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La Toscana febbraio

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Andrea Stella<br />

Un pittore straordinario, una casa<br />

divertente e intrigante, fra campi e<br />

vigneti alle pendici della Consuma<br />

di Barbara Santoro<br />

Foto di Giorgia Armellini<br />

Avevo conosciuto Andrea Stella a Lucca tre anni fa e mi ero sempre ripromessa<br />

di andarlo a scovare nel suo “nido” d’arte fra i campi e i vigneti dei nobili<br />

Frescobaldi a pochi passi dal Castello di Nipozzano lungo la strada che porta<br />

alla Consuma.<br />

Quest’uomo dalla chioma fluente e nera, ci accoglie con un grande sorriso sulla faccia<br />

bella, tonda (che forse ad un bambino può richiamare la luna piena ma a noi piuttosto il<br />

viso di un paffuto cherubino).<br />

Il pittore ci scruta con due occhi scuri da dio greco, occhi magnetici che ti toccano nel<br />

profondo. Andrea, dall’apparenza informale, ci accoglie nel suo studio e lì esplode ad<br />

ondate sempre più forti la “magia” delle emozioni più recondite. Una grande stanza<br />

preceduta da pochi scalini, diventa un mondo ancestrale che ti avviluppa e affascina<br />

con le miriadi di colori. Ritorni fanciulla accanto ai grandi “teleri”, dove Alì Babà ti<br />

osserva, o due mute figurine dorate si fanno incontro per prenderti per mano e portarti<br />

nel fatato mondo di epopee, saghe e romanzi persiani. Da una parte ci osservano muti<br />

Calaf il principe in cerca dell’amore eterno, dall’altra Turandot la principessa del regno<br />

d’Oriente che decisa a sposarsi poneva ai suoi spasimanti difficili domande a cui nessuno<br />

sapeva rispondere .<br />

Ti attirano e ti intrigano fino quasi a farti perdere l’equilibrio, mazzi di fiori sfaccettati,<br />

le cui corolle riflesse creano bagliori, e cuspidi di cattedrali bizantine o serie di casette<br />

uscite dalla “lega anseatica”che sembrano evadere dalla tela con le loro luminescenze<br />

sfaccettate. Occhieggiano porzioni di navi che solcano mari spumeggianti e materici<br />

costruiti con un azzurro così particolare che non potrei né saprei definire . Qua e là<br />

sono gettati alla rinfusa pezzi di legno, asticelle sottili, cannicci arrotolati, che sembrano<br />

voler contenere o disegnare uno spazio sempre in divenire, sempre dilatato che<br />

20 Andrea Stella

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