<br />

D’altro canto, l’adozione del pilone al posto del traliccio come sostegno all’aerogeneratore scoraggerà i<br />

corvidi (specificatamente cornacchia e gazza) a tentare l’utilizzo del traliccio come supporto per il nido.<br />

Analisi impatto potenziale sulla dinamica di popolazione e sulle variazioni di densità<br />

Non si prevedono conseguenze sulla dinamica di popolazione né sulla variazione di densità dato il ridotto<br />

rischio di impatto contro gli impianti eolici, come risulta anche da molti studi a livello internazionale, i quali<br />

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citano come dato attendibile che gli impatti di uccelli contro le strutture dei poli eolici costituiscano meno dello<br />

0,5% degli impatti totali contro elementi antropici.<br />

Non si prevedono inoltre variazioni nella dinamica delle popolazioni in quanto l’impianto è lontano dalle<br />

zone di riproduzione più importanti e non si configura il rischio di disturbo durante l’allevamento dei piccoli.<br />

Inoltre, è ragionevole escludere anche potenziali oscillazione delle popolazioni poiché l’impianto non<br />

interagisce con le riserve trofiche presenti nell’area di intervento.<br />

In ultimo, si evidenza che la struttura dell’impianto è stata progettata in modo da non costituire una<br />

barriera ecologica essendo le torri sufficientemente distanziate fra loro e, soprattutto, in numero limitato e<br />

lontane dagli altri impianti eolici presenti in modo da non rendere troppo consistente l’effetto sommativo.<br />

In conclusione, considerato il tipo di ambiente piuttosto antropizzato, molte delle specie animali presenti<br />

sono da considerarsi per lo più antropofile, dotate di buona capacità di adattarsi alla presenza umana se non<br />

addirittura opportuniste, mentre le specie più sensibili si sono allontanate da tempo o si sono estinte<br />

localmente.<br />

Occorre comunque precisare che più che dai lavori richiesti dall’impianto di un polo eolico e dalla sua<br />

esistenza, lo stato di conservazione dipende molto spesso dall’impatto dei normali lavori agricoli (cioè l’uso di<br />

mezzi meccanici, concimazioni ed uso di pesticidi in genere, bruciatura delle stoppie dopo il raccolto, ecc.) e<br />

<strong>della</strong> pressione venatoria.<br />

La criticità di molte specie è dovuta quindi alla situazione ambientale attuale e dalle pratiche di gestione<br />

del territorio attualmente in uso.<br />

Misure di mitigazione degli impatti<br />

Saranno adottate le seguenti misure volte a ridurre e contenere gli impatti previsti:<br />

è prevista l’installazione di aereogeneratori con torri tubolari e non a traliccio;<br />

il sistema di piste di accesso e di servizio agli impianti sarà ridotto al minimo indispensabile. Le<br />

eventuali piste che non saranno più utilizzate dopo la chiususra del cantiere dovranno esser<br />

rinaturalizzate utilizzando zolle di vegetazione preventivamente prelevate durante la<br />

realizzazione <strong>della</strong> pista e opportunamente conservate;<br />

sarà attuato il massimo ripristino possibile <strong>della</strong> vegetazione eliminata durante la fase di<br />

cantiere e restituzione alle condizioni iniziali delle aree interessate all’opere non più necessarie<br />

alla fase di esercizio;<br />

nella fase di esercizio saranno limitate al minimo le attività di cantiere nel periodo riproduttivo<br />

delle specie animali. Le attività dovranno essere concentrate esclusivamente nelle ore diurne;<br />

non dovranno essere presenti luci nella zona centrale, neanche in fase di cantiere, salvo che<br />

per inderogabili obblighi di legge o di tutela <strong>della</strong> pubblica incolumità. Se inevitabili, le luci<br />

saranno possibilmente intermittenti e <strong>della</strong> minore intensità consentita;<br />

al fine di evitare rischi di collisione e di eletrocuzione, nonché ridurre l’impatto sul paesaggio, le<br />

linee elettriche all’interno dell’impianto e quelle per il trasporto dell’energia saranno<br />

completamente interrate.<br />

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Impatto elettromagnetico<br />

Le linee di trasferimento saranno collocate in appositi cavidotti interrati ed eventuali trasformatori<br />

saranno posizionati in cabina chiusa (l’attuale modello prescelto dispone di trasformatore collocato all’interno).<br />

