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La regolazione economica dei servizi idrici - Iefe - Università Bocconi

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<strong>Iefe</strong>, Università <strong>Bocconi</strong> – <strong>La</strong> <strong>regolazione</strong> <strong>economica</strong> <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong> <strong>idrici</strong>grandi imprese francesi sono ben radicate nell’establishment politico e istituzionale, tanto da rendere ineffetti troppo sbrigativa la loro assimilazione tout court “al privato”.Certo è che per apprezzare la reale portata innovativa delle misure introdotte dalla legge Sapin in poi non sipuò non evidenziare che il punto di partenza era quanto mai opaco: assenza di qualsiasi forma diconcorrenza, <strong>regolazione</strong> estremamente blanda, dominio del mercato da parte delle grandi imprese afronte di un potere pubblico debole e timido. E’ il caso di sottolineare che questo assetto ha permesso allaFrancia una performance positiva sotto il profilo dell’efficacia del <strong>servizi</strong>o, per lo meno con riferimento alladistribuzione dell’acqua potabile. L’industria idrica francese eccelle per livello tecnico e per capacitàinnovativa; la sua capacità di investimento è elevata, sebbene inferiore a quella di altri paesi come la GranBretagna e la Germania. Una valutazione dell’efficienza è più problematica, e non può certamente limitarsial confronto <strong>dei</strong> costi di gestione (e men che meno delle tariffe); sembra comunque di poter affermare chenonostante i timidi incentivi introdotti dalla legge Sapin in poi, la dinamica della produttività non èparticolarmente elevata. I meccanismi di incentivazione, pure presenti, non sembrano aver determinatograndissimi effetti – non vi è del resto un livello di informazione sufficiente a stabilire quanto nella realtà imeccanismi di indicizzazione delle tariffe ai costi costituiscano, in realtà, un affievolimento dell’incentivo.Sotto il profilo della competitività, non sembra di poter dire che la legge Sapin abbia portato effettirivoluzionari. Il tasso di sostituzione dell’incumbent con un nuovo operatore è bassissimo, e l’unica vera“concorrenza” sembra essere rappresentata dalla minaccia di ritornare alla gestione pubblica. <strong>La</strong>partecipazione alle gare è, ad evidenza, piuttosto limitata; la confidenzialità di molte informazioniimpedisce alle best practice di circolare e di consentire ad altri comuni di beneficiare di soluzionimigliorative emerse in altri casi. <strong>La</strong> natura oligopolistica dell’industria facilita un comportamento almenotacitamente collusivo, mentre la minaccia di entrata da parte di operatori stranieri rimane solo teorica.Ancora, va sottolineato che l’integrazione verticale delle imprese francesi è totale; quando una di esse siaggiudica un contratto non si limita in realtà a gestire, ma importa interamente il proprio sistema checomprende un valore aggiunto prodotto in tutti i principali punti della filiera. <strong>La</strong> – teorica e parziale –concorrenza sul fronte degli affidamenti si accompagna così a una mancanza quasi totale di concorrenza sulversante del procurement.Non esiste dunque in Francia un’Autorità di settore; piuttosto si può vedere come l’autorità – intesa comepotere pubblico di regolamentare – si esprime attraverso un complesso sistema di attori istituzionali e diagenzie. Alla fine degli anni 90, la proposta di istituire un’autorità indipendente con funzioni di <strong>regolazione</strong><strong>economica</strong> è stata a lungo oggetto di dibattito; sono state in particolare la Corte <strong>dei</strong> Conti, nel 1997, e ilrapporto Baert (Presidente dell’Haut Conseil du Secteur Public) a proporne autorevolmente l’introduzione.Tra le motivazioni che venivano individuate, un posto centrale risiedeva nella constatata debolezza delquadro regolatorio che, a dispetto delle norme previste dalle leggi Sapin, Barnier e Mazeaud sembravaancora poco competitivo, con una performance <strong>economica</strong> non soddisfacente, e trasparente solo a parole.Tra le funzioni che il Rapporto Baert attribuiva a un’istituenda Autorità di settore vi erano:• <strong>La</strong> raccolta di informazioni e la pubblicazione di dati e indicatori comparativi (benchmarking)• Il rafforzamento dell’effettiva concorrenza attraverso iniziative dirette a promuoveremaggiormente il processo di franchising• <strong>La</strong> consulenza alle autorità locali, su base volontaria• Il potere giurisdizionale in caso di controversie tra enti locali, cittadini‐utenti e gestori• Normativa tecnica di settore• Contabilità regolatoria, contratti‐tipo e altri strumenti di <strong>regolazione</strong> <strong>economica</strong>23

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