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LE NOTE DI<br />
MOZART IN<br />
MEMORIA<br />
DELLE<br />
VITTIME<br />
DELLA FAME<br />
NEL MONDO<br />
STILI DI VITA<br />
Photo by Steve McCurry<br />
re più produttivi i loro raccolti. In ampie regioni i campi sono a<br />
coltivazione intensiva, ad esempio della palma per ottenere olio<br />
impiegato soprattutto nell’industria alimentare. I prodotti chimici<br />
usati nelle piantagioni, che sono una causa della deforestazione,<br />
inquinano i terreni e impoveriscono il suolo. Un criterio di<br />
produzione agricola che bada poco alla qualità e soprattutto non<br />
considera l’importanza della biodiversità su cui si sta giocando<br />
la partita dello sviluppo e la salute dell’uomo e del pianeta.<br />
Un modello che arricchisce le multinazionali e concettualmente<br />
opposto a quello sostenibile. Su questo terreno è impegnata<br />
AFA Associazione per il Futuro dell’Africa, ponte tra l’Italia e il<br />
Benin, dove sono avviati con successo molti progetti in ambiti<br />
diversi, anche grazie alla collaborazione con la Onlus italiana<br />
Project for People: un’azienda agricola biologica, un orfanatrofio<br />
(laico), una falegnameria, un ambulatorio. Ho avuto la fortuna<br />
di conoscere il presidente di AFA Salifou Lawani, uomo dalle<br />
qualità eccezionali con lo spirito dell’imprenditore consapevole<br />
delle contraddizioni di un paese che è formalmente indipendente<br />
ma culturalmente ed economicamente assoggettato al neocolodi<br />
Nicola Saluzzi<br />
Secondo il rapporto annuale dell’ONU sullo stato<br />
dell’insicurezza alimentare nel mondo, sono circa 805<br />
milioni le persone (cioè una su nove) che al mondo<br />
soffrono la fame. Entro la fine del 2015 l’Obiettivo<br />
di Sviluppo del Millennio (MDG) di dimezzare la proporzione<br />
delle persone che soffrono la fame è ancora raggiungibile. Nel<br />
2014 sono stati 100 milioni in meno negli ultimi dieci anni e<br />
209 milioni in meno rispetto al 1990. Il tasso di riduzione della<br />
fame è dunque in aumento. Tuttavia, se consideriamo il benessere<br />
e l’abbondanza di cibo (accompagnata dallo spreco) dei paesi<br />
industrializzati, il divario delle condizioni nei paesi più poveri è<br />
intollerabile: la proporzione ci presenta l’immagine di una forbice<br />
allargata. Ridurre al massimo la distanza tra i due estremi<br />
deve essere la priorità nell’agenda dei paesi più ricchi. Un anno<br />
fa ho “catturato” i volti delle persone incontrate soprattutto nei<br />
villaggi che ho visitato in una zona dell’Africa. In verità, non<br />
ho colto i segni di sofferenza della fame o della disperazione.<br />
Ho tuttavia avuto la conferma di quanto sia necessario e urgente<br />
offrire alle popolazioni rurali la conoscenza e i mezzi per rende-<br />
Per noi che viviamo in questa parte del mondo, il tema della<br />
fame può essere dibattuto da diversi punti di vista;<br />
per chi ne soffre invece, non ce n’è che uno:<br />
attuare politiche sostenibili per accedere al cibo!<br />
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ecoIDEARE - <strong>Settembre</strong> / <strong>Ottobre</strong> 2015<br />
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