L’influenza sulla variazione dei livelli espositivi è del tutto insignificante in termini di impatto ambientale,<br />

tanto che, la normativa sui livelli di esposizione non prevede sostanziali indicazioni strettamente connesse alla<br />

realizzazione di parchi eolici. Comunque, vengono riportati i calcoli del campo elettromagnetico (µT) generato<br />

da rete a media tensione interrata alla profondità di 1,5 m dal p.c., per corpo posto ad 2 m ed 1 m di altezza al<br />

centro dell’asse di rete elettrica. I valori risultano non significativi.<br />

Asse Y<br />

Asse Y<br />

3<br />

2.5<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

'C:\nir\CalcoloELF\Risultati\uno_B_1.txt'<br />

0.5<br />

-20 -15 -10 -5 0<br />

Asse X<br />

5 10 15 20<br />

4<br />

3.5<br />

3<br />

2.5<br />

2<br />

1.5<br />

1<br />

'C:\nir\CalcoloELF\Risultati\uno_B_2.txt'<br />

0.5<br />

-20 -15 -10 -5 0<br />

Asse X<br />

5 10 15 20<br />

L’elettrodotto sarà costituito da rami di sezioni varie (da 50 a 185-240 mmq) per il collegamento in<br />

dorsale di tutte le cabine di trasformazione (a piè di pala) alla cabina di consegna. Il cavidotto che servirà al<br />

collegamento delle singole stazioni eoliche sarà posto a distanza non inferiore ai 2,00 m da un’eventuale<br />

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165


cavidotto per rete telefonica destinata alla trasmissione dei segnali via modem tra le singole unità di<br />

elaborazione dati.<br />

I cavidotti in tubi PE corrugati a doppia parete internamente lisci di diametro esterno 200 mm saranno<br />

posati in scavi delle dimensioni riportare nella tavola grafica e dipendenti dalla tipologia <strong>della</strong> strada e dal<br />

numero di terne da posizionare.<br />

La rete elettrica sarà realizzata con cavi unipolari tipo (A) RG7H1R-12/20 KV e giunzioni varie nelle<br />

tipologie “diritta”, di “transizione”, di “derivazione” di tipo autorestringenti a base di materiali siliconici ovvero<br />

con giunzioni termorestringenti o termoautorestringenti a base di materiale elastomerico reticolato del tipo a<br />

“memoria elastica” ad “attivazione termica” o equivalenti (prodotti 3M o Raychem e similari).<br />

I cavi avranno conduttori in rame rosso (o alluminio) per funzionamento in c.a. a 50 Hz in condizioni di<br />

carico continuativo (fattore di carico pari al 100%) e saranno isolati con mescola di gomma ad alto modulo G7 e<br />

schermatura a fili di rame rosso, la guaina di rivestimento in materiale elastomerico.<br />

I cavi, per posa direttamente interrata o in tubo corrugato di opportuno diametro ( a seconda <strong>della</strong><br />

natura, consistenza e stato dei terreni o strade attraversati), avranno temperatura di esercizio pari a 90°C con<br />

previsione di una temperatura del terreno pari a 20°C.<br />

Gli scavi occorrenti per i cavidotti, avvenuta al posa del cavo in strato di sabbione dello spessore di 25-30<br />

cm, sistemata la protezione meccanica in resina, saranno ripristinati con riempimento di terreno granulare per<br />

uno spessore di circa 80 cm, sistemata la banda segnaletica a circa 30cm dal piano di campagna, a seconda<br />

<strong>della</strong> finitura superficiale, lo scavo sarà successivamente chiuso con terreno vegetale ovvero nel tipo di<br />

pavimentazione stradale preesistente o di neoformazione.<br />

Saranno infine posizionati, all’occorrenza, pozzetti prefabbricati di ispezione in CLS, per la manutenzione<br />

<strong>della</strong> rete elettrica, interdistanti spaziatura utile per l’infilaggio e lo sfilaggio dei cavi, posizionamento di<br />

apparecchiature e in cui collocare le giunzioni dei cavi e/o i picchetti di terra.<br />

