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Ecoideare Settembre Ottobre N31

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Il Benessere<br />

In questi giorni dobbiamo prendere<br />

atto che la politica dell’Europa<br />

sull’accoglienza dei migranti sta<br />

cambiando. Per troppo tempo l’Italia<br />

è rimasta isolata nel far fronte al<br />

dramma che vede protagonisti milioni<br />

di esseri umani disperati, senza<br />

casa, senza cibo, scappare dalle torture,<br />

dalla guerra e dalla fame, abbandonare<br />

la propria terra e affrontare<br />

un viaggio “di speranza” verso<br />

il Vecchio continente. Per questo ci<br />

piace l’Italia solidale che accoglie<br />

e assiste le persone che fuggono<br />

dall’inferno. Pur con i limiti economici<br />

e organizzativi, e i ritardi e le<br />

carenze della politica (non possiamo<br />

accettare la gestione delinquenziale<br />

e strumentale del problema), la solidarietà<br />

umana è prevalsa alla logica<br />

del rifiuto dello straniero, che può<br />

decretare la morte delle persone. Il<br />

rifiuto è un pregiudizio culturale del<br />

nostro tempo, perché a leggere la<br />

storia, la nostra è la fusione di culture<br />

diverse, l’Italia in particolare per<br />

la sua posizione geografica. Fino al<br />

secolo passato, che ha visto in periodo<br />

di pace, tra gli altri, milioni di italiani<br />

che dal Sud hanno cercato lavoro<br />

al Nord dell’Italia e dell’Europa, e<br />

in altri continenti.<br />

È incomprensibile e inaccettabile<br />

che alcuni Paesi che oggi fanno parte<br />

dell’Unione Europea, abbiano chiuso<br />

le frontiere addirittura costruendo<br />

muri e filo spinato. Assistiamo ad un<br />

esodo biblico che segna la storia di<br />

questo secolo. E purtroppo contiamo<br />

anche i morti, in migliaia, che si aggiungono<br />

ai milioni che nel mondo<br />

hanno il destino segnato dalla denutrizione.<br />

Questo è il contesto storico<br />

in cui viviamo e su cui dobbiamo<br />

riflettere per interrogare la nostra<br />

coscienza.<strong>Ecoideare</strong> esce in periodo<br />

ricco di eventi che ci vede interpreti.<br />

Aderiamo, sosteniamo e partecipiamo<br />

al concerto del 16 ottobre a<br />

Milano, che commemora le vittime<br />

della guerra e della fame, sulle note<br />

«Siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi<br />

segnali di luce che si scambiano i pini sulle<br />

montagne e le stelle nelle galassie.»<br />

Carlo Rovelli<br />

Editoriale<br />

del Requiem di Mozart, di cui si parla<br />

nelle prossime pagine. <strong>Ecoideare</strong><br />

è media partner de “Il Benessere<br />

Biologico”, una manifestazione alla<br />

prima edizione e sarà in distribuzione<br />

all’incontro del 27 ottobre “Cemento<br />

Verde”, organizzato da Rinenergy,<br />

che propone un confronto tra<br />

esperti e amministratori locali per<br />

un miglior rapporto uomo-ambiente<br />

attraverso la pratica di coltivare orti<br />

urbani.<br />

È, infatti, un dato inconfutabile che<br />

il benessere dell’uomo passa, in senso<br />

ampio, anche dal benessere dello<br />

spazio che ci circonda. Ce lo ricorda<br />

Giorgio Nebbia nel suo articolo Il<br />

Verde Urbano, che invita tutti, istituzioni<br />

e cittadini, a rispettare, curare<br />

e ampliare i giardini e le piante, in<br />

quanto essenziali per la nostra esistenza<br />

oltre che essere di arredo e di<br />

piacere alla vista.<br />

Segnaliamo infine le pagine dedicate<br />

a La Carta di Milano, documento<br />

propositivo che sarà l’eredità di<br />

Expo Milano 2015 che ci richiama<br />

ad una maggiore responsabilità individuale.<br />

Buona lettura!<br />

Edgar Meyer<br />

Sostenibilmente<br />

a cura del Gruppo di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile (GRISS) dell’Università degli Studi di Milano Bicocca<br />

