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La regolazione economica dei servizi idrici - Iefe - Università Bocconi

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<strong>Iefe</strong>, Università <strong>Bocconi</strong> – <strong>La</strong> <strong>regolazione</strong> <strong>economica</strong> <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong> <strong>idrici</strong>Nell’ultimo quindicennio vi è stata una sostanziale evoluzione che vede il settore privato, nelle diversemodalità appena descritte, largamente prevalente. Il modello della concessione trova la sua massimadiffusione nei comuni al di sotto <strong>dei</strong> 50.000 abitanti, dove raggiunge l’80%, mentre nei centri maggioriprevalgono società pubbliche e miste. <strong>La</strong> gestione diretta in economia rappresenta una realtà sempre piùmarginale.E’ anche interessante notare che questo processo non è uniforme in tutta la Spagna, ma si concentra inparticolare in alcune Comunità autonome, in particolare Catalogna, e in misura leggermente inferioreCastiglia, Galizia e Murcia.Dietro questo trend si può ipotizzare prevalentemente l’esigenza di una sostanziale modernizzazione <strong>dei</strong><strong>servizi</strong> a seguito dell’entrata in Europa, sotto il profilo del rispetto degli standard sia sanitari che ambientali;all’ingresso in Europa, infatti, il settore idrico – non diversamente dall’intero paese – versava in condizionidi grave arretratezza, con livelli di prestazione alquanto inadeguati, una gestione per lo più burocratica etecnicamente impreparata, livelli di recupero <strong>dei</strong> costi assolutamente insufficienti. Nel giro di qualchedecennio, l’imponente sforzo profuso ha permesso di colmare in buona parte il gap con il resto d’Europa.Nell’ultimo quindicennio si è assistito anche a una certa tendenza alla concentrazione del mercato. Dueimprese, Agbar (partecipata dal gruppo Suez ed erede dell’impresa privata che da sempre gestisceBarcellona) e Acqualia si spartiscono equamente i ¾ del mercato.Il fatto che il settore sia in una fase espansiva è testimoniato anche dal fatto che i consumi, sia aggregatiche pro‐capite, sono in continua crescita (contro un sostanziale ristagno o addirittura diminuzione nel restod’Europa); mentre procede spedito il ritmo di adeguamento alla Dir. 91/271 sulla gestione delle acquereflue urbane, con un livello di adeguamento che è passato dal 41% del 1995 al 76% del 2005 (con unulteriore 13% atteso a regime quando gli impianti in costruzione saranno terminati). Altri indicatoristrutturali, come quello delle perdite di distribuzione (diminuite dal 20% al 16% tra 1996 e 2006)evidenziano le trasformazioni intervenute.Data la fase evolutiva dell’industria idrica spagnola – come si è visto, essa è stata caratterizzata nell’ultimotrentennio da un imponente sforzo diretto alla modernizzazione e all’adeguamento agli standard europei –non meraviglia il fatto che per una parte significativa gli investimenti siano stati sostenuti dal settorepubblico. Si calcola che tra 1992 e 2002 lo sforzo finanziario pubblico sia stato intorno ai 7.600 milioni di €,di cui quasi il 40% fornito dai fondi strutturali europei.Le tariffe coprono i costi operativi e gli investimenti di cui è responsabile il gestore; solo occasionalmentenella tariffa sono presenti trasferimenti verso il comune (royalties, canoni di concessione, affitti). Perquesto motivo, quello di copertura <strong>dei</strong> costi è un concetto relativo: i costi coperti sono quelli posti a caricodel gestore, ma la proporzione tra questi e i sussidi pubblici è variabile.In ogni caso, la gestione è regolata da un contratto di <strong>servizi</strong>o che specifica gli impegni del gestore. I comuni(o altri enti territoriali, se è il caso) elaborano un piano strategico (Plan Director) che individua le principalipriorità, obiettivi e linee strategiche. Il contratto di <strong>servizi</strong>o recepisce il piano strategico e lo dettaglia lungol’arco di tempo del periodo di affidamento.I contratti prevedono diritti e doveri del gestore, di solito in termini abbastanza generici e flessibili. <strong>La</strong>rinegoziazione è frequente e avviene su base consensuale; i contratti sono confidenziali ed è pertantodifficile avere accesso all’informazione di base. Benché soprattutto negli ultimi decenni il ricorso alle garesia stato generale, vi è evidenza del fatto che esse non abbiano favorito l’apertura del mercato. I criteri diaggiudicazione sono discrezionali ed opachi, le modalità di rinegoziazione molto confidenziali, e lasostituzione del gestore incumbent resa problematica da clausole rescissorie poco chiare e dall’obbligo diripagare il gestore uscente degli investimenti non ancora ammortizzati. Nei fatti, le gestioni proseguono47

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