L’eventuale cavidotto per la rete telefonica sarà utilizzato per la trasmissione dei segnali via modem tra le<br />

singole unità eoliche ed il centro di elaborazione e controllo dati.<br />

Le caratteristiche costruttive sono simili a quelle dei cavidotti ad eccezione <strong>della</strong> profondità che sarà<br />

contenuta entro i 60 cm ed il tipo di cavo utilizzato dovrà essere idoneo alla trasmissione dei segnali telefonici.<br />

L’impianto di terra complessivo delle cabine di trasformazione e di consegna, ovvero dell’intero impianto<br />

elettrico, sarà dimensionato in ragione delle misure di resistività del terreno in sito e coordinato con i tempi<br />

d’intervento delle apparecchiature di protezione in modo da assicurare il rispetto delle tensioni di passo e di<br />

contatto previste dalle vigenti Norme.<br />

Maggiori informazioni tecniche sui componenti che costituiscono le cabine e la sottostazione sono<br />

contenute nelle specifiche tecniche fornite dalle ditte specializzate fornitrici quali CEATCAVI, PIRELLI; 3M,<br />

Raychem, Magnini Galileo, Siemens, ABB e altre primarie ditte specializzate.<br />

Tutti i componenti, cavi, parti elettriche di comando e manovra, impianti di messa a terra, cavidotti,<br />

cabine, trasformatori e quant’altro occorrente per la realizzazione dell’intero impianto, saranno conformi alle<br />

Norme CEI vigenti all’atto <strong>della</strong> realizzazione dell’impianto.<br />

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Impatto sulle attività agricole<br />

In termini di occupazione del suolo il parco ha un impatto trascurabile vista la percentuale di occupazione<br />

calcolata (rif. paragrafo Superficie complessiva) di circa il 2/4%. Il maggior “disturbo” all’attività agricola <strong>della</strong><br />

zona si avrà in fase di realizzazione delle opere di progetto. La produzione agricola di non particolare pregio e<br />

le fasi di coltivazione non intensive previste per il grano, rendono l’eventuale disturbo del tutto insignificante.<br />

Dati di progetto e sicurezza<br />

Stima <strong>della</strong> Gittata massima attesa<br />

Per quanto attiene alla valutazione <strong>della</strong> gittata relativa al distacco di una più pale dal corpo rotore, si<br />

presentano le valutazioni di seguito determinate;<br />

Valutazione <strong>della</strong> gittata relativa al distacco di una pala di aero generatore<br />

Assunto teorico:<br />

Si assume come modello il moto assoluto nel vuoto di un corpo puntiforme di massa M, con velocità<br />

iniziale v0 e che segue una traiettoria di forma parabolica. Tale moto è composto da un moto piano rettilineo<br />

uniforme lungo l'asse X orizzontale ed un moto uniformemente accelerato lungo l'asse Y verticale con<br />

accelerazione pari all'accelerazione di gravita g = 9.81 [m/s 2 ]. La massa dell'elemento reale si considera<br />

puntiforme ed applicata al baricentro <strong>della</strong> pala. La velocità vettoriale iniziale VQ del corpo viene identificata con<br />

quella di un punto che si muova con velocità angolare costante pari al regime di rotazione dell'aero generatore e<br />

su traiettoria circolare di raggio pari alla distanza rP del baricentro <strong>della</strong> pala dall'asse del mozzo.<br />

E' trascurato ogni effetto derivante dalla resistenza aerodinamica dell'elemento reale, resistenza che<br />

rende meno efficace la gittata effettiva e quindi, ai fini del calcolo <strong>della</strong> massima area di influenza in caso di<br />

distacco di una pala, genera un vantaggio di sicurezza. Inoltre si considera la sola forza di espulsione centrifuga,<br />

trascurando l'azione dinamica del vento ortogonale al piano che contiene la parabola e che riduce ulteriormente<br />

lo sviluppo <strong>della</strong> traiettoria reale rispetto a quella teorica. Dalle equazioni caratteristiche <strong>della</strong> cinematica<br />

applicata alla balistica si ricava che la massima gittata, nel modello assunto, si ottiene se il vettore <strong>della</strong><br />

velocità iniziale v0 assume un valore dell'anomalia pari a 45° rispetto all'asse X e quindi determina identità fra<br />

le proprie componenti scalari: v0 \ = VQ y ; VQ cos( ) = v'o sin( )t<br />

Se l'origine degli assi è posto coincidente con la proiezione a terra del centro del mozzo e si indica con hm<br />

