La Toscana febbraio
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Sfaccettature<br />
Fiorentine<br />
di Giorgia Armellini<br />
Nella Firenze del 1300 il termine “pallottole”<br />
non aveva niente a che vedere con le armi,<br />
molto più semplicemente venivano così<br />
chiamate le bocce.<br />
Il gioco delle pallottole era uno dei passatempi più<br />
amati e praticati dai fiorentini dell'epoca. Si giocava<br />
liberamente nelle strade, nelle piazze, sulle rive<br />
dell'Arno in qualsiasi momento del giorno e della<br />
notte senza curarsi troppo della confusione, degli<br />
Lo studio fiorentino<br />
e i suoi “goliardi”<br />
Via dello Studio conserva ancora<br />
il nome dell'antica università<br />
fiorentina chiamata appunto<br />
“Lo Studio”, che svolgeva la maggior<br />
parte delle proprie attività in quella zona.<br />
Le aule, le sale studio, i seminari, le abitazioni<br />
degli studenti e dei professori<br />
erano tutte strutture della Famiglia Tebaldini.<br />
E questi nobili fiorentini pare che<br />
vivessero unicamente di rendita dell'affitto<br />
richiesto per tutti questi immobili.<br />
Ovviamente lo Studio Fiorentino aveva a<br />
disposizione anche le grandi biblioteche<br />
di Santa Croce e Santa Maria Novella,<br />
Via dello Studio<br />
Piazza delle pallottole<br />
schiamazzi e delle risse che il gioco<br />
provocava. Così fu necessario prendere<br />
dei provvedimenti. In seguito<br />
alle numerose proteste dei cittadini<br />
Piazza delle pallottole<br />
dove tenevano propri corsi di studio i monaci<br />
domenicani e frati francescani.<br />
Ancora oggi si può ammirare l'ultimo palazzetto<br />
che faceva parte del gruppo di case<br />
che originariamente formavano lo Studio<br />
Fiorentino (in via dello Studio all'angolo<br />
con via della Canonica); la casa appare<br />
perfettamente conservata nella sua struttura<br />
in pietra; sulla volta della porta è stata<br />
messa una lapide che ricorda la nascita<br />
nel 1389, proprio in quella abitazione, di<br />
Sant'Antonino Pierozzi, domenicano, divenuto<br />
Arcivescovo di Firenze nel 1446. Fondata<br />
attorno al 1350, l'Università fiorentina<br />
è di poco posteriore a quelle più famose di<br />
Bologna, Parigi e Oxford; in pochi anni contava<br />
già 500 studenti, provenienti in prevalenza<br />
dalla <strong>Toscana</strong> e dal Centro Italia,<br />
e una quarantina di maestri tra cui spiccavano<br />
Agnolo Poliziano, Cristoforo <strong>La</strong>ndino,<br />
Leonardo Dati e Carlo Marsuppini.<br />
<strong>La</strong> leggenda narra che i termini “goliardo”<br />
e “goliardia”, siano derivati proprio dallo<br />
Studio Fiorentino. Sembra infatti che gli<br />
studenti avessero scelto come loro protettore<br />
il gigante Golia, forte e prepotente,<br />
al quale si ispiravano per le loro giovanili<br />
bravate ricche di donne, vino, pochi soldi e<br />
vita spensierata.<br />
Così il popolo fiorentino, come al solito per<br />
scherno - e anche un po' per rabbia - li etichettò<br />
con il nome di “Goliardi”. Un termine<br />
che, con un'accezione simile, è giunto<br />
fino ai nostri giorni!<br />
che non sopportavano più quegli eccessi<br />
i Signori Otto di Balia, ufficiali preposti al<br />
mantenimento dell'ordine e della pulizia<br />
della città, fecero, inizialmente, affiggere<br />
dei bandi in cui si proclamava il divieto<br />
“di giuoco di palla et pallottole” in prossimità<br />
di chiese ed edifici notabili; poi decisero<br />
di delimitare uno spazio e adibirlo<br />
esclusivamente a questo passatempo.<br />
L'attuale piazza delle Pallottole, tra<br />
l'abside del Duomo e l'inizio di via del<br />
Proconsolo, è appunto il terreno entro il<br />
quale era consentito ai fiorentini questo<br />
gioco ed ha rappresentato forse il primo<br />
bocciodromo di cui si abbia avuto notizia.<br />
I’ sasso di Dante<br />
Tra piazza delle Pallottole e via dello Studio c'è<br />
il “Sasso di Dante”. <strong>La</strong> pietra, posta ai piedi<br />
di una delle case che si affacciano in piazza<br />
Duomo, ricorda il luogo dove Dante era solito sedersi,<br />
scrivere, meditare, riposare, dialogare animatamente<br />
con amici e artisti o semplicemente guardare i lavori<br />
di Santa Maria del Fiore la cui costruzione era appena<br />
iniziata. <strong>La</strong> leggenda narra di un episodio che ebbe<br />
come protagonisti, proprio in quel punto, lo stesso<br />
Dante ed un mercante suo vecchio amico; il venditore<br />
tentava di portare avanti una conversazione di argomento<br />
culinario con il Sommo Poeta che stava seduto<br />
su una pietra assorto nei suoi pensieri. Prima di andare<br />
via, per non disturbare oltre l'amico pensieroso, il<br />
mercante chiese un ultima cosa: “Oh Dante secondo<br />
te, quale l'è i' cibo più gustoso?” e Dante: “L'ovo!”.<br />
Passò un po' di tempo ed il venditore ritornò a Firenze<br />
per affari; per curiosità volle vedere a che punto<br />
erano i lavori della cattedrale e ritrovò Dante dove lo<br />
aveva lasciato l'ultima volta: seduto sulla stessa pietra<br />
sempre altrove con la mente. Così decise di fargli<br />
uno scherzo. Ricordandosi le ultime battute scambiate<br />
tra loro, si avvicinò quatto quatto alle spalle del<br />
poeta e gli chiese a bruciapelo: “Con che cosa?” e<br />
Dante senza scomporsi rispose: “Co' i' sale!”, dimostrando<br />
di avere un’eccezionale memoria. <strong>La</strong> solita<br />
genialità dei fiorentini!!!<br />
10 Sfaccettature Fiorentine