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La signora di Mediaset, libro di Fatma<br />

Ruffini edito da Mondadori<br />

se uno ha un’idea ben precisa e si ingegna<br />

per realizzarla – se ha le capacità – con<br />

costanza e determinazione senza mai<br />

arrendersi ce la può fare. E superando<br />

molte difficoltà: negli anni ottanta ne<br />

avevamo davvero moltissime”. Urbano<br />

Cairo, tra l’altro ex collaboratore di<br />

Silvio Berlusconi ha, secondo lei, le caratteristiche<br />

di competenza necessarie?<br />

“Direi che l’ha dimostrato con una realtà<br />

come La 7 che compete con Mediaset<br />

e la Rai oltre ad aver dato una precisa<br />

linea editoriale alla rete”. C’è stato un<br />

tempo in cui Italia uno era una sorta<br />

di laboratorio, una fucina di nuovi<br />

programmi fuori dal mainstream; oggi<br />

sembra mancare del tutto la capacità di<br />

osare e di rischiare di fare qualcosa di<br />

innovativo; forse l’unico Editore che<br />

innova oggi si può considerare Sky con<br />

i suoi grandi budget? “Ecco. I grandi<br />

budget. Lei pensi che tutta la televisione<br />

commerciale vive di pubblicità quindi il<br />

periodo che stiamo vivendo legato alla<br />

crisi ha soffocato la creatività e la possibilità<br />

di innovare. Oggi i palinsesti sono<br />

fatti con programmi che garantiscono<br />

ascolti al cliente e un ritorno dell’investi-<br />

mento. Mediaset che è un’azienda molto<br />

sana cerca di mantenere i costi e ottenere<br />

dei risultati ma certamente è stato un<br />

momento difficile per tutti”. Nel libro<br />

descrive i suoi viaggi nel mondo “a<br />

caccia” di nuovi format, spesso trovati<br />

dove meno uno se lo aspetta: “Nei<br />

mercati dove si presentano i nuovi format<br />

manca il nuovo inteso come nuovo<br />

filone televisivo. Non c’è, ad esempio, un<br />

Grande Fratello che, quando è stato presentato,<br />

ha avuto un notevole successo. Ci<br />

sono solo programmi ispirati da altrettanti<br />

programmi già esistenti”. Ad alcuni<br />

personaggi televisivi la Ruffini non<br />

risparmia elogi, uno per tutti Fiorello;<br />

nessuno, invece, le ha manifestato<br />

gratitudine: “Nell’ambiente dello spettacolo<br />

la gratitudine non esiste” chiosa<br />

senza esitazione. “Fiorello è veramente<br />

il personaggio più forte che abbiamo in<br />

questo momento. Ha una personalità<br />

prorompente, tutte le reti tv vorrebbero<br />

averlo”. Pochi lo sanno ma prima di diventare<br />

una delle protagoniste della tv<br />

privata “la signora di Mediaset” faceva<br />

la discografica e nel libro racconta una<br />

inedita liason - mai veramente iniziata<br />

-, nientemeno che con Lucio Battisti:<br />

“Ho lavorato alla casa discografica Ricordi;<br />

tutte le esperienze lavorative servono<br />

nella vita, da ciascuna di impara<br />

qualcosa. Siamo la somma di tutto ciò<br />

che abbiamo fatto. Lavorare con questi<br />

personaggi musicali, chiamiamoli artisti,<br />

mi ha dato un modo di approcciare<br />

le persone. La musica non era tutta la<br />

mia vita ma sicuramente mi riempiva<br />

tutta la giornata”. Alla fine del libro si<br />

parla dei nuovi format imperanti oggi,<br />

imperniati su personaggi che vengono<br />

dalla vita reale portando in tv il loro<br />

vero mestiere: da Carlo Cracco (Chef<br />

nella vita) a Paola Marella (Agente<br />

immobiliare nella vita). “Il rischio più<br />

grande è quello di basare un programma<br />

solo sul personaggio. È il programma che<br />

è vincente… va bene avere un personaggio<br />

forte ma è il programma che deve risultare<br />

tale”.<br />

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