[m] l'altezza dello stesso si ottiene:<br />

per il moto circolare uniforme del baricentro:<br />

velocità iniziale: VQ[m/s] = rp<br />

coord. X iniziale: XQ [m] = - rpcos( )<br />

coord. Y iniziale: y0 (m) = hm + rp sin ( )<br />

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per la componente X in moto rettilineo uniforme del baricentro <strong>della</strong> pala espulsa:<br />

coord. X generica x(t) all'istante t: xt [m] = XQ + VQ x t<br />

per la componente Y in moto rettilineo uniformemente accelerato del baricentro <strong>della</strong> pala espulsa:<br />

coord. Y generica y(t) all'istante t: yt [m] = y0 + v0 Y t - gt 2 /2<br />

Risolvendo l'ordinata del moto rispetto al tempo e con quota finale nulla (pala a terra) si<br />

determina il tempo balistico e la corrispondente gittata massima (ascissa del punto di impatto).<br />

Viene trascurato ogni effetto di rimbalzo e/o di moto strisciante a terra <strong>della</strong> pala espulsa ed atterrata in<br />

quanto non è possibile determinare a priori i vincoli frenanti e di smorzamento per via <strong>della</strong> indeterminatezza<br />

delle condizioni di contorno del modello assunto. Si determinerà in forma empirica un valore attendibile e di<br />

sicurezza nello sviluppo <strong>della</strong> traiettoria definitiva.<br />

Risoluzione del modello:<br />

Aero generatore tipo WWD - 3 MW<br />

altezza del mozzo dal p.c.: hm = 88,0 [m]<br />

lunghezza <strong>della</strong> pala: l = 50.0 [m]<br />

distanza del baricentro <strong>della</strong> pala dall'asse del mozzo: rp = 1 1 .5 [m] circa<br />

regime di rotazione assunto: = 20 [giri/min] = 2.093 [rad/s]<br />

velocità vettoriale iniziale del baricentro <strong>della</strong> pala: v0 = rP = 24.07 [m/s]<br />

anomalia di massima gittata: = 45°<br />

componente scalare X <strong>della</strong> velocità iniziale: v0x =v0 cos( ) = 17.02 m<br />

coord. X iniziale: x0x = - rp cos( ) = - 8,13 m<br />

coord. Y iniziale: y0 = hm + rp sin( ) = 89,59 m<br />

coord. Y finale: yf = 0.00 m<br />

tempo di caduta: t = 6.03 s<br />

ascissa del punto di impatto del baricentro: xf =x0 + v0 x t = 102.63 [m]<br />

ulteriore ingombro pala oltre baricentro di - 28.5 [m] circa<br />

ascissa dell'estremo <strong>della</strong> pala atterrata: x f f = Xf + di = 131.13 [m]<br />

Conclusioni:<br />

Le ipotesi teoriche di calcolo determinano il valore ultimo espresso xt-f, trascurando l'effetto aerodinamico<br />

che oltretutto indurrebbe nella pala un moto rototraslatorio combinato, derivante dall'azione centrifuga di<br />

espulsione, dall'avvolgimento sul proprio asse che si induce nella pala espulsa a causa del suo stesso profilo<br />

e dalla azione del vento ortogonale al piano che contiene la circonferenza di rotazione delle pale. Pertanto il<br />

moto derivante andrebbe studiato nella sua evoluzione 3D anziché nel piano; tuttavia la semplificazione introdotta<br />

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dal modello 2D adottato è a vantaggio di sicurezza par quanto riguarda la gittata massima, se si esclude l'effetto<br />

planante che in qualche maniera potrebbe viceversa incrementare il volo. Pertanto, poiché accettando un effetto di<br />

compenso derivante dalla semplificazioni introdotte si ritiene che i valori possano descrivere la realtà del<br />

fenomeno in maniera significativamente approssimata. Viene trascurato infine ogni effetto di rimbalzo e/o di moto<br />

strisciante a terra <strong>della</strong> pala espulsa ed atterrata in quanto non è possibile determinare a priori i vincoli frenanti<br />

e di smorzamento per via <strong>della</strong> indeterminatezza delle condizioni di contorno del modello assunto. Si<br />

propone, in analogia con valori spesso empiricamente assunti nella balistica, un incremento di gittata non<br />

superiore al 40-50% del valore già determinato. Per conseguenza il valore definitivo determinato risulta: xff<br />

