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Il Benessere<br />
In questi giorni dobbiamo prendere<br />
atto che la politica dell’Europa<br />
sull’accoglienza dei migranti sta<br />
cambiando. Per troppo tempo l’Italia<br />
è rimasta isolata nel far fronte al<br />
dramma che vede protagonisti milioni<br />
di esseri umani disperati, senza<br />
casa, senza cibo, scappare dalle torture,<br />
dalla guerra e dalla fame, abbandonare<br />
la propria terra e affrontare<br />
un viaggio “di speranza” verso<br />
il Vecchio continente. Per questo ci<br />
piace l’Italia solidale che accoglie<br />
e assiste le persone che fuggono<br />
dall’inferno. Pur con i limiti economici<br />
e organizzativi, e i ritardi e le<br />
carenze della politica (non possiamo<br />
accettare la gestione delinquenziale<br />
e strumentale del problema), la solidarietà<br />
umana è prevalsa alla logica<br />
del rifiuto dello straniero, che può<br />
decretare la morte delle persone. Il<br />
rifiuto è un pregiudizio culturale del<br />
nostro tempo, perché a leggere la<br />
storia, la nostra è la fusione di culture<br />
diverse, l’Italia in particolare per<br />
la sua posizione geografica. Fino al<br />
secolo passato, che ha visto in periodo<br />
di pace, tra gli altri, milioni di italiani<br />
che dal Sud hanno cercato lavoro<br />
al Nord dell’Italia e dell’Europa, e<br />
in altri continenti.<br />
È incomprensibile e inaccettabile<br />
che alcuni Paesi che oggi fanno parte<br />
dell’Unione Europea, abbiano chiuso<br />
le frontiere addirittura costruendo<br />
muri e filo spinato. Assistiamo ad un<br />
esodo biblico che segna la storia di<br />
questo secolo. E purtroppo contiamo<br />
anche i morti, in migliaia, che si aggiungono<br />
ai milioni che nel mondo<br />
hanno il destino segnato dalla denutrizione.<br />
Questo è il contesto storico<br />
in cui viviamo e su cui dobbiamo<br />
riflettere per interrogare la nostra<br />
coscienza.<strong>Ecoideare</strong> esce in periodo<br />
ricco di eventi che ci vede interpreti.<br />
Aderiamo, sosteniamo e partecipiamo<br />
al concerto del 16 ottobre a<br />
Milano, che commemora le vittime<br />
della guerra e della fame, sulle note<br />
«Siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi<br />
segnali di luce che si scambiano i pini sulle<br />
montagne e le stelle nelle galassie.»<br />
Carlo Rovelli<br />
Editoriale<br />
del Requiem di Mozart, di cui si parla<br />
nelle prossime pagine. <strong>Ecoideare</strong><br />
è media partner de “Il Benessere<br />
Biologico”, una manifestazione alla<br />
prima edizione e sarà in distribuzione<br />
all’incontro del 27 ottobre “Cemento<br />
Verde”, organizzato da Rinenergy,<br />
che propone un confronto tra<br />
esperti e amministratori locali per<br />
un miglior rapporto uomo-ambiente<br />
attraverso la pratica di coltivare orti<br />
urbani.<br />
È, infatti, un dato inconfutabile che<br />
il benessere dell’uomo passa, in senso<br />
ampio, anche dal benessere dello<br />
spazio che ci circonda. Ce lo ricorda<br />
Giorgio Nebbia nel suo articolo Il<br />
Verde Urbano, che invita tutti, istituzioni<br />
e cittadini, a rispettare, curare<br />
e ampliare i giardini e le piante, in<br />
quanto essenziali per la nostra esistenza<br />
oltre che essere di arredo e di<br />
piacere alla vista.<br />
Segnaliamo infine le pagine dedicate<br />
a La Carta di Milano, documento<br />
propositivo che sarà l’eredità di<br />
Expo Milano 2015 che ci richiama<br />
ad una maggiore responsabilità individuale.<br />
Buona lettura!<br />
Edgar Meyer<br />
Sostenibilmente<br />
a cura del Gruppo di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile (GRISS) dell’Università degli Studi di Milano Bicocca<br />
Serenella Sala<br />
Dottore di ricerca in ecologia<br />
applicata, è ricercatore<br />
nell’ambito della scienza della<br />
sostenibilità.<br />
LA SHARING ECONOMY AIUTA DAVVERO<br />
L’AMBIENTE?<br />
Che cos’è la sharing economy?<br />
