Sport Fabio Fognini 27 anni, debutta nel tennis professionistico nel 2002 e vince il suo primo match da professionista due anni dopo al Futures F1 di Montevideo UN CONSIGLIO? + ATTIVITÀ FISICA - PLAYSTATION
Un tennista non è solo forza e calcolo. Così la pensa Fabio Fognini che ha posato nudo per una campagna sulla ricerca contro il cancro. Il suo messaggio è «lottare sempre» nello sport e nella vita. Sì, perché è importante sensibilizzare verso temi importanti di Biagio Costanzo È un nome ormai divenuto familiare agli appassionati di tennis. Originario di Sanremo, fisico scultoreo, molto apprezzato dal gentil sesso, dal suo metro e settantotto di muscoli scattanti e continuamente provati da estenuanti gare, Fabio Fognini, giovincello di ventisette anni dall’aria un po’ sbarazzina ma affascinante, programma la sua carriera di atleta con rigore e perseveranza. Perché la dura vita agonistica insegna che il corpo di un campione, e prima ancora di un atleta, è il risultato di un duro lavoro di sacrifici, allenamenti e di una ferrea disciplina mentale. Fognini inizia a farsi conoscere nel 2002, quando riceve una wild card per il Futures Italy F5. Le prime vittorie arrivano nel 2004, quando ottiene il miglior risultato con la semifinale al Futures F1 di Montevideo. Entra a far parte del circuito challenger grazie ad una wild card per il torneo di Torino, dove raggiunge il secondo turno dopo la vittoria contro il tedesco Alexander Waske. L’anno successivo dopo due vittorie e una finale nel circuito futures, decide di dedicarsi ai challenger. Nel 2007 la svolta: un’inaspettata separazione tra il tennista e l'allenatore "storico" Leonardo Caperchi. Fognini, oggi, ha al suo attivo tre titoli vinti nella carriera da “single”, mentre due sono quelli vinti nel “doppio”. Il 2014 forse non era iniziato nei migliore dei modi, ma si riscatta presto agli Australia Open riuscendo ad arrivare fino agli ottavi di finale. Mentre il torneo di Viña del Mar lo vede trionfare in finale su Leonardo Mayer, dopo aver battuto nella semifinale Almagro. Ma al di là dei meriti sportivi il tennista sanremese può registrare a suo favore anche qualità concesse direttamente da madre natura: e il risultato è la richiesta di una <strong>rivista</strong> come British Cosmopolitan a posare nudo, per una campagna sulla ricerca contro il cancro. Quanto è importante secondo lei il ruolo di un testimonial in una campagna di beneficienza? «Come sportivi abbiamo una grande visibilità e tanti tifosi, quindi credo sia opportuno mettersi al servizio di campagne come quella sulla ricerca sul cancro. Se può servire a sensibilizzare su temi così importanti, sarò sempre a disposizione». C’è quindi un suo nuovo aspetto che non conoscevamo: il suo impegno nel sociale. Ha intenzione di prestare la sua immagine per i diritti civili? «È importante scegliere con attenzione le campagne che si vogliono sostenere, ma certamente sarò sempre attento a essere attivo nella promozione di questioni sociali importanti». Un carattere volitivo, come quel suo NMM che campeggia su uno dei suoi gioielli, che vuol dire Non Mollare Mai. Che messaggio dà ai giovani che si avvicinano a questo sport? «Di lottare sempre per gli obiettivi che si sono prefissi, qualunque essi siano. Nello sport, come nella vita, i momenti difficili sono inevitabili, ma bisogna avere la forza di superarli». Recentemente ha incontrato John McEnroe a Stoccarda per l'appuntamento 250 del circuito ATP come testimonia una sua foto che lei ha postato su Twitter. Cosa può dirci di quell'incontro? «Avevamo già parlato in passato, ma è sempre una bella emozione. Lui ha scritto la storia del tennis e ha speso sempre belle parole su di me: per questo lo ringrazio. A ottobre verrà a giocare nella mia Genova: io sarò impegnato nei tornei ma per gli appassionati è una bella occasione per rivedere in azione un vero mito». Lei ritiene che in Italia si faccia abbastanza per avvicinare i giovani allo sport? Nel senso di una sana attività che non sia necessariamente competitiva? «Si può fare certamente di più, a partire dall’attività sportiva nelle scuole, troppo spesso sottovalutata. Non credo sia un problema solo italiano. Certo che meno playstation e più attività fisica farebbe bene a tanti ragazzini». Nel corso degli ultimi anni si è guadagnato una fama, per qualche verso immeritata, di una persona insofferente alle regole o perlomeno alle convenzioni dell’All England Club. Quanto c'è di caratteriale in questo suo comportamento? «Io rispetto le regole e le tradizioni di Wimbledon anche se credo che alcune di queste siano troppo restrittive. E non sono l’unico a pensarla così: anche Federer mi sembra abbia fatto dichiarazioni in questo senso. E lui ha vinto il torneo sette volte…». E a proposito dei social media, qual è il suo rapporto con Facebook e Twitter? Ritiene che sia davvero un modo per stabilire un contatto privilegiato da parte dei suoi fans con un campione come lei? «Uso twitter, mi permette di avere un filo diretto con tutti (amici, colleghi e fans) in maniera simpatica, anche quando mi trovo dall’altra parte del mondo». Per finire, Stoccarda, Amburgo e Umago: cosa si aspetta da questi tre appuntamenti? «Beh, mi accontenterei di ripetere i risultati dell’anno scorso!». ITA EVENTI 83