=197[m].<br />

Strade e pertinenze<br />

Tutti gli interventi relativi alle strade ed alle pertinenze (adeguamento, sistemazione per passaggio mezzi<br />

eccezionali, progetto definitivo piazzole di manutenzione ed accessi) sono stati riportati nelle tavole di progetto.<br />

Nella tavole si riportano le strade (profili e sezioni) così come da realizzare ed i percorsi stradali esistenti e da<br />

adeguare. Tutte le scarpate saranno adeguate con inerbimenti superficiali di specie autoctone. Eventuali sezioni<br />

di raccolta e convogliamento delle acque di ruscellamento superficiale saranno opportunamente canalizzate in<br />

adeguati sistemi di raccolta al fine di non introdurre aumenti <strong>della</strong> intensità del ruscellamento superficiale.<br />

Sarà predisposto un adeguato sistema di regimazione delle acque piovane dal piano stradale.<br />

Le scarpate stradali al termine dei lavori saranno inerite. Tutte le progettazioni di dettaglio presentate<br />

hanno tenuto conto del criterio di minimo impatto possibile. Si sottolinea, per le aree sottoposte a valutazione<br />

P.A.I. il rispetto delle norme tecniche relative.<br />

Le fasi di cantiere<br />

Durante le fasi di scavo delle fondazioni saranno realizzate opportune opere di regimazione delle acque<br />

superficiali in modo da rendere minimo l’afflusso in scavo. In caso di necessità di smaltimento delle acque<br />

raccolte in scavo, con apposito sistema di pompaggio si provvederà allo smaltimento in opera di regimazione<br />

esterna.<br />

Tutti gli interventi sono finalizzati a rendere minimo l’impatto del ruscellamento superficiale. Durante la fase di<br />

montaggio dell’impianto sarà occupata un’area circolare di circa 150 m intorno al punto di montaggio delle torri.<br />

Nella fase di ultimazione dei lavori, saranno ripristinate le condizioni morfologiche precedenti, con asportazione<br />

del materiale di scavo rimanente e smaltimento controllato dello stesso. Si provvederà alla stabilizzazione con<br />

inerbimento delle pendenze eventualmente create intorno alla fondazione. In caso di sospensione <strong>della</strong> viabilità<br />

pubblica e privata (allo stato attuale non si rende necessario) si provvederà a ristabilire tutte le condizioni<br />

normali per l’area interessata.<br />

Gli spazi di occupazione come già detto in precedenza sono minimi, le piazzole per il montaggio degli<br />

aerogeneratori e le eventuali aree di cantiere utilizzabili per il deposito di materiale verranno, nel primo caso<br />

risistemate a verde (lasciando comunque una strada di accesso per la manutenzione) e nel secondo<br />

completamente riportate allo stato iniziale, tramite applicazione di tecniche legate alla ingegneria naturalistica.<br />

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Sia nella fase di cantiere che per il futuro, verrà previsto un sistema di regimazione delle acque meteoriche, che<br />

interesserà le strade e le piazzole, nonché la fondazione dell’aerogeneratore.<br />

Opere in progetto<br />

Le opere per la captazione e l’allontanamento delle acque meteoriche dalle strade e dalle piazzole, consistono in<br />

cunette, fossi di guardia e drenaggi.<br />

Cunette<br />

Le cunette vengono disposte su entrambi i lati delle strade, ove non presenti e lungo il perimetro delle piazzole.<br />

Le tipologia che potrà essere adottata, salvo modifiche in sede di progettazione esecutiva, è “alla francese”, con<br />

due differenti modalità, chiusa se la sezione è in trincea ed aperta se la sezione è in rilevato. Nel caso di trincea<br />

in cunetta è possibile ricavare il valore dell’altezza idrica, attraverso la formula di Chezy-Stikler:<br />

in cui:<br />

Q = Ks x A x R 2/3 x Sl 0,5<br />

Ks = coefficiente di scabrezza di Chezy pari ad 85 per strutture in cemento armato non perfettamente lisciato;<br />

A = area <strong>della</strong> sezione bagnata;<br />

R = raggio idraulico;<br />

Sl = pendenza longitudinale <strong>della</strong> cunetta.<br />

Viene tuttavia rimandata alla progettazione esecutiva il dimensionamento reale.<br />