Serenella Sala<br />

Dottore di ricerca in ecologia<br />

applicata, è ricercatore<br />

nell’ambito della scienza della<br />

sostenibilità.<br />

LA SHARING ECONOMY AIUTA DAVVERO<br />

L’AMBIENTE?<br />

Che cos’è la sharing economy?<br />

Si tratta di un sistema economico<br />

basato sulla condivisione.<br />

Significa che invece che acquistare<br />

beni o servizi singolarmente, si<br />

sceglie di condividerne la proprietà, o in<br />

alcuni casi solamente l’utilizzo, con altre<br />

persone. Obiettivo finale di questo sistema<br />

è ottenere gli stessi benefici dell’acquisto<br />

singolo, ma con una maggiore efficienza<br />

(dell’uso delle risorse naturali, dell’utilizzo<br />

dei propri soldi e del proprio tempo,<br />

ecc).<br />

Secondo una ricerca realizzata da Duepuntozero<br />

DOXA e presentata a Sharitaly,<br />

l’evento organizzato da collaboriamo.org<br />

lo scorso nel dicembre 2014, il<br />

13% della popolazione in Italia ha preso<br />

parte almeno una volta all’economia della<br />

condivisione.<br />

Dal 2011 ad oggi i numeri sono più che triplicati,<br />

in particolare nell’ambito dei trasporti,<br />

delle energie, dell’alimentazione e<br />

del design. Chi partecipa alla sharing economy<br />

indica il risparmio come principale<br />

vantaggio ottenibile grazie a questa scelta,<br />

seguito dal minore impatto ambientale,<br />

dalla flessibilità dello stile di vita, dalla<br />

maggiore praticità, e da un più facile accesso<br />

a beni e servizi. Per quanto riguarda<br />

i benefici immateriali, gli intervistati hanno<br />

indicato l’appartenenza a una comunità,<br />

la maggiore responsabilità, e infine, la<br />

partecipazione. In effetti, oltre a garantire<br />

un risparmio economico, l’economia della<br />

condivisione risponde ai principi dell’economia<br />

circolare, mirati alla riduzione<br />

dell’uso di risorse e ad una migliore efficienza<br />

nell’uso dei beni che produciamo.<br />

Tuttavia, come possiamo misurare il<br />

contributo al raggiungimento di questo<br />

obiettivo?<br />

È molto difficile valutare gli effetti dell’utilizzo<br />

in condivisione di beni e servizi. Ad<br />

esempio, l’uso dei sistemi di car sharing<br />

può permettere ad una famiglia di rinunciare<br />

alla seconda auto, riducendo il numero<br />

di autovetture private in circolazione.<br />

Ma siamo sicuri che allo stesso tempo<br />

il fatto di avere a disposizione un servizio<br />

che, per un costo minore rispetto a quello<br />

del possesso di un’auto propria, ci garantisce<br />

lo stesso servizio dei mezzi pubblici<br />

ma con maggiore confort non spinga alcune<br />

persone ad utilizzare l’auto (seppure in<br />

condivisione) al posto dei mezzi pubblici?<br />

E, in questo caso, come facciamo a valutare<br />

se l’impatto ambientale complessivo è<br />

diminuito o aumentato rispetto al passato?<br />

Dottore di ricerca in scienze<br />

ambientali, è ricercatore<br />

nell’ambito della scienza della<br />

sostenibilità.<br />

Per rispondere a questa domanda, applicabile<br />

non solo al settore della mobilità,<br />

ma anche ad altre innovazioni nell’ambito<br />

della condivisione (ad es. il possibile<br />

aumento del numero di voli per turismo,<br />

grazie al risparmio sull’affitto degli appartamenti),<br />

sono stati realizzati numerosi<br />

studi mirati ad una quantificazione dei<br />

vantaggi ambientali che includa anche<br />

eventuali “rebound effects”, ovvero effetti<br />

secondari generati dai benefici, soprattutto<br />

economici, derivanti da questa modalità di<br />

scambio.<br />

I risultati di questi studi dimostrano che<br />

in alcuni casi le innovazioni garantiscono<br />

effettivamente un miglioramento, mentre<br />

in altri c’è addirittura il rischio di un peggioramento<br />

rispetto alla situazione precedente.<br />

Per questo motivo, come sempre,<br />

se vogliamo fare delle scelte davvero sostenibili,<br />

è molto importante analizzare le<br />

situazioni con una prospettiva più ampia<br />

e cercare di informarsi il più possibile per<br />

poter fare la scelta migliore. ■<br />

Serenella Sala e<br />

Valentina Castellani<br />

Valentina Castellani<br />

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