Si tratta di un sistema economico<br />
basato sulla condivisione.<br />
Significa che invece che acquistare<br />
beni o servizi singolarmente, si<br />
sceglie di condividerne la proprietà, o in<br />
alcuni casi solamente l’utilizzo, con altre<br />
persone. Obiettivo finale di questo sistema<br />
è ottenere gli stessi benefici dell’acquisto<br />
singolo, ma con una maggiore efficienza<br />
(dell’uso delle risorse naturali, dell’utilizzo<br />
dei propri soldi e del proprio tempo,<br />
ecc).<br />
Secondo una ricerca realizzata da Duepuntozero<br />
DOXA e presentata a Sharitaly,<br />
l’evento organizzato da collaboriamo.org<br />
lo scorso nel dicembre 2014, il<br />
13% della popolazione in Italia ha preso<br />
parte almeno una volta all’economia della<br />
condivisione.<br />
Dal 2011 ad oggi i numeri sono più che triplicati,<br />
in particolare nell’ambito dei trasporti,<br />
delle energie, dell’alimentazione e<br />
del design. Chi partecipa alla sharing economy<br />
indica il risparmio come principale<br />
vantaggio ottenibile grazie a questa scelta,<br />
seguito dal minore impatto ambientale,<br />
dalla flessibilità dello stile di vita, dalla<br />
maggiore praticità, e da un più facile accesso<br />
a beni e servizi. Per quanto riguarda<br />
i benefici immateriali, gli intervistati hanno<br />
indicato l’appartenenza a una comunità,<br />
la maggiore responsabilità, e infine, la<br />
partecipazione. In effetti, oltre a garantire<br />
un risparmio economico, l’economia della<br />
condivisione risponde ai principi dell’economia<br />
circolare, mirati alla riduzione<br />
dell’uso di risorse e ad una migliore efficienza<br />
nell’uso dei beni che produciamo.<br />
Tuttavia, come possiamo misurare il<br />
contributo al raggiungimento di questo<br />
obiettivo?<br />
È molto difficile valutare gli effetti dell’utilizzo<br />
in condivisione di beni e servizi. Ad<br />
esempio, l’uso dei sistemi di car sharing<br />
può permettere ad una famiglia di rinunciare<br />
alla seconda auto, riducendo il numero<br />
di autovetture private in circolazione.<br />
Ma siamo sicuri che allo stesso tempo<br />
il fatto di avere a disposizione un servizio<br />
che, per un costo minore rispetto a quello<br />
del possesso di un’auto propria, ci garantisce<br />
lo stesso servizio dei mezzi pubblici<br />
ma con maggiore confort non spinga alcune<br />
persone ad utilizzare l’auto (seppure in<br />
condivisione) al posto dei mezzi pubblici?<br />
E, in questo caso, come facciamo a valutare<br />
se l’impatto ambientale complessivo è<br />
diminuito o aumentato rispetto al passato?<br />
Dottore di ricerca in scienze<br />
ambientali, è ricercatore<br />
nell’ambito della scienza della<br />
sostenibilità.<br />
Per rispondere a questa domanda, applicabile<br />
non solo al settore della mobilità,<br />
ma anche ad altre innovazioni nell’ambito<br />
della condivisione (ad es. il possibile<br />
aumento del numero di voli per turismo,<br />
grazie al risparmio sull’affitto degli appartamenti),<br />
sono stati realizzati numerosi<br />
studi mirati ad una quantificazione dei<br />
vantaggi ambientali che includa anche<br />
eventuali “rebound effects”, ovvero effetti<br />
secondari generati dai benefici, soprattutto<br />
economici, derivanti da questa modalità di<br />
scambio.<br />
I risultati di questi studi dimostrano che<br />
in alcuni casi le innovazioni garantiscono<br />
effettivamente un miglioramento, mentre<br />
in altri c’è addirittura il rischio di un peggioramento<br />
rispetto alla situazione precedente.<br />
Per questo motivo, come sempre,<br />
se vogliamo fare delle scelte davvero sostenibili,<br />
è molto importante analizzare le<br />
situazioni con una prospettiva più ampia<br />
e cercare di informarsi il più possibile per<br />
poter fare la scelta migliore. ■<br />
Serenella Sala e<br />
Valentina Castellani<br />
Valentina Castellani<br />
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