FOSSI DI GUARDIA<br />

I fossi di guardia verranno realizzati solo in situazioni di particolare pendenza., sia che si tratti di strade che di<br />

piazzole, non sono state riscontrate situazioni in cui vi è la necessità di realizzare queste opere, vista la lieve<br />

pendenza che si riscontra per tutto il sito, tuttavia eventuali interventi di questo tipo verranno ridiscussi in sede<br />

di progettazione esecutiva e solo dopo le indagini geognostiche.<br />

DRENAGGI<br />

I drenaggi che verranno realizzati hanno lo scopo principale di captare le acque che si raccolgono attorno<br />

alla fondazione degli aerogeneratori, al fine di preservare l’integrità di quest’ultima. La trincea realizzata attorno<br />

alla fondazione, viene rivestita sulle pareti con materiale geotessile, con la finalità di evitare il passaggio del<br />

terreno che potrebbe intasare il dreno. Sul fondo <strong>della</strong> trincea viene disposta la tubazione del tipo in PEAD Dn<br />

160 PE 80 fessurato, disposto con la dovuta pendenza.<br />

In seguito alla posa del tubo, viene sovrapposto materiale arido di cava, con pezzatura massima di 100<br />

mm e comunque non inferiore ad almeno 1,5 volte il diametro dei fori <strong>della</strong> tubazione.<br />

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170


Predisposizione del sistema di drenaggio<br />

Pozzetto di raccolta delle acque meteoriche<br />

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Fasi di montaggio<br />

In evidenza il sistema di allontanamento delle acque meteoriche Le strade che verranno utilizzate in fase<br />

di cantiere per l’assemblaggio degli aerogeneratori e delle opere accessorie, interesserà solo in piccola<br />

percentuale nuove strade, nella tabella che segue è evidenziata la lunghezza delle strade interessate,<br />

riservandosi, in seno al progetto esecutivo, che comprenderà anche il progetto stradale, la definizione reale di<br />

tutto il progetto. Verrà previsto un sistema di regimazione delle acque, e nei tratti di scarpata la predisposizione<br />

di tegoli, così some rappresentato nella Tavola allegata, mentre sempre lungo le scarpate verrà prevista<br />

l’applicazione di tecniche di ingegneria naturalistica, quali inerbimento con essenze arboree locali. La larghezza<br />

delle carreggiate prevista è quella utile al passaggio dei mezzi, prevista solitamente in 4,5 m e relativi<br />

allargamenti nei punti di curvatura. Ogni singola situazione verrà valutata al fine di stabilire a quanto<br />

ammonteranno tali allargamenti, in funzioni delle specifiche tecniche fornite dalla società fornitrice degli<br />

aerogeneratori e <strong>della</strong> esperienza tecnica dei progettisti.<br />

L’area di interesse data l’orografia semplice e priva di eccessivi cambiamenti di pendenza, non prevederà<br />

sbancamenti o riporti di materiale di grossa entità, in virtù del fatto che la nuova viabilità è solo un 6 % di<br />

quella totale è che per l’eventuale adeguamento di quella esistente, si ottimizzeranno i movimenti terra<br />

utilizzando lo stesso materiale del cantiere, evitando trasporto di materiale dall’esterno o conferimento di<br />

materiale in surplus verso discariche autorizzate.<br />

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Dismissioni e ripristino dei luoghi<br />

Al termine <strong>della</strong> convenzione di esercizio, la Società committente s’impegna alla rimozione completa delle<br />

strutture e delle linee elettriche interrate (cavidotti) ed al loro corretto smaltimento secondo le normative<br />

vigenti in essere. Tale clausola è contenuta anche nella convenzione proposta all’autorità comunale. Inoltre,<br />

saranno ottemperate tutte le comunicazioni necessarie ai vari Organi competenti ed Assessorati in merito alla<br />

dismissione dell’impianto.<br />

Misure di mitigazione (azioni strutturali)<br />

Sulla base degli approfondimenti relativi alla realizzazione del progetto, non si evidenziano allo stato<br />

attuale necessità di mitigazione degli impatti, essendo tutti i medesimi, valutati come pienamente riscontrati nei<br />

limiti previsti dalle normative vigenti.<br />

Saranno attuate tutte le norme di buona esecuzione dei lavori. Qualora fossero evidenziate prescrizioni<br />

attinenti a misure di compensazione, la Società committente dichiara la propria disponibilità ad attuare, previa<br />

valutazione, le misure indicate.<br />

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Quarta parte<br />

Le conformità<br />

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Conformità del progetto alla normativa ambientale<br />

Da tutto quanto indicato nella presente relazione si evince che non esistono controindicazioni alla tesi di<br />

conformità del progetto in questione con le normative ambientali vigenti.<br />

Si riportano di seguito le principali indicazioni di merito:<br />

a) la presente relazione è stata redatta secondo quanto indicato dall’art. 10 del Regolamento<br />

Regionale per la realizzazione di impianti eolici nella regione puglia – n. 16 del 04 ottobre 2006,<br />

“Criteri per la redazione <strong>della</strong> <strong>Relazione</strong> di impatto ambientale per la valutazione integrata”;<br />

b) l’Amministrazione Comunale di Manfredonia ha già assolto all’obbligo di redazione del P.R.I.E.<br />

nella modalità di pianificazione comunale e le aree di progetto rientrano nelle indicazioni di aree<br />

eleggibili;<br />

c) l’area non rientra in contesti territoriali di particolare valenza ambientale per le quali è prevista la<br />

non idoneità: (rif. - Aree Protette regionali istituite ex L.R. n. 19/97 e aree protette nazionali ex<br />

L. 394/91; Oasi di protezione ex L.R. 27/98; Aree pSIC e ZPS ex Direttiva 92/43/CEE e Direttiva<br />

79/409/CEE e ai sensi <strong>della</strong> DGR n. 1022 del 21/07/2005, zone umide tutelate a livello<br />

internazionale dalla convenzione di Ramsar;<br />

d) il progetto non prevede interventi sui crinali con pendenze superiori al 20% (rif. Banca dati <strong>della</strong><br />

B.D.T.);<br />

e) l’intervento non rientra in ambiti territoriali estesi di valore “A o B”;<br />

f) il sito non è gravato da vincoli paesaggistici ai sensi <strong>della</strong> legge 431/85 né è interessato da vincoli<br />

anche in fieri connessi alle aree parco e/o riserva nazionale o regionale, né interessato da<br />

interessi archeologici;<br />

g) il progetto rientra nella categoria di “medie centrali eoliche” essendo prevista una potenza<br />

nominale di 39 MW – (13 erogeneratori x 3,0 MW);<br />

h) il progetto rientra nei limiti previsti dal DPCM 14. 1.92 , L.R. 3/2002 e 5/2002<br />

i) l’analisi degli impatti attesi dimostra che non esistono valutazioni di significativa importanza;<br />

j) non è prevista l’utilizzazione di risorse naturali locali;<br />

k) non è prevista la produzione di rifiuti;<br />

l) per la prevenzione contro il rischio incidenti, ci si atterrà alle normative vigenti in ogni fase di<br />

realizzazione/operatività.<br />

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Conformità agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica<br />

In relazione alla conformità del progetto agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, si<br />

sottolinea come:<br />

1. il progetto non presenta controindicazioni di carattere urbanistico essendo l’area in questione<br />

rientrante in area agricola ed espressamente indicata come idonea per la realizzazione di parchi eolici<br />

dal P.R.I.E. Comunale;<br />

2. il sito non è gravato da vincoli paesaggistici ai sensi <strong>della</strong> legge 431/85;<br />

3. prima <strong>della</strong> realizzazione saranno assunti tutti i pareri degli organi competenti previsti dalle<br />

normative.<br />

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Quinta parte<br />

Verifica ulteriori ambiti P.A.I./p<br />

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Verifica vincoli P.A.I./p<br />

Dalla verifica dei vincoli P.A.I. risulta come unico elemento di valutazione la presenza del vincolo AP –<br />

Alta probabilità d’inondazione che non è, di per sé, ostativo nella realizzazione del progetto, ma vincola il<br />

proponente all’apposito studio di compatibilità previsto dalle norme tecniche attuative del P.A.I./p.<br />

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Foggia, 21 luglio 2007<br />

Per AEnergy S.r.l. Il Tecnico incaricato<br />

Geologo Francesco Stefano FERRANTE<br />

_______________________ _______________________<br />

La presente relazione consta di n. 179 pagine numerate, inclusa la presente.<br />

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